Eccoci di nuovo, una volta ancora, chiamati al deserto. Nella tradizione
biblica il deserto è luogo importante: vi si preparano le grandi decisioni,
vi si fa alleanza e Dio costruisce il suo popolo.
Israele camminerà quarant'anni nel deserto per scrollarsi di dosso 1'abito
della schiavitù e ritrovare il sentiero di libertà che conduce alla terra
promessa... Elia, il profeta di fuoco, schiacciato dal peso dell'angoscia,
vagherà quaranta giorni nell'aridità che conduce alla montagna dell' Horeb
alla ricerca di Dio... Gesù, passato attraverso 1'acqua del Giordano, sarà
irresistibilmente spinto nella solitudine del deserto per quaranta giorni...
Cifra misteriosa "quaranta", che nella storia della salvezza viene ad
annunciare lente germinazioni e fecondità prodigiose. Bellezza del simbolo!
Ci vogliono circa 40 settimane per veder nascere un figlio... Cosi, il
deserto si fa grembo ine1iminabile per la nostra "nascita nello Spirito" .
Ma che luogo è mai il deserto verso il quale ci muoviamo noi, uomini e donne
del XXI secolo? Luogo di solitudine, di silenzio, di sete.
Di solitudine volontariamente scelta. Soli, non siamo più soggetti a ruoli
sociali, né possiamo definirci solo per quello che facciamo. Entrare nella
solitudine e uscire dalla tirannia dell'apparire e accogliere con coraggio
la nudità dell'essere. Cadono le maschere e si può leggere la distanza che
c'è tra la fede che professiamo e la vita che conduciamo, la misura che ci
separa dall'amore, il "peccato" che interrompe il movimento della nostra
rinascita interiore. Beata solitudine che rivela la Presenza!
Luogo di silenzio. Le nostre giornate sono avvolte dal bozzolo rumoroso che
ci disturba e, insieme, ci protegge. Smussa le nostre domande interiori e ci
stordisce... Sono stati necessari quaranta giorni ad Elia per udire la
parola di Dio che passava come soffio di brezza leggera. Solo il silenzio
favorisce l'ascolto.
Luogo di sete. E quando la Bibbia parla di sete, parla di desiderio. San
Benedetto, rivolgendo le istruzioni quaresi-mali ai suoi monaci, non si
preoccupava anzitutto delle privazioni o mortificazioni... Non gli
interessava quanto c'era nei loro piatti, ma nel loro cuore: "Ritrovate la
gioia del desiderio spirituale..." Solo la sete ripulisce il pozzo, scava
fino a ritrovare la fonte nascosta del desiderio. . .
Solitudine, silenzio, sete: sono i tre gradini della scala quaresimale che
bisogna imparare a discendere perchè si levi, in noi e attorno a noi, l'alba
del mattino di Pasqua. Allora la nostra solitudine si farà Solidarietà, il
silenzio Parola, la sete Fonte.
Buona Quaresima!
Il parroco, don Arturo
IL PARROCO
IL GREMBO DEL DESERTO |