CHIESA DELLE COMPAGNIA DI S. MICHELE ARCANGELO

Vista dell'interno


Anche Calcinaia, come in tanti altri paesi della nostra penisola, c’è una piccola chiesa: la chiesa della Compagnia di S. Michele Arcangelo, o , come comunemente viene chiamata dai calcinaioli, chiesa della compagnia.

Crocifisso in legno di fine '700 con raggiera in legno doratoLe prime notizie certe relative alla chiesa della compagnia di San Michele risalgono al 1560 quando, a causa della distruzione della chiesa principale a causa della piena dell’Arno,l’arcivescovo di Pisa Pietro  Jacopo Baroni chiese ai confratelli di concedere l’uso della loro chiesa per l’amministrazione dei sacramenti. Da una analisi della struttura dell’edificio, però, si può ragionevolmente ipotizzare che l’origine della chiesa possa risalire agli ultimi anni del 1300: alla base della muratura perimetrale, infatti, si trovano grossi blocchi squadrati di Verrucano. Altre notizie che riguardano la fabbricazione ci provengono dai verbali delle visite pastorali reperiti all’archivio della Curia Arcivescovile di Pisa: significativi, in tal senso, sono i verbali relativi alla visita del 1688 (durante la quale il Vicario Generale Arcivescovile ordinò al priore ed ai Consiglieri delle Confraternite di ordinare agli affiliati per celebrare “ sopra la nuova porticciola che s’è concessa di fare di fianco in detta Compagnia ...cioè che rendi più asciutta la suddetta Compagnia e impedisca li scandali nell'entrare e uscire le donne alla mescolata con li uomini adesso dove c'è una sola porta ") ed alla visita del 1703.
 Altare sinistro con una tela della Madonna di MonteneroLo stretto legame che intercorre tra la Chiesa e la Confraternita di S. Michele Arcangelo è evidente, quindi è logico supporre che, dopo la soppressione di tale istituto (avvenuta nel 1875 in seguito al decreto del Granduco Pietro Leopoldo col quale si sopprimevano tutte le Confraternite laicali) anche la chiesa andasse incontro ad un periodo di decadenza: dopo solo due anni, infatti, il pievano Baroni sconsacrò l'oratorio, che successivamente, fu venduto al Dottor Valerio del Corso.
Nel 'libro dei partiti' della compagnia di S. Michele, custodito presso l'archivio parrocchiale si possono trovare altre notizie interessanti: scopriamo, ad esempio, che nel 1829 à stato fatto il pavimento nuovo, mentre nel 1847 sono stati realizzati i gradini degli altari laterali; nel 1832 si è effettuata una prima imbiancatura interna alla quale segue, 63 anni dopo, una successiva imbiancatura; in data 7 giugno 1860 troviamo l'imbiancatura della facciata.
Tela rappresentante un personaggio dell'Antico Testamento Da quel momento in poi non abbiamo più notizie e si può ipotizzare che la chiesa sia stata quasi completamente abbandonata a sè stessa tanto che ormai é adibita a magazzino della parrocchia. I danni provocati dal tempo e dell'abbandono sono notevoli. Nella zona absidale si sono aperte delle crepe profonde che hanno causato il distacco di stucchi e di fini decori (tra i quali un pezzo di pregievole fattura ); gli affreschi del ciclo di Santa Ubaldesca, patrona del paese , hanno subito dei gravi danni , tanto che alcuni, a causa dei rigonfiamenti causati dall'umidità, non sono più distinguibili. 

Due affreschi ancora in buone condizioni

Anche gli altari laterali costruiti in pietra serena, si stanno sfaldando a causa dell'umidità. Anche la chiesa della Compagnia di San Michele Arcangelo, così come tante altre piccole chiese sparse nella nostra penisola, è in grave pericolo: è assolutamente necessario un restauro conservativo così come la realizzazione di opere di consolidamento strutturale. La parrocchia, ovviamente, non è in grado di sopperire alle spese necessarie e i fondi della sopraintendenza, là dove arrivano, sono erogati con il contagocce: trai meandri della burocrazia e la cronica mancanza di fondi della Pubblica Amministrazione l'arte si perde.