GREGORIO NISSENO

 

 

VITA DI GREGORIO NISSENO
335-394. Vescovo di Nissa

MARIA E I PROFETI
Come Maria è preannunciata dai profeti da Mosè a Zaccaria?

MATRIMONIO DI MARIA
Per difenderne la verginità il matrimonio con Giuseppe è finto?

 

ANNUNCIO DELL’ANGELO
Come l’annunciazione introduce Maria nel mistero dell’incarnazione di Cristo?

IL PARTO DELLA VERGINE
Come collegare il parto di Maria con la sua verginità?

DALLA MORTE ALLA VITA
Quale contrapposizione tra il peccato e Cristo-Vita?

LA VERGINITÀ IN MARIA
Quale senso della verginità nei riguardi di Dio e della comunità?

 

MISTERO DI CRISTO
Come la maternità di Maria pone di fronte al mistero di Gesù Dio e uomo?

 

 

VITA DI GREGORIO NISSENO

 

Fratello minore di san Basilio, nacque verso il 335. Intraprese dapprima la carriera di maestro di retorica e si sposò. Ma ben presto entrò in un monastero del Ponto, fondato dal fratello Basilio. Consacrato vescovo di Nissa nel 371, vi incontrò varie difficoltà di carattere pastorale e amministrativo.

Nel 381 svolse un ruolo di primo piano al Concilio Ecumenico di Costantinopoli, insieme con il Nazianzeno.

L'ultimo dato sicuro che abbiamo sulla vita di Gregorio è la sua comparsa al Sinodo di Costantinopoli del 394; dopo di che non si sa piú nulla delle sue ulteriori vicende terrene. Ma si pensa che sia morto in quello stesso anno.

Della Madonna Gregorio parla soprattutto nella sua omelia sul Natale, nel trattato sulla verginità, nel commento al Cantico dei Cantici, nella vita di san Gregorio Taumaturgo e nelle opere polemiche contro Eunomio e contro Apollinare. Brevi accenni alla Vergine li troviamo anche in altre opere.

Possiamo cosí sintetizzare il pensiero mariano di Gregorio di Nissa. In polemica con Apollinare di Laodicea, egli afferma la vera e reale maternità di Maria, difendendo la completa umanità del Cristo. La natura umana di Gesú non era preesistente, ma è stata assunta nel seno della Madre e possedeva tutti i requisiti dell'uomo: un corpo, un'anima materiale o principio di vita, e uno spirito dotato di libera volontà. Siccome il Cristo è Figlio di Maria, Maria è Madre di Dio o Theotokos. Gregorio usa cinque volte questo termine che verrà ripreso come formula dogmatica nel Concilio di Efeso (431).

Nel proclamare la verginità di Maria, Gregorio sottolinea il mistero della verginità nel parto, a cui egli annette uno speciale valore di segno ambivalente, perché da una parte indica l'intervento e la presenza della divinità nel Bambino nato da Maria, dall'altra testimonia il dono della vita verginale fatto dal Signore agli uomini. A chiarimento del significato di Lc 1, 34, Gregorio sembra formulare la tesi che Maria abbia emesso un voto di verginità.

L'antico parallelo Eva-Maria viene ripreso dal Nisseno con una sfumatura nuova: al dolore di Eva nel partorire i propri figli si oppone la gioia di Maria nella nascita del Figlio di Dio.

Maria si recò al sepolcro di Gesú con la Maddalena, nel mattino di Pasqua. Gregorio ritiene che non poteva mancare di recare la buona novella della risurrezione del Signore colei che fino all'ultimo era rimasta sotto la croce.

È interessante notare infine come Gregorio veda in alcune profezie e personaggi del Vecchio Testamento dei riferimenti a Maria. Si tratta in particolare di Is 7, 14 (la vergine che concepisce e partorisce), Is 8, 3 (la profetessa che dà alla luce un figlio), Ez 44,1 (la porta chiusa), Es 15, 20-21 (Maria, sorella di Mosè).

