I TRE PASTORELLI DI FATIMA

 

 

Nella corona di Maria è stato incastonato il proiettile usato nell’attentato a Giovanni Paolo II

"Ti benedico,o Padre, (...) perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli" (Mt 11, 25).

 

 

Fatima è un piccolo paese del Portogallo centrale, di appena qualche dozzina di case, raccolte attorno alla Chiesa e al camposanto.

Uscendo dal paese e andando verso occidente, una stradicciola di campagna conduce ad una frazione di Fatima chiamata Aljustrel: qui nacquero e vissero i tre piccoli protagonisti della storia di Fatima

 

Come tutti i ragazzi del loro paese. Lucia di Gesù e i due suoi cuginetti Francesco e Giacinta Marto, aiutavano i genitori portando a pascolare ogni giorno un piccolo gregge di pecore e di capre appartenente alle loro famiglie.

Lucia era nata ad Aljustrel il 22 marzo 1907 da Antonio Dos Santos e da Maria Rosa De Jesus, ultima di altre tre sorelle e di un fratello.

Francesco era nato l’11 giugno 1908 e la sorellina Giacinta il 10 marzo 1910, da Manuel Pedro Marto che aveva sposato Olimpia, una sorella del padre di Lucia, già vedova e madre di due figli, dalla quale ebbe, oltre Francesco e Giacinta, altri sei figlioli.

Dalle casette di Aljustrel i tre piccoli amici erano soliti spingere ogni giorno il piccolo gregge delle due famiglie verso questo o quel luogo, a loro scelta, nei dintorni. Ivi passamano assieme l'intera giornata custodendo le pecore e giocando, A mezzogiorno prendevano il cibo che le mamme avevano preparato per loro. Poi, prima di rimettersi a giocare, recitavano insieme il santo Rosario.

Un giorno piovigginoso di primavera (non possiamo precisare l'anno) i tre fanciulli furono testimoni di un fatto straordinario. Sentiamo la testimonianza di Lucia. (…) Vedemmo, ad una certa distanza sulla cima degli alberi,(…)una luce più bianca della neve, che lasciava intravedere la figura di una giovane trasparente e più sfavillante del cristallo colpito dai raggi del sole. Quando si avvicinò si più potemmo distinguerne meglio l’aspetto. Disse “ Non temete. Io sono l’Angelo della pace.pregate con me”. E inginocchiandosi Egli chinò il volto fino a terra. Guidati dallo stesso impulso soprannaturale, noi facemmo altrettanto e ripetemmo le parole che univamo pronunciare da Lui: “Mio Dio, io credo, adoro, spero in Voi e Vi amo. Chiedo perdono per quelli che non credono, non sperano, non Vi amano”.

Dopo avere ripetuto queste parole tre volte, egli si alzò e disse: “ pregate così. I Cuori di Gesù e Maria sono attenti alla voce delle vostre suppliche”. Poi egli disparve.

Le apparizioni dell'Angelo (in tutto tre) sarebbero certamente rimaste sconosciute a noi ed al mondo intero, se ad esse non avessero fatto seguito altre ed ancor più straordinarie apparizioni, delle quali i tre fanciulli di Aljustrel furono sì i soli interlocutori, ma alle quali furono presenti folle sempre più numerose di credenti e di increduli, di dotti e di semplici contadini…

Era la Domenica 13 Maggio 1917, i tre cuginetti, dopo aver assistito alla S. Messa nella Chiesa parrocchiale di Fatima, tornarono ad Aljustrel per prepararsi a condurre al pascolo il loro gregge. Il tempo era splendido e decisero di andare, questa volta, fino alla Cova da Iria, la grande radura a forma di anfiteatro delimitata verso Nord da una piccola altura.

" Qui, narra Lucia, mentre giocavo con Giacinta e Francesco in cima alla collina, improvvisamente vedemmo una folgore, come di lampi. “C’è una folgore di lampi, dissi io ai miei cugini, può darsi che venga il temporale, sarebbe meglio andare a casa”.

“ Si certo” – dissero essi.

