| OPERE DI MISERICORDIA: Corporale(7) e Spirituale(7) |
| 7. Seppellire i
morti La Chiesa nella sua liturgia onora il corpo dei defunti con l'aspersione e l'incensazione perché il corpo umano è stato dimora dello Spirito Santo. Siamo "tempio dello Spirito Santo" (1Cor 6,19). Il culto per la salma di chi ci ha lasciati è la continuazione del rispetto, dell'amore e della venerazione dovuti alle persone vive. Nei secoli passati erano tanti che vivendo in povertà non avevano i mezzi per provvedere alla sepoltura dei propri cari. Allora sorsero sollecitate da spirito di autentica carità cristiana le Confraternite che si chinavano per strada o nei lazzaretti per raccogliere gli infelici deceduti con l'intento di dare loro una degna sepoltura. Anche Cristo non aveva una tomba dove riposare dopo la morte in croce. Un amico, Giuseppe di Arimatea, gli cedette la sua. Non solo, ma ebbe il coraggio di presentarsi davanti a Pilato e chiedergli il corpo di Gesù. Anche Nicodemo aiutò a seppellirlo. (Gv 19, 38-42) Oggi questa opera di misericordia sembra un comandamento superfluo, perché è il sevizio pubblico comunale che si occupa di fatto dell'assistenza ultima per tutti i defunti. Tuttavia la misericordia va usata per i morenti assicurando loro la migliore qualità di vita, offrendo loro quanto può lenire le loro sofferenze. Tutti sono impegnati ad aiutare i fratelli e le sorelle a morire bene: senza forme di terrorismo psicologico, ma anche senza evasioni. Si devono preparare le persone ad incontrarsi con il Signore, presentandolo come padre e amico, attraverso la preghiera e la ricezione dei Sacramenti. È atto di misericordia rasserenare i morenti, assicurando loro la vicinanza solidale alle persone che rimangono, soprattutto se si tratta del coniuge e dei figli in tenera età. È atto di misericordia anche diffondere una cultura cristiana della morte, inserendola nel contesto della vita umana. E' atto di misericordia accompagnare anche i familiari nell'elaborazione del lutto. 7. Pregare Dio per i vivi e i morti L'ultima delle opere di misericordia spirituale ci ricorda che i cristiani sono chiamati a intercedere cioè a portare davanti a Dio le sofferenze , le gioie, i bisogni e le speranze dei loro fratelli. San Paolo raccomanda di pregare per tutti, senza distinzione, anche per i governanti e per quelli che stanno al potere, perché "egli vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità"(cfr. 1Tim 2, 1-4). I defunti che si trovano in purgatorio dipendono dalle nostre preghiere. È un'opera buona pregare per loro perché siano liberati dai loro peccati. (cfr. 2Mac 12, 46) La settima opera di misericordia spirituale ci ricorda innanzitutto l'importanza della preghiera: una forza che muove e unisce il cielo e la terra e c'invita a rivolgere a Dio una preghiera tutta particolare in favore dei vivi e dei defunti. Dobbiamo pregare soprattutto per le persone che il Signore ci ha messo accanto o che ci ha fatto incrociare sul nostro cammino: il sacerdote per i suoi fedeli, i genitori per i figli, gli sposi reciprocamente, l'insegnate per gli alunni, il medico per i suoi pazienti e viceversa. Anche i nostri morti devono entrare nell'orizzonte della nostra preghi era: sono uniti a noi, perché sono uniti a Cristo. E il rapporto è reciproco: noi usiamo loro la misericordia del suffragio, loro implorano per noi la benedizione, cioè tutto ciò che è veramente bene per noi. Quando la nostra domanda viene fatta nella viva fede di essere esauditi, e nel nome del Signore Gesù, nostro salvatore, e secondo la volontà del Padre celeste, che vuole solo il nostro bene, allora siamo sicuri che la nostra preghiera sarà ascoltata. Come e quando non lo sappiamo, però siamo certi che Dio non delude mai, se no non sarebbe Dio. |
| OPERE DI MISERICORDIA: Corporale(6) e Spirituale(6) |
| 6. Visitare i
carcerati "Non dimenticatevi dei carcerati come se foste loro compagni di carcere"(Eb.13,3) Quest'opera di misericordia ci invita a non scordare i tanti fratelli e sorelle che scontano la loro pena nelle carceri. Attualmente le leggi e i regolamenti consentono le visite ai carcerati esclusivamente a persone autorizzate (familiari, avvocato …) e a volontari preparati. Perciò quest'opera di misericordia non è facilmente praticabile. L'opera di misericordia è comprensibile e attuale se si considera il problema del carcere nel suo insieme e nei riflessi che produce. Anzitutto il carcerato è un uomo che soffre, perché privato della libertà, perché si sente causa di altre sofferenze, perché si sente emarginato e condannato ancora prima della sentenza definitiva, perché privo di affetti, senza le proprie cose. Ai carcerati non serve il nostro giudizio. Se stanno scontando la pena è necessario che possano farlo nel rispetto della loro dignità e possano ricostruire la propria vita. Purtroppo sono tante le carceri s ovraffollate, tanti sino i gesti di disperazione, di aggressività verso gli altri e verso se stessi. Forse l'aiuto maggiore può essere offerto al termine della pena: un aiuto fatto di vicinanza, di sostegno nel reinserimento lavorativo, nel recupero di relazioni più o meno compromesse. Più grave, in alcuni casi, è la situazione della famiglia. Il coniuge deve portare il peso della solitudine e dell'umiliazione e spesso deve affrontare seri problemi finanziari. I bambini, vittime innocenti, talvolta leggono sul volto dei loro coetanei lo scherno e il disprezzo; rischiano di veder segnata la loro fanciullezza e adolescenza da un marchio: sono i figli del carcerato. La pietà cristiana può fare molto: educare la comunità ad evitare assurde condanne e a porsi, invece, in atteggiamento di accoglienza e di solidarietà. 6. Sopportare pazientemente le persone moleste Quest'opera di misericordia ci invita prima di tutto a riconoscere che qualche volta manchiamo di pazienza e ci chiede invece di imparare a sopportare il nostro prossimo con i suoi difetti e con le sue molestie. I difetti che dobbiamo compatire possono essere per cose naturali o morali. C'è chi è troppo esigente, non è mai contento, chi si lagna continuamente, anche se ha torto; chi trova da ridire su tutto, niente va mai bene;chi ha un carattere sofistico e altero; chi usa villanie; chi fa il broncio e non parla. Le molestie sono quelle cose che disturbano la nostra quiete, riducono la nostra sicurezza, scompaginano i nostri piani: la zingara che ci insegue petulante per estorcerci l'elemosina; l'amico che avvia una lunga conversazione telefonica in un momento in cui siamo pressati da urgenze, l'automobilista scortese; i bambini che giocano sotto le finestre impedendoci di riposare; i vicini di casa che litigano a voce alta o tengono la TV a tutto volume come fossero in un'isola deserta. Ma poi ci sono le molestie più pesanti: i giudizi errati e maligni dati sul nostro operato, l'ingratitudine di chi abbiamo beneficato, il pettegolezzo noioso del vicinato. In alcuni momenti tutto sembra congiurare contro la resistenza dei nostri nervi. La sapienza cristiana ci invita a sopportare ogni cosa come occasione di crescita umana e spirituale e per riparare le vostre colpe .D'altra parte il Signore sopporta le nostre deficienze: tiepidezza, negligenze, imperfezioni e peccati; non vorremo noi tollerare nel nostro prossimo un difetto o una molestia? Riflettiamo ai meriti grandi che, con questo atto di carità, potremo acquistare presso Dio. San Bernardo diceva che se un cristiano non avesse una persona a lui molesta da sopportare dovrebbe andarsela a cercare pagandola a peso d'oro.! |
| OPERE DI MISERICORDIA: Corporale(5) e Spirituale(5) |
| 5. Visitare gli
infermi Quest'opera di misericordia ci tocca da vicino perché può essere successo di essere stati malati, oppure di aver avuto in casa o tra gli amici qualcuno che ha fatto l'esperienza di un ricovero all'ospedale. Quest'opera di misericordia ci spinge ad aprire gli occhi e il cuore sulla sofferenza di chi ha bisogno di cure e di conforto. Si tratta di una vera attenzione ai malati e agli anziani, sia dal punto di vista fisico perché abbiano le cure adeguate, che nel fare loro un po' di compagnia. Visitarli a casa o in ospedale è regalare un po' di quella vita che la malattia ci ruba e che la solidarietà può far rivivere a chi non ce l'ha più. Visitare è testimoniare una vicinanza concreta che non esige parole inutili ma anche solo una mano da tenere stretta, una carezza da regalare, una preghiera da fare insieme, una disponibilità all'ascolto. ascoltare con pazienza le sue sofferenze e le sue speranze. Nella mentalità ebraica l'infermità era normalmente legata alla colpa, una sorta di punizione divina per errori propri o della famiglia d'origine. Gesù contraddice questa credenza (Gv.9,1-3) e una caratteristica del suo ministero è stata una speciale attenzione per i sofferenti. Egli non si tira mai indietro quando lo cercano, si commuove, si ferma, si fa vicino, guarisce. Egli guarisce soprattutto il cuore:"Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi e io vi darò ristoro" (Mt.11,28) Il miglior insegnamento è la parabola del Buon Samaritano, che curò il ferito e, non potendo continuare ad occuparsene direttamente, affidò le cure necessarie ad un altro, offrendogli di pagarle (Lc 10, 30-37). 5. Perdonare le offese "Pietro si avvicinò e disse: "Signore se mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonare? Fino a sette volte?" E Gesù gli rispose: "Non dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette"(Mt.28.21-22) Sempre! Come infinito è l'amore e la misericordia di Dio verso la sue creature fragili e peccatrici. Gesù ci invita a somigliare s Dio :"Siate misericordiosi come è misericordioso il padre vostro. Non giudicate e non sarete giudicate, perdonate e vi sarà perdonato"(Lc. 6,36-37). La carità del perdono deve essere quindi lo stile che identifica il cristiano. E' un dono che riceviamo da Dio e dobbiamo essere sempre pronti a darlo agli altri. Certamente il perdono è l'impegno più difficile che ci ha affidato il Signore:"Avete inteso che fu detto, amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori". (Mt. 5,43). Esso diventa segno della novità cristiana, ossia della nascita alla vita nuova: "perché siate figli del Padre celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni". (Mt.5,43). Ed è condizione per ottenere il perdono: "Pregate così " ...rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori". (Mt. 6,12). Il perdono neutralizza il male, spezza la spirale dell'odio e della violenza. Il perdono salva la vita, salva le relazioni, porta alla conversione, è un potente mezzo di evangelizzazione. |
| OPERE DI MISERICORDIA: Corporale(4) e Spirituale(4) |
| 4. Alloggiare i
pellegrini ;" ero forestiero e mi avete ospitato" (Mt 25,35). Pellegrino in senso stretto è colui che si sposta per raggiungere un luogo santo. In ogni religione esistono pellegrinaggi. Nel corso dei secoli i cristiani hanno sempre viaggiato per raggiungere i luoghi di Gesù, in Terra Santa, o Santuari legati al culto dei Santi, dei Martiri o di Maria. Ospitare i pellegrini che si esponevano a pericoli, fatiche,mille imprevisti e faticose giornate di cammino era considerata un'importante opera di misericordia. Quest'opera di misericordia oggi potremmo tradurla così: ospitare gli stranieri, gli immigrati, i profughi che fuggono dalla propria terra a causa della fame, delle guerre, dalle persecuzioni politiche o religiose. La mentalità attuale, consumistica ed egoista, è in netto contrasto con la carità cristiana. Ci interroghiamo sulle grandi sofferenze che devono affrontare questi esseri umani? L'abbandono della propria terra, della famiglia, delle amicizie; viaggi rischiosi; il disagio da inserimento abitativo, lavorativo, scolastico per i bambini, sanitario, relazionale per la non conoscenza della lingua; essere chiusi talvolta in un ghetto, essere guardati con diffidenza dalla popolazione locale e, in alcuni casi, essere oggetto di atteggiamenti razzisti. "Non affliggerai e non opprimerai il forestiero: voi stessi, infatti, siete stati forestieri nella terra d'Egitto" (Esodo 22, 21). Anche per la Santa Famiglia non c'era posto nell'alloggio riservato per i pellegrini (Lc.2,7) Sono accogliente verso gli altri? 4. Consolare gli afflitti "Come una madre consola un figlio, così io vi consolerò, dice il Signore"(Is.66,13) E' un'immagine della tenerezza con cui Dio si china su di noi e ci fa sentire la sua vicinanza, ci rialza se siamo caduti, asciuga le nostre lacrime, ci rassicura del suo amore. L'opera di misericordia "consolare gli afflitti" ci chiede di fare lo stesso per il nostro prossimo. Come possiamo consolare chi soffre? Si hanno due tipi di afflizione: dell'anima e del corpo. Le afflizioni dell'anima, che talvolta sono le più penose, sono: le tentazioni che vengono o dagli istinti o dal demonio, le angustie, le aridità, le tristezze, il tedio, le desolazioni di spirito. Queste persone si devono consolare animandole a sopportare tutto con umiltà e pazienza e rassegnazione, sull' esempio di Gesù che avvicinandosi la Passione, stando nell'orto degli ulivi, fu anch'Egli oppresso da timore, da tedio, da tristezze così forti, che cadde in agonia e sudò sangue. Sulla croce poi, per meritare a noi la salvezza, sperimentò l'abbandonato degli amici e del Padre. Ma tutto sopportò con grandissima pazienza e rassegnazione affidandosi alla volontà del Padre, che così lo voleva per nostro amore. Le afflizioni temporali che riguardano il corpo. Chi subisce un fallimento economico o un furto dobbiamo consolarli mostrando che le cose terrene non sono da mettere a confronto con le celesti. C'è chi piange per la morte di una persona cara. Dobbiamo consolarlo dicendogli che ha raggiunto quello che noi un giorno dovremo raggiungere,che è andata a godere il premio che Dio le aveva preparato, che ora gode di Dio,ma che siamo sempre presenti a lei. C'è chi si trova aggravato da penosa e lunga infermità. Consoliamolo col dirgli che questa, può essere un occasione per purificarci,farci dei meriti per il cielo., che unendo le nostre sofferenze a quelle di Gesù sulla croce possiamo aiutarlo a salvare qualche peccatore. |
