PARTE TERZA - LA VITA IN CRISTO
SEZIONE SECONDA - I DIECI COMANDAMENTI
CAPITOLO SECONDO - "AMERAI IL PROSSIMO TUO COME TE
STESSO"
Articolo 5
IL QUINTO COMANDAMENTO
Non uccidere (
Es 20,13 ).
Avete inteso
che fu detto agli antichi: Non uccidere; chi avrà ucciso sarà sottoposto a
giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà
sottoposto a giudizio ( Mt 5,21-22 ).
2258 "La
vita umana è sacra perché, fin dal suo inizio, comporta l'azione creatrice di
Dio e rimane per sempre in una relazione speciale con il Creatore, suo unico
fine. Solo Dio è il Signore della vita dal suo inizio alla sua fine: nessuno,
in nessuna circostanza, può rivendicare a sé il diritto di distruggere
direttamente un essere umano innocente" [Congregazione per la Dottrina
della Fede, Istr. Donum vitae, intr. 5, AAS 80 (1988), 70-102].
I. Il rispetto
della vita umana
La
testimonianza della Storia Sacra
2259 La
Scrittura, nel racconto dell'uccisione di Abele da parte del fratello Caino,
[Cf Gen 4,8-12 ] rivela, fin dagli inizi della storia umana, la presenza
nell'uomo della collera e della cupidigia, conseguenze del peccato originale.
L'uomo è diventato il nemico del suo simile. Dio dichiara la scelleratezza di
questo fratricidio: "Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello
grida a me dal suolo! Ora sii maledetto lungi da quel suolo che per opera della
tua mano ha bevuto il sangue di tuo fratello" ( Gen 4,10-11 ).
2260
L'alleanza di Dio e dell'umanità è intessuta di richiami al dono divino della
vita umana e alla violenza omicida dell'uomo:
Del sangue
vostro, ossia della vostra vita, io domando conto. . . Chi sparge il sangue
dell'uomo, dall'uomo il suo sangue sarà sparso, perché ad immagine di Dio egli
ha fatto l'uomo ( Gen 9,5-6 ).
L'Antico
Testamento ha sempre ritenuto il sangue come un segno sacro della vita [Cf Lv
17,14 ]. Questo insegnamento è necessario in ogni tempo.
2261 La
Scrittura precisa la proibizione del quinto comandamento: "Non far morire
l'innocente e il giusto" ( Es 23,7 ). L'uccisione volontaria di un
innocente è gravemente contraria alla dignità dell'essere umano, alla
"regola d'oro" e alla santità del Creatore. La legge che vieta questo
omicidio ha una validità universale: obbliga tutti e ciascuno, sempre e
dappertutto.
2262 Nel
Discorso della montagna il Signore richiama il precetto: "Non
uccidere" ( Mt 5,21 ); vi aggiunge la proibizione dell'ira, dell'odio,
della vendetta. Ancora di più: Cristo chiede al suo discepolo di porgere
l'altra guancia, [Cf Mt 5,22-39 ] di amare i propri nemici [Cf Mt 5,44 ]. Egli
stesso non si è difeso e ha ingiunto a Pietro di rimettere la spada nel fodero
[Cf Mt 26,52 ].
La legittima
difesa
2263 La
legittima difesa delle persone e delle società non costituisce un'eccezione
alla proibizione di uccidere l'innocente, uccisione in cui consiste l'omicidio
volontario. "Dalla difesa personale possono seguire due effetti, il primo
dei quali è la conservazione della propria vita; mentre l'altro è l'uccisione
dell'attentatore. . . Il primo soltanto è intenzionale, l'altro è involontario"
[San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, II-II, 64, 7].
2264 L'amore
verso se stessi resta un principio fondamentale della moralità. E' quindi
legittimo far rispettare il proprio diritto alla vita. Chi difende la propria
vita non si rende colpevole di omicidio anche se è costretto a infliggere al
suo aggressore un colpo mortale:
Se uno nel
difendere la propria vita usa maggior violenza del necessario, il suo atto è
illecito. Se invece reagisce con moderazione, allora la difesa è lecita. . . E
non è necessario per la salvezza dell'anima che uno rinunzi alla legittima
difesa per evitare l'uccisione di altri: poiché un uomo è tenuto di più a
provvedere alla propria vita che alla vita altrui [San Tommaso d'Aquino, Summa
theologiae, II-II, 64, 7].
2265 La
legittima difesa, oltre che un diritto, può essere anche un grave dovere, per
chi è responsabile della vita di altri. La difesa del bene comune esige che si
ponga l'ingiusto aggressore in stato di non nuocere. A questo titolo, i
legittimi detentori dell'autorità hanno il diritto di usare anche le armi per
respingere gli aggressori della comunità civile affidata alla loro
responsabilità.
