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  INTERVISTA AL SINDACO DI ATRI
(a cura di Lorenzo D’Orsogna)
 

A due anni dalla sua elezione qual' è il bilancio di questa Amministrazione?

E' un bilancio molto positivo.
Sono stati due anni nel corso dei quali abbiamo portato a termine numerosi progetti che erano stati programmati negli anni precedenti e al contempo, sono state poste le basi per nuove e importanti iniziative mirate allo sviluppo sociale, economico e culturale della città.
Debbo aggiungere che tale lavoro, pur irto di difficoltà, è reso più agevole dalla grande coesione esistente con gli altri colleghi della Giunta, con tutti i consiglieri di maggioranza e con i partiti che compongono la coalizione.
Sento doveroso rivolgere un particolare apprezzamento a tutti i dipendenti del comune che con la loro precisa e competente collaborazione rendono possibile il raggiungimento degli obbiettivi dell'Amministrazione.

L'Ospedale di Atri continua a perdere la sua immagine e concretezza. E' diventato un tormentone per qualsiasi Amministrazione comunale. Vi è una soluzione per riportarlo a come era venti anni fa, oppure dobbiamo rassegnarci al suo lento declino?

Non ero ancora nato quando la nostra città aveva aperto il suo ospedale. Il nostro nosocomio ha conosciuto un periodo di sviluppo grazie agli interventi di politici locali che hanno favorito la costruzione di nuove strutture arricchendole non solo di posti letto, ma di servizi e di illustri medici. Poi, agli inizi degli anni '80, è stato completato il nuovo ospedale e, grazie all'impegno di amministratori lungimiranti e di personale di talento, si è conquistato un nome non solo in Abruzzo ma anche fuori Regione.
I pazienti vi hanno trovato professionalità, servizi di primo piano, cortesia, pulizia, ordine, in una parola un luogo serio di diagnosi e cura.
A seguito dell'accorpamento delle quattro Unità Sanitarie Locali esistenti in una unica A.S.L., si è passati da uno stile "politico" di gestire la struttura sanitaria ad uno stile "economico-manageriale". Mi spiego: la sanità non può essere solo gestione del mero calcolo di costi-benefici in rapporto ai pazienti ma un ambito delicato della struttura sociale in cui si ha a che fare con persone che soffrono, che sono deboli, che dipendono da altri. Non può essere che si privi l' ospedale di risorse che sviluppino la ricerca, la prevenzione, la cura, il riferimento umano. Il politico, pur con i suoi limiti, pensa , agisce, interviene, in un'ottica "umana", ha a cuore l'uomo e i suoi bisogni, risponde ai cittadini del suo operato. Ha in mano la bussola e percepisce primariamente i bisogni della collettività, quindi interviene con scelte positive o negative purché si raggiunga l'obbiettivo.
Il manager, invece, pensa e agisce soprattutto in termini economici, come se una struttura sanitaria fosse una semplice azienda di produzione di servizi. Indirizza le risorse finanziarie, investendo o togliendo, là dove è necessario.
Credo che oggi si assista ad un grave errore metodologico: manca la sintesi, l'armonia, la sinergia tra il politico , che comunque è fondamentale, e il tecnico, che è pur sempre di primaria importanza.
Manca all'interno della ASL la presenza politica che è la fucina di idee e prospettive. Io sono molto preoccupato di come sta declinando il nostro ospedale, di come c' è spesso sordità al centro direzionale rispetto alle tante voci che si levano dal territorio di competenza del presidio.
Io sarò vigile, attento alle tante problematiche ancora esistenti nel nostro ospedale, tuttavia voglio sperare che qualcosa migliori e soprattutto si impianti una strategia politica di progettazione per la sanità del futuro, cosa che oggi purtroppo manca nell'azienda ASL.

Secondo lei il modo di amministrare è cambiato o si continua nella logica della spartizione da “Prima Repubblica”?

