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E'
destino dell'anima umana tracciarsi quasi sempre una strada fra due abissi,
fra due eccessi, fra due scogli. Se si getta in Dio fino a volervisi immergere
e il quietismo spesso demoralizzante; se si allontana da Dio per affidarsi
solo alla ragione e agli istinti, è il naturalismo, molto più frequente e più
pericoloso del quietismo. In tutti i capitoli del presente libro avremmo
potuto indicare questi due pericoli, le due tentazioni perpetue della mente
umana. L'abbiamo fatto del resto situando le sette protestanti tra il
razionalismo e l'illuminismo. Ma questo sarà molto più evidente nel presente
capitolo, che riguarda gli errori o le eresie moderne e contemporanee in seno
alla Chiesa universale. IL QUIETISMO
Secondo
quanto si è detto, il quietismo non si deve considerare un'apparizione
prettamente moderna Esso si era infatti manifestato parecchie volte, nel
corso dei secoli, e per lo più associato a dottrine sospette o a pratiche
immorali. Lo si può definire come " la ricerca di una estrema passività
spirituale, che tende all'annientamento dell'io umano mediante l'assorbimento
in Dio ". Così inteso, il quietismo è alla base del buddhismo, il cui
ideale è il nirvana. Lo riscontriamo anche nell'estasi neo-platonica. Ma per
restare nel campo della spiritualità cristiana, si era avuto del quietismo
nei messaliani o euchiti, condannati nel concilio di Efeso (431), e che
credevano di raggiungere la pace eterna nella guerra contro i demoni per
mezzo della preghiera continua. Si trovano tracce di quietismo negli
esichiasti del secolo XIV, nei conventi del Monte Athos e - in Occidente -
nei Fratelli del libero spirito, nei fraticelli, nei beguardi e nelle beghine
del secolo XIII, i quali miravano a raggiungere l'impeccabilità mediante
l'assorbimento in Dio, e che furono condannati nel concilio di Vienna del
1312. Il quietismo affiora nelle dottrine di maestro Eckart, di cui furono
censurate 28 proposizioni dal papa Giovanni XXII nel 1329. Il quietismo fu
anche il principale errore degli Alumbrados spagnoli dei secoli XVI e XVII,
che furono continuamente perseguitati dalla Inquisizione. Ma
il teorico più completo del quietismo fu il sacerdote spagnolo Miguel de Molinos,
nato a Munies, presso Saragozza, nel 1628 e morto a Roma nel 1696. Era una
natura profonda, un'anima pia, un carattere dolce, amabile e attraente, uria
niente di alta intelligenza e di vasta cultura. Venne a Roma per una causa di
beatificazione, e non volle più lasciare la città dei papi. Divenne presto
noto e stimato direttore di anime. La sua opera principale fu il libro
scritto in spagnolo: La Guida spirituale, che apparve a Roma nel 1675. Questo
scritto fu particolarmente ammirato dai pietisti protestanti tedeschi, che lo
tradussero in tedesco e in latino. Molinos insegnava che la perfezione
cristiana consiste nella perfetta tranquillità dell'anima. Questa
tranquillità deve giungere fino alla soppressione di qualunque desiderio,
compreso il desiderio della santità e a maggior ragione il desiderio del
paradiso. In questo stato di completa tranquillità, l'anima è annientata in
Dio, è perduta in un totale abbandono al suo beneplacito e non deve più
badare ai cattivi pensieri, ai desideri perversi e nemmeno agli atti immorali
che vorrebbero turbarla. Non vi sono infatti più peccati per una simile
anima. La sua volontà assorbita in Dio non vi acconsente. Al contrario, il
modo migliore per essa di annientarsi, è quello di accettare quelle
tentazioni e quelle deviazioni carnali, senza preoccuparsene minimamente. Il
primo che denunciò questi errori fu il celebre predicatore gesuita italiano
Padre Segneri. Ma l'entusiasmo era tale che sul principio si biasimò Segneri
per le sue critiche. Tuttavia, quando si sottoposero gli scritti di Molinos a
un esame approfondito, e soprattutto quando si vennero a conoscere le circa
20.000 lettere di direzione nelle quali esponeva il suo pensiero più intimo,
si patè costatare tutta l'estensione del male. Nei
conventi che egli dirigeva, le religiose disprezzavano la confessione, le
indulgenze, la penitenza e le preghiere vocali, e si ritenevano non colpevoli
delle loro colpe materiali. Sessantotto proposizioni furono tratte dalle
