PARTE SECONDA - LA CELEBRAZIONE DEL MISTERO CRISTIANO
SEZIONE SECONDA - "I SETTE SACRAMENTI DELLA
CHIESA"
CAPITOLO TERZO - I SACRAMENTI DEL SERVIZIO DELLA COMUNIONE
Articolo 7
IL SACRAMENTO DEL MATRIMONIO
1601 "Il
patto matrimoniale con cui l'uomo e la donna stabiliscono tra loro la comunità
di tutta la vita, per sua natura ordinata al bene dei coniugi e alla
procreazione e educazione della prole, tra i battezzati è stato elevato da
Cristo Signore alla dignità di sacramento" [Codice di Diritto Canonico,
1055, 1].
I. Il matrimonio
nel disegno di Dio
1602 La Sacra
Scrittura si apre con la creazione dell'uomo e della donna ad immagine e
somiglianza di Dio [Cf Gen 1,26-27 ] e si chiude con la visione delle
"nozze dell'Agnello" ( Ap 19,7; Ap 19,9 ). Da un capo all'altro la
Scrittura parla del Matrimonio e del suo "mistero", della sua
istituzione e del senso che Dio gli ha dato, della sua origine e del suo fine,
delle sue diverse realizzazioni lungo tutta la storia della salvezza, delle sue
difficoltà derivate dal peccato e del suo rinnovamento "nel Signore"
( 1Cor 7,39 ), nella Nuova Alleanza di Cristo e della Chiesa [Cf Ef 5,31-32 ].
Il matrimonio
nell'ordine della creazione
1603
"L'intima comunione di vita e di amore coniugale, fondata dal Creatore e
strutturata con leggi proprie, è stabilita dal patto coniugale. . . Dio stesso
è l'autore del matrimonio" [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 48]. La
vocazione al matrimonio è iscritta nella natura stessa dell'uomo e della donna,
quali sono usciti dalla mano del Creatore. Il matrimonio non è un'istituzione
puramente umana, malgrado i numerosi mutamenti che ha potuto subire nel corso
dei secoli, nelle varie culture, strutture sociali e attitudini spirituali.
Queste diversità non devono far dimenticare i tratti comuni e permanenti.
Sebbene la dignità di questa istituzione non traspaia ovunque con la stessa
chiarezza, [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 47] esiste tuttavia in
tutte le culture un certo senso della grandezza dell'unione matrimoniale,
poiché "la salvezza della persona e della società umana e cristiana è
strettamente connessa con una felice situazione della comunità coniugale e
familiare" [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 47].
1604 Dio, che ha
creato l'uomo per amore, lo ha anche chiamato all'amore, vocazione fondamentale
e innata di ogni essere umano. Infatti l'uomo è creato ad immagine e
somiglianza di Dio [Cf Gen 1,27 ] che è Amore [Cf 1Gv 4,8; 1Gv 4,16 ]. Avendolo
Dio creato uomo e donna, il loro reciproco amore diventa un'immagine dell'amore
assoluto e indefettibile con cui Dio ama l'uomo. E' cosa buona, molto buona,
agli occhi del Creatore [Cf Gen 1,31 ]. E questo amore che Dio benedice è
destinato ad essere fecondo e a realizzarsi nell'opera comune della custodia
della creazione: "Dio li benedisse e disse loro: "Siate fecondi e
moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela"" ( Gen 1,28 ).
1605 Che l'uomo e
la donna siano creati l'uno per l'altro, lo afferma la Sacra Scrittura:
"Non è bene che l'uomo sia solo". La donna, "carne della sua
carne", sua eguale, del tutto prossima a lui, gli è donata da Dio come un
"aiuto", rappresentando così Dio dal quale viene il nostro aiuto [ Cf
Sal 121,2 ]. "Per questo l'uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si
unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne" ( Gen 2,24 ) [Cf Gen
2,18-25 ]. Che ciò significhi un'unità indefettibile delle loro due esistenze,
il Signore stesso lo mostra ricordando quale sia stato,
"all'origine", il disegno del Creatore: "Così che non sono più
due, ma una carne sola" ( Mt 19,6 ).
Il matrimonio
sotto il regime del peccato
1606 Ogni uomo fa
l'esperienza del male, attorno a sé e in se stesso. Questa esperienza si fa
sentire anche nelle relazioni fra l'uomo e la donna. Da sempre la loro unione è
stata minacciata dalla discordia, dallo spirito di dominio, dall'infedeltà,
dalla gelosia e da conflitti che possono arrivare fino all'odio e alla rottura.
Questo disordine può manifestarsi in modo più o meno acuto, e può essere più o
meno superato, secondo le culture, le epoche, gli individui, ma sembra proprio
avere un carattere universale.
1607 Secondo la
fede, questo disordine che noi constatiamo con dolore, non deriva dalla natura
dell'uomo e della donna, né dalla natura delle loro relazioni, ma dal peccato .