| OPERE DI MISERICORDIA: Corporale(3) e Spirituale(3) |
| 3. Vestire gli
ignudi Nella Bibbia la nudità è segno della fragilità dell'uomo, della sua povertà, del suo bisogno di essere protetto, amato, custodito. C'è una nudità da intendersi in senso letterale come impossibilità, cioè, di coprirsi per difendersi dal freddo, e per presentarsi dignitosamente agli altri: è la nudità più umiliante, segno e frutto di estrema povertà. E' opera di misericordia donare un vestito, indumenti, calzature a chi ne è privo. E' misericordia vera se gli indumenti donati sono in ottimo stato, possibilmente nuovi. Certa carità fatta con vestiti vecchi, inutili che noi non indosseremmo mai, non è vera carità. C'è una nudità che coincide con l'assenza di un tetto. Nelle grandi città ci sono i cosiddetti "baraccati". Le baracche molto spesso comportano assenza di servizi igienici, promiscuità per la ristrettezza dei locali, rischio di malattie infettive. La carità in questi casi deve procedere strettamente collegata con la giustizia e deve tradursi nell'impegno politico perché il diritto alla casa sia una realtà per ogni uomo. Nella lettera di Giacomo siamo incoraggiati ad essere generosi: "Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice l oro: "Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi", ma non date loro il necessario per il corpo, a che cosa serve avere la fede?" (Gc 2, 15-16). 3. Ammonire i peccatori Ammonire vuol dire consigliare, esortare, correggere una persona, darle delle indicazioni utili, metterla in guardia contro pericoli avvisandola di fare o non fare una cosa. Questa opera di misericordia non è molto praticata anche se necessaria. Abbiamo infatti la responsabilità della vita materiale e spirituale gli uni degli altri. Dio ci mette come sentinelle che vigilano sul bene dei fratelli (Ez.3,16-19). Gesto di vero amore. Un compito da svolgere con umiltà: anche noi possiamo sbagliare, perciò sempre pronti a correggerci. Ci sono due tipi di ammonizione o correzione. Una si dice paterna, ed è quella che fa chi ha autorità o responsabilità sopra altri. Questi sono tenuti a intervenire ogni volta che scorgono nelle persone a loro soggette dei difetti notevoli, soprattutto se difetti tali da turbare la pace e portare il disordine in tutta la comunità. La seconda si chiama correzione fraterna, alla quale è tenuto ogni cristiano, ed è spiegata da Gesù nel Vangelo: "Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va' e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello" (Mt 18, 15-17). Quando siamo tenuti alla correzione fraterna? Quando siamo certi che uno è caduto in peccato; quando c'è speranza che si emendi; quando non ci sono altri che noi Invece se si prevede che la correzione non serve altro che ad inasprire maggiormente, allora si dovrebbe tralasciare. In ogni caso, però, bisogna farla sempre con amore e per amore, senza passione, senza avversione, con prudenza (tener conto del temperamento, adoperando le maniere più adatte) e al momento opportuno (scegliendo luogo e tempo più adatti, usando parole ora forti, ora dolci, e anche la preghiera), con il solo fine di giovare al bene del fratello e salvarlo dalla colpa. Ordinariamente occorre usare sempre la preghiera e la dolcezza, perché queste tutto possono e piegano anche i cuori più duri. Quando la correzione può sembrare difficile ricordiamo quello che dice l'apostolo Giacomo " chi riconduce un peccatore dalla sua via di errore, salverà la sua anima dalla morte e coprirà una moltitudine di peccati." (Gc 5,20). ' |
| OPERE DI MISERICORDIA: Corporale(2) e Spirituale(2) |
2. Dar da bere agli assetati L'acqua è indispensabile per la vita degli uomini eppure nel mondo più di un miliardo di persone non ha accesso a l'acqua potabile. Sono ancora di più coloro che attingono l'acqua da pozze insalubri esponendosi a rischi e malattie. L'impossibilità di una corretta igiene provoca il dilagare di malattie letali. Senz'acqua non possono vivere gli animali le piante, non ci possono essere le coltivazioni. Se di fame si muore in poche settimane, si sete si può morire in pochi giorni (non più di 7). Non è un caso s quello dell'accesso all'acqua potabile è stato sancito come diritto nella Dichiarazione universale dei diritti umani, con la risoluzione Onu del 2010. Secondo l'Oms abbiamo bisogno ogni giorno di 50-100 litri di acqua potabile a testa per dissetarci e per una corretta igiene. Le grandi civiltà si sono sviluppate lungo il corso di grandi fiumi. L'acqua è presente in tutte le religioni come elemento sacro, segno di vita e di purificazione. Gesù utilizza l'acqua per il Sacramento del Battesimo e come immagine dello Spirito Santo, un'acqua capace di spegnere sempre la sete e che zampilla per la vita eterna. (Gv.4,5-14) Quest'opera di misericordia ci spinge innanzitutto a riflettere su come utilizziamo ogni giorno l'acqua e ci chiede di essere responsabili. Inoltre siamo chiamati a fare tutto quello che è in nostro potere affinchè chi ha sete possa dissetarsi, chi ha bisogno dì acqua possa accedervi, perché l'acqua è una risorsa che gli uomini devono condividere come fratelli. 2 - Insegnare agli ignoranti Il termine ignorante (da ignorare cioè non sapere) indica colui che non sa, colui che non ha istruzione. Anche se oggi è comunemente riferito a chi ignora le buone maniere.. Le tipologie di ignoranza sono numerose. La più conosciuta è la carenza di istruzione scolastica elementare. Nel mondo, gli analfabeti sono oltre 800 milioni: sono presenti, in massima parte, nei paesi della fame e del sottosviluppo. Anche nel nostro Paese ci sono casi di evasione scolastica: sono bambini vittime dell'incoscienza dei genitori, che per un facile guadagno li avviano all'accattonaggio, o a lavori abusivi. All'opera di alfabetizzazione si aggiunge anche la formazione professionale che rende abili a lavorare la terra, all' utilizzo delle risorse naturali. Indispensabile è aiutare a prendere coscienza dei propri diritti e doveri, a esigere rispetto, a opporsi allo sfruttamento. Conoscere e sapere è fondamentale per essere buoni cittadini, persone libere e responsabili, per poter dare il proprio contributo nella società in cui si vive, per far fruttare i propri talenti e doni che ciascuno ha ricevuto. C'è anche l'ignoranza delle verità religiose: è la meno percepita, ma è la più grave, perché impedisce di conoscere Dio e il suo amore e, di conseguenza, di capire il senso della propria vita. Essa è necessaria al profitto spirituale dell'anima e all'eterna salute. Ognuno è chiamato a diffondere il dono della fede, con discrezione, umiltà, coraggio. Alcuni sono chiamati dalla Chiesa a questo servizio di carità: i catechisti. I genitori sono per natura e per vocazione i "primi annunciatori della fede". Come dice il libro di Daniele, "coloro che avranno indotto molti alla giustizia risplenderanno come le stelle per sempre" (Dn 12, 3b). |
| OPERE DI MISERICORDIA: Corporale(1) e Spirituale(1) |
| 1. Dar da mangiare
agli affamanti Nella preghiera del Padre Nostro noi diciamo così:"Dacci oggi il nostro pane quotidiano". Con questa espressione noi chiediamo a Dio di provvedere ai bisogni materiali, intellettivi e spirituali nostri e di tutta l'umanità sofferente non solo per la fame ma anche per l' impos -sibilità a curare la salute, ad accedere alla scuola, ad avere un lavoro e un reddito; per la emarginazione. Oggi ben 805 milioni di persone non hanno da mangiare a sufficienza e regolarmente. Sono circa 24 mila le persine che muoiono di fame ogni giorno; il 50% sono bambini. Ma non basta pregare. Occorre prendere coscienza che nonostante i progressi tecnologici e la crescita della produzione alimentare e industriale la fame continua ad essere presente nel mondo. Non è il cibo che manca: manca un'equa distribuzione dei beni della terra. La fame è frutto della povertà e la povertà scaturisce dalle ingiustizie. C'è chi ha troppo e chi spreca e c'è chi non ha nulla; o manca del necessario. La prima opera di misericordia corporale invita a chiederci se ci sta a cuore la vita del nostro prossimo e in quale modo possiamo provvedere ai suoi bisogni. Guardiamoci attorno, di quale "pane" ha bisogno il nostro vicino? Impariamo da Gesù che ha dato tutto se stesso facendosi pane per noi "Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici" (Gv.15,13). E davanti alle folle stanche e sfinite dice agli a apostoli:"Date voi stessi da mangiare" (L.13,9) 1. Consigliare i dubbiosi Le riviste, i settimanali, i programmi televisivi o radiofonici riservano uno spazio speciale alle persone che pongono all'esperto o al direttore problemi di ogni tipo e dubbi che spaziano a ogni livello e in ogni aspetto della vita. Non mancano quindi ersone insicure, ansiose, fragili psicologicamente, bisognose di essere ascoltate, per chiarirsi interiormente, per trovare una soluzione ai loro problemi. L'opera di misericordia chiamata in causa si chiama "ascolto": cioè donare un po' del nostro tempo e la disponibilità ad ascoltare anche quando il tempo è poco e ci sono molte faccende importanti da sbrigare. Dare un buon consiglio a chi ne abbia bisogno è atto di amore e di misericordia con cui si esorta, si persuade, si prega, s'indirizza il prossimo a far qualche bene che non farebbe, o a fuggire qualche male che commetterebbe, se non gli si desse quel buon consiglio. Non sempre è facile trovare qualcuno che s'impegni a rasserenare chi è nel dubbio, ad offrirgli la comprensione fraterna ed il suo aiuto. Il Siracide (37,7-15) presenta un'accurata descrizione del buon consigliere e ancor di più delinea il profilo del cattivo consigliere. Per cui occorre molta prudenza nell'esporre agli altri i propri dubbi e le proprie perplessità. Un buon consigliere dovrebbe possedere la sapienza del cuore che lo rende somigliante a Dio nella misericordia, nella compassione, capace di commuoversi, di ascoltare e comprendere i problemi essere farsi coinvolgere, ben disposto ad ascoltare, ad entrare in empatia con l'altro, a non giudicare. D'altra parte il Consiglio è uno dei sette doni dello Spirito Santo che ogni cristiano ha ricevuto con la Confermazione e il Siracide conclude che molto più valido del consiglio di un'altro è l'ascolto del proprio cuore dimora dello Spirito Santo luogo di intimità con Dio stesso. (37,15) |
| GIUBILEO STRAORDINARIO DELLA MISERICORDIA |
| Giubileo da
"yobel" parola che designava per gli ebrei un anno, ogni cinquanta anni,
che veniva particolarmente consacrato a Dio ed era destinato ad una
completa restaurazione dell'ordine sociale ed economico. Il termine
ebraico indicava primariamente il "corno " di montone. Poiché l'anno
giubilare iniziava facendo risuonare in tutto il paese lo yóbel, da qui
