Inizia con questo numero un breve viaggio suddiviso in quattro tappe che
ci porterà alla scoperta del famigerato PLIC (piano di lavoro per
l'iniziazione cristiana) ribattezzato ultimamente ICFR (l'iniziazione
cristiana dei fanciulli e dei ragazzi).
Gli articoli che appariranno sul Cantiere nei prossimi mesi, vorranno
essere una piccola guida, necessariamente non esaustiva del contenuto
del documento, al contempo hanno però l'ambizione di rendere più
chiare le motivazioni che hanno portato alla stesura di quello che è
giusto definire una pietra miliare nella storia della pastorale della
nostra diocesi.
Non mi dilungherò in questa prima puntata sui dettagli tecnici del
documento, mi preme invece proporvi la presentazione di Mons. Sanguineti
che apre l'ICFR è ovviamente più chiara di quanto possa essere io
nella descrizione della stessa e spiega in modo perfetto il perché di
questa scelta.
"Da diversi anni la nostra Diocesi si sta
accorgendo che l'iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi (dai
6 ai 14 anni), anche se resiste per quanto riguarda la frequenza agli
incontri di catechismo e l'accesso quasi generalizzato ai sacramenti
della prima Confessione, della prima Comunione e della Cresima,
tuttavia, in molti casi, non raggiunge il suo scopo fondamentale, quello
di generare cristiani consapevoli e coerenti.
In un primo tempo si è pensato che la causa fosse da ricercare nei
catechismi poco adeguati o nel metodo non adatto o nei catechisti non
sempre preparati. Oggi dobbiamo ammettere che il problema è molto più
ampio ed è essenzialmente legato al fatto che è cambiata la situazione
storico-culturale, con le conseguenze che questo ha portato nelle
famiglie e nelle nostre comunità parrocchiali anche sul piano
religioso.
Un primo gesto di fedeltà alla storia è quello di prendere atto del
cambiamento culturale e religioso, di accettarlo e di intraprendere una
nuova pastorale più adatta alla situazione. Si tratta di intraprendere
con vigore la "nuova evangelizzazione", fortemente ribadita
nella Scelta pastorale del 1999-2000, dando il primato a coloro che
possono incidere più efficacemente sul tessuto culturale ed etico delle
nostre comunità, cioè gli adulti.
Anche il Convegno Ecclesiale del maggio scorso sulla comunicazione della
fede, specialmente alle nuove generazioni, ha fatto emergere che
determinante per la trasmissione della fede è il modello di comunità
cristiana adulta in cui si vive: le nuove generazioni respirano il clima
spirituale della comunità e vivono della fede degli adulti.
È però innegabile che è giunto anche il momento di rivedere lo stesso
impianto attuale dell'iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi,
poiché nato e pensato in un tempo di "cristianità" che non
è più il nostro. Anche la catechesi non può più limitarsi ad
approfondire la fede cristiana dei ragazzi, dandola per presupposta, ma
deve farsi carico di una specie di primo annuncio, volto a farla nascere
o rinascere da capo.
Convinto che non è più possibile continuare la prassi ordinaria di
iniziazione cristiana nei termini con i quali è stata ereditata,
chiedo, perciò, decisamente a tutta la Diocesi di accogliere con
fiducia e di attuare con coraggio questo nuovo modello di iniziazione
cristiana dei fanciulli e dei ragazzi. Nonostante l'inevitabile fatica e
le molteplici difficoltà, sarà l'occasione per ripensare la nostra
pastorale e dare nuovo vigore alle nostre comunità cristiane.
Il Signore benedica i nostri sforzi."
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