Formazione della coscienza

di Gianni Maurelli

 

 

 

IL SACRAMENTO DELL’EUCARISTIA (terza parte)

Se i cristiani celebrano l’Eucaristia fin dalle origini, e in una forma che sostanzialmente non è cambiata attraverso la grande diversità dei tempi e delle liturgie, è perché ci sappiamo vincolati dal comando del Signore, dato alla vigilia della sua Passione: “Fate questo in memoria di me”. (CCC 1356)
Il modo della presenza di Cristo sotto le specie eucaristiche è unico: nel Santissimo Sacramento è contenuto veramente, realmente, sostanzialmente il Corpo e il Sangue di nostro Signore Gesù Cristo. (CCC 1374)
Che in questo sacramento sia presente il vero Corpo e il vero Sangue di Cristo “Non si può apprendere coi sensi, dice san Tommaso, ma con la sola fede, la quale si appoggia all’autorità di Dio”.
Il Corpo di Cristo che riceviamo nella Comunione è “dato per noi” e il Sangue che beviamo è “sparso per molti in remissione dei peccati”.
Chi vuole ricevere Cristo nella Comunione eucaristica deve essere in stato di grazia; chi è consapevole di aver peccato mortalmente, non deve accostarsi all’Eucaristia senza prima aver ricevuto l’assoluzione nel sacramento della Penitenza. (CCC 1415)
“Il Mistero Eucaristico è Mistero di luce! Di luce ha bisogno il cuore dell’uomo appesantito dal peccato, spesso disorientato e stanco, provato da sofferenze di ogni genere. Di luce ha bisogno il mondo, nella difficile ricerca di una pace che appare lontana, all’inizio di un Millennio sconvolto ed umiliato dalla violenza, dal terrorismo, dalla guerra”. Sono parole di Giovanni Paolo II pronunciate il 7 ottobre 2004 in San Pietro, in occasione dell’apertura dell’anno dell’Eucaristia. Un anno intero per riscoprire lo spezzare del Pane come il momento centrale della vita della Chiesa.
In tale occasione il Santo Padre aveva indirizzato all’Episcopato, al Clero ed ai Fedeli Laici la Lettera Apostolica “Mane Nobiscum Domine”, (Resta con noi Signore) e nelle pagine introduttive così scriveva: “La Frazione del Pane, come agli inizi veniva chiamata l’Eucaristia, è da sempre al centro della vita della Chiesa. Per mezzo di essa Cristo rende presente, nello scorrere del tempo il suo mistero di morte e risurrezione; in essa Egli in persona è ricevuto quale pane vivo disceso dal cielo (Gv 6,51), e con Lui ci è dato il pegno della vita eterna”.
Giovanni Paolo II così proseguiva: “Più volte e di recente nell’Enciclica Ecclesia de Eucharistia, ponendomi nel solco dell’insegnamento dei Padri, dei Concili Ecumenici e degli stessi miei Predecessori, ho invitato la Chiesa a riflettere sull’Eucaristia”.
Primo impegno speciale, quello di riscoprire e vivere pienamente la domenica come giorno del Signore e giorno della Chiesa. Non è stata la Chiesa a scegliere questo giorno, ma il Risorto. Essa non può né modificarlo né manipolarlo: solo accoglierlo con gratitudine, facendone il segno della sua fedeltà.
Senza la domenica non possiamo vivere, non è uno slogan ad effetto ma è, al contrario, la testimonianza di fedeltà alla domenica dei 49 martiri di Abitène, località dell’attuale Tunisia, che nel 304 hanno preferito, contravvenendo ai divieti dell’imperatore Diocleziano, andare incontro alla morte piuttosto che rinunciare a celebrare il giorno del Signore.
Non comprenderemmo l’importanza e il valore della domenica se non facessimo riferimento a Cristo, alla sua morte e alla sua risurrezione. La domenica, infatti, ci porta a “quel primo giorno dopo il sabato” quando Cristo, risorto dai morti, è apparso ai suoi discepoli.
Nel suo giorno il Risorto si rende presente nella Celebrazione Eucaristica, cuore della domenica, e si dona a noi nella Parola e nel Pane. Il giorno del Signore è anche giorno della Chiesa che ricorda ad ogni cristiano che non è possibile vivere individualisticamente la fede. Quanti hanno ricevuto la grazia del Battesimo non sono stati salvati solo a titolo individuale, ma come membra del Corpo mistico, entrati a far parte del Popolo di Dio.