deriva la parola Giubileo. Secondo altri deriva da una parola ebraica, che significa "regalare, condonare, lasciar cadere", per cui il giubileo era l'anno del condono o della remissione, con particolare riferimento alle realtà economiche e sociali. Insieme con il riposo per la terra e la cessazione di ogni lavoro agricolo, l'anno giubilare prevedeva la liberazione degli schiavi e la restituzione dei beni eventualmente alienati per tutti gli abitanti del paese. La legislazione del Giubileo è contenuta in Levitico 25. I Profeti ebrei daranno al Giubileo un significato più profondo: esso annuncia i tempi messianici (Is.6,1-2; Dan.9,24) Nel Nuovo Testamento non si trova il termine giubileo, ma Gesù, applicando a se stesso il brano del profeta Isaia "Lo spirito del Signore Dio è su di me, perché il Signore mi ha consacrato con l'unzione; mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri " (Is 61, 1 ; Le 4,18), afferma di essere venuto "a proclamare l'anno di grazia del Signore" (Le 4, 19). L'anno giubilare è diventato così l'anno di Cristo, fa riferimento alla sua missione, è voluto e celebrato come ritorno a Cristo salvatore dei singoli fedeli e di tutto il popolo di Dio, perché "Cristo ci ha liberati per la libertà" Gal. 5, 1). Giubileo nella Chiesa Cattolica: gli elementi costitutivi del Giubileo ebraico assumono un significato spirituale, perciò è l'anno della remissione dei peccati, della riconciliazione, della conversione e della penitenza sacramentale, che attualizza la salvezza operata da Cristo. Ovviamente, il significato spirituale del Giubileo non annulla, ma include, anzi esige la dimensione sociale della conversione, perché il ritorno a Dio comporta anche la ricerca della giustizia nelle relazioni tra gli uomini. Primo Giubileo nella Chiesa risale al 1300 indetto dal Papa Bonifacio, per l'acquisto dell'indulgenza plenaria, stabilendo che venisse celebrato ogni 100 anni. . Un evento storico, che precedette il Giubileo è la Perdonanza istituita da Papa Celestino V nel 1294 nella città dell'Aquila. Nel 1342, Clemente VI ridusse l'intervallo fra due Giubilei a 50 anni, per analogia con la tradizione ebraica. Poi, nel 1389, Urbano VI portò la scadenza a 33 anni, in ricordo degli anni del Signore. Finalmente, nel XV secolo, si giunse a celebrarlo ogni 25 anni, come avviene ancora oggi. Giubilei Straordinari: nel 1933 indetto da Pio XI, per il 2000 anni della redenzione; nel 1983 da s. Giovanni Paolo II, per i 1950 della Morte e Risurrezione di Cristo. Giubileo straordinario della misericordia. L'8 dicembre al 2015 Papa Francesco aprirà la Porta Santa nella Basilica di San Pietro, dando inizio al Giubileo straordinario della misericordia, che si concluderà il 20 novembre 2016, nella Solennità di Gesù Cristo Signore dell'Universo. Sarà un Giubileo "tematico", perché non corrisponde ad una particolare ricorrenza, ma intende concentrare l'attenzione dei fedeli e di tutta la Chiesa sul "mistero della misericordia" (Misericordiae Vultus, 1). La misericordia non è solo l'agire del Padre, ma è "l'architrave" che sorregge tutta la vita della Chiesa. |
| OPERE DI MISERICORDIA, introduzione |
| 1) Le opere
di misericordia sono azioni caritatevoli con le quali soccorriamo il
nostro prossimo nelle sue necessità corporali e spirituali. Le opere di
misericordia sono quattordici: sette corporali e sette
spirituali: Opere di misericordia corporale: Dar da mangiare agli affamati.-Dar da bere agli assetati. -Vestire gli ignudi.- Alloggiare i pellegrini.- Visitare gli infermi: Visitare i carcerati.- Seppellire i morti. Opere di misericordia spirituale: Consigliare i dubbiosi.- Insegnare agli ignoranti.- Ammonire i peccatori.- Consolare gli afflitti - Perdonare le offese.- Sopportare pazientemente le persone moleste.- Pregare Dio per i vivi e per i morti (CCC. 2447). 2) Origine L'esercizio della misericordia (avere un cuore per il misero), lo troviamo sia nelle parole di Gesù che ci invita a imitare Dio "Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso" (Lc 6,36), come in tutto il suo insegnamento e nel suo comportamento. 3) Elenco Le opere di misericordia corporali, in massima parte, vengono da una lista ( sei gesti di carità) fatta da Gesù nella descrizione del Giudizio Finale (Mt.24,31-46); le opere di misericordia spirituali sono prese da altri testi della Bibbia e da atteggiamenti ed insegnamenti del Signore. 4) Tuttavia già nell' A.T. troviamo elenchi di opere di carità: "Dividere il pane con l'affamato, introdurre in casa i miseri, senza tetto, vestire uno che vedi nudo" (Is 58,7). Giobbe afferma di essersi sempre preso amorevolmente cura della vedova e dell'orfano, di aver condiviso il proprio pane con il bisognoso e di aver vestito chi era privo di abiti (Gb 31,16-23). Visitare i malati ( Sir 7,35), consolare gli afflitti (Sir 48,24), seppellire i morti, fare l'elemosina ai poveri, nutrire chi è privo di cibo e vestire chi è nudo (Tb 1,16-18), 5) Il giudaismo del 1° sec. a.C., affermava che "il mondo poggia su tre fondamenti: sulla Torà (Bibbia), sul culto e sulle opere di misericordia, che ritroviamo nella giovane comunità cristiana di Gerusalemme (cfr. Atti degli Apostoli) 6) Su queste basi bibliche e soprattutto sul fondamento evangelico e sull'esempio di Gesù, ben presto tra i cristiani cominciarono a circolare elenchi di opere di carità (corporali e spirituali) che traducevano in pratica l'amore di Dio. Ricordiamo alcuni autori: "Il pastore" di Erma, (2°sec d.C), Cipriano di Cartagine (3°sec.d.C.), Origene, Ambrogio da Milano, Agostino, Giovanni Crisostomo, le Regole di s. Benedetto, Gregorio Magno papai. 7) Una lista definitiva delle opere di misericordia corporali nella forma stereotipa di sette la troviamo probabilmente solo nel XII secolo, a cui si accompagnerà a partire da Tommaso d'Aquino la lista di sette opere di misericordia spirituali. Grande popolarità ricevettero le 14 Opere di Misericordia attraverso i primi catechismi sorti dopo la Controriforma (16° sec). Esse sono inserite nel gruppo di primi insegnamenti e prime preghiere che s'inculcavano come necessarie e da imparare a memoria. 8) Che effetto hanno le opere di misericordia in chi le pratica? A chi le esercita Gesù promette che anche Lui darà a noi quello di cui possiamo avere bisogno: "date e vi sarà dato" (Lc. 6,38). Esse sono una delle beatitudini "Beati i misericordiosi, perché otterranno misericordia" (Mt 5,7) con le quali otteniamo misericordia . per i nostri peccati. Inoltre le opere di misericordia ci fanno assomigliare a Gesù, nostro modello, che ci ha insegnato come deve essere il nostro atteggiamento verso gli altri "Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri" (Gv 13,34; Mc 1,41; 6,34; Lc 7,13). "Non amiamo a parole, né con la lingua, ma con i fatti e nella verità" Gv 3,18); Vivendo la misericordia troveremo la nostra gioia e la nostra salvezza: "Beati i misericordiosi perché troveranno misericordia" (Mt.5,7), |
| NOVISSIMI O GLI ULTIMI AVVENIMENTI DELLA VITA |
| 1) Ciò che
avverrà alla fine della vita umana, dopo la morte, che cioè Dio ci
giudicherà degni del Paradiso o dell'Inferno, o del Purgatorio, è indicato
col termine: Novissimi,dal latino novissima, "cose
ultime" e in greco éschata, da cui deriva Escatologia,
quella parte della teologia che studia le ultime realtà, il destino ultimo
e irrevocabile dell'uomo. 2) MORTE. Con il peccato di Adamo ed Eva (Gen. II, 17) la morte è entrata nel mondo. (Rom. 5, 12). La morte è la separazione dell'anima dal corpo. Mentre il corpo muore, cioè si scompone nei suoi elementi, l'anima invece -in quanto spirito- è semplice, indecomponibile e immortale La morte ci può cogliere in stato di grazia o di peccato. 3) GIUDIZIO. E' la sentenza irrevocabile che Dio pronuncia dopo la morte, onde assegnare il premio o il castigo che l'uomo si è meritato (Eccle.12,13; Mt.13,47). Il giudizio è duplice: - particolare, avviene subito dopo la morte e fissa per sempre il destino "E' stabilito che gli uomini vivano una volta sola, dopo di che ci sarà il Giudizio" (Eb. 9, 27) - universale, avverrà alla fine del mondo, dopo la generale resurrezione dei morti, quando tutti gli uomini compariranno davanti al tribunale di Cristo (Mt. 25,31). Nel Credo: " verrà a giudicare i vivi e i morti" 4) INFERNO (luogo inferiore) Coloro che si rifiutano di accogliere il vangelo viene prospettato il castigo (Mt.10,28; 13,41;23,33; Non possono essere uniti a Dio coloro che scelgono liberamente di non amarlo "Chi non ama rimane nella morte. (1 Gv. 3,14-15). L'inferno più che un luogo di tormenti( fuoco in senso figurato -metafora- sta per: atroce sofferenza Mt.25,41) è la situazione morale in cui viene a trovarsi chi liberamente e definitivamente si allontana da Dio. Consiste nell'auto-privarsi di Dio sommo bene e felicità. Inferno è il rimorso, che strazia il dannato che prende conoscenza delle colpe e del bene perduto. (Apoc. 9, 6). Le pene dell'inferno sono proporzionate al grado delle proprie responsabilità, eterne, senza fine (Rom. 2, 6; Mt,13,41; Mt25,41.46). 5) PARADISO (dal persiano: giardino). "oggi sarai con me in paradiso"(Lc.23,43). E' il sommo bene che avranno coloro che muoiono nella grazia e nell'amicizia di Dio e che sono perfettamente purificati. "Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio nessun tormento le toccherà" (Sap.3,1) Paradiso è lo stato di suprema beatitudine, in cui i giusti godono della visione immediata di Dio per tutta l'eternità (Mt. 5, 8; Mt.25,46; I Cor. 13, 12) San Pietro nella Trasfigurazione sperimenta un anticipo del paradiso "è bello per noi stare qui!" (Mt. 17,4). Gesù dichiara:"vado a preparvi un posto" (Gv.14,1) e "perché siano con me dove sono io" (Gv,17,24). 6) PURGATORIO o purificazione. Coloro che muoiono nella grazia di Dio, ma sono imperfettamente purificati, sebbene certi della loro salvezza eterna, vengono sottoposti, dopo la loro morte, ad una purificazione, al fine di ottenere la santità necessaria per entrare nella gioia del cielo. La Chiesa chiama purgatorio questa purificazione finale degli eletti. La sua esistenza è confermata dalla Bibbia (2Mac. 12, 43; Mt.5,26;1 Cor. 3, 12-15; Apoc. 21, 27). La Chiesa raccomanda di aiutare le anime del Purgatorio mediante il suffragio della preghiera, le opere meritorie personali, le indulgenze e soprattutto mediante il santo sacrificio della Messa (2Mac 12,46) 7) MAGISTERO della Chiesa sui Novissimi è presente in modo particolare nel Concilio Lateranense IV (1215), Lionese II (1274), nella Bolla Benedictus Dominus di Benedetto XII (1336) ;nel Conc. Fiorentino (1439), nel Conc. di Trento (1545-1563). Ricordiamo il Credo del Popolo di Dio redatto da Papa Paolo VI nel 1968; il nuovo Catechismo della Chiesa Cattolica CCC 1992. La dottrina dell'apocatastasi (riduzione allo stato primitivo) divulgata da Origene, per la quale l'Inferno sarebbe solo temporaneo, sia per gli uomini che per i demoni, è condannata come eretica dal Sinodo di Costantinopoli nel 543. |
| PADRE NOSTRO, commento di
s. Agostino ("Lettera a Proba") |
| "Quando dunque diciamo:
"Sia santificato il tuo nome", stimoliamo noi stessi a
desiderare che il suo nome, che è sempre santo, sia ritenuto santo anche
presso gli uomini, cioè non sia disprezzato. Cosa questa che giova non a
Dio, ma agli uomini. Quando poi diciamo: "Venga il tuo regno" che, volere o no, certamente verrà, eccitiamo la nostra aspirazione verso quel regno, perché venga per noi e meritiamo di regnare in esso. Quando diciamo: "Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra", gli domandiamo la grazia dell`obbedienza, perché la sua volontà sia adempiuta da noi, come in cielo viene eseguita dagli angeli. Dicendo: "Dacci oggi il nostro pane quotidiano", con la parola "oggi" intendiamo nel tempo presente. Con il termine "pane" chiediamo tutto quello che ci è necessario, indicandolo con quanto ci occorre maggiormente per il sostentamento quotidiano. Domandiamo anche il sacramento dei fedeli, necessario nella vita presente per conseguire la felicità, non quella temporale, ma l`eterna. Quando diciamo: "Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori", richiamiamo alla memoria sia quello che dobbiamo domandare, sia quello che dobbiamo fare per meritare di ricevere il perdono. Quando diciamo: "E non ci indurre in tentazione", siamo esortati a chiedere l`aiuto indispensabile per non cedere alle tentazioni e per non rimanere vinti dall`inganno o dal dolore. Quando diciamo: "Liberaci dal male", ricordiamo a noi stessi che non siamo ancora in possesso di quel bene nel quale non soffriremo più alcun male. Questa domanda è l`ultima della preghiera del Signore. Essa ha un significato larghissimo. Perciò, in qualunque tribolazione si trovi il cristiano, con essa esprima i suoi gemiti, con essa accompagni le sue lacrime, da essa inizi la sua preghiera, in essa la prolunghi e con essa la termini." S. Agostino conclude affermando che tutte le altre formule destinate o a suscitare o ad intensificare il fervore interiore, devono modellarsi e rispecchiare quanto contenuto nella preghiera del Signore. "Chiunque prega con parole che non hanno alcun rapporto con questa preghiera evangelica, forse non fa una preghiera mal fatta, ma certo troppo umana e terrestre. Del resto stenterei a capacitarmi che una tale preghiere si possa dire ancor ben fatta per i cristiani." |
| VANGELO DI LUCA |
| 1- Secondo la
tradizione nacque ad Antiochia di Siria (10 d.C.) da famiglia pagana,
esercitava la professione di medico (Col.4,14). Conobbe l'Apostolo Paolo e
ne divenne un fedele discepolo(Fil.24). Possiede una buona cultura, scrive
in greco fluente ed elegante, ha un'ottima conoscenza della Bibbia. E'
l'unico evangelista non ebreo. La tradizione (s.Ireneo di Lione,180 d.C.)
gli attribuisce anche la composizione degli Atti degli Apostoli. Morì a
Tebe (Grecia, nel 93 d.C . Un'antica tradizione dice che Luca dipinse un
ritratto di Maria madre di Gesù. Di qui deriva il suo patronato degli
artisti e come medico anche dei medici. Viene festeggiato il 18 ottobre.
