Formazione della coscienza

di Gianni Maurelli

 

 

 

IL SACRAMENTO DELL’EUCARISTIA (Prima parte)

L’Eucaristia è parola greca che significa “rendimento di grazie” e deriva dal fatto che Gesù, istituendo l’Eucaristia rese grazie al Padre (Lc 22,19; 1 Cor 11,24) e donò così alla Chiesa il sacramento che sotto la specie del Pane e del Vino, contiene il suo Corpo ed il suo Sangue.
L’Eucaristia è stata, in un certo senso, prefigurata dai sacrifici e dai banchetti sacri dei pagani e dei Giudei i quali, mangiando le carni immolate, credevano di unirsi alla divinità. (1 Cor 10.18-26).
Per i Giudei il banchetto più importante era quello della cena pasquale che si faceva come memoriale della liberazione di Israele dall’Egitto e dell’Alleanza del Sinai (Es 12,13 – 24,8).
Il momento solenne dell’istituzione viene descritto con parole molto sobrie e concise dai Vangeli sinottici e da San Paolo. Questi riferisce che “Il Signore Gesù, nella notte in cui fu tradito, prese il pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: Questo è il mio corpo che è dato per voi. Fate questo in memoria di me. Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice dicendo: Questo calice è la nuova Alleanza che Dio stabilisce per mezzo del mio sangue, fate questo, ogni volta che ne berrete, in memoria di me. Ogni volta, infatti, che mangiate di questo pane e bevete di questo calice voi annunziate la morte del Signore, fino a quando egli ritornerà”. (1 Cor 11, 23-26)
Gli Atti degli Apostoli riferiscono che dopo l’Ascensione di Gesù al cielo e la Pentecoste, i primi cristiani erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento dei discepoli nell’amore fraterno, nella frazione del pane e nella preghiera.
L’espressione “frazione del pane” ereditata dai Giudei per designare i pasti in genere, riguarda ora il rito eucaristico; San Paolo ricorda che, in virtù dell’Eucaristia, il cristiano entra in diretta comunione con Cristo. (1 Cor 10.16-17) La frazione del pane sottolinea il carattere sociale e comunitario dell’Eucaristia, la comunione dei discepoli con Cristo diventa comunione fra loro.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica dedica al sacramento dell’Eucaristia i paragrafi dal 1322 al 1419 definendo, nel paragrafo iniziale, L’Eucaristia come il completamento del percorso di iniziazione cristiana per coloro che, rigenerati attraverso il Battesimo, conformati più profondamente a Cristo mediante la Confermazione, per mezzo dell’Eucaristia partecipano con tutta la comunità allo stesso sacrificio del Signore. (CCC 1322)
L’Eucaristia è fonte e apice di tutta la vita cristiana; tutti i sacramenti sono strettamente uniti alla Sacra Eucaristia e ad essa ordinati. Infatti nella Santissima Eucaristia è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa, cioè lo stesso Cristo, nostra Pasqua.(CCC 1324)
Sono diversi i nomi con i quali la tradizione e le scritture hanno individuato questo sacramento, ciascuno di essi ne evoca aspetti particolari e significativi.
Eucaristia, perché, come già ricordato, è rendimento di grazie a Dio; i termini “eucharistein” e “eulogein” (Mt 26,26; Mc 14,22) ricordano le benedizioni ebraiche che, soprattutto durante i pasti, proclamano le opere di Dio: la creazione, la redenzione e la santificazione.
Cena del Signore, perché l’ultima cena che Gesù fece con i suoi apostoli prima di patire e di morire fu anche cena pasquale, cioè Cena della Pasqua giudaica.
Il rituale giudaico prescriveva che al mattino del 14 di Nisan (mese tra marzo e aprile) si facesse sparire dalle case tutto il pane fermentato. Verso sera, nell’atrio interno del Tempio di Gerusalemme s’immolava l’agnello pasquale, che poi veniva portato a casa per essere arrostito e mangiato durante la cena rituale.