Rottura con Dio, il primo peccato ha come prima conseguenza la rottura della
comunione originale dell'uomo e della donna. Le loro relazioni sono distorte da
accuse reciproche; [Cf Gen 3,12 ] la loro mutua attrattiva, dono proprio del
Creatore, [Cf Gen 2,22 ] si cambia in rapporti di dominio e di bramosia; [Cf
Gen 3,16 b] la splendida vocazione dell'uomo e della donna ad essere fecondi, a
moltiplicarsi e a soggiogare la terra [Cf Gen 1,28 ] è gravata dai dolori del
parto e dalle fatiche del lavoro [ Cf Gen 3,16-19 ].
1608 Tuttavia,
anche se gravemente sconvolto, l'ordine della creazione permane. Per guarire le
ferite del peccato, l'uomo e la donna hanno bisogno dell'aiuto della grazia che
Dio, nella sua infinita misericordia, non ha loro mai rifiutato [Cf Gen 3,21 ].
Senza questo aiuto l'uomo e la donna non possono giungere a realizzare l'unione
delle loro vite, in vista della quale Dio li ha creati "all'inizio".
Il matrimonio
sotto la pedagogia della Legge
1609 Nella sua
misericordia, Dio non ha abbandonato l'uomo peccatore. Le sofferenze che
derivano dal peccato, "i dolori del parto" ( Gen 3,16 ), il lavoro
"con il sudore del volto" ( Gen 3,19 ), costituiscono anche dei
rimedi che attenuano i danni del peccato. Dopo la caduta, il matrimonio aiuta a
vincere il ripiegamento su di sé, l'egoismo, la ricerca del proprio piacere, e
ad aprirsi all'altro, all'aiuto vicendevole, al dono di sé.
1610 La coscienza
morale riguardante l'unità e l'indissolubilità del matrimonio si è sviluppata
sotto la pedagogia della Legge antica. La poligamia dei patriarchi e dei re non
è ancora esplicitamente rifiutata. Tuttavia, la Legge data a Mosè mira a
proteggere la donna contro l'arbitrarietà del dominio da parte dell'uomo,
sebbene anch'essa porti, secondo la Parola del Signore, le tracce della
"durezza del cuore" dell'uomo, a motivo della quale Mosè ha permesso
il ripudio della donna [Cf Mt 19,8; 1610 Dt 24,1 ].
1611 Vedendo
l'Alleanza di Dio con Israele sotto l'immagine di un amore coniugale esclusivo
e fedele, [Cf Os 1-3; Is 54; Is 62; Ger 2-3; 1611 Ger 31; Ez 16; Ez 23 ] i
profeti hanno preparato la coscienza del Popolo eletto ad una intelligenza
approfondita dell'unicità e dell'indissolubilità del matrimonio [Cf Ml 2,13-17
]. I libri di Rut e di Tobia offrono testimonianze commoventi di un alto senso
del matrimonio, della fedeltà e della tenerezza degli sposi. La Tradizione ha
sempre visto nel Cantico dei Cantici un'espressione unica dell'amore umano, in
quanto è riflesso dell'amore di Dio, amore "forte come la morte" che
"le grandi acque non possono spegnere" ( Ct 8,6-7 ).
Il matrimonio nel
Signore
1612 L'alleanza
nuziale tra Dio e il suo popolo Israele aveva preparato l'Alleanza Nuova ed
eterna nella quale il Figlio di Dio, incarnandosi e offrendo la propria vita,
in certo modo si è unito tutta l'umanità da lui salvata, [Cf Conc. Ecum. Vat.
II, Gaudium et spes, 22] preparando così "le nozze dell'Agnello" (Ap
19,7; Ap 19,9).
1613 Alle soglie
della sua vita pubblica, Gesù compie il suo primo segno - su richiesta di sua
Madre - durante una festa nuziale [Cf Gv 2,1-11 ]. La Chiesa attribuisce una
grande importanza alla presenza di Gesù alle nozze di Cana. Vi riconosce la
conferma della bontà del matrimonio e l'annuncio che ormai esso sarà un segno
efficace della presenza di Cristo.
1614 Nella sua
predicazione Gesù ha insegnato senza equivoci il senso originale dell'unione
dell'uomo e della donna, quale il Creatore l'ha voluta all'origine: il
permesso, dato da Mosè, di ripudiare la propria moglie, era una concessione
motivata dalla durezza del cuore; [Cf Mt 19,8 ] l'unione matrimoniale dell'uomo
e della donna è indissolubile: Dio stesso l'ha conclusa. "Quello dunque
che Dio ha congiunto, l'uomo non lo separi" ( Mt 19,6 ).
1615 Questa
inequivocabile insistenza sull'indissolubilità del vincolo matrimoniale ha
potuto lasciare perplessi e apparire come un'esigenza irrealizzabile [Cf Mt
19,10 ]. Tuttavia Gesù non ha caricato gli sposi di un fardello impossibile da
portare e troppo gravoso, [Cf Mt 11,29-30 ] più pesante della Legge di Mosè.
Venendo a ristabilire l'ordine iniziale della creazione sconvolto dal peccato,
egli stesso dona la forza e la grazia per vivere il matrimonio nella nuova
dimensione del Regno di Dio. Seguendo Cristo, rinnegando se stessi, prendendo
su di sé la propria croce [Cf Mc 8,34 ] gli sposi potranno "capire"
[Cf Mt 19,11 ] il senso originale del matrimonio e viverlo con l'aiuto di
Cristo. Questa grazia del Matrimonio cristiano è un frutto della croce di
Cristo, sorgente di ogni vita cristiana.
