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Oratorio
S. Domenico Savio
Vi aspetto tutte le Domeniche dalle 15 alle 18 Don Massimiliano |
VITA ORATORIANA
Domenica 10 Giugno: INIZIO ORATORIO ESTIVO
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"Buon compleanno" L'Oratorio di Bibbiena ? Quante definizioni ha
silenziosamente ricevuto nel corso della sua gloriosa storia... Tanto
per non smentire la tradizione, ne aggiungo un
altro: è E'
un progetto ambizioso,irrinunciabile, affascinante, che già riscuote
consensi numerosi e ricchi di entusiasmo. Una FUCINA artigianale che si
presenta con AMORE GIOIOSO VERSO TUTTI per essere una PROPOSTA, un
SERVIZIO, un'ESPERIENZA!!! A
proposito: un motivo in più per onorare il nostro Oratorio è dettato
dalle sue NOZZE D'ORO (1955-2005). Tiriamo un lungo e profondo respiro e spegniamo INSIEME queste preziosissime 50 CANDELINE! 13/10/2005
don Sante |
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"Il paese di Colorolandia" - vedi foto Dopo un certo periodo di involontario LETARGO..., l'Oratorio "S. Domenico Savio" si è felicemente svegliato ed ha ripreso la sua respirazione naturale. E' nuovamente diventato il PUNTO DI RIFERIMENTO di Bibbiena e non solo. L'esperienza estiva (luglio-agosto 2005) ha lasciato il SEGNO! Sfoglio le pagine dell'agenda parrocchiale e leggo con piacere una cronaca che ormai fa parte della nostra piccola storia. Nel paese di COLOROLANDIA (L'Oratorio estivo) sono stati presenti ogni giorno circa 80 ragazzi (dai 7 ai 13 anni) appartenenti a tutte le estrazioni sociali e religiose. E' stato eletto un SINDACO coadiuvato da ASSESSORI con il compito di far apprendere ed osservare agli "abitanti" del variopinto paese i principi morali di rispetto,di responsabilità,di accettazione e di integrazione dell'altro. Non c'è che dire : un'organizzazione esemplare ...per tante amministrazioni pubbliche...! Don Massimiliano,consacrato Diacono il 14 Settembre scorso, ha fatto CENTRO: aiutato da giovani volontari, è riuscito in questa impresa oratoriana, IMPRESA a caratteri CUBITALI ! L'auspicio di tutti? Presto detto : l'esperienza lodevole dell'oratorio estivo diventi ESPERIENZA QUOTIDIANA ! Le famiglie di Bibbiena la DESIDERANO e la MERITANO. 15/10/2005
don Sante |
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IL FONDATORE DELL'ORATORIO
Nell'anno 1952 Bibbiena era ancora raccolta in massima parte nel suo centro storico. I borghi vivi, attivi, nei giorni di festa e nelle belle stagioni si animavano e nel borgo di mezzo a sera era un andare e venire di giovani e meno giovani. Il novantenne "Chianti" nonno del paese con indosso un mantello a ruota, fumava il suo toscano nel borgarino; "bigo", unico fotografo del paese, passeggiava nel tempo libero con i suoi cagnolini "cico" e "mammolo" inventando fantastici scherzi e raccontando barzellette ai concittadini. Non era diffìcile incontrare "Fra Carlo" che uscendo con il passo strascicato dal convento di San Lorenzo andava a fare le commissioni per gli altri frati distribuendo con il sorriso affabile di chi vive nella pace del Signore, un saluto ed una parola gentile, e ai ragazzi un invito ad essere bravi e a recarsi in Chiesa, per fare i chierichetti e magari in seguito andare in collegio per diventare sacerdoti Francescani. "Gigi di Nicchio" campanaro salariato del Comune andava a suonare il campanone nella "torre dei Tarlati" per annunciare il mezzogiorno e l'ora di notte, avvisava le riunioni del Consiglio Comunale, festeggiava con il suono la nascita di un bibbienese o ne comunicava la morte. In questo paese animato anche da forte antagonismo politico arrivò in una