PARTE TERZA - LA VITA IN CRISTO
SEZIONE SECONDA - I DIECI COMANDAMENTI
CAPITOLO SECONDO - "AMERAI IL PROSSIMO TUO COME TE
STESSO"
Articolo 6
IL SESTO COMANDAMENTO
Non commettere
adulterio ( Es 20,14; Dt 5,18 ).
Avete inteso che
fu detto: "Non commettere adulterio"; ma io vi dico: chiunque guarda
una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore ( Mt
5,27-28 ).
I. "Maschio
e femmina li creò..."
2331 "Dio è
amore e vive in se stesso un mistero di comunione e di amore. Creandola a sua
immagine. . . Dio iscrive nell'umanità dell'uomo e della donna la vocazione, e
quindi la capacità e la responsabilità dell'amore e della comunione"
[Giovanni Paolo II, Esort. ap. Familiaris consortio, 11].
"Dio creò
l'uomo a sua immagine. . . maschio e femmina li creò" ( Gen 1,27 );
"siate fecondi e moltiplicatevi" ( Gen 1,28 ); "quando Dio creò
l'uomo, lo fece a somiglianza di Dio; maschio e femmina li creò, li benedisse e
li chiamò uomini quando furono creati" ( Gen 5,1-2 ).
2332 La
sessualità esercita un'influenza su tutti gli aspetti della persona umana,
nell'unità del suo corpo e della sua anima. Essa concerne particolarmente
l'affettività, la capacità di amare e di procreare, e, in un modo più generale,
l'attitudine ad intrecciare rapporti di comunione con altri.
2333 Spetta a
ciascuno, uomo o donna, riconoscere ed accettare la propria identità sessuale.
La differenza e la complementarità fisiche, morali e spirituali sono orientate
ai beni del matrimonio e allo sviluppo della vita familiare. L'armonia della
coppia e della società dipende in parte dal modo in cui si vivono tra i sessi
la complementarità, il bisogno vicendevole e il reciproco aiuto.
2334
"Creando l'uomo "maschio e femmina", Dio dona la dignità
personale in egual modo all'uomo e alla donna" [Giovanni Paolo II, Esort.
ap. Familiaris consortio, 22; cf Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 49].
"L'uomo è una persona, in eguale misura l'uomo e la donna: ambedue infatti
sono stati creati ad immagine e somiglianza del Dio personale" [Giovanni
Paolo II, Lett. ap. Mulieris dignitatem, 6].
2335 Ciascuno dei
due sessi, con eguale dignità, anche se in modo differente, è immagine della
potenza e della tenerezza di Dio. L' unione dell'uomo e della donna nel
matrimonio è una maniera di imitare, nella carne, la generosità e la fecondità del
Creatore: "L'uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua
moglie, e i due saranno una sola carne" ( Gen 2,24 ). Da tale unione
derivano tutte le generazioni umane [Cf Gen 4,1-2; Gen 4,25-26; 2335 Gen 5,1 ].
2336 Gesù è
venuto a restaurare la creazione nella purezza delle sue origini. Nel Discorso
della montagna dà una interpretazione rigorosa del progetto di Dio: "Avete
inteso che fu detto: "Non commettere adulterio"; ma io vi dico:
chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei
nel suo cuore" ( Mt 5,27-28 ). L'uomo non deve separare quello che Dio ha
congiunto [Cf Mt 19,6 ].
La Tradizione
della Chiesa ha considerato il sesto comandamento come inglobante l'insieme
della sessualità umana.
II. La vocazione
alla castità
2337 La castità
esprime la positiva integrazione della sessualità nella persona e
conseguentemente l'unità interiore dell'uomo nel suo essere corporeo e
spirituale. La sessualità, nella quale si manifesta l'appartenenza dell'uomo al
mondo materiale e biologico, diventa personale e veramente umana allorché è
integrata nella relazione da persona a persona, nel dono reciproco, totale e
illimitato nel tempo, dell'uomo e della donna.
La virtù della
castità, quindi, comporta l'integrità della persona e l'integralità del dono.
L'integrità della
persona
2338 La persona
casta conserva l'integrità delle forze di vita e di amore che sono in lei. Tale
integrità assicura l'unità della persona e si oppone a ogni comportamento che
la ferirebbe. Non tollera né doppiezza di vita, né doppiezza di linguaggio [Cf
Mt 5,37 ].
2339 La castità
richiede l' acquisizione del dominio di sé, che è pedagogia per la libertà
umana. L'alternativa è evidente: o l'uomo comanda alle sue passioni e consegue
la pace, oppure si lascia asservire da esse e diventa infelice [Cf Sir 1,22 ].
