Poesie a Maria

 

" Vergine bella, che di sol vestita, coronata di stelle, al sommo Sole piacesti sì, che'n te Sua luce ascose,..." (F.Petrarca)

 

XIII sec.

Francesco d’Assisi

Anonimo senese

XIV sec.

Dante Alighieri

Jacopone da Todi

 Francesco Petrarca

Giovanni Boccaccio

XV sec.

Lorenzo dei Medici

XVI sec.

Torquato Tasso

Pietro Bembo

XVII sec.

Giovanni B. Marino

Miguel de Cervantes

XVIII sec.

Giambattista Vico

Giuseppe Parini

Alfonso Maria de Liguori

XIX sec.

Alessandro Manzoni

Vincenzo Monti

Onofrio Minzoni

Giacomo Zanella

Giacomo Leopardi

Paul Verlaine

XX sec.

Ada Negri

Charles Peguy

Clemente Rebora

Giuseppe Ungaretti

Paul Claudel

Rainer Maria Rilke

Giorgio Caproni

Trilussa

Marie Noël

XXI sec.

Elio Fiore

 

 

 

Francesco d’ Assisi

(1182-1226)

 

Ti saluto, Signora santa, regina santissima,

Madre di Dio, Maria, che, sempre Vergine,

eletta dal santissimo Figlio diletto

e con lo Spirito Santo consacrata.

Tu in cui fu ed è ogni pienezza di grazia

e ogni bene,

Ti saluto, suo palazzo,

Ti saluto, sua tenda,

Ti saluto, sua casa,

Ti saluto, suo vestimento,

Ti saluto, sua ancella,

Ti saluto, sua Madre.

E saluto voi tutte sante virtù che, per grazia e lume dello Spirito santo, siete infuse nei cuori dei fedeli affinché li rendiate da infedeli, fedeli a Dio.

 

 

Anonimo senese

 

Allegrati, genitrice di Dio, vergine senza macchia.

Allegrati, tue, la quale ricevesti allegrezza dall'angelo!

Allegrati, tue, la quale engenerasti la chiaritate de lo lume eternate!

Allegrati, madre; allegrati, santa genitrice di Dio!

Tu se' sola madre non maritata;

ogni fattura du criatura ti lauda,

o genitrice di luce, preghiamoti

che tu sia per noi pregatrice perpetua. Amen.

 

 

Jacopone da Todi

(1236-1306)

 

Figlio, l'ama t'è uscita!

figlio della smarrita

figlio della sparita

figlio attosseccato

Figlio bianco e vermiglio

figlio senza simiglio

figlio a chi m'appiglio?

figlio, pur m'hai lassato!

O figlio bianco e biondo,

figlio volto jocondo,

figlio perché t'à il mondo

figlio, così sprezzato?

Figlio dolce e piacente

figlio de la Dolente,

figlio atte la gente

malamente trattato.

 

Alla Vergine

O Vergin più che femena

santa Maria beata.

Più che femena dico,

ogn’om nasce nemico;

per la scrittura splico;

santa sei pria che nata.

Stando nel ventre chiusa,

poi l’alma ce fu enfusa,

la divina onzione

si te santificòne;

d’onne contagione

rimanesti illibata.

L’original peccato

ch’Adam ha semenato,

onn’om con quello è nato;

tu se’ da quel mondata.

Nullo peccato mortale

en tuo voler non sale,

e dallo veniale

tu sola immacolata.

Secondo questa rima

tu se’ la vergin prima,

sopra l’altre sublima,

tu l’hai emprima votata.

La tua verginitate

sopr’ogni umanitate,

che ‘n tanta puritate

Mai fosse conservata.

 

Mater mirabilis

O Vergine Maria,

che nel presepio l’hai,

col tuo dolce bambino

viverem se ce ‘l dai.

A chi nol sa pigliare

sul petto gliel porrai.

Chè non possa negare

tua dolce cortesia.

 

Veggiamo el suo

bambino

gambettare nel fieno.

e le braccia scoperte

porgere ad ella in seno.

Ed essa lo ricopre

el meglio che può

almeno,

mettendogli la poppa

Entro la sua bocchina.