Cominciammo a discendere la collina guidando il gregge lungo la strada. Quando arrivammo ad un grande leccio a metà strada dal pendio, la luce sfolgorò ancora (…)

Pochi passi più avanti scorgemmo una bella Signora vestita di bianco, ritta sopra un leccio, vicino a noi. Ella era più luminosa del sole,raggiante di una luce sfolgorante…

Colpiti da stupore, ci arrestammo davanti a questa visione. Eravamo così vicini da essere immersi nella luce che irradiava dalla sua Persona, alla distanza di circa un metro.

Quindi la Signora disse: “ Non abbiate paura, non vi farò del male”.

“ Da dove venite?” Io chiesi.

“ Vengo dal Cielo. Vengo per chiedervi di venire qui per sei mesi consecutivi, il giorno 13 alla stessa ora. In seguito vi dirò cosa io voglio. E ritornerò qui ancora una settima volta”.

“ E io andrò in Cielo?” “ Si ci andrai”.

“ E Giacinta? E Francesco?

“ Si, ci andranno, e Francesco prima dovrà recitare il suo Rosario”. La madonna poi chiese. “ Volete offrire a Dio tutte le sofferenze che Egli desidera mandarvi in riparazione dei peccati dai quali Egli è offeso, e per domandare la conversione dei peccatori?”

“ Si lo vogliamo”.

 

La Vergine Maria si manifestò ai tre pastorelli come la Madonna del Rosario, anche attraverso prodigi che ebbero centinaia di testimoni. A noi interessa ora conoscere più da vicino i tre pastorelli.

 

Lucia, Francesco e la piccola Giacinta

 

 

Parliamo del piccolo Francesco

 

"Ti benedico,o Padre, (...) perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli" {Mt 11, 25).

 

In molte situazioni delle apparizioni a Francesco toccò l'ultimo posto: mentre le sue due compagne vedevano la Madonna e ne udivano la voce, lui dovette accontentarsi di vederla soltanto.

Ma è proprio questa circostanza, un poco umiliante specialmente nei confronti della sorella più giovane, che mette in luce la grandezza (vorremmo dire la superiorità) della virtù di Francesco. Mai si è lamentato per questa posposizione, ma con semplicità ha riconosciuto la cosa come normale. Ha accettato le parole della Vergine così come le compagne gliele hanno riferite, e sulla loro testimonianza le ha credute e le ha messe alla base della propria vita.

Di poche parole, Francesco ha nondimeno un grande influsso sull'atteggiamento delle due compagne, che lo vedono serio e riflessivo in tutto, sempre pronto a scegliere l'ultimo posto o le mansioni più umili.

Il suo carattere riservato gli fa preferire di pregare da solo: spesso lascia con una scusa le amiche e si ritira in qualche luogo solitario, oppure in Chiesa vicino a " Gesù nascosto ", ove rimane ore ed ore a " pensare ", come lui stesso si esprime per indicare la preghiera.

Ma a cosa " pensava " Francesco?

" Io penso a consolare Nostro Signore che è afflitto a causa di tanti peccati ".

Questa ansia di riparazione che si innestava su una natura così ben disposta alla compassione e al sacrificio, diverrà l'anima della vita spirituale di Francesco.

Un giorno del Novembre 1917 Lucia gli aveva domandato: " Cosa ti piace di più: consolare Nostro Signore o convertire i peccatori perché non vadano all'Inferno? "

" A scegliere - rispose Francesco - io preferisco consolare Nostro Signore. Non ti ricordi come era triste la Madonna il mese scorso quando chiese che non si offendesse più Nostro Signore che è già troppo offeso?"

All'inizio dell'anno 1918 Francesco cadde gravemente ammalato colpito dall'influenza detta "spagnola " che tante vittime fece nella intera Europa del dopo guerra. Presto l'influenza degenerò in polmonite e solo le cure di mamma Olimpia valsero a rimetterlo in piedi. Ma Francesco sapeva che ben presto la Madonna lo avrebbe portato in Cielo!

Alle buone persone che si rallegravano con lui per il miglioramento e che gli promettevano di pregare per la sua guarigione, rispondeva invariabilmente con un fare sereno ma che impressionava fortemente: "E'inutile che preghiate per questo. Io non otterrò mai la grazia della guarigione ".