"La dignità dell'uomo richiede che egli agisca secondo scelte consapevoli
e libere, mosso cioè e indotto da convinzioni personali, e non per un cieco
impulso o per mera coazione esterna. Ma tale dignità l'uomo la ottiene quando,
liberandosi da ogni schiavitù di passioni, tende al suo fine con scelta libera
del bene, e si procura da sé e con la sua diligente iniziativa i mezzi
convenienti" [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 17].
2340 Colui che
vuole restar fedele alle promesse del suo Battesimo e resistere alle
tentazioni, avrà cura di valersi dei mezzi corrispondenti: la conoscenza di sé,
la pratica di un'ascesi adatta alle situazioni in cui viene a trovarsi,
l'obbedienza ai divini comandamenti, l'esercizio delle virtù morali e la
fedeltà alla preghiera. "La continenza in verità ci raccoglie e ci
riconduce a quell'unità, che abbiamo perduto disperdendoci nel molteplice"
[Sant'Agostino, Confessiones, 10, 29, 40].
2341 La virtù
della castità è strettamente dipendente dalla virtù cardinale della temperanza,
che mira a far condurre dalla ragione le passioni e gli appetiti della
sensibilità umana.
2342 Il dominio
di sé è un' opera di lungo respiro. Non lo si potrà mai ritenere acquisito una
volta per tutte. Suppone un impegno da ricominciare ad ogni età della vita [Cf
Tt 2,1-6 ]. Lo sforzo richiesto può essere maggiore in certi periodi, quelli,
per esempio, in cui si forma la personalità, l'infanzia e l'adolescenza.
2343 La castità
conosce leggi di crescita, la quale passa attraverso tappe segnate
dall'imperfezione e assai spesso dal peccato. L'uomo virtuoso e casto "si
costruisce giorno per giorno, con le sue numerose libere scelte: per questo
egli conosce, ama e compie il bene morale secondo tappe di crescita"
[Giovanni Paolo II, Esort. ap. Familiaris consortio, 34].
2344 La castità
rappresenta un impegno eminentemente personale; implica anche uno sforzo
culturale, poiché "il perfezionamento della persona umana e lo sviluppo
della stessa società" sono "tra loro interdipendenti" [Conc.
Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 25]. La castità suppone il rispetto dei diritti
della persona, in particolare quello di ricevere un'informazione ed
un'educazione che rispettino le dimensioni morali e spirituali della vita
umana.
2345 La castità è
una virtù morale. Essa è anche un dono di Dio, una grazia, un frutto dello
Spirito [Cf Gal 5,22 ]. Lo Spirito Santo dona di imitare la purezza di Cristo
[Cf 1Gv 3,3 ] a colui che è stato rigenerato dall'acqua del Battesimo.
L'integralità del
dono di sé
2346 La carità è
la forma di tutte le virtù. Sotto il suo influsso, la castità appare come una
scuola del dono della persona. La padronanza di sé è ordinata al dono di sé. La
castità rende colui che la pratica un testimone, presso il prossimo, della
fedeltà e della tenerezza di Dio.
2347 La virtù
della castità si dispiega nell' amicizia. Indica al discepolo come seguire ed
imitare colui che ci ha scelti come suoi amici, [Cf Gv 15,15 ] si è totalmente
donato a noi e ci rende partecipi della sua condizione divina. La castità è
promessa di immortalità.
La castità si
esprime particolarmente nell' amicizia per il prossimo. Coltivata tra persone
del medesimo sesso o di sesso diverso, l'amicizia costituisce un gran bene per
tutti. Conduce alla comunione spirituale.
Le diverse forme
della castità
2348 Ogni
battezzato è chiamato alla castità. Il cristiano si è "rivestito di
Cristo" ( Gal 3,27 ), modello di ogni castità. Tutti i credenti in Cristo
sono chiamati a condurre una vita casta secondo il loro particolare stato di
vita. Al momento del Battesimo il cristiano si è impegnato a vivere la sua
affettività nella castità.
2349 "La
castità deve distinguere le persone nei loro differenti stati di vita: le une
nella verginità o nel celibato consacrato, un modo eminente di dedicarsi più
facilmente a Dio solo, con cuore indiviso; le altre, nella maniera quale è
determinata per tutti dalla legge morale e secondo che siano sposate o
celibi" [Congregazione per la Dottrina della Fede, Dich. Persona humana,
11, AAS 68 (1976), 77-96]. Le persone sposate sono chiamate a vivere la castità
coniugale; le altre praticano la castità nella continenza:
Ci sono tre forme
della virtù di castità: quella degli sposi, quella della vedovanza, infine
quella della verginità. Non lodiamo l'una escludendo le altre. Sotto questo
aspetto, la disciplina della Chiesa è ricca [Sant'Ambrogio, De viduis, 23: PL
153, 225A].
