DESTINO E VOLONTA’ DI DIO

 

Capita a tutti di vivere momenti di difficoltà e sofferenza. In queste occasioni è facile sentirsi dire: Dio ti sta mettendo alla prova; non fuggire la tua storia; ci sono persone giuste che Dio destina a essere vittime per la salvezza di altri. È necessario fare luce. È soprattutto necessario capire che destino e volontà di Dio sono cose molto diverse.

Il destino è descritto come una forza impersonale che si impone all’uomo. Il cristiano non crede nel destino, né alla magia, né alla superstizione. Tali cose sono frutto della nostra immaginazione. Il cristiano crede in Cristo, che incarnandosi ha mostrato con il suo comportamento chi è Dio: un padre amorevole che desidera per l’uomo il massimo bene e la massima felicità, tanto da renderlo suo figlio e da regalargli la vita eterna.

La volontà di Dio è il massimo bene dell’uomo. Dio, però, non ci impone né il suo volere, né la sua presenza. Dio ci ama così tanto da lasciarci completamente liberi di scegliere se vivere con lui o per conto nostro. Ci fa conoscere la sua volontà per darci la possibilità di sceglierla.

Il sacrificio di Cristo non è un sacrificio umano, come quello delle religioni pagane, per appagare le ire della divinità. Gesù non è stato condannato al nostro posto, ma ha scelto di condividere le conseguenze della nostra ribellione (1). Gesú, in quanto Dio, mostra il suo amore infinito all’uomo lasciandosi rifiutare, annullando la sua potenza e autorità perché fosse più facile per noi vedere il suo amore; in quanto uomo, liberamente e per amore, sceglie la volontà del Padre, sceglie di compiere la sua missione: mostrare agli uomini chi è Dio, amandoli senza limiti (2). Dio non impone la croce a Gesú, ma Gesú la sceglie liberamente, questo è ripetuto durante ogni Messa, basta farci caso (3).

Dio non ha bisogno delle nostre sofferenze. Dio non ha bisogno di  nulla. È eterno e onnipotente. Dio non ha bisogno di noi. Ha scelto liberamente di crearci e di accoglierci alla sua presenza. E nel suo immenso e incomprensibile amore ci ha donato la libertà di sceglierlo (4).

“Se qualcuno vuole venire dietro a me prenda la sua croce e mi segua”. Se qualcuno vuole. È una proposta non un ordine. Prenda la sua croce. Non mettiamo il nostro dolore, i nostri limiti, i nostri peccati sulle spalle degli altri. Mi segua. Portare la propria croce non significa scegliere la sofferenza solo per soffrire, ma significa non farsi fermare dalla sofferenza, dai limiti, dal peccato nel cammino verso la conoscenza di Dio. Andare fino in fondo, e in fondo c’è la risurrezione. Se scegliamo la sofferenza solo per soffrire siamo masochisti. Dio non ama la sofferenza. Se scegliamo la sofferenza per realizzare uno scopo che va oltre la sofferenza, per portare vita, nonostante le nostre miserie, allora seguiamo la volontà di Dio.

Quando qualcuno ci fa del male, quando soffriamo, nel corpo o nello spirito, non serve ribellarsi, aggiungendo male al male, dolore al dolore, ma non è giusto neppure rassegnarsi, come se si fosse vittime del destino. Dio non ci impone una situazione di vita, un evento spiacevole, una menomazione o malattia, né per impedirci di fare il male, né per far pagare a un innocente la colpa di un peccatore.

Le nostre sofferenze sono la conseguenza diretta e indiretta del peccato, del rifiuto di Dio. Le nostre azioni “inquinano” l’umanità e tutti respiriamo questi veleni, anche chi non ne è direttamente responsabile. I nostri peccati, limiti, debolezze, causano danni a noi stessi, a quanti ci sono vicini e all’umanità. Da soli non riusciremmo mai a liberarci dalle conseguenze del peccato. Ma in Cristo, per la misericordia di Dio, possiamo superare i nostri limiti umani, andare oltre le nostre possibilità, uscire dalla morte verso la vita eterna. Possiamo scegliere Dio e la sua volontà. Possiamo rinunciare a un bene inferiore per un tesoro più grande di tutti i nostri beni (5). Buttare via i nostri idoli, come giocattoli rotti. Possiamo essere finalmente liberi dalle tante schiavitù, menzogne, istinti che ci condizionano e ci causano sofferenza, essere pienamente noi stessi.

 

Se vuoi saperne di più leggi:

(1) Catechismo degli Adulti, capitolo 6, paragrafi 10 e 11

(2) Vangelo di Luca, capitolo 15, versetti 11-32

(3) Vangelo di Giovanni, capitolo 10, versetti 17-18

(4) Catechismo degli Adulti, capitolo 4

(5) Vangelo di Matteo, capitolo 13, versetti 44-46.

 

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