MISTERI DELLA LUCE |
Giovedì
Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. |
Sono i misteri:
del battesimo, del primo miracolo, della proclamazione del regno, della
trasfigurazione e dell’istituzione dell’Eucaristia.
Riflessione: Il Vangelo di
Marco inizia con un titolo scarno, ma preciso, circa l’identità di Gesù:
“Inizio del Vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio”. Segue poi la
presentazione di Giovanni il Battista e il racconto del battesimo di Gesù.
Marco non narra nulla dell’infanzia di Gesù. Egli lo mostra già adulto mentre
viene battezzato nel fiume Giordano, e mentre riceve ufficialmente dal padre
il mandato per la sua missione di salvezza. Si può affermare che il racconto
del battesimo è la solenne illustrazione del titolo, con la quale Marco
dimostra che Gesù è il vero Figlio di Dio, incaricato dal Padre di salvare
gli uomini di tutti i tempi. “Tu sei il
Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto”. L’espressione
dell’evangelista è costituita da due parti: la presentazione che il Battista
fa di Gesù e la narrazione del battesimo di Gesù. Il senso è chiaramente
isaiano e prelude alla passione del Messia. Nella trasfigurazione la voce dal
cielo lo presenterà a pochi intimi come Figlio, tuttavia Marco ci fa
comprendere che gli uomini possono riconoscerlo come Figlio solo se accettano
il calvario. Facendosi
battezzare, Gesù riceve ufficialmente l’investitura messianica; lo Spirito
Santo discende su di lui. Il battesimo inaugura la sua vita pubblica e
contiene in potenza tutto l’itinerario che egli dovrà percorrere. La sua
opera sarà quella del Servo, quella dell’Agnello di Dio che libera il mondo
dalla schiavitù del peccato. Ecco perché questo primo battesimo riceverà il
suo pieno significato solo nel giorno del battesimo nella morte: “Devo
ricevere un battesimo, e quale non è la mia angoscia fino a quando non sia
consumato” (Lc.12,50). Questo battesimo nella morte stabilirà Gesù come primogenito
del vero popolo di Dio, come la pietra angolare di un mondo nuovo.Per
incorporarsi all’edificio del regno, ogni essere umano è invitato a ricevere,
in un vincolo con Gesù, il battesimo nello Spirito santo. Ora chiudiamo
gli occhi e proviamo ad immaginare, immedesimandoci, nel luogo del battesimo.
Pensiamo al fiume Giordano che scorre lentamente sotto il sole cocente della
valle per lo più desertica che prende il suo nome. Qualche rara pianta fa
capolino tra la folla che attende il turno per presentarsi al Battista. Tra
questi vi è Gesù. Cammina lentamente, andando avanti. Si avvicina in silenzio
e ascolta la voce stentorea di Giovanni il penitente del deserto. Gesù è tra
i tanti, proprio come se si trattasse di uno che doveva mondarsi per
prepararsi per la venuta del Messia. E’ confuso nella folla, popolano tra i
popolani. Tuttavia
Giovanni avverte qualcosa, forse un’emanazione spirituale speciale. Osserva
chi gli si fa incontro e individua la fonte del turbamento che gli procura un
fremito. Provate a percepire la tensione. Colui che doveva preparare la via
del Signore, se lo trova dinanzi. Gli sguardi s’incrociano fissandosi un
istante, solo i cuori emettono parole e sentimenti. Il Battista, dopo quegli
attimi interminabili ed estasianti, esclama: “Ecco l’agnello di Dio. Com’è
che a me viene il mio Signore? La frase
sottende molti brani dell’A.T., soprattutto il Salmo 2. Ma qui la tonalità si
fa più intima, è più sull’affettuoso. Forse perde in solennità, ma acquista
in tanta tenerezza. Un commentatore che sa rendere stupendo il messaggio
evangelico, scrive: “E in quel momento la Trinità danzò di felicità”. Fratelli e
sorelle, noi siamo battezzati nella morte e resurrezione di Gesù. Col
battesimo diventiamo tutti figli di Dio nell’unico Figlio Gesù. Col battesimo
che si riceve al fonte battesimale il Padre partecipa in Cristo Gesù la sua
stessa natura divina. Noi siamo realmente Figli di Dio e non solo per modo di
dire. E siccome formiamo una sola cosa con Cristo, anche su di noi il Padre
pronuncia quella frase piena d’intimità, amore e tenerezza. Su ciascuno di