2266
Corrisponde ad un'esigenza di tutela del bene comune lo sforzo dello Stato
inteso a contenere il diffondersi di comportamenti lesivi dei diritti dell'uomo
e delle regole fondamentali della convivenza civile. La legittima autorità
pubblica ha il diritto ed il dovere ha il diritto ed il dovere di infliggere
pene proporzionate alla gravità del delitto. La pena ha innanzi tutto lo scopo
di riparare il disordine introdotto dalla colpa. Quando è volontariamente
accettata dal colpevole, essa assume valore di espiazione. La pena poi, oltre
che a difendere l'ordine pubblico e a tutelare la sicurezza delle persone, mira
ad uno scopo medicinale: nella misura del possibile, essa deve contribuire alla
correzione del colpevole.
2267
L'insegnamento tradizionale della Chiesa non esclude, supposto il pieno
accertamento dell'identità e della responsabilità del colpevole, il ricorso
alla pena di morte, quando questa fosse l'unica via praticabile per difendere
efficacemente dall'aggressore ingiusto la vita di esseri umani.
Se invece i
mezzi incruenti sono sufficienti per difendere dall'aggressore e per proteggere
la sicurezza delle persone, l'autorità si limiterà a questi mezzi, poichè essi
sono meglio rispondenti alle condizioni concrete del bene comune e sno più
cnformi alla dignità della persona umana.
Oggi, infatti,
a seguito delle possibilità di cui lo Stato dispone per reprimere efficacemente
il crimine rendendo inoffensivo colui che l'ha commesso, senza togliergli
definitivamente la possibilità di redimersi, i casi di assoluta necessità di
soppressione del reo "sono ormai molto rari, se non addirittura
praticamente inesistenti" [Evangelium
vitae, n. 56].
L'omicidio
volontario
2268 Il quinto
comandamento proibisce come gravemente peccaminoso l' omicidio diretto e
volontario. L'omicida e coloro che volontariamente cooperano all'uccisione
commettono un peccato che grida vendetta al cielo [Cf Gen 4,10 ].
L'infanticidio,
[Cf Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 51] il fratricidio, il parricidio e
l'uccisione del coniuge sono crimini particolarmente gravi a motivo dei vincoli
naturali che infrangono. Preoccupazioni eugenetiche o di igiene pubblica non
possono giustificare nessuna uccisione, fosse anche comandata dai pubblici
poteri.
2269 Il quinto
comandamento proibisce qualsiasi azione fatta con l'intenzione di provocare
indirettamente la morte di una persona. La legge morale vieta tanto di esporre
qualcuno ad un rischio mortale senza grave motivo, quanto di rifiutare
l'assistenza ad una persona in pericolo.
Tollerare, da
parte della società umana, condizioni di miseria che portano alla morte senza
che ci si sforzi di porvi rimedio, è una scandalosa ingiustizia e una colpa
grave. Quanti nei commerci usano pratiche usuraie e mercantili che provocano la
fame e la morte dei loro fratelli in umanità, commettono indirettamente un
omicidio, che è loro imputabile [Cf Am 8,4-10 ].
L'omicidio
involontario non è moralmente imputabile. Ma non si è scagionati da una colpa
grave qualora, senza motivi proporzionati, si è agito in modo tale da causare
la morte, anche senza l'intenzione di provocarla.
L'aborto
2270 La vita
umana deve essere rispettata e protetta in modo assoluto fin dal momento del
concepimento. Dal primo istante della sua esistenza, l'essere umano deve
vedersi riconosciuti i diritti della persona, tra i quali il diritto
inviolabile di ogni essere innocente alla vita [Cf Congregazione per la
Dottrina della Fede, Istr. Donum vitae, I, 1].
Prima di
formarti nel grembo materno, ti conoscevo, prima che tu uscissi alla luce, ti
avevo consacrato ( Ger 1,5 ) [Cf Gb 10,8-12; Sal 22,10-11 ].
Non ti erano
nascoste le mie ossa quando venivo formato nel segreto, intessuto nelle
profondità della terra ( Sal 139,15 ).
2271 Fin dal
primo secolo la Chiesa ha dichiarato la malizia morale di ogni aborto
provocato. Questo insegnamento non è mutato. Rimane invariabile. L'aborto
diretto, cioè voluto come un fine o come un mezzo, è gravemente contrario alla
legge morale:
Non uccidere
il bimbo con l'aborto, e non sopprimerlo dopo la nascita [Didaché, 2, 2; cf
Lettera di Barnaba, 19, 5; Lettera a Diogneto, 5, 5; Tertulliano, Apologeticus,
9]. Dio, padrone della vita, ha affidato agli uomini l'altissima missione di
proteggere la vita, missione che deve essere adempiuta in modo umano. Perciò la
vita, una volta concepita, deve essere protetta con la massima cura; e l'aborto
come l'infanticidio sono abominevoli delitti [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et
spes, 51].
