PARTE PRIMA - LA PROFESSIONE DELLA FEDE
SEZIONE SECONDA - LA PROFESSIONE DELLA FEDE CRISTIANA
CAPITOLO SECONDO - CREDO IN GESU' CRISTO, IL FIGLIO
UNIGENITO DI DIO
Articolo 5
"GESU' CRISTO DISCESE AGLI INFERI, RISUSCITO' DAI MORTI
IL TERZO GIORNO"
631 Gesù era
disceso nelle regioni inferiori della terra: "Colui che discese è lo
stesso che anche ascese"( Ef 4,10 ). Il Simbolo degli Apostoli professa in
uno stesso articolo di fede la discesa di Cristo agli inferi e la sua
Risurrezione dai morti il terzo giorno, perché nella sua Pasqua egli
dall'abisso della morte ha fatto scaturire la vita:
Cristo, tuo
Figlio,
che, risuscitato
dai morti,
fa risplendere
sugli uomini la sua luce serena,
e vive e regna
nei secoli dei secoli. Amen [Messale Romano, Veglia Pasquale, Exultet].
Paragrafo 1
CRISTO DISCESE
AGLI INFERI
632 Le frequenti
affermazioni del Nuovo Testamento secondo le quali Gesù "è risuscitato dai
morti" ( At 3,15; Rm 8,11; 1Cor 15,20 ) presuppongono che, preliminarmente
alla Risurrezione, egli abbia dimorato nel soggiorno dei morti [Cf Eb 13,20 ].
E' il senso primo che la predicazione apostolica ha dato alla discesa di Gesù
agli inferi: Gesù ha conosciuto la morte come tutti gli uomini e li ha
raggiunti con la sua anima nella dimora dei morti. Ma egli vi è disceso come
Salvatore, proclamando la Buona Novella agli spiriti che vi si trovavano
prigionieri [Cf 1Pt 3,18-19 ].
633 La Scrittura
chiama inferi, shéol o ade [Cf Fil 2,10; At 2,24; Ap 1,18; Ef 4,9 ] il
soggiorno dei morti dove Cristo morto è disceso, perché quelli che vi si
trovano sono privati della visione di Dio [Cf Sal 6,6; Sal 88,11-13 ]. Tale
infatti è, nell'attesa del Redentore, la sorte di tutti i morti, cattivi o
giusti; [Cf Sal 89,49; 633 1Sam 28,19; Ez 32,17-32 ] il che non vuol dire che
la loro sorte sia identica, come dimostra Gesù nella parabola del povero
Lazzaro accolto nel "seno di Abramo" [Cf Lc 16,22-26 ]. "Furono
appunto le anime di questi giusti in attesa del Cristo a essere liberate da
Gesù disceso all'inferno" [Catechismo Romano, 1, 6, 3]. Gesù non è disceso
agli inferi per liberare i dannati [Cf Concilio di Roma (745): Denz. -Schönm.,
587] né per distruggere l'inferno della dannazione, [Cf Benedetto XII, Opuscolo
Cum dudum: Denz. -Schönm., 1011; Clemente VI, Lettera Super quibusdam: ibid.,
1077] ma per liberare i giusti che l'avevano preceduto [Cf Concilio di Toledo
IV (625): Denz. -Schönm., 485; cf anche Mt 27,52-53 ].
634 "La
Buona Novella è stata annunciata anche ai morti. . . " ( 1Pt 4,6 ). La
discesa agli inferi è il pieno compimento dell'annunzio evangelico della
salvezza. E' la fase ultima della missione messianica di Gesù, fase condensata
nel tempo ma immensamente ampia nel suo reale significato di estensione
dell'opera redentrice a tutti gli uomini di tutti i tempi e di tutti i luoghi,
perché tutti coloro i quali sono salvati sono stati resi partecipi della
Redenzione.
635 Cristo,
dunque, è disceso nella profondità della morte [Cf Mt 12,40; Rm 10,7; Ef 4,9 ]
affinché i morti udissero la voce del Figlio di Dio e, ascoltandola, vivessero
[Cf Gv 5,25 ]. Gesù "l'Autore della vita" ( At 3,15 ) ha ridotto
"all'impotenza, mediante la morte, colui che della morte ha il potere,
cioè il diavolo" liberando "così tutti quelli che per timore della
morte erano soggetti a schiavitù per tutta la vita" ( Eb 2,14-15 ). Ormai
Cristo risuscitato ha "potere sopra la morte e sopra gli inferi" ( Ap
1,18 ) e "nel nome di Gesù ogni ginocchio" si piega "nei cieli,
sulla terra e sotto terra" ( Fil 2,10 ).
