LA CHIESA PARROCCHIALE

 

 

 

 

1) Titolazione ai Santi Nazaro e Celso.

 

La dedicazione della chiesa ai Santi Nazaro e Celso è molto antica e piuttosto rara nel territorio bresciano. I corpi dei due martiri furono ritrovati a Milano dal vescovo S. Ambrogio dopo il 395, il quale diffuse il culto dei due martiri. Anche il vescovo di Brescia Gaudenzio (390 c.-411 c.) ricevette in dono reliquie di vari santi fra cui S. Nazaro. Da allora il culto ai martiri milanesi si diffuse anche a Brescia.

Nel 1500 la venerazione di questi martiri era molto sentita a Cadignano, tanto che per la festa del 28 luglio i canonici del duomo inviavano una rappresentanza ufficiale di dignitari e di cantori.

 

 

 

 

2) La costruzione della chiesa.

 

Le prime notizie risalgono alla visita pastorale del Vescovo di Brescia Domenico Bollani (1559-1579), avvenuta nel settembre del 1565. Esisteva già una chiesa, forse ricostruita o in restauro, e il Bollani ordinò che ne fossero completate la costruzione e le rifiniture (campanile, sacrestia, pavimento, finestre).

Nel 1784 la chiesa fu di nuovo rifatta e consacrata. Altri restauri furono eseguiti nel 1889. Nel 1937 la chiesa fu innalzata e ampliata, mentre nel 1954 fu iniziata una nuova decorazione.

 

 

 

 

3) L’architettura.

 

chiesae.jpg (31943 byte)Dell’edificio barocco rimane un ricordo nel portale di facciata, che reca la data del 1784 unitamente a quella del restauro del 1889. Si tratta di una elegante struttura in marmo di Botticino, dotata di montanti a cartiglio e di timpano a volute affrontate con innesto di valva. La facciata unisce elementi barocchi e ottocenteschi.

Sul lato esterno destro del presbiterio si erge il campanile a pianta quadra, con guglia conica, impostato su un gradone a contrafforti ed è probabilmente una torre edificata nei primi anni del XVIII sec., anche se fu poi quasi sicuramente innalzato nel corso del XIX sec.

All’interno la chiesa si presenta con un presbiterio di impianto barocco, dotato di cupoletta ellittica, che viene a coprire un vano a pianta rettangolare.

chiesai.jpg (24325 byte)La navata si presenta ritmata sui fianchi da quattro cappelle laterali, scandite da lesene di ordine ionico. L’alta copertura a volta unghiata, eseguita nel 1937, si rifà a canoni architettonici rinascimentali; per sorreggerla furono dilatate le cappelle laterali. Al di sopra del cornicione, in corrispondenza di ogni altare laterale, si aprono otto finestre istoriate e in facciata un finestrone raffigurante il Buon Pastore.

Alle due entrate laterali sono collocati altrettanti portalini, opera della seconda metà del ‘700, sormontati da putti in marmo, della scuola del Calegari.

Agli ingressi sono collocate quattro acquasantiere tardo settecentesche, dall’elegante forma a valva incava.

Sul fondo della chiesa si apre un’abside a terminazione piana, rischiarata da finestroni istoriati posti immediatamente sotto una volta appena accennata.

 

 

 

 

4) Gli altari.

 

altmag.jpg (38261 byte)L’altare maggiore è uno splendido esempio di arte marmorea dei primi anni del XVII secolo. Stilisticamente richiama opere conosciute di Benedetto Piacetti. E’ privo di 

ancona.

L’antimensio è decorato a commesso e presenta lo specchio centrale arretrato. L’ornamentazione è articolata e capricciosa e gioca sulle tonalità cromatiche dei marmi di fondo: bardiglio e rosso di Francia, che creano un fantasioso effetto decorativo con le volute e gli elementi fitomorfi resi in marmo di Carrara e nero di paragone. L’ovato di centro è in marmo verde.

I sovralzi, sui quali vengono posti i candelabri, sono decorati da rameggi d’acanto disposti secondo linee ricurve e simmetriche.

Il tabernacolo si presenta a forma di tempietto, con modiglioni in marmo bianco e nero antico e profili in giallo di Turri ed è chiuso da una cupoletta a padiglione. L’altare è preceduto da due balaustre dall’andamento sagomato, con specchiature in marmo verde di Varallo e colonnini sagomati a tarsie marmoree in rosso di Francia.

sgius.jpg (22758 byte)L'altare di S. Giuseppe è composito per epoca e materiali. I gradini e la predella, in marmo, sono del primo ‘700, così come la mensa, che ha eleganti forme mosse e ricurve. Lo specchio centrale concavo è dotato di riquadro in diaspro di Sicilia; i fianchi bombati sono abbelliti da due modiglioni in giallo di Siena. Il tabernacolo è in marmo, a forma di tempietto.

L’imponente ancona lignea è opera di intaglio tardo rinascimentale (XVI-XVII sec.).

Sopra l’alta zoccolatura a cartelle e spirali fiorite si innalzano colonne binate intagliate a viticci e dotate di capitello corinzio. Tra le colonne si aprono due nicchie nelle quali sono collocate le statue dei Santi Pietro e Paolo (non originali, ma fedeli riproduzioni moderne).

