Baccanello e Papa Giovanni XXIII
Il convento Francescano di Baccanello non fu mai un luogo chiuso su se
stesso, estraneo al mondo e alla dura vita quotidiana, tutt'altro. I frati
seguirono sempre l'insegnamento e l'esempio del loro fondatore: "andare per
il mondo". Il convento si inserì presto nel tessuto sociale dei paesi
circostanti, diventando parte di esso, e ponendosi come un preciso e sicuro
punto di riferimento, sia spirituale che materiale. Non è azzardato dire che fu
proprio la semplicità, la disponibilità, l'umiltà e la generosità dei frati,
in una parola la loro "vita", a conquistare il cuore della gente, una
gente che non voleva, e spesso neppure capiva, dotti discorsi e colte
riflessioni, ma capiva, eccome, i fatti.
A volte il convento era un punto di riferimento assai poco religioso, ma
molto pratico e venale: fino a 40-50 anni fa la televisione non esisteva, la
radio era un lusso e gli orologi una rarità, così che, il più delle volte, lo
scorrere delle ore e della giornata era scandito dai rintocchi delle campane di
un campanile. Il campanile del convento, alto circa trenta metri, non sfuggiva a
questa regola e, forse per la sua posizione isolata e ben visibile, era uno dei
più seguiti.
Fino a qualche decennio fa, prima di essere rimosso nel corso di uno
degli innumerevoli restauri, il campanile (a pianta quadrata) era dotato di un
orologio che, stranamente, era presente su un solo lato. E questo lato era
rivolto non verso il paese, bensì verso l'aperta campagna, a esclusivo uso dei
contadini al lavoro nei campi! Particolarmente attesi erano inoltre i rintocchi
che invitavano all'Ufficiatura di Sesta, che risuonavano puntuali alle 11,30: in
innumerevoli case dei paesi circostanti questi rintocchi indicavano che era
giunta l'ora di mettere sul fuoco il paiolo con l'acqua per la polenta.