L’ Eucaristia

Pensieri di Fra Cecilio Maria

A cura di Fra Odorico Mizzotti Cappuccino

 

 

 

Presentazione

 

Solamente chi ha visto gli occhi di fra Cecilio può capire i suoi pensieri sull'Eucaristia. Poiché noi li chiamiamo "pensieri"; ma essi non sono pensieri: sono esperienze. Esperienze che sono state così vere, così concrete, così fisiche, da aver dato espressione al suo sguardo, da aver ridipinto, se così si può dire, il colore dei suoi occhi. Esse sono state vissute nel suo cuore, ma nel cuore non hanno potuto essere contenute: sono esplose fuori in queste parole che noi leggiamo, espresse con una traccia d'inchiostro su semplici fogli di carta. Ma il messaggio che da questa sola traccia noi siamo capaci di cogliere è cosa piccola e spenta.

 

Sotto c'è una fiamma che fra Cecilio lasciava trasparire dalle sue pupille vivide e felici. E chi ha "visto" lo sa. Prima, molto prima di muovere la penna, quella fiamma ha consumato e illuminato la vita di fra Cecilio, ha vibrato in tutte le cellule del suo essere, s'è fermata nei suoi occhi. O forse è avvenuto il contrario: forse le sue pupille prima hanno visto e poi l' hanno comunicato al cuore. A chi ha visto quegli occhi è dato di capire come possa essere accaduta l'una e l'altra cosa, senza che lui stesso se ne rendesse conto. Scrive infatti in uno dei suoi pensieri:

«Gesù sacramentato, non bramo vederti con gli occhi del corpo, perché mi piace onorarti con la mia fede». Ma a noi verrebbe voglia di dire: fra Cecilio non sapeva quello che scriveva, poiché era tale la sua fede, così viva, così forte, che aveva invaso anche "gli occhi del corpo". Proprio come lui chiedeva: «Dammela forte questa fede, come tu hai piacere che io l'abbia».

Ma si, fra Cecilio, la tua fede ti è stata data forte. "La tua fede è grande, ti sia fatto come desideri". La risposta di Gesù è divenuta di certo realtà attuale nell'incontro di fra Cecilio con l'Eucaristia. E il fuoco è divampato nel cuore, ha guidato la mano perché scrivesse questi "pensieri", manifestazione del suo tormento e della sua gioia.

«Lo amo e voglio amarlo sempre più nel Santissimo Sacramento dell'Eucaristia». Il fuoco arde in una strug­gente, appassionata, gioiosa altalena di possesso e di desiderio. Poiché davvero, come ci spiega S. Agostino, nella realtà dello spirito il possesso genera il desiderio, e lo stesso desiderio ha la dolcezza del possesso. E il godimento non è sazietà, ma diventa brama che allarga i propri confini fino al limite dell'impossibile. «Intendo sostituire con il mio cuore tutti i vasi sacri che contengono le sante particole: quelli sono sacri e preziosi, ma anche tanto freddi».

Fra Cecilio sa che c'è qualche cosa che è più preziosa di tutte le cose preziose e che perfino vale più delle stesse cose "sacre": è l'amore, è l'uomo che si apre all'incon­tro con Dio. Fra Cecilio non era sacerdote, non toccava con le mani ogni giorno il Signore. Le parole di San Francesco per i sacerdoti che «soli consacrano e ricevono» il Corpo e il Sangue del Signore, e «soli li amministrano agli altri», non erano per lui. E tuttavia, nella sua umiltà sconfinata, egli trasformato dalla violenza irresistibile dell'amore intendeva «sostituire» tutti i vasi sacri, proprio tutti, anche i più preziosi, perché «sono freddi».