bella giornata di Settembre un nuovo cappellano, si chiamava Don Pietro Bognini. Veniva dal Bergamasco, era alto quasi due metri, aveva due mani e due piedi che ai nostri occhi di ragazzi apparivano enormi ed incutevano un certo timore. Subito i Bibbienesi gli affibbiarono il soprannome di DON CAMILLO, il prete reso immortale, assieme a PEPPONE, dai racconti di GUARESCHI. A Bibbiena per un certo periodo sembrò proprio di essere a BRESCELLO.... Ma durò poco perché Don Pietro dimostrò di non essere un semplice cappellano ma un grande organizzatore e trascinatore, un prete di grande preparazione religiosa ed umana, che si guadagnò la stima e l'ammirazione di tutti, anche, di coloro che all'inizio l'avevano osteggiato... |
SAN DOMENICO SAVIO, UN GIOVANE TRASCINATORE ALLA SEQUELA DI CRISTO
Piccolo grande santo
La vita di s. Domenico Savio, narrata per la prima volta dalla biografia scritta dal suo Padre e Maestro, s. Giovanni Bosco, e poi da altri numerosi e illustri biografi quali il Card. Salotti, don Antonio Cojazzi, don Luigi Castano, è nota in tutto il mondo, diffusa dai Salesiani, dai parroci migliori e dai veri educatori della gioventù. Sappiamo così che Domenico nacque a Riva di Chieri (Torino) il 2 aprile 1842, da umile famiglia di lavoratori, che lo educò alla fede, e che, trasferitesi a Murialdo (Castelnuovo d'Asti), lì a soli sette anni, per la singolare maturità e preparazione, ricevette la prima Comunione, offrendo a Gesù il proposito che dovrebbe essere di ogni cristiano: «La morte, ma non peccati». Ciò che è come dire: «Nulla ho di più caro al mondo che Gesù Cristo». Gesù, davvero, Amico, Maestro, Redentore e Salvatore, gli riscaldò il cuore e ne fece un suo innamorato, in una dedizione a Lui, che crebbe ogni giorno di più, quando entrò nell'Oratorio di don Bosco, nell'ottobre 1854. Lì, Domenico, diretto dal grande Maestro della gioventù, fece della sua adolescenza un capolavoro di fede, di intimità con Gesù eucaristico e di apostolato in mezzo ai coetanei. A 15 anni appena, andava incontro a Dio, nella sua casa di Mondonio (Asti), il 9 marzo 1857. Già durante la sua breve esistenza, era stato un trascinatore di ragazzi — e persino di adulti, lui così piccolo e fragile — alla sequela di Cristo, fondando «la Compagnia dell'Immacolata» in cui aveva aggregato i suoi migliori amici, e con l'ascendente che esercitava sulle persone che incontrava.
Un ritratto singolare
Una biografia di lui, meno nata, è quella lasciata dal salesiano don G.B. Francesia, illustre latinista, che a Domenico aveva fatto scuola, scritta in lingua latina, che pubblicata nel 1910 a S. Benigno Canavese, si conclude con un suo ritratto: «Pueri imago», da cui trascriviamo le espressioni più belle: «Domenico non era piccolo di statura, ma esile. La fronte era spaziosa e soave. I suoi occhi placidi, arguti e penetranti, irradiavano come in uno specchio l'interna bellezza del cuore. Per natura parlava poco, incline piuttosto a ascoltare, benché fosse spedito ed elegante nella conversazione. Quando si discuteva intorno alla virtù, fra gli amici, spinto da una certa necessità, mite per indole e deferente con tutti, era solito prendere la parola con sapienza. Abile nei giochi giovanili, era sagace nel comporre con autorità i litigi dei coetanei, litigi che sapeva tenere lontano da sé con la dolcezza dell'indole. A scuola era modesto e diligente; attirava su di sé facilmente i cuori e l'affetto di tutti. Mantenne sempre il proprio animo limpido e mai vinto dalle passioni. Disprezzava le cose mortali, tenendo lo sguardo unicamente rivolto alle Realtà del Cielo. Piuttosto fragile nel fisico, era forte di animo e