PARTE SECONDA - LA CELEBRAZIONE DEL MISTERO CRISTIANO
SEZIONE SECONDA - "I SETTE SACRAMENTI DELLA
CHIESA"
CAPITOLO TERZO - I SACRAMENTI DEL SERVIZIO DELLA COMUNIONE
1533 Il
Battesimo, la Confermazione e l'Eucaristia sono i sacramenti dell'iniziazione
cristiana. Essi fondano la vocazione comune di tutti i discepoli di Cristo,
vocazione alla santità e alla missione di evangelizzare il mondo. Conferiscono
le grazie necessarie per vivere secondo lo Spirito in questa vita di pellegrini
in cammino verso la patria.
1534 Due altri
sacramenti, l'Ordine e il Matrimonio, sono ordinati alla salvezza altrui. Se
contribuiscono anche alla salvezza personale, questo avviene attraverso il
servizio degli altri. Essi conferiscono una missione particolare nella Chiesa e
servono all'edificazione del popolo di Dio.
1535 In questi
sacramenti, coloro che sono già stati consacrati mediante il Battesimo e la
Confermazione per il sacerdozio comune di tutti i fedeli, [Cf Conc. Ecum. Vat.
II, Lumen gentium, 10] possono ricevere consacrazioni particolari. Coloro che
ricevono il sacramento dell'Ordine sono consacrati per essere "posti, in
nome di Cristo, a pascere la Chiesa con la parola e la grazia di Dio"
[Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 11]. Da parte loro, "i coniugi
cristiani sono corroborati e come consacrati da uno speciale sacramento per i
doveri e la dignità del loro stato" [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes,
48].
Articolo 6
IL SACRAMENTO DELL'ORDINE
1536 L'Ordine è
il sacramento grazie al quale la missione affidata da Cristo ai suoi Apostoli
continua ad essere esercitata nella Chiesa sino alla fine dei tempi: è, dunque,
il sacramento del ministero apostolico. Comporta tre gradi: l'episcopato, il
presbiterato e il diaconato.
[Per
l'istituzione e la missione del ministero apostolico da parte di Cristo, vedi
sotto. Qui si tratta soltanto della via sacramentale attraverso la quale tale
ministero viene trasmesso].
I. Perché il nome
di sacramento dell'Ordine?
1537 La parola
Ordine, nell'antichità romana, designava dei corpi costituiti in senso civile,
soprattutto il corpo di coloro che governano. "Ordinatio" -
ordinazione - indica l'integrazione in un "ordo" - ordine -. Nella
Chiesa ci sono corpi costituiti che la Tradizione, non senza fondamenti
scritturistici, [Cf Eb 5,6; Eb 7,11; Sal 110,4 ] chiama sin dai tempi antichi
con il nome di "taxeis" (in greco), di "ordines": così la
Liturgia parla dell'"ordo episcoporum" - ordine dei vescovi, -
dell'"ordo presbyterorum" - ordine dei presbiteri - dell'"ordo
diaconorum" - ordine dei diaconi. Anche altri gruppi ricevono questo nome
di "ordo": i catecumeni, le vergini, gli sposi, le vedove. . .
1538
L'integrazione in uno di questi corpi ecclesiali avveniva con un rito chiamato
ordinatio, atto religioso e liturgico che consisteva in una consacrazione, una
benedizione o un sacramento. Oggi la parola "ordinatio" è riservata
all'atto sacramentale che integra nell'ordine dei vescovi, dei presbiteri e dei
diaconi e che va al di là di una semplice elezione, designazione, delega o
istituzione da parte della comunità, poiché conferisce un dono dello Spirito
Santo che permette di esercitare una "potestà sacra" (sacra
potestas"), [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 10] la quale non può
venire che da Cristo stesso, mediante la sua Chiesa. L'ordinazione è chiamata
anche "consecratio" - consacrazione - poiché è una separazione e una
investitura da parte di Cristo stesso, per la sua Chiesa. L' imposizione delle
mani del vescovo, insieme con la preghiera consacratoria, costituisce il segno
visibile di tale consacrazione.
II. Il sacramento
dell'Ordine
nell'Economia
della Salvezza
Il sacerdozio
dell'Antica Alleanza
1539 Il popolo
eletto fu costituito da Dio come "un regno di sacerdoti e una nazione
santa" ( Es 19,6 ) [Cf Is 61,6 ]. Ma all'interno del popolo di Israele,
Dio scelse una delle dodici tribù, quella di Levi, riservandola per il servizio
liturgico; [Cf Nm 1,48-53 ] Dio stesso è la sua parte di eredità [Cf Gs 13,33
]. Un rito proprio ha consacrato le origini del sacerdozio dell'Antica Alleanza
[Cf Es 29,1-30; Lv 8 ]. In essa i sacerdoti sono costituiti "per il bene
degli uomini nelle cose che riguardano Dio, per offrire doni e sacrifici per i
peccati" [Cf Eb 5,1 ].
1540 Istituito
per annunciare la Parola di Dio [Cf Ml 2,7-9 ] e per ristabilire la comunione
con Dio mediante i sacrifici e la preghiera, tale sacerdozio è tuttavia
impotente a operare la salvezza, avendo bisogno di offrire continuamente
sacrifici e non potendo portare ad una santificazione definitiva, [Cf Eb 5,3;
Eb 7,27; Eb 10,1-4 ] che soltanto il sacrificio di Cristo avrebbe operato.
