PARTE TERZA - LA VITA IN CRISTO
SEZIONE SECONDA - I DIECI COMANDAMENTI
CAPITOLO SECONDO - "AMERAI IL PROSSIMO TUO COME TE
STESSO"
2196 Rispondendo
alla domanda rivoltagli sul primo dei comandamenti, Gesù disse: "Il primo
è: "Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l'unico Signore; amerai
dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con
tutta la tua forza". E il secondo è questo: "Amerai il prossimo tuo
come te stesso". Non c'è altro comandamento più importante di questo"
( Mc 12,29-31 ).
L'Apostolo san
Paolo lo richiama: "Chi ama il suo simile ha adempiuto la legge. Infatti,
il precetto: "non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non
desiderare" e qualsiasi altro comandamento, si riassumono in queste
parole: "Amerai il prossimo tuo come te stesso". L'amore non fa
nessun male al prossimo: pieno compimento della legge è l'amore" ( Rm
13,8-10 ).
Articolo 4
IL QUARTO COMANDAMENTO
Onora tuo padre e
tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che ti dà il Signore,
tuo Dio ( Es 20,12 ).
Stava loro
sottomesso ( Lc 2,51 ).
Lo stesso Signore
Gesù ha ricordato l'importanza di questo "comandamento di Dio" ( Mc
7,8-13 ). L'Apostolo insegna: "Figli, obbedite ai vostri genitori nel
Signore, perché questo è giusto. "Onora tuo padre e tua madre": è
questo il primo comandamento associato a una promessa: "perché tu sia
felice e goda di una vita lunga sopra la terra"" ( Ef 6,1-3 ) [Cf Dt
5,16 ].
2197 Il quarto
comandamento apre la seconda tavola della Legge. Indica l'ordine della carità.
Dio ha voluto che, dopo lui, onoriamo i nostri genitori ai quali dobbiamo la
vita e che ci hanno trasmesso la conoscenza di Dio. Siamo tenuti ad onorare e
rispettare tutti coloro che Dio, per il nostro bene, ha rivestito della sua
autorità.
2198 Questo
comandamento è espresso nella forma positiva di un dovere da compiere. Annunzia
i comandamenti successivi, concernenti un rispetto particolare della vita, del
matrimonio, dei beni terreni, della parola. Costituisce uno dei fondamenti
della dottrina sociale della Chiesa.
2199 Il quarto
comandamento si rivolge espressamente ai figli in ordine alle loro relazioni
con il padre e con la madre, essendo questa relazione la più universale.
Concerne parimenti i rapporti di parentela con i membri del gruppo familiare.
Chiede di tributare onore, affetto e riconoscenza ai nonni e agli antenati. Si
estende infine ai doveri degli alunni nei confronti degli insegnanti, dei
dipendenti nei confronti dei datori di lavoro, dei subordinati nei confronti
dei loro superiori, dei cittadini verso la loro patria, verso i pubblici
amministratori e i governanti.
Questo
comandamento implica e sottintende i doveri dei genitori, tutori, docenti,
capi, magistrati, governanti, di tutti coloro che esercitano un'autorità su
altri o su una comunità di persone.
2200 L'osservanza
del quarto comandamento comporta una ricompensa: "Onora tuo padre e tua
madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che ti dà il Signore, tuo
Dio" ( Es 20,12 ) [Cf Dt 5,16 ]. Il rispetto di questo comandamento
procura, insieme con i frutti spirituali, frutti temporali di pace e di
prosperità. Al contrario, la trasgressione di questo comandamento arreca gravi
danni alle comunità e alle persone umane.
I. La famiglia
nel piano di Dio
Natura della
famiglia
2201 La comunità
coniugale è fondata sul consenso degli sposi. Il matrimonio e la famiglia sono
ordinati al bene degli sposi e alla procreazione ed educazione dei figli.
L'amore degli sposi e la generazione dei figli stabiliscono tra i membri di una
medesima famiglia relazioni personali e responsabilità primarie.
