Una breve
storia del poverello di Assisi
L'
ETA' DI MEZZO
UNA GIOVINEZZA
AGIATA
SORELLA
POVERTA'
IL "POVERELLO"
E I "MINORI"
NASCE IL
PRESEPE
Francesco visse a cavallo dei secoli XII e XIII, nel pieno di quella Età
di Mezzo, il Medioevo, così ricco di contraddizioni, di splendori e di miserie,
da risultare di difficile lettura.
Anche la Chiesa di Roma, in perenne lotta con l'Impero, acquistava sempre
più potenza e prestigio, tanto da promuovere le Sante Crociate per la
liberazione dei Luoghi Santi, con la famosa frase di Papa Urbano II nel 1095:
"Dio lo vuole!". Queste spedizioni militari, ben otto, si succedettero
per quasi due secoli, con il Papato che arrivò a scomunicare un Imperatore,
Federico II, per la sua ritrosia a partecipare a queste guerre che, il più
delle volte, si caratterizzarono per la crudeltà dei combattimenti e per le
reciproche atrocità. Ben presto l'originale motivazione religiosa, per quanto
discutibile, quasi scomparve a favore di più banali ragioni politiche e
commerciali. L'esempio della IV crociata è emblematico: partita da Venezia, su
navi veneziane, fu subito distolta dal suo obiettivo per attaccare e conquistare
Zara, nemica di Venezia.
Era quindi una società viva, in continua evoluzione, ma per il popolino,
ovvero per la stragrande maggioranza della popolazione, la povertà e spesso la
fame continuavano a regnare sovrane, e ben pochi pensavano alla gente comune e
alle sue minute, ma non per questo superflue necessità: non certo la Chiesa,
tutta occupata a tessere alleanze e a programmare guerre; non certo i nuovi
stati che, faticosamente, si stavano formando; non i Comuni, chiusi nei loro
egoismi e particolarismi, e in perenne guerra tra loro. Forse è proprio in
questo scenario di desolante e diffusa miseria che può leggersi la ragione
dello straordinario successo della predicazione di Francesco: egli offriva una
luce, per quanto dura e non facile, in un mondo dominato dalla violenza e dagli
egoismi.
Francesco poteva dirsi fortunato, addirittura privilegiato: egli nacque -
si era nel 1182 - da una ricca e rispettata famiglia di mercanti di stoffa di
Assisi, nel cuore dell'Umbria. Pur non appartenendo al rango nobile, in virtù
della ricchezza paterna Francesco aveva libero accesso ai circoli e ai gruppi più
raffinati ed eleganti della città. La sua giovinezza fu un susseguirsi di
feste, banchetti e divertimenti; di più, Francesco divenne il leader, il capo
del suo gruppo, sempre alla ricerca di nuovi divertimenti, nuove sensazioni ed
emozioni.
Non deve stupire questo comportamento giovanile di Francesco, anzi, fu un
po' la premessa della sua "conversione": dotato di un animo
estremamente sensibile, e di una acuta intelligenza, egli era alla costante
ricerca del senso, della ragione della propria vita, senza peraltro riuscire a
trovarla. In questo suo vivere quasi frenetico, partecipò anche alla guerra tra
Assisi e Perugia, durante la quale venne fatto prigioniero. Al ritorno dalla
prigionia, durata quasi un anno, apparentemente nulla era cambiato in Francesco,
che riprese la sua precedente vita "mondana".
Dopo una grave malattia, Francesco decise di arruolarsi nell'esercito del
famoso condottiero Gualtiero di Brienne, all'epoca al servizio del Papa:
sicuramente lo fece per procurarsi, con l'attività militare, quell'appagamento,
quella ragione di vita che tutti i divertimenti e gli svaghi non riuscivano a
dargli. Egli partì da Assisi, solo, su uno splendido destriero, con indosso una
sfavillante armatura, suscitando invidia e ammirazione. Ma durante il viaggio
successe qualcosa, qualcosa di talmente importante da indurlo a donare tutto ai
poveri e a tornare nella sua città vestito di stracci, come il più umile dei
mendicanti. Cosa era accaduto? Francesco non volle mai parlarne a fondo, ma
ugualmente possiamo pensare che in quel viaggio scoprì, come in una rivelazione
- e forse fu realmente tale - tutta la vanità e l'inutilità della sua vita
passata.
Ma quale alternativa c'era? cosa poteva dare un senso alla sua vita?
Questa ragione di vita Francesco cominciò a scoprirla abbandonando la sua
vecchia cerchia di amici, il suo vecchio stile di vita, per andare incontro,
come ebbe a dire in seguito, a "sorella povertà". Tra lo stupore dei
suoi concittadini, Francesco frequentava i poveri tra i poveri, i mendicanti tra
i mendicanti, e soprattutto i lebbrosi, che fino a poco tempo prima gli
procuravano un irrefrenabile senso di ribrezzo.