1541 La Liturgia
della Chiesa vede tuttavia nel sacerdozio di Aronne e nel servizio dei leviti,
come pure nell'istituzione dei settanta "Anziani", [Cf Nm 11,24-25 ] delle
prefigurazioni del ministero ordinato della Nuova Alleanza. Così, nel rito
latino, la Chiesa si esprime nella preghiera consacratoria dell'ordinazione dei
vescovi:
O Dio, Padre del
Signore nostro Gesù Cristo. . . Con la parola di salvezza hai dato norme di
vita nella tua Chiesa: tu, dal principio, hai eletto Abramo come padre dei
giusti, hai costituito capi e sacerdoti per non lasciare mai senza ministero il
tuo santuario. . [Pontificale romano, Ordinazione del Vescovo, dei presbiteri e
dei diaconi, 52].
1542
Nell'ordinazione dei sacerdoti, la Chiesa prega:
Signore, Padre
santo. . . Nell'Antica Alleanza presero forma e figura vari uffici istituiti
per il servizio liturgico. A Mosè e ad Aronne, da te prescelti per reggere e
santificare il tuo popolo, associasti collaboratori che li seguivano nel grado
e nella dignità. Nel cammino dell'esodo comunicasti a settanta uomini saggi e
prudenti lo spirito di Mosè tuo servo, perché egli potesse guidare più
agevolmente con il loro aiuto il tuo popolo. Tu rendesti partecipi i figli di
Aronne della pienezza del loro padre, perché non mancasse mai nella tua tenda
il servizio sacerdotale [Pontificale romano, Ordinazione del Vescovo, dei
presbiteri e dei diaconi, 52].
1543 E nella
preghiera consacratoria per l'ordinazione dei diaconi, la Chiesa confessa:
Dio onnipotente.
. . Tu hai formato la Chiesa. . . hai disposto che mediante i tre gradi del
ministero da te istituito cresca e si edifichi il nuovo tempio, come in antico
scegliesti i figli di Levi a servizio del tabernacolo santo [Pontificale
romano, Ordinazione del Vescovo, dei presbiteri e dei diaconi, 52].
L'unico
sacerdozio di Cristo
1544 Tutte le
prefigurazioni del sacerdozio dell'Antica Alleanza trovano il loro compimento
in Cristo Gesù, unico "mediatore tra Dio e gli uomini" ( 1Tm 2,5 ).
Melchisedek, "sacerdote del Dio altissimo" ( Gen 14,18 ), è
considerato dalla Tradizione cristiana come una prefigurazione del sacerdozio
di Cristo, unico "sommo sacerdote alla maniera di Melchisedek" ( Eb
5,10; Eb 6,20 ), "santo, innocente, senza macchia" ( Eb 7,26 ), il
quale "con un'unica oblazione. . . ha reso perfetti per sempre quelli che
vengono santificati" ( Eb 10,14 ), cioè con l'unico sacrificio della sua
croce.
1545 Il
sacrificio redentore di Cristo è unico, compiuto una volta per tutte. Tuttavia
è reso presente nel sacrificio eucaristico della Chiesa. Lo stesso vale per
l'unico sacerdozio di Cristo: esso è reso presente dal sacerdozio ministeriale
senza che venga diminuita l'unicità del sacerdozio di Cristo. "Infatti
solo Cristo è il vero sacerdote, mentre gli altri sono i suoi ministri"
[San Tommaso d'Aquino, In ad Hebraeos, 7, 4].
Due
partecipazioni all'unico sacerdozio di Cristo
1546 Cristo,
sommo sacerdote e unico mediatore, ha fatto della Chiesa "un Regno di sacerdoti
per il suo Dio e Padre" ( Ap 1,6 ) [Cf Ap 5,9-10; 1Pt 2,5; 1546 1Pt 2,9 ].
Tutta la comunità
dei credenti è, come tale, sacerdotale. I fedeli esercitano il loro sacerdozio
battesimale attraverso la partecipazione, ciascuno secondo la vocazione sua
propria, alla missione di Cristo, Sacerdote, Profeta e Re. E' per mezzo dei
sacramenti del Battesimo e della Confermazione che i fedeli "vengono
consacrati a formare... un sacerdozio santo" [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen
gentium, 10].
1547 Il
sacerdozio ministeriale o gerarchico dei vescovi e dei sacerdoti e il
sacerdozio comune di tutti i fedeli, anche se "l'uno e l'altro, ognuno a
suo proprio modo, partecipano all'unico sacerdozio di Cristo",
differiscono tuttavia essenzialmente, pur essendo "ordinati l'uno
all'altro" [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 10]. In che senso? Mentre
il sacerdozio comune dei fedeli si realizza nello sviluppo della grazia
battesimale - vita di fede, di speranza e di carità, vita secondo lo Spirito -
il sacerdozio ministeriale è al servizio del sacerdozio comune, è relativo allo
sviluppo della grazia battesimale di tutti i cristiani. E' uno dei mezzi con i
quali Cristo continua a costruire e a guidare la sua Chiesa. Proprio per questo
motivo viene trasmesso mediante un sacramento specifico, il sacramento
dell'Ordine.
In persona di
Cristo Capo
1548 Nel servizio
ecclesiale del ministero ordinato è Cristo stesso che è presente alla sua
Chiesa in quanto Capo del suo Corpo, Pastore del suo gregge, Sommo Sacerdote
del sacrificio redentore, Maestro di Verità. E' ciò che la Chiesa esprime
dicendo che il sacerdote, in virtù del sacramento dell'Ordine, agisce "in
persona Christi capitis" - in persona di Cristo Capo: [Cf Conc. Ecum. Vat.
