MISTERI GLORIOSI |
Mercoledì e Domenica
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Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito
Santo. |
Sono i misteri: della
risurrezione, dell'ascensione, della regalità di Cristo, della discesa dello
Spirito Santo, della sua avanzata nella storia, della sua vita nelle anime,
della Chiesa militante sulla terra, della gloria degli Angeli e dei Santi.
Ecco come lo descrive
il Vangelo di San Matteo 28,5-8: Gesù è risorto! Con la
sua morte ha dimostrato di essere vero uomo, con la sua risurrezione dimostra
di essere vero Dio. La risurrezione di Gesù è un fatto storico, di
significato cosmico, è l'inizio della trasformazione globale del mondo; è un
evento di significato epocale perché trasforma il senso della storia e ne
indica la vera direzione. Un evento unico e insieme un evento che rivela
un'attesa costante e universale, scritta nel cuore d'ogni uomo e ogni donna. Nell'ora delle tenebre
pareva che il "mistero dell'iniquità"avesse riportato la definitiva
vittoria sull'umanità: vittoria della menzogna, dell'odio, del dolore e della
morte. La risurrezione di nostro Signore proclama invece che l'ultima parola
della storia universale e di ognuno di noi non è la menzogna ma la verità,
non è l'odio ma l'amore, non è la sofferenza ma la felicità, non è la morte ma
la vita eterna nell'amore di Dio. E' vero che abbiamo
iniziato il terzo millennio, questo nuovo orizzonte per l'umanità derivato
dalla risurrezione di Gesù, col dolore e le sofferenze dei popoli, con la
fame dei popoli, con la miseria dei popoli, con l'odio dei popoli, con la
fatica dei popoli, con la violenza dei popoli, con la guerra dei popoli,
perciò è naturale chiedersi: ma dov'è il cambiamento che avrebbe operato il
Risorto? La risposta è semplice: la Pasqua di Cristo non ci trasferisce
automaticamente nel regno dei cieli; ci raggiunge nel cuore per farci
percorrere con gioia e speranza quel cammino di purificazione e autenticità,
di verifica del nostro comportamento, che ha come traguardo la certezza di
una vita che non muore più. La risurrezione non ci
restituisce ad un mondo irreale, bensì ad un'esistenza autentica,
un'esistenza di fede, di speranza, d'amore, in tutto e per tutto come la SS.
Maria, lei che ha sempre creduto contro ogni apparenza, anche davanti alla
morte del Figlio, da allora è la prima a godere, con lui, la gioia della
vittoria e, con noi, la gioia della redenzione. Oremus:
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Nel secondo mistero glorioso si contempla:
" Gesù ascende al cielo".
Secondo una tradizione
che risale ai primi secoli del cristianesimo, il mistero dell'Ascensione del
Signore, avvenne a mezzogiorno, l'ora stessa in cui Cristo era stato
innalzato in croce. Fu proprio a questo
punto che i suoi piedi si staccarono da terra ed Egli iniziò ad innalzarsi
verso il cielo. I presenti lo seguivano con lo sguardo, ma presto Egli entrò
in una nube che lo nascose ai loro occhi. I discepoli guardavano ancora il
cielo, quando improvvisamente due angeli si presentarono loro dicendo:
"Uomini di Galilea, perché fissate nel cielo lo sguardo? Come l'avete
visto salire al cielo, così il Signore ritornerà!" Tutto il destino della
Chiesa è compreso in questa verticalità ascensionale di un movimento
biunivoco, che va dal basso verso l'alto e dall'alto verso il basso. Quale
compito immenso e misterioso è affidato ai discepoli. Sorge allora
un'obiezione: se non è più visibile, come sarà creduto nel mondo, come faremo
noi uomini a sapere di questa sua presenza? Egli ha voluto rendersi visibile
attraverso i suoi discepoli. Sia nel Vangelo sia negli Atti, l'evangelista
san Luca associa strettamente all'Ascensione il tema della testimonianza.
"Di questo voi siete testimoni" (Lc.24,8). Quel "voi"
indica in primo luogo gli apostoli che sono stati con Gesù. Difatti, dopo la
Pentecoste, essi non fanno altro che rendere testimonianza a Cristo.
Proclamano a tutti: "Dio lo risuscitò e nei ne siamo testimoni"
(At.1,22). "La vita si è fatta visibile, noi l'abbiamo veduta e di ciò
rendiamo testimonianza": così comincia la Prima lettera di san Giovanni.