Personalmente non avverto passaggi evidenti tra una prima e una seconda Repubblica. Sono stati fatti interventi finalizzati al decentramento, come prescrive la Costituzione, a riforme della Pubblica Amministrazione, alla riforma elettorale, ma non ritengo che, nonostante il bipolarismo, sia cresciuta la rappresentatività.
Con il maggioritario si perde la presenza del partito a vantaggio della forza di coalizione. Il proporzionale assicura la rappresentatività individuale e del partito.
A livello locale, il Sindaco ha più forza e potere decisionale, risponde direttamente ai cittadini e può rimettere immediatamente il suo mandato qualora ritenga che la sua maggioranza non lo sostenga più.
Comunque, in fase pre- elettorale, come in fase amministrativa, la logica della spartizione rimane. Ci sono sempre interessi più o meno forti di natura politica che spingono a occupare posti decisionali.
Questo non lo dico in senso negativo ma realistico poiché ogni ideologia ha la sua volontà di operare politicamente per raggiungere i suoi obbiettivi sociali.
Qui sta la difficoltà di organizzare la "squadra" che deve chiedere fiducia ai cittadini e amministrare la cosa pubblica.
In conclusione penso che qualcosa di accidentale è cambiato ma sostanzialmente il sistema di governo è rimasto invariato .

Attualmente lei ricopre la carica di Vice - Presidente della Provincia di Teramo, che ad un certo punto è stata messa in discussione. Atri, secondo lei, è vista a Teramo come un sassolino che dà fastidio?

Non esiste un percorso lineare nella vita. Ci sono tante cose imprevedibile e tante reazioni inaspettate. L'uomo è il suo io e la sua circostanza; non esiste una situazione definitiva, inalterabile.
Qualcosa è avvenuto lo scorso anno, un periodo lungo e doloroso di riflessione politica, di nuove richieste di cambiamenti che sono stati motivo di sofferenza personale e di coalizione ma che hanno portato comunque dei buoni frutti e un nuovo equilibrio nella maggioranza.
Personalmente ho tratto grande vantaggio in termini di maturazione umana e politica, al di là di come si sono risolte le cose, sperimentando che con il dialogo, a volte aspro e franco, con la coerenza di pensiero e senza arroganza, ma ricercando nuove piste, nuove soluzioni, nuove architetture, si può ritrovare unità e voglia di lavorare in gruppo.
Per me non è importante occupare una poltrona ma lavorare per il bene comune, fermo restando una certezza : in democrazia la scelta dei cittadini non va elusa per far posto agli interessi personali. Un mandato , salvo gravi motivi, può essere rimesso solo nelle mani del popolo. Senza questo presupposto si fa spazio solo agli equivoci e all'arretratezza politica che è solo espressione di poco spessore morale.
Atri non è certamente un "sassolino" da gettare ma una realtà che può dare ancora moltissimo alla nostra Provincia come idee, persone, impegno. Sono soddisfatto del gran lavoro svolto in Provincia sino ad oggi per la mia città che dall'Amministrazione Ruffini viene vista con grande attenzione.

Lei oggi è iscritto nel Gruppo della Margherita. Questo nuovo “soggetto politico” rispecchia l'ideologia del Partito Popolare dal quale proviene?

Dopo i fatti del 1992, il crollo di un sistema politico che ha governato per 40 anni, era inevitabile una disintegrazione ideologica. Quanto è avvenuto con la fine della DC non ha certamente giovato al bene del Paese. Le migliori energie si sono disperse in una serie di rivoli che hanno perso la forza propulsiva e propositiva di un grande partito. Gli orfani della DC hanno cercato nuove famiglie, sono stati adottati da altre formazioni politiche, hanno generato nuove realtà.
Da questo punto di vista senz'altro è stato positiva la fase della crisi, ma è altrettanto vero che, con l'imporsi del sistema bipolare, ci si è divisi ancor più delle appartenenze.
L'anima cattolica della DC è una realtà che difficilmente potrà morire senza che lasci un vuoto incolmabile. Essere cattolici in politica non significa, tout court, appartenenza ad un partito o ad uno schieramento ma è una abilità politica, un modo di vedere la realtà sociale con gli occhi del credente nei valori cristiani e nella dottrina della Chiesa.
Pertanto è uno stile di fare politica animando qualunque realtà e struttura.
Questo, come la storia ha più volte evidenziato, può significare anche andare contro le logiche non consone ai valori che Sturzo, De Gasperi, Dossetti e altri, hanno posto alla base del Partito Popolare prima e della DC poi.
La Margherita è nata con questo aggancio alle radici popolari e cristiane ma aperta a chiunque voglia condividere la passione per una politica seria, di valori, di rinnovamento, con il cuore aperto ai bisogni dell'uomo.
In questo soggetto politico, che trova attualmente posto in una visione culturale e politica per la realizzazione di uno Stato sociale progressista, democratico e rappresentativo, io mi sento naturalmente iscritto fermo restando che prima dell'appartenenza sono importanti i valori e i principi.


