Generazioni di Fede
                Esperienza di discernimento della Chiesa Bresciana

 

Metto in guardia subito il lettore dicendo che non sarò breve, perché vista l'importanza dell'evento ecclesiale ho voluto sottolineare diversi momenti che lo hanno caratterizzato, evidenziando il carattere comunitario degli avvenimenti.
Quando Don Arturo e il consiglio Pastorale mi hanno invitato a portare la mia esperienza di fede al convegno diocesano, di cui poco si sapeva circa lo svolgimento, ero percorso da sentimenti opposti: da un lato la responsabilità di essere stato indicato dalla propria parrocchia per un evento così importante, dall'altro il timore di non essere all'altezza, di non conoscere nessuno, di essere "solo"… Qualche dubbio su cosa fosse questo fantomatico convegno, sul suo svolgimento e le differenze con il convegno giovanile da noi vissuto qualche anno fa, sono state chiarite da mons. Beschi durante l'incontro zonale di presentazione, anche se la presenza di molte persone sconosciute (e un po' più adulte di me…) alimentava i miei timori di "solitudine".
La mattina di venerdì 2 Maggio un po' assonnato e carico delle mie perplessità giunto al "tenda", sono accolto, già nel parcheggio, dal sorriso confortante dei ragazzi volontari. Una volta ritirato il materiale del convegnista, aggirandomi spaesato nel giardino incontro Francesco, meglio noto come Franz, giornalista d'assalto de Il Gabbiano, giunto al "tenda" ancora prima dei convegnisti per conquistarsi il classico "posto in prima fila" e non perdersi nessun momento di quest'evento per riportarlo nei suoi graffianti articoli…
Dopo un rinfrancante caffè al bar, dove alla cassa trovo Carlo, animatore sul palco delle Feste di ACR, incontro un po' meno spaesati di me, Chiara, più nota come Trispa e Gabriele "famoso" cantautore degli Ondaquadra, presenti come inviati della consulta giovanile della Zona sud, con cui oltre ad incontrare partecipanti conosciuti e non, si commenta il contenuto della borsa del convegnista e, grazie al fantastico Pass che ognuno indossa, a verificare che facciamo parte del medesimo, ed ancora incognito, gruppo di discernimento numero 5, che si svolge presso l'oratorio di S.Faustino. Ora in un clima più sereno e meno smarrito, mentre ci avviamo verso il tendone per la preghiera di inizio del convegno, ecco arrivare di corsa Giovanni, detto Giova, che abbandonati il bongo con cui allieta la S.messa dei ragazzi, ha indossato la divisa dei volontari in cucina, addetto alla preparazione e distribuzione delle bevande. Entrando rinfrancato nel teatro alla ricerca di un posto "guidato" dai volontari, posso apprezzare la molteplicità dei volti degli 861 convegnisti, dagli anziani ai giovanissimi, dai sacerdoti noti e non, alle suore, dai laici impegnati (riconosco molti voti di AC) ai giovani seminaristi, tra i quali distinguo Jordan, che ha svolto servizio nella nostra Parrocchia, che dovrà svolgere l'importante ruolo di segretario in un Gruppo di Discernimento. Dopo l'incontro con tutte queste persone molte delle mie incertezze se ne sono andate e mi sorge un pensiero: certo che non sono solo, la nostra Parrocchia in questo importante incontro è presente in tutte le componenti, o quasi…
Dopo l'introduzione di mons. Beschi, particolarmente serio vista l'importanza dell'evento, è iniziata la preghiera introduttiva al tema del giorno "La comunità Cristiana e le nuove generazioni", che ha avuto il suo momento principale nella Lectio Divina curata da Suor Fernanda Barbiero nella sua meditazione ha commentato la pagina degli Atti degli Apostoli che racconta la fondazione della chiesa di Antiochia, dove viene alla luce la nuova identità distintiva dei cristiani (gr. Cristianoi, ossia gli aderenti a Cristo: coloro che fanno "memoria della sua Parola", ponendo la vita interamente al suo servizio) rispetto alla situazione di Gerusalemme, bella e idilliaca, ma non molto aperta alle provocazioni culturali (Atti 11,1-26); brano in cui si evidenzia la vocazione missionaria della Chiesa: La fede cristiana è realtà aperta, disponibile a tutti. Successivamente ha sottolineato come nel comportamento di Pietro di fronte alla questione della conversione dei pagani si coglie l'attitudine a discernere, la capacità di discernere. Di fronte ad un fatto che costringe tutti a ripensare i propri schemi e a superare pregiudizi e abitudini sacre, Pietro si lascia provocare da ciò che è accaduto e legge la realtà lasciandosi illuminare dalla Parola: "Lo Spirito Santo scese su di loro, come in principio era sceso su di noi" (Atti 11,15).
