Notizie storiche sulla Beata Maddalena Albrici

 

Maddalena nacque dalla nobile famiglia comasca degli Albrici, negli ultimi anni del ‘300 o, secondo alcuni storici, dell’anno1400, in una casa di via Volta vicina alla chiesa di S.Eusebio in Como e muore, Superiora del monastero di S.Andrea a Brunate, il 13 maggio 1465.

 

Personaggi della famiglia Albrici furono protagonisti nella storia della città di Como dal XIII al XVI secolo; nel 1200 la famiglia di piccola nobiltà, possedeva beni a Urio, a Monte Olimpino e a Ternate e faceva parte di quella alleanza di famiglie riunite sotto il nome dei Vitani, che si opponevano ai Rusca nel breve periodo storico in cui la città comunale sperimentava, con dure lotte intestine, una difficile indipendenza. Un personaggio di rilievo della famiglia Albrici fu Giovanni che ricoprì il ruolo di ambasciatore della città in due occasioni, una presso il Papa Innocenzo IV e una presso i Milanesi nel 1249, quando trattò la pace tra le due città nemiche, entrambe coinvolte, su fronti opposti, nello scontro tra l’imperatore Federico II di Svezia e i Comuni dell’Italia settentrionale.

 

Durante le lotte interne alla città, quando prevalevano i Rusca, i Vitani erano cacciati in esilio e forse anche gli Albrici emigrarono a Poschiavo ed in Val Camonica. Il cognome si ritrova in questi secoli a Bergamo e Valdiscalve, a Napoli e a Venezia e tutti questi Vitani avevano lo stemma nobiliare analogo a quello degli Albrici di Como: un leone soprastante a una porta urbica aperta.

 

Dopo la sconfitta e l’allontanamento di Franchino Rusca e la sottomissione della città a Azzone Visconti, nel 1335, gli Albrici tornarono sulla scena politica, anzi avanzarono nella scala sociale. Il periodo aureo degli Albrici è la prima metà del ‘400, proprio durante la vita di Maddalena: Zanino Albrici raggiunse i massimi vertici della politica cittadina. Maddalena Albrici ebbe tre fratelli, Pietrolo, Zanino e Guasparino: da alcune coincidenze possiamo ritenere che quello Zanino che svolse un importante ruolo nella storia di Como fosse uno dei suoi fratelli. La famiglia non raggiunse mai li cerchio della grande nobiltà comasca né primeggiò dal punto di vista economico. Filippo Albrici fu decurione nel 1449 e compare tra i "famigliari" del duca di Milano Filippo Maria Visconti, ma non per questo era particolarmente ricco. Comprendiamo tuttavia come, grazie a questa parentela, Maddalena potesse essere in relazione con la figlia del Duca, Bianca Maria, da cui ebbe appoggio nell’affidamento del monastero di Brunate al controllo spirituale dei Padri agostiniani della Lombardia.

 

Nel 1427 Zanino fu tra i membri aggiuntivi dei Savi di Provvisione; nel 14447 fece parte della delegazione che stipulò la convenzione tra i Comaschi e i Milanesi della Repubblica Ambrosiana; nel 1449 fu al governo della città dopo la vittoria contro Franchino Rusca signore di Locarno; l'anno successivo, insieme a Giacomo Rusca, è nominato Podestà e Governatore della città e del popolo Comasco dopo la notizia della capitolazione di Milano a Francesco Sforza, quindi fa parte della delegazione che tratta la sottomissione di Como allo Sforza. Zanino Albrici non sarà più ai vertici della comunità, ma partecipa nel 1451, come cittadino, alla commissione delegata dai Savi di Provvisione per riformare gli statuti di Como.

 

Mentre Zanino Albrici impiega la sua esistenza nell’operare per la sua città, Maddalena Albrici vive, nel silenzio dell’eremo brunatese, la meditazione sul Crocefisso, la carità verso i bisognosi, operando solamente per la sicurezza e la stabilità del monastero. A distanza di secoli ora noi ricordiamo la Beata che cercò nella solitudine l’oblio del mondo e la vicinanza delle cose celesti, mentre la gloria storica di Zanino, famoso durante la sua esistenza si è persa nel tempo.

 

Nella prima metà del ‘400 Como stava vivendo un periodo di rinnovamento, nonostante i rivolgimenti politici e le dure tensioni con Milano che terminarono con la sottomissione. Si stava costruendo la nuova cattedrale: in quegli anni si ergeva la facciata gotica, opera mai vista in queste terre per la ricchezza delle decorazioni e l’ampiezza del progetto. Como era collegata soprattutto verso nord, attraverso il lago, alla diocesi che si estendeva nelle valli montane.

 

Il rinnovamento spirituale era vivo se in città giungevano predicatori come San Bernardino da Siena. Sembra che Maddalena Albrici lo abbia incontrato nel 1419, prima di entrare in monastero e che poi lui l’avesse visitata a Brunate nel 1432. Anche il Beato Antonio da San Germano salì a Brunate, per colloquiare con la Superiora del monastero. Di queste visite di Santi attesta una lapide sul fianco della chiesa di Brunate.

 

Da atti notarili sappiamo che Maddalena Albrici fondò nel 1443 a Como una casa per rifugio delle monache questuanti, sul terreno cedutole da Betto di Sala. Tra il 1455 e il 1456 la casa di Como divenne il monastero della SS. Trinità, staccandosi nel 1459 da quello di Brunate.

 

Da documenti pontifici, sappiamo che l’Albrici si preoccupò della definizione dello stato giuridico-religioso del Monastero. Rivolse al papa Nicolò V due suppliche per l’approvazione del convento di Brunate sotto la regola di Sant'Agostino con l'abito dell’Ordine e per l’approvazione del nuovo monastero della SS.Trinità in città. Il vescovo di Como Bernardo Landriani comunicava alla Ministra di Brunate il "Breve di concessione" del Papa, in data 6 aprile 1448.

 

Nel 1459, tramite la Duchessa di Milano Bianca Maria, Maddalena ottenne da Papa Pio II di sottrarre il monastero di Brunate alla giurisdizione del Capitolo della Cattedrale di Como per porlo sotto l’esclusiva cura della Casa agostiniana di Lombardia.

 

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