Quale deve essere il ruolo dei cattolici impegnati in politica e nell'amministrare la cosa pubblica.

Siamo lontani da quando nell'800 era vietato ai cattolici avere impegni politici. Il lungo travaglio del secolo scorso è approdato alla necessità che il cristiano sia presente, come il lievito nella massa, nella sfera politica, perché vengano assicurati per il bene comune la pace, la giustizia, il rispetto per la vita, il diritto al lavoro, alla casa, alla libertà. I valori cristiani sono come i mattoni per costruire la casa comune.
Il magistero cattolico, pur lasciando spazio alla libertà di coscienza e di impegno, ha dei progetti ben precisi per costruire una società umana: la famiglia, la scuola , l'educazione e formazione, lo Stato, la comunità religiosa, i più deboli, la difesa della vita.
Ritengo che , pur salvaguardando la laicità dello Stato e delle istituzioni, la responsabilità dei cattolici sia di fondamentale importanza per l'amministrazione della cosa pubblica, soprattutto ora che è forte la sfiducia dei cittadini nelle istituzioni.
Ciò significa realizzare uno Stato giusto che abbia a cuore il bene autentico, morale e materiale dei cittadini.

Cosa realizzerà questa sua Amministrazione prima della conclusione della legislatura?

Sicuramente l'obbiettivo più importante per lo sviluppo del territorio è la prossima definitiva approvazione, dopo più di 25 anni di attesa, della variante al Piano Regolatore Generale. Tale approvazione consentirà nei prossimi anni la realizzazione di infrastrutture pubbliche e private quali , ad esempio, la nuova area industriale e artigianale ai Piani S. Andrea, in località Stracca di Casoli ,in località S. Martino, tanto attese dagli imprenditori e artigiani locali e dei centri limitrofi e che , sono certo, dovranno occupazione a tanti giovani.
Altro aspetto importante legato all'approvazione del Piano riguarda la realizzazione di nuove strutture ricettive turistiche eco - compatibili e il potenziamento di quelle esistenti. Anche qui sono evidenti le future positive ricadute occupazionali.
Per quanto attiene l'edilizia privata è prevista la possibilità attraverso il sistema dei comparti urbanistici, di edificare in nuove aree con interventi diretti posti in essere a seguito di partecipazione a procedure di gara gestite dal Comune che beneficerà di nuove entrate da invertire sul territorio.
Si continuerà ad operare al fine di diminuire il senso di isolamento avvertito dai cittadini residenti nelle frazioni distribuendo gli interventi di carattere sociale, culturale e infrastrutturale in maniera uniforme su tutto il territorio.
L'amministrazione, per mezzo dell'ufficio tecnico, ha avviato le procedure per la riconversione in Palasport del Palaghiaccio posto all'interno del Centro Turistico Integrato.
Altri ingenti investimenti sono stati destinati alla ristrutturazione e adeguamento alle norme di sicurezza degli edifici scolastici, alla realizzazione di marciapiedi, alla installazione di nuove reti di pubblica illuminazione, alla viabilità rurale, al verde attrezzato, alla metanizzazione .
Al termine di questa piacevole intervista, colgo l'occasione per ringraziare il Direttore Don Paolo Pallini e la sua redazione per l'attenzione da sempre mostrata verso i problemi della città.
Auguro a tutti i lettori del periodico una buona Pasqua di serenità e pace.


Il Sindaco di Atri
Paolo Basilico


Atri 9 aprile 2003