IL SACRAMENTO DELL’UNZIONE DEGLI INFERMI
Presso gli Ebrei l’olio era tenuto in
grande considerazione, era per loro segno di gioia e di onore, era usato
come medicamento e come elemento di unzione e consacrazione regale,
sacerdotale e profetica
Veniva unto il capo, come dice il Salmo 23: “tu cospargi di olio il mio
capo”; Maria, sorella di Lazzaro, a Betania, in casa di Simone il lebbroso,
si avvicinò a Gesù con un vaso di alabastro colmo di olio prezioso e lo
versò sul suo capo mentre stava a mensa. (Mt 26, 6-7)
Venivano unti i piedi, come fece la donna peccatrice in casa del fariseo
quando, piangendo, “cosparse i piedi di Gesù con olio profumato”. (Lc
7,38-46)
Venivano unte le piaghe dei malati, come fece il buon samaritano (Lc 10,34).
L’unzione degli infermi, sacramento di guarigione, fu istituito da Gesù
Cristo e accennato nel Vangelo di Marco: “…i discepoli di Gesù predicavano
che le genti si convertissero, scacciavano molti demòni, ungevano infermi e
li guarivano”. (Mc 6,12-13)
Il Catechismo della Chiesa Cattolica dedica al sacramento dell’unzione degli
infermi i paragrafi dal 1499 al 1532.
“Con la sacra unzione degli infermi e la preghiera dei presbiteri, tutta la
Chiesa raccomanda gli ammalati al Signore sofferente e glorificato, perché
alleggerisca le loro pene e li salvi, anzi li esorta a unirsi spontaneamente
alla passione ed alla morte di Cristo, per contribuire così al bene del
popolo di Dio” (CCC 1499)
L’uomo dell’Antico Testamento vive la malattia di fronte a Dio. E’ davanti a
Dio che egli versa le sue lacrime sulla propria malattia; è da lui, il
Signore della vita e della morte, che egli implora la guarigione. La
malattia diventa cammino di conversione e il perdono di Dio dà inizio alla
guarigione. Israele sperimenta che la malattia è legata, in un modo
misterioso, al peccato ed al male, e che la fedeltà di Dio, secondo la sua
Legge, ridona la vita: “perché io sono il Signore, colui che ti guarisce!” (Es
15,26) Il profeta intuisce che la sofferenza può anche avere un valore
redentivo per i peccati altrui. Infine Isaia annuncia che Dio farà sorgere
per Sion un tempo in cui perdonerà ogni colpa e guarirà ogni malattia. (CCC
1502)
La compassione di Cristo verso i malati e le sue numerose guarigioni di
infermi di ogni genere sono un chiaro segno del fatto che “Dio ha visitato
il suo popolo” (Lc 7,16) e che il Regno di Dio è vicino. Gesù non ha
soltanto il potere di guarire, ma anche di perdonare i peccati:è venuto a
guarire l’uomo tutto intero, anima e corpo; è il medico di cui i malati
hanno bisogno. La sua compassione verso tutti coloro che soffrono si spinge
così lontano che egli si identifica con loro. Il suo amore di predilezione
per gli infermi non ha cessato, lungo i secoli, di rendere i cristiani
particolarmente premurosi verso tutti coloro che soffrono nel corpo e nello
spirito.
Spesso Gesù chiede ai malati di credere; si serve di segni per guarire:
saliva e imposizioni delle mani, fango e acqua. I malati cercano di toccarlo
“ perché da lui usciva una forza che sanava tutti” (Lc 6,19). Così, nei
sacramenti, Cristo continua a “toccarci” per guarirci.
Commosso da tante sofferenze, Cristo non soltanto si lascia toccare dai
malati, ma fa sue le loro miserie; non ha guarito però tutti i malati, le
sue guarigioni erano segni della venuta del Regno di Dio, annunciavano una
guarigione più radicale: la vittoria sul peccato e sulla morte attraverso la
sua Pasqua. (CCC 1505)
La Chiesa crede e professa che esiste, tra i sette sacramenti, un sacramento
destinato in modo speciale a confortare coloro che sono provati dalla
malattia: l’Unzione degli infermi.
Questa unzione sacra dei malati è stata istituita come vero e proprio
sacramento nel Nuovo Testamento dal Signore Gesù; accennato da Marco è stato
raccomandato ai fedeli e promulgato da Giacomo, Apostolo del Signore.
Nella tradizione liturgica, tanto in oriente quanto in occidente, si hanno,
fin dall’antichità, testimonianze di unzioni di infermi praticate con olio
benedetto. Nel corso dei secoli l’Unzione degli infermi è stata conferita
sempre più esclusivamente a quanti erano in punto di morte. Per questo
motivo aveva ricevuto il nome di “Estrema Unzione”
La Costituzione apostolica “Sacram unctionem infirmorum” del novembre 1972,
in linea con il Concilio Vaticano II ha stabilito che, per l’avvenire, sia
osservato nel rito romano quanto segue:
“Il sacramento dell’Unzione degli infermi viene conferito ai malati in grave
pericolo, ungendoli sulla fronte e sulle mani, con olio debitamente
benedetto, dicendo una sola volta –Per questa santa unzione e per la sua
misericordia ti aiuti il Signore con la grazia dello Spirito Santo, e
liberandoti dai peccati, ti salvi e nella sua bontà ti sollevi –“ (CCC 1513)
Il sacramento ha lo scopo di fornire una grazia speciale al cristiano che
sperimenta le difficoltà inerenti allo stato di malattia o alla vecchiaia.
Soltanto i sacerdoti, vescovi e presbiteri, sono i ministri dell’Unzione
degli infermi e, come tutti i sacramenti, è una celebrazione liturgica e
comunitaria, sia che abbia luogo in famiglia, all’ospedale o in chiesa, per
un solo malato o per un gruppo di infermi.
L’essenziale della celebrazione consiste nell’unzione sulla fronte e sulle
mani del malato (nel rito romano) o su altre parti del corpo (in Oriente),
unzione accompagnata dalla preghiera liturgica del sacerdote celebrante che
implora la grazia speciale di questo sacramento.
La grazia speciale del sacramento ha come effetti:
• L’unione del malato alla passione di Cristo, per il suo bene e per quello
di tutta la Chiesa;
• Il conforto, la pace e il coraggio per sopportare cristianamente le
sofferenze della malattia e della vecchiaia;
• Il perdono dei peccati, se il malato non ha potuto ottenerlo con il
sacramento della Penitenza;
• Il recupero della salute se ciò giova alla salvezza spirituale;
• La preparazione al passaggio alla vita eterna. (CCC 1532)
Gianni Maurelli