Dopo gli apostoli, questa testimonianza per così dire ufficiale, cioè legata
all'ufficio, passa a tutti i successori, papi, vescovi, sacerdoti, cioè alla
Chiesa. Ma quel "voi", in senso più ampio, sono tutti i battezzati
e i credenti in Cristo. Ogni persona deve
essere davanti al mondo un testimone della risurrezione e della vita del
Signore Gesù e un segno del Dio vivo" (Lumen gentium 38). Un papà e una mamma
credenti devono essere "i primi testimoni della fede" presso i
figli. Con il loro modo di correggere e perdonare il bambino e di perdonarsi
tra loro, di parlare con rispetto degli assenti, di comportarsi amorevolmente
di fronte ad un povero che chiede l'elemosina, coi commenti che fanno alla
presenza dei figli nell'ascoltare le notizie del giorno, i genitori, senza
forse proporselo, hanno la possibilità di rendere una splendida testimonianza
della loro fede. L'anima dei bambini è una lastra fotografica: tutto quello
che vedono e ascoltano negli anni dell'infanzia si incide in essa e un giorno
"si svilupperà" e porterà i suoi frutti, buoni o cattivi. Gesù sa benissimo che
da soli noi non siamo capaci di rendere testimonianza. Lasciati da soli, non
possiamo che ripetere quello che fece Pietro durante la Passione, e cioè dire
di Cristo, coi fatti e con le parole: "Non lo conosco; non so chi
è!" Ecco perché, prima di scomparire dai loro sguardi, Gesù fa agli
apostoli, e a tutti gli uomini d'ogni tempo, una promessa: " E io sono
con per sempre, sino alla fine del mondo". La missione del
cristiano, dopo l'Ascensione è chiara, così come fu chiara ai discepoli.
Soli, dovranno tornare a Gerusalemme. Eppure il loro cuore non è triste,
hanno con sé Maria, la Vergine, e la generosità di questa madre incomparabile
si comunica alle loro anime. Adorano il Maestro, d'ora in avanti questo culto
d'adorazione sarà di pensare che il Maestro ha preceduto tutti per preparare
un posto. Ecco il perché della gioia….E' la letizia una delle caratteristiche
più importanti di un credente. È la felicità, la sfumatura più delicata della
celebrazione dell'Ascensione, improntata ad una dolce malinconia, ma nella
quale si respira la grazia del trionfo di Cristo sulla morte. Questa festa, questo
rito espressivo, annuncia il principio della missione della Chiesa e avverte
i credenti, che d'ora in avanti, la missione specifica di ognuno è
testimoniata e realizzata con l'adorazione, stare nel tempio, lodare e
tornare alla Gerusalemme delle nostre esistenze per portare a tutti il lieto
annuncio.
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Nel terzo mistero glorioso si contempla:
"Lo Spirito Santo discende sugli apostoli e su SS.Maria riuniti in preghiera
nel cenacolo".
Già nell'Antico
Testamento, Israele segnò la gloria futura e sotto gli auspici dell'Agnello
pasquale, il suo passaggio attraverso le acque del Mar Rosso. Altre sette
settimane erano trascorse nel deserto per giungere alla Terra Promessa, ed il
giorno che seguì, fu quello in cui strinse l'alleanza tra Dio e il suo
popolo. La Pentecoste (il cinquantesimo giorno), fu segnata dalla
promulgazione dei dieci comandamenti della Legge divina, e questo gran
ricordo restò in Israele, insieme alla commemorazione annuale di tale
avvenimento. Ma, come la Pasqua, la
Pentecoste era profetica: vi doveva essere una seconda Pentecoste, per tutti
i popoli, come vi fu una seconda Pasqua per il riscatto del genere umano. Il cielo non si oscura,
non si odono fulmini e tuoni, i cuori degli uomini non sono atterriti dallo
spavento come sul Sinai, pulsano, al contrario, sotto l'impressione del
pentimento e della riconoscenza. L'ora è giunta…E' dunque l'ora predestinata
da tutta l'eternità: l'ora Terza, in cui la fiamma eterna ed incerata che è nelle
Tre persone divine, discende dal cielo per adempiere gli intenti
misericordiosi dell'Emanuele, per stare con il piccolo uomo della terra fino
alla fine del mondo. Non meravigliamoci che
la Chiesa abbia segnato nella liturgia, un posto così privilegiato alla
Pentecoste, quanto quello conferito alla stessa Pasqua, essendo l'importanza
di questo mistero, così considerevole nell'economia del cristianesimo. La
Pasqua è il riscatto dell'uomo per mezzo della vittoria di Cristo: nella
Pentecoste lo Spirito Santo prende possesso dell'uomo redento. L'Ascensione è
il mistero intermedio. Da un parte è il completamento della Pasqua, perché
stabilisce l'uomo-Dio vincitore della morte e capo dei fedeli alla destra del
Padre; dall'altra determina la venuta dello Spirito Santo sulla terra. Questa discesa non
poteva avvenire prima della glorificazione di Gesù, e i padri ce né danno
numerose ragioni che ci aiutano a comprendere. Bisognava, infatti, che il
Figlio di Dio, che con il Padre è il principio della processione dello Spirito
Santo, nell'essenza divina, inviasse anche personalmente questo Spirito sulla
terra. Questo Spirito che infiamma e unisce, è chiamato nella Sacra Scrittura
il "Dono di Dio"; ed è in questa circostanza che Padre e Figlio lo
inviano. A partire da questo
momento liturgico, avviene un'effusione di fuoco che copre la terra; lo
Spirito Santo anima tutto, agisce in ogni luogo. Noi che conosciamo il Dono
di Dio, non dobbiamo far altro che lasciare spazio nel nostro cuore e
lasciarci avvolgere da questa sacra brezza.