2350 I fidanzati
sono chiamati a vivere la castità nella continenza. Messi così alla prova,
scopriranno il reciproco rispetto, si alleneranno alla fedeltà e alla speranza
di riceversi l'un l'altro da Dio. Riserveranno al tempo del matrimonio le
manifestazioni di tenerezza proprie dell'amore coniugale. Si aiuteranno
vicendevolmente a crescere nella castità.
Le offese alla
castità
2351 La lussuria
è un desiderio disordinato o una fruizione sregolata del piacere venereo. Il
piacere sessuale è moralmente disordinato quando è ricercato per se stesso, al
di fuori delle finalità di procreazione e di unione.
2352 Per
masturbazione si deve intendere l'eccitazione volontaria degli organi genitali,
al fine di trarne un piacere venereo. "Sia il magistero della Chiesa -
nella linea di una tradizione costante - sia il senso morale dei fedeli hanno
affermato senza esitazione che la masturbazione è un atto intrinsecamente e
gravemente disordinato". "Qualunque ne sia il motivo, l'uso
deliberato della facoltà sessuale al di fuori dei rapporti coniugali normali
contraddice essenzialmente la sua finalità". Il godimento sessuale vi è
ricercato al di fuori della "relazione sessuale richiesta dall'ordine
morale, quella che realizza, in un contesto di vero amore, l'integro senso
della mutua donazione e della procreazione umana" [Congregazione per la
Dottrina della Fede, Dich. Persona humana, 9].
Al fine di
formulare un equo giudizio sulla responsabilità morale dei soggetti e per
orientare l'azione pastorale, si terrà conto dell'immaturità affettiva, della
forza delle abitudini contratte, dello stato d'angoscia o degli altri fattori
psichici o sociali che possono attenuare se non addirittura ridurre al minimo
la colpevolezza morale.
2353 La
fornicazione è l'unione carnale tra un uomo e una donna liberi, al di fuori del
matrimonio. Essa è gravemente contraria alla dignità delle persone e della
sessualità umana naturalmente ordinata sia al bene degli sposi, sia alla
generazione e all'educazione dei figli. Inoltre è un grave scandalo quando vi
sia corruzione dei giovani.
2354 La
pornografia consiste nel sottrarre all'intimità dei partner gli atti sessuali,
reali o simulati, per esibirli deliberatamente a terze persone. Offende la
castità perché snatura l'atto coniugale, dono intimo degli sposi l'uno
all'altro. Lede gravemente la dignità di coloro che vi si prestano( attori,
commercianti, pubblico), poiché l'uno diventa per l'altro l'oggetto di un
piacere rudimentale e di un illecito guadagno. Immerge gli uni e gli altri
nell'illusione di un mondo irreale. E' una colpa grave. Le autorità civili
devono impedire la produzione e la diffusione di materiali pornografici.
2355 La
prostituzione offende la dignità della persona che si prostituisce, ridotta al
piacere venereo che procura. Colui che paga pecca gravemente contro se stesso:
viola la castità, alla quale lo impegna il Battesimo e macchia il suo corpo,
tempio dello Spirito Santo [Cf 1Cor 6,15-20 ]. La prostituzione costituisce una
piaga sociale. Normalmente colpisce donne, ma anche uomini, bambini o
adolescenti (in questi due ultimi casi il peccato è, al tempo stesso, anche uno
scandalo). Il darsi alla prostituzione è sempre gravemente peccaminoso,
tuttavia l'imputabilità della colpa può essere attenuata dalla miseria, dal
ricatto e dalla pressione sociale.
2356 Lo stupro
indica l'entrata per effrazione, con violenza, nell'intimità sessuale di una
persona. Esso viola la giustizia e la carità. Lo stupro lede profondamente il
diritto di ciascuno al rispetto, alla libertà, all'integrità fisica e morale.
Arreca un grave danno, che può segnare la vittima per tutta la vita. E' sempre
un atto intrinsecamente cattivo. Ancora più grave è lo stupro commesso da parte
di parenti stretti (incesto) o di educatori ai danni degli allievi che sono
loro affidati.
Castità e
omosessualità
2357
L'omosessualità designa le relazioni tra uomini o donne che provano
un'attrattiva sessuale, esclusiva o predominante, verso persone del medesimo
sesso. Si manifesta in forme molto varie lungo i secoli e nelle differenti
culture. La sua genesi psichica rimane in gran parte inspiegabile.
Appoggiandosi sulla Sacra Scrittura, che presenta le relazioni omosessuali come
gravi depravazioni, [Cf Gen 19,1-29; Rm 1,24-27; 2357 1Cor 6,10; 1Tm 1,10 ] la
Tradizione ha sempre dichiarato che "gli atti di omosessualità sono
intrinsecamente disordinati" [Congregazione per la Dottrina della Fede,
Dich. Persona humana, 8]. Sono contrari alla legge naturale. Precludono
all'atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera
complementarità affettiva e sessuale. In nessun caso possono essere approvati.
