Giovani e bene comune, sfida possibile ?
Da diretto interessato mi piace sempre vedere con quanta
forza e immediatezza la parola “giovani” scatena il solito sproloquio di
luoghi comuni: giovani buoni solo al divertimento, giovani senza un occhio
al futuro, giovani che egoisticamente non hanno interessi se non per il bene
proprio.
Questa è l’analisi superficiale che purtroppo imperversa nel pensiero
collettivo, ovviamente alimentata dagli organi d’informazione, sempre
attenti a scremare e selezionare nel modo migliore i fatti di cronaca e
attualità che riguardano i giovani.
Anche se, senza avventurarsi in visioni troppo pessimistiche della realtà
sociale, i giovani in ogni caso non giocano un ruolo da protagonisti
nell’assetto della città e del Comune.
Il malcontento di queste età, il “rifiuto” delle questioni politiche e
sociali, la presunta “immaturità” rispetto ai giovani di generazioni
passate, sono fattori che ben spiegano lo scarso coinvolgimento giovanile
nelle tematiche quotidiane.
Eppure, quanti giovani sono liberi da condizionamenti e per il desiderio di
seguire grandi ideali e di rinnovare le dimensioni in cui vivono si mettono
liberamente in gioco, mossi da quello in cui credono?
Ho pensato molto a lungo sul fare o non fare l’esempio che fra poco
riporterò, ma pensando alla situazione odierna niente mi sembrava calzare
meglio.
Torniamo ad un paio di mesi fa, esattamente a sabato 8 Settembre. In questa
data, in molte piazze d’Italia oltre trecentomila persone hanno firmato una
proposta di legge popolare, un’immensa raccolta di firme per cercar di
cambiar qualcosa nel malato mondo politico italiano. Sto parlando dell’ormai
famoso V-Day di Beppe Grillo.
Tralasciando discorsi sull’evento, su cui si può essere in accordo o in
disaccordo (ci mancherebbe altro), trovo colossale l’errore del mondo
politico e dei mass-media di liquidare lo straordinario evento con la parola
ANTIPOLITICA.
Io al V-Day c’ero, ero in Piazzetta Sant’Alessandro e poi per le vie del
centro storico con altri giovani di Chiesanuova e con noi moltissimi altri
dalla città e dalla provincia. Non solo giovani, ma anche adulti, famiglie
intere, anziani. Tutti presenti con la voglia di cambiare, con la voglia di
assistere ad un nuovo Rinascimento.
Se questi giovani (e non solo) sono etichettati frettolosamente con la
parola ANTIPOLITICA, probabilmente qualcuno non ha ben chiaro come stanno
veramente le cose.
I giovani che credono nel bene comune ci sono. Sono fedeli che negli oratori
e nelle parrocchie non si vergognano del Vangelo, sono volontari che nelle
cooperative sociali e nelle associazioni svolgono attività e professioni di
grande impatto sociale.
A mio avviso rispetto a questa ci sono state ben altre generazioni di
giovani molto meno interessate al bene comune.
Cosa possono volere questi giovani dall’Amministrazione Comunale che verrà?
Chiedono l’appoggio, l’appoggio in primo luogo a loro stessi, ma soprattutto
alle parrocchie, agli oratori, alle associazioni che essi rappresentano. Un
buon lavoratore per compiere un buon lavoro ha bisogno anche del giusto
stimolo.
Nel documento deliberato dall’Ufficio Pastorale Sociale della Diocesi “La
passione per il bene comune della città”, i giovani sono descritti come“vera
risorsa sprigionante energia comunitaria che chiede risposte affascinanti e
concrete alle loro attese”.
Noi giovani siamo ben felici di essere così descritti e motivati nell’essere
risorsa sprigionante energia. Chiediamo dunque all’Amministrazione, ma
soprattutto alla società tutta, di non disperdere questa preziosissima
energia da noi generata.
Confo