Durante le S. Messe della I
domenica di quaresima di quest’anno in tutte le parrocchie è stato letto il
messaggio che il Vescovo Mons. Sanguineti, su sua espressa volontà, ha
indirizzato alla Chiesa bresciana invitandola a pregare per il Convegno
della Chiesa italiana che si terrà a Verona nel mese di ottobre p.v. E’ un
appuntamento attraverso il quale la Chiesa italiana, ogni 10 anni circa,
vuole verificare in quale misura essa, in tutte le sue componenti, abbia
recepito le affermazioni dottrinali e pastorali del Concilio Vaticano II. Si
disse, con un’espressione molto incisiva e significativa, in occasione del I
Convegno ecclesiale del 1976 che questo era stato indetto allo scopo di
“tradurre il Concilio in italiano”. La “Traccia di riflessione” preparatoria
dell’incontro di Verona così riassume il significato del cammino fatto. “Nei
40 anni del dopo Concilio si è cercato di superare la separazione tra
coscienza cristiana e cultura moderna, favorendo un più stretto rapporto tra
evangelizzazione e promozione umana (tema del convegno di Roma 1976),
praticando il discernimento comunitario (Loreto 1985) e accogliendo le
istanze del Progetto culturale orientato in senso cristiano in connessione
con l’urgenza della nuova evangelizzazione (Palermo 1995). A Verona siamo
invitati a riconoscere che questo nostro tempo ha una grande nostalgia di
speranza, anche per i rischi insiti nelle rapide trasformazioni culturali,
in particolare per la deriva individualistica, per la negazione della
capacità di verità da parte della ragione, per l’offuscamento del senso
morale.”.
E’ troppo lungo qui percorrere le tappe dei tre precedenti convegni e anche
solo enunciare i processi di trasformazione intervenuti in questo
quarantennio nella società civile, che hanno riguardato consuetudini e modi
di vita prima che credenze e pratiche religiose. E’ meglio limitarsi a
riconoscere, senza cedere a giudizi caratterizzati da facile pessimismo o da
ingiustificate autocelebrazioni, che non sempre agli intendimenti ed agli
obiettivi che ci si erano proposti, è corrisposta un’adeguate risposta e
crescita religiosa in tutte le componenti che costituiscono la Chiesa
italiana.
E’ perciò più importante porre la nostra attenzione sul prossimo Convegno di
Verona che, si auspica, possa rappresentare un autentico salto di qualità
rispetto agli orientamenti emersi a Roma nel 1976 e confermati nelle
successive assemblee, che possono essere sintetizzate nei seguenti tre
principi (e conseguenti applicazioni pratiche): spiritualità, quale premessa
di ogni rinnovamento interno e di ogni evangelizzazione; missionarietà, come
superamento di pastorale di ordinaria amministrazione; cultura, come impegno
per offrire all’uomo di oggi una risposta agli interrogativi più profondi
della vita personale e sociale.
In questo ambito merita - come ben ricorda in un’editoriale padre Bartolomeo
Sorge, direttore responsabile di “Aggiornamenti Sociali” - un qualche
approfondimento il tema del Convegno: “Testimoni di Gesù Risorto, speranza
del mondo”. In altre parole: ripartire da Cristo, fonte della testimonianza
(Gesù Risorto); testimoniare l’identità cristiana attraverso il coraggio
dell’annuncio ed il proprio modo di vivere (Testimoni); seminare speranza
attraverso l’impegno del cristiano e soprattutto dei laici, in particolare
nella concreta attuazione della politica e dell’organizzazione sociale nelle
sue diverse manifestazioni, per un mondo migliore (Speranza); incarnare la
testimonianza cristiana nell’esperienza quotidiana, cioè nei luoghi concreti
dove si vive e si opera (Mondo). In relazione a quest’ultimo aspetto, cinque
saranno i luoghi che il Convegno di Verona prenderà in esame come quelli nei
quali è oggi più urgente testimoniare il Vangelo. Il primo è la vita
affettiva: come superare l’emotività, la fragilità dei sentimenti, che è
all’origine di tante crisi della famiglia e della vita di relazione
personale e sociale; il secondo, il lavoro e la festa: che cosa fare perché
la flessibilità non diventi precarietà ed il riposo settimanale e le feste
non siano un tempo vuoto o di stordimento, ma rappresentino anche
un’occasione di crescita spirituale e umana; il terzo, la fragilità umana:
come accogliere i deboli (nascituri, bambini, malati, poveri, immigrati,
carcerati, anziani bisognosi, ecc.); il quarto, la tradizione: come
trasmettere ai giovani una formazione morale ed intellettuale adeguata, non
solo nella scuola, ma anche attraverso un uso responsabile degli strumenti
della comunicazione sociale; e l’ultimo, la cittadinanza: come educare a
pensare in “globale” mentre si agisce in “locale”, partecipando da cittadini
del mondo alla soluzione dei problemi che affliggono l’umanità: fame,
ingiustizia, emigrazione, guerre, degrado ambientale.
In considerazione degli aspetti sopra toccati, risultano perciò quanto mai
appropriatele linee guida attorno alle quali si muoveranno in lavori verso e
in Verona: la Prima lettera di Pietro, un testo che parla della
testimonianza cristiana per i tempi difficili, quali sono stati quelli
apostolici e quali sembrano essere quelli che caratterizzano il nostro
tempo.
Verso il IV
Convegno nazionale della Chiesa italiana
Verona 2006 di Gianni Omodei |