1616 E' ciò che
l'Apostolo Paolo lascia intendere quando dice: "Voi, mariti, amate le
vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per
renderla santa" ( Ef 5,25-26 ), e aggiunge subito: "Per questo l'uomo
lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna e i due formeranno una
carne sola. Questo mistero è grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla
Chiesa!" ( Ef 5,31-32 ).
1617 Tutta la
vita cristiana porta il segno dell'amore sponsale di Cristo e della Chiesa. Già
il Battesimo, che introduce nel Popolo di Dio, è un mistero nuziale: è, per
così dire, il lavacro di nozze [Cf Ef 5,26-27 ] che precede il banchetto di
nozze, l'Eucaristia. Il Matrimonio cristiano diventa, a sua volta, segno
efficace, sacramento dell'alleanza di Cristo e della Chiesa. Poiché ne
significa e ne comunica la grazia, il matrimonio fra battezzati è un vero
sacramento della Nuova Alleanza [Cf Concilio di Trento: Denz. -Schönm., 1800;
Codice di Diritto Canonico, 1055, 2].
La verginità per
il Regno
1618 Cristo è il
centro di ogni vita cristiana. Il legame con lui occupa il primo posto rispetto
a tutti gli altri legami, familiari o sociali [Cf Lc 14,26; 1618 Mc 10,28-31 ].
Fin dall'inizio della Chiesa, ci sono stati uomini e donne che hanno rinunciato
al grande bene del matrimonio per seguire "l'Agnello dovunque va"( Ap
14,4 ), per preoccuparsi delle cose del Signore e cercare di piacergli, [Cf
1Cor 7,32 ] per andare incontro allo Sposo che viene [Cf Mt 25,6 ]. Cristo
stesso ha invitato certuni a seguirlo in questo genere di vita, di cui egli
rimane il modello:
Vi sono infatti
eunuchi che sono nati così dal ventre della madre; ve ne sono alcuni che sono
stati resi eunuchi dagli uomini, e vi sono altri che si sono fatti eunuchi per
il Regno dei cieli. Chi può capire, capisca ( Mt 19,12 ).
1619 La verginità
per il Regno dei cieli è uno sviluppo della grazia battesimale, un segno
possente della preminenza del legame con Cristo, dell'attesa ardente del suo
ritorno, un segno che ricorda pure come il matrimonio sia una realtà del mondo
presente che passa [Cf Mc 12,25; 1Cor 7,31 ].
1620 Entrambi, il
sacramento del Matrimonio e la verginità per il Regno di Dio, provengono dal
Signore stesso. E' lui che dà loro senso e concede la grazia indispensabile per
viverli conformemente alla sua volontà [Cf Mt 19,3-12 ]. La stima della
verginità per il Regno [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 42; Id.,
Perfectae caritatis, 12; Id. , Optatam totius, 10] e il senso cristiano del
Matrimonio sono inseparabili e si favoriscono reciprocamente:
Chi denigra il
matrimonio, sminuisce anche la gloria della verginità; chi lo loda, aumenta
l'ammirazione che è dovuta alla verginità. . . Infatti, ciò che sembra bello
solo in rapporto a ciò che è brutto non può essere molto bello; quello che
invece è la migliore delle cose considerate buone, è la cosa più bella in senso
assoluto [San Giovanni Crisostomo, De virginitate, 10, 1: PG 48, 540A; cf
Giovanni Paolo II, Esort. ap. Familiaris consortio, 16].
II. La
celebrazione del Matrimonio
1621 Nel rito
latino, la celebrazione del Matrimonio tra due fedeli cattolici ha luogo normalmente
durante la Santa Messa, a motivo del legame di tutti i sacramenti con il
Mistero pasquale di Cristo [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Sacrosanctum concilium,
61]. Nell'Eucaristia si realizza il memoriale della Nuova Alleanza, nella quale
Cristo si è unito per sempre alla Chiesa, sua diletta sposa per la quale ha
dato se stesso [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 6]. E' dunque
conveniente che gli sposi suggellino il loro consenso a donarsi l'uno all'altro
con l'offerta delle loro proprie vite, unendola all'offerta di Cristo per la
sua Chiesa, resa presente nel sacrificio eucaristico, e ricevendo l'Eucaristia,
affinché, nel comunicare al medesimo Corpo e al medesimo Sangue di Cristo, essi
"formino un corpo solo" in Cristo [Cf 1Cor 10,17 ].
1622 "In
quanto gesto sacramentale di santificazione, la celebrazione liturgica del
Matrimonio. . . deve essere per sé valida, degna e fruttuosa" [Giovanni
Paolo II, Esort. ap. Familiaris consortio, 67]. Conviene quindi che i futuri
sposi si dispongano alla celebrazione del loro Matrimonio ricevendo il
sacramento della Penitenza.
