Il Quattrocento

 

Signoria malatestiana e dominio veneto

  

1404-1420

Brescia è sotto la signoria di Pandolfo Malatesta, già capitano di ventura al soldo dei Visconti, signore di Fano, e poi, dal 1408, signore anche di Bergamo.

 

1416

Altro contenzioso sulle bocche di seriola del Naviglio tra autorità, popolazione e monaci: si tratta non solo di acqua per irrigazione (l'acqua potabile viene dalle fonti di cui è ricca la nostra parrocchia), ma anche di fonte di energia per mulini, segherie, marmifici, ecc., tutte piccole attività pre-industriali molto attive nella zona per secoli.

 

1426

Brescia si dà "liberamente" a Venezia, e rimarrà fedele alla Serenissima per quasi quattro secoli, accettandone la supremazia politica e religiosa.

 

1428

Scandali nei monasteri di San Faustino e di Sant'Eufemia della Fonte, repressi dal provveditore veneto. D'ora in poi saranno eletti abati prevalentemente veneti (come d'altronde i vescovi di Brescia dal 1442 al 1804), a volte commendatari come l'abate di Sant'Eufemia Gabriele Avogadro, ultimo abate con commenda, fIgura non molto esemplare, che appoggerà per anni, tramite i suoi legami con l'oligarchia veneziana, l'indegno pronipote Corradino Caprioli, priore commendatario dal 1437 al 1451 dell'abbazia di Rodengo, da lui in quegli anni trasformata in fattoria con più nulla dell'impronta religiosa precedente.

 

1438

Filippo Maria Visconti, duca di Milano, invia un esercito al comando di Nicolò Piccinino, capitano di ventura umbro, per recuperare il territorio bresciano ai Visconti. Duro assedio di Brescia, che respinge il Piccinino, e sconfitta di quest'ultimo sul Garda. Il monastero di Sant'Eufemia era divenuto per mesi il quartier generale e il campo trincerato del condottiero, e venne praticamente distrutto dalla soldataglia, come capitò a quello di Maguzzano nello stesso periodo. Il nostro monastero benedettino non troverà più la volontà e i mezzi per tornare agli antichi splendori, ma quello di Sant'Eufemia in città diverrà, di là a non molti anni, dopo quello femminile di Santa Giulia e quello maschile di San Faustino, uno dei più importanti ed estesi monasteri benedettini della nostra città, ancora oggi sede di parrocchia, oratorio, ex ospedale militare, ex circolo ufficiali, ex abitazione per profughi di guerra dal 1945 agli anni '50 circa.

 

1444

I monaci di Sant'Eufemia della Fonte sono autorizzati con bolla di papa Eugenio IV a costruire un nuovo monastero in città, là dove avevano acquistato nel 1321 la domus degli Umiliati, e cioè Sant'Eufemia intra moenia (entro le mura), vicino a porta Torlonga (attuale piazzale Arnaldo) e lungo l'attuale via Callegari.

 

1457

Il monastero di Sant'Eufemia (quello vecchio e quello nuovo) viene "unito" con bolla di papa Callisto III alla congregazione cassinese di Santa Giustina in Padova, e cioè di fatto posto sotto il suo controllo.

 

1462

Contratto per la fabbrica del monastero di Sant'Eufemia in città. È sancita l'unione (e cioè la dipendenza) tra la nostra parrocchia della Visitazione di Maria ad Elisabetta e l'abbazia di Sant'Eufemia. I monaci però sono sempre tenuti ad assicurare la cura d'anime in Sant'Eufemia della Fonte e la manutenzione delle bocche di seriola sul Naviglio, da Gavardo al porto di San Matteo (attuale concessionaria Fiat di Canton Mombello).

 

1479

Le reliquie di san Paterio (venticinquesimo- vescovo di Brescia [630-642] durante la dominazione longobarda), traslate nel 1022 dal fondatore vescovo-abate Landolfo Il da San Fiorano sui Ronchi a Sant'Eufemia della Fonte, vengono questa volta traslate in Sant'Eufemia in città, ove sono tuttora conservate nel presbiterio della chiesa.

 

1486

Per riparare alla meglio quanto rimane del monastero, riedificare la chiesa parrocchiale di Sant'Eufemia della Fonte, e soprattutto costruire il nuovo monastero in città, riprendono le vendite di altre proprietà dei nostri benedettini.