2202 Un uomo e
una donna uniti in matrimonio formano insieme con i loro figli una famiglia.
Questa istituzione precede qualsiasi riconoscimento da parte della pubblica
autorità; si impone da sé. La si considererà come il normale riferimento, in
funzione del quale devono essere valutate le diverse forme di parentela.
2203 Creando
l'uomo e la donna, Dio ha istituito la famiglia umana e l'ha dotata della sua
costituzione fondamentale. I suoi membri sono persone uguali in dignità. Per il
bene comune dei suoi membri e della società, la famiglia comporta una diversità
di responsabilità, di diritti e di doveri.
La famiglia
cristiana
2204 "La
famiglia cristiana offre una rivelazione e una realizzazione specifica della
comunione ecclesiale; anche per questo motivo, può e deve essere chiamata
"chiesa domestica" " [Giovanni Paolo II, Esort. ap. Familiaris
consortio, 21; cf Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 11]. Essa è una comunità
di fede, di speranza e di carità; nella Chiesa riveste una singolare importanza
come è evidente nel Nuovo Testamento [Cf Ef 5,21-6,4; Col 3,18-21; 1Pt 3,1-7 ].
2205 La famiglia
cristiana è una comunione di persone, segno e immagine della comunione del
Padre e del Figlio nello Spirito Santo. La sua attività procreatrice ed
educativa è il riflesso dell'opera creatrice del Padre. La famiglia è chiamata
a condividere la preghiera e il sacrificio di Cristo. La preghiera quotidiana e
la lettura della Parola di Dio corroborano in essa la carità. La famiglia
cristiana è evangelizzatrice e missionaria.
2206 Le relazioni
in seno alla famiglia comportano un'affinità di sentimenti, di affetti e di
interessi, che nasce soprattutto dal reciproco rispetto delle persone. La
famiglia è una comunità privilegiata chiamata a realizzare "un'amorevole
apertura di animo tra i coniugi e... una continua collaborazione tra i genitori
nell'educazione dei figli" [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 52].
II. La famiglia e
la società
2207 La famiglia
è la cellula originaria della vita sociale. E' la società naturale in cui
l'uomo e la donna sono chiamati al dono di sé nell'amore e nel dono della vita.
L'autorità, la stabilità e la vita di relazione in seno alla famiglia
costituiscono i fondamenti della libertà, della sicurezza, della fraternità
nell'ambito della società. La famiglia è la comunità nella quale, fin
dall'infanzia, si possono apprendere i valori morali, si può incominciare ad
onorare Dio e a far buon uso della libertà. La vita di famiglia è un'iniziazione
alla vita nella società.
2208 La famiglia
deve vivere in modo che i suoi membri si aprano all'attenzione e all'impegno in
favore dei giovani e degli anziani, delle persone malate o handicappate e dei
poveri. Numerose sono le famiglie che, in certi momenti, non hanno la
possibilità di dare tale aiuto. Tocca allora ad altre persone, ad altre
famiglie e, sussidiariamente, alla società provvedere ai bisogni di costoro:
"Una religione pura e senza macchia davanti a Dio nostro Padre è questa:
soccorrere gli orfani e le vedove nelle loro afflizioni e conservarsi puri da
questo mondo" ( Gc 1,27 ).
2209 La famiglia
deve essere aiutata e difesa con appropriate misure sociali. Là dove le
famiglie non sono in grado di adempiere alle loro funzioni, gli altri corpi
sociali hanno il dovere di aiutarle e di sostenere l'istituto familiare. In
base al principio di sussidiarietà, le comunità più grandi si guarderanno
dall'usurpare le sue prerogative o di ingerirsi nella sua vita.
2210 L'importanza
della famiglia per la vita e il benessere della società, [Cf Conc. Ecum. Vat.
II, Gaudium et spes, 47] comporta per la società stessa una particolare
responsabilità nel sostenere e consolidare il matrimonio e la famiglia. Il
potere civile consideri "come un sacro dovere rispettare, proteggere e
favorire la loro vera natura, la moralità pubblica e la prosperità
domestica" [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 47].
