ABACUC Eb.
HABAKKUK (“abbraccio” o “
abbracciante”) |
L’artista tedesco del XII secolo che
intagliò questa tavoletta d’avorio interpretò la preghiera di Abacuc come una profezia dell’Ascensione di Gesù |
Come
il tormentato Giobbe o il profeta Geremia, Abacuc
si dibatte nell'antico interrogativo religioso: perché il male prospera? «O
Signore» egli invoca «[...] perché, vedendo i malvagi, taci, mentre l'empio
ingoia il giusto?» (Ab 1,12; 13). Questo tentativo
di giustificare le vie di Dio, inserito nel libro profetico che porta il suo
nome, è stato oggetto di numerose interpretazioni da parte degli studiosi.
Tutti i commentatori biblici, però, sono d'accordo nell'affermare che «i Caldei, popolo feroce e impetuoso» (Ab
1,6), erano i Neobabilonesi che rovesciarono gli Assiri
e regnarono nelle regioni nordorientali dal 612 al
539 a.C. Questa
identificazione rende possibile la datazione di Abacuc,
del quale non sappiamo nient'altro, collocandolo verso la fine del VII secolo
a.C., nel periodo in cui un oppressore del regno di
Giuda era stato sostituito da un altro tiranno. I feroci Caldei,
come sottolineava Abacuc, non erano solo lo
strumento della collera divina inviato a punire i persecutori della sua
nazione, ma erano, a loro volta, un potere malvagio meritevole di punizione. Ci
sono solo 56 versetti nel libro di Abacuc, ma uno
di essi, «il giusto vivrà per la sua fede» (Ab
2,4), secondo un dotto talmudico, sottintende tutti
i comandamenti della Bibbia. Citato da Paolo
in Romani 1,17 e in Calati 3,11, è un versetto che ha avuto un enorme effetto
sulla teologia cristiana. Abacuc è l'ottavo dei dodici profeti minori
dell'Antico Testamento. Il suo libro si divide facilmente in tre sezioni,
ciascuna corrispondente, più o meno, a uno dei tre capitoli. La prima sezione
è il lamento del profeta per i mali del suo tempo e l'apparente trionfo del
malvagio sul giusto: un'accorata protesta che assume la forma di un dialogo
con Dio. La
seconda sezione contiene la concezione del profeta circa la retribuzione che
il peccatore dovrà certamente ricevere, alla fine se non immediatamente. In
cinque gruppi di versi, Abacuc espone altrettante
"imprecazioni" riservate a simili trasgressori. Coloro che
spogliano gli altri saranno a loro volta spogliati; quelli che cercano il
profitto nel male perderanno la vita; coloro che si renderanno colpevoli di
delitti di sangue verranno sopraffatti dalla gloria di Yahweh;
il violento sarà a sua volta vittima della violenza; e l'adoratore di idoli
diventerà muto davanti al Signore nel suo tempio. La
terza sezione del libro è una preghiera che ha molte somiglianze con i salmi
che venivano cantati durante le cerimonie rituali del tempio. Contiene
persino una indicazione finale per il capocoro del
tempio, che deve farsi accompagnare da strumenti a corda. La preghiera di Abacuc, forse un'aggiunta posteriore, ritrae Yahweh come un guerriero, che va contro i suoi nemici su
un carro, armato di arco e frecce, e di una lancia che con il suo fulgore
offusca il sole e la luna. Abacuc figura anche nel libro apocrifo Bel e il Drago. Nella seconda delle
due storie narrate, gli viene detto da un angelo di portare una ciotola di
zuppa e del pane per nutrire il profeta Daniele,
che è stato gettato nella fossa dei leoni. Quando Abacuc
rispose di non sapere dove si trovasse la fossa dei leoni, l'angelo «lo
sollevò prendendolo per i capelli e lo depose in Babilonia» (Bel 36). Dopo
che ebbe nutrito Daniele, il profeta fu riportato a casa. |