Egli ha una esperienza diversa da quella che hanno i "ministri". C'è in lui qualcosa di più profondo, quasi un intatto toccare, un misterioso essere insieme, un estatico ardore. La sua esperienza dell'Eucaristia non ha nulla di convenzionale. Essa sembra addirittura collocarsi fuori e prima di ogni gesto cultuale. E' un'esperienza che tocca e coinvolge e trasforma l"'uomo fra Cecilio". Appartie­ne a lui come uomo, alla sua più profonda intimità, alla sua più segreta potenza di commozione, di godimento, di donazione, di amore. Per le forme cultuali e liturgiche egli ha la più grande venerazione e pone nella loro osservanza la più scrupolosa attenzione. Così come per i sacerdoti ha stima e venerazione, e anche commozione. Ma il suo rapporto con Gesù Eucaristico va oltre ogni schema e ogni gesto: gli nasce dal cuore, dove sperimen­talmente egli "ha visto" il Signore e dove ha vissuto insieme a Lui.

«Stavo contemplando Gesù Eucaristico: prima che io lo pensi, Egli ha già pensato a me, prima che io lo cerchi, egli ha già cercato me, prima che io lo raggiunga, egli ha già raggiunto me, prima che io lo possegga, egli ha già posseduto me».

"Stavo contemplando"! E noi sappiamo che non stava contemplando con la fantasia: le sue pupille erano aperte, dilatate, intente, beatificate. Egli "vedeva". La sua con­templazione è densa di presenza che si rivela, di silenzio, di godimento. Egli esperimenta cosa significa essere pos­seduto. «Gesù è la vita dell'anima mia, è la luce che illumina la mia vita, è la forza e il sostegno del mio cammino». E come esigenza di risposta a una realtà così grande, gli nasce in cuore il desiderio di una offerta che in qualche modo esprima la gratitudine e l'amore ardente: il deside­rio di "restituirsi" all'infinita Santità.

«La mia vita sia come puro incenso che si consuma profumando l'altare dell'amore».

Il suo non è un vago sentimento o un sogno non realizzato. Fra Cecilio è uomo troppo concreto per potersi acconten­tare di astratte emozioni. Egli sa che come la vita, anche l'amore è fatto di scelte pratiche, di sforzi operosi, di fatica e di impegno. E sa che anche il desiderio è troppo poca cosa come contraccambio a Colui che lo ha amato "sino alla fine". Eccolo allora formulare, con umiltà e fermezza, il suo proposito: «Mio Gesù Eucaristico, cer­cherò di vivere solo di voi, solo con voi, solo per voi, operando tutto e sempre per amore».

E' una tensione di tutto il suo essere, è una immersione nella quale la realtà umana tende a scomparire e perdersi nel Signore presente nell'Eucaristia, in modo totale, sta­bile e permanente. E' singolare che nei pensieri di fra Cecilio sulla Eucaristia non ricorra il richiamo alla Co­munione come momento nel quale egli riceve e si unisce al Corpo e al Sangue del Signore. Le sue riflessioni non conoscono momenti cronologicamente individuabili e circoscrivibili. In definitiva fra Cecilio si richiama sem­pre a tre concetti: vita, fede, amore. Tre concetti che vicendevolmente si integrano, qualche volta perfino si confondono così da poter essere fra loro intercambiabili. La vita di fra Cecilio è vita di fede e di amore, la sua fede è un palpito di amore, il suo amore per lui è la vita. Già abbiamo letto una sua espressione molto forte. «Gesù sacramentato, non bramo di vederti con gli occhi del corpo, perché mi piace onorarti con la mia fede».

E sappiamo che la sua fede ha visto a tal punto che "gli occhi del corpo" ne sono stati ridisegnati. Ma troviamo nei suoi scritti altre affermazioni che ci sorprendono.