2358 Un numero
non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali
profondamente radicate. Questa inclinazione, oggettivamente disordinata,
costituisce per la maggior parte di loro una prova. Perciò devono essere
accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni
marchio di ingiusta discriminazione. Tali persone sono chiamate a realizzare la
volontà di Dio nella loro vita, e, se sono cristiane, a unire al sacrificio
della croce del Signore le difficoltà che possono incontrare in conseguenza
della loro condizione.
2359 Le persone
omosessuali sono chiamate alla castità. Attraverso le virtù della padronanza di
sé, educatrici della libertà interiore, mediante il sostegno, talvolta, di
un'amicizia disinteressata, con la preghiera e la grazia sacramentale, possono
e devono, gradatamente e risolutamente, avvicinarsi alla perfezione cristiana.
III. L'amore
degli sposi
2360 La
sessualità è ordinata all'amore coniugale dell'uomo e della donna. Nel
matrimonio l'intimità corporale degli sposi diventa un segno e un pegno della
comunione spirituale. Tra i battezzati, i legami del matrimonio sono
santificati dal sacramento.
2361 "La
sessualità, mediante la quale l'uomo e la donna si donano l'uno all'altra con
gli atti propri ed esclusivi degli sposi, non è affatto qualcosa di puramente
biologico, ma riguarda l'intimo nucleo della persona umana come tale. Essa si
realizza in modo veramente umano solo se è parte integrante dell'amore con cui
l'uomo e la donna si impegnano totalmente l'uno verso l'altra fino alla
morte": [Giovanni Paolo II, Esort. ap. Familiaris consortio, 11]
Tobia si alzò dal
letto e disse a Sara: "Sorella, alzati! Preghiamo e domandiamo al Signore
che ci dia grazia e salvezza". Essa si alzò e si misero a pregare e a
chiedere che venisse su di loro la salvezza, dicendo: "Benedetto sei tu,
Dio dei nostri padri, e benedetto per tutte le generazioni è il tuo nome! Ti
benedicano i cieli e tutte le creature per tutti i secoli! Tu hai creato Adamo
e hai creato Eva sua moglie, perché gli fosse di aiuto e di sostegno. Da loro
due nacque tutto il genere umano. Tu hai detto: non è cosa buona che l'uomo
resti solo; facciamogli un aiuto simile a lui. Ora non per lussuria io prendo
questa mia parente, ma con rettitudine d'intenzione. Degnati di avere
misericordia di me e di lei e di farci giungere insieme alla vecchiaia". E
dissero insieme: "Amen, amen!". Poi dormirono per tutta la notte ( Tb
8,4-9 ).
2362 "Gli
atti coi quali i coniugi si uniscono in casta intimità, sono onorevoli e degni,
e, compiuti in modo veramente umano, favoriscono la mutua donazione che essi
significano, ed arricchiscono vicendevolmente in gioiosa gratitudine gli sposi
stessi" [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 49]. La sessualità è
sorgente di gioia e di piacere:
Il Creatore
stesso. . . ha stabilito che nella reciproca donazione fisica totale gli sposi
provino un piacere e una soddisfazione sia del corpo sia dello spirito. Quindi,
gli sposi non commettono nessun male cercando tale piacere e godendone.
Accettano ciò che il Creatore ha voluto per loro. Tuttavia gli sposi devono
saper restare nei limiti di una giusta moderazione [Pio XII, discorso del 29
ottobre 1951].
2363 Mediante
l'unione degli sposi si realizza il duplice fine del matrimonio: il bene degli
stessi sposi e la trasmissione della vita. Non si possono disgiungere questi
due significati o valori del matrimonio, senza alterare la vita spirituale
della coppia e compromettere i beni del matrimonio e l'avvenire della famiglia.
L'amore coniugale
dell'uomo e della donna è così posto sotto la duplice esigenza della fedeltà e
della fecondità.
La fedeltà
coniugale
2364 La coppia
coniugale forma una "intima comunità di vita e di amore. . . fondata dal
Creatore e strutturata con leggi proprie". "E' stabilita dal patto
coniugale, vale a dire dall'irrevocabile consenso personale" [Conc. Ecum.
Vat. II, Gaudium et spes, 48]. Gli sposi si donano definitivamente e totalmente
l'uno all'altro. Non sono più due, ma ormai formano una carne sola. L'alleanza stipulata
liberamente dai coniugi impone loro l'obbligo di conservarne l'unità e
l'indissolubilità [Cf Codice di Diritto Canonico, 1056]. "L'uomo non
separi ciò che Dio ha congiunto" ( Mc 10,9 ) [Cf Mt 19,1-12; 2364 1Cor
7,10-11 ].