 

Alla fine di Febbraio fece una ricaduta e incominciò ad essere afflitto da un terribile mal di testa. Giacinta e Lucia erano sempre al suo capezzale.

Durante questa malattia Francesco portava ancora la corda ai fianchi. Un giorno la consegnò a Lucia dicendole: "Prendila prima che la mamma la veda: ora non posso più portarla".

Verso i primi di Aprile la sua salute peggiorò: volle confessarsi e ricevere la Comunione. Avendo chiesto a Lucia e a Giacinta di dirgli se l'avevano visto commettere qualche peccato, e avendo avuto per risposta che qualche volta aveva disubbidito, aveva preso qualche spicciolo al papa, aveva litigato con i compagni... Francesco esclamò: "Questi peccati li ho già confessati, ma li confesserò ancora. Chissà se per questi peccati sono stato io la causa per cui il Signore è così triste...".

Il 2 Aprile il Parroco venne a confessarlo ed il giorno dopo, il 3 Aprile, Francesco poté fare la sua prima ed ultima Comunione.

Il colloquio con "Gesù nascosto" (questa volta nascosto dentro di lui) durò parecchio tempo. Improvvisamente chiese:

"Mamma, potrò ricevere Nostro Signore nuovamente?" La mamma fece cenno di sì.

Chiese allora a Lucia di recitare il Rosario ad alta voce perché lui non poteva più parlare. Ma durante il Rosario Giacinta, sapendo che Francesco stava per lasciarla, vinta dall'emozione scoppiò a dire: "Quando sarai in cielo fa tanti complimenti per me a Nostro Signore e alla Santa Vergine. Di' loro che io soffrirò tutto quello che essi vorranno per i peccatori e per fare riparazione al Cuore Immacolato di Maria...".

A notte inoltrata mamma Olimpia invitò tutti ad uscire per lasciar riposare il piccolo malato. Lucia disse: "Francesco, questa notte tu vai in Paradiso; non dimenticarci."

"Non vi dimenticherò".

"Allora, arrivederci in Cielo...".

Il giorno seguente lo passò pregando e chiedendo perdono a tutti. Verso le 10 di sera, improvvisamente disse alla mamma:

" Mamma, guarda che bella luce, là, vicino alla porta... ".

E dopo un momento: "Ora non la vedo più".

Dopo queste parole il suo viso si illuminò di un sorriso meraviglioso e, senza soffrire, il piccolo pastorello di Aljustrel andò a contemplare in Cielo quel "Gesù nascosto" che aveva tanto amato sulla terra.

 

Giacinta: "salvare dall'inferno i poveri peccatori"

 

"Ti benedico,o Padre, (...) perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli" {Mt 11, 25).

 

Nelle sue apparizioni, la Madonna apriva sempre le sue mani e riversava sopra i pastorelli una luce così intensa che penetrava " nei più reconditi recessi del nostro cuore, facendoci rispecchiare in Dio molto più chiaramente che se fossimo rispecchiati in uno specchio”.

Durante l'apparizione solo Lucia aveva conversato con la "Signora"; Giacinta aveva sì udite le parole, ma non aveva parlato; Francesco non aveva neppure udito quello che la Signora diceva: tutti e tre però l'avevano vista, straordinariamente bella.

La loro meraviglia e la loro gioia era al colmo. Giacinta, come fuori di sé, batteva le mani esclamando: "Che bella Signora! Che bella Signora! Era la Santa Vergine!"

 

Una delle varie apparizioni della Madonna, l'apparizione del 1° Luglio, fu certamente quella che più si impresse nell'animo della piccola Giacinta. Le parole della Madonna "sacrificatevi per i peccatori" e la visione dell'Inferno nel quale essi cadono, polarizzarono tutti i suoi sentimenti e le sue aspirazioni. La ragazzina spensierata, giocherellona ed anche un po' scontrosa divenne da quel giorno riflessiva ed impegnata.

Dopo le apparizioni ella recitava il Rosario lentamente, con grande attenzione, riuscendo ad ottenere, con quel garbo grazioso che la rendeva irresistibile, che tutte le sere fosse recitato anche in casa sua:

“ Mammina bella, io ho già detto il mio Rosario, ma voi no... "

Ma oltre che alla preghiera Giacinta si convertì alla mortificazione: " Sacrificatevi per i peccatori " aveva chiesto la Madonna.