2211 La comunità
politica ha il dovere di onorare la famiglia, di assisterla, e di assicurarle
in particolare:
- la libertà di
costituirsi, di procreare figli e di educarli secondo le proprie con vinzioni
morali e religiose;
- la tutela della
stabilità del vincolo coniugale e dell'istituto familiare;
- la libertà di
professare la propria fede, di trasmetterla, di educare in essa i figli,
avvalendosi dei mezzi e delle istituzioni necessarie;
- il diritto alla
proprietà privata, la libertà di intraprendere un'attività, di procurarsi un
lavoro e una casa, il diritto di emigrare;
- in conformità
alle istituzioni dei paesi, il diritto alle cure mediche, all'assi stenza per
le persone anziane, agli assegni familiari;
- la difesa della
sicurezza e della salute, particolarmente in ordine a pericoli come la droga,
la pornografia, l'alcolismo, ecc.;
- la libertà di
formare associazioni con altre famiglie e di essere in tal modo rappresentate
presso le autorità civili [Cf Giovanni Paolo II, Esort. ap. Familiaris
consortio, 46].
2212 Il quarto
comandamento illumina le altre relazioni nella società. Nei nostri fratelli e
nelle nostre sorelle, vediamo i figli dei nostri genitori; nei nostri cugini, i
discendenti dei nostri avi; nei nostri concittadini, i figli della nostra
patria; nei battezzati, i figli della Chiesa, nostra madre; in ogni persona
umana, un figlio o una figlia di colui che vuole essere chiamato "Padre
nostro". Conseguentemente, le nostre relazioni con il prossimo sono di
carattere personale. Il prossimo non è un "individuo" della
collettività umana; è "qualcuno" che, per le sue origini conosciute,
merita un'attenzione e un rispetto singolari.
2213 Le comunità
umane sono composte di persone. Il loro buon governo non si limita alla
garanzia dei diritti e all'osservanza dei doveri, come pure al rispetto dei
contratti. Giuste relazioni tra imprenditori e dipendenti, governanti e
cittadini presuppongono la naturale benevolenza conforme alla dignità delle
persone umane, cui stanno a cuore la giustizia e la fraternità.
III. Doveri dei
membri della famiglia
Doveri dei figli
2214 La paternità
divina è la sorgente della paternità umana; [Cf Ef 3,14 ] è la paternità divina
che fonda l'onore dovuto ai genitori. Il rispetto dei figli, minorenni o
adulti, per il proprio padre e la propria madre, [Cf Pr 1,8; Tb 4,3-4 ] si
nutre dell'affetto naturale nato dal vincolo che li unisce. Questo rispetto è
richiesto dal comando divino [Cf Es 20,12 ].
2215 Il rispetto
per i genitori (pietà filiale) è fatto di riconoscenza verso coloro che, con il
dono della vita, il loro amore e il loro lavoro, hanno messo al mondo i loro figli
e hanno loro permesso di crescere in età, in sapienza e in grazia. "Onora
tuo padre con tutto il cuore e non dimenticare i dolori di tua madre. Ricorda
che essi ti hanno generato; che darai loro in cambio di quanto ti hanno
dato?" ( Sir 7,27-28 ).
2216 Il rispetto
filiale si manifesta anche attraverso la vera docilità e la vera obbedienza:
"Figlio mio, osserva il comando di tuo padre, non disprezzare
l'insegnamento di tua madre. . . Quando cammini ti guideranno; quando riposi,
veglieranno su di te; quando ti desti, ti parleranno" ( Pr 6,20-22 ).
"Il figlio saggio ama la disciplina, lo spavaldo non ascolta il
rimprovero" ( Pr 13,1 ).
2217 Per tutto il
tempo in cui vive nella casa dei suoi genitori, il figlio deve obbedire ad ogni
loro richiesta motivata dal suo proprio bene o da quello della famiglia.