2272 La
cooperazione formale a un aborto costituisce una colpa grave. La Chiesa
sanziona con una pena canonica di scomunica questo delitto contro la vita
umana. "Chi procura l'aborto, ottenendo l'effetto, incorre nella scomunica
latae sententiae" [Codice di Diritto Canonico, 1398] "per il fatto
stesso d'aver commesso il delitto" [Codice di Diritto Canonico, 1398] e
alle condizioni previste dal Diritto [Cf ibid., 1323-1324]. La Chiesa non
intende in tal modo restringere il campo della misericordia. Essa mette in
evidenza la gravità del crimine commesso, il danno irreparabile causato
all'innocente ucciso, ai suoi genitori e a tutta la società.
2273 Il
diritto inalienabile alla vita di ogni individuo umano innocente rappresenta un
elemento costitutivo della società civile e della sua legislazione:
"I
diritti inalienabili della persona dovranno essere riconosciuti e rispettati da
parte della società civile e dell'autorità politica; tali diritti dell'uomo non
dipendono né dai singoli individui, né dai genitori e neppure rappresentano una
concessione della società e dello Stato: appartengono alla natura umana e sono
inerenti alla persona in forza dell'atto creativo da cui ha preso origine. Tra
questi diritti fondamentali bisogna, a questo proposito, ricordare. . . il
diritto alla vita e all'integrità fisica di ogni essere umano dal concepimento
alla morte" [Congregazione per la Dottrina della Fede, Istr. Donum vitae,
III].
"Nel
momento in cui una legge positiva priva una categoria di esseri umani della
protezione che la legislazione civile deve loro accordare, lo Stato viene a
negare l'uguaglianza di tutti davanti alla legge. Quando lo Stato non pone la
sua forza al servizio dei diritti di ciascun cittadino, e in particolare di chi
è più debole, vengono minati i fondamenti stessi di uno Stato di diritto. . .
Come conseguenza del rispetto e della protezione che vanno accordati al
nascituro, a partire dal momento del suo concepimento, la legge dovrà prevedere
appropriate sanzioni penali per ogni deliberata violazione dei suoi
diritti" [Congregazione per la Dottrina della Fede, Istr. Donum vitae,
III].
2274
L'embrione, poiché fin dal concepimento deve essere trattato come una persona,
dovrà essere difeso nella sua integrità, curato e guarito, per quanto è
possibile, come ogni altro essere umano.
La diagnosi
prenatale è moralmente lecita, se "rispetta la vita e l'integrità
dell'embrione e del feto umano ed è orientata alla sua salvaguardia o alla sua
guarigione individuale. . . Ma essa è gravemente in contrasto con la legge
morale quando contempla l'eventualità, in dipendenza dai risultati, di
provocare un aborto: una diagnosi. . . non deve equivalere a una sentenza di
morte" [Congregazione per la Dottrina della Fede, Istr. Donum vitae, III].
2275 "Si
devono ritenere leciti gli interventi sull'embrione umano a patto che
rispettino la vita e l'integrità dell'embrione, non comportino per lui rischi
sproporzionati, ma siano finalizzati alla sua guarigione, al miglioramento
delle sue condizioni di salute o alla sua sopravvivenza individuale"
[Congregazione per la Dottrina della Fede, Istr. Donum vitae, III].
"E'
immorale produrre embrioni umani destinati a essere sfruttati come
"materiale biologico" disponibile" [Congregazione per la
Dottrina della Fede, Istr. Donum vitae, III].
"Alcuni
tentativi d' intervento sul patrimonio cromosomico o genetico non sono
terapeutici, ma mirano alla produzione di esseri umani selezionati secondo il
sesso o altre qualità prestabilite. Queste manipolazioni sono contrarie alla
dignità personale dell'essere umano, alla sua integrità e alla sua
identità" unica, irrepetibile [Congregazione per la Dottrina della Fede,
Istr. Donum vitae, III].
L'eutanasia
2276 Coloro la
cui vita è minorata o indebolita richiedono un rispetto particolare. Le persone
ammalate o handicappate devono essere sostenute perché possano condurre
un'esistenza per quanto possibile normale.