1623 Secondo la
tradizione latina sono gli sposi, come ministri della grazia di Cristo, a
conferirsi mutualmente il sacramento del Matrimonio esprimendo davanti alla
Chiesa il loro consenso. Nelle tradizioni delle Chiese orientali, i sacerdoti,
vescovi o presbiteri, sono testimoni del reciproco consenso scambiato tra gli
sposi ma anche la loro benedizione è necessaria per la validità del sacramento.
1624 Le diverse
liturgie sono ricche di preghiere di benedizione e di epiclesi che chiedono a
Dio la sua grazia e la benedizione sulla nuova coppia, specialmente sulla
sposa. Nell'epiclesi di questo sacramento gli sposi ricevono lo Spirito Santo
come Comunione di amore di Cristo e della Chiesa [Cf Ef 5,32 ]. E' lui il
sigillo della loro alleanza, la sorgente sempre offerta del loro amore, la
forza in cui si rinnoverà la loro fedeltà.
III. Il consenso
matrimoniale
1625 I
protagonisti dell'alleanza matrimoniale sono un uomo e una donna battezzati, liberi
di contrarre il matrimonio e che esprimono liberamente il loro consenso.
"Essere libero" vuol dire:
- non subire
costrizioni;
- non avere
impedimenti in base ad una legge naturale o ecclesiastica.
1626 La Chiesa
considera lo scambio del consenso tra gli sposi come l'elemento indispensabile
"che costituisce il matrimonio" [Codice di Diritto Canonico, 1057,
1]. Se il consenso manca, non c'è matrimonio.
1627 Il consenso
consiste in un "atto umano col quale i coniugi mutuamente si danno e si
ricevono": [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 48; cf Codice di Diritto
Canonico, 1057, 2] "Io prendo te come mia sposa" - "Io prendo te
come mio sposo" [Rituale romano, Il sacramento del matrimonio, 45]. Questo
consenso che lega gli sposi tra loro, trova il suo compimento nel fatto che i
due diventano "una carne sola" [Cf Gen 2,24; Mc 10,8; Ef 5,31 ].
1628 Il consenso
deve essere un atto della volontà di ciascuno dei contraenti, libero da
violenza o da grave costrizione esterna [Cf Codice di Diritto Canonico, 1103].
Nessuna potestà umana può sostituirsi a questo consenso [Cf ibid., 1057, 1]. Se
tale libertà manca, il matrimonio è invalido.
1629 Per questo
motivo (o per altre cause che rendono nullo e non avvenuto il matrimonio): [Cf
Codice di Diritto Canonico, 1095-1107] la Chiesa può, dopo esame della
situazione da parte del tribunale ecclesiastico competente, dichiarare "la
nullità del matrimonio", vale a dire che il matrimonio non è mai esistito.
In questo caso i contraenti sono liberi di sposarsi, salvo rispettare gli
obblighi naturali derivati da una precedente unione [Cf ibid., 1071].
1630 Il sacerdote
(o il diacono) che assiste alla celebrazione del matrimonio, accoglie il
consenso degli sposi a nome della Chiesa e dà la benedizione della Chiesa. La
presenza del ministro della Chiesa (e anche dei testimoni) esprime visibilmente
che il matrimonio è una realtà ecclesiale.
1631 E' per
questo motivo che la Chiesa normalmente richiede per i suoi fedeli la forma
ecclesiastica della celebrazione del matrimonio [Cf Concilio di Trento: Denz.
-Schönm., 1813-1816; Codice di Diritto Canonico, 1108]. Diverse ragioni
concorrono a spiegare questa determinazione:
- Il matrimonio
sacramentale è un atto liturgico. E' quindi conveniente che venga celebrato
nella Liturgia pubblica della Chiesa.
- Il matrimonio
introduce in un ordo - ordine - ecclesiale, crea dei diritti e dei doveri nella
Chiesa, fra gli sposi e verso i figli.
- Poiché il
matrimonio è uno stato di vita nella Chiesa, è necessario che vi sia certezza
sul matrimonio (da qui l'obbligo di avere dei testimoni).
- Il carattere
pubblico del consenso protegge il "Sì" una volta dato e aiuta a
rimanervi fedele.
1632 Perché il
"Sì" degli sposi sia un atto libero e responsabile, e l'alleanza
matrimoniale abbia delle basi umane e cristiane solide e durature, la
preparazione al matrimonio è di fondamentale importanza.
L'esempio e
l'insegnamento dati dai genitori e dalle famiglie restano il cammino
privilegiato di questa preparazione.
Il ruolo dei
pastori e della comunità cristiana come "famiglia di Dio" è
indispensabile per la trasmissione dei valori umani e cristiani del matrimonio
e della famiglia, [Cf Codice di Diritto Canonico, 1063] tanto più che nel
nostro tempo molti giovani conoscono l'esperienza di focolari distrutti che non
assicurano più sufficientemente questa iniziazione:
I giovani devono
essere adeguatamente e tempestivamente istruiti, soprattutto in seno alla
propria famiglia, sulla dignità dell'amore coniugale, sulla sua funzione e le
sue espressioni; così che, formati nella stima della castità, possano ad età
conveniente passare da un onesto fidanzamento alle nozze [Conc. Ecum. Vat. II,
Gaudium et spes, 49].