Da quel giorno ogni occasione fu buona per far sacrifici, come per esempio l'offerta della propria merenda ed anche del proprio pasto ad alcuni fanciulli poveri.

Temendo per la salute della cuginetta. Lucia le diceva:

" Giacinta, mangia ".

" No ", rispondeva; " voglio fare questo sacrificio per i peccatori che mangiano troppo! ".

La visione dell'Inferno l'aveva terrorizzata: non per se, che .sapeva sarebbe andata in Paradiso, ma per i peccatori. Alle volte esclamava: " Ma perché la Madonna non mostra l'Inferno ai peccatori?... Se essi lo vedessero non farebbero più peccati e non vi cadrebbero!".

Già durante la malattia di Francesco, Giacinta era stata colpita dalla febbre spagnola.Ella tuttavia non fece pesare la propria infermità sui suoi cari, cercando invece di far convergere tutte le attenzioni sul fratellino più grave di lei.

Un giorno Giacinta mandò a chiamare Lucia e le disse: " Mentre ero da Francesco nella sua camera, la Santa Vergine è venuta a trovarci. Ella ha detto che verrà presto a prendere Francesco per portarlo in Cielo…Ella m' ha detto che io andrò in un Ospedale e che soffrirò

molto, ma che devo sopportare tutto per la conversione dei peccatori ".

Un giorno Giacinta disse a Lucia che la Madonna era venuta a visitarla nella sua stanzetta: "

Ella m' ha annunciato che io andrò a Lisbona in un altro Ospedale, che non rivedrò più ne te ne i miei genitori, e che dopo aver molto sofferto morrò sola. M' ha detto di non aver paura perché Ella stessa verrà a prendermi per il Cielo ".

 

Nell'orfanotrofio di Nostra Signora dei Miracoli, a Lisbona, Giacinta passò gli ultimi tempi della sua vita terrena, in compagnia della Madre Generale Maria Godinho, alla quale confessò diversi pensieri che la Madonna le aveva detto. Ripeteva spesso: "Se gli uomini sapessero che cos'è l'eternità, come farebbero di tutto per cambiar vita!"

Il venerdì 20 febbraio, sapendo che quello sarebbe stato il giorno della sua morte, chiese i sacramenti. Il Parroco della Chiesa dei Santi Angeli venne a confessarla ma, vedendola in apparente buona salute, non ritenne opportuno darle subito la Comunione nonostante le insistenze della piccola; e se ne andò promettendole di tornare l'indomani mattina per portarle l'Eucaristia. Ma la sera stessa, verso le 22,30, spirò.

Si avverava così la predizione ricevuta dalla Madonna sugli ultimi giorni di Giacinta. Ora è sepolta all'interno della Basilica di Fatima.

 

Lucia :"diffondere nel mondo la devozione al Cuore Immacolato di Maria"

 

Dopo il 1920 dei tre pastorelli che videro la Madonna, solo Lucia era rimasta su questa terra. Sennonché nel 1925 la Madonna le apparve nuovamente con a fianco Gesù bambino.

La Vergine posò la Sua mano sulle spalle di Lucia, mentre con l'altra mano sosteneva un cuore circondato da acute spine. Nello stesso tempo il Bambino Gesù parlò:

" Abbiate compassione del Cuore della Vostra Santa Madre, coperto di spine con cui uomini ingrati lo trafiggono ad ogni momento e non c'è nessuno che li scuota con un atto di riparazione".

Quindi la S. Vergine disse a Lucia:

" Figlia mia, guarda il mio Cuore sormontato da spine, con cui uomini ingrati lo trafiggono ad ogni momento con le loro bestemmie e la loro ingratitudine. Tu almeno cerca di consolarmi e dì che io prometto di assistere nell'ora della morte con tutte le grazie necessarie per la loro salvezza tutti coloro che il primo sabato per cinque mesi consecutivi si confessano e ricevono la S. Comunione recitando 5 decine di Rosario e mi fanno compagnia per un quarto d'ora meditando i misteri del Rosario in riparazione”.