noi Egli dice: “Tu sei il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono
compiaciuto”. E anche per noi quel commentatore potrebbe scrivere: “E in quel
momento la Trinità danzò di felicità”. Se trovassimo
un momento per riflettere su questa verità, scopriremmo che si tratta della
sostanza del cristianesimo dalla quale scaturisce tutta una vita. Fratelli e
sorelle, dedichiamo un po’ di tempo alla riflessione della Parola di Dio. 1 Padre
Nostro…. Nel
secondo Mistero della Luce si contempla: "Gesù alle nozze di Cana si
svela"
Riflessione : Si tratta di
un racconto che sotto un’apparente facilità di comprensione nasconde, in
realtà, un significato molto ricco. Nel Vangelo la
presenza di Maria è normalmente taciuta, ma compare da protagonista nei
momenti salienti, anzi strategici della missione del Figlio Gesù. Del resto è
compito di una mamma esserci sempre, è suo dovere non mancare alle svolte
decisive della vocazione dei figli.
Uno di questi
momenti fondamentali accade a Cana, luogo in cui Gesù inizia la sua
predicazione e compie il suo primo miracolo. Cana è situata sul percorso
esistenziale di Maria e di Gesù dalla volontà di Dio, perché qui deve
avvenire qualcosa di profetico. Giovanni non
si limita ad annotare i particolari ma, al contrario, dimostra di sapere
distinguere tra particolare e particolare. Infatti, nel dichiarare quasi
all’improvviso “non hanno più vino”, l’apostolo dà un peso particolare,
fattuale e decisionale all’esaurimento della loro disponibilità di vino per
mantenere il tenore della festa entro i confini della gioia, della
trasformazione, del cambiamento e dell’azione successiva. I diretti
responsabili della festa nuziale non sanno cosa fare. Come ovviare al disagio
incombente? Il banchetto nuziale è sull’orlo del collasso e della vergogna.
La mancanza di vino è la rovina della festa. A questo punto del racconto
Giovanni introduce i nuovi protagonisti: Maria e Gesù. Maria è
sollecita per i suoi ospiti come per tutte le persone bisognose, insiste
dolcemente presso suo figlio. Lo Spirito Santo la ispira e le suggerisce le
parole più convenienti, dandole coraggio. Essa chiede un favore per gli
altri, intercede per gli altri, e non per se stessa. La risposta
esprime una chiara reticenza, tuttavia la comunicazione di Maria suona alle
orecchie di Gesù come una sollecitazione e prendere a cuore la situazione, ad
intervenire con la carità del suo cuore. E anche la precisazione di Gesù a
proposito della sua “ora”, rappresenta una difficoltà interpretativa più per
noi che per Maria. La risposta è evidentemente profetica, proprio nel momento
in cui Gesù inizia la sua missione, il suo pensiero è rivolto al momento
finale, cioè all’esaltazione della Croce. Il passo
successivo è da approfondire, oltre le apparenze, il comportamento di Gesù . Quindi Gesù
aggiunse: “Attingete e portatene al direttore di mensa”. 1 Padre
Nostro…. Nel
terzo Mistero della Luce si contempla: "La buona notizia del regno di
Dio"
Riflessione: “Gesù venne dalla
Galilea predicando il Vangelo di Dio e diceva: “Il tempo è compiuto e il
regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al Vangelo” (Mc.1,14-15). In questa
breve sintesi Marco utilizza il linguaggio della catechesi cristiana: vangelo
di Dio, convertirsi e credere. Pare che il modo di presentare l’attività di
Gesù non differisca molto dal modo usato da Matteo, tuttavia ha delle
precisazioni molto significative. Anzitutto la dichiarazione: “Il tempo è
compiuto”. Vale a dire che è passato il tempo delle promesse e dell’attesa:
il Messia è venuto e sta iniziando il suo ministero. Cioè è la sua presenza
che colma i tempi rendendoli veicolo della misericordia di Dio e storia della
salvezza. Per questo motivo “il regno dei cieli è vicino”, tanto vicino che il
Figlio di Dio è tra gli uomini per insegnare e aprire ad essi la via che vi
conduce. Il regno è “vicino”, però non è ancora realtà completa, bensì in
fase di attuazione; la vicinanza diventerà presenza attuale, possesso
personale quando l’uomo, accogliendo l’invito di Gesù, avrà realizzato in sé
le condizioni necessarie per entrarvi.