I matrimoni misti
e la disparità di culto
1633 In numerosi
paesi si presenta assai di frequente la situazione del matrimonio misto (fra
cattolico e battezzato non cattolico). Essa richiede un'attenzione particolare
dei coniugi e dei pastori. Il caso di matrimonio con disparità di culto (fra
cattolico e non-battezzato) esige una circospezione ancora maggiore.
1634 La diversità
di confessione fra i coniugi non costituisce un ostacolo insormontabile per il
matrimonio, allorché essi arrivano a mettere in comune ciò che ciascuno di loro
ha ricevuto nella propria comunità, e ad apprendere l'uno dall'altro il modo in
cui ciascuno vive la sua fedeltà a Cristo. Ma le difficoltà dei matrimoni misti
non devono neppure essere sottovalutate. Esse sono dovute al fatto che la
separazione dei cristiani non è ancora superata. Gli sposi rischiano di
risentire il dramma della disunione dei cristiani all'interno stesso del loro
focolare. La disparità di culto può aggravare ulteriormente queste difficoltà.
Divergenze concernenti la fede, la stessa concezione del matrimonio, ma anche
mentalità religiose differenti possono costituire una sorgente di tensioni nel
matrimonio, soprattutto a proposito dell'educazione dei figli. Una tentazione
può allora presentarsi: l'indifferenza religiosa.
1635 Secondo il
diritto in vigore nella Chiesa latina, un matrimonio misto necessita, per la
sua liceità, dell' espressa licenza dell'autorità ecclesiastica [Cf Codice di
Diritto Canonico, 1124]. In caso di disparità di culto è richiesta, per la
validità del matrimonio, una espressa dispensa dall'impedimento [Cf ibid.,
1086]. Questa licenza o questa dispensa suppongono che entrambe le parti
conoscano e non escludano i fini e le proprietà essenziali del matrimonio;
inoltre che la parte cattolica confermi gli impegni, portati a conoscenza anche
della parte acattlica, di conservare la propria fede e di assicurare il
Battesimo e l'educazione dei figli nella Chiesa cattolica [Cf ibid., 1125].
1636 In molte
regioni, grazie al dialogo ecumenico, le comunità cristiane interessate hanno
potuto organizzare una pastorale comune per i matrimoni misti. Suo compito è di
aiutare queste coppie a vivere la loro situazione particolare alla luce della
fede. Essa deve anche aiutarle a superare le tensioni fra gli obblighi dei
coniugi l'uno nei confronti dell'altro e verso le loro comunità ecclesiali.
Deve incoraggiare lo sviluppo di ciò che è loro comune nella fede, e il
rispetto di ciò che li separa.
1637 Nei
matrimoni con disparità di culto lo sposo cattolico ha un compito particolare:
infatti "il marito non credente viene reso santo dalla moglie credente e
la moglie non credente viene resa santa dal marito credente" ( 1Cor 7,14
). E' una grande gioia per il coniuge cristiano e per la Chiesa se questa
"santificazione" conduce alla libera conversione dell'altro coniuge
alla fede cristiana [Cf 1Cor 7,16 ]. L'amore coniugale sincero, la pratica
umile e paziente delle virtù familiari e la preghiera perseverante possono
preparare il coniuge non credente ad accogliere la grazia della conversione.
IV. Gli effetti
del sacramento del Matrimonio
1638 "Dalla
valida celebrazione del matrimonio sorge tra i coniugi un vincolo di sua natura
perpetuo ed esclusivo; inoltre nel matrimonio cristiano i coniugi, per i
compiti e la dignità del loro stato, vengono corroborati e come consacrati da
uno speciale sacramento " [Codice di Diritto Canonico, 1134].
Il vincolo
matrimoniale
1639 Il consenso,
mediante il quale gli sposi si donano e si ricevono mutuamente, è suggellato da
Dio stesso [Cf Mc 10,9 ]. Dalla loro alleanza "nasce, anche davanti alla
società, l'istituto (del matrimonio) che ha stabilità per ordinamento
divino" [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 48]. L'alleanza degli sposi
è integrata nell'alleanza di Dio con gli uomini: "L'autentico amore
coniugale è assunto nell'amore divino" [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et
spes, 48].
1640 Il vincolo
matrimoniale è dunque stabilito da Dio stesso, così che il matrimonio concluso
e consumato tra battezzati non può mai essere sciolto. Questo vincolo, che
risulta dall'atto umano libero degli sposi e dalla consumazione del matrimonio,
è una realtà ormai irrevocabile e dà origine ad un'alleanza garantita dalla
fedeltà di Dio. Non è in potere della Chiesa pronunciarsi contro questa
disposizione della sapienza divina [Cf Codice di Diritto Canonico, 1141].
La grazia del
sacramento del Matrimonio
1641 "I
coniugi cristiani. . . hanno, nel loro stato di vita e nel loro ordine, il
proprio dono in mezzo al Popolo di Dio" [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen
gentium, 11]. Questa grazia propria del sacramento del Matrimonio è destinata a
perfezionare l'amore dei coniugi, a rafforzare la loro unità indissolubile. In
virtù di questa grazia essi "si aiutano a vicenda per raggiungere la
santità nella vita coniugale, nell'accettazione e nell'educazione della prole"
[Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 11].