Eccone una che sembra uscita dalle labbra ingenue di un bambino: «Gesù, prestami il tuo cuore affinché ti possa amare». La misura dell'amore è amare senza misura. Ma per amare l'Eucaristia fra Cecilio sa che una misura c'è; una misura che è uno specifico modo di amare, che è uno stile unico di amore: il "Suo" cuore. Così fino al grido che possiamo considerare come il culmine del suo cammino di amore: «'Gesù è la vita dell'anima mia». In mezzo alle cose degli uomini, circon­dato dalla frenesia di una città presa nel vortice delle cose umane, fra Cecilio ha vissuto immerso nella realtà del Dio con-noi. Per questo le dimensioni della sua esistenza sono state tanto dense e tanto concrete. Per questo i suoi occhi hanno saputo "vedere" attorno a sé il 'volto dei poveri e degli emarginati e il suo cuore ha avuto tanto amore per loro, e la sua vita tanto tempo e tante energie da porre a loro disposizione. E' questa la spiegazione dell'opera immane fiorita da fra Cecilio. «Io vedo Cristo nel pane, perché in ognuno dei miei fratelli possa riconoscere la presenza di Cristo» (P. Mazzolari). Fra Cecilio ha "vi­sto". E non in modo provvisorio ed episodico: la sua è stata una intera esistenza; una esistenza che ha attraver­sato tutto un secolo travagliato e inquieto, una esistenza che resta ancora oggi testimonianza delle realtà che danno sostanza alla vita: l'accoglienza di Dio e dei fratelli. Per noi che ora ci troviamo a ripensarla con dolce e acuta nostalgia, sembra quasi una realtà fiabesca, ma sappiamo che per lui che l'ha vissuta è stata la realtà di ogni giorno, spessa come la sofferenza dei poveri, buona come il pane sulla mensa di chi ha fame, vera come la luce del sole, dolce come l'amore. «Il sole che mi rischiara la via è Gesù Eucaristico, mio divino amore».

 

 

Pensieri di Fra Cecilio Maria sull'Eucaristia

 

Mio caro Gesù... prestami il tuo cuore affinché ti possa amare quanto da me vuoi che è quanto desidero e per tua grazia ho sempre desiderato.

 

E' facile farsi santi vivendo una vita intima con Gesù Sacramentato. Perciò nessuna preoccupazione, anima mia: Gesù ti rende tutto facile. Sotto lo sguardo di Gesù è facile vivere di fede, di speranza e di amore.

 

Mio caro Gesù Eucaristico, la mia croce è vedere in me la parte umana che non risponde sempre con entusiasmo alle tue attrattive. Perché non vivo sempre nella divina fornace del tuo amorosissimo cuore? Dammela questa grazia... potrò onorarti con la mia condotta e aiutare le anime a venire a te.

 

L'amore di Gesù Eucaristico verso le anime è infinito: per Lui non vi sono distanze o intoppi materiali... Gesù divin Pastore, viene impedito o tardato nel suo amore dalla sola cattiva volontà degli uomini.

 

Cuore Eucaristico di Gesù, non posso elevarmi a con­templarvi se non mi umilio profondamente sino al nulla, per lasciare nel mio cuore, nell'anima mia tutto il posto a voi.

 

Questo è il dono di Dio che contiene tutti i doni, ci rende possessori di Dio e ci sazia di Lui. Non mi importano il gelo dello spirito, le oscurità dell'anima, le tentazioni diaboliche; non mi importa­no le ritrosie del corpo che vorrebbe fuggire la fatica: voglio solo lavorare per la salvezza delle anime per le quali Gesù rimane nelle particole di tutto il mondo.

 

Non solo dobbiamo pensare alle umiliazioni che Gesù ha sofferto con la passione e la morte, ma anche alle umiliazioni della sua vita eucaristica, così nascosta, così povera, così ubbidiente a tutti: ai sacerdoti, alle anime che lo vogliono.

 

Gesù divin Pastore, vivente nell'Eucaristia, è la bellez­za che attrae e soddisfa l'anima e il cuore; è la meta di tutti i pensieri, il paradiso dell' anima... è la luce che rischiara, la bontà che perdona, la forza che incorag­gia e sostiene.

 

Il ghiaccio non può dare calore né l'oscurità può produrre il sole. Corro perciò al santo Tabernacolo e contemplo il divin Sposo nell'Ostia consacrata che è "Sole e Calore".

 

Sento un bisogno estremo di lasciarmi prendere da Gesù Eucaristico che dal suo trono di amore non cessa un istante di attirare a sé tutte le anime.

 

In Gesù abbiamo tutto per il tempo e per l'eternità! E' questione di fede.