Il cimiero è articolato in doppio frontone spezzato, dotato di statue allegoriche originali, rappresentanti Davide e Salomone, e di putti non originali poggianti su plinti.

sorsol.jpg (32536 byte)L’altare di S. Orsola è uno dei primi altari dedicati a questa Santa nel Bresciano. Si compone di mensa e gradini in marmo risalenti al primo ‘700 e di ancona lignea il cui primo abbozzo è della metà del XVIII sec., recuperato ed ampliato in forme barocche all’inizio del XX sec.

La soasa, recentemente restaurata, è una buona opera di intaglio in stile settecentesco, tutta impostata su linee attorte e ricurve e su ornamentazioni tratte dal mondo vegetale, rese con vigore e verismo naturalistico. Su due mensole a voluta si in-nalzano altrettante paraste, anch’esse segnate da volute e abbellite da festoni di frutta. Sui lati si attorcono i rameggi d’acanto delle ali. La trabeazione ha andamento spezzato e si conclude con una goletta a guscio d’uovo rovesciato. Al centro del timpano spezzato si erge una cartella raffigurante la corona e le palme intrecciate, che sono i simboli del martirio.

L’altare è dotato di un paliotto con specchio in rosso di Francia, abbellito da un cartiglio a commesso con l’emblema dei martiri; sui lati sono disposti due modiglioni traversi. Il tabernacolo, in marmo, è a forma di tempietto.

 

 

 

 

5) Le tele principali.

 

sors1.jpg (22095 byte)La pala dell’altare di S. Orsola è una tela del XVI sec., dipinta ad olio, di 220 x 320 cm. ed è stata restaurata nel 1995. Rappresenta S. Orsola attorniata e seguita dalle numerose compagne.

L’autore, per alcuni il Moroni, della scuola del Moretto, per altri Pietro Marone, si è sicuramente ispirato all’opera del Moretto S. Orsola e le vergini compagne di martirio, situata nella chiesa di S. Clemente a Brescia. Infatti molte sono le analogie, soprattutto per quanto riguarda la Santa: la più interessante è il fermaglio a testa d’angelo che anche qui appare e che, come affermano alcuni studiosi, si rifà a S. Angela Merici.

Questo dipinto è un degno coronamento del dono fatto alla parrocchia delle insigni reliquie di Sant’Orsola, cui fu devotissima S. Angela Merici.

 

rocco.jpg (25016 byte)La B. Vergine, S. Rocco, un altro Santo e scena di peste è un olio su tela del primo ‘600, firmato “Mafeio Verona fecit”, restaurato nel 1995-96. Nella parte superiore è dipinta la Madonna con Bambino e due angeli; nella parte inferiore S. Rocco e altro Santo che guardano la Vergine; sullo sfondo una scena di peste, una chiesa e montagne.

Il santo sconosciuto è probabilmente S. Nicola vescovo di Mira.

Vi è dipinto anche, in basso e al centro, uno stemma raffigurante un gallo, con la scritta in latino: “IMPERIEM SPERO”. E’ forse lo stemma di un membro della famiglia Gallo. Alla base del quadro una scritta in latino, piuttosto rovinata, dice:

“FRANCISCUS GALLUSIUS BENEFICII ANNO PESTIS 1630”.

Il quadro potrebbe dunque essere un ex-voto di un certo Francesco Gallo, in ringraziamento del beneficio avuto durante la peste del 1630, di manzoniana memoria.

 

La Via Crucis è un complesso di quattordici quadri del XVIII sec., in olio su tela, di autori ignoti di scuola veneta. Misurano 50 x 70cm. Sono stati tutti restaurati nel 1997-98.

 

 

 

 

6) Gli affreschi.

 

nazcel.JPG (28669 byte)La maggior parte degli affreschi sono stati eseguiti dall’artista bresciano Pietro Milzani negli anni 1954-65.

Il martirio dei Santi Nazaro e Celso è posto nell’abside ed è stato eseguito nel 1954, prendendo a modelli per le figure umane persone del luogo, delle quali il Milzani ha saputo cogliere la profonda e forte umanità.

Sulle pareti del presbiterio sono affrescate l’Ultima Cena di Gesù con gli apostoli e la Crocifissione. Caratteristica comune di questi due affreschi è il fatto che sono monocromatici. Entrambi sono del 1965

Al centro della volta un grande medaglione rappresenta la Pentecoste, l’avvenimento che diede origine alla Chiesa.L’affresco è suddiviso in tre piani: sul piano superiore la SS. Trinità, su quello intermedio i dodici Apostoli che ricevono lo Spirito Santo, su quello inferiore la Chiesa con le figure dei due Papi del Concilio (Giovanni XXIII e Paolo VI).

Sull’arco trionfale vi è l’affresco, realizzato nel 1964 da Vittorio Trainini, pittore bresciano, raffigurante la B. Vergine Maria Assunta in Cielo. La Madonna è nella gloria, mentre il Papa Pio XII proclama verità di fede la sua Assunzione in anima e corpo, verità dedotta dalle Sacre Scritture e dalla Tradizione, rappresentate da S. Giovanni Apostolo ed Evangelista, da S. Girolamo e da S. Agostino.

 

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