2365 La fedeltà
esprime la costanza nel mantenere la parola data. Dio è fedele. Il sacramento
del Matrimonio fa entrare l'uomo e la donna nella fedeltà di Cristo alla sua
Chiesa. Mediante la castità coniugale, essi rendono testimonianza a questo
mistero di fronte al mondo.
San Giovanni
Crisostomo suggerisce ai giovani sposi di fare questo discorso alla loro sposa:
"Ti ho presa tra le mie braccia, ti amo, ti preferisco alla mia stessa
vita. Infatti l'esistenza presente è un soffio, e il mio desiderio più vivo è
di trascorrerla con te in modo tale da avere la certezza che non saremo
separati in quella futura. .. Metto l'amore per te al di sopra di tutto e nulla
sarebbe per me più penoso che il non essere sempre in sintonia con te"
[San Giovanni Crisostomo, Homiliae in ad Ephesios, 20, 8: PG 62, 146-147].
La fecondità del
matrimonio
2366 La fecondità
è un dono, un fine del matrimonio; infatti l'amore coniugale tende per sua
natura ad essere fecondo. Il figlio non viene ad aggiungersi dall'esterno al
reciproco amore degli sposi; sboccia al cuore stesso del loro mutuo dono, di
cui è frutto e compimento. Perciò la Chiesa, che "sta dalla parte della
vita", [Giovanni Paolo II, Esort. ap. Familiaris consortio, 30]
"insegna che qualsiasi atto matrimoniale deve rimanere aperto per sè alla
trasmissione della vita" [Paolo VI, Lett. enc. Humanae vitae, 11].
"Tale dottrina, più volte esposta dal magistero della Chiesa, è fondata
sulla connessione inscindibile, che Dio ha voluto e che l'uomo non può rompere
di sua iniziativa, tra i due significati dell'atto coniugale: il significato
unitivo e il significato procreativo" [Paolo VI, Lett. enc. Humanae vitae,
11].
2367 Chiamati a
donare la vita, gli sposi partecipano della potenza creatrice e della paternità
di Dio [Cf Ef 3,14; Mt 23,9 ]. "Nel compito di trasmettere la vita umana e
di educarla, che deve essere considerato come la loro propria missione, i
coniugi sanno di essere cooperatori dell'amore di Dio Creatore e come suoi
interpreti. E perciò adempiranno il loro dovere con umana e cristiana responsabilità"
[Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 50].
2368 Un aspetto
particolare di tale responsabilità riguarda la regolazione della procreazione. Per validi motivi gli sposi
possono voler distanziare le nascite dei loro figli. Devono però verificare che
il loro desiderio non sia frutto di egoismo, ma sia conforme alla giusta
generosità di una paternità responsabile. Inoltre regoleranno il loro
comportamento secondo i criteri oggettivi della moralità:
Quando si tratta
di comporre l'amore coniugale con la trasmissione responsabile della vita, il
carattere morale del comportamento non dipende solo dalla sincera intenzione e
dalla valutazione dei motivi, ma va determinato da criteri oggettivi, che hanno
il loro fondamento nella natura stessa della persona umana e dei suoi atti,
criteri che rispettano, in un contesto di vero amore, l'integro senso della
mutua donazione e della procreazione umana; e tutto ciò non sarà possibile se
non venga coltivata con sincero animo la virtù della castità coniugale [Conc. Ecum.
Vat. II, Gaudium et spes, 51].
2369
"Salvaguardando ambedue questi aspetti essenziali, unitivo e procreativo,
l'atto coniugale conserva integralmente il senso di mutuo e vero amore e il suo
ordinamento all'altissima vocazione dell'uomo alla paternità" [Paolo VI,
Lett. enc. Humanae vitae, 12].
2370 La
continenza periodica, i metodi di regolazione delle nascite basati
sull'auto-osservazione e il ricorso ai periodi infecondi [Cf ibid., 16] sono
conformi ai criteri oggettivi della moralità. Tali metodi rispettano il corpo
degli sposi, incoraggiano tra loro la tenerezza e favoriscono l'educazione ad
una libertà autentica. Al contrario, è intrinsecamente cattiva "ogni
azione che, o in previsione dell'atto coniugale, o nel suo compimento, o nello
sviluppo delle sue conseguenze naturali, si proponga, come scopo o come mezzo,
di impedire la procreazione" [Cf ibid., 16].
