Formazione della coscienza

di Gianni Maurelli

 

 

 

IL SACRAMENTO DELL’EUCARISTIA (seconda parte)

Al centro della celebrazione dell’Eucaristia si trovano il pane e il vino; per le parole di Gesù e per l’invocazione dello Spirito Santo, essi diventano il Corpo e il Sangue di Cristo.
Fedele al comando del Signore la Chiesa continua a fare, in memoria di lui, ciò che egli ha fatto la vigilia della sua Passione. (Catechismo Chiesa Cattolica 1333)
La Bibbia descrive la terra promessa come un paese ricco di pane e di vigne e sottolinea spesso i tre elementi base per la vita: frumento, vino e olio. (Os 2,10; Dt 8,8)
Il pane e il vino costituivano la materia prima per due sacrifici incruenti, quello del cibo e quello della bevanda. I pani dell’offerta erano una dotazione indispensabile del culto israelitico: venivano posti sopra un tavolo, davanti al Santo dei Santi, in numero di dodici e rappresentavano l’Alleanza di Dio con Israele. Il pane, emblema di ogni tipo di nutrimento, era considerato uno dei ponti che conducono l’uomo a Dio e Dio all’uomo. La settimana degli Azzimi vedeva il popolo eletto nutrirsi esclusivamente di pane cotto con farina nuova, senza lievito, a ricordo dell’esodo dall’Egitto.
Le moltiplicazioni dei pani costituiscono un momento culminante della manifestazione divina di Gesù; alle folle che lo seguono e lo ascoltano, egli dona non solo il pane della sua parola ma anche quello materiale, che prefigura quello spirituale.
Il vino era considerato un dono di Dio, la sua abbondanza un segno di benedizione, ebbe un posto speciale nei sacrifici dell’Antico Testamento. Nel santuario di Silo la madre di Samuele offrì, insieme con una giovenca e una misura di farina, un otre di vino. (1 Sam 1,24) Il vino era pure un elemento compreso nelle primizie che spettavano ai sacerdoti, essi però erano tenuti a non bere durante l’esercizio delle loro funzioni. (Ez 44,21)
Gesù compie il suo primo miracolo a Cana di Galilea, convertendo l’acqua in vino. Sotto un’apparente facilità di comprensione il racconto nasconde un significato molto profondo: quello messianico. Nella sottolineatura dell’abbondanza del vino, della sua ottima qualità e del fatto che permutava l’acqua preparata per le abluzioni, fa capire che Cristo è il Messia venuto a cambiare l’antica Alleanza con la nuova.
Gesù ha scelto il tempo della Pasqua per compiere ciò che aveva annunziato a Cafarnao: dare ai suoi discepoli il suo Corpo ed il suo Sangue. (CCC 1339)
Celebrando l’ultima Cena con i suoi Apostoli durante un banchetto pasquale, Gesù ha dato alla pasqua ebraica il suo significato definitivo. Infatti, la nuova Pasqua, il passaggio di Gesù al Padre attraverso la sua Morte e la sua Risurrezione, è anticipata nella Cena e celebrata nell’Eucaristia, che porta a compimento la pasqua ebraica e anticipa la pasqua finale della Chiesa nella gloria del Regno. (CCC 1340)
Quando Gesù comanda di ripetere i suoi gesti e le sue parole “finché egli venga” non chiede soltanto che ci si ricordi di lui e di ciò che ha fatto. La memoria (l’andare con il ricordo dal presente al passato) viene superata dal memoriale, cioè il passato che si rende presente, si attualizza nel tempo, per ognuno di noi, e ciò avviene attraverso l’Eucaristia, nella presenza reale del Cristo, sotto la specie del pane e del vino che la Chiesa offre nel sacrificio dell’altare. Dio si mette letteralmente nelle mani dell’uomo e diventa una sola cosa con lui.
La celebrazione liturgica dell’Eucaristia, attraverso i secoli, è rimasta sostanzialmente invariata sino ai nostri giorni; tutte le Sante Messe, in ogni luogo, si articolano in due grandi momenti che formano una sola unità originaria:
• La convocazione, la Liturgia della Parola con le letture, l’omelia e la preghiera universale;
• La liturgia Eucaristica, con la presentazione del pane e del vino, l’azione di grazia consacratoria e la Comunione. (CCC 1346)
Tutti si riuniscono, la celebrazione implica, in primo luogo, un convenire: tutti coloro che riconoscono di essere chiamati dal Padre si radunano, pur provenendo da situazioni sociali, culturali, spirituali diverse e sono invitati ad incontrarsi per fare comunione tra loro in nome della Trinità. La volontà di superare nel Signore le differenze, le inimicizie, i sospetti, le divisioni deve animare coloro che entrano in Chiesa.

La liturgia ci pone, all’inizio della Messa, di fronte alle nostre debolezze e ai nostri peccati, per i quali siamo chiamati a chiedere perdono, ma anche di fronte alla sovrabbondanza della misericordia di Dio, che cantiamo nel Gloria.
L’ascolto della Parola di Dio è uno dei momenti centrali della celebrazione: le letture che ripercorrono la storia della salvezza ci rivelano le grandi opere del Signore, ma anche l’invito a fare la volontà del Padre, seguendo gli insegnamenti di Gesù, che vive in noi per mezzo dello Spirito Santo.
Le letture comprendono gli “scritti dei profeti” tratti dall’Antico Testamento e le “memorie degli Apostoli” ossia le loro lettere ed i Vangeli; nell’omelia si esorta ad accogliere questa Parola, quale Parola di Dio e a metterla in pratica.
Nella professione di fede dichiariamo apertamente di sapere a chi abbiamo creduto (2 Tm 1,12) manifestando la gioia di aver sperimentato nella nostra vita ciò che Dio ci ha rivelato.
La preghiera dei fedeli è momento della liturgia che ci vede intimamente uniti alla Madre di Dio, non solo perché la sua intercessione materna sostiene le nostre invocazioni, ma soprattutto perché nel supplicare il Signore per le necessità della Chiesa e degli uomini, possiamo imitare colei che a Cana, prima degli altri, si è accorta della necessità degli sposi ai quali era finito il vino e ha sollecitato, con discrezione e fermezza, l’intervento del Figlio, suggerendo ai servi “fate quello che vi dirà”. (Gv 2,1-12)
Nella presentazione dei doni siamo chiamati ad offrire a Dio, assieme al pane e al vino, i nostri corpi e la nostra vita “come sacrificio vivente santo e gradito a Dio” per esercitare il nostro “culto spirituale”. (Rm 12,1) Come il pane e il vino, frutto della terra e del nostro lavoro, anche la nostra vita deve essere presentata al Padre, perché lo Spirito la trasformi assimilandola alla vita di Gesù.
La Preghiera Eucaristica culmina poi nella consacrazione del pane e del vino; la Chiesa, per mezzo del Sacerdote, chiede al Padre lo Spirito perché il Figlio di Dio si faccia cibo per i credenti e nasca nella loro vita.
La Comunione realizza pienamente l’Alleanza che Dio ha voluto stabilire con gli uomini: Gesù per opera dello Spirito e nella forma del Pane e del Vino, diventa anche in noi carne della nostra carne.
Il congedo e l’invito ad “andare” verso la testimonianza missionaria delle realtà che sono state celebrate, ci spingono a vivere la liturgia nell’esistenza quotidiana, senza separare preghiera e vita.
Questa unità fra l’incontro con Dio e l’incontro con gli uomini nel concreto del loro vissuto è la sola vera realizzazione dell’esperienza cristiana.

Gianni Maurelli