1642 Cristo è la
sorgente di questa grazia. "Come un tempo Dio venne incontro al suo popolo
con un patto di amore e di fedeltà, così ora il Salvatore degli uomini e Sposo
della Chiesa viene incontro ai coniugi cristiani attraverso il sacramento del
Matrimonio" [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 48]. Egli rimane con
loro, dà loro la forza di seguirlo prendendo su di sé la propria croce, di
rialzarsi dopo le loro cadute, di perdonarsi vicendevolmente, di portare gli uni
i pesi degli altri, [ Cf Gal 6,2 ] di essere "sottomessi gli uni agli
altri nel timore di Cristo" ( Ef 5,21 ) e di amarsi di un amore
soprannaturale, delicato e fecondo. Nelle gioie del loro amore e della loro
vita familiare egli concede loro, fin da quaggiù, una pregustazione del
banchetto delle nozze dell'Agnello:
Come sarò capace
di esporre la felicità di quel matrimonio che la Chiesa unisce, l'offerta
eucaristica conferma, la benedizione suggella, gli angeli annunciano e il Padre
celeste ratifica?. . . Quale giogo quello di due fedeli uniti in un'unica
speranza, in un unico desiderio, in un'unica osservanza, in un unico servizio!
Entrambi sono figli dello stesso Padre, servi dello stesso Signore; non vi è
nessuna divisione quanto allo spirito e quanto alla carne. Anzi, sono veramente
due in una sola carne e dove la carne è unica, unico è lo spirito [Tertulliano,
Ad uxorem, 2, 9; cf Giovanni Paolo II, Esort. ap. Familiaris consortio, 13].
V. I beni e le
esigenze dell'amore coniugale
1643
"L'amore coniugale comporta una totalità in cui entrano tutte le
componenti della persona - richiamo del corpo e dell'istinto, forza del
sentimento e dell'affettività, aspirazione dello spirito e della volontà -;
esso mira a una unità profondamente personale, quella che, al di là dell'unione
in una sola carne, conduce a non fare che un cuore solo e un'anima sola; esso
esige l' indissolubilità e la fedeltà della donazione reciproca definitiva e si
apre sulla fecondità. In una parola, si tratta di caratteristiche normali di
ogni amore coniugale, ma con un significato nuovo che non solo le purifica e le
consolida, ma anche le eleva al punto da farne l'espressione di valori
propriamente cristiani" [Giovanni Paolo II, Esort. ap. Familiaris
consortio, 13].
L'unità e
l'indissolubilità del matrimonio
1644 L'amore
degli sposi esige, per sua stessa natura, l'unità e l'indissolubilità della
loro comunità di persone che ingloba tutta la loro vita: "Così che non
sono più due, ma una carne sola" ( Mt 19,6 ) [Cf Gen 2,24 ]. Essi
"sono chiamati a crescere continuamente nella loro comunione attraverso la
fedeltà quotidiana alla promessa matrimoniale del reciproco dono totale"
[Giovanni Paolo II, Esort. ap. Familiaris consortio, 19]. Questa comunione
umana è confermata, purificata e condotta a perfezione mediante la comunione in
Cristo Gesù, donata dal sacramento del Matrimonio. Essa si approfondisce
mediante la vita della comune fede e l'Eucaristia ricevuta insieme.
1645
"L'unità del matrimonio confermata dal Signore appare in maniera lampante
anche dalla uguale dignità personale sia dell'uomo che della donna, che deve
essere riconosciuta nel mutuo e pieno amore" [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium
et spes, 49]. La poligamia è contraria a questa pari dignità e all'amore
coniugale che è unico ed esclusivo [Cf Giovanni Paolo II, Esort. ap. Familiaris
consortio, 19].
La fedeltà
dell'amore coniugale
1646 L'amore
coniugale esige dagli sposi, per sua stessa natura, una fedeltà inviolabile. E'
questa la conseguenza del dono di se stessi che gli sposi si fanno l'uno
all'altro. L'amore vuole essere definitivo. Non può essere "fino a nuovo
ordine". "Questa intima unione, in quanto mutua donazione di due
persone, come pure il bene dei figli, esigono la piena fedeltà dei coniugi e ne
reclamano l'indissolubile unità" [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes,
48].
1647 La
motivazione più profonda si trova nella fedeltà di Dio alla sua alleanza, di
Cristo alla sua Chiesa. Dal sacramento del Matrimonio gli sposi sono abilitati
a rappresentare tale fedeltà e a darne testimonianza. Dal sacramento,
l'indissolubilità del Matrimonio riceve un senso nuovo e più profondo.
1648 Può sembrare
difficile, persino impossibile, legarsi per tutta la vita a un essere umano. E'
perciò quanto mai necessario annunciare la buona novella che Dio ci ama di un
amore definitivo e irrevocabile, che gli sposi sono partecipi di questo amore,
che egli li conduce e li sostiene, e che attraverso la loro fedeltà possono
essere i testimoni dell'amore fedele di Dio. I coniugi che, con la grazia di
Dio, danno questa testimonianza, spesso in condizioni molto difficili, meritano
la gratitudine e il sostegno della comunità ecclesiale [Cf Giovanni Paolo II,
Esort. ap. Familiaris consortio, 20].