 

Cioppava lo bambino

con le sue labbruccia;

sol la dolciata cioppa

volea, non minestruccia.

Stringeala con la bocca

che non avea dentuccia:

il figliolino bello,

nella dolce bocchina.

 

A la sua mano manca

cullava lo bambino;

e con sente carole

ninnava ‘l su’ amor fino.

Chi non move a vedere

questo Fantel divino

dormir, molto è villano

e la sua vita tapina.

 

Pianto della Madonna

"O figlio, figlio,figlio,

figlio, amoroso giglio!

Figlio, chi dà consiglio

al cor mio angustiato?

Figlio occhi iocundi,

figlio, cò non respundi?

Figlio, perchè t'ascundi

al petto ò sì lattato?".

 

 

 

Francesco Petrarca

(1304-1374)

 

Vergine santa d’ogni gratia piena,

che per vera et altissima humiltate

salisti al ciel, onde miei preghi ascolti,

tu partoristi il fonte di pietate,

e di giustizia il sol, che rasserena

il secol pien d’errori, oscuri et folti;

tre dolci et cari nomi hai in te raccolti,

madre, figliuola et sposa;

Vergine gloriosa,

donna del Re che nostri lacci ha sciolti,

e fatto ‘l mondo libero et felice,

ne le cui sante piaghe,

prego ch’appaghe il cor, vera beatrice.

 

 

 

Giovanni Boccaccio

(1313-1375)

 

A Maria Vergine

O regina degli angioli, o Maria,

ch’adorni il ciel con i tuoi lieti sembianti,

e stella in mar dirizzi i naviganti

a port’ e segno di diritta via,

per la gloria ove sei, Vergine pia,

ti prego guardi a mia miseri pianti,

increscati di me, tommi davanti

l’insidia di colui che mi travia.

Io spero in te ed ho sempre sperato:

vagliami il lungo amore e reverente,

in qual ti porto ed ho sempre portato.

Dirizza il mio cammin, fammi possente

di divenir ancor dal destro lato

del tuo Figliol, fra la beata gente.

 

 

 

 

Lorenzo dei Medici

(1449-1492)

 

 

Quanto è grande la bellezza

di te, Vergin santa e pia!

Ciascun laudi te, Maria;

Ciascun canti in gran dolcezza.

Con la tua bellezza tanta

la bellezza innamorasti.

O bellezza eterna e santa,

di Maria bella infiammasti!

Tu d'amor l'amor legasti,

Vergin santa dolce e pia.

Ciascun laudi etc.

Quell'amor che incende 'l tutto

la bellezza alta infinita,

del tuo ventre è fatto frutto:

mortal ventre; il frutto è vita:

la bontà perfetta unita

è tuo bene, o Vergin pia.

Ciascun laudi etc.

 

 

Torquato Tasso

(1543-1595)

 

Diva, il cui Figlio del gran Padre è Figlio,

rimira queste vie fallaci e torte

e i vani errori, onde si corre a morte,

al danno eterno e all'eterno esiglio.

 

E soccorri pietosa al mio periglio,

prima ch'io giunga alla tartaree porte,

e luce impetra a le mie dubbie scorte

da chi fonte è di luce e di consiglio.

 

Tal ch'ogni via, ch'a precipizio è volta,

e ciò ch'al ben creato umana mente

piega e converte, di fuggir impari.

 

Deh, riguarda il mio pianto e i voti ascolta;

sì mi vedrai pien d'umiltà sovente

celebrar le tue laudi a' sacri altari.

 

 

Pietro Bembo

(1470-1547)

 

Già donna, or Dea, nel cui verginal chiostro

scendendo in terra umile a caldo e gelo

s'armò, per liberarne il Re del celo

dall'empie man dell'avversario nostro.

I pensier tutti e l'uno e l'altro inchiostro,

cangiata veste, e con la mente il pelo,

a Te rivolgo; e quel ch'agli altri celo,

l'interne piaghe mie ti scopro e mostro.

Sànale, che puoi farlo, e dammi aita

a salvar l'alma da l'eterno danno;

la qual se lungamente hanno schernita

le sirene del freddo, e fanno inganno,

non tardar Tu, che omai de la mia vita

si volge il terzo e cinquantesim'anno.

