Con la puntata di oggi,
tocchiamo uno degli argomenti più controversi della ICFR, la
giustificazione teologica insita nella riforma che ci apprestiamo ad
attuare. I dubbiosi ed ancora di più i critici del nuovo percorso di
iniziazione cristiana, sottolineano spesso che la tradizione secolare
della Chiesa in questo campo non può essersi basata su di un errore
teologico , conseguentemente sono restii ad accettare il cambiamento.
Come comprenderete non mi pare questo il luogo adatto per addentrarsi in
un complicato discorso teologico; per chi volesse approfondire
maggiormente la questione consiglio la lettura del quaderno di teologia
apposito che affronta in ogni suo aspetto la riforma; sono più
interessato a riportare la parte del paragrafo 24 che configura e spiega
il "senso Teologico" che sta alla base della modifica
temporale nel cammino sacramentale:
"Diventare cristiano richiede, fin dal tempo degli apostoli, una
iniziazione, cioè una introduzione con diverse tappe"
La necessità di un cammino di IC (Iniziazione Cristiana) è collegata
innanzi tutto al fatto che non si diventa cristiani da sé o da soli: la
fede la riceviamo tutti "da Dio mediante la Chiesa". La
traditio fidei (cioè la trasmissione della fede) rende possibile la
redditio (cioè la risposta personale). Ognuno ha bisogno di essere
iniziato, introdotto da altri credenti nel mistero di Cristo e della
Chiesa, "a cui è assicurata la presenza del Signore e la
permanenza della sua azione salvifica".
D'altra parte, il fatto che l'IC abbia il suo momento culminante nella
ricezione dei tre Sacramenti dell'iniziazione, che rendono presente e
attuale l'evento di salvezza della Pasqua di Cristo, testimonia che non
si tratta solo di un cammino dell'uomo e della Chiesa, ma che,
attraverso i Sacramenti, è Dio stesso a introdurci nel mistero di
Cristo e della Chiesa. Grazie al Battesimo, alla Cresima e
all'Eucaristia non soltanto siamo accolti dalla Chiesa nella comunità
visibile, ma, attraverso di essa, siamo introdotti, unitariamente e
gradualmente, nella comunione con Cristo. Ne consegue l'auspicio del
ricupero non solo della organica connessione dei tre Sacramenti
dell'iniziazione cristiana, ma anche di quella successione
teologicamente più coerente che vede il Battesimo come porta d'ingresso
nel mistero di Cristo e della Chiesa e la celebrazione eucaristica come
il momento culminante che ne realizza il pieno compimento.
(Commento personale: anche dal punto di vista psicologico la successione
Battesimo, Cresima, Eucaristia è il più logico, concludere il percorso
dell'iniziazione Cristiana con la Cresima che è un Sacramento non
ripetibile dà l'idea di un qualcosa che si conclude e dal quale ci si
può anche staccare; diverso è concludere con l'Eucaristia, il
sacramento che si rivive ogni domenica e che ci ricorda ogni volta il
sacrificio redentore di Gesù, in questo modo la Chiesa ci indica un
cammino che si rinnova di giorno in giorno e ci rinnova l'impegno della
testimonianza).
Da ultimo, se diventare cristiani significa raggiungere quella
maturità, che consiste nel far propria la "mentalità" di
Cristo, questo non può accadere improvvisamente. Come insegna la
"pedagogia divina", la maturità cristiana di una persona
necessita di gradualità, poiché, toccando l'intelligenza, la libertà
e la volontà, esige la progressiva trasformazione di tutta la persona,
partendo dal "bere latte" per giungere un po' alla volta al
"nutrimento solido". Così si esprimeva S. Efrem sul
progressivo apprendimento della Parola di Dio: "Non avere
l'impudenza di voler prendere in un sol colpo ciò che non può essere
prelevato se non a più riprese, e non allontanarti da ciò che potresti
ricevere solo un po' alla volta […]. Ciò che non hai potuto ricevere
subito a causa della tua debolezza, ricevilo in altri momenti con la tua
perseveranza".
Se questo vale per le persone adulte, a maggior ragione vale per i
fanciulli e i ragazzi che per la loro stessa età si trovano a vivere la
maturazione della mente, del cuore e delle scelte fondamentali della
vita.
|