II, Lumen gentium, 10; 28; Id., Sacrosanctum concilium, 33; Id. , Christus
Dominus, 11; Id. , Presbyterorum ordinis, 2; 6]
E' il medesimo
Sacerdote, Cristo Gesù, di cui realmente il ministro fa le veci. Costui se, in
forza della consacrazione sacerdotale che ha ricevuto, è in verità assimilato
al Sommo Sacerdote, gode della potestà di agire con la potenza dello stesso
Cristo che rappresenta (virtute ac persona ipsius Christi") [Pio XII,
Lett. enc. Mediator Dei]. Cristo è la fonte di ogni sacerdozio: infatti il
sacerdote della Legge [Antica] era figura di lui, mentre il sacerdote della
nuova Legge agisce in persona di lui [San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae,
III, 22, 4].
1549 Attraverso
il ministero ordinato, specialmente dei vescovi e dei sacerdoti, la presenza di
Cristo quale Capo della Chiesa è resa visibile in mezzo alla comunità dei
credenti [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 21]. Secondo la bella
espressione di sant'Ignazio di Antiochia, il vescovo è " typos tou Patros
", è come l'immagine vivente di Dio Padre [Sant'Ignazio di Antiochia,
Epistula ad Trallianos, 3, 1; cf Epistula ad Magnesios, 6, 1].
1550 Questa
presenza di Cristo nel ministro non deve essere intesa come se costui fosse
premunito contro ogni debolezza umana, lo spirito di dominio, gli errori,
persino il peccato. La forza dello Spirito Santo non garantisce nello stesso
modo tutti gli atti dei ministri. Mentre nell'amministrazione dei sacramenti
viene data questa garanzia, così che neppure il peccato del ministro può
impedire il frutto della grazia, esistono molti altri atti in cui l'impronta
umana del ministro lascia tracce che non sono sempre il segno della fedeltà al
Vangelo e che di conseguenza possono nuocere alla fecondità apostolica della
Chiesa.
1551 Questo
sacerdozio è ministeriale . "Questo ufficio che il Signore ha affidato ai
pastori del suo popolo è un vero servizio " [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen
gentium, 24]. Esso è interamente riferito a Cristo e agli uomini. Dipende
interamente da Cristo e dal suo unico sacerdozio ed è stato istituito in favore
degli uomini e della comunità della Chiesa. Il sacramento dell'Ordine comunica
"una potestà sacra", che è precisamente quella di Cristo. L'esercizio
di tale autorità deve dunque misurarsi sul modello di Cristo, che per amore si
è fatto l'ultimo e il servo di tutti [Cf Mc 10,43-45; 1Pt 5,3 ]. "Il
Signore ha esplicitamente detto che la sollecitudine per il suo gregge era una
prova di amore verso di lui" [San Giovanni Crisostomo, De sacerdotio, 2,
4: PG 48, 635D; cf Gv 21,15-17 ].
"A nome di
tutta la Chiesa"
1552 Il
sacerdozio ministeriale non ha solamente il compito di rappresentare Cristo -
Capo della Chiesa - di fronte all'assemblea dei fedeli; esso agisce anche a
nome di tutta la Chiesa allorché presenta a Dio la preghiera della Chiesa [Cf
Conc. Ecum. Vat. II, Sacrosanctum concilium, 33] e soprattutto quando offre il
sacrificio eucaristico [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 10].
1553 "A nome
di tutta la Chiesa". Ciò non significa che i sacerdoti siano i delegati
della comunità. La preghiera e l'offerta della Chiesa sono inseparabili dalla
preghiera e dall'offerta di Cristo, suo Capo. E' sempre il culto di Cristo
nella e per mezzo della sua Chiesa. E' tutta la Chiesa, Corpo di Cristo, che
prega e si offre, "per ipsum et cum ipso et in ipso" - per lui, con
lui e in lui - nell'unità dello Spirito Santo, a Dio Padre. Tutto il Corpo,
"caput et membra" - capo e membra - prega e si offre; per questo
coloro che, nel Corpo, sono i ministri in senso proprio, vengono chiamati
ministri non solo di Cristo, ma anche della Chiesa. Proprio perché rappresenta
Cristo, il sacerdozio ministeriale può rappresentare la Chiesa.
III. I tre gradi
del sacramento dell'Ordine
1554 "Il
ministero ecclesiastico di istituzione divina viene esercitato in diversi ordini,
da quelli che già anticamente sono chiamati vescovi, presbiteri, diaconi"
[Cf Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 10]. La dottrina cattolica, espressa
nella Liturgia, nel magistero e nella pratica costante della Chiesa, riconosce
che esistono due gradi di partecipazione ministeriale al sacerdozio di Cristo:
l'episcopato e il presbiterato. Il diaconato è finalizzato al loro aiuto e al
loro servizio. Per questo il termine " sacerdos " - sacerdote -
designa, nell'uso attuale, i vescovi e i presbiteri, ma non i diaconi.
Tuttavia, la dottrina cattolica insegna che i gradi di partecipazione
sacerdotale (episcopato e presbiterato) e il grado di servizio (diaconato) sono
tutti e tre conferiti da un atto sacramentale chiamato "ordinazione",
cioè dal sacramento dell'Ordine:
Tutti rispettino
i diaconi come lo stesso Gesù Cristo, e il vescovo come l'immagine del Padre, e
i presbiteri come il senato di Dio e come il collegio apostolico: senza di loro
non c'è Chiesa [ Sant'Ignazio di Antiochia, Epistula ad Trallianos, 3, 1].
L'ordinazione
episcopale - pienezza
del sacramento
dell'Ordine
1555 "Fra i
vari ministeri che fin dai primi tempi si esercitano nella Chiesa, secondo la
testimonianza della Tradizione, tiene il primo posto l'ufficio di quelli che,
costituiti nell'episcopato, per successione che risale all'origine, possiedono
i tralci del seme apostolico" [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 20].