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Nel quarto mistero glorioso si contempla:
" Maria è assunta in cielo".
A Maria assunta in
cielo si applicano le parole dell'apocalisse. Nella visione profetica di San
Giovanni questa donna eccezionale appare nella attesa di un figlio e in lotta
con il dragone, l'eterno nemico di Dio e degli uomini. Questo quadro di luce e
d'ombre, di gloria e di battaglia fa pensare alla realizzazione della
promessa messianica contenuta nelle parole rivolte da Dio al serpente
ingannatore: "ostilità io porrò tra te e la donna, e tra il tuo seme e
il seme di lei: esso ti schiaccerà la testa" (Gn.3,15). Tutto ciò si è attuato
per mezzo di Maria, la Madre del Salvatore contro il quale Satana si è scagliato,
ma dal quale è stato definitivamente vinto. Cristo, Figlio di Maria, è il
Vincitore; tuttavia perché l'umanità possa godere in pieno della vittoria da
lui riportata è necessario che, come lui, sostenga la lotta. In questo duro
combattimento l'uomo è sostenuto dalla fede in Cristo e dalla potenza della
sua grazia; ma lo è pure dalla materna protezione di Maria che dalla gloria
del cielo non cessa di intercedere per quanti militano alla sequela del suo
Figlio divino. Essi vinceranno in
virtù del sangue dell'Agnello (Ap.12,11), il sangue che gli fu donato dalla
Vergine Madre. Maria ha dato al mondo il Salvatore, per mezzo del suo sangue
"è giunta la salvezza, la forza e il regno di Dio e la potenza del suo
Cristo". Così è avvenuto perché tale è stata "la volontà di Colui
che ha stabilito che tutto noi avessimo per mezzo di Maria". Mentre la visione
apocalittica mostra il figlio della donna "rapito verso Dio e verso il
suo trono", presenta la donna stessa in fuga verso il "luogo
preparato da Dio", figura dell'assunzione di Maria nella gloria
dell'Eterno. Maria è la prima a partecipare in pieno alla sorte del suo
Figlio divino; legata a lui come madre e "compagna generosa" che
"cooperò in modo del tutto singolare" alla sua opera di Salvatore,
ne condivide la gloria, assunta in cielo in anima e corpo. Gesù ha voluto sua
madre sempre e totalmente unita a sé: Tutta di Dio nell'Immacolata
concezione, tutta per Gesù nella consacrazione verginale, tutta con Gesù
nella divina maternità, nella vita nascosta di Nazareth, nella passione e
nella morte. Era giusto e doveroso che gli restasse unita nella gloria in
anima e corpo. Maria ha raggiunto la
gloria prima di tutte le creature, ha realizzato in modo perfetto il disegno
di Dio sull'uomo ed ora cammina con l'umanità e la guida sulle strade del
Redentore, verso la salvezza eterna.
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Nel quinto mistero glorioso si contempla:
"Maria è coronata regina del cielo e della terra".
Maria risplende per la
sua concezione immacolata, per la pienezza di grazia che l'adorna, per il suo
privilegio di Madre di Dio, per il doloroso martirio sofferto insieme al
Figlio, per la fede senza confronti, per la verginità intatta, per l'umiltà
profondissima, per l'amore che si dona senza misura. Queste prerogative
costituiscono Maria Regina degli apostoli e dei martiri, dei confessori e
delle vergini, di tutti i santi e perfino degli angeli. Tuttavia è madre regale, di una regalità benigna e
dolcissima della quale si vale per portare agli uomini la salvezza meritata
dal Figlio. La sua regalità materna la rende potente sul cuore di lui per
ottenere grazie di conversione e di perdono; la rende potente per richiamare
i peccatori, sostenere i deboli, infondere coraggio agli avviliti e fortezza
ai perseguitati, per attirare i lontani e i dispersi, per donare guarigione
fisica nel nome di Gesù. Ecco perché scende
spesso sulla terra e attira nei suoi santuari milioni di figli per consolarli
e riportarli al Figlio, con ognuno mostrandosi madre.
1 Salve, o regina, madre di misericordia; vita
dolcezza e speranza |