PIO IX - GIOVANNI XXIII
* Testimonianza di Mons. Loris Capovilla
* Perchè Sinigallia deve ricordare Pio IX
* Personalità diverse, un unico anelito
 
IL PENSIERO SU PIO IX DI S.E. REV.MA MONS. LORIS FRANCESCO CAPOVILLA
"GIOVANNI XXIII E PIO IX"
 
Abbiamo inviato i nostri Inserti Mensili su Pio IX a S.E. Mons. Capovilla, chiedendogli anche un suo scritto per illustrare la venerazione di Papa Giovanni XXIII verso Pio IX. L'Ecc.mo Presule ci ha inviato una sua preziosa lettera e l'articolo sulla profonda devozione di Papa Roncalli a Papa Mastai, memorie che pubblichiamo.
"Reverendo Monsignore Angelo Mencucci, vice presidente Comitato Pio IX, Senigallia, ho letto a verbo ad verbum i sette Inserti de La Voce Misena sul bicentenario della nascita di Pio IX, con esultanza, trepidazione e fiducia. I fondi redazionali, scaturiti dalla fede e dalla devozione, dalla mente e dal cuore di lei, meritano il plauso e il consenso di tutti gli ammiratori del Papa Marchigiano per la chiarezza, la forza persuasiva, la sincerità, l'ardore mistico di cui sono pervasi. Per chi nell'intimo è già convinto dell'opportunità di mettere "la lucerna sul moggio" (mt 5, 15) non occorrono ulteriori elaborazioni; per chi teme le reazioni scomposte del mondo laico, i tempi non saranno mai maturi".
Nel corso delle celebrazioni centenarie dell'unità d'Italia, l'11 aprile 1961, ricevendo in udienza il presidente del consiglio, on. Amintore Fanfani, Giovanni XXIII, con meraviglia dell'ambiente stesso Vaticano, esaltò esplicitamente Pio IX: "... Ad osservare con attenzione serena il corso degli avvenimenti del passato più o meno lontano, torna bene il motto: La storia tutto vela e tutto svela. Ai figli d'Italia, per cui negli anni più accesi del movimento per l'unità nazionale certa letteratura, alquanto scapigliata, fu motivo di turbamento, non può sfuggire che astro benefico e segno luminoso, invitante al trionfo del magnifico ideale, fu papa Pio IX, che lo colse nella sua significazione più nobile e, da parte sua, lo vivificò come palpito della sua grande anima così retta e così pura. Tutto il resto di quel periodo storico fu, nei disegni della Provvidenza, preparazione alle pagine vittoriose e pacifiche dei patti Lateranensi, che la saggezza di un altro Pio, dal motto felicissimo Pax Christi in regno Christi avrebbe segnato a celebrazione finale della vera e perfetta unità di stirpe, di lingua, di religione, che era stato il sospiro degli italiani migliori" (SD, 111, 205).
Subito dopo quell'incontro, nel prendere visione dei primi commenti di agenzia stampa, Giovanni XXIII annotava nella sua agenda personale:
"Giornata solenne. Visita del Capo del Governo prof. Amintore Fanfani a Papa in forma ufficiale, anche in commemorazione del centenario dell'unità d'Italia. Tutto riuscì bene: con dignità, con saggezza, con discrezione per il mio indirizzo, circa il quale mi attendo dalla stampa d'opposizione ben altro trattamento. È la prima volta, dopo un secolo, che viene dal Vaticano una parola di compiacimento in buona aria cristiana, circa l'unità d'Italia come hanno compiuto e ormai senza rimpianti. Due cose bene intese: la storia tutto vela e tutto svela e il richiamo dei Patti Lateranensi: dunque di Pio IX (1848) a Pio XI (11 febbraio 1929). Questo è un altro passo felice nel cammino della santa chiesa. Sic semper Deus me adiuvet. Così Dio mi aiuti sempre ".
Strano a dirsi: nessuna reazione irritata da parte della stampa laica sul richiamo di Pio IX, nessun risentimento da parte di chicchessia.
Prima di quella data e dopo, Giovanni XXIII, nei suoi discorsi e nelle sue conversazioni pastorali, fece pubblicamente il nome di Pio IX non meno di cinquanta volte.
Nei miei appunti trovo annotato un lamento del Papa sulla critica di un incontentabile prelato italiano, convinto che i cattolici stessero per scivolare all'incontro e all'abbraccio di ideologie aberranti: "Direi a quel vescovo: le virtù teologali e cardinali sono sette. Lei ne ha cinque. Le mancano carità e prudenza". Notevole il panegirico (tale può definirsi) che Giovanni XXIII fece di Pio IX alla festa dell'Immacolata 1960 a Santa Maria Maggiore: "In questo 8 dicembre, che tutti gli anni ricorda la solenne e più che centenaria proclamazione del dogma soave e luminosissimo dell'Immacolata il mio pensiero corre spontaneo a colui che di esso fu voce autorevole, infallibile oracolo. La soave figura del mio predecessore Pio IX, di grande di santa memoria, mi è particolarmente venerata e cara, perchè egli nutrì per la Vergine un amore tenerissimo e si applicò sin dai giovani anni allo studio ed alla penetrazione del privilegio dell'immacolato concepimento di Maria santissima"