 

 

Giovanni B. Marino

(1569-1625)

 

Cristo e la Madre

Mentre sull'aspro legno il Sommo amante

fra le paterne man lo spirto spira,

non di lui men trafitta, o men spirante

la genitrice sua mirata il mira.

L'un dagli occhi, che dolci ella gli gira,

più che da duri chiodi a palme e piante,

langue piagato il cor, l'altro sospira,

quant'egli sangue, lagrime stillante.

Da questi lumi e quei tragge veloce

quinci pallido amor, quindi vermiglio

sguardi che 'n lor silenzio han lingua e voce.

Quand'ecco esangue il volto, oscuro il ciglio

cade a piè della croce, e 'n su la croce,

tramortita la madre e morto il Figlio.

 

 

Miguel de Cervantes Saavedra

(1547-1616)

A Nostra Signora

Vergine del sol più bella,

Madre di Dio, ch’è tutta la tua lode:

Stella del mar del mondo,

per cui l’anima trova

dalle sue burrasche la quiete.

Nella mia afflizione t’invoco:

vedi, o mia Signora, che annego;

chè già nei golfi preso

dal derelitto e cieco

timor, acui l’alma ansiosa abbandono.

La volontà, che è mia

e che posso custodir, questa ti offro,

Maria Santissima:

guarda che vengo meno;

dammi, Signora, il bene che non merito.

 

 

 

 

Giambattista Vico

(1668-1744)

 

Io miser uomo sospirando chiamo

Te, Vergine santa, immacolata e pura!

insino al fin mi sii scorta sicura

nel divo porto ch'io sospiro e bramo.

Tu sola fosti il benedetto ramo

di quanti mai l'umana agra natura

germinò al mondo carchi di sciagura

che vi produsse il comun germe Adamo.

L'universal naufragio tutte assorte

avea le genti sparse per la terra,

ch'erano nel peccato ingenerate.

Tu fra tutte le donne al mondo nate

ottenesti da Lui, che mai non erra

ristoro e scampo da sì triste sorte.

 

 

Giuseppe Parini

(1729-1799)

 

Fior delle Vergini non pur che sono

ma che mai furono e che saranno

Bambin chi diedeti sì caro in dono

che alati spiriti servendo vanno?

Posto ha l'ebreo sublime scanno

per Te l'Altissimo in abbandono.

E fra le grazie che ornando il vanno

del tuo sen formasi amabil trono.

Oh! come il tenero fanciullo ormai

sugge avidissimo quindi l'umore

che ambrosia e nettare vince assai.

Non pure al piccolo divin Signore,

ma a tutti gli uomini vita darai,

fior delle Vergini, col tuo licore.

 

 

Alfonso Maria de’ Liguori

(1696-1787)

 

La più bella verginella,

cara mia Maria, sei tu.

Creatura così pura

come te, mai non ci fu.

Il tuo viso è un paradiso

pien di grazia e purità;

più divina e peregrina

dopo Dio, non v'ha beltà.

Son due stelle vaghe e belle

gli occhi tuoi spiranti amor.

I tuoi sguardi sono dardi

che feriscono ogni cor.

........

Sei regina, a cui s'inchina

terra, inferno e cielo ancor;

ma il tuo core è tutto amore

verso il giusto e peccatore.

 

Maria  contempla  il  Ss.  Bambinello  che  dorme

Fermarono i cieli 
la loro armonia 
cantando Maria 
la nanna a Gesù.

Con voce divina 
la Vergine bella, 
più vaga che stella, 
diceva così:

Mio Figlio, mio Dio, 
mio caro tesoro, 
tu dormi, ed io moro 
per tanta beltà.

Dormendo, mio bene, 
tua Madre non miri, 
ma l'aura che spiri 
è fuoco per me.

O bei occhi serrati, 
voi pur mi ferite: 
or quando v'aprite, 
per me che sarà?

Le guance di rose 
mi rubano il core; 
o Dio, che si more 
quest'alma per te!