opere di Molinos e condannate da Innocenzo XI il 20 novembre 1687. Molinos
era stato arrestato fin dal 1685. Fu condannato alla detenzione perpetua,
ritrattò i propri errori nel 1687 e si spense solo nove anni dopo. IL SEMI-QUIETISMO
Una
forma mitigata della stessa dottrina si sviluppò poco tempo dopo in Francia e
impegnò i due più insigni personaggi del tempo Bossuet e Fènelon. Una
certa nobildonna Giovanna Maria Bouvier de la Motte, vedova Guyon, nata a
Montargis nel 1681 si era data, dopo la morte del marito, all'alta devozione
e si era posta sotto la direzione del barnabita Francesco Làcombe, superiore
delle Orsoline di Thonon. Ora il P. Làcombe era quietista. Madame Guyon si
entusiasmò delle sue teorie e pubblicò alcuni libri impetuosi e confusi nei
quali le esponeva come se fossero la quintessenza della dottrina della
perfezione messa alla portata di tutti: i Torrenti spirituali, il Modo breve
e facilissimo di fare orazione e il Cantico dei Cantici. Dopo la condanna di
Molinos, il P. Lacombe fu anch'egli perseguitato, arrestato, interrogato e
quindi rinchiuso nella Bastiglia nel 1687. Morirà nel 1699 nella casa di
salute di Charenton. Parimenti Madame Guyon fu internata qualche tempo dopo
in un convento di Orsoline (1688), ma una volta riavuta la libertà si
acquistò l'appoggio di alcune nobildonne di fama, tra le quali Madame de
Maintenon, e ottenne perfino l'approvazione di Fénelon, allora precettore del
duca di Borgogna. Le sue idee, discusse con incredibile sottigliezza tra
Fénelon e Bossuet, nella lunga serie di Conferenze di Issy (1694-1695) portarono
a un documento in 34 articoli, che furono sottoscritti da Madame Guyon e da
Fénelon, come pure da Bossuet e dai suoi amici. Ma quando Bossuet volle
commentarli in un libro intitolato Stati di orazione, Fénelon rep1icò con le
sue Spiegazioni delle massime dei santi, che non erano più dello stesso
tenore. Il libro fu deferito alla Santa Sede, che condannò 23 proposizioni il
12 marzo 1699. Fénelon si sottomise subito senza riserve. La prima
proposizione contiene l'essenziale di questa pericolosa dottrina:
"Esiste uno stato abituale di amor di Dio, che è carità pura e scevra di
qualunque interesse proprio. Né il timore delle pene, né il desiderio delle
ricompense vi hanno più parte. Non si ama più Dio con l'idea di meritare o di
raggiungere la perfezione, né per ottenere la felicità che si trova
nell'amarlo ".Ciò significava che il " puro amore " esige una
completa alienazione, e la soppressione degli atti di speranza di cui la
Chiesa fa obbligo ai cristiani. Precisiamo che né il P. Làcombc, né Madame
Guyon - e tanto meno lo scrupoloso Fénelon - diedero mai adito all'accusa di
indifferentismo morale che era stata rivolta contro Molinos. IL NATURALISMO
Al
polo opposto del quietismo, che è una eresia per anime elette, si trova il
naturalismo. Si può dire che questa è la grande eresia dei tempi moderni. Non
potremo offrirne qui un panorama molto limitato; né i nomi che avremo modo di
citare sono così noti, sia nella storia della filosofia moderna e
contemporanea, sia nella storia letteraria, che ognuno di essi costituisce
una sufficiente indicazione. Che
cosa è, prima di tutto, il naturalismo? E' una negazione del soprannaturale,
della rivelazione divina di qualunque religione cosiddetta positiva, come il
cristianesimo, del miracolo e della sua stessa possibilità di qualunque dogma
obbligatorio e infallibile. Nel naturalismo, sono l'uomo, la ragione umana,
la coscienza umana e le passioni umane, secondo i vari punti di vista, che
sostituiscono la religione. La legge stessa del naturalismo è quella specie
di anarchia delle idee e dei sistemi, che caratterizza la società moderna
contemporanea a partire dal secolo XVIII. Per orientarci in seno a questa
anarchia, proveremo a mettere dei sottotitoli che indicano altrettante forme
del naturalismo in generale. IL LIBERO PENSIERO
II
termine libero pensiero, che doveva farsi strada in un modo così singolare,
appare per la prima volta in una lettera di Molyneux a Giovanni Locke a
proposito di Giovanni Toland, un irlandese apostata che aveva appena
pubblicato un libro dal titolo: II Cristianesimo senza misteri, in cui
professava il razionalismo integrale. Ma prima di Toland si può ricordare