2277 Qualunque
ne siano i motivi e i mezzi, l'eutanasia diretta consiste nel mettere fine alla
vita di persone handicappate, ammalate o prossime alla morte. Essa è moralmente
inaccettabile.
Così un'azione
oppure un'omissione che, da sé o intenzionalmente, provoca la morte allo scopo
di porre fine al dolore, costituisce un'uccisione gravemente contraria alla
dignità della persona umana e al rispetto del Dio vivente, suo Creatore.
L'errore di giudizio nel quale si può essere incorsi in buona fede, non muta la
natura di quest'atto omicida, sempre da condannare e da escludere.
2278
L'interruzione di procedure mediche onerose, pericolose, straordinarie o
sproporzionate rispetto ai risultati attesi può essere legittima. In tal caso
si ha la rinuncia all'"accanimento terapeutico". Non si vuole così
procurare la morte: si accetta di non poterla impedire. Le decisioni devono
essere prese dal paziente, se ne ha la competenza e la capacità, o, altrimenti,
da coloro che ne hanno legalmente il diritto, rispettando sempre la ragionevole
volontà e gli interessi legittimi del paziente.
2279 Anche se
la morte è considerata imminente, le cure che d'ordinario sono dovute ad una
persona ammalata non possono essere legittimamente interrotte. L'uso di
analgesici per alleviare le sofferenze del moribondo, anche con il rischio di
abbreviare i suoi giorni, può essere moralmente conforme alla dignità umana, se
la morte non è voluta né come fine né come mezzo, ma è soltanto prevista e
tollerata come inevitabile. Le cure palliative costituiscono una forma
privilegiata della carità disinteressata. A questo titolo devono essere
incoraggiate.
Il suicidio
2280 Ciascuno
è responsabile della propria vita davanti a Dio che gliel'ha donata. E' lui che
ne rimane il sovrano Padrone. Noi siamo tenuti a riceverla con riconoscenza e a
preservarla per il suo onore e per la salvezza delle nostre anime. Siamo gli
amministratori, non i proprietari della vita che Dio ci ha affidato. Non ne
disponiamo.
2281 Il
suicidio contraddice la naturale inclinazione dell'essere umano a conservare e
a perpetuare la propria vita. Esso è gravemente contrario al giusto amore di
sé. Al tempo stesso è un'offesa all'amore del prossimo, perché spezza
ingiustamente i legami di solidarietà con la società familiare, nazionale e
umana, nei confronti delle quali abbiamo degli obblighi. Il suicidio è
contrario all'amore del Dio vivente.
2282 Se è
commesso con l'intenzione che serva da esempio, soprattutto per i giovani, il
suicidio si carica anche della gravità dello scandalo. La cooperazione
volontaria al suicidio è contraria alla legge morale.
Gravi disturbi
psichici, l'angoscia o il timore grave della prova, della sofferenza o della
tortura possono attenuare la responsabilità del suicida.
2283 Non si
deve disperare della salvezza eterna delle persone che si sono date la morte.
Dio, attraverso le vie che egli solo conosce, può loro preparare l'occasione di
un salutare pentimento. La Chiesa prega per le persone che hanno attentato alla
loro vita.
II. Il
rispetto della dignità delle persone
Il rispetto
dell'anima altrui: lo scandalo
2284 Lo
scandalo è l'atteggiamento o il comportamento che induce altri a compiere il
male. Chi scandalizza si fa tentatore del suo prossimo. Attenta alla virtù e
alla rettitudine; può trascinare il proprio fratello nella morte spirituale. Lo
scandalo costituisce una colpa grave se chi lo provoca con azione o omissione
induce deliberatamente altri in una grave mancanza.
2285 Lo
scandalo assume una gravità particolare a motivo dell'autorità di coloro che lo
causano o della debolezza di coloro che lo subiscono. Ha ispirato a nostro
Signore questa maledizione: "Chi scandalizza anche uno solo di questi
piccoli. . ., sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina
girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare"( Mt 18,6 ) [Cf
1Cor 8,10-13 ]. Lo scandalo è grave quando a provocarlo sono coloro che, per
natura o per funzione, sono tenuti ad insegnare e ad educare gli altri. Gesù lo
rimprovera agli scribi e ai farisei: li paragona a lupi rapaci in veste di
pecore [Cf Mt 7,15 ].
2286 Lo
scandalo può essere provocato dalla legge o dalle istituzioni, dalla moda o
dall'opinione pubblica.