I sacerdoti dovranno porre un’attenzione ancora più grande alla Messa domenicale, come celebrazione in cui la comunità parrocchiale si ritrova in maniera corale, vedendo ordinariamente partecipi anche i vari gruppi, movimenti e associazioni in essa presenti.
La celebrazione eucaristica domenicale va preparata perché ci sia un vero coinvolgimento e una reale e profonda partecipazione. Il clima festoso, sostenuto dai canti e dai gesti, deve essere preparato e motivato; l’improvvisazione, l’approssimazione, la superficialità, personale o comunitaria, non possono che produrre indifferenza, disagio o noia.
Giovanni Paolo II concludeva la sua Lettera Apostolica con alcune accorate indicazioni: “…Voi sacerdoti lasciatevi interpellare dalla grazia di quest’Anno speciale, celebrando ogni giorno la Santa Messa con la gioia ed il fervore della prima volta, sostando volentieri davanti al Tabernacolo;… voi diaconi, lettori, accoliti, ministri straordinari della comunione, abbiate coscienza viva del dono che vi viene fatto con i compiti a voi affidati, per una degna celebrazione dell’Eucaristia; …voi consacrate e consacrati ricordate che Gesù nel Tabernacolo vi aspetta accanto a sé, per riversare nei vostri cuori quell’intima esperienza della sua amicizia che, sola, può dare senso e pienezza alla vostra vita;…voi tutti fedeli riscoprite il dono dell’Eucaristia come luce e forza per la vostra vita quotidiana nel mondo, nell’esercizio delle professioni e a contatto con le più diverse situazioni”.
Anche il nostro Vescovo Giulio, nella Nota Pastorale 2006/2007 “Iniziazione Cristiana ed Eucaristia” ha voluto offrire a tutta la diocesi una sua personale riflessione sull’Eucaristia.
La prima parte del documento pone l’attenzione sugli aspetti teologici e dottrinali che rispecchiano, in buona sostanza, quanto già scritto.
La seconda parte trae spunto dall’esperienza acquisita nel corso della visita pastorale in tutte le parrocchie ed offre alcune indicazioni di carattere pastorale.
Di fronte alla diffusa disaffezione di molti cristiani nei confronti dell’Eucaristia domenicale, come pure di fronte ad una partecipazione spesso anonima ed individualistica o intimistica, scrive monsignor Sanguineti, non possiamo non chiederci se questi fatti sono anche la conseguenza di qualche aspetto carente della nostra pastorale e delle nostre celebrazioni.
Di qui, prosegue il Vescovo, “L’urgenza di esplicitare la rilevanza della liturgia e di una robusta formazione liturgica dei fedeli da inserire, anche, nel cammino di ICFR.” (Iniziazione Cristiana Fanciulli e Ragazzi)
E’ necessario migliorare la qualità delle celebrazioni eucaristiche, in particolare si dovrà porre attenzione alla Proclamazione della Parola di Dio con una formazione specifica dei lettori; ci si dovrà preoccupare della qualità delle intenzioni della preghiera universale che tengano conto anche delle letture; si dovrà trovare spazio per il silenzio, soprattutto dopo l’omelia e la Comunione Eucaristica.
Altro aspetto fondamentale è riuscire a far comprendere maggiormente la dimensione comunitaria della celebrazione eucaristica.
“La celebrazione liturgica, scrive ancora il Vescovo Giulio, è la convocazione della comunità e non può che essere vissuta comunitariamente, in un clima familiare, di grande fraternità. Diventa urgente educare i grandi e i piccoli al senso della comunità e della partecipazione alla vita ecclesiale, che si esprime e si alimenta nell’adesione alle varie forme comunitarie di evangelizzazione, di carità e, soprattutto, nella comune celebrazione eucaristica”.
L’Eucaristia, cuore della vita cristiana e sorgente della missione evangelizzatrice della Chiesa rende costantemente presente il Cristo risorto in mezzo a noi.
“Sei rimasto su questa misera terra nel santissimo e oltremodo mirabile Sacramento dell’altare, e ora vieni a me e ti unisci strettamente a me, sotto forma di nutrimento. Il tuo Sangue ora scorre nel mio sangue, la tua Anima, o Dio incarnato, compenetra la mia anima, le dà forza e la nutre”. (San Massimiliano Kolbe)

Gianni Maurelli