Genesi ( 12-36)

 

Anno Pastorale

2003-2004

 

La vocazione di Abramo

I Patriarchi

 

 

 

LA VOCAZIONE

 

Anche il dodicesimo capitolo della Genesi comincia con versetti lirici :

 

« II Signore disse ad Abramo :

 

Parti dalla tua terra

e dalla tua parentela

e dalla casa di tuo padre,

verso la terra che io t'indicherò.

lo farò di tè una grande nazione

e ti benedirò,

renderò grande il tuo nome,

che diverrà una benedizione.

Benedirò coloro che ti benediranno

e maledirò coloro che ti malediranno.

In te si diranno benedette

tutte le tribù della terra.

 

Abramo, come abbiamo veduto, non abitava più ad Ur, la grande metropoli dalle case spaziose e dalle torri superbe. Viveva ad Haran, dove l'aveva trasferito suo padre. Ma anche ad Haran c'è da credere che vivesse nella larghezza, forse nella ricchezza; certamente nella tranquillità d'una famiglia non numerosa, ma cordiale.

Ed ecco Dio, che lo chiama e gli dice d'abbandonare la patria, di lasciare la parentela, d'uscire dalla casa doviziosa, dalla città ricca, per un'altra misteriosa vita, in un paese sconosciuto.

Questo si chiama « vocazione », cioè chiamata. Dio chiama Abramo, come poi chiamerà altri uomini, anzi come chiama tutti gli uomini. C'è chi risponde; chi non capisce; chi rifiuta l'invito. Abramo fu il primo uomo che rispose e corrispose alla chiamata del Signore. Sentì la vocazione e la seguì prontamente, non per interesse, ma per fede. Credette a Dio, e per questo egli fu il « Padre di tutti i credenti ».

 

« La fede è realtà di cose sperate e convincimento di cose che non si vedono », scrisse San Paolo nell’Epistola agli Ebrei. Dante parafrasò poeticamente quelle parole nei suoi famosi versi:

 

Fede è sostanza di cose sperate

ed argomento delle non parventi.

 

« Per fede, — continuava San Paolo, — Abramo chiamato a partire per un luogo che doveva ricevere in eredità, obbedì e parti senza sapere dove andava. E per la sua fede venne a stanziarsi nella Terra promessa come in terra straniera, abitando sotto la tenda, poiché egli aspettava la città dalle solide fondamenta, di cui architetto e costruttore è Dio».

Abramo infatti non sapeva in quale paese il Signore lo avrebbe condotto. La Terra promessa gli era come straniera, perché la vocazione di Dio trae sempre da una condizione mondana certa verso una patria che può sembrare straniera. 

Per questa patria promessa, Abramo, padre di tutti i credenti, uscì dalla propria casa, abbandonò le comodità della vita facile, per abitare sotto la tenda. Rispose alla vocazione del Signore, alla chiamata superiore, per accogliere la quale è necessario avere fede.

In compenso di ciò, Abramo ricevette la benedizione di Dio ; anzi fu egli stesso benedizione, perché in lui sarebbero state benedette tutte le nazioni della terra. Per Noè, l'uomo giusto, la vita continuò sulla terra. Per Abramo, uomo di fede, le nazioni della terra sarebbero state benedette. Adamo era stato il padre dei viventi; Abramo fu il padre dei credenti, di coloro cioè che avrebbero seguito la vocazione di Dio, facendosi guidare da lui verso la terra promessa.

Ur e Haran erano grandi, belle e comode; ma non erano fondate nella fede in Dio. Vi si adorava la Luna, che nelle notti serene rivestiva di pallida luce la grande torre-tempio a ripiani e giardini.

Abramo, invece, come scriveva San Paolo, preferì abitare sotto la tenda, nomade e ramingo, povero e indifeso, in attesa della città dalle solide fondamenta, di cui architetto e costruttore è Dio.

 

LA TERRA DI CANAAN

 

La terra promessa da Dio ad Abramo ed ai suoi discendenti, cioè a tutti i credenti per fede, era soprattutto una patria spirituale, indeterminata per quanto certissima, e che più tardi sarebbe stata chiamata « il regno di Dio ».

Ma nella storia del popolo ebraico quella patria ideale coincideva con una realtà geografica; una terra ben determinata, nella quale, dirà poi la Bibbia, « scorrono latte e miele ».

