Dall'Epistolario del Servo di Dio

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Lettera n. 1

Don Raffaele risponde ad Addolorata Rizzi, nostalgica di notizie del suo Oratorio.

                                                                                        A.M.D.G.

5 maggio 1932

Mia carissima Addolorata,

eccoti al posto per la difesa del Regno dello Sposo Divino: tra i fanciulli tanto a lui preziosi! Costì ci sei ancora più vicina, perché nel combatti mento apostolico siamo sulla medesima linea avanzata; la distanza nulla vale, è la parola di ordine, è l'unico comando del grande Re-sposo che ci unisce per le avanzate unanimi e col grido unico: lasciate che i fanciulli vengano a me. Ed ora che il campo ti è dato, anzi ti è stato ridato, coraggio, alla conquista, anche di palmo in palmo purché sia tenuto e vera mente convertito. Portare Gesù ai montanari non basta, bisogna che Gesù resti e si faccia centro di attrazione per tutto l'ambiente in cui quelli vivono; voglio dire convertire le anime in apostoli perché il corteo di trionfo dell'Amante cammini senza arre sto. Intesi? Ricorda che il bene è diffusivo, tutto sta nell'impostare fermo lo stesso bene ed il resto verrà da sé: è stata la mira di Gesù nel lavorare i suoi apostoli, e questi a loro volta hanno fatto e fanno lo stesso nella cerchia di apostolato che il Signore loro assegna. Il nostro caro Oratorio lo ha ormai per sua vita essenziale, non si è contenti di convertire semplicemente le anime, ma di mutarle in scintille d'incendio. Sei tu figlia di esso, continua la via intrapresa. Il mese della nostra Mamma-Regina cammina e nel nostro nido va d'incanto come al solito: Amore, entusiasmo, delirio, tu vedi sul volto di tutti, con una specialità quest'anno che si com piano le pratiche del mese in tre tempi: mattina alle ore 7,30 con ufficio recitato da tutti e meditazione predicata sulla vita interiore del cristiano, maestra la Mamma; pomeriggio alle ore 18,00 per tutte le fanciulle dell'Oratorio con conversazione mariana e canti; sera per i ragazzi (che sono fin troppo a dispetto del demonio) e per tutti con predicozzo sull'ubbidienza. Come vedi la onoriamo la nostra Regina e le stiamo attorno fino, per dir così, a non darle tempo a guardare e a sentire le sozzure del mondo. Tu con noi, pur stando ai confini dell'Italia, anzi unendo il tuo spirito ed il tuo cuore al nostro, stringeremo l'Italia tutta in mezzo ai nostri due fuochi di amore e la trapasseremo della nostra corrente mariana per portarla a Gesù nostro Amo re. D'accordo, n'è vero, Addolorata mia? Sì, e l'Ita lia nostra camminerà meglio verso il cielo. Vuoi sapere dell'Oratorio? della nostra vita? Ti basti pensare che è vita robusta che si sviluppa; se un giorno dicevo che ci chiamavano moltitudine, che dirò ora? Non ci contiamo più...

Il catechismo nelle svariate classi di discenti cammina in ascensioni alte... E' il programma che nei suoi dettagli si estende: ragazzi, ragazze, giovanette alla soglia dello sposalizio, donne... siam molti, Deo Gratias et Mariae e così in molti, in tutti al Paradiso. La tua preghiera instancabile ed il tuo sacrificio apostolico intenso siano per noi anche, come tutto ciò che è nostro, è sempre e sarà sempre per te: non per nulla siam famiglia dove i beni si pongono in massa comune per la partecipazione singola dei diversi membri. Per me poi chiedi sempre a Gesù la vera Santità che mi faccia divenire un sacerdote quale Egli mi desidera. Lo farai?.. sì, anche se di tanto in tanto mi faccio vivo con qualche mio scritto; né ti prendere a male il mio ritardo, tu conosci come vivo grazie a Dio ed a Maria. Tutte, dico tutte, le tue sorelle di Oratorio ti augurano sempre più e sempre meglio; prega assai per esse.

Ti benedico

Sac. Raffaele Dimiccoli

Ti mando il nastro del Giovedì Santo.

 

Lettera n. 2

Scritta da don Raffaele Dimiccoli ad Addolorata Rizzi entrata tra le Suore di Carità dell'Immacolata Concezione d'Ivrea

A.M.D.G.