sopportò le sofferenze con cristiana pazienza fino all'estremo della vita, così che si può dire che fu rapito da Dio in modo tale che non gli fu tolta la vita, ma gli fu donata la morte». Profilo di singolare bellezza, questo scritto da don Francesia. Lì c'è tutto Domenico Savio: la sua fede invincibile e il suo amore ardente a Gesù, l'impegno a imitarlo e a viverlo, a testimoniarlo in mezzo ai compagni, la sua piccola vita tutta immersa in Dio, il fascino che aveva sugli altri, facendosi amare e attirando molti a Gesù. Era dunque un leader, Domenico, nella sua vita, e non «un santino latte e miele», un piccolo principe della santità e dell'apostolato, «un capitano di 15 anni». Paolo Risso - Osservatore Romano 27/05/04 |
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Don Pietro Borgnini Caprino Bergamasco 10/3/1926 - 3/3/2003 |
Cosa dovevamo fare noi ragazzi nati negli anni di guerra e che vivevamo in un Italia povera e desiderosa di benessere e di riscatto? L' abbiamo seguito con entusiasmo che solo i giovani che vengono dal nulla possono avere, ed allora le poche stanze parrocchiali e poi quelle concesse dalla Confraternita della Misericordia si riempirono per incontri di preparazione religiosa, formativa,e di attività ricreative. I ritiri spirituali si alternavano e si integravano ad incontri di calcio nel vecchio campo delle scuole elementari e poi tornei di "ping pong", attività di atletica, ciclismo, campeggi. .. .Bibbiena divenne in poco tempo richiamo un po' per tutti i giovani del Casentino e lo spazio non fu più sufficiente. Don Pietro, sapeva quando arrivò a Bibbiena, che costruire un ORATORIO sarebbe stato indispensabile alla preparazione e alla aggregazione dei giovani e dei meno giovani della Parrocchia. Nel 1954 espose la sua idea e i Bibbienesi che risposero con la GENEROSITÀ' CHE LI DISTINGUE si autotassarono, ognuno in base alle proprie possibilità economiche e |
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nacque la prima parte dell' Oratorio, con alcune sale per le riunioni, una cappella ed il campo sportivo che divenne luogo di memorabili tornei di calcio e il primo campo in Casentino dove si svolgevano partite in notturna. Per completare l'Oratorio, Don Pietro arrivò ad impegnare il podere dei genitori che abitavano in provincia di Bergamo e ad adibire parte dello stesso a convitto per gli Orfani dell'ENAOLI. I giorni felici per Don Pietro a Bibbiena credo siano stati: quello dell'inaugurazione ufficiale dell'Oratorio presenti tanti autorità fra le quali ricordo Amintore Fanfani, il giorno del 1958 quando fu eletto al soglio pontificio PAPA GIOVANNI, quasi compaesano di Don Pietro e quando la squadra ragazzi "VIRTUS-CALIGARIS" vinse il campionato Regionale di calcio. Ma la gioia più bella era quella di operare in mezzo ai suoi.. ..giovani. Alla fine dell'estate del 1964 don Pietro aveva esaurito il suo compito e in silenzio come era venuto, lasciava Bibbiena e l'ORATORIO. Nel frattempo il nostro paese si era ingrandito e come del resto tutta l'Italia era diventato "ricco", industrializzato, e noi eravamo divenuti adulti, qualcuno aveva già famiglie e figli. Senza accorgersi lasciavamo la stagione più bella della vita, "la giovinezza", con la consapevolezza di essere ben cresciuti grazie ad un PRETE "GRANDE" E GROSSO CHE VENIVA DAL "NORD" E CHE LASCIO' IN POCHI ANNI A BIBBIENA E NEI BIBBIENESI UNA TRACCIA INDELEBILE, PER ANDARSENE POI, PIÙ POVERO DI COME ERA VENUTO, A COSTRUIRE ALTRE CHIESE ED ALTRI ORATORI, A CONOSCERE, AIUTARE ED A CRESCERE ALTRI GIOVANI.
Daniele Senzi - SHALOM Anno 3 - N. 9-10 |
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