Gesù diede incarico di preparare la sua ultima Cena a Pietro e Giovanni, i quali predisposero ogni cosa in una grande sala, al piano superiore di una casa (Cenacolo). Secondo il rituale giudaico la cena iniziava dopo il tramonto del sole e si protraeva a lungo. Mangiavano tutti bene accomodati secondo i costumi di allora e la cena veniva consumata tra quattro coppe di vino che si facevano passare fra i presenti. Si cominciava con la prima coppa, benedetta dal padre o dal presidente; venivano poi presentati sulla tavola i pani azzimi, le erbe amare e l’agnello pasquale mentre circolava la seconda coppa di vino. Seguiva poi una preghiera di benedizione, i presenti si lavavano le mani e consumavano gli altri cibi; passava la terza coppa di vino mentre veniva recitata una seconda preghiera. La cena si concludeva con la quarta coppa rituale di vino. In tale contesto Gesù, dopo aver lavato i piedi agli apostoli, istituì la Santa Eucaristia ed il sacerdozio cattolico.
Frazione del Pane, perché questo rito, tipico della cena ebraica, è stato utilizzato da Gesù quando benediceva e distribuiva il pane come capo della mensa: Il rito consisteva nello spezzare il pane eucaristico prima di distribuirlo ai fedeli come sacramento di comunione. Anche i Giudei non tagliavano il pane con il coltello, ma lo spezzavano con le mani. Uniformandosi a quest’uso Gesù, nell’ultima Cena spezzò il Pane che aveva consacrato e lo distribuì ai presenti. Questo rito fu così religiosamente conservato dalla Chiesa primitiva che diede perfino il nome alla celebrazione eucaristica. Frazione del pane è infatti una delle denominazioni più antiche della Santa Messa, come si legge negli Atti degli Apostoli. (2,42-46; 20,7)
Assemblea Eucaristica, perché l’Eucaristia viene celebrata nell’Assemblea dei fedeli, espressione visibile della Chiesa. Nell’Antico Testamento il termine qahal (assemblea) inizialmente aveva un significato etnico e sociologico in quanto indicava tutti i membri del popolo ebraico. Col tempo acquistò un senso squisitamente religioso perché passò a significare il popolo in quanto convocato da Dio per ascoltare la sua parola e dargli risposta di pubblica e solenne accettazione.
Nel Nuovo Testamento i termini assemblea, radunare, riunire, chiamare convocare, risuonano frequentemente sulle labbra di Gesù: “ Gerusalemme, Gerusalemme, quante volte avrei voluto radunare i tuoi figli così come la chioccia raccoglie i pulcini sotto le sue ali, e tu non hai voluto!” (Mt 23,37)
Questa convocazione, che deve riunire i figli di Dio dispersi per il mondo, è chiamata da Gesù con il nome di assemblea ed ecclesia.Va subito rilevato che la sua unità è più profonda di quella che caratterizzava le antiche assemblee: essa è un corpo, un tempio, una vite. Alla voce di Cristo che chiama, risponde una sola voce quella della Sposa, la Chiesa.
E’ soprattutto la liturgia, considerata nella unità della sua pienezza, il luogo dove avviene la riunione del popolo di Dio in assemblea, per la proclamazione della parola di Dio, tramite il ministero apostolico. E’ qui dove l’assemblea cristiana, prendendo coscienza della propria vocazione, aderisce alla parola e si impegna a tradurla in vita vissuta con la luce della testimonianza quotidiana.
Comunione, perché mediante questo sacramento, ci uniamo a Cristo che ci rende partecipi del suo Corpo e del suo Sangue. La comunione con Dio diventò realtà in Cristo, il quale predicando ed attuando l’unità fondamentale dei due comandamenti dell’amore, portò gli uomini in comunione con Dio e con il prossimo. (Mt 22, 37-38).
Immagini bibliche di questa comunione sono quelle dell’ovile, del gregge, della vite, dell’edificio spirituale, della città santa, soprattutto quella del corpo e quella di popolo di Dio.
Popolo nuovo, popolo messianico, popolo che ha per capo Cristo, per condizione la dignità e la libertà dei figli di Dio, per legge il nuovo precetto di amare come lo stesso Cristo ci ha amati, per fine il regno di Dio.

Gianni Maurelli