Herbert di Cherbury, Hobbes, Giovanni Locke, Shaftesbury. E possiamo vedere
chiaramente il libero pensiero derivare dal disgusto provocato dalle infinite
dispute teologiche tra protestanti e cattolici, e forse ancor più tra le
sette protestanti, soprattutto fra episcopaliani e presbiteriani inglesi. Tra
i liberi pensatori si deve segnalare in Inghilterra Collins, Tindal, lord
Bolingbroke, uno dei maestri di Voltaire. I titoli dei libri da essi
pubblicati sono rivelatori: Discorso sulla libertà di pensiero (Collins,
1713); I diritti della Chiesa cristiana difesi contro i preti romani (Tindal,
1706); II cristianesimo antico come la creazione (idem, 1730); I pensieri
sulla religione naturale (Bolingbroke, 1736). Ma
il vero arsenale del libero pensiero fu il Dizionario storico e critico di
Pietro Bayle (1647-1706), che era stato di volta in volta protestante,
cattolico e poi nuovamente protestante, e infine libero, pensatore. Questo
Dizionario, straordinariamente ricco di erudizione rispetto all'epoca e
apparentemente ortodosso, fu una miniera inesauribile di dubbi, di obiezioni
e di riflessioni critiche contro i dogmi e le tradizioni del cristianesimo.
Pubblicato nel 1697, ebbe più di 10 edizioni prima del 1760, e fornì forse la
prima idea dell'Enciclopedia. Pietro
Bayle era oriundo francese e fu in Francia che il libero pensiero, per quanto
alimentato dagli scrittori inglesi sopra ricordati, ebbe nel secolo XVIII gli
sviluppi più fulminei. E' sufficiente una semplice enumerazione di nomi e di
opere. Fino al 1750 il libero pensiero si limita a satire eleganti. Non si
sente ancora prorompere l'ira. Si rimane allo stadio della facile
canzonatura, della Critica verso le credenze e le istituzioni. Il grande
nemico della tradizione è allora il Montesquieu delle Lettere persiane
(1721). Ma entra presto in scena Voltaire. E' uno scrittore agile, piccante,
frivolo, suadente, avido di gloria, di lusso , di piacere, che parla di
tutto, si ride di tutto e non ha rispetto per nulla. Ma
dopo il 1750 comincia un secondo periodo, nel quale si manifesta un odio
inesorabile contro la religione rivelata. La parola d'ordine è quella che si
trova ripetutamente nelle lettere di Voltaire ai suoi amici è
"Schiacciamo l'infame!" La più formidabile macchina guerra che
viene eretta contro la Chiesa è l'Enciclopedia o Dizionario ragionato delle
scienze, delle arti e dei mestieri, a cura di una società di letterali (prospetto
nel 1750; volume I nel 1751; fine della pubblicazione nel 1766; in 17 volumi
in folio, più 5 volumi di supplementi nel 1777 e 11 volumi di illustrazioni).
Dirigevano la pubblicazione Diderot e d'Alembert, ma vi collaborarono tutti
gli scrittori più noti del secolo: Voltaire, Montesquieu, Buffon, Condillac,
Mably, Turgot, Helvetius, d'Holbach, Marmotel, Grimm, Necker. IL ROUSSEAUNIANISMO
In
questo quadro del libero pensiero, è opportuno collocare separatamente uno
scrittore originale, eloquente, toccante, attraente, colorito e romantico,
che fece sempre partito a sé fra gli autori del suo secolo: GianGiacomo
Rousseau. Con lui ci troviamo nel centro stesso del naturalismo. Egli esalta
la natura, la proclama pura e buona in se stessa e nelle sue origini. Non
sarà certamente lui ad ammettere il peccato originale. Con Rousseau si è agli
antipodi del luteranesimo, del calvinismo e del giansenismo. E' stata la
società a guastare l'uomo, e le Arti e le scienze non fanno che aggravare la
corruzione umana. Partendo da questo paradosso e poiché ci si chiede come
abbia potuto l'uomo, fondamentalmente buono, corrompersi nella comunità -
Rousseau fonda come una religione nuova, die prenderà la forma del
romanticismo in letteratura, ma che costituisce la base dell'attuale religione
del progresso, della scienza e della tecnica. In Rousseau questa religione è
adorazione della natura, dei suoi istinti, dei suoi sentimenti, degli impulsi
passionali, in una parola: l'adorazione del cuore umano, ancor più che della
ragione umana. Le Confessioni (apparse nel 1781), la Nuova Eloisa (1761),
l'Emilio (1762) e il Contratto sociale (1762) di cui la Rivoluzione farà una
specie di Vangelo, hanno esercitato un influsso incalcolabile. Si può fare di
Rousseau il padre del misticismo democratico clic ispirò i Marat, i