Dopo un breve (troppo poco) momento di silenzio per la meditazione personale sulla Lectio (da qualcuno sfruttato come Coffee Break da convegno), Padre Pier Giordano Cabra ha introdotto più concretamente il tema del primo giorno sottolineando come dopo la preghiera, in cui abbiamo messo al primo posto la Parola, fosse giunto il momento dell'ascolto reciproco e del parlare da discepoli del Signore. La stagione nuova per Chiesa bresciana aperta dal nostro convegno avrà bisogno di rinnovati condiscepoli del Signore. Nuovi perché sanno lavorare assieme, condividere la progettazione e l'esecuzione con gli altri, essere fratelli dei propri fratelli, disponibili agli innesti che possono rivitalizzare il tronco secolare del nostro ricco patrimonio di tradizioni, capaci di imparare prima che di insegnare e convinti che è dalla santità fraterna che nasce la santa fraternità. Padre Cabra ha affidato la conclusione del suo intervento a S.Agostino, che nella premessa alla sua regola diceva: "Il motivo essenziale per cui vi siete riuniti è che viviate unanimi nella casa e abbiate unità di mente e di cuore, protesi verso Dio".
Don Claudio Paganini, responsabile delle note tecniche ai convegnisti, ha invitato a portarsi verso il tendone preparato per il pranzo. Dopo i primi commenti dei convegnisti sulle moderate (è un eufemismo) quantità dei primi piatti, Don Claudio ha eluso le proteste, invitando a badare più alla qualità che alla quantità…io avrei preferito la quantità: a stomaco pieno si discerne meglio!
In tutte e tre le giornate, il pasto è stato un momento conviviale, nel quale conoscere chi ti sta accanto nell'assemblea, approfondire la conoscenza dei compagni del gruppo di discernimento, scambiare opinioni sulle tematiche del convegno, ma soprattutto conoscere nuovi amici capaci di farti sentire parte integrante di una grande famiglia, in cui raccontare la tua piccola esperienza può far sorridere qualcuno, in cui capisci che quello che vivi quotidianamente nella tua Parrocchia non è tanto diverso da quello che accade a Lovere oppure a Montichiari…
Nel pomeriggio, trasportati da puntuali navette abbiamo raggiunto i diversi luoghi di svolgimento dei 10 gruppi di discernimento e finalmente ci è stato svelato in cosa consistessero. Guidati da un presidente, un moderatore e con la presenza di un segretario pronto a raccogliere l'essenzialità di ogni intervento (sono stati circa 70 per ogni gruppo in due pomeriggi), siamo stati invitati a condividere le nostre esperienze indicando cosa significhi essere chiesa oggi, quale fosse l'immagine della comunità cristiana e della sua relazione con le nuove generazioni. Lavorando intensamente secondo il metodo del discernimento, partendo dalle domande lasciate dalla mattinata, si sono susseguiti diversi interventi dalla testimonianza autobiografica che ha portato a testimoniare la propria esperienza di fede, passando per il riferimento al vissuto delle parrocchie o del gruppo ecclesiale, fino agli interventi progettuali che hanno prospettato scelte da fare in vista del futuro.