1556 Per
adempiere alla loro alta missione, "gli Apostoli sono stati arricchiti da
Cristo con una speciale effusione dello Spirito Santo discendente su loro, ed
essi stessi, con l'imposizione delle mani, hanno trasmesso questo dono dello
Spirito ai loro collaboratori, dono che è stato trasmesso fino a noi nella
consacrazione episcopale" [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 20].
1557 Il Concilio
Vaticano II insegna che "con la consacrazione episcopale viene conferita
la pienezza del sacramento dell'Ordine, quella cioè che dalla consuetudine
liturgica della Chiesa e dalla voce dei santi Padri viene chiamata il sommo
sacerdozio, il vertice ["Summa"] del sacro ministero" [Conc.
Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 20].
1558 "La
consacrazione episcopale conferisce pure, con l'ufficio di santificare, gli
uffici di insegnare e di governare... Infatti... con l'imposizione delle mani e
con le parole della consacrazione la grazia dello Spirito Santo viene conferita
e viene impresso un sacro carattere, in maniera che i vescovi, in modo eminente
e visibile, sostengono le parti dello stesso Cristo Maestro, Pastore e
Pontefice, e agiscono in sua persona ["in Eius persona agant"]"
[Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 20]. "Perciò i vescovi, per virtù
dello Spirito Santo, che loro è stato dato, sono divenuti i veri e autentici
maestri della fede, i pontefici e i pastori" [Conc. Ecum. Vat. II, Christus
Dominus, 2].
1559 "Uno
viene costituito membro del corpo episcopale in virtù della consacrazione
episcopale e mediante la comunione gerarchica col capo del collegio e con i
membri" [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 22]. Il carattere e la natura
collegiale dell'ordine episcopale si manifestano, tra l'altro, nell'antica
prassi della Chiesa che per la consacrazione di un nuovo vescovo vuole la
partecipazione di più vescovi [Cf ibid]. Per l'ordinazione legittima di un
vescovo, oggi è richiesto un intervento speciale del Vescovo di Roma, per il
fatto che egli è il supremo vincolo visibile della comunione delle Chiese
particolari nell'unica Chiesa e il garante della loro libertà.
1560 Ogni vescovo
ha, quale vicario di Cristo, l'ufficio pastorale della Chiesa particolare che
gli è stata affidata, ma nello stesso tempo porta collegialmente con tutti i
fratelli nell'episcopato la sollecitudine per tutte le Chiese: "Se ogni
vescovo è propriamente pastore soltanto della porzione del gregge affidata alle
sue cure, la sua qualità di legittimo successore degli Apostoli, per
istituzione divina, lo rende solidarmente responsabile della missione
apostolica della Chiesa" [Pio XII, Lett. enc. Fidei donum; cf Conc. Ecum.
Vat. II, Lumen gentium, 23; Id., Christus Dominus, 4; 36; 37; Id. , Ad gentes,
5; 6; 38].
1561 Quanto è
stato detto spiega perché l'Eucaristia celebrata dal vescovo ha un significato
tutto speciale come espressione della Chiesa riunita attorno all'altare sotto
la presidenza di colui che rappresenta visibilmente Cristo, Buon Pastore e Capo
della sua Chiesa [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Sacrosanctum concilium, 41; Id. ,
Lumen gentium, 26].
L'ordinazione dei
presbiteri - cooperatori dei vescovi
1562
"Cristo, consacrato e mandato nel mondo dal Padre, per mezzo dei suoi
Apostoli ha reso partecipi della sua consacrazione e della sua missione i loro
successori, cioè i vescovi, i quali hanno legittimamente affidato, secondo
diversi gradi, l'ufficio del loro ministero a vari soggetti nella Chiesa"
[Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 28]. "La [loro] funzione ministeriale
fu trasmessa in grado subordinato ai presbiteri, affinché questi, costituiti
nell'Ordine del presbiterato, fossero cooperatori dell'Ordine episcopale, per
il retto assolvimento della missione apostolica affidata da Cristo" [Conc.
Ecum. Vat. II, Presbyterorum ordinis, 2].
1563 "La
funzione dei presbiteri, in quanto strettamente unita all'Ordine episcopale,
partecipa dell'autorità con la quale Cristo stesso fa crescere, santifica e
governa il proprio Corpo. Per questo motivo, il sacerdozio dei presbiteri, pur
presupponendo i sacramenti dell'iniziazione cristiana, viene conferito da quel
particolare sacramento per il quale i presbiteri, in virtù dell'unzione dello
Spirito Santo, sono segnati da uno speciale carattere che li configura a Cristo
Sacerdote, in modo da poter agire in nome e nella persona di Cristo Capo"
[Conc. Ecum. Vat. II, Presbyterorum ordinis, 2].
1564 "I
presbiteri, pur non possedendo il vertice del sacerdozio e dipendendo dai
vescovi nell'esercizio della loro potestà, sono tuttavia a loro uniti
nell'onore sacerdotale e in virtù del sacramento dell'Ordine, a immagine di
Cristo, sommo ed eterno sacerdote, [Cf Eb 5,1-10; Eb 7,24; Eb 9,11-28 ] sono
consacrati per predicare il Vangelo, pascere i fedeli e celebrare il culto
divino, quali veri sacerdoti del Nuovo Testamento " [Conc. Ecum. Vat. II,
Lumen gentium, 28].
1565 In virtù del
sacramento dell'Ordine i sacerdoti partecipano alla dimensione universale della
missione affidata da Cristo agli Apostoli. "Il dono spirituale che. . .
hanno ricevuto nell'ordinazione non li prepara ad una missione limitata e
ristretta, bensì a una vastissima e universale missione di salvezza, "fino
agli ultimi confini della terra"", [Conc. Ecum. Vat. II, Presbyterorum
ordinis, 10] "pronti nel loro animo a predicare dovunque il Vangelo"
[Conc. Ecum. Vat. II, Optatam totius, 20].
