Leggende e Miracoli

Negli atti presentati alla Santa Sede per ottenere il decreto di conferma del culto della Beata Maddalena Albrici del 1907, sono esposti fatti della vita, miracoli avvenuti durante la sua esistenza e grazie ottenute per sua intercessione. Sono ricordati anche dipinti e raffigurazioni di ex voto, che assumono valore di documentazione e testimonianza.

Nei racconti della vita di Maddalena Albrici viene ricordato "un atto, o dir vogliamo trasporto, di carità verso i poveri". Nell’anno1409 la città di Como si trovava in stato di carestia, molti i bisognosi e gli affamati che di porta in porta chiedevano da mangiare: la piccola Maddalena, un giorno sola a casa, distribuisce ai poveri una intera cassa di fave. Al suo rientro il padre sta proprio concludendo la vendita di quella cassa; Maddalena spaventata per quanto ha fatto ricorre al Signore ed ecco che la vuota cassa, aperta dal genitore, miracolosamente è di nuovo piena di fave.

Si raccontano molte grazie di guarigioni prodigiose avvenute per le sue preghiere. Una volta, mentre si recava a visitare i malati in paese, come era sua abitudine, guarì con un segno di croce una donna in pericolo di vita per gravi piaghe alla gola. Questo miracolo era dipinto, già dal 1468, nella foresteria del convento. Un’altra donna di Brunate, afflitta da gravissima febbre da puntura, fu guarita dalla Beata con un segno di Croce. Un contadino malato di peste si recò al convento di Brunate per affidarsi alle preghiere della Superiora; la portinaia, riconoscendo i segni della peste fece di tutto per allontanarlo dal monastero, ma "sopraggiunse in buon punto la santa Madre; a cui venuta pietà di quel misero, non solamente nol fece ritirare, ma quivi il trattenne buona pezza, e gli unse con olio le braccia, e il benedisse col segno della Croce. Se quegli non fu sano all’istante, secondo dicono alcuni, almeno però, com’altri aggiungono, lo fu in pochi giorni".

Si ricorda anche un fatto di violenza: un contadino, acceso dall’ira, scagliò un ferro contro la figlioletta colpendola alla testa. La madre, con la bimba nelle braccia, salì a Brunate per cercare l’aiuto della Superiora. L’Albrici dapprima si schernì, non riconoscendosi capace di atti taumaturgici, poi mossa a pietà, pregò prostrata a terra e quindi fasciò la testa della bambina con la sua stessa benda da suora; con l’imposizione del segno della Croce la piccola si salvò. Anche questo miracolo era dipinto nella foresteria del convento.

Si ricordano anche episodi di carattere morale, in cui la trasformazione della realtà avviene nello spirito e non nel corpo: litigi che si placano, peccatori portati alla giusta via e malintenzionati che si ravvedono dopo l’incontro con la Beata.

Dei molti miracoli avvenuti dopo la morte dell’Albrici, riportati dagli storici con i nomi dei beneficiati, significativi è quello di una donna brunatese, detta Beccalina, che accortasi di avere la peste in gola mentre era prossima a partorire, si affidò alla Beata e offerse il bimbo al Signore qualora fosse nato e sopravvissuto. Correva l’anno 1490. Lo stesso giovane, divenuto francescano, annotò la sua storia nella copertina di un messale che si conservava all’inizio del ‘600 nella chiesa di S.Andrea.

Le grazie ricevute in tempi più recenti erano testimoniate da tavolette ex-voto dipinte che all’inizio del secolo si trovavano ancora nella chiesa di Brunate e in S.Giuliano. Negli atti presentati per ottenere il decreto di riconoscimento del culto alla Beata ne sono ricordate alcune. Tra queste un dipinto su tavola con la scritta G.R.1828 agosto il dì 16, rappresentante la B.Maddalena fra nubi, protendente le mani giunte in atto di preghiera verso il SS.Crocefisso in alto; in basso, donna inginocchiata, vicino ad essa culla con bambino. Su una tela era scritta G.R. Anna Maria Monti maritata Pedraglio detto Pepino, 29 nov.1846 ed era dipinta la B.Maddalena circondata da nubi, col capo coronato di raggi: in basso, inferma, giacente in letto, benedetta da sacerdote con cotta e stola.

 

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