Robespierre, e più tardi un Edgardo Quinet e i neogiacobini del combismo;
come pure se ne può fare il padre del misticismo sociale e comunista che
attraverso Saint-Simon, Fourier, Proudhon e Carlo Marx conduce da una parte a
Juares e a Leon Blum, dall'altra a Lenin e a Stalin. Infine, Rousseau è il
padre del misticismo passionale ed estetico, al quale si è ispirata non solo
la letteratura contemporanea, ma anche la religione della musica o dell'arte
per l'arte. AGNOSTICISMO E POSITIVISMO
II
naturalismo, di cui stiamo cercando di descrivere lo sviluppo, è penetrato
anche nel campo filosofico. Descartes, nel suo razionalismo rettilineo, aveva
conservato alla religione rivelata il posto che le spettava. Ma dopo di lui
Locke (1632-1704) aveva applicato le sue idee in senso positivistico. David
(lume (1711-1776) aveva accentuato tale tendenza. Emmanuele Kant (1724-1804)
era arrivato all'agnosticismo, affermando che la Critica della ragion pura
testimonia l'incapacità della ragione umana di fronte all'assoluto. L'uomo,
secondo Kant, non può dimostrare nulla intorno a Dio, all'anima, alla libertà
morale, alla sostanza delle cose. Tuttavia la legge morale incisa nel cuore
degli uomini, postula l'esistenza di Dio. Kant conserva dunque la religione naturale
- non la religione rivelata - come un postulato indimostrabile, come una
esigenza della coscienza e in sostanza come una credenza soggettiva. Ma non
ammetteva altra rivelazione all'infuori di quella che l'uomo fa a se stesso e
presagiva tempi nuovi in cui " l'umiliante distinzionc tra i laici e i
chierici cadrà da sola ". Dopo
Kant e Fichte ed Hegel, la filosofia è impegnata a identificare religione e
progresso, religione ed evoluzione ascendente. Dio non c'è, ma nell'uomo e
mediante l'uomo, è in via di creazione. Dio è l'ideale segreto verso il quale
tende l'evoluzione umana. Idee
analoghe vengono sostenute, sotto una forma molto diversa, da Augusto Comte,
il padre del positivismo. Per lui Dio, l'anima, la sostanza, sono parole
prive di significato, creazioni dello spirito umano nei suoi primi balbettii.
Una cosa sola è accessibile a noi: quello che cade sotto i sensi, sotto
l'osservazione scientifica. La teologia deve far posto alla filosofia, e la
filosofia risolversi nella scienza. Augusto Comte è il padre dello scientismo
di cui Renan doveva, nel suo libro L'avvenire della Scienza, farsi l'araldo e
per così dire l' "altoparlante ". Ma
questo ci porta ad un esame importante: quello delle leggi, di diffusione del
naturalismo contemporaneo. LE LEGGI DI DIFFUSIONE
DEL NATURALISMO
Nel
secolo XVII come nel XIX si è potuto notare una singolare legge di diffusione
riguardo alle idee antireligiose del naturalismo. Questa legge è uguale a quella
della degradazione dell'energia nel campo fisico. La diffusione avviene per
gradi, attraverso i quali la purezza dell'idea non cessa di
"degradarsi". Nel
primo grado, la dottrina rimane confinata nelle alte sfere filosofiche, e
conserva una certa serenità. Le sue negazioni sono categoriche e formali, ma
teoriche e cortesi, spesso, anzi rispettose. Il positivismo di Giovanni Locke
agli inizi del secolo XVIII e quello di Augusto Comte verso la metà del XIX,
non hanno un tono aggressivo. Sono come discussioni di pure idee. Nel
secondo grado, queste idee cadono come oracoli in menti meno robuste, meno
originali, meno profonde, ma più ardite e più svelte, che si affrettano a
volgarizzarle, con affermazioni spesso piuttosto drastiche. Un Voltaire nel
secolo XVIII e un Renan nel XIX assolvono appunto questo compito sotto
l'influsso dei pensatori solitari del loro tempo, il loro stile limpido e
vivace, la loro capacità di esposizione e di espressione, favoriscono
egregiamente la causa che essi hanno abbracciata. Con Renan, l'hegelianismo
diventa accessibile e suadente. Attorno a questi volgarizzatori di talento,
si raggruppa un nugolo di discepoli, di ammiratori, di partigiani fanatici ed
entusiasti: conferenzieri, scrittori di opuscoli, giornalisti, romanzieri,
professori e uomini politici. Le dottrine passando di bocca in bocca si
deformano e si impregnano di sentimenti istintivi, violenti, ostinati, che
prendono il posto delle prove, delle discussioni. Diventano di moda e si
forma l'opinione. Infine,