Condizione
primaria è la conversione, il cambiamento profondo della vita che esige
anzitutto la lotta contro il peccato, la ripulsa di tutto ciò che fa deviare dall’amore
e dalla legge di Dio. Conversione simile a quella che Dio aveva chiesto a
Ninive per mezzo di Giona e che i Niniviti accolsero abbandonando la loro
condotta perversa (Giona 3,10). L’uomo,
fratelli e sorelle, deve aderire positivamente al Vangelo con una fede
vivificata dall’amore che non si accontenta di accettarlo in teoria, ma lo
traduce in esistenza, lo mette in pratica. E’ quindi necessario deporre
quella mentalità terrestre per cui l’uomo vive ed agisce unicamente in vista
di interessi e felicità temporali. “Passa la figura di questo mondo” (1
Cor.7,31) ci ammonisce San Paolo; non è cristiano attaccarsi al mondo come
ostriche allo scoglio.Occorre farsi una mentalità evangelica capace di
produrre desideri, intenzioni, abitudini, comportamenti del tutto conformi al
Vangelo di Gesù. Ciò è urgente giacché “il tempo ha avuto una svolta”,
determinata appunto dalla venuta di Gesù per cui ora non resta che una fase
della storia: quella che separa l’oggi dalla venuta finale di Gesù Cristo. Il
tempo ormai non ha che un senso solo: ritmare il passo dell’uomo, come
individuo e come comunità, nel suo cammino verso l’eterno. Nell’annuncio
di Gesù, è concentrata tutta la serietà e l’urgenza della parola di Dio come
risuonava negli oracoli dei profeti. Ma ora essa non permette più rimandi
cavillosi, né astuti compromessi, perché si presenta con la concretezza di
una persona: il regno di Dio è qui, ora, in Gesù, il Cristo. 1 Padre
Nostro…. Nel
quarto Mistero della Luce si contempla: "La trasfigurazione di Gesù sul
monte Tabor"
Riflessione: Il racconto
della trasfigurazione, nella struttura del Vangelo di Marco rappresenta un
momento vertice, corrispondente alla narrazione del battesimo. Qui Gesù,
nuovamente, viene proclamato dalla rivelazione divina “il Figlio diletto”.
Però stavolta si tratta di una rivelazione fatta ai discepoli, in un momento
decisivo e critico dell’attività pubblica di Gesù. Davanti ai tre
prediletti, che saranno pure testimoni del Getsemani, Gesù si trasfigura,
come i corpi gloriosi dopo la resurrezione. Il monte Tabor ci ricorda il
monte Sinai; la voce del Padre proclama Gesù Figlio, perciò Mosè ed Elia, i
due rappresentanti dell’A.T. della legge e dei profeti, testimoniano che
l’antica alleanza la scia il posto alla nuova. Il Figlio prediletto
perpetuerà la gloria momentanea attraverso il sacrificio (servo di Jahwè,
Is.42,1). Tutti lo
devono ascoltare, seguendolo per la strada del sacrificio personale già
percorsa dai precursori tra cui Giovanni Battista, se vogliono raggiungere
con lui la gloria eterna dei figli di Dio. La
trasfigurazione è una viva esortazione ad ascoltare Gesù quando parla delle
sue sofferenze e della sua morte, senza cessare di riconoscerlo come Messia
definitivo, come il Servo fedele di Dio. Ma c’è da
considerare anche la proposta di Pietro: “Rabbi, si sta bene qui; facciamo
dunque tre tende: una per te, una per Mosè e una per Elia”. Essa esprime
molto bene la reazione umana di fronte all’esperienza del mondo escatologico:
“Non sapeva però che cosa dicesse!”. Come
nell’Esodo, la nube è un simbolo caratteristico della presenza misteriosa e
intima di Dio. La parola celeste di rivelazione riprende il salmo 2,7, alla
luce del quale la comunità cristiana esprime la sua fede in Gesù risorto. E’ qui che