13 gennaio 1932

Mia carissima Addolorata,

sono assai contento della tua contentezza, poi ché è questo il fiore che può spuntare e vivere sull'albero annoso dell'amore paterno che è la vita della mia vita, per grande misericordia di Dio. Ti ho cresciuta per questo, e solamente per questo ti ho voluta vicina a me fiancheggiatrice della nostra opera di Redenzione: la felicità del cielo avvicinata a questo povero esilio; ed ora, poiché il Signore così ha voluto, ti ho voluta consacrare io stesso a Gesù porgendoti a Lui con le mie stesse braccia e collocandoti nell'appartamento nuziale il dì memorando del 4 gennaio c.a.

Grandezza divina del Sacerdozio cattolico! In chiniamoci dinanzi ad Esso e protestiamogli indefettibile fedeltà, poiché così copieremo la vita eucaristica di Dio che ha voluto accoppiare se stesso al Sacerdozio Cattolico come frutto all'albero suo. L'offerta, lo devi credere, e poi, troppo mi conosci, ha percossa la vita con tremito convulso, nascosto appena sotto un profondo pallore, ma consoliamoci che è stata più accetta allo Sposo degli Angeli e più meritoria per ambedue. Deo Gratias et Mariae!

Al paradiso raccoglieremo e a larga mano. Per te la parola d'ordine: sia degna figlia dell'Oratorio; per me: copia integra ed immacolata della Paternità Divina che vive coi figli dovunque e sempre. I tuoi cari ragazzi parlano dite a Gesù e tra loro; tu, lo credo, parla di loro sempre a Gesù. L'Oratorio tutto si ricorda della figlia lontana e... ti impetra virtù e santità. Di Bari è morto la mattina del 6 c.m.; non poteva morire meglio. Il giorno prima chiede con insistenza di confessarsi, quantunque avesse detto alla mamma che nulla gli turbava la coscienza, la notte, passata insonne, la santifica con cantici sacri: all'Angelo Custode, il Te Deum ecc. alle 5 spira.

Il funerale fatto al pomeriggio fu un trionfo: l'Oratorio al completo che recitando la corona dei Requiem chiamava l'attenzione anche dei dormienti in casa, trascinò una folla di gente sterminata al nostro Oratorio dove si fecero solenni esequie, tra cantici lugubri e parole di addio dei compagni. Anche dinanzi alla morte il nostro caro nido si mostra gigante e pieno di vita; Deo Gratias et Mariae. Il giorno seguente, quasi tutto l'Oratorio grandi e piccoli si riversano al Camposanto per assistere alla S. Messa presente cadavere e dare l'ultimo addio al caro ragazzo; quanta è cara questa nostra famiglia, basta una voce sola per l'adunata generale ed è bello vedere occhi luccicare per il medesimo fine e cuori vibrare pel medesimo ideale a centinaia e centinaia.

Sempre Deo Gratias et Mariae. La pratica dei 15 sabati la incominceremo il 30 c.m., l'intenzione: La fede attiva cioè quella vita cristiana che non deve urtare con quella verità proclamata alta dall'apostolo S. Paolo: La fede senza opere è morta. La ritirata ultima di tanti spiriti coniglio ci deve essere lezione.

I tuoi parenti da Torino sono stati molto gentili nel ringraziare l'Oratorio per quella piccola esplosione di cuori fatta nella tua dipartita, rispondi tu loro anche a nome nostro, poiché non so l'indirizzo, che l'affetto di famiglia non ha confini quando vive nell'anticamera del Paradiso.

Come vedi mia cara Addolorata, ho saputo rubacchiare un pochino di tempo alle mie faccende apostoliche per santificare anche con te qualche minutino; ti appartengo ancora, e mi appartieni ancora tu, n'è vero?

Metti a frutto tutto ciò che lo Spirito Santo in tanti anni ti ha dato, adorna il tuo spirito di quelle perle che riflettono la luce del cielo e vivi sempre, sempre la bambina di Gesù con quella infanzia che tanto appassiona gli occhi dello Sposo.

Non ti scordar di noi dinanzi a Gesù e quando c'è da tritare più sottilmente lo spirito nel torchio del rinnegamento, sii generosa nell'offrir tutto per chi tanto e poi tanto si è sforzato a farti del bene.

Tutti e tutte con un grido assordante ti salutano.

Ossequi rispettosi ai tuoi superiori; Ti benedico nel S. Cuore di Gesù.

Sac. Raffaele Dimiccoli

 

Lettera n. 3

Esorta Sr. Pia Raffaella Rizzi ad essere "degna sorella di un sacerdote" e "collaboratrice del suo apostolato". Fra Roberto il 5 agosto di quello stesso anno diveniva sacerdote cappuccino.

A.M.D.G.