Mi sforz'a baciarti 
un labbro sì raro; 
perdonami, caro, 
non posso più, no.

Si tacque ed al petto 
stringendo il Bambino, 
al volto divino 
un bacio donò.

Si desta il diletto 
e tutto amoroso 
con occhio vezzoso 
la Madre guardò.

Ah Dio, ch'alla Madre 
quegli occhi, quel guardo 
fu strale, fu dardo 
che l'alma ferì!

E tu non languisci, 
o dur'alma mia, 
vedendo Maria 
languir per Gesù?

Che aspetti, che pensi? 
Ogn'altra bellezza 
è fango, è bruttezza; 
risolviti su.

Sì, sì che trionfa 
amor nel mio seno: 
sì, sì vengo meno 
per doppia beltà.

Se tardi v'amai, 
bellezze divine, 
or mai senza fine 
per voi arderò.

Il Figlio e la Madre, 
la Madre col Figlio 
la rosa col giglio 
quest'alma vorrà.

La pianta col frutto, 
il frutto col fiore 
saranno il mio amore, 
né altro amerò.

Non cerco diletti, 
mercede non bramo; 
mi basta, se t'amo, 
l'amarti è mercé. 

 

 

Alessandro Manzoni

(1785-1873)

 

Il nome di Maria

Tacita un giorno a non so qual pendice
salia d'un fabbro nazaren la sposa;

salia non vista alla magion felice
d'una pregnante annosa;


E detto: «salve» a lei, che in reverenti
accoglienze onorò l'inaspettata,
Dio lodando, sclamò: Tutte le genti
Mi chiameran beata.


Deh! con che scherno udito avria i lontani
presagi allor l'età superba! Oh tardo
nostro consiglio! oh degl'intenti umani
antiveder bugiardo!


Noi testimoni che alla tua parola
ubbidiente l'avvenir rispose,
noi serbati all'amor, nati alla scola
delle celesti cose,


noi, sappiamo, o Maria, ch'Ei solo attenne
l'alta promessa che da Te s'udìa,
Ei che in cor la ti pose: a noi solenne
è il nome tuo, Maria.


A noi Madre di Dio quel nome sona:
salve beata! che s'agguagli ad esso
qual fu mai nome di mortal persona,
o che gli vegna appresso?


Salve beata! in quale età scortese
quel sì caro a ridir nome si tacque?
In qual dal padre il figlio non l'apprese?
Quai monti mai, quali acque


non l'udiro invocar? La terra antica
non porta sola i templi tuoi, ma quella
che il Genovese divinò, nutrica
i tuoi cultori anch'ella.


In che lande selvagge, oltre quai mari
di sì barbaro nome fior si coglie,
che non conosca de' tuoi miti altari
le benedette soglie?


O Vergine, o Signora, o Tuttasanta,
che bei nomi ti serba ogni loquela!
Più d'un popol superbo esser si vanta
in tua gentil tutela.


Te, quando sorge, e quando cade il die,
e quando il sole a mezzo corso il parte,
saluta il bronzo che le turbe pie
invita ad onorarte.


Nelle paure della veglia bruna,
Te noma il fanciulletto; a Te, tremante,
quando ingrossa ruggendo la fortuna,
ricorre il navigante.
La femminetta nel tuo sen regale
la sua spregiata lacrima depone,
e a Te beata, della sua immortale
alma gli affanni espone;


a Te che i preghi ascolti e le querele,
non come suole il mondo, né degl'imi
e de' grandi il dolor col suo crudele
discernimento estimi.


Tu pur, beata, un dì provasti il pianto;
né il dì verrà che d'oblianza il copra:
anco ogni giorno se ne parla; e tanto
secol vi corse sopra.


Anco ogni giorno se ne parla e plora
in mille parti; d'ogni tuo contento
Teco la terra si rallegra ancora,
come di fresco evento.

 

Tanto d'ogni laudato esser la prima
di Dio la Madre ancor quaggiù dovea
tanto piacque al Signor di porre in cima
questa fanciulla ebrea.


O prole d'Israello, o nell'estremo
caduta, o da sì lunga ira contrita,
non è Costei che in onor tanto avemo
di vostra fede uscita?