1649 Esistono
tuttavia situazioni in cui la coabitazione matrimoniale diventa pra ticamente
impossibile per le più varie ragioni. In tali casi la Chiesa ammette la
separazione fisica degli sposi e la fine della coabitazione. I coniugi non
cessano di essere marito e moglie davanti a Dio; non sono liberi di contrarre
una nuova unione. In questa difficile situazione, la soluzione migliore
sarebbe, se possibile, la riconciliazione. La comunità cristiana è chiamata ad
aiutare queste persone a vivere cristianamente la loro situazione, nella
fedeltà al vincolo del loro matrimonio che resta indissolubile [Cf ibid., 83;
Codice di Diritto Canonico, 1151-1155].
1650 Oggi, in
molti paesi, sono numerosi i cattolici che ricorrono al divorzio secondo le
leggi civili e che contraggono civilmente una nuova unione. La Chiesa sostiene,
per fedeltà alla parola di Gesù Cristo (Chi ripudia la propria moglie e ne
sposa un'altra, commette adulterio contro di lei; se la donna ripudia il marito
e ne sposa un altro, commette adulterio": Mc 10,11-12 ), che non può
riconoscere come valida una nuova unione, se era valido il primo matrimonio. Se
i divorziati si sono risposati civilmente, essi si trovano in una situazione
che oggettivamente contrasta con la legge di Dio. Perciò essi non possono
accedere alla Comunione eucaristica, per tutto il tempo che perdura tale
situazione. Per lo stesso motivo non possono esercitare certe responsabilità
ecclesiali. La riconciliazione mediante il sacramento della Penitenza non può
essere accordata se non a coloro che si sono pentiti di aver violato il segno dell'Alleanza
e della fedeltà a Cristo, e si sono impegnati a vivere in una completa
continenza.
1651 Nei
confronti dei cristiani che vivono in questa situazione e che spesso conservano
la fede e desiderano educare cristianamente i loro figli, i sacerdoti e tutta
la comunità devono dare prova di una attenta sollecitudine affinché essi non si
considerino come separati dalla Chiesa, alla vita della quale possono e devono
partecipare in quanto battezzati:
Siano esortati ad
ascoltare la Parola di Dio, a frequentare il sacrificio della Messa, a
perseverare nella preghiera, a dare incremento alle opere di carità e alle
iniziative della comunità in favore della giustizia, a educare i figli nella
fede cristiana, a coltivare lo spirito e le opere di penitenza, per implorare
così, di giorno in giorno, la grazia di Dio [Giovanni Paolo II, Esort. ap.
Familiaris consortio, 84].
L'apertura alla
fecondità
1652 "Per
sua indole naturale, l'istituto stesso del matrimonio e l'amore coniugale sono
ordinati alla procreazione e alla educazione della prole e in queste trovano il
loro coronamento": [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 48]
I figli sono il
preziosissimo dono del matrimonio e contribuiscono moltissimo al bene degli
stessi genitori. Lo stesso Dio che disse: "Non è bene che l'uomo sia
solo" ( Gen 2,18 ) e che "creò all'inizio l'uomo maschio e
femmina" ( Mt 19,4 ), volendo comunicare all'uomo una certa speciale
partecipazione nella sua opera creatrice, benedisse l'uomo e la donna, dicendo
loro: "Crescete e moltiplicatevi" ( Gen 1,28 ). Di conseguenza la
vera pratica dell'amore coniugale e tutta la struttura della vita familiare che
ne nasce, senza posporre gli altri fini del matrimonio, a questo tendono che i
coniugi, con fortezza d'animo, siano disposti a cooperare con l'amore del
Creatore e del Salvatore, che attraverso di loro continuamente dilata e
arricchisce la sua famiglia [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 48].
1653 La fecondità
dell'amore coniugale si estende ai frutti della vita morale, spirituale e
soprannaturale che i genitori trasmettono ai loro figli attraverso
l'educazione. I genitori sono i primi e principali educatori dei loro figli [Cf
Conc. Ecum. Vat. II, Gravissimum educationis, 3]. In questo senso il compito
fondamentale del matrimonio e della famiglia è di essere al servizio della vita
[Cf Giovanni Paolo II, Esort. ap. Familiaris consortio, 28].
1654 I coniugi ai
quali Dio non ha concesso di avere figli, possono nondimeno avere una vita
coniugale piena di senso, umanamente e cristianamente. Il loro matrimonio può
risplendere di una fecondità di carità, di accoglienza e di sacrificio.
VI. La Chiesa
domestica
1655 Cristo ha
voluto nascere e crescere in seno alla Santa Famiglia di Giuseppe e di Maria.
La Chiesa non è altro che la "famiglia di Dio". Fin dalle sue
origini, il nucleo della Chiesa era spesso costituito da coloro che, insieme
con tutta la loro famiglia, erano divenuti credenti [Cf At 18,8 ]. Allorché si
convertivano, desideravano che anche tutta la loro famiglia fosse salvata [Cf
At 16,31 e 11, 14]. Queste famiglie divenute credenti erano piccole isole di
vita cristiana in un mondo incredulo.
