Il ritorno a Gerusalemme

 

 

 

 

Ritorno degli

esiliato

Esdra e Neemia ritornano e ricostruiscono le mura della città

 

Ricostruzione del tempio di Gerusalemme

 

 

 

 

 

 

600 a.C.

500

 

400

300

 

 

 

Nella prima metà del secolo VI a.C. Babilonia sembrava onnipotente. Ma i profeti parlarono di un Dio, nelle cui mani i re erano marionette e che poteva servirsi anche delle potenze pagane per attuare i suoi piani.

Ciro il Persiano unificò i regni della Media e della Persia ad Oriente di Babilonia, conquistò altre terre ad est fino all'India, quindi attaccò Babilonia. La città cadde nel 539 a.C., cinquant'anni dopo che Nabucodonosor aveva conquistato Gerusalemme, ed egli ne ereditò tutto l'impero.

I re persiani estesero i loro confini oltre quelli dei precedenti imperi. Conquistarono l'Egitto e i territori dell'odierna Turchia. Dopo la caduta di Babilonia, Ciro riorganizzò l'impero e lo divise in province, sottomettendole ad altrettanti governatori detti “satrapi”.

La maggior parte di questi erano persiani, ma alle loro dipendenze anche le  autorità locali continuarono a detenere un certo potere. I diversi popoli furono lasciati liberi di conservare o loto costumo e le loro religioni.

In conformità a questa politica nel  538 a.C. Ciro emanò un decreto che autorizzava gli ebrei a ritornare a Gerusalemme e a ricostruire “il tempio del Signore Dio d'Israele”, forniti di denaro e delle provviste necessarie. Inoltre restituì loro i vasi d'oro e d'argento e altre cose asportate dal tempio da Nabucodonosor, e così il primo gruppo di esiliati intraprese il lungo viaggio di ritorno verso la patria.

 

 

L’impero persiano all’apice della sua potenza

 

Ricostruzione del tempio.

A Gerusalemme Zorobabele (un discendente dell'ultimo re di Giuda) e il sacerdote Giosuè si misero a capo del gruppo dei rimpatriati e cominciarono la ricostruzione del tempio. Ma le condizioni erano difficili. La gente doveva prima costruirsi una casa e guadagnarsi da vivere. I nemici li molestavano. Lo scoraggiamento si diffuse e i lavori del tempio si arrestarono per una quindicina d'anni.

Allora intervennero i profeti Aggeo e Zaccaria, che indussero il popolo ad agire. Dario, il nuovo re persiano, confermò il decreto di Ciro e ordinò al governatore della  provincia di concedere tutto agli ebrei tutto l’aiuto necessario.

Quattro anni dopo il tempio er finito e venne consacrato con una grande festa.

Gli  ex esiliati erano una piccola colonia sempre alle prese con gravi problemi e in città priva di mura di protezione. Sotto il regno di Artaserse ( 464-423 a.C.) due nuovi leader arrivarono a Gerusalemme. Esdra fu probabilmente il primo. Era sacerdote e portò con sé un altro gruppo di esiliati. Sì preoccupò ovviamente di constatare come la legge di Dio fosse osservata e trovò che molti, anche tra i capi, avevano sposato donne delle popolazioni circostanti e adoravano i loro dei. Perciò lì esortò a rinunciare alle loro mogli straniere e ad obbedire al Signore loro Dio.

 

Neemia e le mura della città.

Non molto tempo dopo Neemia, un altro ebreo che era coppiere del re Artaserse in Susa, udì come le cose stavano andando in Gerusalemme e se ne preoccupò. Digiunò, pregò, invocò l'aiuto di Dio e poi sollevò la questione davanti al re, che gli diede il permesso di raggiungere Gerusalemme e di ricostruire le mura.

Ispezionò le rovine, quindi organizzò il lavoro di ricostruzione, affidando a singole famiglie il compilo di rimetterne in piedi determinali settori.

I nemici dei dintorni fecero di tutto per impedirlo, organizzando attacchi contro i costruttori, complottando per screditare o uccidere Neemia, ma i lavori proseguirono sotto la sorveglianza di uomini armali. Dopo cinquantadue giorni la ricostruzione delle mura era stata completata “con l'aiuto di Dio”' e l'opera fu dedicata con una cerimonia di ringraziamento.

Neemia governò Giuda per dodici anni, su nomina dei persiani. Assieme ad Esdra guidò la comunità in obbedienza a Dio e introdusse un certo numero di riforme, Impedì al ricchi ebrei di continuare a opprimere i vicini poveri, che spesso erano costretti a ipotecare le loro terre e a vendere le figlie come schiave. Esdra lesse e spiegò la legge di Dio al popolo, che rimase commosso sino alle lacrime quando constatò di non averla osservata, e fece la promessa solenne — sancita in un documento scritto, firmato dai capi — di obbedire in futuro a tutti i comandi di Dio e di osservare le sue leggi.

Neemia.

Gli ebrei tornati a Gerusalemme decisero di studiare e osservare le leggi

 

 

La 'dispersione'.

Molti ebrei non tornarono e continuarono a vivere in altre parti dell'impero persiano. Il libro di Ester racconta come il re Serse I (Assuero) scelse Ester, un'ebrea, come sua regina al posto di Vasti.

La 'dispersione' (in greco diaspora), come vennero chiamati gli ebrei abitanti in altri paesi, divenne significativa in seguito, al tempo del Nuovo Testamento. Questi ebrei lontani dal tempio svilupparono le sinagoghe locali come centri di insegnamento e di culto, ponendo così le basi per la successiva rapida diffusione delle Chiese cristiane, ispirate a questo modello.

Ester.

 

 

I PROFETI DEL PERIODO PERSIANO

 

Aggeo

Nel 520 a.C., diciotto anni dopo il ritorno dall’esilio in babilonia, Aggeo esortò gli ebrei a dimenticare gli interessi personali e a finire la costruzione del tempio.

 

Zaccaria

Profetizzò tra il 520 e il 518 a.C. agli ebrei tornati dall’esilio; predisse la distruzione delle nazioni che avevano oppresso il suo popolo e previde il tempo in cui i popoli sarebbero accorsi da ogni parte del mondo ad adorare in Gerusalemme.

 

Gioele

Predisse la devastazione che avrebbe colpito il paese, come il flagello delle locuste ed esortò a sperare nella grande benedizione che ne sarebbe seguita.

 

Malachia

Vissuto nel secolo V a.C., ricordò agli ebrei disillusi e divenuti apatici le esigenze di Dio e l’avvento del Messia.

 

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