Questa fantasiosa espressione, usata per rendere il miraggio della dolce opulenza dei luoghi promessi da Dio, non fu inventata dalla Bibbia dagli Ebrei. Un egiziano, Sinuhe, profugo dal suo paese nelle regioni della Palestina e della Siria, già scriveva così al principio del secondo millennio prima di Cristo.

«Vi erano colà fichi e viti, e il paese aveva più vino che acqua; era ricco di miele, aveva molto olio e molta frutta sui suoi alberi ; orzo c'era e grano, e innumerevoli capi di bestiame ».

La regione così descritta da Sinuhe, l'egiziano, era la stessa che la Bibbia avrebbe indicato col nome di Canaan : ed era la regione che lungo le sponde orientali del Mediterraneo costeggia, da nord a sud, tra i monti del Tauro e le pianure dell'Arabia, i deserti dell'Asia Minore. Oltre l'altipiano desertico si stendeva la regione dei due fiumi, la Mesopotamia, culla della civiltà umana.

La terra di Canaan corrisponde perciò a quella che e oggi la Palestina e, più a settentrione, il Libano e la fascia mediterranea dell'attuale Siria. È un territorio non vasto, segnato verticalmente da una enorme fossa geologica; la depressione nella quale scorre il Giordano e si distende il Mar Morto, e che continua fino al golfo di Akaba e il Mar Rosso.

Tre continenti — l'Asia, l'Africa e l'Europa — si saldano in quella regione. Tre delle maggiori religioni mondiali — l'ebrea, la cristiana e la musulmana — considerano quella terra come la regione sacra nella quale Dio si è rivelato agli uomini.

Verso quella terra, obbedendo alla chiamata del Signore, si diresse Abramo, con la moglie Sarai e il nipote Lot, uscendo dalla città di Haran, dove era morto suo padre, Thare. « Partì dunque Abramo secondo il comando fattogli dal Signore, — narra la Genesi, — e Lot andò con lui. Abramo era di 75 anni quando uscì da Haran. Prese con sé Sarai sua moglie, Lot figlio del suo fratello, tutti gli averi che possedevano, e le creature nate a loro in Haran, ed uscirono diretti alla terra di Canaan ».

Nella tradizione biblica, l'anno di quella uscita da Haran, settantacinquesimo della vita di Abramo, segnava l'inizio della storia del popolo eletto. La vicenda d'Israele, popolo nomade dietro la parola di Dio, cominciava da quella chiamata e dall'uscita dalla città costruita dagli idolatri.

La città di Haran si trovava tra Eufrate e Tigri, ma assai più a nord della regione di Ur e delle altre grandi città dei Sumeri. In quella parte della Mesopotamia pare che prevalesse a quel tempo la popolazione di origine semitica, proveniente dall'Arabia.

Il viaggio da Haran verso la terra di Canaan, a sud-ovest, era lungo e difficoltoso. La Bibbia però non ce ne da nessun particolare.

Dice soltanto : « Giunti in quella, Abramo la traversò sino al luogo detto Sichem, alla valle detta Famosa. Quella terra era allora dei Cananei ».

Conoscendo le antiche vie carovaniere tra la Mesopotamia e la Palestina, gli studiosi han potuto ricostruire con molta verosimiglianza il viaggio di Abramo, congetturando il punto nel quale la sua carovana attraverso l'Eufrate e quello nel quale attraversò il Giordano. La città-stato di Sichem, una delle più importanti nel paese dei Cananei, si trovava infatti tra la valle del Giordano e il mare Mediterraneo.

Era quello il cuore della terra che il Signore aveva promesso ad Abramo. A Sichem, infatti, Dio parlò nuovamente al patriarca, e gli disse: « Darò questa terra alla tua discendenza ». Il servo obbediente poteva dunque, se non fermarsi, almeno stabilire a Sichem la prima tappa del suo viaggio.

« Ed egli edificò qui un altare al Signore che gli era apparso », dice infatti la Genesi, e fu quello il primo gesto compiuto dal padre dei credenti nella terra promessa ai figli di Dio. Un altare per il ringraziamento e l'adorazione ; per il sacrificio e la sudditanza. Un altare innalzato all'unico Dio nel paese dei Cananei idolatri, che costituiva da parte dell'uomo di fede, la presa di possesso non soltanto simbolica, ma effettiva e quasi vincolante, della terra promessa.

 

Piero Bargellini

Il racconto della Bibbia

 

 

 

 

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