1656 Ai nostri
giorni, in un mondo spesso estraneo e persino ostile alla fede, le famiglie
credenti sono di fondamentale importanza, come focolari di fede viva e
irradiante. E' per questo motivo che il Concilio Vaticano II, usando un'antica
espressione, chiama la famiglia "Ecclesia domestica" Chiesa domestica
[Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 11; cf Giovanni Paolo II, Esort. ap.
Familiaris consortio, 21]. E' in seno alla famiglia che "i genitori devono
essere per i loro figli, con la parola e con l'esempio, i primi annunciatori
della fede, e secondare la vocazione propria di ognuno, e quella sacra in modo
speciale" [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 11].
1657 E' qui che
si esercita in maniera privilegiata il sacerdozio battesimale del padre di
famiglia, della madre, dei figli, di tutti i membri della famiglia, "con
la partecipazione ai sacramenti, con la preghiera e il ringraziamento, con la
testimonianza di una vita santa, con l'abnegazione e l'operosa carità"
[Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 11]. Il focolare è così la prima scuola di
vita cristiana e "una scuola di umanità più ricca" [Conc. Ecum. Vat.
II, Gaudium et spes, 52]. E' qui che si apprende la fatica e la gioia del
lavoro, l'amore fraterno, il perdono generoso, sempre rinnovato, e soprattutto
il culto divino attraverso la preghiera e l'offerta della propria vita.
1658 Bisogna
anche ricordare alcune persone che, a causa delle condizioni concrete in cui
devono vivere - e spesso senza averlo voluto - sono particolarmente vicine al
cuore di Gesù e meritano quindi affetto e premurosa sollecitudine da parte
della Chiesa e in modo speciale dei pastori: il gran numero di persone celibi.
Molte di loro restano senza famiglia umana, spesso a causa delle condizioni di
povertà. Ve ne sono di quelle che vivono la loro situazione nello spirito delle
Beatitudini, servendo Dio e il prossimo in maniera esemplare. A tutte loro
bisogna aprire le porte dei focolari, "Chiese domestiche", e della
grande famiglia che è la Chiesa. "Nessuno è privo della famiglia in questo
mondo: la Chiesa è casa e famiglia per tutti, specialmente per quanti sono
"affaticati e oppressi" ( Mt 11,28 )" [Giovanni Paolo II, Esort.
ap. Familiaris consortio, 85].
In sintesi
1659 San Paolo
dice: "Voi, mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa.
. . Questo mistero è grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla
Chiesa" ( Ef 5,25; Ef 5,32 ).
1660 L'alleanza
matrimoniale, mediante la quale un uomo e una donna costituiscono fra loro
un'intima comunione di vita e di amore, è stata fondata e dotata di sue proprie
leggi dal Creatore. Per sua natura è ordinata al bene dei coniugi così come
alla generazione e all'educazione della prole. Tra battezzati essa è stata
elevata da Cristo Signore alla dignità di sacramento [Cf Conc. Ecum. Vat. II,
Gaudium et spes, 48; Codice di Diritto Canonico, 1055, 1].
1661 Il
sacramento del Matrimonio è segno dell'unione di Cristo e della Chiesa. Esso
dona agli sposi la grazia di amarsi con l'amore con cui Cristo ha amato la sua
Chiesa; la grazia del sacramento perfeziona così l'amore umano dei coniugi,
consolida la loro unità indissolubile e li santifica nel cammino della vita
eterna [Cf Concilio di Trento: Denz. -Schönm., 1799].
1662 Il
matrimonio si fonda sul consenso dei contraenti, cioè sulla volontà di donarsi
mutuamente e definitivamente, allo scopo di vivere un'alleanza d'amore fedele e
fecondo.
1663 Poiché il
matrimonio stabilisce i coniugi in uno stato pubblico di vita nella Chiesa, è
opportuno che la sua celebrazione sia pubblica, inserita in una celebrazione
liturgica, alla presenza del sacerdote (o del testimone qualificato della
Chiesa), dei testimoni e dell'assemblea dei fedeli.
1664 L'unità,
l'indissolubilità e l'apertura alla fecondità sono essenziali al matrimonio. La
poligamia è incompatibile con l'unità del matrimonio; il divorzio separa ciò
che Dio ha unito; il rifiuto della fecondità priva la vita coniugale del suo
"preziosissimo dono", il figlio [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et
spes, 50].
1665 Il nuovo
matrimonio dei divorziati, mentre è ancora vivo il coniuge legittimo,
contravviene al disegno e alla Legge di Dio insegnati da Cristo. Costoro non
sono separati dalla Chiesa, ma non possono accedere alla Comunione eucaristica.
Vivranno la loro vita cristiana particolarmente educando i loro figli nella
fede.
1666 Il focolare
cristiano è il luogo in cui i figli ricevono il primo annuncio della fede. Ecco
perché la casa familiare è chiamata a buon diritto "la Chiesa
domestica", comunità di grazia e di preghiera, scuola delle virtù umane e
della carità cristiana.