Il suo simbolo è il toro. 2- Il Vangelo scritto in greco colto e scorrevole, probabilmente tra il 70-80 d.C. perché in esso è narrata con estrema precisione la distruzione del Tempio di Gerusalemme avvenuta nel 70 d.C. e della stessa città. Altri propongono una datazione anteriore al 70 per il fatto che negli Atti degli apostoli sono assenti riferimenti alla morte degli Apostoli Pietro, Paolo e alla persecuzione neroniana dell'inizio degli anni 60. Luca dedica il vangelo a un certo Teòfilo (amante di Dio) e ha la volontà di documentarsi accuratamente sui fatti narrati. Infatti sente parlare per la prima volta di Gesù nel 37 d..C, quindi non l'ha mai conosciuto se non tramite i racconti degli apostoli e di altri testimoni: tra questi Maria la madre di Gesù, per le informazioni sull'infanzia, Inoltre secondo gli studiosi ha utilizzato il Vangelo di Matteo edi Marco, la fonte Q e altri scritti indipendenti Il Vangelo è destinato ad ascoltatori greci-romani, cui garantisce che il cristianesimo è una religione internazionale, non una setta ebraica. Infatti le citazioni dall'A.T. sono rare e le autorità romane sono poste in una luce positiva ( la crocifissione di Gesù è attribuita agli ebrei, mentre il governatore romano Ponzio Pilato non trova nulla di male nell'operato di Gesù). I più antichi manoscritti del Vangelo di Luca sono tre ampi frammenti di papiro datati tra il II e III secolo. Il Codex Sinaiticus e il Codex Vaticanus del IV secolo. 3- Il Vangelo comprende 24 capitoli e può essere suddiviso 6 sequenze narrative. Dopo il Prologo (1,1-4) troviamo il Vangelo dell'Infanzia (1,5-2,52) con le annunciazioni a Zaccaria e Maria e le nascite miracolose di Giovanni Battista e di Gesù; Preparazione del ministero pubblico (3,1-4-13) con il ministero di Giovanni Battista, il battesimo di Gesù e le tentazioni; l'Attività in Galilea (4.14-9,50) che inizia nella sinagoga di Nazaret per poi proseguire con il ministero fatto di predicazione, esorcismi e miracoli; il Viaggio verso Gerusalemme (9.51-19,28) dopo annunciato la sua passione e la propria natura divina con la trasfigurazione, Gesù si incammina verso Gerusalemme invitando i discepoli a seguirlo nonostante tutto; il Ministero a Gerusalemme (19,29-21,38) sia acuisce il contrasto con le autorità; la Passione-Morte-Risurrezione-Ascensione (22,1-24,53) con il mandato agli Apostoli e discepoli di essere suoi testimoni. 4- Temi ricorrenti nel vangelo di Luca: Preghiera(accompagna tutta la vita di Gesù, Gesù è maestro di preghiera); Spirito Santo (Gesù esiste, agisce per-con-nello Spirito forza di Dio); Regno di Dio (è dei poveri, degli oppressi e dei socialmente deboli donne, bambini ); Povertà (i poveri, i bisognosi gli emarginati sono i beneficiari del regno di Dio); Essere discepoli di Gesù ( camminare a fianco di Gesù verso Gerusalemme in solidarietà con i poveri e gli esclusi); Gioia messianica ( anche "giubilo", "rallegrarsi", "felicità", "pace" sono espressioni molto frequenti nelle folle e in chi si rende); Dio è fedele alle sue promesse; Dio è Padre misericordioso( Maria nel Magnificat canta la misericordia divina Lc.1,50; siate misericordiosi Lc.6,36; il buon samaritano usa misericordia Lc.10,37; nelle tre parabole della misericordia Dio è pieno di gioia quando perdona Lc,15); Salvezza si realizza nella storia. |
| MATRIMONIO |
| 1) Matrimonio
dal latino matrimonium è formato da due parole: mater (madre) e munus
(dovere) il compito della madre di dare figli. Invece il "compito del
padre" di provvedere al sostentamento della famiglia è indicato dal
termine patrimonium. 2) Con il termine matrimonio si intende un legame fra due persone finalizzato alla formazione di una famiglia. Uomini e donne in età adatta hanno il diritto di sposarsi e di formare una famiglia, senza alcuna limitazione di razza, cittadinanza o religione. Il matrimonio potrà essere concluso soltanto con il libero e consapevole consenso dei futuri coniugi. La famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato. 3) Nella maggior parte dei casi è consentito il matrimonio con una sola persona ( monogamia). In passato e oggi, in alcune culture era ed è considerato lecito il matrimonio con più di una persona:i poligamia o poliandria. In Italia la bigamia è reato. La Chiesa non ammette la poligamia. 4) Il matrimonio conferisce diritti e doveri regolati dalle tradizioni e dalle leggi. In Italia il matrimonio è regolato dal Codice Civile, Libro Primo, Titolo VI art.79-230. Inoltre la Costituzione tratta del matrimonio all'art. 29 : "La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato sulla eguaglianza morale e giuridica dei coniugi,..". art. 30 "È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori dal matrimonio…" art. 31 stabilisce che lo stato deve agevolare la formazione della famiglia, proteggere la maternità, l'infanzia e la gioventù.. 5) Sia lo Stato che la Chiesa prevedono alcune situazioni che costituiscono impedimenti a contrarre matrimonio: precedente vincolo matrimoniale; incapacità di intendere e di volere; la minore età; rapporto di parentela ; impotenza copulativa; rapimento della sposa;..... 6)In Italia sono previste tre forme di matrimonio, quello solo civile, quello solo religioso e quello concordatario, cioè lo Stato italiano riconosce gli effetti civili del sacramento del matrimonio celebrato in chiesa. 7) Lo stato italiano dà la possibilità di sciogliere il vincolo matrimoniale con il divorzio. La Chiesa Cattolica non ammette il divorzio:"l'uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto" (Mt.19,4-6; Mc.10,9), riconosce solo la possibilità, dopo accurate indagini, di dichiarare nullo un matrimonio sacramento che sia stato celebrato invalidamente 8) Differenza tra il matrimonio civile e il sacramento del matrimonio: a. Il matrimonio civile è un patto stabilito tra un uomo e una donna finalizzato alla formazione di una comunità familiare che ha come base una mutua donazione ordinata al reciproco aiuto e perfezionamento e alla generazione ed educazione della prole. E' celebrato davanti ad un rappresentante della comunità civile ed è regolato da leggi. b. Il matrimonio sacramento, otre quanto detto per il civile, è segno sacro (sacramento) dell'amore di Dio per l'umanità e di Gesù per la Chiesa. Gli sposi cristiani si impegnano davanti a Dio e alla comunità ad essere nella loro vita coniugale un immagine visibile dell'amore di Dio e di Cristo. Nel perseguire questo obiettivo gli sposi cristiani non sono lasciati soli, abbandonati a se stessi. Ma Cristo sta con loro, come alle nozze di Cana. |
| MISERICORDIA |
| 1. Termine
che viene dal latino. E' composto da "misereor": ho pietà e da "cor";
cuore. E indica un sentimento di compassione e pietà per l'infelicità e la
sventura altrui che tocca il nostro cuore. e induce a soccorrere, a
perdonare. 2. Antico Testamento è la storia dell'amore misericordioso di Dio /Sal. 103; 136; 145;) che creando l'uomo a sua immagine e somiglianza, l'ha chiamato a condividere con lui la vita e l'amore e che realizza questo suo progetto nonostante il peccato dell'uomo e la sua ribellione (Gn 3). E' il Signore stesso che cerca per primo il peccatore, per offrirgli la sua salvezza La paternità divina spinge Dio a circondare di un amore misericordioso tutti gli uomini: per questo Egli sceglie alcune persone ( i Patriarchi) e poi la nazione d'Israele, con cui stringere il patto di Alleanza con il quale si obbliga ad amare l'uomo e a rimanere fedele alle sue promesse nonostante le infedeltà e i tradimenti del popolo eletto. Due sono le parole utilizzate che descrivono l'amore fedele e misericordioso di Dio: - rehamîm: indica l'amore viscerale-istintivo, il sentimento intimo e profondo che lega genitori e figli, o fratelli. E' amore totalmente gratuito e corrisponde a una necessità interiore, a un'esigenza del cuore. (Es, 34,6; Is.49,15; Dt,14,1-2; Giona 4,2) - hesed designa "bontà", "pietà", "compassione", "perdono" e ha per fondamento la fedeltà di Dio all'Alleanza. Non è un amore istintivo o sentimentale, ma volontà cosciente di operare il bene. Dio è fedele a se stesso e mantiene la parola nonostante tutto. . (Dt.7,9; 1Re 8,23; Neem.9,31) - Altro modo di presentare la misericordia di Dio verso il suo popolo è la tenerezza, che fa assumere a Dio, nel profeta Osea, la suggestiva immagine dello sposo fedele (Os.2,19-22) - Ancora: hanan, "clemente"; hamal, "compassione", hus, "commozione". Alla misericordia divina deve rispondere un atteggiamento dell'uomo dì misericordia verso il suo simile (Prov.11.17) 3. La Misericordia di Dio nel Nuovo Testamento è la continuazione in Cristo Rivelatore della Misericordia del Padre: "si è ricordato della sua misericordia"(Lc.1,54) I Vangeli sono il racconto della misericordia di Dio verso l'uomo debole e peccatore, attraverso le opere compiute da Gesù (Mt 9,13 "non è venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori"), i miracoli, gli insegnamenti (Lc.15 parabole della misericordia) e la sua morte redentrice (Gv.3,16 "Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito"). Il discepolo che vuol vivere conformemente alla realtà di salvezza nella quale è stato inserito deve assumere un atteggiamento di misericordia verso il suo simile e così rendersi degno della misericordia di Dio. (Mt.5-7) "Beati i misericordiosi", (Mt,5,25) "va prima a riconciliarti), (Lc.6,26) "siate misericordiosi", (Mt.18,23) il servo spietato, (Mt.25,31) giudizio finale, (Lc. 10, 37) buon samaritano. San Paolo descrive il suo ministero apostolico come frutto della divina misericordia, che liberamente lo ha chiamato e lo ha scelto per fere di lui una manifestazione di essa (1Cor.7,25): 2Cor.4,1), In 1Tm. 1.13-16 la misericordia divina è vista come perdono dei peccati. Una profonda riflessione teologica sulle caratteristiche della misericordia divina si trova in Rom. 9,15-22 dove si riprendono le tematiche dell'A.T. per mostrare che la misericordia divina è assolutamente gratuita. Tutta la storia della salvezza è vista da s.Paolo sotto il segno della divina misericordia (Rom.11.30-32; 15,8; Tito 3,5). 4. Misericordia appare 166 volte nell'A,T,. 48 nel N.T. Misericordioso 19 A.T., 3 N.T. |
| L'AMORE VIENE DA DIO:Genesi 1,26-28.31 |
| 26 E Dio disse:
"Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui
pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie
selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra". 27 Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò. 28 Dio li benedisse e disse loro: "Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra". 31 Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona. E fu sera e fu mattina: sesto giorno. 1. "Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza" Dio è Amore e creandoci ha messo in noi una scintilla del suo amore dandoci la capacità di amare. L'amore diventa fonte e sorgente di simpatia, desiderio di stare insieme, di costruire insieme la vita; dall'amore nasce la coppia, la scelta di sposarsi, di formare una famiglia, di avere dei figli. L'Amore deve essere curato. Infatti ci sono momenti "alti" e "bassi"; momenti di aridità; momenti di stanchezza: momenti di fragilità. Il problema dell'amore che sembra finire, nasce dal fatto che ci siamo allontanati dalla fonte dell'amore. Come una pianta anche l'amore deve essere continuamente curato, altrimenti la siccità lo ucciderà. 2. "domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra". Come Dio è Signore della creazione, cosi l'umanità è resa partecipe di questa signoria in quanto Dio affida a noi l'impegno di custodire, prenderci cura del mondo, essere custodi della creazione. 3. "a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò" Dio crea l'uomo maschio e femmina. La differenza dei sessi è voluta da Dio perché la coppia attraversi la realtà sessuale, l'affettività, l'attrazione reciproca diventi immagine di Dio Amore e comunità. 4. "Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra" La sessualità è legata alla fecondità, cosicchè l'uomo e la donna sono immagine di Dio Creatore. in quanto collaboratori di Dio nella propagazione del genere umano sulla terra. La coppia è chiamata da Dio alla fecondità alla apertura alla vita, alla paternità e maternità responsabili. 5. "Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona" Tutte le opere di Dio sono dotate di bellezza e di bontà Egli ci affida dei doni preziosi che hanno il fine di nobilitare l'uomo e la donna. In questo universo armonioso e buono, l'uomo e la donna sono chiamati a vivere felici, ad entrare in un rapporto di amicizia con Dio Creatore e Salvatore. Solo il peccato ha violentemente introdotto il disordine e il castigo in un mondo che all'origine era buono. |
| MATRIMONIO DONO DI DIO: Genesi 2,18-24 |
| "Poi il Signore
Dio disse: "Non è bene che l'uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che
gli sia simile". Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di
bestie selvatiche e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all'uomo,
per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l'uomo vesse
chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome.