 

MARIA E I PROFETI

 

Ascolta Isaia che proclama: "Un bambino è nato per noi; un figlio ci è stato dato" (Is 9, 6). Impara dallo stesso profeta come è nato il bambino; come un figlio è stato donato. Forse in conformità con la legge della natura? Il profeta lo nega. Il padrone della natura non ubbidisce alle leggi della natura. Ma come nacque il bambino? Dimmelo. Il profeta risponde: "Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che chiameranno Emmanuele" (Is 7, 14) e che tradotto significa: Dio-con-noi.

O evento meraviglioso! La Vergine diventa madre e rimane vergine. Osserva questa novità della natura. Tutte le altre donne, finché rimangono vergini, non diventano madri; e quando una diventa madre, non conserva piú la sua verginità. Qui invece i due termini si addicono alla stessa persona. E la medesima donna infatti che si presenta come madre e come vergine, giacché né la verginità ha fatto da ostacolo al suo parto, né la maternità ha eliminato la verginità. Conveniva infatti che il Redentore, entrato nella vita umana per rendere noi tutti incorruttibili, prendesse origine Egli stesso da una generazione incorruttibile. Infatti, secondo la nostra consuetudine di parlare, viene detta illibata la donna che non ha avuto rapporto con l'uomo.

A me sembra che già prima anche il grande Mosè abbia conosciuto questo mistero attraverso quella luce nella quale Dio gli apparve, allorché vide il roveto ardere senza consumarsi (Es 3, 1ss.). Disse infatti Mosè: "Voglio avvicinarmi per osservare questa grande visione". Credo che con il termine "avvicinarsi" non volesse indicare un moto locale, ma un avvicinamento nel tempo. Ciò che allora infatti era prefigurato nella fiamma e nel roveto, trascorso il tempo intermedio, fu apertamente manifestato nel mistero della Vergine.

Come sul monte il roveto ardeva ma non si consumava, cosí la Vergine partorì la luce e non si corruppe. Né ti sembri sconveniente la similitudine del roveto, che prefigura il corpo della Vergine, che ha partorito Dio.

Non mi sembra fuori luogo produrre, in favore della Madre incorrotta, la testimonianza di Zaccaria, quegli che fu ucciso tra il tempio e l'altare (Mt 23, 35).

A tale scopo un bambino venne cosí generato da una donna sterile e da un uomo in età avanzata.

Questo è un segno preliminare al prodigio della verginità. Elisabetta infatti, dopo essere invecchiata nella sterilità, divenne madre non in forza della natura, ma per volontà divina, che provocò la generazione del bambino. Alla stessa stregua il parto verginale, che sembra incredibile, diventa credibile se viene riferito a Dio.

Inoltre colui che nacque dalla sterile, precedendo colui che nacque dalla Vergine, prima ancora di nascere sussultò nel ventre materno alla voce di colei che portava in seno il Signore. Allo stesso modo, appena il precursore del Verbo nacque, il silenzio di Zaccaria venne rotto dallo spirito profetico.

Tutto ciò che Zaccaria afferma, diventa preveggenza del futuro. Guidato dallo spirito profetico alla conoscenza dei misteri nascosti e consapevole del mistero di verginità che circonda il parto incorrotto, non allontana la Vergine Madre dal luogo riservato, per legge, alle vergini nel tempio. Egli spiega poi ai Giudei come il Creatore di tutto ciò che esiste e sovrano di tutta la creazione tiene sottomessa a sé la natura umana, unitamente a tutte le altre cose, in modo da reggerla secondo l'arbitrio della sua volontà e senza essere da essa condizionato.