1566 Essi
"soprattutto esercitano la loro funzione sacra nel culto o assemblea
eucaristica, dove, agendo in persona di Cristo, e proclamando il suo mistero,
uniscono i voti dei fedeli al sacrificio del loro Capo e nel sacrificio della
Messa rendono presente e applicano, fino alla venuta del Signore, l'unico
sacrificio del Nuovo Testamento, il sacrificio cioè di Cristo, che una volta
per tutte si offre al Padre quale vittima immacolata" [Conc. Ecum. Vat.
II, Lumen gentium, 28]. Da questo unico sacrificio tutto il loro ministero
sacerdotale trae la sua forza [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Presbyterorum ordinis,
2].
1567 "I
presbiteri, saggi collaboratori dell'ordine episcopale e suoi aiuto e
strumento, chiamati al servizio del Popolo di Dio, costituiscono col loro
vescovo un unico presbiterio, sebbene destinato a uffici diversi. Nelle singole
comunità locali di fedeli rendono, per così dire, presente il vescovo, cui sono
uniti con animo fiducioso e grande, condividono in parte le sue funzioni e la
sua sollecitudine e le esercitano con dedizione quotidiana" [ Conc. Ecum.
Vat. II, Lumen gentium, 28]. I sacerdoti non possono esercitare il loro ministero
se non in dipendenza dal vescovo e in comunione con lui. La promessa di
obbedienza che fanno al vescovo al momento dell'ordinazione e il bacio di pace
del vescovo al termine della liturgia dell'ordinazione significano che il
vescovo li considera come suoi collaboratori, suoi figli, suoi fratelli e suoi
amici, e che, in cambio, essi gli devono amore e obbedienza.
1568 "I
presbiteri, costituiti nell'ordine del presbiterato mediante l'ordinazione,
sono tutti tra loro uniti da intima fraternità sacramentale; ma in modo
speciale essi formano un unico presbiterio nella diocesi al cui servizio sono
assegnati sotto il proprio vescovo" [Conc. Ecum. Vat. II, Presbyterorum
ordinis, 8]. L'unità del presbiterio trova un'espressione liturgica nella
consuetudine secondo la quale, durante il rito dell'ordinazione, i presbiteri,
dopo il vescovo, impongono anch'essi le mani.
L'ordinazione dei
diaconi - "per il servizio"
1569 "In un
grado inferiore della gerarchia stanno i diaconi, ai quali sono imposte le mani
"non per il sacerdozio, ma per il servizio"" [Conc. Ecum. Vat.
II, Lumen gentium, 29; cf Id. , Christus Dominus, 15]. Per l'ordinazione al
diaconato soltanto il vescovo impone le mani, significando così che il diacono
è legato in modo speciale al vescovo nei compiti della sua "diaconia"
[Cf Sant'Ippolito di Roma, Traditio apostolica, 8].
1570 I diaconi
partecipano in una maniera particolare alla missione e alla grazia di Cristo
[Cf Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 41; Id. , Apostolicam actuositatem,
16]. Il sacramento dell'Ordine imprime in loro un segno (carattere") che
nulla può cancellare e che li configura a Cristo, il quale si è fatto
"diacono", cioè il servo di tutti [Cf Mc 10,45; 1570 Lc 22,27; San
Policarpo di Smirne, Epistula ad Philippenses, 5, 2]. Compete ai diaconi, tra
l'altro, assistere il vescovo e i presbiteri nella celebrazione dei divini
misteri, soprattutto dell'Eucaristia, distribuirla, assistere e benedire il
matrimonio, proclamare il Vangelo e predicare, presiedere ai funerali e dedicarsi
ai vari servizi della carità [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 29; Id. ,
Sacrosanctum concilium, 35, 4; Id. , Ad gentes, 16].
1571 Dopo il
Concilio Vaticano II la Chiesa latina ha ripristinato il diaconato "come
un grado proprio e permanente della gerarchia", [Conc. Ecum. Vat. II,
Lumen gentium, 29] mentre le Chiese d'Oriente lo avevano sempre conservato. Il
diaconato permanente, che può essere conferito a uomini sposati, costituisce un
importante arricchimento per la missione della Chiesa. In realtà, è conveniente
e utile che gli uomini che nella Chiesa adempiono un ministero veramente
diaconale, sia nella vita liturgica e pastorale, sia nelle opere sociali e
caritative "siano fortificati per mezzo dell'imposizione delle mani,
trasmessa dal tempo degli Apostoli, e siano più strettamente uniti all'altare,
per poter esplicare più fruttuosamente il loro ministero con l'aiuto della
grazia sacramentale del diaconato" [Conc. Ecum. Vat. II, Ad gentes, 16].
IV. La
celebrazione di questo sacramento
1572 La celebrazione
dell'ordinazione di un vescovo, di presbiteri o di diaconi, data la sua
importanza per la vita della Chiesa particolare, richiede il concorso del
maggior numero possibile di fedeli. Avrà luogo preferibilmente la domenica e
nella cattedrale, con quella solennità che si addice alla circostanza. Le tre
ordinazioni, del vescovo, del presbitero, e del diacono, hanno la medesima
configurazione. Il loro posto è in seno alla liturgia eucaristica.
1573 Il rito
essenziale del sacramento dell'Ordine è costituito, per i tre gradi,
dall'imposizione delle mani, da parte del vescovo, sul capo dell'ordinando come
pure dalla specifica preghiera consacratoria che domanda a Dio l'effusione
dello Spirito Santo e dei suoi doni adatti al ministero per il quale il candidato
viene ordinato [Cf Pio XII, Cost. ap. Sacramentum Ordinis: Denz. -Schönm.,
3858].