Andiamo a Lui con fede semplicissima. Non facciamo ragionamenti umani che non fanno che raffreddarci il cuore. Gesù ha parlato, Gesù è: basta. Al mondo ci si occupa di ricevere luce da molte lam­pade che in realtà non fanno che accecare l'anima e raffreddare il cuore, e non ci si occupa di accettare la Luce, Gesù Eucaristico, che mentre illumina la mente e riscalda il cuore dà anche la forza di operare le virtù.

 

Gesù mio Eucaristico, purificatemi l'anima e il cuore nel vostro Sangue divino e venite col Padre e con lo Spirito Santo a dimorare nel mio cuore.

 

Dio disse un giorno: "Sia fatto il sole ". E il sole fu ed è; lo sento che mi riscalda... Gesù disse: "Questo è il mio corpo ". E lo sento che mi riscalda il cuore e l'anima; mi dà la forza di osservare i suoi comanda­menti, mi dà la grazia di vincere ogni giorno me stesso, il mio io...

 

Ci necessita vivere con fede e grande amore la santa Messa che opera la nostra trasfigurazione sul nostro monte Tabor. La santa Messa è tutta la Chiesa unita a Gesù: Egli offre se stesso in divino olocausto per ognuno di noi, per riparare i nostri falli e per sublimare le nostre elevazioni in Lui.

 

La mia vita sia come puro incenso che si consuma profumando l'altare dell'amore... mai nulla di me vi dispiaccia.

 

Gesù è la vita dell'anima mia, è la delizia del mio cuore, è la luce che illumina la mia via, è la forza e il sostegno del mio cammino. Mio Gesù sacramentato che volete sempre vivere in nostra compagnia quaggiù, datemi la grazia di non attaccarmi alla terra, ma di innalzarmi sempre più verso il cielo che mi appartiene.

 

Io ero tanto persuaso della presenza reale di Gesù nell'Eucaristia, che quando il Parroco a dottrina di­scorreva per provare la reale presenza, io domandavo scusa a Gesù di questo affronto che gli si faceva. Dicevo tra me: è necessario provare che a mezzogior­no ci si vede perché c'è il sole?... Non è un insulto andare nel palazzo di un ricco signore e ragionare, provare la realtà della sua esistenza, dopo che Lui stesso ci ha invitati, ci è venuto a prendere, ci ha accompagnati, ci sta presente e ci serve alla sua mensa?

 

Gesù sacramentato, non bramo di vederti con gli occhi del corpo, poiché mi piace di onorarti con la mia fede, ma dammela forte, come tu hai piacere che io l'abbia.

 

Lo amo e voglio amarLo sempre più nel santissimo Sacramento dell'Eucaristia.

Intendo sostituire con il mio cuore tutti i vasi sacri che contengono le sante particole: quelli sono sacri e pre­ziosi, ma anche tanto freddi...

 

Ogni giorno e ogni momento di mia vita ho pensato e parlato a Gesù Eucaristico:

 

-   con Gesù ho esaminato sempre le mie azioni chie­dendo aiuto per correggermi...

-   con Gesù ho sofferto per i miei difetti e goduto per i suoi trionfi...

-   con Gesù ho sempre avuto luce e coraggio per portare ogni giorno la mia croce...

-   con Gesù ogni giorno ho cercato la parte migliore:

patire qualche piccola cosa per Lui e offrirgli le mie piccole opere...

con Gesù ho pianto, ma con Lui tutti i giorni della mia vita sono stati luminosi...

 

Mio Gesù Eucaristico, cercherò di vivere solo di voi, solo con voi, solo per voi, operando tutto e sempre per amore.

 

Anche quando passavo la settimana intera sul monte senza poter andare alla chiesa, data la grande distan­za, il mio cuore si sentiva da Gesù attratto frequentis­simamente a tutti i santi Tabernacoli delle nostre chiese che i miei occhi scorgevano sparse nella valla­ta... le mie ginocchia si piegavano. Per i due cuori non vi erano distanze...

 

Il sole che mi rischiara la via è Gesù Eucaristico, mio divin amore.

 

 

 

 

 

 

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