Così l'uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo
e a tutte le bestie selvatiche, ma l'uomo non trovò un aiuto che gli fosse
simile. Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull'uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e rinchiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all'uomo, una donna e la condusse all'uomo. Allora l'uomo disse: "Questa volta essa è carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa. La si chiamerà donna perché dall'uomo è stata tolta". Per questo l'uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne. L'uomo e la sua donna, tutti e due, erano nudi, ma non avevano vergogna". 1. Racconto simbolico, non descrive cose avvenute, ma trasmette messaggi. 2. Ci presenta Dio che si prende cura dell'uomo. 3. Dio costituisce l'uomo signore del creato. Tuttavia la distanza e la differenza tra lui e le cose è tale che l'uomo sperimenta la solitudine e si sente incompleto. Non è nel possesso delle cose che l'uomo supera la solitudine e la sua incompletezza, ma quale immagine di Dio, ha il bisogno fondamentale della socievolezza, del dialogo, dell'essere insieme: coppia-famiglia. Nella coppia è importante non cosificare il partner. 4.Nella descrizione immaginifica della creazione della donna sono contenute alcune verità fondamentali: a. il sonno, il torpore indicano che tutto è avvolto nel mistero. Ogni essere è mistero. Quanto di noi è mistero per l'altro? La relazione col prossimo deve basarsi sulla fiducia. b- "costola" non c'è alterità se non si è disposti alla perdita che rende possibile l'incontro. c- "la condusse all'uomo" l'amore, il coniuge sono dono di Dio. Il matrimonio è accogliersi come dono e nell'essere dono l'uno per l'altro. d- "carne della mia carne" la donna non è inferiore all'uomo nella dignità, nei diritti e nei doveri. Nel matrimonio non deve esserci subordinazione, ma complementarità. e- "isshah (donna) è tratta da ish (uomo)" l 'uomo e la donna hanno la stessa natura. f- "saranno una sola carne" cioè perfetta comunione di vita e di amore,unico essere, unica realtà. L'amore è il fondamento e non può identificarsi solo con l'emotività. La profonda unione che si crea esige fedeltà e continuità, indissolubilità. Perché l'amore cresca e si rafforzi è necessario: - il dialogo: comunicarsi tutto con sincerità. Dialogare anche quando non se ne ha voglia.. Non c'è comunione di vita senza comunicare quello che c'è nel cuore. - la tenerezza: piccole quotidiane attenzioni. Lotta all'egoismo, alla pigrizia, alla prepotenza. - la riconciliazione: "non tramonti il sole sul vostro risentimento " tutti abbiamo bisogno della comprensione degli altri. g- "erano nudi, ma non avevano vergogna". Non avevano niente da nascondersi, si conoscevano perfettamente. Sincerità, verità tra i coniugi. 5- In cosa siamo simili e in cosa differenti? (lavoro, famiglia, modo di comunicare, le amicizie, soldi, tempo libero…) |
| GENDER |
| Parola inglese (genere) oggi
usata per indicare i ruoli , i comportamenti, le attività c gli attributi
appropriati per gli uomini e per le donne. Nel sentire comune il sesso e il genere costituiscono un tutt'uno. Invece gli studi di genere propongono una divisione tra questi due aspetti dell'identità: - il sesso (sex) riguarda l'insieme di caratteri biologici, fisici e anatomici i quali non hanno alcuna influenza sul comportamento, gli interesse, le attitudini, il nostro ruolo nella società. - il genere (gender) indica una costruzione culturale, sociale creata quotidianamente attraverso una serie di interazioni e incentivazione di comportamenti che tendono a definire le differenze tra uomini e donne e possono discostarsi dall'identità genetica e fisiologica. Di conseguenza uno si definisce per l'orientamento sessuale che sceglie: eterosessuale, omosessuale, bisessuale, transessuale ecc. Rappresentanti della teoria gender: A, Kinsey:fondatore del Kinsey Institute nel 1947, è uno dei primi a parlare della differenziazione tra il sesso biologico e il sesso sociale. J. Money: psicologo e sessuologo neozelandese discepolo di A, Kinsey nel 1955 introduce nella letteratura medica il termine gender. Il femminismo radicale assume la teoria di J. Money come "fondamento scientifico" delle proprie tesi:è la società maschile che ha ridotto la donna a un ruolo di inferiorità. Va cancellata la stessa distinzione fra sessi. L'uguaglianza tra uomo e donna sarà reale soltanto quando i ruoli saranno indifferenziati in tutti gli aspetti sociali: famiglia, lavoro, politica. Simone de Beauvoir: "donne non si nasce ma si diventa" e ciascuno - ma lei pensava soprattutto alle donne - ha diritto di scegliere il proprio genere, maschile o femminile, indipendentemente dal sesso biologico. J. Butler, il genere assorbe totalmente il sesso e ciascuno può decidere che cosa vuole essere in una gamma che non prevede più solo due possibilità - uomo o donna - ma tre, cinque, cinquanta o infinite. LGBT (lesbiche-gay-bisessuali-transessuali): il gender è a fondamento delle rivendicazioni del LGBT che nega la differenza tra uomo e donna e sostiene che la persona si definisce per il suo orientamenti sessuale. Reclama gli stessi diritti per gli omosessuali che per gli etero (matrimonio, adozione ..) e per i transessuali. A. Fausto-Sterling, biologa americana, femminista rilevando le anomalie sessuali e le tipologie di ermafroditismo porta il numero dei sessi da due a cinque. M.Llama, femminista messicana oltre LGBT ammette altri quattro generi: queer (mutevole), questioning (si sta interrogando sulla propria identità), trangender (non si riconosce in nessun modello), intersex (con caratteri secondari maschili/femminili non definibili). K. Bornstein, propone la fluidità di genere, cioè la capacità di diventare in modo cosciente e libero uno degli infiniti modi di genere per il tempo che si vuole. Benedetto XVI (21 dicembre 2012): " La profonda erroneità di questa teoria e della rivoluzione antropologica in essa soggiacente è evidente.". Papa Francesco (15 aprile 2015): ". Per esempio, io mi domando, se la cosiddetta teoria del gender non sia anche espressione di una frustrazione e di una rassegnazione, che mira a cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa..". |
| LA PREGHIERA |
| Preghiera dal
latino "precàri" gridare, l'atto di raccomandarsi a Dio con le braccia
stese verso cielo. La preghiera, è attrazione, elevazione verso Dio; è il mezzo che fin dall'antichità consente all'uomo di rapportarsi al divino e al quale supplicare aiuto, dare lode, ringraziarlo, chiedere perdono e intercessione. La preghiera fa parte della natura dell'uomo, essa è iscritta nel suo essere interiore che lo rende consapevole della sua finitezza e dei suoi limiti, perciò sente la necessità di affidarsi a Colui che è la ragione di tutto e dal quale tutto dipende. Preghiera cristiana. Senza nulla togliere all'impegno e all'iniziativa umana, s. Paolo insegna che nella preghiera i credenti non sono soli, ma:" Lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare, ma lo Spirito stesso intercede con insistenza (…) secondo i disegni di Dio" (Rm 8:26-27) Preghiera personale o privata è quella che si compie nel segreto del proprio cuore e ha un unico fine: elevare l'anima a Dio. Può attuarsi come preghiera vocale (che unisce il corpo allo spirito); meditazione (che mobilita tutte le capacità interiori: mente, cuore, immaginazione, emozioni per assimilare la fede); contemplazione che conduce all'intima comunione con Dio. Gesù raccomanda "… quando pregni, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà". (Mt 6.6) Preghiera comunitaria non liturgica è quella che si compie insieme ad altri credenti liberamente e spontaneamente, in forme varie non convenzionali con lo scopo di consacrare i legami (famiglia-associazioni), rendere più efficace la supplica presso Dio, sentirsi forti nel testimoniare la propria fede nella vita quotidiana, rendere lode pubblicamente a Dio. Gesù donandoci il Padre Nostro ci ha insegnato a pregare al plurale. (Mt. 6,9) Preghiera liturgica. Liturgia deriva dal greco "leitourghia" e significa "servizio da parte del popolo" e "servizio in favore del popolo". Essa denota il carattere pubblico e comunitario della preghiera. Nell'ambito cristiano il termine Liturgia è riservato esclusivamente alla Preghiera comunitaria, pubblica e ufficiale stabilita dalla Chiesa. La Liturgia cristiana è stata istituita da Cristo stesso che durante la sua vita terrena, tramite gesti e parole, ci ha lasciato dei riti ben precisi e particolari (Sacramenti). Essa non è paragonabile con altre forme di preghiera (come quella personale), pure importanti, perché ha un'efficacia sua propria, un'efficacia divina, derivante dal fatto che è celebrata da Cristo stesso presente nella sua Comunità orante: " dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro" (Mt.18,20) "Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla". (Gv 15,5-8). Potremmo dire che la liturgia ha corpo e anima, proprio come un essere vivente. Ha un corpo fatto di materia, riti, formule, gesti, ed un'anima che è lo Spirito Santo che rende presente Cristo e aiuta la comunità a incontrarsi con Dio. Attraverso la Liturgia la Chiesa continua nel mondo e nel tempo l'opera e la missione che Gesù ha ricevuto dal Padre:salvare e santificare gli uomini e a rendere gloria a Dio. La Liturgia ufficiale della Chiesa comprende: i 7 Sacramenti con un posto privilegiato all'Eucarestia-Messa; i Sacramentali; la Liturgia delle Ore. Tutte le altre forme di preghiera personali e comunitarie, anche se consigliate,lodevoli e meritorie ( Rosario-Adorazione-Processioni-Novene-Pellegrinaggi ecc)., non sono Liturgia. |
| RIVELAZIONE, DIO SI FA CONOSCERE |
| 1) Rivelazione significa
svelare ciò che è nascosto. In senso religioso è l'azione di Dio che manifesta se stesso all'umanità, sia naturalmente attraverso al creazione sia soprannaturalmente attraverso al parola. 2) La rivelazione naturale è quella che è data con la creazione, attraverso cui l'uomo può conoscere Dio e stringere un rapporto con Lui (religione naturale). La Chiesa Cattolica nel Concilio Vaticano I° ha definito che Dio, in quanto principio e fine di tutte le cose, può essere conosciuto con certezza con l'aiuto della ragione partendo dalle cose create. Ma la rivelazione naturale è limitata e imperfetta., in quanto i mezzi umani non sono all'altezza dell'inf8nita grandezza di Dio: Con la ragione l'uomo può riconoscere che Dio esiste, ma non come Dio sia veramente. 3) La rivelazione soprannaturale. Perché l'umanità potesse superare i limiti della sua conoscenza naturale di Dio, in modo assolutamente gratuito e per amore Dio stesso entra in contatto con l'uomo attraverso la sua parola e la sua azione. Dio si rivela e si dona all'uomo svelando il suo Mistero, perché vuole rendere gli uomini capaci di conoscerlo e amarlo più di quanto sarebbero capaci da se stessi. La Rivelazione si realizza con parole e eventi in modo graduale, a tappe e culminerà nella persona e nella missione del Verbo incarnato, Gesù Cristo. 4) Le tappe della rivelazione divina. Creazione: Dio offre agli uomini nelle cose create una perenne testimonianza di sé Progenitori: Dio manifesta se stesso ai progenitori Adamo e Eva intrattenendo con loro un rapporto di amicizia e di benevolenza. Nonostante il peccato la Rivelazione non è interrotta. Alleanza con Noè: nonostante i peccati dell'umanità puniti col Diluvio, Dio conclude con Noè l'Alleanza per far conoscere che Egli vuole la salvezza di tutti gli esseri viventi. Alleanza con Abramo: per riunire l'umanità dispersa , Dio sceglie Abramo per fare di lui il padre di una moltitudine di popoli e i lui saranno benedette tutte le nazioni della terra. Il popolo d'Israele: Dopo i patriarchi, Dio forma Israele quale suo popolo salvandolo dalla schiavitù dell'Egitto. Conclude con lui l'Alleanza del Sinai e gli dà, per mezzo di Mosè, la sua Legge, perché lo riconosca e lo serva come l'unico Dio vivo e vero, Padre provvido e giusto giudice, e stia in attesa del Salvatore promesso. Attraverso i profeti, Dio forma il suo popolo nella speranza della salvezza, nell'attesa di un'Alleanza nuova ed eterna destinata a tutti gli uomini e che sarà inscritta nei cuori. Cristo Gesù -pienezza di tutta la Rivelazione. " Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio " (Eb 1,1-2). Dio invisibile diviene visibile in Gesù Cristo; egli diviene uomo come noi. Questo mostra il grande amore di Dio per noi. 5) Non ci sarà altra rivelazione. Cristo, il Figlio di Dio fatto uomo, è la Parola unica, perfetta e definitiva del Padre; il Lui , si è compiuta la piena e definitiva Rivelazione. Con Lui Dio ci ha detto tutto quello che doveva dirci e non ci sarà altra parola che quella. Tuttavia, anche se la Rivelazione è compiuta, non è però completamente esplicitata; toccherà alla fede cristiana coglierne gradualmente tutta la portata nel corso dei secoli. Lungo i secoli ci sono state delle rivelazioni chiamate " private ", alcune delle quali sono state riconosciute dall'autorità della Chiesa. Esse non appartengono tuttavia al deposito della fede. Il loro ruolo non è quello di " migliorare " o di " completare " la Rivelazione definitiva di Cristo, ma di aiutare a viverla più pienamente in una determinata epoca storica. |
| RELIGIONE RICERCA DI DIO |
| 1) La
religione è un fenomeno tipicamente umano Gli antropologi e gli etnologi ci informano che l'uomo ha sviluppato un'intensa attività religiosa sin dalla sua prima comparsa sulla scena della storia (sepolture-simboli-iscrizioni rupestri-statuette) e che tutte le popolazioni di qualsiasi livello culturale hanno coltivato qualche forma di religione. 2) Religione dal latino, religio, deriva da religare = legare, unire. La religione infatti, prima che un complesso di riti, sentimenti e credenze, va intesa come rapporto dell'uomo di fronte alle realtà trascendenti, alla ragione ultima della propria esistenza, come relazione con Colui che è l'origine e il sostegno di tutto: Dio. 3) La religione nasce dalla confluenza di due percorsi dell'uomo: a. la contemplazione dell'universo (via oggettiva), dalla grandezza e bellezza delle creature per analogia si contempla il loro autore; b. le aspirazioni più profonde dell'animo umano (via soggettiva): ricerca della verità, il bene morale, voce della coscienza, aspirazione all'infinito, anelito alla felicità. 5) La religione naturale, intesa come atteggiamento e iniziativa umani, presente anche oggi in varie popolazioni, può essere suscettibile di molteplici distorsioni e travisamenti: Animismo: Concezione e pratica antropologico-religiosa che venera le anime o spiriti. I popoli animisti non ritengono che il Dio supremo si interessi dell'uomo. Sentono vicine, invece, le anime, che influiscono nella loro vita in modo benefico o malefico. (presente in Africa e Oceania) Totemismo: E un animale, una pianta o un altro oggetto con il quale una tribù o un gruppo stabilisce una relazione magico-religiosa. Diventa così il protettore del popolo (tribù dell'America del Nord Magia: Idee e pratiche che si fondano sulla credenza che certe persone, oggetti e riti posseggano una forza misteriosa, in virtù della quale, e mediante certi mezzi, esercitano un influsso inevitabile e quasi sempre negativo Idolatria: Divinizzazione di una creatura o adorazione di immagini o statue ritenute sede reale della divinità. Feticcio Feticismo: Un feticcio è un oggetto che nei popoli antichi era ritenuto un dio (idolo) o visto in una dimensione religiosa che assicura la buona sorte. Panteismo: Dal greco pan = tutto, e theos = dio. Dottrina che identifica Dio con tutto il creato.Induismo Politeismo: Dal greco : polys + theos = "molti dèi". Dottrina che riconosce diversi dèi. Molto diffuso nei popoli antichi. (Egitto-Grecia-Babilonersi-Roma..) 6) Adorazione. È l'atto cultuale di riverenza per mezzo del quale si riconosce Dio come essere supremo. Sacrificio, atto di culto che consiste nel offrire a Dio qualcosa di proprio come segno di riconoscimento della sua sovranità. |
| DIO E' CONOSCIBILE |
| 1) Chi è Dio.