Questa visione fu decisiva per il suo avvenire:

l'anno dopo (aveva allora 19 anni) entrò nel Noviziato delle Suore Dorotee a Tuy ove emise i voti religiosi col nome di Suor Maria dell'Addolorata. Nel 1948, desiderando offrire a Dio una vita più austera e più raccolta, entrò fra le Carmelitane Scalze di Coimbra ove prese il nome di Suor Maria del Cuore Immacolato in omaggio alla missione cui si sentiva chiamata a diffondere nel mondo la devozione al Cuore Immacolato di Maria, specialmente attraverso la pratica dei primi cinque Sabati del mese.

A noi pare che l'umanità di oggi, sempre più disattenta ai problemi eterni e lesa tutta a crearsi un utopico paradiso terrestre, non abbia ascoltato il richiamo di Fatima.

Ma proprio per questo, prima che sia troppo tardi, esso ci deve scuotere dal torpore e avviarci nuovamente a quella vita di fede in Dio, dì preghiera, di carità e di sacrificio che Gesù e Maria ci hanno insegnato come l'unica via che conduce alla salvezza.

 

SacroCuore/ottobre-dicembre 2002

 

 

Il terzo Segreto di Fatima

 (da Il messaggio di Fatima, presentazione e relazione di Sua Em. Joseph Card. Ratzinger)

 

Lucia è anche la persona che ha scritto quello che la Madonna le ha fatto vedere a proposito di avvenimenti che, all'epoca delle apparizioni, erano del lutto inimmaginabili.

A lei e stato dato il compito di descrivere la visione, alla Chiesa e al Papa invece quella di interpretarla. Giovanni Paolo II ha autorizzato la pubblicazione della terza parte di questo segreto anche per spegnere le numerose illazioni e ipotesi su presunte profezie catastrofiche contenute in queste pagine autografe di Lucia. Nella relazione del Card. Joseph Ratzinger si ribadisce che il terzo Segreto non aggiunge nulla a quella che è la Rivelazione di Cristo.

"Si chiama " rivelazione ", perché in essa Dio si è dato a conoscere progressivamente agli uomini, fino al punto di divenire egli stesso uomo, per attirare a sé e a sé riunire tutto quanto il mondo per mezzo del Figlio incarnato Gesù Cristo."

"[...] In Cristo, Dio ha detto tutto, cioè se stesso, e pertanto la rivelazione si è conclusa con la realizzazione del mistero di Cristo, che ha trovato espressione nel Nuovo Testamento. […] La rivelazione privata (come i messaggi trasmessi dalla Madonna ai tre pastorelli di Fatima, n.d.r.) è un aiuto per questa fede (in Cristo Gesù, n.d.r.)".

"[…] La parola chiave di questo " segreto " è il triplice grido: " Penitenza, Penitenza, Penitenza!". Ci ritorna alla mente l'inizio del Vangelo: " paenitemini et credite evangelio" [Mc 1, 15).

Comprendere i segni del tempo significa: comprendere l'urgenza della penitenza –della conversione- della fede." […] A Suor Lucia "appariva sempre più chiaramente come lo scopo di tutte quante le apparizioni sia stato quello di far crescere sempre più nella fede, nella speranza e nella carità — tutto il resto intendeva solo portare a questo."

"[…] Vorrei alla fine riprendere ancora un'altra parola chiave del " segreto " divenuta giustamente famosa: "il Mio Cuore Immacolato trionferà ". [...] Il fiat di Maria, la parola del suo cuore, ha cambiato la storia del mondo, perché essa ha introdotto in questo mondo il Salvatore—perché grazie a questo" Sì " Dio poteva diventare uomo nel nostro spazio e tale ora rimane per sempre. Il maligno ha potere in questo mondo, lo vediamo e lo sperimentiamo continuamente; egli ha potere, perché la nostra libertà si lascia continuamente distogliere da Dio. Ma da quando Dio stesso ha un cuore umano ed ha così rivolto la libertà dell'uomo verso il bene, verso Dio, la libertà per il male non ha più l'ultima parola. Da allora vale la parola: " Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinta il mondo " (Gv 16, 33). Il messaggio di Fatima ci invita ad affidarci a questa promessa."

 

SacroCuore/dicembre 2002

 

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