Dipende cosí dal suo potere creare un nuovo tipo di generazione che non impedisca alla madre di rimanere vergine. Questa è la ragione per cui nel tempio Zaccaria non allontana Maria dal luogo riservato alle vergini. Il luogo in questione era situato tra il tempio e l'altare. I Giudei, avendo udito che il sovrano del creato per divina disposizione era venuto attraverso una generazione nuova, per timore di essere sottoposti ad un re, uccisero Zaccaria mentre, in qualità di sacerdote, offriva il sacrificio davanti all'altare, per il fatto che aveva testimoniato queste cose relative al parto stesso.

 

MATRIMONIO DI MARIA

 

Essendo la bambina cresciuta e non avendo piú bisogno di essere allattata, si affrettarono a portarla al tempio per offrirla a Dio e adempiere cosí la promesse fatte. I sacerdoti dapprima educarono la bambina nel santuario, allo stesso modo in cui era stato educato Samuele (1 Sam 24ss.); poi quando divenne adolescente, tennero consiglio per decidere che cosa fare di quel corpo santo senza offendere il Signore. Sottoporla alla normale legge della natura e darla in sposa a qualcuno, sembrò un'assurdità. Pensarono che sarebbe stata cosa sacrilega che un uomo diventasse padrone di ciò che era stato consacrato al Signore. Era infatti conforme alla legge che un uomo diventasse padrone della propria sposa.

D'altra parte la legge non permetteva che una donna dimorasse nel tempio insieme ai sacerdoti e si facesse vedere all'interno del santuario; cosa contraria del resto anche all'onestà e alla dignità della legge. Avendo discusso questi problemi, presero la decisione davvero ispirata di affidarla, sotto le sembianze di un matrimonio, ad un uomo che avrebbe offerto tutte le garanzie di custodirne la verginità.

Si trovò in Giuseppe l'uomo adatto a quella situazione. Inoltre egli era della stessa tribù e famiglia della Vergine. Seguendo il consiglio dei sacerdoti, Giuseppe sposò la fanciulla. Ma il rapporto matrimoniale rimase escluso da quelle nozze.

 

ANNUNCIO DELL’ANGELO

 

Allora la Vergine fu introdotta nella conoscenza del mistero dall'angelo Gabriele. Le parole di questa catechesi risuonarono come una benedizione. L'angelo disse: "Rallegrati, piena di grazia, il Signore è con te" (Lc 1, 28). Il discorso ora rivolto ad una vergine, è ben diverso da quello indirizzato alla prima donna. Questa fu condannata ai dolori del parto a causa del suo peccato (Gn 3, 16); in Maria invece il dolore è respinto dalla gioia. In quella le doglie preannunciavano il parto; in questa la gioia aiuta a partorire.

"Non temere" (Lc 1, 30), aggiunge l'angelo. Se in tutte le donne l'attesa del parto ingenera timore, l'annuncio di un parto felice allontana il timore. Continua: "Concepirai nel seno e partorirai un figlio e lo chiamerai Gesú. Egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati" (Lc 1, 31).

Che cosa rispose Maria? Ascolta la voce della Vergine pura. L'angelo reca il lieto annuncio di una maternità; ma lei si preoccupa della verginità e ritiene che l'integrità sia da anteporsi al messaggio angelico, non rifiutando di credere all'angelo, ma neppure venendo meno alle sue convinzioni. Ella dice: Ho rinunciato ad ogni contatto con l'uomo. "Come mi avverrà questo, se non conosco uomo?" (Lc 1, 34). Le parole stesse di Maria sono la conferma di alcune tradizioni apocrife. Se infatti fosse stata presa in sposa da Giuseppe ai fini dell'unione coniugale, come si sarebbe meravigliata di fronte all'annuncio di una maternità, mentre lei stessa avrebbe accettato di diventare madre secondo la legge della natura?

Ma poiché occorreva custodire la carne consacrata a Dio come un'offerta intatta e santa, per questo, affermava lei, anche se tu sei un angelo venuto dal cielo e anche se il fenomeno è superiore alle possibilità dell'uomo, ciononostante non mi è possibile conoscere uomo. Come diventerò madre senza uomo? Considero infatti Giuseppe come mio sposo; ma io non conosco uomo.