"Figli, obbedite ai genitori in tutto; ciò è gradito al Signore" (
Col 3,20 ) [Cf Ef 6,1 ]. I figli devono anche obbedire agli ordini ragionevoli
dei loro educatori e di tutti coloro ai quali i genitori li hanno affidati. Ma
se in coscienza sono persuasi che è moralmente riprovevole obbedire a un dato
ordine, non vi obbediscano.
Crescendo, i
figli continueranno a rispettare i loro genitori. Preverranno i loro desideri,
chiederanno spesso i loro consigli, accetteranno i loro giustificati
ammonimenti. Con l'emancipazione cessa l'obbedienza dei figli verso i genitori,
ma non il rispetto che ad essi è sempre dovuto. Questo trova, in realtà, la sua
radice nel timore di Dio, uno dei doni dello Spirito Santo.
2218 Il quarto
comandamento ricorda ai figli divenuti adulti le loro responsabilità verso i
genitori. Nella misura in cui possono, devono dare loro l'aiuto materiale e
morale, negli anni della vecchiaia e in tempo di malattia, di solitudine o di
indigenza. Gesù richiama questo dovere di riconoscenza [Cf Mc 7,10-12 ].
Il Signore vuole
che il padre sia onorato dai figli, ha stabilito il diritto della madre sulla
prole. Chi onora il padre espia i peccati, chi riverisce la madre è come chi
accumula tesori. Chi onora il padre avrà gioia dai propri figli, sarà esaudito
nel giorno della sua preghiera. Chi riverisce suo padre vivrà a lungo; chi
obbedisce al Signore dà consolazione alla madre ( Sir 3,2-6 ).
Figlio, soccorri
tuo padre nella vecchiaia, non contristarlo durante la sua vita. Anche se
perdesse il senno, compatiscilo e non disprezzarlo mentre sei nel pieno del
vigore. . . Chi abbandona il padre è come un bestemmiatore, chi insulta la
madre è maledetto dal Signore ( Sir 3,12-13; Sir 3,16 ).
2219 Il rispetto
filiale favorisce l'armonia di tutta la vita familiare; concerne anche le
relazioni tra fratelli e sorelle. Il rispetto verso i genitori si riflette su
tutto l'ambiente familiare. "Corona dei vecchi sono i figli dei
figli" ( Pr 17,6 ). "Con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza"
sopportatevi "a vicenda con amore" ( Ef 4,2 ).
2220 I cristiani
devono una speciale gratitudine a coloro dai quali hanno ricevuto il dono della
fede, la grazia del Battesimo e la vita nella Chiesa. Può trattarsi dei
genitori, di altri membri della famiglia, dei nonni, di pastori, di catechisti,
di altri maestri o amici. "Mi ricordo della tua fede schietta, fede che fu
prima nella tua nonna Lòide, poi in tua madre Eunice, e ora, ne sono certo,
anche in te" ( 2Tm 1,5 ).
Doveri dei
genitori
2221 La fecondità
dell'amore coniugale non si riduce alla sola procreazione dei figli, ma deve
estendersi alla loro educazione morale e alla loro formazione spirituale. La
funzione educativa dei genitori "è tanto importante che, se manca, può a
stento essere supplita" [Conc. Ecum. Vat. II, Gravissimum educationis, 3].
Il diritto e il dovere dell'educazione sono, per i genitori, primari e
inalienabili [Cf Giovanni Paolo II, Esort. ap. Familiaris consortio, 36].
2222 I genitori
devono considerare i loro figli come figli di Dio e rispettarli come persone
umane. Educano i loro figli ad osservare la legge di Dio mostrandosi essi
stessi obbedienti alla volontà del Padre dei cieli.