Così, si
rendono colpevoli di scandalo coloro che promuovono leggi o strutture sociali
che portano alla degradazione dei costumi e alla corruzione della vita
religiosa, o a "condizioni sociali che, volontariamente o no, rendono
difficile e praticamente impossibile un comportamento cristiano conforme ai
comandamenti" [Pio XII, discorso del 1 giugno 1941]. Analogamente avviene
per i capi di imprese i quali danno regolamenti che inducono alla frode, per i
maestri che "esasperano" i loro allievi o per coloro che, manipolando
l'opinione pubblica, la sviano dai valori morali.
2287 Chi usa i
poteri di cui dispone in modo tale da spingere ad agire male, si rende
colpevole di scandalo e responsabile del male che, direttamente o
indirettamente, ha favorito. "E' inevitabile che avvengano scandali, ma
guai a colui per cui avvengono" ( Lc 17,1 ).
Il rispetto
della salute
2288 La vita e
la salute fisica sono beni preziosi donati da Dio. Dobbiamo averne
ragionevolmente cura, tenendo conto delle necessità altrui e del bene comune.
La cura della
salute dei cittadini richiede l'apporto della società perché si abbiano le
condizioni d'esistenza che permettano di crescere e di raggiungere la maturità:
cibo e indumenti, abitazione, assistenza sanitaria, insegnamento di base,
lavoro, previdenza sociale.
2289 Se la
morale richiama al rispetto della vita corporea, non ne fa tuttavia un valore
assoluto. Essa si oppone ad una concezione neo-pagana, che tende a promuovere
il culto del corpo, a sacrificargli tutto, a idolatrare la perfezione fisica e
il successo sportivo. A motivo della scelta selettiva che tale concezione opera
tra i forti e i deboli, essa può portare alla perversione dei rapporti umani.
2290 La virtù
della temperanza dispone ad evitare ogni sorta di eccessi, l'abuso dei cibi,
dell'alcool, del tabacco e dei medicinali. Coloro che, in stato di ubriachezza
o per uno smodato gusto della velocità, mettono in pericolo l'incolumità altrui
e la propria sulle strade, in mare, o in volo, si rendono gravemente colpevoli.
2291 L' uso
della droga causa gravissimi danni alla salute e alla vita umana. Esclusi i
casi di prescrizioni strettamente terapeutiche, costituisce una colpa grave. La
produzione clandestina di droghe e il loro traffico sono pratiche scandalose;
costituiscono una cooperazione diretta, dal momento che spingono a pratiche
gravemente contrarie alla legge morale.
Il rispetto
della persona e la ricerca scientifica
2292 Le
sperimentazioni scientifiche, mediche o psicologiche, sulle persone o sui
gruppi umani, possono concorrere alla guarigione dei malati e al progresso
della salute pubblica.
2293 La
ricerca scentifica di base come la ricerca applicata costituiscono una
espressione significativa della signoria dell'uomo sulla creazione. La scienza
e la tecnica sono preziose risorse quando vengono messe al servizio dell'uomo e
ne promuovono lo sviluppo integrale a beneficio di tutti; non possono tuttavia,
da sole, indicare il senso dell'esistenza e del progresso umano. La scienza e
la tecnica sono ordinate all'uomo, dal quale traggono origine e sviluppo; esse,
quindi, trovano nella persona e nei suoi valori morali l'indicazione del loro
fine e la coscienza dei loro limiti.
2294 E'
illusorio rivendicare la neutralità morale della ricerca scientifica e delle
sue applicazioni. D'altra parte, i criteri orientativi non possono essere
dedotti né dalla semplice efficacia tecnica, né dall'utilità che può derivarne
per gli uni a scapito degli altri, né, peggio ancora, dalle ideologie
dominanti. La scienza e la tecnica richiedono, per il loro stesso significato
intrinseco, l'incondizionato rispetto dei criteri fonda mentali della moralità;
devono essere al servizio della persona umana, dei suoi inalienabili diritti,
del suo bene vero e integrale, in conformità al progetto e alla volontà di Dio.
2295 Le
ricerche o sperimentazioni sull'essere umano non possono legittimare atti in se
stessi contrari alla dignità delle persone e alla legge morale. L'eventuale
consenso dei soggetti non giustifica simili atti. La sperimentazione
sull'essere umano non è moralmente legittima se fa correre rischi sproporzionati
o evitabili per la vita o l'integrità fisica e psichica dei soggetti. La
sperimentazione sugli esseri umani non è conforme alla dignità della persona
se, oltre tutto, viene fatta senza il consenso esplicito del soggetto o dei
suoi aventi diritto.
