Formazione della coscienza

di Gianni Maurelli

 

 

 

IL SACRAMENTO DELL'ORDINE


Sabato 10 giugno2006 Don Marco Cosentino sarà ordinato sacerdote e l’intera comunità cristiana di Chiesanuova renderà grazie a Dio per questo grandissimo dono, per questo suo figlio che ha deciso di operare, in prima persona, nella vigna del Signore.
Per questo motivo anticipiamo la trattazione del Sacramento dell’ordine.
L’Ordine è il Sacramento grazie al quale la missione affidata da Cristo ai suoi Apostoli, continua ad essere esercitata nella Chiesa sino alla fine dei tempi; è il sacramento del ministero apostolico. (Catechismo Chiesa Cattolica 1536)
In tutte le religioni antiche il sacerdozio è sempre stato tenuto in grande considerazione.
Il sacerdote era ritenuto il mediatore tra Dio e l’uomo, l’incaricato di insegnare le verità da credere e di esercitare il culto divino. In Israele il sacerdote appare soltanto dopo Mosè; prima di lui erano i capi di famiglia ad offrire sacrifici, privati o pubblici, come fecero Abramo, Isacco, Giacobbe, Melchisedek.
Dopo l’uscita dall’Egitto e l’Alleanza del Sinai, Mosè riunì le funzioni del culto nella tribù di Levi, perché essa soltanto aveva difeso l’onore di Dio quando le altre tribù avevano adorato il vitello d’oro.
Per questo i membri della tribù di Levi furono consacrati al servizio di Dio, essi non possedevano terre proprie ma venivano mantenuti dalla altre tribù attraverso il contributo di una decima parte del raccolto e del bestiame.
Levi ebbe tre figli: Gherson, Keat e Merari, i cui discendenti formarono le tre classi dei leviti; durante le peregrinazioni nel deserto i Keatiti avevano l’incarico di portare le suppellettili del Tabernacolo, i Ghersoniti ne portavano le tende e i teli, le famiglie di Merari trasportavano e montavano il Tabernacolo.
Una famiglia appartenente ai Keatiti, quella di Aronne, fratello di Mosè, per comando divino, ebbe l’incarico del sacerdozio. Mosè consacrò Aronne con l’unzione del capo, come i re, quale sommo sacerdote; consacrò anche i suoi figli mediante l’aspersione.
I requisiti richiesti per essere sacerdoti erano essenzialmente: l’esenzione da difetti fisici, la purità legale nel senso di non aver toccato e mangiato cose immonde, una condotta irreprensibile ed una vita familiare senza macchia.
Nel periodo di servizio attivo i sacerdoti dovevano astenersi da qualunque segno esterno di lutto, dal bere vino e dal prendere in moglie una donna ripudiata o già sedotta da altro uomo. Il servizio dei sacerdoti consisteva nel “camminare alla presenza di Jahvè” offrendo sacrifici cruenti ed incruenti, attendendo con diligenza all’altare dell’incenso, prendendo cura del candelabro a sette bracci, curando i restauri del Tempio, purificando le puerpere e i lebbrosi guariti, istruendo e guidando il popolo nella legge, interpretando ed applicando la legge e tutte le prescrizioni, amministrando la giustizia, commutando e sciogliendo voti.
Tutti i valori del sacerdozio dell’Antico Testamento acquistano pienezza di significato e di fine soltanto in Gesù Cristo. Egli personalmente non si dichiara sacerdote; preferisce chiamarsi “Figlio dell’uomo”, la sua missione, però, è chiaramente sacerdotale e la sua stessa morte è nuovo e vero sacrificio, che redime i peccati del mondo ed inaugura la nuova ed eterna Alleanza.
Quello di Gesù è un sacerdozio nuovo a somiglianza di quello di Melchisedek “senza padre, senza madre, senza genealogia, senza principio di giorni né fine di vita, fatto simile al Figlio di Dio, per cui rimane sacerdote in eterno”. (Eb 7,3)
Non appartenendo alla tribù di Levi, Gesù non è sacerdote per discendenza ereditaria nella linea del sangue, ma per un giuramento divino che fonda un sacerdozio unico ed eterno, infinitamente superiore a quello levitico dell’Antico Testamento. Nella sua persona egli riassume tutte le mediazioni del profeta, del re e del sacerdote. Come Verbo di Dio, porta a compimento ogni parola profetica; come uomo, assume in sé l’intera umanità e ne è il mediatore perfetto; come re, possiede un’autorità fondata sull’amore, senza limiti né di tempo, né di azione, né di persone.