nel terzo grado, le teorie antireligiose - scientismo, materialismo, marxismo
- raggiungono il popolo. Qui, esse assumono l'aspetto di passioni del tutto
primitive. Le discussioni di idee si mutano in discussioni di interessi, in
opposizioni di persone, in lotte di partiti politici. Lo scientismo diventa
anticlericalismo. Ecco
apparire l'odio. Il razzismo, la lotta di classe, la grande battaglia tra
comunismo e capitalismo, si alimentano di queste passioni frenetiche. Il
disordine e la disunione fra i cristiani - poiché nella maggior parte dei
casi, si tratta appunto di " battezzati " e quindi di cristiani.-
sono giunti al colmo. La "degradazione" è stata continua. La
discesa delle idee sbalordisce: dal libro al giornale e dal giornale alla strada.
Il naturalismo arriva così a ciò che i suoi iniziatori non avevano saputo
prevedere, alla completa amoralizzazione delle masse, all'aumento della
criminalità, all'anarchia sociale e, per contraccolpo, al totalitarismo o
dello Stato o del Partito. E a questo punto ci troviamo oggi noi. Ricordiamo
che un catalogo degli errori naturalisti moderni fu compilato e pubblicato
1'8 dicembre 1864 dal papa Pio IX con il nome di Sillabo; esso sollevò ire
quasi incredibili perfino negli uomini di Stato e ancor più tra i pubblicisti
e i loro lettori abituali. Questa denuncia degli errori fu denunciata a sua
volta come un segno evidente di oscurantismo e di spirito retrogrado. Ma la
Chiesa non ha nulla da ritirare delle sue precedenti condanne, le quali
furono anche troppo giustificate. IL CATTOLICESIMO LIBERALE
Questo movimento è erroneamente posto in relazione al rifiuto
dell’Ancien Régime, alla conseguente accettazione delle forme politiche
seguenti la Rivoluzione Francese e, per l’Italia, con la difesa del potere
temporale del Papa. Tuttavia, entrambi questi aspetti sono piuttosto effetti
del cattolicesimo liberale che sue cause. L’essenza del cattolicesimo
liberale consiste invece nella pretesa della accettazione, per la società ma
anche per la vita interna della Chiesa Cattolica, dei principi del
naturalismo, del libero pensiero e del rousseaunianismo, indubbiamente
veicolati dalla Rivoluzione francese ma, come abbiamo visto, non solo da
essa. Si può far risalire il cattolicesimo liberale nella sua forma
classica a Félicité Robert de Lamennais (1782-1854), un sacerdote dalla
brillante abilità di scrittore e oratore, inizialmente ultramontano, cioè
fedele al Papa. Papa Gregorio XVI condannò con l’enciclica Mirari vos (15.8.1832) le idee di
indifferentismo e di abuso della libertà di "coscienza", di stampa
e di pensiero diffusi dal Lamennais, attraverso il giornale L’Avenir (Avvenire), da lui fondato
nel 1830. Lammennais e il suo giornale non vengono mai nominati in quella
prima enciclica: Lamennais comunque, si sottomise, poi uscì dalla chiesa e
difese la sua decisione nel libro Paroles
d’un croyant (1834), in cui ripeteva le dottrine antecedenti. Gregorio
XVI rispose con un’altra encliclica, la Singulari
Nos (25.7.1834). Lamennais trovò vasta corrispondenza nel cattolicesimo italiano,
in particolare in un altro sacerdote apostata, Vincenzo Gioberti e, poi, in
quella del Padre teatino Gioacchino Ventura, ma sarebbe errato individuare in
questi nomi altisonanti gli unici esponenti di questa eresia, diffusissima ma
occulta. Infatti, ereditando le modalità operative del giansenismo nei
confronti della Santa Sede (sottomissione all’autorità, ma continuazione
della diffusione di errori ) il movimento si diffuse in tutto il mondo
cattolico d’Occidente. Tutto il Pontificato di Pio IX può essere considerato
anche come una incessante lotta contro il diffondersi del cattolicesimo
liberale all’interno del movimento cattolico in Italia. Dal seno del
cattolicesimo liberale usciranno gli esponenti del modernismo italiano. L'AMERICANISMO
Se
menzioniamo qui, nel numero delle eresie, l'americanismo, è solo a titolo di
cronaca. Non vi è stata infatti in esso una eresia formale, ma tutto al più
un passeggero contagio naturalista, che doveva scomparire appena denunciato e
condannato. Ecco
come si sono svolti i tatti. Fra i missionari cattolici più noti in America,
vi era il P. Isaac-Thomas Hecker, fondatore dei "Missionari di san
Paolo". Era nato a New-York, nel 1819, da genitori protestanti.