Al linguaggio
nativo che esprime la reciproca donazione totale dei coniugi, la contraccezione
impone un linguaggio oggettivamente contradditorio, quello cioè del non donarsi
all'altro in totalità: ne deriva non soltanto il positivo rifiuto all'apertura
alla vita, ma anche una falsificazione dell'interiore verità dell'amore
coniugale, chiamato a donarsi in totalità personale. [Tale differenza antropologica
e morale tra la contraccezione e il ricorso ai ritmi periodici] coinvolge in
ultima analisi due concezioni della persona e della sessualità umana tra loro
irriducibili [Giovanni Paolo II, Esort. ap. Familiaris consortio, 32].
2371 "Sia
chiaro a tutti che la vita dell'uomo e il compito di trasmetterla non sono
limitati solo a questo tempo e non si possono commisurare e capire in questo
mondo soltanto, ma riguardano sempre il destino eterno degli uomini "
[Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 51].
2372 Lo Stato è
responsabile del benessere dei cittadini. E' legittimo che, a questo titolo,
prenda iniziative al fine di orientare l'incremento della popolazione. Può
farlo con un'informazione obiettiva e rispettosa, mai però con imposizioni
autoritarie e cogenti. Non può legittimamente sostituirsi all'iniziativa degli
sposi, primi responsabili della procreazione e dell'educazione dei propri figli
[Cf Paolo VI, Lett. enc. Humanae vitae, 23; Id. , Lett. enc. Populorum
progressio, 37]. In questo campo non è autorizzato a intervenire contrari alla
legge morale.
Il dono del
figlio
2373 La Sacra
Scrittura e la pratica tradizionale della Chiesa vedono nelle famiglie numerose
un segno della benedizione divina e della generosità dei genitori [Cf Conc.
Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 50].
2374 Grande è la
sofferenza delle coppie che si scoprono sterili. "Che mi darai? - chiede
Abramo a Dio - Io me ne vado senza figli. . . " ( Gen 15,2 ). "Dammi
dei figli, se no io muoio!" grida Rachele al marito Giacobbe ( Gen 30,1 ).
2375 Le ricerche
finalizzate a ridurre la sterilità umana sono da incoraggiare, a condizione che
si pongano "al servizio della persona umana, dei suoi diritti inalienabili
e del suo bene vero e integrale, secondo il progetto e la volontà di Dio"
[Congregazione per la Dottrina della Fede, Istr. Donum vitae, intr. 2].
2376 Le tecniche
che provocano una dissociazione dei genitori, per l'intervento di una persona
estranea alla coppia (dono di sperma o di ovocita, prestito dell'utero) sono
gravemente disoneste. Tali tecniche (inseminazione e fecondazione artificiali
eterologhe) ledono il diritto del figlio a nascere da un padre e da una madre
conosciuti da lui e tra loro legati dal matrimonio. Tradiscono "il diritto
esclusivo [ degli sposi] a diventare padre e madre soltanto l'uno attraverso
l'altro" [Congregazione per la Dottrina della Fede, Istr. Donum vitae,
intr. 2].
2377 Praticate in
seno alla coppia, tali tecniche (inseminazione e fecondazione artificiali
omologhe) sono, forse, meno pregiudizievoli, ma rimangono moralmente
inaccettabili. Dissociano l'atto sessuale dall'atto procreatore. L'atto che
fonda l'esistenza del figli non è più un atto con il quale due persone si
donano l'una all'altra, bensì un atto che "affida la vita e l'identità
dell'embrione al potere dei medici e dei biologi e instaura un dominio della
tecnica sull'origine e sul destino della persona umana. Una siffatta relazione
di dominio è in sé contraria alla dignità e alla uguaglianza che dev'essere
comune a genitori e figli" [Congregazione per la Dottrina della Fede,
Istr. Donum vitae, intr. 2]. "La procreazione è privata dal punto di vista
morale della sua perfezione propria quando non è voluta come il frutto
dell'atto coniugale, e cioè del gesto specifico della unione degli sposi. . . ;
soltanto il rispetto del legame che esiste tra i significati dell'atto
coniugale, e il rispetto dell'unità dell'essere umano consente una procreazione
conforme alla dignità della persona" [Congregazione per la Dottrina della
Fede, Istr. Donum vitae, intr. 2].
2378 Il figlio
non è qualcosa di dovuto, ma un dono. Il "dono più grande del
matrimonio" è una persona umana. Il figlio non può essere considerato come
oggetto di proprietà: a ciò condurrebbe il riconoscimento di un preteso
"diritto al figlio". In questo campo, soltanto il figlio ha veri
diritti: quello "di essere il frutto dell'atto specifico dell'amore
coniugale dei suoi genitori e anche il diritto a essere rispettato come persona
dal momento del suo concepimento" [Congregazione per la Dottrina della
Fede, Istr. Donum vitae, II, 8].