Nell'accezione comune è l'Essere supremo, del quale non si può pensare
nulla di più grande. Possiede ogni perfezione possibile. Origine,
principio e causa di tutte le cose. E' variamente denominato e significato
nelle diverse culture religiose. 2) Che cosa significa la parola Dio. Perché Dio si chiama Dio. Il termine Dio è di origine indoeuropea (Dyeus) da cui deriva la parola greca Teos e la latina Deus da cui il termine italiano Dio. L'antica parola Dyeus significa luce, cielo luminoso, cioè Dio è colui il quale illumina il creato, dona forza e esistenza attraverso la sua essenza di luce. 3) Si può arrivare a provare l'esistenza di Dio attraverso la ragione? Numerosi pensatori di tutti i tempi hanno dato il loro apporto. Anselmo d'Aosta con l'argomento ontologico" Dio è l'Essere del quale non si può pensare nulla di più grande" Egli esiste non solo come idea, ma realmente. Infatti se Dio possiede tutte le qualità e perfezioni, ne consegue che Egli possiede la fondamentale caratteristica della reale esistenza. Tommaso d'Aquino con le cinque vie (moto-causa-contingenza-grado di perfezione-fine) che sostanzialmente hanno la stessa struttura di ragionamento: dagli effetti alla causa. Niente di ciò che esiste ha in sé la ragione della sua esistenza, l'universo infatti è un complesso di esseri limitati, finiti, deperibili dipendenti l'uno dall'altro. Potremmo procedere all'infinito nella ricerca delle cause, ma ciò non è possibile perciò dobbiamo ammette una prima causa non causata, efficiente che ha in sé la ragione d'essere, che è Dio (primo motore immobile, primo essere necessario). J. Locke. Ex nihilo nihil: da niente non si ha niente. Ma se nel mondo ci sono persone intelligenti, ci deve essere un Causa intelligente, Dio. L'ordine impresso nell'universo non può essere stato progettato da nessuna creatura, perciò è necessario una Causa intelligente che noi chiamiamo Dio. Le Religioni. Nel cuore dell'uomo dai tempi più remoti c'è un insaziabile desiderio di trovare e conoscere Dio. Le religioni sono l'espressione concreta di questa ricerca, di questo desiderio. Ora ogni attività umana ha un oggetto proprio: la vista il colore, l'udito il suono, l'odorato il profumo, l'ammirazione la bellezza, il desiderio il piacere ecc. e queste attività sensitive, conoscitive, volitive non si creano i propri oggetti, ma li cercano e li trovano fuori di sé. Così è per la religione: l'uomo sente il bisogno di pregare, di adorare, di invocare, perchè è stimolato a tali attività da un oggetto (Dio)che possiede speciali qualità, per cui induce l'uomo all'adorazione, preghiera, annuncio…. 4) Agnosticismo afferma che la ragione umana non può conoscere se Dio esiste o non esiste. Ateismo la dottrina che nega l'esistenza di Dio. 5) Il CCC al n.36 " La santa Chiesa, nostra Madre, sostiene e insegna che Dio, principio e fine di tutte le cose, può essere conosciuto con certezza con il lume naturale della ragione umana partendo dalle cose create ". |
| LA VITA CONSACRATA NELLA STORIA DELLA CHIESA |
| La prima forma organizzativa
della Chiesa risale a Gesù stesso che sceglie i 12 Apostoli e 1 72
discepoli come collaboratori nella sua missione e tra questi Pietro al
quale affida la guida della Chiesa. A loro volta gli Apostoli metteranno a
guida delle nuove comunità i Vescovi, i presbiteri, i diaconi. Accanto alla vita normale dei fedeli cristiani ben presto nacque l'esigenza di una vita più impegnata nella preghiera, nella vita evangelica, nelle opere di carità. Nei primi due secoli la prima forma di consacrazione conosciuta fu quella dell' ascetismo domestico (Atti 21,8-9) a carattere femminile. Nel II secolo s. Ignazio di Antiochia e s. Policarpo elogiano la vita celibataria e verginale regolata da preghiera, silenzio e lavoro. È sant'Antonio, l'egiziano, che in Oriente verso la fine del III secolo si ritira come eremita nel deserto; a lui si uniscono altri personaggi che ne condividono la scelta. Sarà san Pacomio, anche lui egiziano, a stendere la prima regola monastica. nella forma comunitaria, detta cenobitica. In Cappadocia s. Basilio (IV sec) da origine a un movimento religioso cenobitico. Nel frattempo alcuni Vescovi: s.Agostino in Africa, s,Ambrogio a Milano, s.Eusebio a Vercelli raccolgono il clero in comunità attorno alla cattedrale. In Occidente è san Benedetto da Norcia (VI secolo) che ispirandosi alla regola di s. Pacomio da origine al monachesimo benedettino che durerà come unico modello di vita monastica fino al XII secolo, fondata sul famoso programma di ora et la-bora affidato alla conduzione dell'abate (la parola abate discende dall'aramaico abbà che significa padre) che avrebbe guidato con autorità paterna la comunità, scandendo la giornata in precisi spazi per la preghiera alternati ad altri per il lavoro manuale. Il mondo occidentale è debitrice ai monasteri benedettini dell'immenso materiale librario che innumerevoli monaci amanuensi ci hanno lasciato in eredità, salvando il patrimonio culturale della precedente tradizione; e l'esperienza di autosufficienza economica con un razionale e completo progetto agricolo, che lascerà il segno per molti secoli. Per molti secoli, difatti, questa formula è stata l'unica riconosciuta dalla Chiesa, fino a quando, nell'XI secolo la società europea è in fermento, nascono i Comuni, i rapporti commerciali fiorenti, forze riformatrici animano la Chiesa e qualcuno pensò di realizzare nuove forme di vita religiosa uscendo dai conventi e stando vicino ai problemi della gente. Nascono gli Ordini Ospitalieri per i pellegrini, gli Ordini Cavallereschi per difendere la Terra Santa, Ordini per il riscatto degli sciavi: (Mercedari, Trinitari), gli Ordini Mendicanti (francescani, domenicani, agostiniani, carmelitani) che proposero la formula del frate itinerante, che viveva dì elemosina e predicava il Vangelo della povertà. Dopo il Concilio di Trento, nel XVI secolo, per rispondere meglio alle esigenze della società e della Chiesa, nascono Congregazioni religiose che pur mantenendo il carisma legato alla tradizione religiosa con i voti e la struttura comunitaria, si preparato ad affrontare ogni situazione umana, sia sociale sia culturale, verso cui dirigere il proprio impegno evangelizzatore, cioè il servizio al Vangelo in ogni latitudine e longitudine geografica e spirituale. Questi Ordini religiosi hanno rappresentato anche un'azione di supplenza nei confronti delle autorità pubbliche a proposito di educazione, sanità, cultura, studio e ricerca in ogni disciplina e, naturalmente, formazione religiosa ed evangelizzazione anche di popoli lontani. Qualche esempio: Gesuiti, Scolopi, Lazzaristi, Salesiani, Camilliani, Redentoristi, Saveriani,ecc. Questo cammino religioso fu valido solo per gli uomini, poiché alle donne, tranne qualche rarissima eccezione (s. Angela Merici 1474-1540). venne riservata unicamente la forma della clausura, tipica del monachesimo fino al XIX secolo circa. Nell'Ottocento le necessità del mondo convinsero la Chiesa ad approvare altre forme di vita consacrata anche per le donne; forme di vita attiva. che portarono le religiose a vivere sì nei conventi , ma accettando che il loro impegno religioso si esprimesse in opere sociali, quali l'educazione dei bambini e dei giovani, l'assistenza ai bisognosi e alle famiglie e la collaborazione più diretta alle opere parrocchiali. Nel 1947 Pio XII emanava la costituzione Provìda Mater, in cui veniva approvata una nuova forma di vita consacrata negli Istituti secolari. Gli aderenti a tale forma, mentre professano i consigli evangelici impegnandosi in essi con i voti, non vivono radunati in conventi; di norma continuano a vivere in famiglia, a frequentare gli ambienti del mondo. Essi sono laici consacrati che intendono vivere appieno la grazia del Battesimo e della Confermazione - e nel caso di persone sposate, anche la grazia del Matrimonio -consacrando la vita totalmente al Regno di Dio. |
| QUARESIMA |
| La Quaresima
è uno dei tempi forti che la Chiesa cattolica celebra lungo l'anno
liturgico. È il periodo di quaranta giorni che precede la celebrazione
della Pasqua; inizia il mercoledì delle Ceneri e si conclude con la
Settimana santa. Questa preparazione prolungata fu motivata dalla prassi penitenziale. Coloro che desideravano essere riconciliati con Dio e con la Chiesa iniziavano il loro cammino di preparazione il Mercoledì delle Ceneri e veniva concluso la mattina del Giovedì santo, giorno in cui ottenevano la riconciliazione. In tal modo i penitenti si sottoponevano a un periodo di preparazione che durava quaranta giorni. Da qui il termine latino Quadragesima. I penitenti intraprendevano questo cammino attraverso l'imposizione delle ceneri e l'utilizzazione di un abito di sacco in segno della propria contrizione e del proprio impegno ascetico. Contemporaneamente i Catecumeni si preparavano a ricevere il Battesimo nella solenne veglia del Sabato Santo. Fu così che anche i semplici fedeli - ovvero quanti non erano catecumeni né pubblici penitenti - vennero associati a questo intenso cammino di ascesi e di penitenza per poter giungere alle celebrazioni pasquali con l'animo disposto a una più autentica partecipazione. Quaresima come i 40 giorni che Gesù trascorre nel deserto, prima di iniziare la Sua Missione; in questi giorni il diavolo tenta Gesù, per farlo passare dalla sua parte e per fargli abbandonare la missione che Dio Padre gli ha affidato: quella di salvare tutti gli uomini. Il numero 40 ricorda il Diluvio universale, i giorni di Mosè sul monte Sinai dove riceverà i Comandamenti e l'alleanza; gli anni trascorsi dal popolo d'Israele nel deserto prima di entrare nella Terra promessa, ecc. Le Ceneri si pongono sul capo dei fedeli per ricordare la caducità della vita terrena e spronare i fedeli all'impegno penitenziale di conversione. Si possono usare due formule diverse per questo rito: * Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai. Genesi 3,19 * Convertiti e credi al Vangelo. Marco 1,15 Spiritualità della Quaresima: preghiera, penitenza, carità (Mt 6, 1-6. 16-18) Lotta contro le tentazioni (interessi solo materiali, ricerca del successo e di apparire, ricerca del potere e indipendenza da Dio (Mt 4, 1-11) Lettura del Vangelo per conoscere meglio Gesù. Riscoprire il Battesimo e il sacramento della Confessione. Digiuno e astinenza dal mangiare la carne. Via Crucis. |
| NASCITA DEI VANGELI |
| Vangelo deriva dal greco e
significa "lieto annuncio" Gesù ha predicato, e si è scelto e formato per tre anni dei discepoli che lo aiutassero e continuassero la missione (Mt.10; 28,16-20). Dopo la Pasqua gli Apostoli e la primitiva comunità cristiana iniziando da Gerusalemme annunciano oralmente la buona notizia di Gesù (Atti 10,37-43). Per esigenze liturgiche, di catechesi (formazione dei cristiani) e per l'attività missionaria (annuncio ai non credenti) si sentì il bisogno di avere dei testi scritti. Secondo gli studiosi (Ph. Rolland) si ipotizzano quattro testi antecedenti i Vangeli canonici.: "Vangelo dei dodici" composto a Gerusalemme in ebraico e alla base dei seguenti; il "vangelo ellenista" scritto in greco ad Antiochia di Siria; il "Vangelo paolino" scritto nelle comunità fondate da s.Paolo in Grecia. Il "vangelo dei timorati di Dio" detto anche "Fonte Q" non indipendente dai tre precedenti, fu scritto a Cesarea Marittima per una comunità cristiana proveniente dal paganesimo. Questi testi furono scritti tra il 36 e il 60 d.C. La redazione finale dei Vangeli Dopo le fasi della predicazione orale, dell'elaborazione dei primi documenti scritti, la fase successiva, è quella decisiva e definitiva: vengono scritti e fissati i tre Vangeli, detti, sinottici, (i primi tre vangeli potrebbero essere letti simultaneamente con un colpo d'occhio, in una visione d'insieme, sinossi, sinottici) che la Chiesa riconoscerà e tramanderà senza più toccarli. Questo lavoro è opera di quelle persone che la tradizione antica identifica con Matteo, Marco e Luca. Costoro hanno compiuto un prezioso lavoro di redazione dell'antico materiale tramandato in vario modo, e, da autentici autori, hanno composto le loro opere letterarie con un taglio personale. Vediamo dunque in sintesi di ricostruire l'operato di ogni singolo evangelista come redattore finale del suo Vangelo. Marco fonde due testi , il vangelo ellenista e il vangelo paolino. Secondo l'antica tradizione, era discepolo di Pietro e scrisse il suo vangelo a Roma. Qui erano arrivati, rispettivamente da Antiochia e dalle comunità greche, i due Vangeli che avevano tradotto e adattato l'antico Vangelo dei dodici. Matteo ha usato come fonte principale e testo base il vangelo ellenista: in esso ha inserito i discorsi che ha tratto dal vangelo dei timorati di Dio, ma raggruppandoli e fondendoli in modo originale, secondo propri criteri compositivi. Inoltre ha aggiunto altri brani che gli sono esclusivi, traendoli dai propri ricordi, dalle tradizioni orali o forse anche da altre fonti scritte che non possiamo ricostruire. Luca stesso ci dice, nel prologo del suo vangelo, il criterio che ha seguito per la redazione: Poiché molti han posto mano a stendere un racconto degli avvenimenti successi tra di noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni fin da principio e divennero ministri della parola, così ho deciso anch'io di fare ricerche accurate su ogni circostanza fin dagli inizi e di scriverne per te un resoconto ordinato, illustre Teofilo, perché ti possa rendere conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto (Luca 1,1-4). Sembra che Luca abbia sviluppato il vangelo paolino (Luca segue Paolo nelle varie peregrinazioni), integrandolo con i dati del vangelo dei timorati di Dio, conosciuto probabilmente a Cesarea durante la prigionia di Paolo degli anni 58-60. Il Vangelo secondo Giovanni Un discorso a parte bisogna fare per il quarto Vangelo. Questo scritto attribuito all'apostolo Giovanni si distingue chiaramente dai sinottici. È un'opera unitaria dal punto di vista linguistico e stilistico. E' frutto di una lungo lavoro di stesura e revisione durato 60 anni. Appare una riflessione teologica più approfondita (il Prologo, i discorsi di Gesù) rispetto ai Vangeli sinottici. |
