Custodivano il gregge, come
tutte le notti. Sembrava una notte come tutte le altre, quella dei pastori
di Betlemme. Ma non era così: un evento straordinario doveva succedere in
quella notte di stelle, un evento che avrebbe segnato la storia per sempre,
al punto che gli stessi anni si sarebbero contati prima e dopo quel fatto
strabiliante.
Testimoni di questo prodigio proprio loro: i pastori di Betlemme. Gente
concreta, abituata al lavoro e alla fatica, non certo incline a credere alle
fantasie e ai sogni. Gente che sì guadagna il pane con il sudore della fonte
e non ha tempo da perdere dietro fantasie e racconti incredibili.
Ma quando gli angeli del Signore appaiono ai loro occhi e comunicano il
grande evento, qualcosa si muove nei loro cuori e li spinge a dirigersi
verso quella grotta. "Andiamo fino a Betlemme! Vediamo questo avvenimento
che il Signore ci ha fatto conoscere!" (Lc 2,15). Non importa se.
momentaneamente dovranno lasciare incustodito il gregge: essi vogliono
andare! Eppure la garanzia che hanno ricevuto non è delle migliori: "Questo
per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una
mangiatoia" (Le 2,12). Non si tratta certo di un grande segno: un bambino,
una mangiatoia ... Che razza di segno è questo? Ma i pastori vanno
ugualmente, sono decisi a verificare di persona quello che hanno sentito
dagli angeli, vogliono vedere in che cosa consiste di preciso questo
avvenimento, cha ha trasformato la loro notte e li sta portando gradualmente
alla luce del nuovo giorno.
"Andarono dunque senz'indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino che
giaceva nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del
bambino era stato detto loro". (Lc 2,16-17)
I verbi di questa frase dicono tutto: andarono, trovarono, videro,
riferirono. Essi indicano il dinamismo della nostra fede, che ci spinge alla
ricerca di Gesù, ci conduce alla contemplazione del suo Volto, ci impone di
annunciare ad altri ciò che abbiamo visto.
Ma chi appare a Natale? Chi vediamo? Un bambino con mamma e papà: un'
autentica famiglia. La famiglia infatti è una realtà così bella che Dio ha
voluto averne una tutta sua e ... offrirla a noi come riferimento e invito,
necessario e delicato spazio per la libertà e la pace.
Continua l'anno che abbiamo voluto come tempo per riappropriarci con
intelligenza e fede della comunità domestica, per accogliere la sfida di
conversione e crescita che sottende ad ogni suo momento e stimolazione.
Passando per le strade del nostro quartiere, dietro le finestre
simpaticamente illuminate in queste serate natalizie si può pensare
all'amore, alle gioie, alla generosità ma anche alle fatiche, ai dolori,
alle crisi che entro quelle mura si celano. Le famiglie con le loro storie
sono come fiamme che riscaldano il gelo di molte solitudini. Ma per
raggiungere questo esito è necessario, credo, un impegno profondo e serio
perché la famiglia non si riduca a una mera coesistenza sotto lo stesso
tetto. Per descrivere questo compito ecco le belle parole che la liturgia
nuziale luterana mette in bocca alla sposa come promessa nella sua missione
familiare: "Vorrei essere come una porta chiusa a invidia e avidità, aperta
al dono e all'offerta. Una porta chiusa all'egoismo, aperta all'amore del
prossimo e alla comprensione. Una porta che a te, Signore, offre una casa e
agli altri amore, tempo e sicurezza".
Al centro c'è il simbolo biblico e sociale della porta. Da un lato, essa
deve chiudersi a quanto imprigiona, altrimenti la sorgente intima dello
stare insieme si inaridisce. D'altro lato, la porta deve aprirsi all'amore
verso gli altri. Dirà un giorno questo Bambino: “Io sono la Porta: chi entra
attraverso me sarà salvo. Potrà entrare e uscire e troverà cibo” (Gv 10,9).
Il papa Giovanni Paolo II scriveva nella lettera alle famiglie del 2
febbraio 1994: "La famiglia non è soltanto la 'cellula' fondamentale della
società. Possiede pure una propria peculiare soggettività. Questa trova la
sua prima e fondamentale conferma e si consolida quando i suoi componenti si
incontrano nella comune invocazione: ‘Padre nostro’. La preghiera rafforza
la saldezza e la compattezza spirituale della famiglia, contribuendo a far
sì che essa partecipi alla 'fortezza’
di Dio ... la potenza capace di unificarla nell'amore e nella verità”.
La famiglia che prega unita rimane unita! Cerca il Bimbo, troverai la
famiglia.
Lo sanno gli sposi che partecipano alla S. Messa con i loro figli, si
ritrovano insieme accanto al presepio di casa o in quartiere, nelle chiese o
nei conventi, sanno riscoprire il senso genuino dì queste feste, non hanno
paura di spegnere il televisore e azzittire per un po’ il gran chiasso
che c'è in giro per parlarsi l'un l'altro e insieme con il buon Dio.
Allora il calore e la luce della famiglia si irradiano all'esterno nel mondo
che è spesso oscuro e freddo ... e sarà Natale.
Buon Natale a tutti. Buon Natale alle famiglie della nostra Comunità!
il tuo
parroco,
don Arturo
IL
PARROCO
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