NAUMEb. NAHEM (“ conforto”)

 

 

Tutto ciò che sappiamo sul settimo dei cosiddetti profeti minori è il nome: Naum di Elcos. Elcos non è stata identificata con certezza, ma forse era una cittadina nella regione sudoccidentale di Giuda. Impossibile anche datare con certezza il libro di Naum, ma probabilmente fu completato poco prima della distruzione di Ninive, nel 612 a.C., per opera dei Medi e dei Caldei, o Babilonesi, e prima della caduta dell'impero assiro.

Il libro è definito «Oracolo su Ninive» (Na 1,1) e inizia con un salmo in cui si parla di un Dio vendicativo: «II Signore è lento all'ira, ma grande in potenza [...] La sua collera si spande come il fuoco e alla sua presenza le rupi si spezzano» (Na 1,3;6). Ma Naum parla anche di un Dio benevolo: «Buono è il Signore, un asilo sicuro nel giorno dell'angoscia» (Na 1,7). Tramite Naum, il Signore informa il popolo di Giuda che sarà presto liberato dall'oppressione dell'Assiria e che quell'impero indebolito non lo molesterà mai più.

Naum poi traccia una vivida descrizione della caduta violenta di Ninive. Mentre gli Assiri si preparavano per un furibondo attacco, il nemico aprì le chiuse del fiume, riuscendo cosi ad abbattere le difese della città inondata. I Medi e i Babilonesi saccheggiarono la città, portando via argento e oro; «ci sono tesori infiniti, ammassi d'oggetti preziosi» (Na 2,10). Poiché il Signore era contro Ninive, la città pagò per i suoi misfatti. I cavalieri caricavano lungo le strade «con lampeggiare di spade, scintillare di lance», lasciandosi dietro «cumuli di morti, cadaveri senza fine» (Na 3,3).

L'impero assiro non si riprese mai più. Le sue fortezze erano «come fichi carichi di frutti primaticci: appena scossi, cadono i fichi in bocca a chi li vuoi mangiare» (Na 3,12).

Il Signore rimproverava gli Assiri, dicendo loro che sarebbero finiti com'era finita Tebe, la grande capitale egizia sconfitta e resa schiava.

Per ironia della sorte, erano stati proprio gli Assiri a conquistare Tebe nel 663 a.C.

 

 

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