2296 Il trapianto
di organi è conforme alla legge morale se i danni e i rischi fisici e psichici
in cui incorre il donatore sono proporzionati al bene che si cerca per il
destinatario. La donazione di organi dopo la morte è un atto nobile e meritorio
ed è da incoraggiare come manifestazione di generosa solidarietà. Non è
moralmente accettabile se il donatore o i suoi aventi diritto non vi hanno dato
il loro esplicito assenso. E' inoltre moralmente inammissibile provocare
direttamente la mutilazione invalidante o la morte di un essere umano, sia pure
per ritardare il decesso di altre persone.
Il rispetto
dell'integrità corporea
2297 I
rapimenti e la presa di ostaggi fanno regnare il terrore e, con la minaccia,
esercitano intollerabili pressioni sulle vittime. Essi sono moralmente
illeciti. Il terrorismo minaccia, ferisce e uccide senza discriminazione; esso
è gravemente contrario alla giustizia e alla carità. La tortura, che si serve
della violenza fisica o morale per strappare confessioni, per punire i
colpevoli, per spaventare gli oppositori, per soddisfare l'odio, è contrario al
rispetto della persona e della dignità umana. Al di fuori di prescrizioni
mediche di carattere strettamente terapeutico, le amputazioni, mutilazioni o
sterilizzazioni direttamente volontarie praticate a persone innocenti sono
contrarie alla legge morale [Cf Pio XI, Lett. enc. Casti connubii:
Denz.-Schönm., 3722].
2298 Nei tempi
passati, da parte delle autorità legittime si è fatto comunemente ricorso a
pratiche crudeli per salvaguardare la legge e l'ordine, spesso senza protesta
dei pastori della Chiesa, i quali nei loro propri tribunali hanno essi stessi
adottato le prescrizioni del diritto romano sulla tortura. Accanto a tali fatti
deplorevoli, però, la Chiesa ha sempre insegnato il dovere della clemenza e
della misericordia; ha vietato al clero di versare il sangue. Nei tempi recenti
è diventato evidente che tali pratiche crudeli non erano né necessarie per
l'ordine pubblico, né conformi ai legittimi diritti della persona umana. Al
contrario, esse portano alle peggiori degradazioni. Ci si deve adoperare per la
loro abolizione. Bisogna pregare per le vittime e per i loro carnefici.
Il rispetto
dei morti
2299 Ai
moribondi saranno prestate attenzioni e cure per aiutarli a vivere i loro
ultimi momenti con dignità e pace. Saranno sostenuti dalla preghiera dei loro
congiunti. Costoro si faranno premura affinché i malati ricevano in tempo
opportuno i sacramenti che preparano all'incontro con il Dio vivente.
2300 I corpi
dei defunti devono essere trattati con rispetto e carità nella fede e nella
speranza della risurrezione. La sepoltura dei morti è un'opera di misericordia
corporale; [Cf Tb 1,16-18 ] rende onore ai figli di Dio, tempi dello Spirito
Santo.
2301
L'autopsia dei cadaveri può essere moralmente ammessa per motivi di inchiesta
legale o di ricerca scientifica. Il dono gratuito di organi dopo la morte è
legittimo e può essere meritorio.
La Chiesa
permette la cremazione, se tale scelta non mette in questione la fede nella
risurrezione dei corpi [Cf Codice di Diritto Canonico, 1176, 3].
III. La difesa
della pace
La pace
2302
Richiamando il comandamento: "Non uccidere" ( Mt 5,21 ), nostro
Signore chiede la pace del cuore e denuncia l'immoralità dell'ira omicida e
dell'odio.
L' ira è un
desiderio di vendetta. "Desiderare la vendetta per il male di chi va
punito è illecito"; ma è lodevole imporre una riparazione "al fine di
correggere i vizi e di conservare il bene della giustizia" [San Tommaso
d'Aquino, Summa theologiae, II-II, 158, 1, ad 3]. Se l'ira si spinge fino al
proposito di uccidere il prossimo o di ferirlo in modo brutale, si oppone
gravemente alla carità; è un peccato mortale. Il Signore dice: "Chiunque
si adira contro il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio"( Mt 5,22
).
2303 L' odio
volontario è contrario alla carità. L'odio del prossimo è un peccato quando
l'uomo vuole deliberatamente per lui del male. L'odio del prossimo è un peccato
grave quando deliberatamente si desidera per lui un grave danno. "Ma io vi
dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate
figli del Padre vostro celeste. . . " ( Mt 5,44-45 ).
2304 Il
rispetto e lo sviluppo della vita umana richiedono la pace. La pace non è la
semplice assenza della guerra e non può ridursi ad assicurare l'equilibrio
delle forze contrastanti. La pace non si può ottenere sulla terra senza la
tutela dei beni delle persone, la libera comunicazione tra gli esseri umani, il
rispetto della dignità delle persone e dei popoli, l'assidua pratica della fratellanza.