| TUTTI I SANTI |
TUTTI I SANTI L'origine di questa festa risale al IV secolo. Ad Antiochia si celebrava una festa per tutti i martiri nella prima domenica dopo Pentecoste. La celebrazione fu introdotta a Roma, alla stessa data, nel VI secolo, e nel VII secolo veniva fissata al 13 maggio da papa Bonifacio IV, in concomitanza col giorno della dedicazione del Pantheon alla Madonna e a tutti i martiri. Nell'835 questa celebrazione, per opportunità pratiche, venne trasferita da papa Gregorio IV al 1° novembre. 2 NOVEMBRE La commemorazione dei fedeli defunti appare nel secolo IX in Francia per iniziativa dell'abate benedettino sant'Odilone di Cluny. L'abate Odilone era molto devoto delle anime del Purgatorio, al punto che tutte le sue preghiere, sofferenze, penitenze, mortificazioni e messe venivano applicate per la loro liberazione dal purgatorio. NOVISSIMI Morte è "la separazione dell'anima e del corpo" (CCC 1005; 1016); il corpo diventa cenere, mentre sopravvive l'anima, creata immortale da Dio al momento del concepimento. Giudizio ogni essere umano, nell'incontro con il Cristo (Mt.25), viene giudicato su tutti gli atti della sua vita: o per entrare nella beatitudine del Cielo; o per dannarsi in eterno. Purgatorio, la parola indica la purificazione dopo la morte. Se ne parla in 2Mac 12, 44-4 e san Paolo in 1Cor 15,29 e 2Tm 1,18 che raccomanda di pregate per i morti bisognosi di purificazione. Paradiso: coloro che muoiono nella grazia e nell'amicizia di Dio e che sono pienamente purificati, vivono per sempre con il Cristo. Sono per sempre simili a Dio perché lo vedono come esso è (cf. 1Gv 3,2), "faccia a faccia" (1Cor 13,12; Ap 22,4). Questa vita perfetta con la Trinità è chiamata Paradiso o Cielo (CCC 1023-1024). Il Paradiso o Cielo non è un luogo ma una Persona. Inferno. Gesù nel Vangelo parla del "fuoco che non si spegne" (Mt 5,22; 29; 13,42-50). Nella parabola del giudizio finale, troviamo questa parola terribile:"allontanatevi da me, maledetti, nel fuoco eterno preparato per il demonio e i suoi angeli" (Mt 25,41). Gesù parla dell'Inferno come rischio reale per noi,che deve farci riflettere. Dire a Dio un "no" irreversibile è una possibilità dell'esercizio della nostra libertà. Resurrezione, promessa da Gesù: " e io li risusciterò nell'ultimo giorno"(Gv.6,40) non sarà una nuova creazione a partire dal nulla, ma la riunione dell'anima immortale con il suo corpo. Questo sia per i beati che per i condannati. La fede cristiana afferma che non c'è "reincarnazione" dopo la morte (CCC 1013). Indulgenze, parziali o plenarie, che possono essere offerte in suffragio delle anime del Purgatorio. Le indulgenze offrono ai defunti una parziale o plenaria riduzione delle pene, dovute ai suoi peccati, che sono già stati perdonati. Halloween termine inglese di origine celtica indicava la vigilia di Tutti i Santi. Halloween non appartiene alla nostra tradizione culturale. Negli ultimi anni si è diffusa grazie al forte impulso commerciale che la caratte rizza: Il successo di questa festa, certamente attraente e divertente per i bambini, non può essere ignorato né deve essere subito con superficialità e senza discernimento. Occorrerebbe cogliere l'occasione per analizzare con spirito critico il senso della festa, che spesso sfugge nel suo significato profondo anche ai genitori ed educatori. Non è conveniente promuovere una festa che, vantando antiche origini celtiche, celebra l'occulto ed esalta il mondo della morte. Senza limitarsi a una scontata condanna, sarebbe utile mettere in risalto la bellezza della nostra fede nella risurrezione dei morti, che la liturgia proclama nella solennità di Tutti i Santi legata alla Commemorazione dei fedeli defunti. |
| VANGELO DI MARCO |
| L'evangelista Marco o Giovanni
Marco era originario di Gerusalemme (At 12,12). In un primo tempo fu
compagno dell'apostolo Paolo (At. 12,25), partecipa al primo viaggio
missionario (At 13,5; 13,16) poi secondo testimonianza di Papia (150 d.C.)
vescovo di Gerapoli (Turchia), Marco divenne discepolo di Pietro , lo
seguì a Roma, e dopo la morte dell'Apostolo (64 d.C.).Marco scrisse il suo
Vangelo per i cristiani della capitale riportando la predicazione di
Pietro. E' il Vangelo più breve dei vangeli canonici (16 cap.) e il primo ad essere scritto. Ha fornito la base narrativa ai vangeli di Matteo e Luca. Struttura del vangelo di Marco. Prologo. Il vangelo di Marco comincia con un titolo che sembra dichiarare il suo programma: "Inizio del vangelo di Gesù Cristo Figlio di Dio". Le due qualifiche di Gesù indicano le due parti del vangelo. Prima parte (cap.1-8): ministero di Gesù in Galilea e fuori con l'annuncio del regno di Dio, i miracoli, gli scontri con scribi, farisei e sacerdoti che rifiutano Gesù come messia e con il riconoscimento, da parte di Pietro, di Gesù come "Cristo" (8,27-30) Seconda parte (cap.9-16): il viaggio a Gerusalemme con i discepoli con la narrazione della sua passione che si conclude sotto la croce col riconoscimento del centurione romano: "Costui era veramente il Figlio di Dio" (15,39). Conclusione (cap.16) Risurrezione di Gesù, Ascensione e missione dei discepoli. Scopo del Libro: fornire ai cristiani convertiti dal paganesimo una storia biografica di Gesù Cristo come Salvatore del mondo così da fortificare la loro fede di fronte alle dure persecuzioni e per insegnar loro cosa significasse essere Suoi discepoli. Gesù nel vangelo di Marco. Marco inizia a narrare la vita di Gesù dal Battesimo (1,9),mancano le genealogie e il racconto della sua infanzia come in Matteo e Luca. Dà più risalto alle azioni che agli insegnamenti, infatti riporta 18 miracoli e solo 10 parabole (Matteo 21 e Luca 27) , perché la domanda a cui l'evangelista vuol rispondere nel suo Vangelo è: "Chi è Gesù?". I discepoli e quanti incontrano Gesù di fronte ai suoi prodigi: guarigione dei malati, i demoni che obbediscono ai suoi comandi, legge nel cuore delle persone (2,8), comanda al lago in tempesta di calmarsi (4,35ss), si chiedono sbigottiti: "Chi è mai costui?". E finalmente giungeranno alla solenne professione di fede attraverso Pietro: "Tu sei il Cristo" (8,29).Ma spetterà al grande prodigio della Pasqua, rivelare in pienezza la vera identità di Gesù. È nella sua risurrezione infatti che Gesù appare come il Salvatore dell'uomo, il suo Liberatore, il Guaritore definitivo dal peccato e dalla morte. "Costui era veramente il Figlio di Dio" (15,39). Il vangelo della sequela e del discepolo. Parallelamente alla domanda:"Chi è Gesù ?" nel vangelo di Marco ce n'è una seconda: "Chi è il discepolo?" Alla formazione del discepolo, Marco riserva la seconda parte del suo Vangelo (916). Gesù nella sua veste di Maestro, educa il discepolo alle impegnative esigenze che la sequela comporta: "rinnegare se stessi", "perdere la propria vita a causa del Vangelo", "essere l'ultimo e il servitore dei fratelli" , "Se qualcuno vuole venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua... Chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà". In questa sezione emerge la figura di Gesù che per primo realizza nella sua persona di Maestro lo stile di vita proposto al discepolo e per primo, come per tracciare la strada ai discepoli di ogni tempo, cammina verso la croce, rinnegando se stesso e sottomettendosi docilmente alla volontà del Padre. Il vangelo di Marco nella liturgia. E' letto ogni tre anni nelle domeniche del ciclo B. Mentre si legge ogni anno durante le messe feriali dalla 1^ alla 9^ settimana del Tempo Ordinario. |
| L'INCONTRO DI CATECHISMO |
| Ogni incontro di catechismo si
svolge in sei momenti: 1. La preghiera di inizio E importante per creare il clima: il catechismo è incontrare Gesù Maestro. Si può invocare lo Spirito Santo, oppure pregare per poter conoscere Gesù, per vivere insieme a lui il Natale, a sua Pasqua…… 2. Il dialogo Partire dalla vita concreta dei ragazzi; per facilitare il dialogo proporre alcune domande che riguardano la loro esperienza.. Per il momento non ci preoccupiamo di risolvere problemi o correggere errori.sarà compito della catechesi. 3. L'annuncio È il momento più importante dell'incontro di catechismo. Avviene per mezzo della lettura-ascolto di un brano del Vangelo (riportato dal catechismo). E' necessario porre i ragazzi in atteggiamento di attesa e dì ascolto. Perciò il catechista farà una breve introduzione mettendo in risalto che si ascolta Gesù che ci parla. La lettura potrà essere fatta dai ragazzi a turno, uno alla volta, leggendo con calma (p. es. una riga o una frase a testa). Dopo la lettura, si può chiedere, ad ogni ragazzo, la frase che più lo ha colpito. 4. La catechesi Dopo l'ascolto della Parola di Dio il catechista annuncia l'insegnamento della Chiesa. Questo è il momento in cui il catechista svolge il suo ruolo di Maestro- Maestra della fede per i ragazzi . Non parla soltanto a nome proprio, ma a nome della Chiesa.. Perciò quello che dice deve partire dal cuore confidando nell'aiuto dello Spirito santo. 5. Le attività Portare i ragazzi dalla teoria alla pratica. L'Albo può offrire alcune attività per ogni incontro: disegni da completare e colorare, scritte da completare, domande a cui rispondere, giochi con parole-chiave.. Non trascurare "Per ricordare,pregare e vivere" al termine di ogni capitolo del 1° e 2° volume del Catechismo, mentre per "Sarete miei testimoni" : "Celebriamo il nostro cammino" e "Questa è la nostra fede". Altre proposte vengono suggerite o lasciate alla iniziativa personale del catechista o della parrocchia. 6. La preghiera finale Il catechista introduce la preghiera, invitando a chiedere al Signore quanto è importante in relazione alla catechesi svolta. È bene unire sempre preghiera spontanea e preghiere tradizionali. |
| CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA |
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Indice del Catechismo della Chiesa