Quale fu la risposta di Gabriele? Quale talamo fissò per queste nozze pure ed immacolate? "Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra" (Lc 1, 35). O beato quel seno che per la sua straordinaria purezza ha attirato su di sé i beni dell'anima! Nel caso di tutti gli altri uomini, è già molto se un'anima riesce ad accogliere dentro di sé la presenza dello Spirito Santo; nel caso di Maria è la carne che diventa dimora dello Spirito Santo.

Ma anche "la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra". Che cosa significa questo arcano discorso? Che Cristo è la potenza e la sapienza di Dio, come dice l'Apostolo (1 Cor 1, 24). La potenza dell'Altissimo dunque, che è Cristo, mediante la venuta dello Spirito Santo, prende forma nella Vergine.

Quando lo Spirito Santo venne nella Vergine e la potenza dell'Altissimo l'adombrò, l'uomo nuovo fu formato in lei. Questi fu chiamato nuovo perché venne plasmato da Dio non secondo la consuetudine umana ma diversamente, affinché diventasse una dimora di Dio non manufatta, dal momento che l'Altissimo non dimora in opere manufatte, cioè in opere predisposte dagli uomini.

Allora la Sapienza si costruì una casa (Prov 9, 1) e la potenza adombrante formò dentro un'immagine come una specie di sigillo. Allora la divina potenza si mescolò con ambedue gli elementi di cui consta la natura umana, intendo dire l'anima e il corpo, unendosi ugualmente all'una e all'altro.

L'uno e l'altro di questi elementi sono sottoposti alla morte a causa della disobbedienza: per l'anima la morte consiste nella separazione dalla vera vita; per il corpo è la corruzione e la dissoluzione. Pertanto la morte doveva essere espulsa mediante la ricongiunzione di questi due elementi con la vita. Siccome dunque la divinità si uní ad entrambi gli elementi dell'uomo, in ambedue si manifestarono segni notevoli di una natura superiore.

IL PARTO DELLA VERGINE

 

Ritorniamo a Betlemme; contempliamo una scena mai vista: la Vergine si rallegra per il suo parto; colei che non ha sperimentato il rapporto coniugale, allatta il Bambino. Ma prima ascoltiamo ciò che la storia ci dice di lei.

Ho sentito parlare di una storia apocrifa che riferisce su di lei le seguenti notizie. Il padre della Vergine fu un uomo insigne, soprattutto per la scrupolosa osservanza della legge, ed era noto presso i nobili. Arrivò alla vecchiaia senza discendenza, perché sua moglie era sterile. La legge conferiva alle madri un titolo d'onore, dal quale rimanevano escluse le donne senza figli.

Questa donna dunque si trovava in una situazione simile a quella della madre del profeta Samuele. Entrò pertanto nel santo dei santi e supplicò il Signore che non continuasse ad escluderla dalla benedizione della legge, dal momento che ella non l'aveva mai trasgredita. Promise che, se fosse divenuta madre, avrebbe consacrato a Dio la creatura che sarebbe nata da lei. Confortata dalla risposta divina, ottenne la grazia per la quale aveva supplicato. Avendo partorito una bambina, la chiamò Maria, affinché il nome stesso significasse il dono ricevuto da Dio.

Per questo infatti credo che lo stesso nostro Signore Gesú Cristo, fonte dell'incorruttibilità, non sia venuto al mondo tramite l'unione matrimoniale. Attraverso il modo con cui avvenne la sua Incarnazione, Egli intendeva manifestare questo grande mistero: solo la castità è idonea a mostrare la presenza e la venuta di Dio.