Non è Davidde il ceppo suo? Con Lei
era il pensier de' vostri antiqui vati
quando annunziaro i verginal trofei
sopra l'inferno alzati.


Deh! a Lei volgete finalmente i preghi,
ch'Ella vi salvi, Ella che salva i suoi
e non sia gente né tribù che neghi
lieta cantar con noi:


Salve, o degnata del secondo nome
o Rosa, o Stella ai periglianti scampo,
Inclita come il sol, terribil come
Oste schierata in campo.

 

 

 

Vincenzo Monti

(1754-1828)

 

a Maria addolorata.

Chi è costei che 'l duro tronco oppresso

atteggiata di doglia e smorta di viso,

immobil stassi al par del tronco istesso,

con gli occhi volti all'innocente ucciso.

L'ambasciata acerba che sul cor trabocca

ogni accento le tronca in sulla bocca.

Al sembiante divin, su cui repente

si distese un color pallido e fosco,

se il giorno incerto al guardo mio non mente,

misera Genitrice, io ti conosco

 

 

Onofrio Minzioni

(1734-1817)

 

La Immacolata Concezione

Giù per le vie del tuono e del baleno

scendeva di Maria l'alma innocente,

quando un misto di fumo e di veneno

sbruffolle incontro l'infernal serpente.

Essa le luci maestose e lenti

agli angeli pirgò che la seguieno:

ed ecco che brandisce arma rovente

Michel di tempestosa ira ripieno.

Al primo lampeggiar dell'igneo brando

fugge il fellon, ché tal dietro sel mira,

qual dalle sfere un dì cacciollo il bando.

Michel l'incalza con la spada bassa,

l'afferra, e a piè della gran donna il tira:

Ella sel guata, lo calpesta e passa.

 

 

Giacomo Zanella

(1820-1888)

 

Da questo scoglio, che torreggia immoto

nel brullo del torrente arido letto,

ove la Fe' di secolo remoto

pose il solingo, candido tempietto

odi, o gran Donna, il cantico devoto

che a Te leviamo dall'accesso petto

e de' giovani cuori adempi il voto

fidenti appien nel tuo materno affetto.

Come questo inconcusso, altero scoglio,

su cui prostràti t'adoriam, del flutto

tempestoso in april spezza l'orgoglio:

fa che salda la Fede in noi resista

e qual miriam questo torrente asciutto,

l'error dilegui ch'oggi il mondo attrista.

 

 

Giacomo Leopardi

(1798-1837)

 

O Vergin Diva, se prosteso io mai

caddi in membrarti, a questo mondo basso,

se mai ti dissi Madre, e se t'amai,

deh! tu soccorri lo spirito lasso

quando de l'ora udrà l'ultimo suono,

deh! tu m'aita ne l'estremo passo.

 

A Maria.

E’ vero che siamo tutti malvagi,

ma non ne godiamo, siamo tanto infelici.

E’ vero che questa vita e questi mali

sono brevi e nulli, ma noi pure

siam piccoli e ci riescono lunghissimi

e insopportabili. Tu che sei già grande

e sicura, abbi pietà di tante miserie.

 

 

 

Paul Verlaine

(1844-1896)

 

Non voglio più amare che mia madre Maria

Non voglio più amare che mia madre Maria.

Tutti gli altri amori sono di comandamento.

Necessari come sono, mia madre solamente

potrà accenderli nei cuori che l’hanno diletta.

 

E’ per Lei che bisogna amare i miei nemici,

è per Lei che ho votato questo sacrificio,

è la dolcezza di cuore e lo zelo al servizio,

siccome io la pregavo, Ella li ha permessi.

 

E siccome ero debole e assai cattivo ancora,

con le mani vili, gli occhi abbagliati dalle strade,

Ella mi abbassò gli occhi e mi congiunse le mani,

e m’insegnò le parole con le quali si adora.

 

E’ per lei che ho voluti questi dolori.

E’ per lei che ho il cuore nelle cinque Piaghe,

e tutti questi buoni sforzi verso le croci e i cilici,

siccome l’invocavo, Ella ne cinse le mie reni.