2223 I genitori
sono i primi responsabili dell'educazione dei loro figli. Testimoniano tale
responsabilità innanzitutto con la creazione di una famiglia, in cui la
tenerezza, il perdono, il rispetto, la fedeltà e il servizio disinteressato
rappresentano la norma. Il focolare domestico è un luogo particolarmente adatto
per educare alle virtù. Questa educazione richiede che si impari l'abnegazione,
un retto modo di giudicare, la padronanza di sé, condizioni di ogni vera
libertà. I genitori insegneranno ai figli a subordinare "le dimensioni
materiali e istintive a quelle interiori e spirituali" [Giovanni Paolo II,
Lett. enc. Centesimus annus, 36]. I genitori hanno anche la grave
responsabilità di dare ai loro figli buoni esempi. Riconoscendo con franchezza
davanti ai figli le proprie mancanze, saranno meglio in grado di guidarli e di
correggerli:
Chi ama il
proprio figlio usa spesso la frusta... Chi corregge il proprio figlio ne trarrà
vantaggio ( Sir 30,1-2 ).
E voi, padri, non
inasprite i vostri figli, ma allevateli nell'educazione e nella disciplina del
Signore ( Ef 6,4 ).
2224 Il focolare
domestico costituisce l'ambito naturale per l'iniziazione dell'essere umano
alla solidarietà e alle responsabilità comunitarie. I genitori insegneranno ai
figli a guardarsi dai compromessi e dagli sbandamenti che minacciano le società
umane.
2225 Dalla grazia
del sacramento del Matrimonio, i genitori hanno ricevuto la responsabilità e il
privilegio di evangelizzare i loro figli. Li inizieranno, fin dai primi anni di
vita, ai misteri della fede dei quali essi, per i figli, sono "i primi
annunziatori" [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 11]. Li faranno
partecipare alla vita della Chiesa fin dalla più tenera età. I modi di vivere
in famiglia possono sviluppare le disposizioni affettive che, per l'intera
esistenza, costituiscono autentiche condizioni preliminari e sostegni di una
fede viva.
2226 L'
educazione alla fede da parte dei genitori deve incominciare fin dalla più
tenera età dei figli. Essa si realizza già allorché i membri della famiglia si
aiutano a crescere nella fede attraverso la testimonianza di una vita cristiana
vissuta in conformità al Vangelo. La catechesi familiare precede, accompagna e
arricchisce le altre forme d'insegnamento della fede. I genitori hanno la
missione di insegnare ai figli a pregare e a scoprire la loro vocazione di
figli di Dio [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 11]. La parrocchia è la
comunità eucaristica e il cuore della vita liturgica delle famiglie cristiane;
è un luogo privilegiato della catechesi dei figli e dei genitori.
2227 I figli, a
loro volta, contribuiscono alla crescita dei propri genitori nella santità [Cf
Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 48]. Tutti e ciascuno, con generosità e
senza mai stancarsi, si concederanno vicendevolmente il perdono che le offese,
i litigi, le ingiustizie e le infedeltà esigono. L'affetto reciproco lo
suggerisce. La carità di Cristo lo richiede [Cf Mt 18,21-22; Lc 17,4 ].
2228 Durante
l'infanzia, il rispetto e l'affetto dei genitori si esprimono innanzitutto
nella cura e nell'attenzione prodigate nell'allevare i propri figli, e nel
provvedere ai loro bisogni materiali e spirituali. Durante la loro crescita, il
medesimo rispetto e la medesima dedizione portano i genitori ad educare i figli
al retto uso della ragione e della libertà.
2229 Primi
responsabili dell'educazione dei figli, i genitori hanno il diritto di
scegliere per loro una scuola rispondente alle proprie convinzioni. E', questo,
un diritto fondamentale. I genitori, nei limiti del possibile, hanno il dovere
di scegliere le scuole che li possano aiutare nel migliore dei modi nel loro
compito di educatori cristiani [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Gravissimum
educationis, 6]. I pubblici poteri hanno il dovere di garantire tale diritto
dei genitori e di assicurare le condizioni concrete per poterlo esercitare.