D'altra parte nessuno è capace di realizzare perfettamente la castità, se non colui che si allontana totalmente dagli affetti della carne. Ciò che infatti avvenne corporalmente nell'immacolata Maria, quando cioè la pienezza della divinità risplendette nel Cristo per mezzo di lei, avviene ugualmente in ogni anima che vive una vita verginale secondo la ragione. Infatti, anche se il Signore non verrà piú nell'anima vergine in forma corporea, giacché, come dice l'Apostolo, ormai non conosciamo piú il Cristo secondo la carne (2 Cor 5,16), verrà ugualmente nello spirito e condurrà con sé il Padre, come afferma in qualche passo il Vangelo (Gv 14, 23).

Tra le migliaia di uomini nati da Adamo e che si succederanno fino a quando la natura, attraverso i parti, si perpetuerà, Gesú solo venne alla vita attraverso un modo nuovo di partorire. Alla sua nascita la natura non cooperò affatto, ma serví soltanto. Per questo, dice il Cantico dei Cantici, colui che è candido e rubicondo (Ct 5, 10) per il fatto di aver dimorato in questa vita mediante la carne e il sangue, è l'unico fra tutte le miriadi di uomini, che fu scelto come frutto della purità verginale.

La sua concezione non è avvenuta tramite il commercio sessuale; il suo parto non rimase per nulla inquinato; la sua nascita non ha conosciuto il dolore; il suo talamo è stata la potenza dell'Altissimo, la quale ha ricoperto quasi come una nube la verginità stessa; fiaccola nuziale era lo splendore dello Spirito Santo; suo letto era una condizione personale priva di vizi; le sue nozze rimasero incorrotte.

Colui che è nato in simili condizioni, giustamente viene ritenuto scelto tra tutte le miriadi di uomini; il che significa che Egli è esistito non grazie al letto nuziale. Infatti soltanto la sua generazione non ha avuto puerperio ed Egli è incominciato ad esistere senza rapporto sessuale. Infatti per colei che è rimasta incorrotta e non ha conosciuto tale rapporto, la parola parto non sembra appropriata, perché verginità e parto non vanno d'accordo.

Come un figlio ci è stato dato senza padre, cosí il bambino è nato senza parto. Come la Vergine stessa non seppe in qual modo nel suo corpo stesso si è formato quel corpo che ha ricevuto la divinità, cosí non avvertí neppure il parto. Anche il profeta Isaia afferma che il parto di lei fu senza dolore, allorché dice: "Prima che giungessero i dolori del parto fuggì e partorì un maschio" (Is 66, 7).

Perciò Egli fu scelto per introdurre una duplice innovazione nell'ordine della natura: in effetti, né l'inizio della sua esistenza fu causato dal piacere, né venne alla luce attraverso le sofferenze. Ciò avvenne per un motivo comprensibile, che non ha nulla di assurdo. Siccome colei che introdusse la morte nella natura mediante il peccato, fu condannata a partorire nella sofferenza e nel travaglio, occorreva che la Madre della vita, dopo aver iniziato il concepimento nella gioia, pure nella gioia portasse a termine il parto. Perciò l'arcangelo le disse: "Rallegrati, o piena di grazia" (Lc 1, 28). Con queste parole le toglie il peso di quel dolore che all'inizio della creazione era stato imposto al parto a causa del peccato.

 

DALLA MORTE ALLA VITA

 

Nell'intero universo si ode il clamore di quelli che celebrano all'unisono la festa odierna. La morte è venuta a causa di un uomo; ma a causa di un uomo è venuta pure la salvezza. Il primo uomo cadde nel peccato; il secondo risollevò colui che era caduto.

La donna è difesa dalla donna. La prima aprì la via al peccato; la seconda favorì l'ingresso alla giustificazione. Quella seguì il consiglio del serpente; questa presentò l'uccisore del serpente e generò l'autore della luce. Quella, mediante il legno, introdusse il peccato; questa al contrario, sempre mediante il legno, introdusse il bene. Per legno intendo la croce; e il frutto di questo legno è sempre verde e diventa vita immortale per quelli che lo gustano.

