di Francesco Venturi

 


L’evangelizzazione “ha come destinatari privilegiati soprattutto gli adulti
: essi sono la figura paradigmatica del cristiano, poiché l’annuncio del Vangelo esige un’accoglienza cosciente e libera.

“In un tempo di trapasso culturale, la comunità ecclesiale potrà dare ragione della sua fede, in ogni ambito di vita comunitaria e sociale, solo attraverso la presenza missionaria di cristiani maturi […]. Anche la catechesi delle nuove generazioni ha assoluto bisogno di riferirsi a modelli adulti e credibili di vita cristiana, se vuole avere presa nel cuore e nell’esistenza dei giovani. Ciò comporta la scelta pastorale comune e prioritaria per una sistematica, capillare e organica catechesi degli adulti, proprio perché gli adulti sono in senso pieno i destinatari del messaggio cristiano”. È solo nel contesto di una comunità cristiana di adulti che trova il suo luogo naturale anche una introduzione alla fede dei bambini. “La comunità cristiana degli adulti è il contesto e l’esperienza portante dell’ICFR”. In modo particolare, “la crescita di fede dei fanciulli e dei ragazzi non può fare a meno di un coinvolgimento dei genitori e della famiglia”. Non è quindi normale una pastorale prevalentemente dedita ai bambini o che crei un’immagine di Chiesa formata prevalentemente da bambini.

Quello che avete appena letto è il paragrafo 34 intitolato Il primato della formazione cristiana degli adulti, sembra quasi studiato, ma è posto esattamente a metà del fascicolo, quasi a significare, da qui non si torna più indietro, ed in effetti è difficile anche solo pensare di poter ignorare le parole precedenti ed ideare una pastorale che non ne tenga conto.

Anche se la semplificazione non offre mai un buon servizio all’originale, si può riassumere il significato del paragrafo con le seguenti parole: “non sarà più possibile delegare la trasmissione della fede ai nostri figli, dobbiamo avere il coraggio di riassumere il ruolo di guida privilegiata nell’insegnamento della nostra fede.” Chi se non la famiglia, modello di Chiesa domestica, può farsi carico del compito? Non certamente solo la parrocchia o l’oratorio, come purtroppo è stato fino ad oggi, con i mesti risultati che sono sotto gli occhi di tutti; non le fondamentali nonne la cui supplenza a tutt’oggi è un argine contro la scomparsa della tradizione ma certo non portatrice di un’immagine di Chiesa giovane rivolta al futuro. Il lavoro che ci attende, a questo punto, è evidentemente duplice: da un lato è necessario recuperare al loro ruolo naturale i genitori attraverso un impegno pastorale che vada aldilà degli sterili incontri per i genitori che si affollavano in concomitanza dei sacramenti, dall’altro accompagnare le giovani coppie in un percorso di formazione continua.

Il nostro Vescovo in occasione della recente visita pastorale, incontrando le giovani coppie ha ricordato, incalzato dalle domande dei presenti, che il futuro della Chiesa bresciana è strettamente legato a quanto detto precedentemente; l’alternativa? Fortunatamente non è contemplata.

Nel salutarvi, vi ricordo che la prossima corposa puntata concluderà l’analisi della seconda parte del documento con importanti consigli per la realizzazione del progetto, partendo dal Sacramento iniziale il Battesimo.

 

 

 Iniziazione cristiana (parte terza)