 

Io non voglio più pensare che a mia madre Maria,

sede della saggezza e sorgente dei perdoni,

Madre di Francia anche, da cui noi attendiamo

incrollabilmente l’onore della patria.

 

Maria immacolata, amore essenziale,

logica della fede cordiale e vivace,

amandovi che c’è di buono ch’io non farò,

amandovi di solo amore, Porta del cielo?

 

 

 

Ada Negri

(1870-1945)

 

Il Calvario della Madre

Grembo materno straziato e forte,

di tua fecondità l’invitto segno

in te impresso sarà fino a morte. Ave.

 

Bocca materna, non avrai più baci

che non sien quelli di tuo figlio - come

sigilli d’oro fulgidi e tenaci. Ave.

 

Occhi materni, voi vedrete il mondo

dietro un velo di lacrime, seguendo

ansiosi il folleggiar d’un bimbo biondo. Ave.

 

Mani materne, voi più non saprete

che blandire e sanar le rosse piaghe

di colui che a la terra offerto avete. Ave.

 

Vita materna, non sarai più nulla

fuor che l’ombra vegliante ad ali aperte,

con lunghe preci, a fianco di una culla. Ave.

 

Cuore materno, cuore crocifisso,

cuor benedetto, cuore sanguinante,

cuore pregante a l’orlo d’un abisso,

 

non più per te, non più per te vivrai;

ma pel figlio in mille forma

di perdono e d’amor rinascerai. Ave.

 

 

 

Charles Peguy

(1873-1914)

 

Maria SS. Tra Dio e l’uomo

Vi sono giorni in cui santi e patroni

non bastano più…

Bisogna prendere allora il coraggio a due mani

e volgersi direttamente a Colei

che è al di sopra di tutto. Essere arditi…

Sempre qualcosa manca alle creature,

e non soltanto di non essere Creatore.

Alle carnali, sappiamo, manca d’esser pure;

alle pure, dobbiamo saperlo, d’esser carnali.

Una sola è pura pur essendo carnale;

una sola è carnale pur essendo pura.

Ecco perché la Vergine non è solo

la più grande benedizione

discesa su tutto il creato;

non solamente la prima fra tutte le donne

“benedetta fra tutte le donne”;

non solamente la prima fra tutte le creature;

ma l’unica, l’infinitamente unica

infinitamente rara creatura

 

 

 

 

Clemente Rebora

(1885-1957)

 

L’Immacolata

Ignare a quella sete che per noi

patì là in Croce Cristo benedetto

onde sgorga la Fonte da Maria

che quanti appaga infin l’imparadisa,

urlan le genti, dopo aver mangiato

terra per cibo: - bruciamo di sete!

e come pazze si scontran cercando

sorsi a ristoro, e le sorgive tutte

di loro stragi sfociano inquinate.

Tu l’unica sorgente, o Immacolata,

donde fluisce acqua di vita al Cielo

che per l’amore in vino e vino in sangue

a Cana è pregustata e sul Calvario

versata al mondo dal Cuore Divino!

 

 

 

Giuseppe Ungaretti

(1888-1970)

 

La Madre

E il cuore quando d’un ultimo battito

Avrà fatto cadere il muro d’ombra,

Per condurmi, madre, fino al Signore

Come una volta mi darai la mano.

 

In ginocchio, decisa,

Sarai una statua davanti all’Eterno,

Come già ti vedeva

Quando eri ancora in vita.

 

Alzerai tremante le vecchie braccia,

come quando spirasti

Dicendo: Mio Dio, eccomi.

 

E solo quando mi avrà perdonato,

Ti verrà desiderio di guardarmi.

 

Ricorderai d’avermi atteso tanto,

E avrai negli occhi un rapido respiro

 

 

 

Paul Claudel

(1869-1955)

 

L’Addolorata

Maria ha accettato tutto. Sta in un canto della strada

ad attendere il Ricco di ogni povertà.

 

I suoi occhi sono asciutti, la sua bocca senza umidore.

Ella non dice nulla e guarda Gesù venire.

 

Ella accetta. Ella accetta un’altra volta.

L’urlo è severamente contenuto nel cuore forte e torchiato.

