GIUDA ISCARIOTA

(forse “uomo di Keriot”)

GR. ISKARIOTES

 

 

 

 

A parte il fatto di essere indicato come colui che tradì Gesù, Giuda Iscariota non svolge un ruolo particolare nel Nuovo Testa­mento e nella lista dei Dodici presentata nei Vangeli sinottici figura sempre all'ultimo po­sto. Il significato del soprannome Iscariota non è del tutto chiaro. Alcuni hanno pensato che derivasse dalla fazione più estremista degli zeloti, quella dei sicari, assassini armati di cor­te daghe che giustiziavano vittime romane. Altri pensano che derivi dal termine ebraico saqar, "bugiardo, mentitore". Ma il significato più probabile è che indicasse la provenienza di Giuda dalla città di Keriot, in Giudea. Questa è, tra l'altro, l'interpretazione dell'evangelista Giovanni, che per due volte cita il padre del traditore con lo stesso soprannome, «Simone Iscariota» (Gv 6,70 e 13,26). Sembra inoltre che Giuda fosse l'unico dei 12 apostoli prove­niente dalla Giudea.

 

 

Gesù certamente sapeva che tipo d'uomo fosse Giuda. «Non ho forse scelto io voi, i Do­dici?», disse Gesù ai suoi seguaci più intimi. «Eppure uno di voi è un diavolo!» (Gv 6,70). Nondimeno a Giuda venne affidato un incari­co di una certa importanza, tesoriere del grup­po, sebbene avesse dimostrato di essere disone­sto e avesse preso denaro per sé. Durante l'Ul­tima Cena, Giuda sedeva in una posizione di rilievo, abbastanza vicino a Gesù da riceverne un boccone di pane intinto nel piatto comune come segno che era lui il traditore. Prima di «andarsene al posto da lui scelto», Giuda ave­va comunque svolto il suo «ministero e apo­stolato» (At 1,25) per conto di Gesù. Quindi, sembra che fosse una persona promettente, quando fu scelto, e che si fosse distinto come una specie di leader tra i Dodici. Ovviamente, però, aveva una disonestà di fondo che, alla fi­ne, lo portò a tradire il suo maestro.

Giuda prese la sua decisione fatale solo al ter­mine del ministero di Gesù. Perché lo fece? Il Vangelo di Matteo suggerisce che la motivazio­ne principale fu l'avidità. Venne pagato con 30 monete d'argento, una somma pari a due o tre mesi di paga per un comune lavoratore, dunque piuttosto misera per un gesto così odioso. Ma, nella tradizione biblica, è il giusto compenso per indennizzare un proprietario dell'uccisione accidentale di un suo schiavo. In Matteo 27,9-10, la somma è collegata con due profezie del­l'Antico Testamento, associando il riferimento ai 30 pezzi d'argento in Zaccaria 11,12-13 con l'acquisto di un campo in Geremia 32,6-15.

Anche le forze del male sono biasimate per il tradimento di Giuda: «Satana entrò in Giuda» (Lc 22,3); e «già il diavolo aveva messo in cuo­re a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tra­dirlo [Gesù]» (Gv 13,2). Gli studiosi hanno suggerito anche un'altra motivazione: la delu­sione. Gesù non era diventato il capo di un'in­surrezione contro Roma, come molti - e forse anche Giuda - speravano. E così il discepolo si rivoltò contro di lui, consegnandolo a coloro che lo ritenevano un individuo pericoloso, for­se senza nemmeno sapere che il suo tradimen­to avrebbe portato il maestro alla morte.

Per qualcuna delle suddette ragioni, Giuda «si recò dai sommi sacerdoti, per consegnare loro Gesù» (Mc 14,10). Pare che egli avesse semplicemente detto loro dove potevano tro­vare Gesù da solo, in modo da riuscire a sottrarlo alle folle della Pasqua, evitando una sce­na spiacevole. Poi, secondo i Vangeli sinottici, Giuda partecipò con Gesù e gli altri discepoli all'Ultima Cena. Il momento era carico di ten­sione, perché solo Gesù e Giuda sapevano co­sa stava per accadere. Quando Gesù osservò che qualcuno con il quale stava condividendo il pane l'avrebbe tradito, Giuda se ne uscì con l'inutile domanda: «Rabbi, sono forse io?». E Gesù replicò: «Tu l'hai detto» (Mt 26,25). Nel Vangelo di Giovanni, il tradimento av­viene dopo la cena. Dopo aver dato il pane a Giuda, Gesù dice: «Quello che devi fare, fal­lo al più presto» (Gv 13,27).

Alcuni dei discepoli pensarono che Gesù stesse chiedendo a Giuda, in qualità di tesorie­re, di comprare qualcosa per la festa oppure di distribuire elemosine ai poveri, e non ritenne­ro affatto strano che Giuda lasciasse immediatamente la stanza dopo quelle parole di Gesù.

Al termine dell'Ultima Cena, Gesù andò a pregare nell'orto del Getsemani, portando con sé gli 11 seguaci rimasti. Era un luogo che Giu­da conosceva bene, perché Gesù vi si recava spesso. Guidando un gruppo di uomini armati, mandati dalle autorità giudee ad arrestare Ge­sù, Giuda entrò nell'orto. Si era prima messo d'accordo con costoro di indicare con precisio­ne Gesù dandogli un bacio, cosa che fece subi­to, salutandolo: «Rabbi» (Mc 14,45). Gli ar­mati afferrarono il maestro e, dopo una breve colluttazione con i discepoli, durante la quale Pietro tagliò l'orecchio a Malco, il servo del sommo sacerdote, lo portarono via perché ve­nisse processato.

Abbiamo due diversi racconti della fine di Giuda; entrambi parlano di una morte orribile, come meritava un individuo così abietto. Matteo dice che si pentì del suo gesto, confes­sò il suo peccato, cercò di restituire il denaro e poi si impiccò per il rimorso. Mentre negli At­ti si legge che «precipitando in avanti si squar­ciò in mezzo e si sparsero fuori tutte le sue vi­scere» (At 1,18). In entrambi i racconti, tutta­via, la morte di Giuda è collegata con un luogo vicino a Gerusalemme, detto "Campo di san­gue". La tradizione ha identificato l'ubicazione di questo campo nel punto dove convergono le valli del Cedron, del Tiropeion e dell'Innom.

 

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