1574 Come in
tutti i sacramenti, accompagnano la celebrazione alcuni riti annessi. Pur
variando notevolmente nelle diverse tradizioni liturgiche, essi hanno in comune
la proprietà di esprimere i molteplici aspetti della grazia sacramentale. Così,
nel rito latino, i riti di introduzione - la presentazione e l'elezione
dell'ordinando, l'omelia del vescovo, l'interrogazione dell'ordinando, le
litanie dei santi - attestano che la scelta del candidato è stata fatta in
conformità alla prassi della Chiesa e preparano l'atto solenne della
consacrazione. A questa fanno seguito altri riti che esprimono e completano in
maniera simbolica il mistero che si è compiuto: per il vescovo e il pre sbitero
l'unzione del santo crisma, segno dell'unzione speciale dello Spirito Santo che
rende fecondo il loro ministero; la consegna del libro dei Vangeli,
dell'anello, della mitra e del pastorale al vescovo, come segno della sua
missione apostolica di annunziare la Parola di Dio, della sua fedeltà alla
Chiesa, sposa di Cristo, del suo compito di pastore del gregge del Signore; la
consegna, al sacerdote, della patena e del calice, "l'offerta del popolo
santo", che egli è chiamato a presentare a Dio; la consegna del libro dei
Vangeli al diacono, che ha ricevuto la missione di annunziare il Vangelo di
Cristo.
V. Chi può
conferire questo sacramento?
1575 E' Cristo
che ha scelto gli Apostoli e li ha resi partecipi della sua missione e della
sua autorità. Innalzato alla destra del Padre, non abbandona il suo gregge, ma
lo custodisce e lo protegge sempre per mezzo degli Apostoli e ancora lo conduce
sotto la guida di quegli stessi pastori che continuano oggi la sua opera [Cf
Messale Romano, Prefazio degli Apostoli I]. E' dunque Cristo che stabilisce
alcuni come apostoli, altri come pastori [Cf Ef 4,11 ]. Egli continua ad agire
per mezzo dei vescovi [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 21].
1576 Poiché il
sacramento dell'Ordine è il sacramento del ministero apostolico, spetta ai
vescovi in quanto successori degli Apostoli trasmettere "questo dono dello
Spirito", [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 21] "il seme
apostolico" [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 21]. I vescovi validamente
ordinati, che sono cioè nella linea della successione apostolica, conferiscono
validamente i tre gradi del sacramento dell'Ordine [Cf Innocenzo III, Lettera
Eius exemplo: Denz. -Schönm., 794; Concilio Lateranense IV: ibid., 802; Codice
di Diritto Canonico, 1012; Corpus Canonum Ecclesiarum Orientalium, 744; 747].
VI. Chi può
ricevere questo sacramento?
1577 "Riceve
validamente la sacra ordinazione esclusivamente il battezzato di sesso maschile
["vir"]" [Codice di Diritto Canonico, 1024]. Il Signore Gesù ha
scelto degli uomini ["viri"] per formare il collegio dei dodici
Apostoli, [Cf Mc 3,14-19, Lc 6,12-16 ] e gli Apostoli hanno fatto lo stesso
quando hanno scelto i collaboratori [Cf 1Tm 3,1-13; 2Tm 1,6; Tt 1,5-9 ] che
sarebbero loro succeduti nel ministero [S. Clemente di Roma, Epistula ad
Corinthios, 42, 4; 44, 3]. Il collegio dei vescovi, con i quali i presbiteri
sono uniti nel sacerdozio, rende presente e attualizza fino al ritorno di
Cristo il collegio dei Dodici. La Chiesa si riconosce vincolata da questa scelta
fatta dal Signore stesso. Per questo motivo l'ordinazione delle donne non è
possibile [Cf Giovanni Paolo II, Lett. ap. Mulieris dignitatem, 26-27;
Congregazione per la Dottrina della Fede, Dich. Inter insigniores: AAS 69
(1977), 98-116].
1578 Nessuno ha un
diritto a ricevere il sacramento dell'Ordine. Infatti nessuno può attribuire a
se stesso questo ufficio. Ad esso si è chiamati da Dio [Cf Eb 5,4 ]. Chi crede
di riconoscere i segni della chiamata di Dio al ministero ordinato, deve
sottomettere umilmente il proprio desiderio all'autorità della Chiesa, alla
quale spetta la responsabilità e il diritto di chiamare qualcuno a ricevere gli
Ordini. Come ogni grazia, questo sacramento non può essere ricevuto che come un
dono immeritato.
1579 Tutti i
ministri ordinati della Chiesa latina, ad eccezione dei diaconi permanenti,
sono normalmente scelti fra gli uomini credenti che vivono da celibi e che
intendono conservare il celibato "per il Regno dei cieli" ( Mt 19,12
). Chiamati a consacrarsi con cuore indiviso al Signore e alle "sue
cose", [Cf 1Cor 7,32 ] essi si donano interamente a Dio e agli uomini. Il
celibato è un segno di questa vita nuova al cui servizio il ministro della
Chiesa viene consacrato; abbracciato con cuore gioioso, esso annuncia in modo
radioso il Regno di Dio [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Presbyterorum ordinis, 16].
1580 Nelle Chiese
Orientali, da secoli, è in vigore una disciplina diversa: mentre i vescovi sono
scelti unicamente fra coloro che vivono nel celibato, uomini sposati possono
essere ordinati diaconi e presbiteri. Tale prassi è da molto tempo considerata
come legittima; questi presbiteri esercitano un ministero fruttuoso in seno
alle loro comunità [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Presbyterorum ordinis, 16]. D'altro
canto il celibato dei presbiteri è in grande onore nelle Chiese Orientali, e
numerosi sono i presbiteri che l'hanno scelto liberamente, per il Regno di Dio.