E' la "tranquillità dell'ordine" [Sant'Agostino, De civitate Dei, 19,
13]. E' frutto della giustizia [Cf Is 32,17 ] ed effetto della carità [Cf Conc.
Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 78].
2305 La pace
terrena è immagine e frutto della pace di Cristo, il "Principe della
pace" messianica ( Is 9,5 ). Con il sangue della sua croce, egli ha
distrutto "in se stesso l'inimicizia" ( Ef 2,16 ), [Cf Col 1,20-22 ]
ha riconciliato gli uomini con Dio e ha fatto della sua Chiesa il sacramento
dell'unità del genere umano e della sua unione con Dio. "Egli è la nostra
pace" ( Ef 2,14 ). Proclama "beati gli operatori di pace" ( Mt
5,9 ).
2306 Coloro
che, per la salvaguardia dei diritti dell'uomo, rinunciano all'azione violenta
e cruenta e ricorrono a mezzi di difesa che sono alla portata dei più deboli,
rendono testimonianza alla carità evangelica, purché ciò si faccia senza
pregiudizio per i diritti e i doveri degli altri uomini e delle società. Essi
legittimamente attestano la gravità dei rischi fisici e morali del ricorso alla
violenza, che causa rovine e morti [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes,
78].
Evitare la
guerra
2307 Il quinto
comandamento proibisce la distruzione volontaria della vita umana. A causa dei
mali e delle ingiustizie che ogni guerra provoca, la Chiesa con insistenza
esorta tutti a pregare e ad operare perché la Bontà divina ci liberi
dall'antica schiavitù della guerra [Cf ibid., 81].
2308 Tutti i
cittadini e tutti i governanti sono tenuti ad adoperarsi per evitare le guerre.
"Fintantoché
esisterà il pericolo della guerra e non ci sarà un'autorità internazionale
competente, munita di forze efficaci, una volta esaurite tutte le possibilità
di un pacifico accomodamento, non si potrà negare ai governi il diritto di una
legittima difesa" [Cf ibid., 81].
2309 Si devono
considerare con rigore le strette condizioni che giustificano una legittima
difesa con la forza militare. Tale decisione, per la sua gravità, è sottomessa
a rigorose condizioni di legittimità morale. Occorre contemporaneamente:
- Che il danno
causato dall'aggressore alla nazione o alla comunità delle nazioni sia
durevole, grave e certo.
- Che tutti
gli altri mezzi per porvi fine si siano rivelati impraticabili o inefficaci.
- Che ci siano
fondate condizioni di successo.
- Che il
ricorso alle armi non provochi mali e disordini più gravi del male da
eliminare. Nella valutazione di questa condizione ha un grandissimo peso la
potenza dei moderni mezzi di distruzione.
Questi sono
gli elementi tradizionali elencati nella dottrina detta della "guerra
giusta".
La valutazione
di tali condizioni di legittimità morale spetta al giudizio prudente di coloro
che hanno la responsabilità del bene comune.
2310 I
pubblici poteri, in questo caso, hanno il diritto e il dovere di imporre ai cittadini
gli obblighi necessari alla difesa nazionale.
Coloro che si
dedicano al servizio della patria nella vita militare sono servitori della
sicurezza e della libertà dei popoli. Se rettamente adempiono il loro dovere,
concorrono veramente al bene comune della nazione e al mantenimento della pace
[Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 79].
2311 I
pubblici poteri provvederanno equamente al caso di coloro che, per motivi di
coscienza, ricusano l'uso delle armi; essi sono nondimeno tenuti a prestare
qualche altra forma di servizio alla comunità umana [Cf ibid].
2312 La Chiesa
e la ragione umana dichiarano la permanente validità della legge morale durante
i conflitti armati. "Né per il fatto che una guerra è. .. disgraziatamente
scoppiata, diventa per questo lecita ogni cosa tra le parti in conflitto"
[Cf ibid].
2313 Si devono
rispettare e trattare con umanità i non-combattenti, i soldati feriti e i
prigionieri.
Le azioni
manifestamente contrarie al diritto delle genti e ai suoi principi universali,
non diversamente dalle disposizioni che le impongono, sono dei crimini. Non
basta un'obbedienza cieca a scusare coloro che vi si sottomettono. Così lo
sterminio di un popolo, di una nazione o di una minoranza etnica deve essere
condannato come un peccato mortale. Si è moralmente in obbligo di far
resistenza agli ordini che comandano un genocidio.