Richiamava poi il ricordo del mosaico dell'Immacolata della cappella del coro della Basilica Vaticana: "È appunto questa immagine, così nobile ed imponente, che Pio IX con incomparabile solennità incoronò 1'8 dicembre 1869 in occasione dell'apertura del Concilio Vaticano I. Ed è motivo di tenerezza e di spirituale compiacimento per il mio spirito il ricordo viva di aver assistito, mezzo secolo dopo la definizione dogmatica, esattamente 1'8 dicembre 1904, e di aver seguito coi miei occhi di sacerdote novello, il gesto di Pio X, che rinnovava l'atto dell'incoronazione con un serto più splendente di gemme preziose, raccolte dalla pietà mariana da tutti i punti della terra.
Questo breve excursus storico mi riconduce alla mitissima figura del pontefice Pio IX. La luce di Maria immacolata posata sopra di lui mi fa com
prendere il segreto di Dio nel servizio altissimo e santo che egli diede alla Chiesa. Trentadue anni di pontificato gli permisero di toccare tutti i punti della cattolica dottrina, di volgersi paterno e suadente ai figli suoi del mondo intero per un richiamo sollecito, affettuoso, instancabile di disciplina, di onore, di coraggio, in faccia alle accresciute difficoltà, agli attacchi velati o aperti, alle sfide gettate alla religione, proprio allora quando da persone di alta fama si proclamava moribonda o già morta.
Pio IX seppe contro speranza credere alla speranza (Rm 4, 18), e tenere radunato, con incrollabile fermezza e infinita amorevolezza, il gregge spaurito e incerto; e così mite che egli era, non ebbe timore davanti alle macchinazioni tenebrose delle sette, non vacillò di fronte alle opposizioni, non indietreggiò in faccia alle calunnie.
La sua figura si leva alta e indicatrice davanti a me e mi propone la via giusta. Io ci tengo, con l'aiuto di Dio, ad imitarlo e lo imiterò nel proseguire il mio apostolico ministero: con calma, con mitezza, con inespugnabile pazienza, ardore di speranza e di vittoria spirituale, qualunque cosa mi accada. I1 volgersi delle circostanze di umane convenienze, talora propizie, tal altra avverse o silenziose alle mie intraprese, non potrà né esaltarmi oltre misura, né deprimere le mie energie, che contano sopra tutto su l'intercessione della Madre Immacolata di Gesù, mater Ecclesiae, madre della Chiesa e madre mia dolcissima".
Dalla devozione di Pio IX per l'Immacolata, veniva spontaneo a Giovanni XXIII riallacciarsi al fervore di iniziative nell'attesa del Concilio Vaticano II: "Due anni or sono, la mia voce tremava di commozione al primo annuncio del Concilio, ed ha suscitato sempre maggior zelo di partecipazione e di interesse all'evento, ormai avviato con ritmo costante e sicuro, così da corrispondere sempre meglio all'ispirazione del mio cuore e all'ansiosa attesa del mondo cristiano. [...] I1 Concilio Vaticano II non è ancora aperto ufficialmente, ma il lavoro preparatorio, che comporta la elaborazione dell'immenso materiale già proposto allo studio delle dieci commissioni, è in assetto di attività ed è già inizio di Concilio. Leggevo ieri nel breviario le parole di Isaia profeta: "ini consilium: coge concilium". Dacci un consiglio, prendi una decisione (Is. 16, 3). Esse sono già in esecuzione. E sopra questo lavoro, posto sotto gli auspici di Maria Immacolata, come mi sembra ben armoniosa e cara la voce di Pio IX, a cui quella del suo sesto successore umilmente ma fervidamente fa coro: Tu, o madre dell'amore, della conoscenza e della santa speranza, regina e difenditrice della Chiesa, ricevi nella tua materna fede e tutela noi, le consultazioni nostre, e impetraci con le tue preghiere presso Dio, che siamo sempre di un solo spirito e di un solo cuore" (DMC, 111, 71-80).
Sono sprazzi di oratoria pastorale, scintille scoccate da un cuore ardente; cuore di chi credeva a ciò che diceva. Rileggere e rimeditare questo panegirico gioverebbe anche ai sapienti (in nessun modo vorremmo mancare di rispetto), ma freddi costruttori di sillogismi e di teoremi. L'ora di Pio IX vuol forse scoccare con l'apertura dell'anno santo imminente. Dio voglia.
A1 caro mgr. Mencucci e collaboratori, il mio cordiale e riconoscente ossequio fraterno.
† Loris Francesco Capovilla