2379 Il Vangelo
mostra che la sterilità fisica non è un male assoluto. Gli sposi che, dopo aver
esaurito i legittimi ricorsi alla medicina, soffrono di sterilità, si uniranno
alla croce del Signore, sorgente di ogni fecondità spirituale. Essi possono
mostrare la loro generosità adottando bambini abbandonati oppure compiendo
servizi significativi a favore del prossimo.
IV. Le offese
alla dignità del matrimonio
2380 L'
adulterio. Questa parola designa l'infedeltà coniugale. Quando due partner, di
cui almeno uno è sposato, intrecciano tra loro una relazione sessuale, anche
episodica, commettono un adulterio. Cristo condanna l'adulterio anche se
consumato con il seplice desiderio [Cf Mt 5,27-28 ]. Il sesto comandamento e il
il Nuovo Testamento proibiscono l'adulterio in modo assoluto [Cf Mt 5,32; Mt
19,6; Mc 10,11; 1Cor 6,9-10 ]. I profeti ne denunciano la gravità.
Nell'adulterio essi vedono simboleggiato il peccato di idolatria [Cf Os 2,7;
Ger 5,7; Ger 13,27 ].
2381 L'adulterio
è un'ingiustizia. Chi lo commette vien meno agli impegni assunti. Ferisce quel
segno dell'Alleanza che è il vincolo matrimoniale, lede il diritto dell'altro
coniuge e attenta all'istituto del matrimonio, violando il contratto che lo
fonda. Compromette il bene della generazione umana e dei figli, i quali hanno
bisogno dell'unione stabile dei genitori.
Il divorzio
2382 Il Signore
Gesù ha insistito sull'intenzione originaria del Creatore, che voleva un
matrimonio indissolubile [Cf Mt 5,31-32; Mt 19,3-9; Mc 10,9; 2382 Lc 16,18;
1Cor 7,10-11 ]. Abolisce le tolleranze che erano state a poco a poco introdotte
nella Legge antica [Cf Mt 19,7-9 ].
Tra i battezzati
"il matrimonio rato e consumato non può essere sciolto da nessuna potestà
umana e per nessuna causa, eccetto la morte" [Codice di Diritto Canonico,
1141].
2383 La
separazione degli sposi con la permanenza del vincolo matrimoniale può essere
legittima in certi casi contemplati dal Diritto canonico [Cf Codice di Diritto
Canonico, 1151-1155].
Se il divorzio
civile rimane l'unico modo possibile di assicurare certi diritti legittimi,
quali la cura dei figli o la tutela del patrimonio, può essere tollerato, senza
che costituisca una colpa morale.
2384 Il divorzio
è una grave offesa alla legge naturale. Esso pretende di sciogliere il patto
liberamente stipulato dagli sposi, di vivere l'uno con l'altro fino alla morte.
Il divorzio offende l'Alleanza della salvezza, di cui il matrimonio
sacramentale è segno. Il fatto di contrarre un nuovo vincolo nuziale, anche se
riconosciuto dalla legge civile, accresce la gravità della rottura: il coniuge
risposato si trova in tal caso in una condizione di adulterio pubblico e
permanente:
Se il marito,
dopo essersi separato dalla propria moglie, si unisce ad un'altra donna, è lui
stesso adultero, perché fa commettere un adulterio a tale donna; e la donna che
abita con lui è adultera, perché ha attirato a sé il marito di un'altra [San
Basilio di Cesarea, Moralia, regola 73: PG 31, 849D-853B].
2385 Il carattere
immorale del divorzio deriva anche dal disordine che esso introduce nella
cellula familiare e nella società. Tale disordine genera gravi danni: per il
coniuge, che si trova abbandonato; per i figli, traumatizzati dalla separazione
dei genitori, e sovente contesi tra questi; per il suo effetto contagioso, che
lo rende una vera piaga sociale.
2386 Può avvenire
che uno dei coniugi sia vittima innocente del divorzio pronunciato dalla legge
civile; questi allora non contravviene alla norma morale. C'è infatti una differenza
notevole tra il coniuge che si è sinceramente sforzato di rimanere fedele al
sacramento del Matrimonio e si vede ingiustamente abbandonato, e colui che, per
sua grave colpa, distrugge un matrimonio canonicamente valido [Cf Giovanni
Paolo II, Esort. ap. Familiaris consortio, 84].
Altre offese alla
dignità del matrimonio
2387 Si comprende
il dramma di chi, desideroso di convertirsi al Vangelo, si vede obbligato a
ripudiare una o più donne con cui ha condiviso anni di vita coniugale. Tuttavia
la poligamia è in contrasto con la legge morale. Contraddice radicalmente la
comunione coniugale; essa "infatti, nega in modo diretto il disegno di Dio
quale ci viene rivelato alle origini, perché è contraria alla pari dignità
personale dell'uomo e della donna, che nel matrimonio si donano con un amore
totale e perciò stesso unico ed esclusivo" [Giovanni Paolo II, Esort. ap.