2314
"Ogni atto di guerra che indiscriminatamente mira alla distruzione di
intere città o di vaste regioni e dei loro abitanti, è delitto contro Dio e
contro la stessa umanità e con fermezza e senza esitazione deve essere
condannato" [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 80]. Un rischio della
guerra moderna è di offrire l'occasione di commettere tali crimini a chi
detiene armi scientifiche, in particolare atomiche, biologiche o chimiche.
2315 L'
accumulo delle armi sembra a molti un modo paradossale di dissuadere dalla
guerra eventuali avversari. Costoro vedono in esso il più efficace dei mezzi
atti ad assicurare la pace tra le nazioni. Riguardo a tale mezzo di dissuasione
vanno fatte severe riserve morali. La corsa agli armamenti non assicura la
pace. Lungi dall'eliminare le cause di guerra, rischia di aggravarle. L'impiego
di ricchezze enormi nella preparazione di armi sempre nuove impedisce di
soccorrere le popolazioni indigenti; [Cf Paolo VI, Lett. enc. Populorum
progressio, 53] ostacola lo sviluppo dei popoli. L' armarsi ad oltranza
moltiplica le cause dei conflitti ed aumenta il rischio del loro propagarsi.
2316 La
produzione e il commercio delle armi toccano il bene comune delle nazioni e
della comunità internazionale. Le autorità pubbliche hanno pertanto il diritto
e il dovere di regolamentarli. La ricerca di interessi privati o collettivi a
breve termine non può legittimare imprese che fomentano la violenza e i conflitti
tra le nazioni e che compromettono l'ordine giuridico internazionale.
2317 Le
ingiustizie, gli eccessivi squilibri di carattere economico o sociale,
l'invidia, la diffidenza e l'orgoglio che dannosamente imperversano tra gli
uomini e le nazioni, minacciano incessantemente la pace e causano le guerre.
Tutto quanto si fa per eliminare questi disordini contribuisce a costruire la
pace e ad evitare la guerra:
Gli uomini, in
quanto peccatori, sono e saranno sempre sotto la minaccia della guerra fino
alla venuta di Cristo; ma, in quanto riescono, uniti nell'amore, a vincere il
peccato, essi vincono anche la violenza, fino alla realizzazione di quella
parola divina: "Con le loro spade costruiranno aratri e falci con le loro
lance; nessun popolo prenderà più le armi contro un altro popolo, né si
eserciteranno più per la guerra" ( Is 2,4 ) [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium
et spes, 78].
In sintesi
2318 Dio
"ha in mano l'anima di ogni vivente e il soffio di ogni carne umana"
( Gb 12,10 ).
2319 Ogni vita
umana, dal momento del concepimento fino alla morte, è sacra, perché la persona
umana è stata voluta per se stessa ad immagine e somiglianza del Dio vivente e
santo.
2320
L'uccisione di un essere umano è gravemente contraria alla dignità della
persona e alla santità del Creatore.
2321 La
proibizione dell'omicidio non abroga il diritto di togliere, ad un ingiusto
aggressore, la possibilità di nuocere. La legittima difesa è un dovere grave
per chi ha la responsabilità della vita altrui o del bene comune.
2322 Fin dal
concepimento il bambino ha diritto alla vita. L'aborto diretto, cioè voluto
come un fine o come un mezzo, è una pratica "vergognosa" , [Conc.
Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 27] gravemente contraria alla legge morale. La
Chiesa condanna con una pena canonica di scomunica questo delitto contro la
vita umana.
2323 Dal
momento che deve essere trattato come una persona fin dal concepimento,
l'embrione deve essere difeso nella sua integrità, curato e guarito come ogni
altro essere umano.
2324
L'eutanasia volontaria, qualunque ne siano le forme e i motivi, costituisce un
omicidio. E' gravemente contraria alla dignità della persona umana e al
rispetto del Dio vivente, suo Creatore.
2325 Il
suicidio è gravemente contrario alla giustizia, alla speranza e alla carità. E'
proibito dal quinto comandamento.
2326 Lo
scandalo costituisce una colpa grave quando chi lo provoca con azione o con
omissione deliberatamente spinge altri a peccare gravemente.
2327 Si deve
fare tutto ciò che è ragionevolmente possibile per evitare la guerra, dati i
mali e le ingiustizie di cui è causa. La Chiesa prega: "Dalla fame, dalla
peste e dalla guerra liberaci, Signore".
2328 La Chiesa
e la ragione umana dichiarano la permanente validità della legge morale durante
i conflitti armati. Le pratiche contrarie al diritto delle genti e ai suoi
principi universali, deliberatamente messe in atto, sono dei crimini.
2329 "La
corsa agli armamenti è una delle piaghe più gravi dell'umanità e danneggia in
modo intollerabile i poveri" [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 81].
2330
"Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio" (
Mt 5,9 ).