Oggi sulla terra
c'è grande silenzio, grande silenzio e solitudine. Grande silenzio perché il Re
dorme: la terra è rimasta sbigottita e tace perché il Dio fatto carne si è
addormentato ed ha svegliato coloro che da secoli dormivano. . . Egli va a
cercare il primo padre, come la pecora smarrita. Egli vuole scendere a visitare
quelli che siedono nelle tenebre e nell'ombra di morte. Dio e il Figlio suo
vanno a liberare dalle sofferenze Adamo ed Eva, che si trovano in prigione. . .
"Io sono il tuo Dio, che per te sono diventato tuo figlio. Svegliati, tu
che dormi! Infatti non ti ho creato perché rimanessi prigioniero nell'inferno.
Risorgi dai morti. Io sono la Vita dei morti" [Da un'antica "Omelia
sul Sabato Santo": PG 43, 440A. 452C, cf Liturgia delle Ore, II, Ufficio
delle letture del Sabato Santo].
In sintesi
636 Con
l'espressione "Gesù discese agli inferi", il Simbolo professa che
Gesù è morto realmente e che, mediante la sua morte per noi, egli ha vinto la
morte e il diavolo "che della morte ha il potere" ( Eb 2,14 ).
637 Cristo morto,
con l'anima unita alla sua Persona divina è disceso alla dimora dei morti. Egli
ha aperto le porte del cielo ai giusti che l'avevano preceduto.
Paragrafo 2
IL TERZO GIORNO
RISUSCITO' DAI MORTI
638 "Noi vi
annunziamo la Buona Novella che la promessa fatta ai padri si è compiuta,
poiché Dio l'ha attuata per noi, loro figli, risuscitando Gesù" ( At
13,32-33 ). La Risurrezione di Gesù è la verità culminante della nostra fede in
Cristo, creduta e vissuta come verità centrale dalla prima comunità cristiana,
trasmessa come fondamentale dalla Tradizione, stabilita dai documenti del Nuovo
Testamento, predicata come parte essenziale del Mistero pasquale insieme con la
croce:
Cristo è
risuscitato dai morti.
Con la sua morte
ha vinto la morte,
Ai morti ha dato
la vita [Liturgia bizantina, Tropario di Pasqua].
I. L'avvenimento
storico e trascendente
639 Il mistero
della Risurrezione di Cristo è un avvenimento reale che ha avuto manifestazioni
storicamente constatate, come attesta il Nuovo Testamento. Già verso l'anno 56
san Paolo può scrivere ai cristiani di Corinto: "Vi ho trasmesso dunque,
anzitutto, quello che anch'io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri
peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo
le Scritture, e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici" ( 1Cor 15,3-4 ).
L'Apostolo parla qui della tradizione viva della Risurrezione che egli aveva
appreso dopo la sua conversione alle porte di Damasco [Cf At 9,3-18 ].
Il sepolcro vuoto
640 "Perché
cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato" ( Lc
24,5-6 ). Nel quadro degli avvenimenti di Pasqua, il primo elemento che si
incontra è il sepolcro vuoto. Non è in sé una prova diretta. L'assenza del
corpo di Cristo nella tomba potrebbe spiegarsi altrimenti [Cf Gv 20,13; 640 Mt
28,11-15 ]. Malgrado ciò, il sepolcro vuoto ha costituito per tutti un segno
essenziale. La sua scoperta da parte dei discepoli è stato il primo passo verso
il riconoscimento dell'evento della Risurrezione. Dapprima è il caso delle pie
donne, [Cf Lc 24,3; Lc 24,22-23 ] poi di Pietro [Cf Lc 24,12 ]. "Il
discepolo. . . che Gesù amava" ( Gv 20,2 ) afferma che, entrando nella
tomba vuota e scorgendo "le bende per terra" ( Gv 20,6 ), "vide
e credette" ( Gv 20,8 ). Ciò suppone che egli abbia constatato, dallo
stato in cui si trovava il sepolcro vuoto, [Cf Gv 20,5-7 ] che l'assenza del
corpo di Gesù non poteva essere opera umana e che Gesù non era semplicemente
ritornato ad una vita terrena come era avvenuto per Lazzaro [Cf Gv 11,44 ].