Dopo un pellegrinaggio a Roma, durante il quale ancora una volta vendette
tutto per donarlo ai poveri, egli abbandonò la città per andare ad abitare nei
pressi della diroccata chiesetta di San Damiano, che iniziò a ricostruire. E'
facile immaginare la reazione degli amici, e soprattutto del padre di Francesco:
egli era ritenuto pazzo, tanto che fu trascinato davanti al tribunale
ecclesiastico perchè fosse giudicato. E qui, davanti a una grande folla,
Francesco si spogliò di tutti gli abiti restituendoli a un padre esterrefatto,
per iniziare la sua nuova vita: aveva finalmente trovato il senso e la ragione
della sua esistenza.
E' incredibile cosa può fare un uomo da solo, e ancor più incredibile
se egli si vota alla più assoluta e rigida povertà, umiltà e obbedienza.
Eppure questo uomo, con la sua predicazione e la sua opera, riuscì a imprimere
una svolta al suo tempo, e alla stessa Chiesa che, senza di lui, si sarebbe
forse avviata verso un inarrestabile declino, nonostante l'apparente potenza e
l'ostentato sfarzo della sua corte.
Quando non lavorava al restauro di San Damiano, Francesco vagava per le
campagne, i paesi e le città a predicare e mendicare. La sua opera aveva una
presa e un impatto enorme sulla gente, che cominciava a chiamarlo, con affetto e
rispetto, il "poverello". Un aspetto forse fondamentale della sua
predicazione era la gioia, la serenità, la concretezza che impregnavano le
parole e la vita di Francesco. Spesso, addirittura, predicava cantando, usando
uno stile poetico di grande efficacia e suggestione. Un esempio, purtroppo
l'unico giunto fino a noi, è il "Cantico delle Creature", un'opera in
tutto e per tutto poetica.
Ultimato il restauro di San Damiano, Francesco si dedicò alla chiesa
della Porziuncola, ormai circondato da un piccolo gruppo di seguaci e da un
generale apprezzamento. Tuttavia la diffidenza non mancava, e spesso veniva
proprio dal clero locale, che mal sopportava la sua predicazione. Questo fatto
turbò Francesco, in quanto egli non voleva contrapporsi alla Chiesa: decise
quindi di recarsi dal Papa per chiedere il permesso di predicare. Accompagnato
da dodici frati, Francesco si recò al cospetto di Innocenzo III, al quale
espose una breve e semplice Regola, basata sull'insegnamento evangelico.
Nonostante le resistenze della Curia e le sue stesse perplessità, Innocenzo III
approvò la Regola e incoraggiò Francesco a proseguire nella sua predicazione.
Da quel momento la popolarità del poverello aumentò a dismisura, come pure si
moltiplicarono i suoi seguaci, che egli chiamò "l'Ordine dei Minori",
ovvero dei piccoli, degli umili. Si era nel 1210.
L'espansione dell'Ordine Francescano fu frenetica, e non meno intensa fu
la vita di Francesco, che si dedicò anche alla predicazione missionaria nel
Vicino Oriente. In uno dei suoi viaggi trovò udienza e rispetto anche presso il
Sultano al-Malik al-Kamil, ed è significativo come un mite uomo vestito di
sacco abbia ottenuto più delle possenti armate dei Crociati: a Francesco fu
infatti concesso di predicare nei territori del Sultano!
Questo peregrinare per il mondo, e il suo stesso stile di vita fatto di
lavoro, rinunce e penitenze, non giovarono alla salute di Francesco, che
trascorse gli ultimi anni della sua vita terrena nella sua Umbria, dedicandosi
alla predicazione e a pratiche penitenziali e ascetiche, in un continuo
crescendo di spiritualità. Nel 1223, mentre Papa Onorio III approvava
definitivamente la Regola dell'Ordine dei Frati Minori, nella selva di Greccio
fu rappresentata per la prima volta in forma plastica la Natività del Signore.
La fede di Francesco fece così nascere una delle tradizioni popolari e
religiose più sentite di tutti i tempi: il presepe.
L'anno successivo, durante un ritiro penitenziale sul monte della Verna,
ebbe impresse le stimmate, quasi a suggello di una vita straordinaria, che si
concluse serenamente il tre ottobre 1226 nella chiesetta della Porziuncola,
circondato dai confratelli e da una grande folla commossa. La leggenda vuole
che, al momento della morte di Francesco, sul tetto della piccola chiesa si sia
posato un grande stormo di allodole, che proruppero in un alto canto. A riprova
dell'enorme influenza sul suo tempo, la sua canonizzazione fu eseguita solo due
anni dopo, nel 1228.