 

Ella non dice nulla e guarda Gesù.

La Madre guarda il Figlio, la Chiesa il Redentore.

 

La sua anima con violenza s’avventa verso di Lui

come l’urlo di un soldato moribondo.

 

Ella sta ritta davanti a Dio e gli dà da leggere la sua anima.

Niente nel suo cuore che dica di no o riprenda.

 

Nessuna fibra del suo cuore trapassato

che non accetti o non consenta.

 

Come Dio stesso che è qui, ella è presente.

Ella accetta e guarda il Figlio che ha concepito

nelle sue viscere.

 

Non dice nulla e guarda il Santo dei santi.

 

 

La Vergine a mezzogiorno

E’ mezzogiorno. Vedo la chiesa aperta. Bisogna entrare.

Madre di Gesù Cristo, non vengo a pregare.

 

Non ho niente da offrire e niente da domandare.

Vengo solamente,  Madre, a vederti.

 

Vederti, piangere di felicità, sapere questo

Che sono tuo figlio e tu sei qui.

 

Solamente per un momento mentre tutto si ferma. Mezzogiorno!

Stare con te, Maria, in questo luogo dove tu stai.

 

Non dire niente, guardare il tuo viso,

Lasciare cantare il cuore nel linguaggio che gli è proprio,

 

Non dire niente, ma solamente cantare perché si ha il cuore troppo pieno.

Come il merlo che segue la sua idea in quelle specie di strofe improvvise.

 

Perché sei bella, perché sei immacolata,

La donna finalmente ristabilita nella Grazia,

 

La creatura nel suo onore primo e nella sua fioritura ultima,

Com’ è uscita da Dio nel mattino del suo splendore originale.

 

Intatta ineffabilmente, perché sei la Madre di Gesù Cristo,

Che è la verità fra le tue braccia, e la sola speranza e il solo frutto.

 

Perché sei la donna, l’ Eden dell’ antica tenerezza dimenticata,

Il cui sguardo trova subito il cuore e fa sgorgare le lacrime accumulate,

 

Perché mi hai salvato, perché hai salvato la Francia,

Perché anch’ essa, come me, per te fu la cosa alla quale si pensa,

 

Perché nell’ ora in cui tutto traballava proprio allora  sei intervenuta,

Perché hai salvato la Francia ancora una volta,

 

Perché è mezzogiorno, perché siamo in questa giornata che è oggi,

Perché sei qui per sempre, semplicemente perché sei Maria, semplicemente perché esisti,

 

Madre di Gesù Cristo, sii ringraziata.

 

 

L’ invito a dormire

Povero ragazzo ai miei piedi su questo letto di tortura

Voglio avvolgerti nel mio mantello d’ azzurro !

 

Se la tua fronte scotta e le tue labbra sono secche,

Se hai sete, voglio recarti dell’ acqua fresca !

 

E se dici che non puoi dormire,  prova !

Quando uno mi dice sì, non se ne pente mai !

 

Non è possibile lottare, si è vinti,

Tutto è finito e il male non esiste più.

 

Il male si è dileguato sotto il mio alito d’ azzurro,

Sia pure una piccola fitta al cuore, un lieve morso.

 

La Santa Madre di Dio: v’è un altro rifugio?

Ogni aspirazione lo rende meno difficile.

 

Il mio braccio attorno a te, il mio bacio sulla tua fronte,

Ogni sforzo è seguito da un sospiro più profondo.

 

Lasciati fare ! Senti battere il mio cuore ! Dunque, è vero !

Nessuno più ci strapperà l’ uno all’ altro ! Conosci

 

Più misterioso della notte, più sconfinato della sabbia,

Un sonno tanto profondo che è inevitabile.

 

 

 

 

 

Rainer Maria Rilke

(1875-1926)

 

Nascita di Maria

O quanto deve essere costato agli angeli

non prorompere in canto, come in pianto si prorompe,

benché sapessero: questa notte si genera al fanciullo

la madre, a quell’Uno che presto apparirà.

 

Librandosi tacquero l’uno con l’altro e segnavano dove,

dove solitaria sorgeva la masseria di Gioacchino,

ah, percepivano in sé, nello spazio, la purità addensarsi,

ma a nessuno era dato di scendere laggiù.

