L’ esilio

 

 

 

 

L'esilio

Per 200 anni i profeti avevano avvertito il popolo che, se avesse rifiutato dì ascoltare Dio e di osservare le sue leggi, sarebbe stato colpito dal giudizio divino, Nel secolo VIII a.C. Amos, e Osea predirono al regno settentrionale d'Israele quanto avrebbe sofferto, se non avesse mantenuto la promessa di obbedienza a Dio. Gli israeliti ignorarono l'avvertimento, e nel 721 a.C. gli assiri conquistarono Samaria, la loro capitale. Il popolo fu deportato e disperso in altre province dell'impero, mentre Israele venne popolato con stranieri e divenne la provincia assira di Samaria. Delle dieci tribù d'Israele non si sentirà mai più parlare.

A sud anche Giuda fu minacciato, ma il re Ezechia confidò in Dio, ascoltò il profeta Isaia, e Gerusalemme fu risparmiata. Tuttavia il popolo di Giuda imparò la lezione solo a metà. Via

via si convinse che Gerusalemme, la città di Dio, era inespugnabile e che esso era quindi al sicuro, qualunque cosa avesse fatto.

Allorché si delineo una nuova minaccia — da parte di Babilonia —,nessuno prestò ascolto agli ammonimenti di Geremia, Nel 605a.C., dopo che i babilonesi ebbero conquistato la Siria, il re Ioiakim di Giuda dovette pagar loro un tributo. Inoltre il re babilonese Nabucodonosor portò con se ostaggi a Babilonia.

La ribellione ebbe come risultato l'assedio e la caduta di Gerusalemme nel 597 a.C. Il re e molti cittadini furono deportati a Babilonia. L'esilio era cominciato.

Dieci anni dopo, la ribellione del re Sedecia sfociò nella distruzione di Gerusalemme e del tempio. Quanti non furono uccisi vennero deportati a Babilonia. Solo un piccolo gruppo poté rimanere. Il regno di Giuda si ridusse a ben poco. Gli abitanti di Edom occuparono il paese a sud di Ebron e di Bet-Zur. Nabucodonosor nominò governatore Godolia, con l'incarico di governare il paese in nome di Babilonia. Il libro delle Lamentazioni descrive gli orrori di quel periodo. Le città erano in rovina. Oltre alle migliaia di esiliati in Babilonia, molti erano deceduti durante i combattimenti e di più ancora erano morti di fame e di malattia durante l'assedio. Solo un imanipolo era rimasto a coltivare il paese distutto dagli invasori.

Godolia pose il suo quartier generale a Mizpà e cercò di governare bene. Ma v'erano ancora di quelli che rifiutavano il dominio babilonese, complottarono contro di lui e l'assassinarono. I suoi sostenitori, spaventati, fuggirono in Egitto, portando con sé il profeta Geremia. I babilonesi deportarono altra gente ancora nel 582 a.C. e unirono il paese alla provincia di Samaria.

Geremia 27-28; Lamentazioni; 2Re 25,22-26, Geremia 40-43.

 

 

Gli esiliati.

A Babilonia gli ebrei vissero in loro propri insediamenti nella capitale e in altre città. Erano liberi di costruirsi una casa, di guadagnarsi da vivere e di seguire i loro costumi e la loro religione. Non potevano tornare nel loro paese, ma non erano neppure maltrattati. Il re Ioiachin e la sua famiglia erano 'ospiti' alla corte del re. Alcuni ebrei come Daniele giunsero ad occupare posti importanti nel governo. Valenti artigiani ebrei lavorarono al servizio di Nabucodonosor.

Molti si ambientarono così bene a Babilonia che, quando in seguito si offrì loro l'opportunità del rientro in patria, rifiutarono. Altri però desideravano tornare in Giudea e durante l'esilio rimasero attaccati alla loro religione e al loro stile di vita.

Da quando Salomone aveva costruito il tempio, questo era diventalo il centro della fede e del culto ebraico. Ora non esisteva più, per cui non esisteva un posto dove offrire i sacrifici.

Così gli ebrei cominciarono a considerare con maggiore attenzione quegli aspetti e principi e principi della loro religione, che potevano osservare. L’osservanza del giorno di riposo, il sabato, divenne molto importante; così fu della circoncisione — il segno dell’alleanza di Dio con essi —, nonché delle leggi relative alle cose pure e impure. Inoltre apprezzarono i documenti scritti del messaggio di Dio come mai avevano fatto prima. Alcuni sacerdoti – Esdra per esempio — cominciarono  a studiare la legge di Dio in tutti i suoi dettagli. (Questi studiosi erano chiamati 'scribi') Molti libri che costituiscono il nostro Antico Testamento ricevettero la loro forma attuale proprio durante l'esilio.

 

 

 

I profeti.

La sconfitta e la caduta di Gerusalemme furono un colpo sconvolgente per gli ebrei. Un re pagano li aveva battuti. Avevano perso il paese dato loro da Dio. Il loro re, il vero discendente di Davide, era esiliato. Il tempio di Dio era tutto una rovina. Nuove domande amare si posero loro. Dio poteva salvarli? Aveva infranto la sua promessa? Li aveva abbandonati? Essi furono costretti a rivedere tulle le loro idee su Dio e su loro stessi, suo popolo, e acquisirono cosi una nuova comprensione dei 'tempi' e dei fatti.

La risposta fu quella che troviamo nelle parole dei profeti. Ezechiele, che viveva a Babilonia con gli esiliati, spiegò al popolo quel che Dio stava facendo prima ancora della caduta di Gerusalemme. Geremia aveva fatto la stessa cosa in patria. Il disastro era un giudizio di Dio sul popolo disobbediente e ribelle, che non aveva osservato il patto stretto al Sinai. Quella calamità non era però la fine. Dio non li aveva abbandonati. Li avrebbe fatti tornare dal l'esilio e ristabiliti nel loro paese. Le loro sofferenze li preparavano alle cose nuove che Dio teneva in serbo per loro.

Isaia 40; Geremia 30; Ezechiele 11,24-21

 

 

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