Prima di salire al Cielo Gesù trasmise questa sua particolare missione di salvezza agli Apostoli; gli Apostoli, “ministri di Cristo e dispensatori dei suoi misteri” (1 Cor. 4,1) la trasmisero a loro volta con l’imposizione delle mani. In tal modo il sacerdote del Nuovo Testamento, costituito tale per vocazione divina, continua tra i fedeli il sacerdozio di Cristo, applicandone la redenzione e irradiandone la verità e la vita.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica dedica al sacramento dell’ordine oltre sessanta paragrafi e lo colloca, insieme al Matrimonio, nei sacramenti ordinati alla salvezza altrui perché, se contribuiscono anche alla salvezza personale, ciò avviene attraverso il servizio degli altri. (CCC 1534)
Il sacerdozio ministeriale non ha solamente il compito di rappresentare Cristo, Capo della Chiesa, di fronte all’Assemblea dei fedeli; esso agisce anche a nome di tutta la Chiesa quando presenta a Dio la preghiera della Chiesa e, soprattutto, quando offre il sacrificio eucaristico. (CCC 1552)
La dottrina cattolica espressa nella Liturgia, nel Magistero e nella pratica costante della Chiesa, riconosce due gradi di partecipazione ministeriale al sacerdozio di Cristo: l’episcopato e il presbiterato. Il diaconato è finalizzato al loro aiuto ed al loro servizio, per questo il termine “sacerdos” designa, nell’uso attuale, i vescovi e i presbiteri ma non i diaconi. Tuttavia la dottrina cattolica insegna che i gradi di partecipazione sacerdotale (episcopato e presbiterato) e il grado di servizio (diaconato) sono tutti e tre conferiti con un atto sacramentale chiamato “ordinazione”, cioè del Sacramento dell’Ordine. (CCC 1554) La celebrazione dell’ordinazione di un vescovo , di presbiteri e di diaconi assume grandissima importanza per la vita della Chiesa, richiede la partecipazione del maggior numero possibile di fedeli. Il rito essenziale del Sacramento dell’Ordine è costituito, per i tre gradi, dall’imposizione delle mani, da parte del vescovo, sul capo dell’ordinando, come pure dalla specifica preghiera consacratoria che chiede a Dio l’effusione dello Spirito Santo. Il Sacramento può essere legittimamente conferito, per tutti e tre i gradi, soltanto da vescovi validamente ordinati. (1536) La sacra ordinazione può essere ricevuta esclusivamente da battezzati di sesso maschile; il Signore Gesù ha scelto degli uomini per formare il collegio dei dodici Apostoli e gli Apostoli hanno fatto lo stesso quando hanno scelto i loro successori nel ministero.
La Chiesa si riconosce vincolata da questa scelta fatta dal Signore stesso e per questo motivo non ritiene possibile l’ordinazione sacerdotale per le donne. (1577)
Tutti i ministri della Chiesa latina, ad eccezione dei diaconi permanenti, sono scelti fra uomini credenti che vivono da celibi ed intendono conservare il celibato. Chiamati a consacrarsi al Signore essi si donano interamente a Dio e agli uomini; il celibato è un segno di questa vita nuova al cui servizio il ministro della Chiesa viene consacrato.
In occasione del 50° anniversario di ordinazione sacerdotale Giovanni Paolo II offrì ai sacerdoti e al popolo di Dio, attraverso il libro “Dono e Mistero” la sua più intima esperienza, testimoniando amore immenso e profonda gratitudine al Signore per il dono del sacerdozio. Egli così tratteggiava il sacerdote del terzo Millennio.
“Non vi è dubbio che il sacerdote, con tutta la Chiesa, cammina con il proprio tempo e si fa ascoltatore attento e benevolo, ma insieme critico e vigile, di quanto matura nella storia. Il Concilio ha dimostrato come sia possibile e doveroso un autentico rinnovamento, nella piena fedeltà alla Parola di Dio ed alla Tradizione. Ma al di là del dovuto rinnovamento pastorale sono convinto che il sacerdote non deve avere alcun timore di essere fuori tempo, perché l’oggi umano di ogni sacerdote è inserito nell’oggi di Cristo Redentore. Il più grande compito per ogni sacerdote, in ogni tempo, è ritrovare di giorno in giorno questo suo oggi sacerdotale nell’oggi di Cristo, in quell’oggi del quale parla la lettera agli Ebrei. Questo oggi di Cristo è immerso in tutta la storia, nel passato e nel futuro del mondo, di ogni uomo e di ogni sacerdote.
Gesù Cristo è lo stesso ieri e oggi e sempre”.

Gianni Maurelli