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Bella domanda. No, tranquilli, non l'ho strappata da qualche biglietto di S. Valentino, niente romanticherie (comunque, se anche fossi un po' romantico che ci sarebbe di male?). Il discorso è tutto filosofico: il nostro Wittgenstein chiede a se stesso una definizione che spieghi il pensiero e, soprattutto, il suo modo di funzionare. È un po' come se noi davanti ad un'automobile ci domandassimo che cosa è: certo che è un mezzo di locomozione, però potremmo provare ad aprire il cofano e a cercare di comprendere il modo con cui il motore funziona e permette all'auto di muoversi… la domanda diventerebbe di un bel po' più profonda, no? In questo senso si può dire, paragonando Wittgenstein ad un chirurgo, che la sua filosofia è un'operazione a cuore aperto. Ma facciamo un passo indietro ed ascoltiamo qualche altra notizia utile per capire meglio il "Tractatus". Il rapporto tra filosofia e scienza: evoluzione e rivoluzione L'idea di "filosofia" che Wittgenstein cerca di proporre è totalmente rivoluzionaria rispetto ad ogni corrente filosofica conosciuta e rappresenta, in questo senso, un enorme passo evolutivo: il ragionamento non è così complicato come potrebbe sembrare, proviamo a continuare insieme e cercherò di chiarire il concetto. Dunque, ricorderete che in passato abbiamo cercato di ascoltare il pensiero di svariati filosofi: tutti hanno cercato di indagare e di scoprire il modo di funzionare della realtà, tutti insomma hanno formulato delle proposizioni filosofiche (hanno costruito, cioè, delle frasi che chiarissero le loro conclusioni); la frase "l'essere è e non può non essere", che abbiamo incontrato proprio agli inizi della nostra indagine, è un buon esempio di proposizione filosofica. Ma Wittgenstein afferma invece che il compito della filosofia non è quello di formulare delle proposizioni perché essa, anzi, ha lo scopo principale di chiarirle: la filosofia deve delimitare i pensieri in modo netto perché altrimenti i pensieri si presenterebbero in modo torbido, indistinto ed incomprensibile. Se ci pensiamo bene, in effetti, è proprio così: la scienza è costituita da proposizioni e se domando ad un chimico di cosa è fatta l'acqua questi sarà in grado di dimostrare che essa è costituita da idrogeno ed ossigeno; il |
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filosofo invece (secondo Wittgenstein) non ha altro compito se non quello di fare critica ovvero di chiarire i limiti del linguaggio che poi lo scienziato dovrà utilizzare. Per Wittgenstein la filosofia è analitica, pura analisi critica. I limiti di significato e linguaggio La cosa è tutt'altro che accademica (o, per dirla meglio, lontana dalla realtà): ciò che interessa al filosofo sono i limiti del linguaggio e quindi del significato di ciò che diciamo. In questo senso i "nomi" che diamo agli oggetti di nostra conoscenza vanno considerati in un ottica completamente diversa da quella che ci è abituale. Provo a spiegarmi. Un nome non è un'etichetta che appiccichiamo agli oggetti (ad esempio la parola "cane" può non riferirsi sempre al migliore amico dell'uomo perché ci può capitare di applicarla a situazioni particolari tipo l'espressione "quel musicista è un vero cane". Viceversa possiamo indicare il "cane" in sé con mille altri nomi [animale, quadrupede, canide, Fido, Pluto, Rex…]). Quindi, se il nome non è un etichetta va da sé che esso (il "nome") è soggetto a delle regole di combinazione con altri nomi, regole attraverso le quali il linguaggio si struttura. In senso logico, quindi, è impossibile dare degli esempi di "nome" perché il nome logico ha senso solo all'interno di una frase che, per essere comprensibile, va strutturata secondo regole precise. Ma allora, si può sapere cosa è un pensiero? Proviamo a pensare ad un disco (non a un CD perché l'esempio non verrebbe bene, pensate ad un vecchio disco in vinile, di quelli che vostro papà, magari, ascolta ancora): il disco è fatto di un materiale plastico attraversato da dei solchi ed emette musica perché una puntina, scorrendo proprio in quei solchi (che dentro non sono piatti ma al contrario sono variegati), vibra secondo uno schema preciso permettendo di ascoltare, per esempio, Bob Dylan e non i Nomadi. Mettendo il nostro vinile in un giradischi (ma soprattutto accendendo quest'ultimo…) ecco che tutte le informazioni contenute nei solchi si trasformano in musica. È importante, pensateci bene! Le note scritte a mano dall'autore della partitura, quelle stampate su di uno spartito, l'incisione di un solco nel vinile, la registra |
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zione magnetica su cassetta oppure digitale su CD hanno tutte in comune lo stesso suono: hanno tutte una stessa forma (che chiameremo forma omologa perché ha la stessa natura qualunque sia il mezzo che usiamo) ma questa non è il suono. Non c'è modo di rappresentare adeguatamente queste forme. Le note o i diversi metodi di incisione della musica non sono altro che un'immagine logica dei suoni, non sono i suoni. Lo stesso avviene per il pensiero che è un'immagine logica dei fatti, un'immagine che si traduce, grazie al linguaggio, nelle frasi (proposizioni). È un artificio della nostra mente, insomma, per rendere comprensibili i fatti. Ma un pensiero, che si può comunicare, non si può mostrare. Allora diamo uno sguardo più da vicino alla logica: abbiamo detto che un pensiero è un'immagine logica, giusto? Bene. Però noi possiamo anche costruire delle immagini false (ad esempio dicendo che sul campanile di Bulciago sventola la bandiera dell'Uzbekistan, cosa assolutamente falsa). Ma questo cosa ci dimostra? Una cosa essenziale: che alla logica non interessa se qualcosa ci sia oppure no: alla logica interessa che qualcosa sia, che esista il mondo e non il nulla. Per stavolta basta così. Vi avevo promesso un altro aneddoto della vita dell'amico Ludwig, ricordate? Eccolo. Dopo la guerra Wittgenstein si ritrovò, da ricco che era, addirittura straricco (il padre, uomo previdente, aveva pensato bene di investire i propri beni in titoli di stato americani) eppure il filosofo cedette tutto al fratello e alle sorelle perché desiderava vivere solo del proprio guadagno. Credete che avesse in mente di essere un grande docente nelle prestigiose università inglesi? Macché. Sapete cosa fece? Bhè, andò a vivere in campagna insegnando, come maestro elementare, ai bambini poveri: scarso reddito ma ricca vita interiore. Dietro il legno massiccio delle cattedre universitarie, qualche volta, non ci sono solo grandi cervelli, anche i cuori possono avere dimensioni notevoli. |
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Che cosa è un pensiero? Di Páli Kraus |
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Encantado, lady Sophia |