Nel corpo verginale viene interrotta la lunga e continua serie di rovine e di morte che intervenne tra il primo uomo e la pratica della vita verginale. Non era davvero possibile che la morte cessasse di operare, finché il genere umano continuava ad essere perpetuato attraverso il matrimonio. Essa accompagnò tutte le precedenti generazioni, camminando sempre accanto a quelli che entravano in questa vita, finché non trovò nella verginità una frontiera insuperabile per le sue attività.

Al tempo della Madre di Dio Maria, infatti, la morte, che aveva regnato da Adamo fino a lei, dopo essere giunta in contatto con lei ed essersi scagliata contro il frutto della verginità, si trovò come di fronte ad una roccia e si frantumò contro di lei. Alla stessa maniera, in ogni anima che attraversa questa vita corporale mettendosi sotto la protezione della verginità, la forza della morte è in qualche modo spezzata e annientata, perché non trova appigli sui quali fissare i suoi aculei.

Anche il fuoco non ha la forza di continuare a bruciare da solo, se non viene alimentato con legna, paglia, fieno o altro materiale combustibile. Altrettanto succede con il potere della morte. Essa non può continuare ad operare se il matrimonio non gli dà esca

 

LA VERGINITÀ IN MARIA

 

Anche il profeta Isaia ci dà un'idea tutt'altro che insignificante della grazia di oggi. Da lui infatti hai appreso gli eventi di una madre vergine, di un corpo senza padre, di un parto senza dolore, di una nascita senza macchia. Cosí dice infatti il profeta: "Ecco la vergine concepirà e partorirà un Figlio, e lo chiameranno: Emmanuele" (Is 7, 14); parola che significa: Dio con noi.

Che specie di parto sia avvenuto senza dolore, te lo dice la ragionevolezza stessa dell'evento. Siccome infatti ogni piacere è inevitabilmente congiunto con qualche dolore, trattandosi di cose cosí unite, è necessario che dove uno dei due elementi manca, anche l'altro sia assente. Perciò là dove non ci fu nessuna voluttà nel concepimento, non seguì neppure il dolore durante il parto.

Anche questo viene confermato dalle parole del profeta, che suonano cosí: "Prima che sopraggiungessero le pene del suo parto, fuggì e diede alla luce un figlio maschio" (Is 66, 7); o, come sostiene un altro interprete: "Prima di provare dolore, partorì" (Is 9, 6). Da questa Madre Vergine, aggiunge, "un bambino è nato per noi, un figlio ci è stato dato. Il comando è sulle sue spalle e il suo nome sarà: angelo del gran consiglio, Dio forte e potente, principe della pace, padre del secolo futuro".

L'occasione per fare questi commenti ci è venuta da Maria la profetessa. Dopo che il popolo aveva attraversato il mare prosciugato, Maria prese in mano un tamburello secco e vibrante e guidò la danza delle donne (Es 15, 20). La storia del tamburello potrebbe significare la verginità che questa Maria avrebbe praticato nella sua vita. Credo davvero che ella sia una prefigurazione di Maria, la Madre di Dio.

Come il tamburello emette un suono forte perché è privo di umidità ed è ridotto al massimo grado di secchezza, cosí la verginità, rimovendo da se stessa il succo vitale di una esistenza puramente fisica, acquista chiarezza e notorietà. Siccome pertanto quel tamburello che Maria teneva in mano era un corpo estinto e anche la verginità si presenta come una specie di morte nel corpo, non è improbabile che la profetessa fosse lei pure vergine.

Tutto questo è una congettura e una supposizione. Non possiamo affermare in maniera perentoria che Maria la profetessa abbia preso la guida di un coro di vergini, quantunque molti dotti abbiano esplicitamente dichiarato che non era sposata. Questi si basano sul fatto che la storia non fa alcuna menzione di un suo matrimonio o di qualche sua maternità. Se infatti avesse avuto un marito, sarebbe stata nominata come sua moglie non come "sorella di Aronne" (Es 15, 20), perché il capo della donna non è il fratello ma il marito.