Familiaris consortio, 19; cf Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 47]. Il
cristiano che prima era poligamo, per giustizia, ha il grave dovere di
rispettare gli obblighi contratti nei confronti di quelle donne che erano sue
mogli e dei suoi figli.
2388 L' incesto
consiste in relazioni intime tra parenti o affini, a un grado che impedisce tra
loro il matrimonio [Cf Lv 18,7-20 ]. San Paolo stigmatizza questa colpa
particolarmente grave: "Si sente da per tutto parlare d'immoralità tra
voi. . . al punto che uno convive con la moglie di suo padre!. . . Nel nome del
Signore nostro Gesù. . . questo individuo sia dato in balia di Satana per la
rovina della sua carne. . . "( 1Cor 5,1; 1Cor 5,4-5 ). L'incesto corrompe
le relazioni familiari e segna un regresso verso l'animalità.
2389 Si possono
collegare all'incesto gli abusi sessuali commessi da adulti su fanciulli o
adolescenti affidati alla loro custodia. In tal caso la colpa è, al tempo
stesso, uno scandaloso attentato all'integrità fisica e morale dei giovanetti,
i quali ne resteranno segnati per tutta la loro vita, ed è altresì una
violazione della responsabilità educativa.
2390 Si ha una
libera unione quando l'uomo e la donna rifiutano di dare una forma giuridica e
pubblica a un legame che implica l'intimità sessuale.
L'espressione è
fallace: che senso può avere una unione in cui le persone non si impegnano
l'una nei confronti dell'altra, e manifestano in tal modo una mancanza di
fiducia nell'altro, in se stesso o nell'avvenire?
L'espressione
abbraccia situazioni diverse: concubinato, rifiuto del matrimonio come tale,
incapacità a legarsi con impegni a lungo termine [Cf Giovanni Paolo II, Esort.
ap. Familiaris consortio, 81]. Tutte queste situazioni costituiscono un'offesa
alla dignità del matrimonio; distruggono l'idea stessa della famiglia;
indeboliscono il senso della fedeltà. Sono contrarie alla legge morale: l'atto
sessuale deve aver posto esclusivamente nel matrimonio; al di fuori di esso
costituisce sempre un peccato grave ed esclude dalla Comunione sacramentale.
2391 Parecchi
attualmente reclamano una specie di " diritto alla prova " quando c'è
intenzione di sposarsi. Qualunque sia la fermezza del proposito di coloro che
si impegnano in rapporti sessuali prematuri, tali rapporti "non consentono
di assicurare, nella sua sincerità e fedeltà, la relazione interpersonale di un
uomo e di una donna, e specialmente di proteggerla dalle fantasie e dai
capricci" [Congregazione per la Dottrina della Fede, Dich. Persona humana,
7]. L'unione carnale è moralmente legittima solo quando tra l'uomo e la donna
si sia instaurata una comunità di vita definitiva. L'amore umano non ammette la
"prova". Esige un dono totale e definitivo delle persone tra loro [Cf
Giovanni Paolo II, Esort. ap. Familiaris consortio, 80].
In sintesi
2392
"L'amore è la fondamentale e nativa vocazione di ogni essere umano"
[Cf Giovanni Paolo II, Esort. ap. Familiaris consortio, 80].
2393 Creando
l'essere umano uomo e donna, Dio dona all'uno e all'altra, in modo uguale, la
dignità personale. Spetta a ciascuno, uomo e donna, riconoscere e accettare la
propria identità sessuale.
2394 Cristo è il
modello della castità. Ogni battezzato è chiamato a condurre una vita casta,
ciascuno secondo lo stato di vita che gli è proprio.
2395 La castità
significa l'integrazione della sessualità nella persona. Richiede che si
acquisisca la padronanza della persona.
2396 Tra i
peccati gravemente contrari alla castità, vanno citate la masturbazione, la
fornicazione, la pornografia e le pratiche omosessuali.
2397 L'alleanza
liberamente contratta dagli sposi implica un amore fedele. Essa impone loro
l'obbligo di conservare l'indissolubilità del loro matrimonio.
2398 La fecondità
è un bene, un dono, un fine del matrimonio. Donando la vita, gli sposi
partecipano della paternità di Dio.
2399 La
regolazione delle nascite rappresenta uno degli aspetti della paternità e della
maternità responsabili. La legittimità delle intenzioni degli sposi non
giustifica il ricorso a mezzi moralmente inaccettabili (per es. la
sterilizzazione diretta o la contraccezione).
2400 L'adulterio
e il divorzio, la poligamia e la libera unione costituiscono gravi offese alla
dignità del matrimonio.