Il Libro dell’Esodo

 

Anno Pastorale

2004-2005

 

QUATTROCENTO ANNI DI SILENZIO

 

IL primo libro della Bibbia, intitolato Genesi, si chiude con la sepoltura di Giuseppe, « imbalsamato e riposto in una cassa nell'Egitto ».

Il secondo libro, intitolato Esodo, si apre con l' elenco del 12 figli di Giacobbe e col ricordo particolare di Giuseppe.

Immediatamente vien detto: « Dopo la sua morte e quella dei suoi fratelli e di tutta quella generazione, i figliuoli d'Israele crebbero e si moltiplicarono come se avessero germinato, e, diventati estremamente forti, riempirono quella terra».

Erano entrati in 70 ed ora riempivano tutto l'Egitto, traboccando dalla terra di Gessen. Per una simile moltiplicazione, evidentemente,  non erano state sufficienti poche generazioni. Infatti, tra il libro della Genesi e quello dell’Esodo passano ben quattrocento anni.

Quattrocento anni di assoluto silenzio. Quattrocento anni durante i quali non si sa nulla del popolo d'Israele in Egitto, se non che si era grandemente moltiplicato.

Nessun nome di personaggio, come Abramo, come Isacco, come Giacobbe, come Giuseppe, emerse da questa specie di steppa storica, distesa per quattro secoli, e sulla quale, non possiamo immaginare che un popolo di pastori, pascolanti le loro greggi. E come il gregge s'infoltisce sempre di più, quel popolo si dilata sulla terra d'Egitto, invade la valle del Nilo, silenzioso, operoso, fecondo.

La storia di questi quattrocento anni non ha voce, non registra nomi, non narra avvenimenti. E’ come un sommesso brucare dì viventi, un indistinto vagire di neonati, numerosissimi, agnelli e bambini, di cui le greggi sempre più s’arricchiscono e le tribù s’infoltiscono.

…..

Giuseppe aveva già avvertito i fratelli che gli Egiziani disprezzavano i pastori stranieri. Non passò molto tempo e questo disprezzo si tradusse in aperta ostilità, secondo i lunghi disegno della Provvidenza.

 

da: il Racconto della Bibbia

di Piero Bargellini

 

 

L'Esodo è una specie di codice genetico per la fede d'ebrei e cristiani. Per gli ebrei, la liberazione dalla schiavitù dell'Egitto è l'esperienza originaria e fondante della salvezza e della rivelazione: tutta la Bibbia segue lo schema del Libro. Nuovo Testamento compreso. Possiamo presentare lo schema essenziale dell'esperienza dell'esodo/liberazione come segue, articolandolo in tre momenti:

+uscire da
+passare per
+entrare in

Il libro dell'Esodo racconta appunto questo schema, che è e diventa l'ossatura d'ogni esperienza di liberazione presente nella Bibbia, incluso il racconto della Pasqua di Gesù. Così possiamo tracciare alcuni schemi analogici che ci aiutano a capire come mai il libro sia così importante:

liberazione politica dall'Egitto

+uscire dall'Egitto
+passare per il deserto
+entrare nella Terra "giurata"

ritorno dall'esilio di Babilonia

+uscire da babilonia
+passare per il deserto
+entrare nel proprio paese

guarigione della malattia

+uscire dalla malattia
+passare dalla conversione
+entrare nella salute

Pasqua di Gesù

+uscire dalla condizione umana
+passare da questo mondo al Padre
+entrare nella gloria

vita di fede

+uscire dal peccato
+passare per la conversione
+entrare nella vita nuova

L'Esodo è quindi la chiave interpretativa anche della vita cristiana. Perciò questo libro ha straordinaria fortuna all'interno della Scrittura stessa che continuamente lo rilegge, lo cita, lo interpreta, lo amplifica, e poi nella tradizione ebraica e cristiana, tanto spirituale quanto liturgica: i Maestri d'Israele e i Padri della Chiesa lo hanno usato per descrivere le tappe della vita spirituale, lo hanno ampiamente commentato.

La storia dell'esegesi biblica è, almeno in parte, storia dell'esegesi del Libro dell'Esodo. La vicenda narrata dall'esodo va collocata cronologicamente all'inizio del XIII° sec. a.C. Era abbastanza naturale che, in periodo di siccità e conseguente carestia, tribù di nomadi si spostassero alla ricerca di pascoli e acqua oltre i soliti limiti di transumanza stagionale.

Quando sia avvenuto il passaggio in Egitto che giustifica il seguente esodo non lo sappiamo esattamente. Il Libro di Genesi ci racconta la storia di Giuseppe che costituisce l'antefatto dell'Esodo e che sarà opportuno rivedere con attenzione: è, infatti, una specie di romanzo pieno di colpi di scena e di fini notazioni psicologiche, che giustifica la migrazione e lo stanziamento di un gruppo di nomadi e pone le premesse del loro ritorno nelle terre d'origine.

Il libro dell'Esodo corrisponde all'esigenza di narrare una storia interpretata. In essa i fatti non sono distinti dall'interpretazione, ma sono raccontati per trovare in essi la propria identità come popolo.

I fatti del resto sono stati messi per iscritto parecchio tempo dopo il loro accadimento e non certamente di getto, ma con un lungo lavoro redazionale stratificato. Infatti, riusciremo a identificare i vari strati perché nel libro ci sono doppioni o contraddizioni che rileveremo via via nel corso della lettura, ma che rispecchiano come il libro sia fatto di materiali tradizionali assemblati grazie ad un lavoro intelligente e organico che coinvolge tutti e cinque i primi libri dell'A.T.:Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio.

Così se da una parte i fatti sono accaduti nel XIII° sec. a.C., la loro redazione inizia solo almeno quattro secoli più tardi in documenti, dapprima differenziati poi composto in unità organica.

Si capisce così perché di un'opera importante come questo libro non si possa indicare un autore identificabile alla nostra maniera, frutto com'è di un anonimo e secolare lavoro di squadra. Importa quel che sta scritto, non chi lo abbia scritto nella mentalità antica, per la quale era impensabile una qualsiasi forma di protagonismo.

Tant'è che neppure di Mosè, coprotagonista del libro, il vero protagonista è il Dio del Roveto, si dice più che tanto. Sappiamo di lui solo ciò che è funzionale all'esperienza salvifica d'Israele, difetti compresi. Vale anzi la pena notare che neppure questo corrisponde alla nostra idea dell'eroe, che è regolarmente senza macchia e senza paura e del quale si cerca di sapere o dire tutto. La nostra regola non vale per alcuno degli eroi biblici, che sono, in questo senso, ampiamente demitizzati e tutt'altro che impeccabili.

Mosè, che è anzi figura cardine dell'A.T. e del N.T., sulle cui caratteristiche e sui cui compiti sono costruiti altri personaggi, resta fondamentalmente senza volto. Mosè è soprattutto rabbènu, cioè "nostro maestro", come lo riconosce anche la tradizione del N.T., sì che la legge di Dio, consegnata a lui sul monte Sinai, come vedremo leggendo l'Esodo, diventa nell'A.T. e nella tradizione ebraica Torah Mosè, "Legge di Mosè", eppure non riceve attenzione personale dai redattori. Incontrarsi con l'Esodo, per tutti questi motivi e per altri che non posso ora elencare, è dunque incontrarsi con la mentalità biblica/evangelica che è necessario acquisire per accedere alla pienezza del mistero di Cristo e della vita cristiana.

da: www.adonaj.net

 

 

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