Mencucci A. , Brunetti M. (a cura di), Atti senigalliesi nel Bicentenario della nascita di Pio IX, Senigallia, 1992, pp. 245-248

(tratto da www.papapionono.it )


PERCHE' SENIGALLIA DEVE RICORDARE PIO IX

1- Una esigenza storica

La storia ha le sue leggi, i suoi itinerari, le sue scadenze: la storia nel concetto cristiano non è solo un susseguirsi di eventi, ma è un piano divino guidato da cause e valori assoluti, e trascendenti, portato avanti da uomini liberi e geniali, verso la costruzione di una città terrena ed una eterna.

La Chiesa ha i suoi Santi, l'umanità ha i suoi eroi, I'Europa i suoi geni, l'Italia i suoi protagonisti, Senigallia i suoi grandi.

In questi anni Senigallia ha ricordato con manifestazioni pubbliche e apposizione di lapidi: Fagnani, Mercatini, Marchetti, Puccini, Panzini, Mondolfo, Cattabeni, Arsilli, Baviera e tante altre figure civiche benemerite della comunità; ha ricordato anche alcuni ecclesiastici, come Ercolani, l'Antonelli, il Testaferrata e Papa Lambertini.

Era giusto quindi ricordare Pio IX, un uomo primario per la città, un gigante del Risorgimento, un santo pastore per la Chiesa.

La storia ha le sue esigenze, il suo cammino, le sue date: chi vive in questo disegno, ha bisogno di ricordare le guide e i maestri del suoi itinerario.

 

2 -Un atto di gratitudine.

Questo fiore della cortesia e della carità dovrebbe sbocciare dalla comunità civile ed ecclesiale senigalliese, da Enti e singoli privati, da parrocchie e Associazioni, da sacerdoti e semplici fedeli.

Quando Pio IX fondò a Senigallia lo Stabilimento Pio, vi erano a Senigallia una ventina di istituzioni Assistenziali, ma l'Opera Pia Mastai fu la più attesa, la più necessaria, la più importante e la più duratura. Centinaia di anziani, di malati, di ragazze, di operai, di lavoratori, di salariati, di agricoltori, di impiegati, hanno beneficiato della sua prospera e illuminata gestione.

Le Parrocchie della Pace, S. Martino, delle Grazie sono state da lui istituite e dotate; il Porto, deve a lui la nuova Chiesa, e le opere pastorali annesse; il Capitolo e il Portone le loro munifiche prebende.

Quasi tutti i sacerdoti della nostra Diocesi hanno fruito delle "Borse di studio" da lui fondate; e quanti altri ex-alunni del Seminario, già studenti di Liceo o di Teologia, e poi usciti per altra carriera, ora insegnanti, professionisti, ecc.... debbono a lui una parte determinante della loro formazione civica, morale ed intellettuale la gioventù studiosa e il Comune di Senigallia, specialmente in tempi ormai lontani, hanno goduto di ampi locali e finanziamenti con la istituzione del "Ginnasio Pio": tempi lontani, ma da rimpiangere sempre, sia per la tristezza dei tempi moderni e per la incuria degli uomini, che hanno nullificato una preziosa eredità lasciata da Pio IX.

A Senigallia, come a Roma, si potrebbe issare all'angolo di ogni via, uno stemma di Mastai Ferretti, con la scritta: "Munificentia Pii papae IX".