Le apparizioni
del Risorto
641 Maria di
Magdala e le pie donne che andavano a completare l'imbalsamazione del Corpo di
Gesù, [Cf Mc 16,1; Lc 24,1 ] sepolto in fretta la sera del Venerdì Santo a
causa del sopraggiungere del Sabato, [Cf Gv 19,31; Gv 19,42 ] sono state le
prime ad incontrare il Risorto [Cf Mt 28,9-10; 641 Gv 20,11-18 ]. Le donne
furono così le prime messaggere della Risurrezione di Cristo per gli stessi
Apostoli [Cf Lc 24,9-10 ]. A loro Gesù appare in seguito: prima a Pietro, poi
ai Dodici [Cf 1Cor 15,5 ]. Pietro, chiamato a confermare la fede dei suoi
fratelli, [Cf Lc 22,31-32 ] vede dunque il Risorto prima di loro ed è sulla sua
testimonianza che la comunità esclama: "Davvero il Signore è risorto ed è
apparso a Simone" ( Lc 24,34 ).
642 Tutto ciò che
è accaduto in quelle giornate pasquali impegna ciascuno degli Apostoli - e
Pietro in modo del tutto particolare - nella costruzione dell'era nuova che ha
inizio con il mattino di Pasqua. Come testimoni del Risorto essi rimangono le
pietre di fondazione della sua Chiesa. La fede della prima comunità dei
credenti è fondata sulla testimonianza di uomini concreti, conosciuti dai
cristiani e, nella maggior parte, ancora vivi in mezzo a loro. Questi testimoni
della Risurrezione di Cristo [Cf At 1,22 ] sono prima di tutto Pietro e i
Dodici, ma non solamente loro: Paolo parla chiaramente di più di cinquecento
persone alle quali Gesù è apparso in una sola volta, oltre che a Giacomo e a
tutti gli Apostoli [Cf 1Cor 15,4-8 ].
643 Davanti a
queste testimonianze è impossibile interpretare la Risurrezione di Cristo al di
fuori dell'ordine fisico e non riconoscerla come un avvenimento storico.
Risulta dai fatti che la fede dei discepoli è stata sottoposta alla prova
radicale della passione e della morte in croce del loro Maestro da lui stesso
preannunziata [Cf Lc 22,31-32 ]. Lo sbigottimento provocato dalla passione fu
così grande che i discepoli (almeno alcuni di loro) non credettero subito alla
notizia della Risurrezione. Lungi dal presentarci una comunità presa da una
esaltazione mistica, i Vangeli ci presentano i discepoli smarriti [Avevano il
"volto triste": Lc 24,17 ] e spaventati, [Cf Gv 20,19 ] perché non
hanno creduto alle pie donne che tornavano dal sepolcro e "quelle parole
parvero loro come un vaneggiamento" ( Lc 24,11 ) [ Cf Mc 16,11; Mc 16,13
]. Quando Gesù si manifesta agli Undici la sera di Pasqua, li rimprovera
"per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a
quelli che lo avevano visto risuscitato" ( Mc 16,14 ).
644 Anche messi
davanti alla realtà di Gesù risuscitato, i discepoli dubitano ancora, [Cf Lc
24,38 ] tanto la cosa appare loro impossibile: credono di vedere un fantasma
[Cf Lc 24,39 ]. "Per la grande gioia ancora non credevano ed erano
stupefatti" ( Lc 24,41 ). Tommaso conobbe la medesima prova del dubbio [Cf
Gv 20,24-27 ] e, quando vi fu l'ultima apparizione in Galilea riferita da
Matteo, "alcuni. . . dubitavano" ( Mt 28,17 ). Per questo l'ipotesi
secondo cui la Risurrezione sarebbe stata un "prodotto" della fede (o
della credulità) degli Apostoli, non ha fondamento. Al contrario, la loro fede
nella Risurrezione è nata - sotto l'azione della grazia divina -
dall'esperienza diretta della realtà di Gesù Risorto.
Lo stato
dell'umanità di Cristo risuscitata
645 Gesù risorto
stabilisce con i suoi discepoli rapporti diretti, attraverso il contatto [Cf Lc
24,39; 645 Gv 20,27 ] e la condivisione del pasto [Cf Lc 24,30; 645 Lc
24,41-43; Gv 21,9; Gv 21,13-15 ]. Li invita a riconoscere da ciò che egli non è
un fantasma, [Cf Lc 24,39 ] ma soprattutto a constatare che il corpo
risuscitato con il quale si presenta a loro è il medesimo che è stato
martoriato e crocifisso, poiché porta ancora i segni della passione [Cf Lc
24,40; 645 Gv 20,20; Gv 20,27 ]. Questo corpo autentico e reale possiede però
al tempo stesso le proprietà nuove di un corpo glorioso; esso non è più situato
nello spazio e nel tempo, ma può rendersi presente a suo modo dove e quando
vuole, [Cf Mt 28,9; Mt 28,16-17; Lc 24,15; 645 Lc 24,36; Gv 20,14; Gv 20,19; Gv
20,26; Gv 21,4 ] poiché la sua umanità non può più essere trattenuta sulla
terra e ormai non appartiene che al dominio divino del Padre [Cf Gv 20,17 ].