Se in un popolo che invocava la maternità come una benedizione e la considerava quasi come una legge, anche il carisma della verginità sembrava tenuto in onore, come non dovremmo farlo noi che non giudichiamo secondo la carne le benedizioni divine? È stato rivelato negli oracoli del Signore quando la concezione e il parto sono una cosa buona e quale specie di fecondità era desiderata dai santi di Dio. Infatti il profeta Isaia e il divino Apostolo hanno affermato questo in modo chiaro e sicuro. Uno di loro dice: "Per paura di te, o Signore, ho concepito nel ventre". L'altro si vanta di essere il genitore della prole piú numerosa, avendo generato intere città e nazioni, giacché ha dato alla luce non solo i Corinzi e i Galati, attraverso i travagli del parto, e li ha modellati secondo il Signore, ma all'incirca da Gerusalemme fino all'Illirico egli ha popolato il mondo con i suoi figli (Rm 15,19), che ha generato nel Signore con la forza del Vangelo (1 Cor 4, 15; Fm 10).

Allo stesso modo nel Vangelo viene proclamato beato il ventre della Vergine Santa (Lc 11, 27), che è servito per la nascita immacolata, giacché né il parto ha eliminato la verginità né la verginità è stata di ostacolo ad una simile nascita. Quando infatti viene generato lo spirito della salvezza, afferma Isaia, diventano inutili i voleri della carne.

 

MISTERO DI CRISTO

 

Qualcuno udendo le parole: "In principio era il Verbo e il Verbo era Dio" (Gv 1, 1) e il Verbo è uscito dal Padre (cf. Gv 16, 28), si mette ad inquinare e a corrompere un dogma cosí limpido con nozioni grossolane ed oscure come la seguente: se genera, non si divide forse la sua sostanza? Pensieri abominevoli, esecrandi ed impuri! Colui che pronuncia cose del genere, perché mai non capisce come il Dio che si manifesta, non è mediante la carne che Egli assume una natura umana passibile, al fine di confezionarsi un corpo. Invece il bambino ci è nato per opera dello Spirito Santo, e né la Vergine sofferse alcunché, né lo Spirito subí alcuna diminuzione, né la potenza dell'Altissimo rimase divisa. Infatti lo Spirito si mantenne intero; la potenza dell'Altissimo rimase pure inalterata.

Quanto al bambino, è nato pure per intero e non guastò affatto l'integrità della madre. La carne fu dunque generata dalla carne, ma senza il movente della passione.

Però Eunomio non ammette che "lo splendore della gloria" (Eb 1, 3) provenga dalla gloria stessa. Non capisce che la gloria, nel generare la luce, non diminuisce né si divide. Del resto anche lo stesso pensiero dell'uomo viene generato dalla mente senza che questa resti divisa. Invece il Verbo divino, secondo loro, non può essere generato dal Padre senza che l'essenza di questi non venga divisa. Ma chi è cosí insano da non capire l'assurdità di una simile dottrina?

Se la dimostrazione di una tale assurda opinione fosse camuffata sotto un certo quale involucro di argomentazioni, giustamente mi darei da fare per confutare gli errori nascosti. Siccome invece l'empietà viene apertamente proclamata, non vedo che cosa possano aggiungere di piú i nostri discorsi.

Se la carne di Cristo fosse prima dei secoli; se fosse prima di Abramo, allora già sarebbe esistito ciò che è nato dalla Vergine. In tal caso la Vergine stessa sarebbe piú vecchia di Nachor; anzi sarebbe venuta ancora prima di Adamo. Ma che dico? Ella sarebbe anteriore alla creazione di tutte le cose e piú antica degli stessi secoli.

Se il Verbo si è infatti incarnato nella Vergine e la carne si è chiamata Gesú; se l'Apostolo afferma che Gesú è prima di tutte le cose (Col 1, 15), questo signore, se non sbaglio, ci fornisce argomenti per sostenere che Maria è coeterna con il Padre. Ma faccio silenzio sulle conclusioni incredibili ed assurde alle quali ci conducono delle affermazioni cosí inaudite ed empie.