2230 Diventando
adulti, i figli hanno il dovere e il diritto di scegliere la propria
professione e il proprio stato di vita. Assumeranno queste nuove responsabilità
in un rapporto confidente con i loro genitori, ai quali chiederanno e dai quali
riceveranno volentieri avvertimenti e consigli. I genitori avranno cura di non
costringere i figli né quanto alla scelta della professione, né quanto a quella
del coniuge. Questo dovere di discrezione non impedisce loro, tutt'altro, di
aiutarli con sapienti consigli, particolarmente quando progettano di fondare
una famiglia.
2231 Alcuni non
si sposano, al fine di prendersi cura dei propri genitori, o dei propri
fratelli e sorelle, di dedicarsi più esclusivamente ad una professione o per
altri validi motivi. Costoro possono grandemente contribuire al bene della
famiglia umana.
IV. La famiglia e
il Regno
2232 I vincoli
familiari, sebbene importanti, non sono però assoluti. Quanto più il figlio
cresce verso la propria maturità e autonomia umane e spirituali, tanto più la
sua specifica vocazione, che viene da Dio, si fa chiara e forte. I genitori
rispetteranno tale chiamata e favoriranno la risposta dei propri figli a
seguirla. E' necessario convincersi che la prima vocazione del cristiano è di
seguire Gesù : [Cf Mt 16,25 ] "Chi ama il padre o la madre più di me, non
è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me, non è degno di me"
( Mt 10,37 ).
2233 Diventare
discepolo di Gesù significa accettare l'invito ad appartenere alla famiglia di
Dio, a condurre una vita conforme al suo modo di vivere: "Chiunque fa la
volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e
madre" ( Mt 12,49 ).
I genitori
accoglieranno e rispetteranno con gioia e rendimento di grazie la chiamata
rivolta dal Signore a uno dei figli a seguirlo nella verginità per il Regno,
nella vita consacrata o nel ministero sacerdotale.
V. Le autorità
nella società civile
2234 Il quarto
comandamento di Dio ci prescrive anche di onorare tutti coloro che, per il
nostro bene, hanno ricevuto da Dio un'autorità nella società. Mette in luce
tanto i doveri di chi esercita l'autorità quanto quelli di chi ne beneficia.
Doveri delle
autorità civili
2235 Coloro che
sono rivestiti d'autorità, la devono esercitare come un servizio. "Colui
che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo" ( Mt 20,26 ).
L'esercizio di un'autorità è moralmente delimitato dalla sua origine divina,
dalla sua natura ragionevole e dal suo oggetto specifico. Nessuno può comandare
o istituire ciò che è contrario alla dignità delle persone e alla legge
naturale.
2236 L'esercizio
dell'autorità mira a rendere evidente una giusta gerarchia dei valori al fine
di facilitare l'esercizio della libertà e della responsabilità di tutti. I superiori
attuino con saggezza la giustizia distributiva, tenendo conto dei bisogni e
della collaborazione di ciascuno, e in vista della concordia e della pace.
Abbiano cura che le norme e le disposizioni che danno non inducano in
tentazione opponendo l'interesse personale a quello della comunità [Cf Giovanni
Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus, 25].
2237 I poteri
politici sono tenuti a rispettare i diritti fondamentali della persona umana.
Cercheranno di attuare con umanità la giustizia, nel rispetto del diritto di
ciascuno, soprattutto delle famiglie e dei diseredati.
I diritti
politici connessi con la cittadinanza possono e devono essere concessi secondo
le esigenze del bene comune. Non possono essere sospesi dai pubblici poteri
senza un motivo legittimo e proporzionato. L'esercizio dei diritti politici è
finalizzato al bene comune della nazione e della comunità umana.
Doveri dei
cittadini
2238 Coloro che
sono sottomessi all'autorità considereranno i loro superiori come
rappresentanti di Dio, che li ha costituiti ministri dei suoi doni: [Cf Rm
13,1-2 ] "State sottomessi ad ogni istituzione umana per amore del
Signore. . . Comportatevi come uomini liberi, non servendovi della libertà come
di un velo per coprire la malizia, ma come servitori di Dio" ( 1Pt 2,13;
1Pt 2,16 ). La leale collaborazione dei cittadini comporta il diritto, talvolta
il dovere, di fare le giuste rimostranze su ciò che a loro sembra nuocere alla
dignità delle persone e al bene della comunità.