Anche per questa ragione Gesù risorto è sovranamente libero di apparire come
vuole: sotto l'aspetto di un giardiniere [Cf Gv 20,14-15 ] o sotto altre
sembianze, [Cf Mc 16,12 ] che erano familiari ai discepoli, e ciò per suscitare
la loro fede [Cf Gv 20,14; Gv 20,16; 645 Gv 21,4; Gv 20,7 ].
646 La
Risurrezione di Cristo non fu un ritorno alla vita terrena, come lo fu per le
risurrezioni che egli aveva compiute prime della Pasqua: quelle della figlia di
Giairo, del giovane di Naim, di Lazzaro. Questi fatti erano avvenimenti
miracolosi, ma le persone miracolate ritrovavano, per il potere di Gesù, una
vita terrena "ordinaria". Ad un certo momento esse sarebbero morte di
nuovo. La Risurrezione di Cristo è essenzialmente diversa. Nel suo Corpo
risuscitato egli passa dallo stato di morte ad un'altra vita al di là del tempo
e dello spazio. Il Corpo di Gesù è, nella Risurrezione, colmato della potenza
dello Spirito Santo; partecipa alla vita divina nello stato della sua gloria,
sì che san Paolo può dire di Cristo che egli è "l'uomo celeste" [Cf
1Cor 15,35-50 ].
La Risurrezione
come evento trascendente
647 "O notte
- canta l'"Exultet" di Pasqua - tu solo hai meritato di conoscere il
tempo e l'ora in cui Cristo è risorto dagli inferi". Infatti, nessuno è
stato testimone oculare dell'avvenimento stesso della Risurrezione e nessun
evangelista lo descrive. Nessuno ha potuto dire come essa sia avvenuta
fisicamente. Ancor meno fu percettibile ai sensi la sua essenza più intima, il
passaggio ad un'altra vita. Avvenimento storico constatabile attraverso il
segno del sepolcro vuoto e la realtà degli incontri degli Apostoli con Cristo
risorto, la Risurrezione resta non di meno, in ciò in cui trascende e supera la
storia, al cuore del Mistero della fede. Per questo motivo Cristo risorto non
si manifesta al mondo, ma ai suoi discepoli, [Cf Gv 14,22 ] "a quelli che
erano saliti con lui dalla Galilea a Gerusalemme", i quali "ora sono
i suoi testimoni davanti al popolo" ( At 13,31 ).
II. La
Risurrezione - opera della Santissima Trinità
648 La
Risurrezione di Cristo è oggetto di fede in quanto è un intervento trascendente
di Dio stesso nella creazione e nella storia. In essa, le tre Persone divine
agiscono insieme e al tempo stesso manifestano la loro propria originalità.
Essa si è compiuta per la potenza del Padre che "ha risuscitato" ( At
2,24 ) Cristo, suo Figlio, e in questo modo ha introdotto in maniera perfetta
la sua umanità con il suo Corpo nella Trinità. Gesù viene definitivamente
"costituito Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito di santificazione
mediante la Risurrezione dai morti" ( Rm 1,3-4 ). San Paolo insiste sulla manifestazione
della potenza di Dio [Cf Rm 6,4; 2Cor 13,4; Fil 3,10; Ef 1,19-22; 648 Eb 7,16 ]
per l'opera dello Spirito che ha vivificato l'umanità morta di Gesù e l'ha
chiamata allo stato glorioso di Signore.
649 Quanto al
Figlio, egli opera la sua propria Risurrezione in virtù della sua potenza
divina. Gesù annunzia che il Figlio dell'uomo dovrà molto soffrire, morire ed
in seguito risuscitare (senso attivo della parola) [Cf Mc 8,31; Mc 9,9-31; 649
Mc 10,34 ]. Altrove afferma esplicitamente: "Io offro la mia vita, per poi
riprenderla. . . ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla" ( Gv
10,17-18 ). "Noi crediamo. . . che Gesù è morto e risuscitato" ( 1Ts
4,14 ).
650 I Padri
contemplano la Risurrezione a partire dalla Persona divina di Cristo che è
rimasta unita alla sua anima e al suo corpo separati tra loro dalla morte:
"Per l'unità della natura divina che permane presente in ciascuna delle
due parti dell'uomo, queste si riuniscono di nuovo. Così la morte si è prodotta
per la separazione del composto umano e la Risurrezione per l'unione delle due
parti separate" [San Gregorio di Nissa, In Christi resurrectionem, 1: PG
46, 617B; cf anche "Statuta Ecclesiae Antiqua": Denz. -Schönm., 325;
Anastasio II, Lettera In prolixitate epistolae: ibid. , 359; Ormisda, Lettera
Inter ea quae: ibid. , 369; Concilio di Toledo XI: ibid., 539].