 

Chè già fuori di sé si perdevano i due in vani gesti.

Una vicina accorse e agì con buon senso, senza sapere,

e il vecchio, prudente, andò a calmare i muggiti come,

di una mucca scura. Mai così erano stati.

 

 

 

Giorgio Caproni

(1912-1990)

 

Ciao, stella del mare

La vedevo alta sul mare.

Altissima. Bella.

All’infinito bella

più d’ogni altra stella.

Bianchissima, mi perforava

l’occhio e la mente, viva

come la punta di un ago.

Ne ignoravo il nome. Il mare

mi suggeriva Maria.

Era ormai la mia stella. Nel vago

della notte, io disperso

mi sorprendevo a pregare.

Era la stella del mare

Era…

 

 

 

Trilussa

(Carlo Alberto Salustri)

(1871-1950)

 

alla Madonna

“Qann’ero ragazzino,

mamma mia me diceva:

Ricordati, fijolo,

quanno te senti veramente solo

tu prova a recità n’Ave Maria.

L’anima tua da sola spicca er volo

e se solleva, come pe’ magìa.

Ormai so’ vecchio, er tempo m’è volato;

da un pezzo s’è addormita la vecchietta,

ma quer consijo nun l’ho mai scordato.

Come me sento veramente solo,

io prego la Madonna benedetta

e l’anima da sola pija er volo!”.

 

 

 

Marie Noël

 (1883-1967)

 

Ninnananna al Figlio di Dio

Dio mio, fragile, addormentato fra le mie braccia,
figlio mio, così caldo sul mio cuore in subbuglio,
stupita, adoro fra le mie mani e cullo
il prodigio che mi hai donato, o Dio.

 

Dio mio, non avevo figlio,
vergine come sono, in questa povera condizione,
 quale gioia in fiore da me poteva nascere?
 Ma tu me l’hai donata, Onnipotente Dio.

Che cosa ti darò in cambio, perché sopra di me è scesa
la tua grazia? O Dio, sorrido sommessamente:
anch’io, umile e sprovveduta, 
avevo una grazia e te l’ho donata.

 

Dio mio, non avevi bocca
per parlare alle genti perdute di quaggiù…  
la bocca di latte attratta dal mio petto,
 figlio mio, io te l’ho donata.

 

Dio mio, non avevi mani
per sanare con le dita i loro corpi logori…
e mani, gemme chiuse, rose ancora timide,
figlio mio, io te le ho donate.

 

Dio mio, non avevi carne
 per spezzare con essi il pane del convito…
 la carne tenera da me plasmata,
 figlio mio, io te l’ho donata.

 

Dio mio, non avevi morte
 per salvare il mondo… O dolore!, laggiù,
 la tua morte d’uomo, tenebrosa e derelitta, una notte,
 piccino mio, io te l’ho donata.

 

(traduzione Padre Basilio Gavazzeni)

 

 

 

 

Elio Fiore

(1935-2002)

 

Assunzione di Miryam in Cielo

"Vergine Madre, io non ti chiedo nulla,
ma dal Cielo, ti prego, assicura
mio padre e mia madre che sono attento
alla legge di tuo Figlio
al suo amore che mi chiede di perdonare
a chi mi ha fatto del male.
Miryam, in questo antico Ghetto,
eternamente lordo del sangue di David,
mi preparo con il rosario
di Lucia dos Santos
alla tua chiamata improvvisa.
Madre, perché tu sai
che di te sono innamorato
e se chiudo gli occhi,
se cammino in piazza Santi XII Apostoli
per andare al lavoro,
ti vedo illuminata di un sole
fisso nel tuo cuore immacolato,
con ai piedi la tua Rosa del Creato,
tessuta nel tuo eterno telaio.
Con tuo Figlio ti vedo
incessantemente rivestire
i miei fratelli uomini di luce,
brillare la tua gloria sul tuo servo
che nel silenzio di questa casa,
dove nel 1966 mi hai guidato,
ho accolto il tuo mistero colmo di musica".

 

 

 

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