2239 E' dovere
dei cittadini dare il proprio apporto ai poteri civili per il bene della
società in spirito di verità, di giustizia, di solidarietà e di libertà.
L'amore e il servizio della patria derivano dal dovere di riconoscenza e
dall'ordine della carità. La sottomissione alle autorità legittime e il
servizio del bene comune esigono dai cittadini che essi compiano la loro
funzione nella vita della comunità politica.
2240 La
sottomissione all'autorità e la corresponsabilità nel bene comune comportano
l'esigenza morale del versamento delle imposte, dell'esercizio del diritto di
voto, della difesa del paese:
Rendete a
ciascuno ciò che gli è dovuto: a chi il tributo il tributo; a chi le tasse le
tasse; a chi il timore il timore; a chi il rispetto, il rispetto ( Rm 13,7 ).
I cristiani...
abitano nella propria patria, ma come pellegrini; partecipano alla vita
pubblica come cittadini, ma da tutto sono staccati come stranieri...
Obbediscono alle leggi vigenti, ma con la loro vita superano le leggi... Così
eccelso è il posto loro assegnato da Dio, e non è lecito disertarlo! [Lettera a
Diogneto, 5, 5. 10; 6, 10]
L'Apostolo ci
esorta ad elevare preghiere ed azioni di grazie "per i re e per tutti
tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo trascorrere una vita calma e
tranquilla con tutta pietà e dignità" ( 1Tm 2,2 ).
2241 Le nazioni
più ricche sono tenute ad accogliere, nella misura del possibile, lo straniero
alla ricerca della sicurezza e delle risorse necessarie alla vita, che non gli
è possibile trovare nel proprio paese di origine. I pubblici poteri avranno
cura che venga rispettato il diritto naturale, che pone l'ospite sotto la
protezione di coloro che lo accolgono.
Le autorità
politiche, in vista del bene comune, di cui sono responsabili, possono
subordinare l'esercizio del diritto di immigrazione a diverse condizioni
giuridiche, in particolare al rispetto dei doveri dei migranti nei confronti
del paese che li accoglie. L'immigrato è tenuto a rispettare con riconoscenza
il patrimonio materiale e spirituale del paese che lo ospita, ad obbedire alle
sue leggi, a contribuire ai suoi oneri.
2242 Il cittadino
è obbligato in coscienza a non seguire le prescrizioni delle autorità civili
quando tali precetti sono contrari alle esigenze dell'ordine morale, ai diritti
fondamentali delle persone o agli insegnamenti del Vangelo. Il rifiuto
d'obbedienza alle autorità civili, quando le loro richieste contrastano con
quelle della retta coscienza, trova la sua giustificazione nella distinzione
tra il servizio di Dio e il servizio della comunità politica. "Rendete a
Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio" ( Mt 22,21 ).
"Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini" ( At 5,29 ).
Dove i cittadini
sono oppressi da una autorità pubblica che va al di là delle sue competenze,
essi non ricusino quelle cose che sono oggettivamente richieste dal bene
comune; sia però loro lecito difendere i diritti propri e dei propri
concittadini contro gli abusi di questa autorità, nel rispetto dei limiti
dettati dalla legge naturale ed evangelica [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et
spes, 74].
2243 La
resistenza all'oppressione del potere politico non ricorrerà legittimamente
alle armi, salvo quando sussistano tutte insieme le seguenti condizioni: 1. in
caso di violazioni certe, gravi e prolungate dei diritti fondamentali; 2. dopo
che si siano tentate tutte le altre vie; 3. senza che si provochino disordini
peggiori; 4. qualora vi sia una fondata speranza di successo; 5. se è
impossibile intravedere ragionevolmente soluzioni migliori.