emerge il messaggio centrale di tutto il racconto. Il cammino di Gesù verso
la morte non è rassegnata sottomissione a una fatalità storica, non è il
fallimento di un progetto, ma la rivelazione piena della sua identità. Si
tratta dell’esplosione del suo amore e della sua piena libertà di Figlio
fedele; quell’amore e quella libertà rimandano ad un mondo che già traspare
nei suoi gesti e nelle sue parole quotidiane, ma che i discepoli nell’intimità
con Gesù in modo privilegiato hanno potuto intravedere. 1 Padre
Nostro…. Nel
quinto Mistero della Luce si contempla: "Gesù istituisce
l'Eucaristia"
Riflessione: “Prendete, e mangiatene tutti: Nella Santa
Messa, il momento della consacrazione dovrebbe essere visto alla luce del
Vangelo di Giovanni, dal capitolo 14 al 16 che sono fra i più belli e intimi
del N.T. Noi cristiani siamo chiamati non soltanto al servizio, ma anche alla
consacrazione, poiché Gesù ci ama: “Io vado a prepararvi un posto; quando
sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me,
perché siate anche voi dove sono io” (Gv.14,2-3). “Ma il Consolatore, lo
Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli vi insegnerà ogni cosa
e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto” (Gv.14,26). Mentre il pane
e il vino si trasformano nel Corpo e nel Sangue di Gesù, avviene
contemporaneamente una trasformazione spirituale in noi credenti che
partecipiamo al rito Eucaristico: un’intensa emanazione di energia divina che
produce una purificazione nei presenti. Nell’Eucaristia
siamo chiamati ad essere discepoli di Gesù, e intraprendiamo un cammino
contrassegnato dall’anno liturgico, con cui ripercorriamo gli eventi della
sua vita. Essa ci
appare, così, come un’efficace scuola di vita, che ci aiuta a verificare e
rilanciare la nostra esistenza. Accolti dal Signore, che ci riunisce nella
sua casa, ci apriamo all’accoglienza verso tutti, amando ogni persona con la
stessa carità di Gesù. Perdonati dal Signore, davanti al quale riconosciamo i
nostri peccati, ci facciamo strumenti di riconciliazione, diffondendo attorno
a noi la pace del Risorto. In ascolto del Signore, che ci rivolge la sua
Parola, diventiamo suoi discepoli e testimoniamo la bellezza di un’esistenza
guidata da questa Luce di verità. Presentando al
Signore il pane e il vino, condividiamo con tutti i nostri beni,
riconoscendoli come doni che abbiamo ricevuto da Dio. Facendo memoria della
Pasqua di Gesù, lodiamo il Signore per le sue grandi opere, nella certezza
che egli continua ad agire anche oggi, guidando la nostra storia e quella
dell’intera umanità. Offrendo al Padre il corpo e il sangue di Gesù, offriamo
la nostra vita insieme alla sua, affinché anche noi possiamo diventare un
sacrificio gradito a Dio. Facendo comunione con Gesù, Pane della vita,
viviamo in comunione con tutti, camminando verso un’unità arricchita dalle
diversità esistenti fra noi, in dialogo con tutte le espressioni ecclesiali e
con gli uomini di buona volontà. Accogliendo il mandato di Gesù, operiamo nel
mondo come missionari del suo amore, attraverso la testimonianza della nostra
vita. Ogni volta che
ci nutriamo del corpo di Cristo, riceviamo la pienezza dello Spirito Santo,
con cui il Padre rinnova la nostra vita. In questa
esperienza di vita Eucaristica contempliamo la Vergine Maria, madre di Gesù,
che condivise la vita dei discepoli in preghiera nel Cenacolo e in cammino
sulle vie del mondo. 1 Padre
Nostro…. |