In Oriente come in Occidente, chi ha ricevuto il sacramento dell'Ordine non può
più sposarsi.
VII. Gli effetti
del sacramento dell'Ordine
Il carattere
indelebile
1581 Questo
sacramento configura a Cristo in forza di una grazia speciale dello Spirito
Santo, allo scopo di servire da strumento di Cristo per la sua Chiesa. Per
mezzo dell'ordinazione si viene abilitati ad agire come rappresentanti di
Cristo, Capo della Chiesa, nella sua triplice funzione di sacerdote, profeta e
re.
1582 Come nel
caso del Battesimo e della Confermazione, questa partecipazione alla funzione
di Cristo è accordata una volta per tutte. Il sacramento dell'Ordine
conferisce, anch'esso, un carattere spirituale indelebile e non può essere
ripetuto né essere conferito per un tempo limitato [Cf Concilio di Trento:
Denz. -Schönm., 1767; Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 21; 28; 29; Id. ,
Presbyterorum ordinis, 2].
1583 Un soggetto
validamente ordinato può, certo, per gravi motivi, essere dispensato dagli
obblighi e dalle funzioni connessi all'ordinazione o gli può essere fatto
divieto di esercitarli, [Cf Codice di Diritto Canonico, 290-293; 1336, 1, 3. 5;
1338, 2] ma non può più ridiventare laico in senso stretto, poiché il carattere
impresso dall'ordinazione rimane per sempre. La vocazione e la missione
ricevute nel giorno della sua ordinazione, lo segnano in modo permanente.
1584 Poiché in
definitiva è Cristo che agisce e opera la salvezza mediante il ministro
ordinato, l'indegnità di costui non impedisce a Cristo di agire. Sant'Agostino
lo dice con forza:
Un ministro
superbo va messo assieme al diavolo; ma non per questo viene contaminato il
dono di Cristo, che attraverso di lui continua a fluire nella sua purezza e per
mezzo di lui arriva limpido a fecondare la terra. . . La virtù spirituale del
sacramento è infatti come la luce: giunge pura a coloro che devono essere
illuminati, e anche se deve passare attraverso degli esseri immondi, non viene
contaminata [Sant'Agostino, In Evangelium Johannis tractatus, 5, 15].
La grazia dello
Spirito Santo
1585 La grazia
dello Spirito Santo propria di questo sacramento consiste in una configurazione
a Cristo Sacerdote, Maestro e Pastore del quale l'ordinato è costituito
ministro.
1586 Per il
vescovo è innanzitutto una grazia di fortezza (Il tuo Spirito che regge e
guida": Preghiera consacratoria del vescovo nel rito latino): la grazia di
guidare e di difendere con forza e prudenza la sua Chiesa come un padre e un
pastore, con un amore gratuito verso tutti e una predilezione per i poveri, gli
ammalati e i bisognosi [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Christus Dominus, 13 e 16].
Questa grazia lo spinge ad annunciare a tutti il Vangelo, ad essere il modello
del suo gregge, a precederlo sul cammino della santificazione identificandosi
nell'Eucaristia con Cristo Sacerdote e Vittima, senza temere di dare la vita
per le sue pecore:
Concedi, Padre
che conosci i cuori, a questo servo che hai scelto per l'episcopato, di pascere
il tuo santo gregge e di esercitare in maniera irreprensibile e in tuo onore la
massima dignità sacerdotale, servendoti notte e giorno; di rendere il tuo volto
incessantemente propizio e di offrirti i doni della tua santa Chiesa; di avere,
in virtù dello spirito del sommo sacerdozio, il potere di rimettere i peccati
secondo il tuo comando, di distribuire i compiti secondo la tua volontà e di
sciogliere ogni legame in virtù del potere che hai dato agli Apostoli; di
esserti accetto per la sua mansuetudine e per la purezza del suo cuore,
offrendoti un profumo soave per mezzo di Gesù Cristo tuo Figlio. .
[Sant'Ippolito di Roma, Traditio apostolica, 3].
1587 Il dono
spirituale conferito dall'ordinazione presbiterale è espresso da questa
preghiera propria del rito bizantino. Il vescovo, imponendo le mani, dice tra
l'altro:
Signore, riempi
di Spirito Santo colui che ti sei degnato di elevare alla dignità sacerdotale,
affinché sia degno di stare irreprensibile davanti al tuo altare, di annunciare
il Vangelo del tuo Regno, di compiere il ministero della tua parola di verità,
di offrirti doni e sacrifici spirituali, di rinnovare il tuo popolo mediante il
lavacro della rigenerazione; in modo che egli stesso vada incontro al nostro
grande Dio e Salvatore Gesù Cristo, tuo unico Figlio, nel giorno della sua
seconda venuta, e riceva dalla tua immensa bontà la ricompensa di un fedele
adempimento del suo ministero [Eucologia della liturgia bizantina].
1588 Quanto ai
diaconi, la grazia sacramentale dà loro la forza necessaria per servire il
popolo di Dio nella "diaconia" della Liturgia, della Parola e della
carità, in comunione con il vescovo e il suo presbiterio [Cf Conc. Ecum. Vat.
II, Lumen gentium, 29].
1589 Dinanzi alla
grandezza della grazia e dell'ufficio sacerdotali, i santi dottori hanno
avvertito l'urgente appello alla conversione al fine di corrispondere con tutta
la loro vita a Colui di cui sono divenuti ministri mediante il sacramento.