Convertitosi al cattolicesimo nel 1844, entrò fra i redentoristi nel 1845 e
fu ordinato sacerdote nel 1849. Rientrato in America, aveva acquistato grande
reputazione di oratore, ma pare abbia cominciato molto presto a diffondere le
idee che la Chiesa avrebbe condannate sotto il nome di americanismo. Venuto
in urto con la sua Congregazione, il P. Hecker uscì da essa e ne fondò una
nuova, che si diffuse abbastanza rapidamente. Morì nel 1888. Era un uomo di
zelo, un vero apostolo, il quale aveva compreso la necessità, nel nostro
tempo, di usare i mezzi più moderni, in particolare la stampa. Un'altra
Congregazione, anch'essa posta sotto il patrocinio di san Paolo, ha potuto
sorgere ed essere altamente approvata: nel nostro secolo, pur mettendo al
primo posto dei suoi metodi di apostolato tutte le scoperte moderne: 1a
stampa, il cinema, la radio, la televisione. Si tratta della Pia Società San
Paolo, coadiuvata dal ramo femminile delle Figlie di San Paolo, e fondata da
Don Giacomo Alberione in Alba (Cuneo) nell'agosto 1914. Non è quindi
certamente questo che ha determinato la condanna dell'americanismo. Ma il P.
Hecker fu esaltato, dopo la sua morte, da un biografo indiscreto, il P.
Elliot, il cui libro apparve nel 1894. Un
prete di san Vincenzo de' Paoli, don Carlo Maignen, denunciò quel panegirico
in un opuscolo intitolato: II P. Hecker è un santo? Ne seguì un'accesa
polemica, clic portò alla condanna dell'americanismo. Che cosa si intendeva
con questo nome? In primo luogo, esso è una tendenza che condanna la
costituzione tradizionale della Chiesa, con il pretesto che " l'avvenire
appartiene alle democrazie " e che la parola libertà esercita ormai un
potere magico sugli animi. La Chiesa doveva cessare; in un modo o nell'altro,
di essere una religione d'autorità, per diventare, come il protestantesimo,
una religione di libertà. In
secondo luogo, al dire degli americanisti, sarebbe tempo di rivedere la scala
dei valori spirituali. Il medioevo ha messo al primo posto le virtù passive:
l'umiltà, l'obbedienza, la povertà, la mortificazione, ecc. La nostra epoca
ritiene, giustamente secondo gli americanisti, che hanno un'importanza molto
maggiore le virtù attive: l'energia nell'azione, l'apostolato esterno, la
lotta mediante la parola, la stampa, la pubblicità moderna - in breve, tutto
ciò che si riassume nella parola di moda : dinamismo - per far trionfare la
verità e la giustizia! Gli uomini d'azione sono i padroni del mondo. Con
simili aspirazioni, siamo evidentemente agli antipodi del quietismo, quale
l'abbiamo abbozzato all'inizio del presente capitolo. E per questo, a simili
idee si da attualmente il nome di attivismo, diametralmente opposto al
quietismo. Ma 1a Chiesa non accetta né l'una né l'altra di queste posizioni.