III. Senso e
portata salvifica della Risurrezione
651 "Se
Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione e vana anche la
vostra fede" ( 1Cor 15,14 ). La Risurrezione costituisce anzitutto la
conferma di tutto ciò che Cristo stesso ha fatto e insegnato. Tutte le verità,
anche le più inaccessibili allo spirito umano, trovano la loro giustificazione
se, risorgendo, Cristo ha dato la prova definitiva, che aveva promesso, della
sua autorità divina.
652 La
Risurrezione di Cristo è compimento delle promesse dell'Antico Testamento [Cf
Lc 24,26-27; Lc 24,44-48 ] e di Gesù stesso durante la sua vita terrena [Cf Mt
28,6; Mc 16,7; Lc 24,6-7 ]. L'espressione "secondo le Scritture" (
1Cor 15,3-4 e Simbolo di Nicea-Costantinopoli) indica che la Risurrezione di
Cristo realizzò queste predizioni.
653 La verità
della divinità di Gesù è confermata dalla sua Risurrezione. Egli aveva detto:
"Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora saprete che Io
Sono" ( Gv 8,28 ). La Risurrezione del Crocifisso dimostrò che egli era
veramente "Io Sono", il Figlio di Dio e Dio egli stesso. San Paolo ha
potuto dichiarare ai Giudei: "La promessa fatta ai nostri padri si è
compiuta, poiché Dio l'ha attuata per noi. . . risuscitando Gesù, come anche
sta scritto nel Salmo secondo: "Mio Figlio sei tu, oggi ti ho
generato"" ( At 13,32-33 ) [Cf Sal 2,7 ]. La Risurrezione di Cristo è
strettamente legata al Mistero dell'Incarnazione del Figlio di Dio. Ne è il
compimento secondo il disegno eterno di Dio.
654 Vi è un
duplice aspetto nel Mistero pasquale: con la sua morte Cristo ci libera dal
peccato, con la sua Risurrezione ci dà accesso ad una nuova vita. Questa è
dapprima la giustificazione che ci mette nuovamente nella grazia di Dio [Cf Rm
4,25 ] "perché, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della
gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova" ( Rm
6,4 ). Essa consiste nella vittoria sulla morte del peccato e nella nuova
partecipazione alla grazia [Cf Ef 2,4-5; 1Pt 1,3 ]. Essa compie l'adozione
filiale poiché gli uomini diventano fratelli di Cristo, come Gesù stesso chiama
i suoi discepoli dopo la sua Risurrezione: "Andate ad annunziare ai miei
fratelli" ( Mt 28,10; Gv 20,17 ). Fratelli non per natura, ma per dono
della grazia, perché questa filiazione adottiva procura una reale
partecipazione alla vita del Figlio unico, la quale si è pienamente rivelata
nella sua Risurrezione.
655 Infine, la
Risurrezione di Cristo - e lo stesso Cristo risorto - è principio e sorgente
della nostra risurrezione futura: "Cristo è risuscitato dai morti,
primizia di coloro che sono morti. . . ; e come tutti muoiono in Adamo, così tutti
riceveranno la vita in Cristo" ( 1Cor 15,20-22 ). Nell'attesa di questo
compimento, Cristo risuscitato vive nel cuore dei suoi fedeli. In lui i
cristiani gustano "le meraviglie del mondo futuro" ( Eb 6,5 ) e la
loro vita è trasportata da Cristo nel seno della vita divina: [Cf Col 3,1-3 ]
"Egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se
stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per loro" ( 2Cor 5,15 ).
In sintesi
656 La fede nella
Risurrezione ha per oggetto un avvenimento storicamente attestato dai discepoli
che hanno realmente incontrato il Risorto, ed insieme misteriosamente
trascendente in quanto entrata dell'umanità di Cristo nella gloria di Dio.
657 La tomba
vuota e le bende per terra significano già per se stesse che il Corpo di Cristo
è sfuggito ai legami della morte e della corruzione, per la potenza di Dio.
Esse preparano i discepoli all'incontro con il Risorto.
658 Cristo,
"il primogenito di coloro che risuscitano dai morti" ( Col 1,18 ), è
il principio della nostra Risurrezione, fin d'ora per la giustificazione della
nostra anima , [Cf Rm 6,4 ] più tardi per la vivificazione del nostro corpo [Cf
Rm 8,11 ].