Così, san Gregorio Nazianzeno, giovanissimo sacerdote, esclama:
Bisogna
cominciare col purificare se stessi prima di purificare gli altri; bisogna
essere istruiti per poter istruire; bisogna divenire luce per illuminare,
avvicinarsi a Dio per avvicinare a lui gli altri, essere santificati per
santificare, condurre per mano e consigliare con intelligenza [San Gregorio
Nazianzeno, Orationes, 2, 71: PG 35, 480B]. So di chi siamo i ministri, a quale
altezza ci troviamo e chi è Colui verso il quale ci dirigiamo. Conosco la
grandezza di Dio e la debolezza dell'uomo, ma anche la sua forza [San Gregorio
Nazianzeno, Orationes, 2, 71: PG 35, 480B]. [ Chi è dunque il sacerdote? E'] il
difensore della verità, si eleva con gli angeli, glorifica con gli arcangeli,
fa salire sull'altare del cielo le vittime dei sacrifici, condivide il
sacerdozio di Cristo, riplasma la creatura, restaura [in essa] l'immagine [di
Dio], la ricrea per il mondo di lassù, e, per dire ciò che vi è di più di
sublime, è divinizzato e divinizza [San Gregorio Nazianzeno, Orationes, 2, 71:
PG 35, 480B].
E il santo Curato
d'Ars: "E' il sacerdote che continua l'opera di redenzione sulla
terra". . . "Se si comprendesse bene il sacerdote qui in terra, si
morirebbe non di spavento, ma di amore"... "Il Sacerdozio è l'amore
del cuore di Gesù" [B. Nodet, Jean-Marie Vianney, Curé d'Ars, 100].
In sintesi
1590 San Paolo
dice al suo discepolo Timoteo: "Ti ricordo di ravvivare il dono di Dio che
è in te per l'imposizione delle mie mani" ( 2Tm 1,6 ), e "se uno
aspira all'episcopato, desidera un nobile lavoro" ( 1Tm 3,1 ). A Tito
diceva: "Per questo ti ho lasciato a Creta, perché regolassi ciò che
rimane da fare e perché stabilissi presbiteri in ogni città, secondo le
istruzioni che ti ho dato" ( Tt 1,5 ).
1591 Tutta la Chiesa
è un popolo sacerdotale. Grazie al battesimo, tutti i fedeli partecipano al
sacerdozio di Cristo. Tale partecipazione si chiama "sacerdozio comune dei
fedeli". Sulla sua base e al suo servizio esiste un'altra partecipazione
alla missione di Cristo: quella del ministero conferito dal sacramento
dell'Ordine, la cui funzione è di servire a nome e in persona di Cristo Capo in
mezzo alla comunità.
1592 Il
sacerdozio ministeriale differisce essenzialmente dal sacerdozio comune dei
fedeli poiché conferisce un potere sacro per il servizio dei fedeli. I ministri
ordinati esercitano il loro servizio presso il popolo di Dio attraverso
l'insegnamento [munus docendi], il culto divino [munus liturgicum] e il governo
pastorale [munus regendi].
1593 Fin dalle
origini, il ministero ordinato è stato conferito ed esercitato in tre gradi:
quello dei vescovi, quello dei presbiteri e quello dei diaconi. I ministeri
conferiti dall'ordinazione sono insostituibili per la struttura organica della
Chiesa: senza il vescovo, i presbiteri e i diaconi, non si può parlare di
Chiesa [Cf Sant'Ignazio di Antiochia, Epistula ad Trallianos, 3, 1].
1594 Il vescovo
riceve la pienezza del sacramento dell'Ordine che lo inserisce nel Collegio
episcopale e fa di lui il capo visibile della Chiesa particolare che gli è
affidata. I vescovi, in quanto successori degli Apostoli e membri del Collegio,
hanno parte alla responsabilità apostolica e alla missione di tutta la Chiesa
sotto l'autorità del Papa, successore di san Pietro.
1595 I presbiteri
sono uniti ai vescovi nella dignità sacerdotale e nello stesso tempo dipendono
da essi nell'esercizio delle loro funzioni pastorali; sono chiamati ad essere i
saggi collaboratori dei vescovi; riuniti attorno al loro vescovo formano il
"presbiterio", che insieme con lui porta la responsabilità della
Chiesa particolare. Essi ricevono dal vescovo la responsabilità di una comunità
parrocchiale o di una determinata funzione ecclesiale.
1596 I diaconi
sono ministri ordinati per gli incarichi di servizio della Chiesa; non ricevono
il sacerdozio ministeriale, ma l'ordinazione conferisce loro funzioni
importanti nel ministero della Parola, del culto divino, del governo pastorale
e del servizio della carità, compiti che devono assolvere sotto l'autorità
pastorale del loro vescovo.
1597 Il
sacramento dell'Ordine è conferito mediante l'imposizione delle mani seguita da
una preghiera consacratoria solenne che chiede a Dio per l'ordinando le grazie
dello Spirito Santo richieste per il suo ministero. L'ordinazione imprime un
carattere sacramentale indelebile.
1598 La Chiesa
conferisce il sacramento dell'Ordine soltanto a uomini (viris) battezzati, le
cui attitudini per l'esercizio del ministero sono state debitamente
riconosciute. Spetta all'autorità della Chiesa la responsabilità e il diritto
di chiamare qualcuno a ricevere gli Ordini.
1599 Nella Chiesa
latina il sacramento dell'Ordine per il presbiterato è conferito normalmente
solo a candidati disposti ad abbracciare liberamente il celibato e che
manifestano pubblicamente la loro volontà di osservarlo per amore del Regno di
Dio e del servizio degli uomini.
1600 Spetta ai
vescovi conferire il sacramento dell'Ordine nei tre gradi.