Il papa Leone XIII, il quale era certamente quello che si può chiamare un
" papa dinamico ", condannò perentoriamente l'americanismo nella
sua lettera Testem benevolentiae, indirizzata al cardinal Gibbons in data 22
gennaio 1899. Ma
l'attivismo, forma rinnovata dell'americanismo, rimane una tentazione e un
pericolo anche per la Chiesa dei nostri giorni. IL MODERNISMO
La
stessa cosa, e forse in maniera molto più grave, vale per il modernismo, con
il quale termineremo questa breve Storia delle eresie. Nella sua enciclica
Humani generis del 12 agosto 1950, il papa Pio XII ha potuto infatti
ricordare i danni prodotti dal modernismo sotto le nuove forme che ha cercato
di rivestire ai nostri giorni. Ci
limiteremo tuttavia, qui, al modernismo di cinquant'anni fa, quale fu
condannato dal papa Pio X nella sua enciclica Pascendi del 5 settembre 1907. E'
un fatto da noi costatato lungo tutto il presente libro, che fra l'ortodossia
cattolica e l'eresia del giorno, si sono sempre verificati dei tentativi di
accomodamento e di conciliazione - per lo più illusori - onde adattare, se
possibile, la immutabile verità cattolica allo spirito mutevole dei tempi. Il
modernismo denunciato dall'enciclica Humani generis ne è l'esempio più
recente. Il modernismo condannato nel 1907 era stato appunto un tentativo del
genere, ed è lecito definirlo come un seminaturalismo. Fece
la sua apparizione negli ultimi anni del secolo XIX, in varie parti
simultaneamente, ma solo negli ambienti universitari e tra gli ecclesiastici
di vasta cultura scientifica. In Francia, il principale iniziatore del
modernismo fu un sacerdote, Alfredo Loisy, uno studioso di esegesi,
professore all'Istituto cattolico di Parigi, che per meglio combattere -
diceva - il protestantesimo liberale di Adolfo Harnack e colleghi, adottò
pienamente il linguaggio e i metodi degli avversari. Nel 1902 egli pubblica
un piccolo libro, II Vangelo e la Chiesa, in cui si insinuavano con
discrezione ed efficacia le idee più avanzate. Il Vangelo, secondo lui, era
nato nella prospettiva della imminente fine del mondo, e con tinte come
diceva - escatologiche. Poi, siccome la fine del mondo non si era verificata,
la Chiesa si era installata da padrona in seno al popolo cristiano, che
vedeva il destino dell'universo prolungarsi al di là del termine previsto. Si
riduceva in tal modo il cristianesimo ad una specie di avventismo illusorio.
E siccome si levavano critiche da ogni parte contro questa tesi così
arrischiata Alfredo Loisy riaffermò il suo pensiero in un secondo volumetto,
che aveva come titolo : Intorno a un piccolo libro (1903). Era ormai chiaro
che dietro la sua tesi profilava una particolare filosofia della storia dei
dogmi. Alcune voci, in numero ridotto, ma pure di un certo valore, facevano
presto eco alla sua: l'ex-padre Tyrrel, gesuita, in Inghilterra; Hermann
Schell a Wusburg; Buonaiuti, Murri, Menocchi e il romanziere Fogazzaro in
Italia. Tutti costoro professavano idee più o meno simili a quelle del Loisy. Ciò
che rendeva particolarmente difficile la confutazione di questa eresia, era
il fatto che essa rappresentava uno stato d'animo, tendenze sfuggevoli e mal
definite piuttosto che un preciso corpo di dottrine. A Roma tuttavia, si
iniziò una paziente e minuziosa inchiesta. Si raccolse una lista di 65
proposizioni tratte dalle opere dei vari autori sospetti. E queste
proposizioni furono condannate con il decreto Lamentabili del 3 luglio 1907. Quindi,
senza dar tregua, il papa Pio X preparava un documento più approfondito, nel
quale si sarebbe fatta una descrizione completa dello stato d'animo che
costituiva quello che il papa fu il primo a denominare modernismo; E si ebbe
cosi l'enciclica Pascendi, opera profondamente elaborata e in cui il ritratto
del modernismo era delineato in maniera così precisa che gli stessi autori
presi di mira ne furono stupefatti. Il papa tuttavia non nominava alcuno, e
tracciava semplicemente quel ritratto-tipo del modernista visto come
filosofo, come credente, come teologo, come critico, come apologista e come
riformatore. COME
FILOSOFO, il modernista pone per principio che noi non possiamo conoscere
nulla di Dio, della sua esistenza e dei suoi attributi, attraverso il
ragionamento intellettuale. Prende dunque come punto di partenza
l'agnosticismo kantiano e positivistico. La religione, cioè la credenza in
Dio, è per lui un prodotto spontaneo e irrazionale della nostra natura. Dio