In particolare nel mio gruppo (numero 5) stimolati dal presidente don Cesare Verzini, ci siamo chiesti come dovesse essere la comunità cristiana per creare le condizioni favorevoli perché nasca la relazione con Dio, per mezzo di Cristo nello Spirito: una comunità cristiana che prega, che rimane in ascolto della Parola di Dio, consapevole della sua vocazione missionaria, avvertendo allo stesso tempo la necessità di una formazione permanente, perché la sua fede sappia rispondere in modo adeguato alle istanze del nostro tempo; Chiesa impegnata nel discernimento spirituale comunitario per una maggior fedeltà alla sua identità, ma che vive la diversità delle vocazioni; più umile, aperta e gioiosa, consapevole che la sua forza è il Vangelo, determinata nella proposta di fede e che sa parlar chiaro. Un sogno? Una nostalgia di una comunità riuscita? Forse… ma certamente la consapevolezza di una vocazione alla santità che si realizza nello sforzo quotidiano di fedeltà a Dio e di fedeltà all'uomo nei mille luoghi della sua vita.
Il clima è stato molto sereno e pacato, non senza interventi particolarmente incisivi, anche grazie a Jonas Maniaz, moderatore capace di togliere la parola senza interrompere bruscamente i diversi interventi, attraverso riferimenti allo Strumento di Lavoro; o forse grazie alla presenza di figure note del clero bresciano, come don Gigi (che ha svolto servizio nella nostra parrocchia ed ora è rettore del seminario), Don Amerigo, per anni direttore del Segretariato oratori, don Alfredo, vicario della Zona Sud; ma anche per la presenza di giovani Sacerdoti che vivono quotidianamente in contatto con i giovani, non solo negli oratori, ma anche nella scuola (padre Igor, Piamartino, con i suoi 150Kg di energia) e nella missione (fra Alberto, giovane cappuccino francescano dalle mille risorse, tra i fautori della sommossa che ha portato ad ottenere l'introduzione di due canti "giovanili" nella lunga Celebrazione conclusiva con canti in Latino…);
Ma ha contribuito a questo clima anche la presenza di adulti (nella Fede) capaci di sottolineare aspetti significativi della vita della comunità cristiana di provenienza, evitando inutili autocelebrazioni della propria esperienza e, senza mettere sul "tavolo operatorio" le giovani generazioni, hanno cercato di trovare diverse modalità per avvicinare i "lontani" alla Parola di Dio.
Infine i giovani (alcuni forse giovani-adulti, vista la vicinanza agli "enta") grazie ai loro incisivi interventi (vero Chiara…) hanno garantito che l'obbiettivo non si spostasse dallo scopo di questo convegno, l'evangelizzazione delle nuove generazioni, comunicando quale fosse la loro idea di comunità cristiana, la loro visione di chiesa missionaria.
La giornata riservata ai convegnisti si è conclusa con la s. Messa, celebrata nel teatro tenda in un clima solenne, ma un poco malinconico (un po' di letizia in più non avrebbe guastato…)
Dopo la cena comunitaria, in serata, si è celebrata la veglia di preghiera aperta a tutta la comunità diocesana. Dopo un breve riposo a casa per rinfrescarmi dopo la lunga giornata, è stato fantastico lasciarsi alle spalle la città che si anima nella serata dedicata al divertimento e la rumorosa tangenziale ed entrare al "tenda" gremito da più di ottocento persone in un clima di assoluto silenzio in adorazione del crocifisso, alla luce dello Spirito Santo, guidati dal proprio Vescovo. Durante il susseguirsi delle diverse testimonianze che hanno animato la veglia, osservo che i due giovani che affiancano il Vescovo sul palco sono due volti noti: Angelo, compagno di scuola al biennio dell'ITIS Castelli e, udite, udite..Chiara, la suddetta Trispa, che successivamente mi confesserà di aver dovuto farsi riaccendere il lumino della Veglia dal Vescovo, perché le si era spento…Il Pastore guida della diocesi che ravviva la fede di una giovane…
La seconda giornata, dedicata a la trasmissione della fede e le nuove generazioni, iniziata con la preghiera del Mattino è proseguita sulla falsariga della prima. Nella Lectio Divina, Mons. Mauro Orsatti, ha illustrato l'arte di comunicare la fede, commentando la pagina biblica che narra la guarigione dalla lebbra di Naaman il Siro (2 RE. 5, 1-20A), concludendo la sua meditazione con l'invito per affrontare il tema del giorno: l'evangelizzazione sta davanti a noi come meta attrattiva, risuona dentro di noi come impellente necessità, imprime al nostro impegno un'accelerazione che smuove il singolo e la comunità.