La comunità
politica e la Chiesa
2244 Ogni
istituzione si ispira, anche implicitamente, ad una visione dell'uomo e del suo
destino, da cui deriva i propri criteri di giudizio, la propria gerarchia dei
valori, la propria linea di condotta. Nella maggior parte delle società le
istituzioni fanno riferimento ad una certa preminenza dell'uomo sulle cose.
Solo la Religione divinamente rivelata ha chiaramente riconosciuto in Dio,
Creatore e Redentore, l'origine e il destino dell'uomo. La Chiesa invita i
poteri politici a riferire i loro giudizi e le loro decisioni a tale
ispirazione della Verità su Dio e sull'uomo:
Le società che
ignorano questa ispirazione o la rifiutano in nome della loro indipendenza in
rapporto a Dio, sono spinte a cercare in se stesse oppure a mutuare da una
ideologia i loro riferimenti e il loro fine e, non tollerando che sia affermato
un criterio oggettivo del bene e del male, si arrogano sull'uomo e sul suo
destino un potere assoluto, dichiarato o non apertamente ammesso, come dimostra
la storia [Cf Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus, 45; 46].
2245 La Chiesa,
che a motivo della sua missione e della sua competenza, non si confonde in
alcun modo con la comunità politica, è ad un tempo il segno e la salvaguardia
del carattere trascendente della persona umana. "La Chiesa. . . rispetta e
promuove anche la libertà politica e la responsabilità dei cittadini"
[Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 76].
2246 E' proprio
della missione della Chiesa "dare il suo giudizio morale anche su cose che
riguardano l'ordine politico, quando ciò sia richiesto dai diritti fondamentali
della persona e dalla salvezza delle anime. E questo farà, utilizzando tutti e
solo quei mezzi che sono conformi al Vangelo e al bene di tutti, secondo la
diversità dei tempi e delle situazioni" [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et
spes, 76].
In sintesi
2247 "Onora
tuo padre e tua madre" ( Dt 5,16; 2247 Mc 7,10 ).
2248 Secondo il
quarto comandamento, Dio ha voluto che, dopo lui, onoriamo i nostri genitori e
coloro che egli, per il nostro bene, ha rivestito d'autorità.
2249 La comunità
coniugale è stabilita sull'alleanza e sul consenso degli sposi. Il matrimonio e
la famiglia sono ordinati al bene dei coniugi, alla procreazione e
all'educazione dei figli.
2250 "La
salvezza della persona e della società umana e cristiana è strettamente
connessa con una felice situazione della comunità coniugale e familiare"
[Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 47].
2251 I figli
devono ai loro genitori rispetto, riconoscenza, giusta obbedienza e aiuto. Il
rispetto filiale favorisce l'armonia di tutta la vita familiare.
2252 I genitori
sono i primi responsabili dell'educazione dei propri figli alla fede, alla
preghiera e a tutte le virtù. Hanno il dovere di provvedere, nella misura del
possibile, ai bisogni materiali e spirituali dei propri figli.
2253 I genitori
devono rispettare e favorire l'educazione dei propri figli. Ricorderanno a se
stessi ed insegneranno ai figli che la prima vocazione del cristiano è seguire
Gesù.
2254 La pubblica
autorità è tenuta a rispettare i diritti fondamentali della persona umana e le
condizioni per l'esercizio della sua libertà.
2255 E' dovere
dei cittadini collaborare con i poteri civili all'edificazione della società in
uno spirito di verità, di giustizia, di solidarietà e di libertà.
2256 Il cittadino
è obbligato in coscienza a non seguire le prescrizioni delle autorità civili
quando tali precetti si oppongono alle esigenze dell'ordine morale.
"Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini" ( At 5,29 ).
2257 Ogni società
ispira i propri giudizi e la propria condotta ad una visione dell'uomo e del
suo destino. Al di fuori della luce del Vangelo su Dio e sull'uomo, è facile
che le società diventino totalitarie.