3 - Una testimonianza ecclesiale

Di Pio IX molti episodi dicono ben poco, come la fuga a Gaeta e il viaggio nello Stato Pontificio; la storia farà luce sulla sua benedizione data all'Italia e la scomunica a Vittorio Emanuele II, la concessione dello Statuto e il rifiuto delle Guarentigie; ma di Pio IX Pastore o Maestro, Sommo Pontefice e successore di Pietro, la coscienza ecclesiale avrà ricordi eterni, come la proclamazione dell'Immacolata, la promulgazione del Sillabo, la convocazione del Vaticano I, la definizione dell'infallibilità e del Primato Pontificio.

Ricordando Pio IX, riaffermiamo il suo amore alla Chiesa, la rinascita della devozione al S. Cuore, cui consacrò il mondo nel 1870, la fiducia nell'Azione Cattolica da lui benedetta ed avviata nel 1868.

Con Pio IX ricordiamo le 200 nuove diocesi, il Papa delle Missioni, il restauratore della gerarchia cattolica in Inghilterra ed Olanda, il difensore della Polonia, il Papa di Don Bosco e di cento altri fondatori di congregazioni religiose.

Ricordare Pio IX, è una scelta ecclesiale, è rileggere le pagine più belle della S. Chiesa nel secolo classico dell'anticlericalismo, è uno stimolo alla fedeltà verso il Vicario di Cristo, fatto segno di oltraggio e derisione. L'omelia di Paolo VI il 5 marzo 1963, è il panegirico di un santo; se non ci fosse stato quell'inciso sulla necessità di una ulteriore periodo di decantazione, poteva essere il discorso della Beatificazione.

Questo "amato da Dio" è della nostra terra; ricordar o, amarlo e pregarlo è quindi una esigenza storica, un segno di gratitudine, una testimonianza ecclesiale.

QUASI UN MANIFESTO PER SENIGALLIA

 

Quando Senigallia nel 1928 programmò solenni celebrazioni a Pio IX nel Cinquantenario della sua morte e pubblicò un ricco fascicolo commemorativo di 160 pagine, il Prof. emerito Sergio Zanotti, premise una calda introduzione e volgendosi a Senigallia le rivolse questa profetica perorazione: Senigallia!

L'Uomo? Eccolo, I'Uomo. E' quello che più ti appartiene, Senigallia. Tu gli hai dati i natali, e i "cari parenti e l'idioma".

Tu gli hai impressa quella sorridente serenità, quel pensoso senso di equilibrio, quella versatilità intellettuale, che sono caratteri tanto accetti della stirpe marchigiana. Bello della persona, dignitoso, senza durezza, affabile senza affettazione, arguto senza mordacità, sinceramente e ardentemente pio, Egli risorge dai ricordi, anzi dal cuore di quanti Lo conobbero, sprigionando ancora oggi da sé un fascino che è ripercussione e spiegazione insieme del fascino immenso che esercitò in vita.

Il popolo romano Gli è ancora oggi devoto, come ieri; l'affetto e la venerazione verso Pio IX sono, presso quella gente, quasi una soave e sacra tradizione di famiglia. Pochi Pontefici sono stati al popolo tanto accetti quanto Pio IX; celebri come Lui non c'è, dall'età moderna ai dì nostri, altro che un ben diverso papa, benché umile e coraggioso anche Lui, marchigiano anche Lui, e degno, per l'altezza del pensiero e la vastità dell'opera, di esser ritratto da Michelangelo: Papa Sisto.

Pio IX è il Pontefice del popolo. I suoi Successori non l'han cancellato dai cuori come l'azione vastissima di quattro insigni Pontefici non ha oscurata la gloria dell'azione Sua grande. E quali successori, i Suoi!

Però ch'Egli era Santo. Santo è parola di cui, in genere, si abusa; ma Egli appar Santo davvero. Attendendo che la Chiesa dia, su questo punto, il Suo bramato giudizio, il popolo di Senigallia prega sperando che a questo suo vero Benefattore sia concessa la gloria più alta che a un uomo sia dato raggiungere, che consegue la vittoria più bella e insieme più ardua, dopo la lotta combattuta con le armi della luce. Quanto Egli abbia operato e pregato, quanto pianto e sofferto, attraverso quel Calvario sia giunto alla meta sospirata quali terrori, quali angosce, quali affanni mortali, gli abbiano oppresso il cuor buono; quali umiliazioni abbia sofferte, quanto bene compiuto, quanto male evitato; con quale prudenza e amore, con qual diligenza e giustizia abbia vegliato sul gregge cristiano affidato a Lui; come innocente e pura, come semplice e povera sia stata la Sua vita privata, queste e siffatte cose solo Iddio interamente conosce; ma anche quel poco che ne traspare agli uomini è tale che commuove ed esalta.