L'introduzione la tema La trasmissione della fede e le nuove generazioni è stata curata dalla prof.sa Valeria Boldini che, sciorinando una serie di dati statistici sui giovani italiani in cui si può riconoscere la realtà giovanile di ogni Parrocchia, ha cercato di descrivere il variegato mondo delle nuove generazioni. Iniziando a sottolineare con quale stato d'animo ci si accosta al mondo giovanile e perché questo susciti un'attenzione allarmata, ha cercato di articolare una prospettiva, indicando quale modello di Chiesa sembri più opportunamente disporre l'incontro delle nuove generazioni con la fede. Infine richiamando per sommi capi qualche tratto del mondo giovanile è giunta a fornire qualche indicazione di metodo e di merito in vista di un'azione di educazione alla fede per i giovani e con i giovani.
Dopo il solito lauto a base di kiwi (è anche questo un eufemismo), si è svolto il secondo e conclusivo incontro dei gruppi di discernimento in cui, analizzando la situazione attuale della fede e della sua trasmissione, si è cercato di individuare nell'ottica cristiana il ruolo delle nuove generazione e le modalità con cui avvicinarle alla Parola di Dio. In relazione ai contenuti emersi durante questi incontri rimando il lettore al sito internet della diocesi (www.diocesi.brescia.it) dove sono raccolti tutti i documenti relativi al convegno. Mi preme solo sottolineare alcune indicazioni scaturite dal mio gruppo. Innanzitutto si sente la necessità di adulti dalla fede pensata, matura, pregata e gioiosa che parte dal battesimo e si alimenta continuamente al banchetto della parola e dei sacramenti. Particolare attenzione va rivolta ai genitori, che per la promessa fatta nel giorno del matrimonio sono i primi responsabili dell'introduzione dei ragazzi al cristianesimo, di cui, chi è beneficiario, porterà in sé il seme per tutta la vita. Proprio per questo ruolo delicato e decisivo della famiglia nella società e nella Chiesa, le nostre comunità devono ascoltare, accompagnare e sostenere i genitori. Inoltre i laici impegnati sentono la necessità di una comunità fraterna, una comunità con relazioni di qualità nello stile di Cristo, vicina a tutti e al servizio di tutti, attenta e partecipe alle situazioni socio-politiche che la interpellano. Infine, ispirandomi liberamente all'intervento di Chiara, la parola ai giovani; sentiamo la necessità di una Chiesa che guarda al suo volto giovane, ai suoi giovani, ai quali piace Dio e ai quali piace chi sa manifestare il volto di un Dio che li accoglie come dono, come ricchezza e li ama, così come sono: il vecchio papa ci piace e lo ascoltiamo "perché ci ama".
Ritornati al "tenda", dopo la celebrazione dei primi vespri e la cena, in serata si è svolto lo spettacolo "Fidei Circus" a cui tutti erano invitati a partecipare, ma in particolare giovani e giovanissimi, perché è stata l'occasione per comunicare attraverso diverse forme artistiche la fede delle giovani generazioni. Lo spettacolo è stato caratterizzato da diverse emozioni, anche commoventi, come la testimonianza di due genitori che hanno perso il loro giovane figlio, ma penso che ad esprimere meglio l'essenzialità dello spettacolo sia l'immagine di una ragazza che attraverso la danza ha raccontato la sua storia di conversione alla fede, scoprendo poi solo nel momento dei saluti che, smessi gli abiti di scena, è una suora operaia. Guardando la platea di giovani e giovanissimi che saltano e ballano cantano l'inno della GMG di Roma (per ben due volte a causa di un guasto al microfono del cantante) il pensiero corre ai nostri giovanissimi, i giovanissimi della nostra parrocchia, del nostro oratorio, seduti ai tavolini del bar a giocare a carte oppure attaccati allo schermo dei videogiochi, che sbuffano quando li inviti a moderare il linguaggio mentre passano dopo una partita a calcetto, che esitano a partecipare ad iniziative a loro dedicate, che non sanno vivere un semplice momento di preghiera, o si lamentano se in una gita, o in un campeggio c'è qualche momento spirituale in più…ma che in questa serata in mezzo a tanti ragazzi e ragazze loro coetanei avrebbero trovato lo stimolo per seguire più da vicino la luce del Vangelo e parafrasando uno slogan "facendo una scelta che ti cambia la vita", la scelta della fede in Cristo.