6 luglio 1934

Mia cara Suor Pia Raffaella,

ho sorriso di tanta gioia quando ho letto che a queste povere anime hai parlato della nostra Mamma ed hai suscitato nel loro cuore affetti puri e grandi quali si merita una tanta Regina. Deo Gratias et Mariae! E' una grazia particolare parlare di Ma ria, farla amare, perché è il distintivo dei Santi.

La fatica apostolica assegnata anche in un terre no arido e refrattario vuole necessariamente abbandono pieno in Colui che nicremenuim dat, e la zolla più secca, e la coscienza più fossilizzata ed il cuore più incartapecorito d'incanto diverranno voli superiori ed incendi irrefrenabili. Vedrai mia cara, l'assistenza tangibile del buon Gesù quando si vive incorporati in Lui e si vuole far vivere il suo Volere in qualsiasi attimo della nostra vita. Vedrai, o meglio, mi auguro che già l'abbia visto quanta verità c e in quella Assicurazione dataci dal buon Maestro "e noi verremo e faremo la nostra dimora" faremo sentire e gustare la nostra presenza. Anche le nostre debolezze, forse financo la nostra incoscienza di viene forza e motivo di grande Amore quando il niente viene assorbito dal Tutto. E' la nostra missione: "Oportet me minui, Illum autem crescere"; "adveniat Regnum Tuum", anche attraverso il nostro sangue, fino ad innalzarsi sul nostro cadavere. Preghiamo, assai, assai perché il programma sia già una forte realtà e poi... il Cielo.

Nel nostro teatrino occhieggia graziosamente il motto: "Lotta, vibra, ama e poi... muori... e poi il Cielo".

Ti mando il nastro del Giovedì Santo scorso.

Mi chiedi dell'Oratorio!

Si cammina spero, innanzi. La vita di famiglia si stringe sempre più con l'affiatamento cordiale, pare che c'intendiamo sempre; le piccole che si fanno grandi e si coordinano alla nostra legge dominante; i nuovi si famigliarizzano alla nostra disciplina, gli uomini sono più vicini a Gesù con l'intendersi con noi, le donne fanno a gara con le giovanette a chi più sa amare osservando quello che si suggerisce, la cara Mamma pare che si trovi in un ambiente più suo e Gesù ci sorride e ci benedice. Non ti parlo poi delle iniziative che s'inventano, si provano, si correggono, s'incoraggiano ed anche si distruggono. Meno male che c'è il Moto perpetuo, altrimenti l'Opera stessa morrebbe in una ridicola mostruosità.

Deo Gratias et Mariae.

La mia salute! Va anch'essa. Ti sei dimenticata che io vivo a sorprese? Quando c'è il bel sole e la giornata promette bene proprio allora: fulmini, tuoni, fracassi da spaventare a morte, seguiti poi da più ben sole e da cielo più celeste. Il Signore ora vuole che stia bene salvo complicazioni anche... a sorpresa. I ragazzi educati da te si fanno ometti e tracciano più marcatamente gli effetti dell'indirizzo ricevuto nell'infanzia. Se vedessi quanti sono; che grida, che urla... Evviva l'Oratorio! Il 5 agosto faremo la nostra festa solenne a S. Filippo, proprio quando Fra Roberto sarà consacrato Sacerdote. Tu renditi degna sorella di un Sacerdote e sii la collaboratrice del suo Apostolato.

La tue sorelle di Oratorio tanto ti augurano ogni bene celeste, tu prega per esse perché esse già lo fanno sempre.

Per me poi e per l'Oratorio non te ne parlo.

Ti benedico fortemente unita a Suor Rosina.

Sac. Raffaele Dimiccoli

 

Lettera n. 4

Stupenda lettera, capolavoro di squisita carità, scritta dal Servo di Dio alla sua discepola Concetta Distaso recatasi a Fiume (Istria) per l'inaspettata morte della sorella Nunzia, che lasciava orfani cinque piccoli figli.

 

 

Barletta, 19 maggio 1935

 

 

A.M.D.G.

Sia lodato Gesù e Maria

 

Mia carissima Concetta,

abbiamo con te sofferto affanni, ansie, sospensioni ed oggi anche pianto per la dura prova a che Gesù Buono ha posto te e la tua famiglia. Credevamo che la grazia sospirata con tante insistenti preghiere venis­se,... ma al Signore Sapiente e Provvido non è piaciuto e certamente avrà utilizzate tante suppliche in altri beni maggiori. Sia fatta la Santa Volontà di Dio. Pieghiamo la fronte e adoriamo il Supremo Giudizio di Dio. Come scende dolce e ristoratrice la balsamica fede cattolica in questi periodi della vita umana: riabilita le forze umane spezzate con violenza dal duro cimento e ci dà quel santo coraggio di penetrare le fitte nubi oscure, per dichiarare la nostra nullità dinanzi al Tutto celeste e chiedere rassegnazione e pace per il nulla che vorrebbe reagire.