Se dunque colui che venne dal cielo è Figlio dell'uomo, essendo nato da Maria, dal seme di Davide secondo la carne e se viene chiamato Figlio dell'uomo, quantunque venuto dal cielo, a loro parere sarebbe falso chiamarlo Figlio di Dio. Sostengono infatti che questo Figlio non ha nulla in comune con la divinità, né in quanto terreno, né in quanto celeste. Ma per riassumere le parole da lui dette, notiamo che Egli mette fine al discorso con questa asserzione: se il Figlio dell'uomo viene dal cielo e il Figlio di Dio dalla donna, perché non ritenere che il medesimo è Dio e uomo?

Con tutti coloro che professano la retta fede, anch'io dichiaro di credere che il medesimo è Dio e uomo, non però alla maniera in cui lo pensa Apollinare. Infatti la realtà non è come la pensa lui: che cioè la divinità diventa qualcosa di terreno e l'umanità qualcosa di celeste. Invece è la potenza dell'Altissimo che, per mezzo dello Spirito Santo, ha adombrato la natura umana (Lc 1, 35) e questa è stata cosí formata; cioè la porzione di carne è stata plasmata nella Vergine immacolata. Questo è il motivo per cui colui che è nato da lei viene chiamato Figlio dell'Altissimo. In effetti la divina potenza rende possibile una certa affinità della natura umana con Dio, mentre la carne rende possibile a Dio una certa parentela con l'uomo.

Colui che trasformò la vostra natura, rendendola conforme alla sua divina potenza, ha conservato in se stesso questa medesima natura senza mutilazioni e senza malattie, non avendo contratto quella debolezza che, a causa del peccato, pervade la volontà.

Afferma san Pietro: "Infatti non commise peccato né malizia alcuna fu trovata sulla sua bocca" (1 Pt 2, 22). Non pensiamo affatto che ciò sia accaduto in lui dopo un certo intervallo di tempo, ma appena fu concepito come uomo in Maria, nella quale "la Sapienza si costruì una dimora" (Prov 9,1). Per quanto concerne la sua natura, questa derivò bensì dalla materia passibile, ma appena discese lo Spirito Santo e la potenza dell'Altissimo coprì Maria con la sua ombra (cf. Lc 1, 35), immediatamente tale natura assunse le caratteristiche di colui che adombrava. Infatti ciò che è inferiore, se non c'è resistenza da parte sua, viene benedetto da ciò che è superiore.

Effettivamente la potenza della divinità è qualcosa di infinito e di incommensurabile; mentre al contrario la natura umana è qualcosa di piccolo, quasi un nulla. Pertanto, nell'istante stesso in cui lo Spirito Santo discese sulla Vergine e la potenza dell'Altissimo la ricoperse con la sua ombra, colui che in tal modo è stato plasmato in forma di tabernacolo, non contrasse minimamente la corruzione umana, pur divenendo uomo esattamente come l'uomo della prima creazione. Tuttavia Egli era spirito, grazia e potenza e in lui l'aspetto della nostra natura sfolgorava nella straordinarietà della potenza divina.

Se dunque predichiamo a voce alta e testimoniamo che Cristo è la potenza e la sapienza di Dio (cf. 1 Cor 1, 24), sempre immutabile, sempre incorruttibile; che, quantunque dimorante in un corpo mutevole e corruttibile, Egli stesso tuttavia non rimane inquinato, anzi purifica anche ciò che è inquinato, qual è il nostro torto e perché siamo presi in odio? Che cosa significano questi nuovi altari elevati contro di noi?

Forse che noi annunciamo un Gesú diverso? Forse ne indichiamo un altro? Proclamiamo forse una Scrittura differente? Qualcuno di noi ha forse osato chiamare madre di un uomo la Vergine Madre di Dio, come noi stessi sentiamo che alcuni di loro irriverentemente fanno?

 

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