La mattinata di domenica è stato il momento di tirare le somme di questo incontro della ecclesia bresciana, a partire dalle diverse relazioni dei presidenti dei gruppi di discernimento. Desidero soffermarmi in particolare su uno degli interventi liberi che hanno anticipato il discorso del Vescovo, perché mi è sembrato esplicativo di ciò che si è vissuto in questa tre giorni; un giovane ha fatto la proposta di aggiungere nel Credo, relativamente alla Chiesa, il termine "gioiosa" accanto a quelli di una, santa, cattolica…una richiesta forse eccessiva e, forse, non esaudibile, ma significativa di una grande certezza: è possibile essere cristiani, credenti e…gioiosi, in particolare, come sottolineato in molti interventi anche nella liturgia.
Il discernimento del convegno si è poi concluso con il Vescovo, che nel suo atteso intervento ha parlato dell'esperienza delle giornate come un dono dello Spirito, invitando giovani e adulti a camminare insieme nella comunità; comunità che anche nella celebrazione eucaristica fa trasparire gioia e fascino, sa praticare la correzione fraterna come esercizio di amore e ascolto. Concludendo, dopo aver sottolineato che "la famiglia è un nodo cruciale" della nuova evangelizzazione, il vescovo ha riportato a Gesù, il cuore della fede, lo sguardo di tutti, facendo un invito: "Non chiudiamo questo convegno, trasportiamolo nelle nostre comunità […] Rimaniamo pellegrini nella fede". Al pranzo, ricco di saluti e scambi di indirizzi, è seguita la preparazione dell'autorizzato golpe giovanile alla celebrazione conclusiva (di cui si è già parlato) e il trasferimento in cattedrale.
Con la celebrazione abbiamo messo nelle mani di Dio, tutto ciò che si è detto, o semplicemente si è vissuto nel convegno, affidando allo Spirito Santo le scelte della diocesi bresciana sulla via della nuova evangelizzazione, alla luce del vangelo di Gesù. La "solenne" celebrazione finale presieduta dal Vescovo Sanguineti, animata dagli interventi dei giovani che hanno improvvisato un abbraccio di Pace nei confronti del loro pastore non previsto nel protocollo, si è conclusa con i ringraziamenti di Mons. Beschi, nuovo Vescovo Ausiliare, il quale si è augurato che il convegno non si conclude, ma è l'inizio di un cammino di rinnovamento della proposta di Fede della Chiesa Bresciana.
Per quanto mi riguarda, posso dire di aver vissuto un intenso incontro fraterno, gioioso e ricco di umanità, che mi ha fatto capire che non sono il solo, o meglio la nostra parrocchia non è la sola, a vivere le difficoltà della trasmissione della fede. Questa difficoltà l'ha espressa molto bene Padre Igor con un immagine: "A queste nuove generazioni diamo le regole del volo, ma non le ali per volare…" Il cammino che ci aspetta è ancora lungo, quindi cerchiamo di dare queste benedette ali ai nostri ragazzi perché possano volare verso la luce di Cristo.

Paolo
folpao@libero.it

(pubblicato sul Cantiere, giugno 2003)

 

 

 

 CONVEGNO ECCLESIALE DIOCESANO