In questa dura circostanza i cuori tutti dell'Ora­torio si sono fusi in uno solo, gagliardo e piangente, per te che lontano lontano soffri la bufera della disgrazia nella solitudine amara della distanza dai tuoi cari tutti. Coraggio, mia carissima, le distanze scompaiono quando si nuota nella certezza di essere circondata e confusa in tanti e tanti cuori che veramente amano una loro sorella di amore il più santo e perciò il più sincero. Santifica il dolore nel sacrificio incruento a cui il buon Gesù ti pone; guarda su su in alto un Paradiso che si deve conqui­stare con questi spiccioli bagnati di lacrime e poi sappi essere ancora più utile alla buona Nunziatina col darle suffragi di opere meritorie. Tale è la fisio­nomia di una sposina di Gesù: così facendo, si sta nel carattere proprio di una figlia privilegiata del Signore. Comprendo il tuo stato di animo, com­prendo il disagio profondo che ti affligge ed è questo un più forte motivo di esserti più vicino con la preghiera e con i sacrifici miei quotidiani. Non guardare la sola croce nuda e rude, no, cerca di discernere in quelle ombre che la circondano il Dolce Dolorante che maciullato e trito ti guarda e t'invita ad agonizzare con Lui, sulla Sua croce; adagiati su di essa con l'affiatamento dei vergini cuori per elevarti alla dignità di corredentrice del­l'anima buona di Nunziatina e di tutte le anime che vivono ancora pericolanti su questa miserabile terra. Come diviene radiosa la figura di una sposa, ornata e consacrata dalle mani dello stesso sposo, avviati per la medesima mèta, a compiere il mede­simo atto di Redenzione! Sappi, Concetta mia, esse­re degna di tanto posto e ditale missione. Sii tu ora la dolce mammina di quei cari innocenti che non arrivano a comprendere la grave disgrazia che li ha colpiti; ti devono essere cari doppiamente perché nipotini coperti di nero dalle gramaglie dell'orfa­no.

Concetta non ti lascio, col lasciare la penna, no; la benedizione del buon Gesù e la carezza tenera­mente materna della buona Mamma siano sempre con te.

Compiaciti accettare le condoglianze di tutte, tutte le sorelle dell'Oratorio, delle tue care discepo­le e dei ragazzi.

Ti benedico nel S. Cuore.

 

Sac. Raffaele Dimiccoli

 

 

Lettera n. 5

Missiva indirizzata a Nicola Rizzi trasferitosi a Mestre (Venezia) per lavoro. Molto profondi i suoi pensieri sul valore dell'amicizia.

 

3 dicembre 1954

Cristo Regni

 

Nicolino carissimo,

tra le giornate d'incontri cordiali e sinceri vi è quella dell'onomastico, e anche quando costa sacri­ficio, volentieri si sospende la corsa agli impegni per l'incontro.

Non ti farò la filastrocca solita che si usa in queste circostanze, perché te la dovrei cantare tutti i giorni dell'anno e chissà quante volte al giorno. La persona cara non si separa con la distanza di misu­ra lineare odi tempo, perché l'affetto è calamita che lega, è vampa che attira e fonde in una sola fiammata e non si estingue e non s'infiacca, vive dell'unico ideale: volere il bene, desiderare maggiore bene sempre, dappertutto fin dove arriva la potenza dello spirito, fino a risiedere in Dio, punto di par­tenza e punto di arrivo; in Dio sorgente limpida di amore e che completa e sazia ciò che l'umano non sa portare.

La cura, le attenzioni che ti hanno mandato fino a portarti su, lo sguardo lungimirante che t'insegue, le indagini dell'occhio e il tasto del polso che ti sorprende quasi d'improvviso, non è atto di amore e di quello superiore a qualsiasi altra espressione umana che ha la pretesa di competere con l'affetto soprannaturale?

L'augurio: che potessi comprendere la cerchia che ti circonda, arroventarti in essa per camminare verso l'esecuzione del Mirabile Progetto Divino, tranquillo, confidente e... felice.

Sai che si richiede da te? Fedeltà infrangibile all'educazione che ti s'imparte, docilità a piegarti col sorriso del Vittorioso alle tempeste ordinate per la purificazione e vivere la vita soprannaturale piena, senza concessioni materiali fino all'entrata in Paradiso.

Ti benedico e il 6 c.m. vivrò più vicino.

 

Sac. Raffaele Dimiccoli