Uomo di bella intelligenza e di mirabile virtù, figura storica di prim'ordine, Egli appare non grande, ma grandissimo a quanti sanno conoscere la grandezza vera; e però i senigalliesi gli fanno onore e di ciò fanno bene.

(da www.papapionono.it )


Sir, 4/9/2000

PIO IX E GIOVANNI XXIII
Personalità diverse, un unico anelito

(Vincenzo  Rini)

Se gli opinion-maker guardare la realtà dei fatti per quello che essa è, rinunciando a precomprensioni strumentali e ideoligizzate, dovrebbero finalmente ammettere che la gran bagarre costruita ad arte attorno alla beatificazione di Pio IX è stata aria fritta. E niente più.

Giovanni Paolo II, il 3 settembre nell'omelia per la beatificazione dei due Papi dei Concili Vaticano I e II, ha fatto chiarezza sul significato della elevazione agli altari dei figli della Chiesa: "personalità diverse… accomunate dall'anelito alla santità. E' appunto la loro santità che oggi riconosciamo". Il concetto è chiaro: si tratta di riconoscere l'anelito fondamentale di una vita.

Per chi non vuol capire, il Papa aggiunge: "La santità vive nella storia e ogni santo non è sottratto ai limiti e condizionamenti della nostra umanità. Beatificando un suo figlio la Chiesa non celebra particolari opzioni storiche da lui compiute, ma piuttosto lo addita all'imitazione e alla venerazione per le sue virtù".

Parole essenziali, lontane da ogni polemica. Eppure risolutive.

Niente politica, dunque, niente guerra tra risorgimento e antirisorgimento. La beatificazione di papa Mastai Ferretti non mette in soffitta l'unità d'Italia. Pio IX amò il nostro Paese. Chi può dimenticare quel suo grido: "Benedite, gran Dio, l'Italia"? E ne desiderava l'unità, al punto da partecipare alla guerra d'Indipendenza del 1848. Ma vide anche i pericoli di un cammino unitario segnato da una profonda vena culturale e politica anticristiana che realizzava nello stile della conquista a mano armata.

E, per quanto riguarda il sillabo, non poteva chiedere gli occhi di fronte a ideologie e sistemi di pensiero esplicitamente tesi alla negazione del credo cristiano e alla distruzione delle Chiese: l'esilio e le sofferenze di Pio VII e Pio VIII ne fecero fede.

Pio IX, amava l'Italia, ma amava anche la Chiesa e, in virtù del suo mandato apostolico, doveva difenderne la libertà e la sussistenza. Da questo derivano le sue scelte politiche e anche dottrinali. Ma, con tutto ciò, egli è beatificato - insieme a Giovanni XXIII - perché "fu esempio di incondizionata adesione al deposito immutabile delle verità rivelate", e perché "seppe sempre dare il primato assoluto a Dio e ai valori spirituali". Parole di Giovanni Paolo II.

A questo punto tutte le dietrologie sono eliminate. Anche quelle riguardanti il "furto" di un piccolo ebreo: frutto di una situazione storica e non certo di antisemitismo, smentito da tante altre scelte di Mastai Ferretti.

Sono passati 130 anni dall'unità d'Italia (purtroppo non ancora del tutto compiuta nell'anno 2000) e nessuno nella Chiesa si sogna di rimetterla in discussione. Men che meno l'attuale Papa che ripetutamente ha richiamato al valore indiscutibile dell'unità del nostro Paese, invitando addirittura i cattolici alla "grande preghiera per l'Italia".

Oggi tutti consideriamo "provvidenziale" sia l'unità d'Italia che la fine del potere temporale dei papi. Esse si sono però storicamente realizzate attraverso strade che Pio IX non poteva condividere. Ma il giudizio sulla sua politica è lasciato agli storici. Nulla ha a che vedere con la sua beatificazione. Dopo le parole di Giovanni Paolo II questo va riconosciuto senza incertezze.

(tratto da www.agenziasir.it )