ci è stato rivelato, nell'intimo del cuore, dai richiami della nostra
coscienza morale e dai sentimenti istintivi della nostra anima, che ha
bisogno di un ideale per vivere. Questo intimo richiamo è quello che viene
denominato immanentismo. COME
CREDENTE, il modernista si attacca a quel Dio che la sua coscienza gli
rivela; lo considera, in nome della sua esperienza intima, come veramente
reale (per quanto indimostrabile), e sostituisce all'aridità del razionalismo
ateo le effusioni di un misticismo ardente, benché puramente soggettivo. Cosi
avevano fatto i pietisti; a questa conclusione era anche giunto uno
Schleiermacher, teologo protestante (1768-1834) il quale aveva restaurato
quella specie di credenza quasi distrutta dal razionalismo filosofico del
secolo XVIII. COME
TEOLOGO, il modernista descrive il lavorio inconscio che si compie nell'anima
del credente il quale voglia considerare la propria fede. Questi è costretto
a ricorrere alle idee del suo tempo. Inventa quindi delle formule, che passeranno
di bocca in bocca, diventeranno tradizionali e si inaspriranno nei conflitti
contro gli inevitabili avversari. E' in questo modo che sono nati i dogmi. Ma
a ben riflettere - conclude il modernista - si comprende come dogmi e riti
(diventati sacramenti), non siano stati altro che veicoli occasionali della
credenza, come non avessero altro valore se non quello di simboli di tale
credenza, e come possano e debbano scomparire appena il sentimento religioso,
fatto adulto e cosciente, non avrà più bisogno di essi. COME
STORICO, il modernista ostenta di credere solo ai testi, alle fonti, alle
testimonianze. Ma - non dimenticando che è filosofo e teologo - manipola i
testi in modo da ricondurli ai suoi concetti filosofici e teologici. Giungerà
quindi a dichiarare inconcepibile il miracolo, e a purgare i testi di quanto
essi possono contenere di soprannaturale. Farà - dice - una storia critica e
scientifica. Così Alfredo Loisy tratta il Vangelo, e così Anatole France
trattava Giovanna d'Arco e il romanziere Zola i fatti di Lourdes. Sulle
basi di questa " storia ", il modernista crede inoltre di potersi
atteggiare ad apologista della religione. Si rivolge quindi ai razionalisti,
e mostra loro il cattolicesimo riconciliato in lui con lo spirito moderno,
con la scienza moderna; e si crede in grado di stabilire un patto di alleanza
fra la Chiesa e il libero pensiero. Ma egli sa bene che è possibile riformare
solo dall'interno; e perciò si ostina a rimanere nella Chiesa, benché si
senta in fondo separato da essa da tutto un mondo di idee e di teorie che
quella Chiesa rigetta con orrore. In
seguito alla condanna del modernismo pronunciata dal papa san Pio X, i
modernisti dovettero però escludersi da se stessi dalla Chiesa. Il modernismo
ebbe, al pari delle altre eresie, sinché un effetto proficuo. Determinò un
ritorno alle fonti, che si manifestò con un magnifico rinnovamento degli
studi biblici e patristici, con una restaurazione quasi generale della
liturgia, le cui ripercussioni si notarono nella vita parrocchiale, nella
partecipazione dei fedeli ai sacri misteri, in una conoscenza più
approfondita della religione e in un grande desiderio di istruirsi a questo
riguardo. Perfino
nelle sette cristiane dissidenti questo movimento si propagò con maggiore o
minore intensità. Un teologo della statura di Karl Barth, in seno al
calvinismo, deve essere considerato come antimodernista. Egli pure volle
tornare alle fonti. Prese come centro la persona di Gesù Cristo, immolato e
annichilito per amor nostro. Dal punto di vista cattolico è da rimpiangere
che egli sia rimasto nel calvinismo rigido. Ma ciò che si deve lodare senza
riserve, è il suo desiderio di una predicazione evangelica pura e di una vita
cristiana il più possibile conforme all'ideale di carità evangelica. Si
devono collegare al modernismo le forme di pensiero manifestatesi, in
Francia, con il movimento del Sillon di Marco Sangnier. Si trattava di
tradurre dal piano della fede e della cultura modernistica una precisa
visione della società e una sola concezione politica, basata sulla democrazia
come assoluta verità che risiederebbe nella maggioranza. Il movimento fu
condannato da san Pio X con la lettera Notre
charge apostolique, si nascose, ma conservò grande vigore riemergendo
fortissimo dopo la Seconda Guerra Mondiale in tutti i movimenti cattolici dei
paesi del mondo Occidentale. |