Cattolica PARTE PRIMA "LA PROFESSIONE DELLA FEDE". Sezione Prima: Io credo-Noi crediamo Cap. 1°: L'uomo è capace di Dio- Il desiderio di DIO Cap. 2°: Dio viene incontro all'uomo-la Rivelazione-la Tradizione-la Bibbia Cap. 3°: L'uomo risponde a Dio col la fede: io credo Sezione Seconda: La professione della fede cristiana Cap. 1°: Dio Padre - Creazione - l'uomo - il Peccato Cap. 2°: Io credo in Gesù Cristo, Figlio di Dio,fatto uomo, morto per noi e risorto Cap. 3°: Credo nello Spirito Santo - la Santa Chiesa cattolica - Gerarchia - Fedeli laici- la vita consacrata - Maria Madre di Cristo - Vita eterna - Risurrezione - PARTE SECONDA "LA CELEBRAZIONE DEL MISTERO CRISTIANO" Sezione Prima: Liturgia e Sacramenti Cap. 1°: il Mistero Pasquale nel tempo della Chiesa, nei Sacramenti, nella Liturgia Cap. 2°: la celebrazione della Liturgia della Chiesa: è Cristo che celbra Sezione Seconda: i sette sacramenti della Chiesa Cap. 1°: i Sacramenti dell'Iniziazione cristiana: Battesimo, Confermazione, Eucaristia Cap. 2°: i Sacramenti di guarigione: Penitenza-Riconciliazione, Unzione degli infermi Cap. 3°: i Sacramenti di servizio e comunione: Ordine Sacerdotale e Matrimonio Cap. 4°: Sacramentali ed Esequie - PARTE TERZA "LA VITA IN CRISTO" Sezione Prima: La vocazione dell'uomo: la vita nello Spirito Cap. 1°: La dignità della persona umana: uomo immagine di Dio - chiamato alla santità - ma deboli e peccatori - bisognosi di perdono Cap. 2°: La Comunità umana: persona, società, giustizia sociale Cap. 3°: La salvezza di Dio: la Legge e la Grazia - la Chiesa Madre e Maestra Sezione Seconda: i dieci Comandamenti, il Decalogo nella Bibbia e al catechismo Cap. 1°: l'amore verso Dio: 1.Non avrai altro Dio fuori di me - 2. Non nominare il Nome di Dio invano - 3. Ricordati di santificare le feste Cap. 2°: l'amore verso il prossimo: 4. Onora tuo padre e tua madre - 5. Non uccidere 6. Non commettere adulterio - 7. Non rubare - 8. Non dire falsa testimonianza 9. Non desiderare la donna d'altri - 10. Non desiderare la roba d'altri - PARTE QUARTA "LA PREGHIERA CRISTIANA" Sezione Prima: la preghiera nella vita cristiana Cap. 1°: La preghiera nella Rivelazione: Antico Testamento - vissuta da Gesù, dalla Vergine Maria e nella Chiesa Cap. 2°: la preghiera nella Tradizione : lo Spirito Santo e la Parola di Dio sorgenti di Preghiera - pregare in Cristo nella Chiesa per intercessione di Maria - i Maestri di Preghiera - scuole di spiritualità cristiana Cap. 3°: la vita di preghiera: preghiera vocale - meditazione -Liturgia delle Ore - Messa - il combattimento spirituale per perseverare nella preghiera Sezione Seconda: Il Padre nostro: sintesi di tutto il Vangelo - le sette domande |
| I LIBRI SAPIENZIALI |
Nel periodo dopo l'esilio l'attività letteraria dì Israele è intensa. La vita della comunità è tutta concentrata attorno al culto, alla preghiera e alla riflessione dottrinale. Si raccolgono le tradizioni antiche e le parole dei profeti, per farne dei libri non solo di cronaca, ma soprattutto di meditazione. La letteratura caratteristica di questo periodo è quella sapienziale che raccoglie la riflessione dei saggi di Israele sulle situazioni umane, individuali e sociali, sulle vicende della vita, per dare al lettore consigli pratici di comportamento, in vista soprattutto della felicità. Una saggezza umana, spesso velata di pessimismo, ma che viene elevata dalla visione religiosa della comunione di amicizia con Dio, basata sulla fede nel Dio dell'alleanza. Questa letteratura pone i grandi problemi dell'umanità: l'esistenza del male, la ricompensa dei giusti e dei cattivi, i! senso della esistenza umana e l'aldilà... Le risposte aprono alcuni spiragli verso la luce che verrà dal Nuovo Testamento. Giobbe: affronta il tema sul perché della sofferenza dell'innocente; del silenzio di Dio di fronte all'incalzare delle domande che tale sofferenza sollecita. Proverbi: è il più antico tra i testi della letteratura sapienziale. Contiene massime, regole di comportamento e proverbi popolari. Esprime la dottrina tradizionale sulla retribuzione: ogni azione ha la giusta sanzione, il bene fatto è remunerato con il premio e il male con il castigo. Qoèlet o Ecclesiaste: riflessione sul senso della vita: la vita è un grande enigma e sfugge a d ogni possibilità di comprensione; tuttavia la sapienza aiuta a capire che tutto è nelle mani di Dio. Siracide o Ecclesiastico: prende nome dal suo autore, un ebreo di Gerusalemme Beni Sirach, un maestro di sapienza. Propone insegnamenti morali e considerazioni sulla condizione dell'uomo che guidato dalla sapienza apprende il modo per ben vivere, nell'amore e nella fedeltà a Dio. Sapienza: scritto in greco da un autore che probabilmente viveva nella comunità giudaica di Alessandria d'Egitto nel I sec. a.C. La sua è la proposta di fede tradizionale fatta all'ebreo della diaspora e offerta al pagano ben disposto. È un testo importante per la dottrina sulla retribuzione del giusto dopo la morte (Sap 1-5), per l'esaltazione dell'autentica sapienza che deriva da Dio (Sap 6-9) e per la riflessione sull'opera della sapienza divina nella storia d'Israele (Sap 10-19). Di genere e contenuto diversi rispetto agli altri cinque propriamente sapienziali sono: Salmi (tehillim: lodi) è una raccolta di cantici e di preghiere che Israele ha elevato a Dio lungo tutta la sua storia. Anticamente attribuiti al re Davide, i Salmi sono stati composti da vari autori in tempi e luoghi diversi. Ambito privilegiato dei Salmi è il culto, praticato prima nei diversi santuari sparsi nel paese e poi nel tempio di Gerusalemme. La raccolta esprime i sentimenti del popolo ebraico verso Dio. Vi si trovano: inni di lode a JHWH per le sue opere grandiose, la creazione e la salvezza (Sal 8; 19; 29; 113-118; 136); canti di ringraziamento sia del singolo sia della comunità per il pericolo scampato (Sal 18; 30; 34); suppliche individuali (Sal 3; 5; 6; 7; 22...) e collettive (Sal 74; 80...) in caso di necessità; confessioni dei peccati e le richieste di perdono (Sal 32; 51...); istruzioni di tipo sapienziale (Sal l; 112; 127...); canti del pellegrinaggio al tempio (Sal 15; 24; 84; 95; 120-134); celebrazioni della regalità di JHWH (Sal 24; 47; 93; 96; 97; 98; 99...); preghiere per il re (Sal 2; 20; 21; 44; 72; 110...), rilette dopo l'esilio come appelli al regno del Messia futuro. Salmi che propongono la storia passata come riflessione sulla condotta divina e motivo a ulteriormente sperare (Sal 78; 105). In tutto sono 150 divisi in cinque sezioni. Sono detti anche Salterio. Cantico dei Cantici: poemetto dedicato all'amore umano. Quest'ultimo è visto come un valore della creazione (Gen 2,18-24) e pertanto esaltato. Protagonisti del poema sono due innamorati. Nella tradizione giudaica e cristiana il Cantico è stato spesso commentato in senso allegorico, a significare il rapporto religioso tra Dio e Israele o tra Cristo e la Chiesa, ma anche tra Cristo e il singolo cristiano. |
| DALLA RESTAURAZIONE AI MACCABEI |
| Dopo la caduta di Babilonia
per mano del re persiano Ciro il Grande nel 538 a.C., gli ebrei esiliati
cominciarono a tornare nella terra di Giuda (Esd 1, 1-4;6, 1-12). Il
ritorno degli esiliati avvenne sotto la guida di Zorobabele che in seguito
il re Dario fece diventare governatore della Giudea, con al fianco il
sommo sacerdote Giosuè. Da questo momento fino agli inizi dell'era
cristiana il popolo ebraico ha una intensa vita religiosa. Essa ha il suo
centro nel tempio di Gerusalemme, terminato di costruire attorno al 520
a.C. In questo periodo furono attivi i profeti Aggeo, Gioele, Zaccaria e
Malachia Essi cercano di riaccendere nel cuore dei giudei la fede in Jahvè
e la speranza nel messia venturo. Il " resto di Israele " tornato da Babilonia non avrà più una storia politica autonoma: la sua unica preoccupazione sarà di garantire la libertà di professare la fede e il culto dei Padri. Le uniche fonti storiche sul periodo della dominazione persiana in Giudea sono il Libro di Esdra e quello di Neemia. Neemia governò Giuda per dodici anni, su nomina dei persiani. Assieme ad Esdra guidò la comunità in obbedienza a Dio e introdusse un certo numero di riforme. Esdra lesse e spiegò la legge di Dio al popolo, e fece la promessa solenne, sancita in un documento scritto, firmato dai capi, di obbedire in futuro a tutti i comandi di Dio e di osservare le sue leggi. Molti ebrei non tornarono in patria e nonostante i continui rapporti con le popolazioni pagane, continuarono a vivere fedeli alle proprie tradizioni religiose sopportando incomprensioni da parte dei governanti. Il libro di Ester racconta come il re Serse I (Assuero) scelse Ester, un'ebrea, come sua regina al posto di Vasti e per la sua posizione scongiurò una persecuzione contro gli ebrei. Questi ebrei lontani dal tempio svilupparono le sinagoghe locali come centri di insegnamento e di culto. Periodo ellenistico Nel 333 Alessandro Magno mette fine alla dominazione persiana e la Giudea passa sotto il dominio macedone. Nel complesso la comunità giudaica per un secolo e mezzo vive in pace con il mondo greco, allorché (nel 167 a.C.) il re Antioco IV Epifane dei Selucidi di Siria, appoggiato dall'aristocrazia locale, occupa la Giudea e decide di imporre con la forza la cultura ellenistica fondamentalmente pagana. Vengono abolite le pratiche religiose ebraiche, incluso il sabato, distrutti i libri sacri, il tempio di Gerusalemme è dedicato a Giove Olimpo e venivano messe a morte quanti non partecipavano alle usanze greche(2Mac.6-7). Questa persecuzione antigiudaica scatenò l'opposizione degli Ebrei tradizionalisti La rivolta antiseleucide scoppiò a Modin, per opera di un sacerdote di nome Mattatia degli Asmonei. Suo figlio Giuda (2Mac.8), soprannominato Maccabeo (martello), divenne capo della resistenza e riuscì a conquistare Gerusalemme nel dicembre del 164 a.C.. Il 18 dicembre riconsacrò il tempio. Antioco V (164-162 a.C.), successore di Antioco IV, concesse un editto di tolleranza. Il nuovo re Demetrio I (162-150 a.C.) riprese la lotta uccidendo Giuda Maccabeo.nel 161 a.C. A questi successe suo fratello Gionata (161-143 a.C) che ottenne nel 152 a.C l'autonomia per la Giudea. Gionata fu ucciso a tradimento nel 143 a.C e capo divenne il fratello, Simone (143-134 a.C), dando inizio alla monarchia degli Asmonei re-sacerdoti.. I Giudei vivono per l'ultima volta il sogno della libertà e dell'indipendenza, ma ancora una volta per poco. La guerra d'indipendenza dei fratelli maccabei è dettagliatamente raccontata nel Primo e Secondo libro dei Maccabei.Lla monarchia asmonea , dilaniata al suo interno da lotte familiari che scaturirono in metodi repressivi contro la popolazione, decade rapidamente. Nel 63 a.C.. il generale romano Pompeo si impadronisce di Gerusalemme e fa della Giudea una provincia romana. Il popolo ebreo perde per sempre la propria indipendenza. |
| ESILIO ASSIRO-BABILONESE |
| Esilio in
Assiria (721 a.C.) I primi a subire la deportazione furono gli
ebrei del regno del nord. "Il re d'Assiria invase tutto il paese, marciò
contro Samaria, e l'assediò per tre anni. Nel nono anno di Osea, il re
d'Assiria prese Samaria; deportò gli Israeliti in Assiria, e li collocò in
Ala e sull'Abor, fiume di Gozan, e nelle città dei Medi" (2Re 17). Gli
assiri deportarono gli israeliti per fornire dei coloni alle loro terre.
Godettero di una certa libertà, come testimonia il libro di Tobia Dal
punto di vista spirituale forti furono le influenze delle religioni
pagane. ). A differenza del Regno di Giuda che ritornò dall'esilio
Babilonese, le dieci tribù del Regno del Nord non ottennero mai un editto
che concedesse loro il permesso di ritornare in Israele e ricostruire la
loro patria. Al loro posto vennero fatti arrivare in Samaria popolazioni
della Babilonia. Il risultato, dal punto di vista religioso, fu che i
nuovi abitanti cominciarono a venerare tanto Yahweh che le loro divinità
(2 Re 17,33) Esilio Babilonese 587-518 a.C. Durò oltre cinquant'anni. La prima deportazione avvenne durante il regno di Jehoiakim. Nabucodonosor, re di Babilonia, invase il regno del sud. saccheggiò Gerusalemme ed il suo Tempio e catturò il re, la sua corte ed altri cittadini prominenti (incluso il profeta Esdra) e li condusse prigionieri a Babilonia. Lo zio di Jehoiakim, Sedekia, fu proclamato re a Gerusalemme. Nonostante i tentativi e gli avvertimenti di Dio di richiamare il popolo al pentimento attraverso il Suo profeta Geremia, Sedekia si ribellò contro Babilonia, al che Nabucodonosor tornò e assediò Gerusalemme nel 586 a.C. distrusse le mura della città e del Tempio insieme alle case dei cittadini più importanti. Re Sedekia fu accecato e portato a Babilonia con molti altri. La deportazione babilonese riguardò solo i rappresentanti della classe dirigente - politici, militari e intellettuali - degli operai specializzati (fabbri e falegnami), circa 10.000 persone, lasciando i poveri a lavorare la terra nei villaggi nei dintorni delle città. Nonostante il trauma dello sradicamento dalla propria terra l'esilio non è di tipo schiavistico.I deportati poterono inserirsi nella vita sociale ed economica del paese, dedicandosi soprattutto all'agricoltura, all attività edilizia e ai servizi (amministrazione e commercio). Alcune famiglie raggiungono un relativo stato di benessere come attesta il profeta Ezechiele che ha seguito la prima carovana di deportati del 597. L'esperienza dell'esilio mette a dura prova la fede del popolo ebreo che vede crollare le istituzioni tradizionali: la terra dono di Dio e segno della fedeltà di Dio all'alleanza, il tempio, la monarchia. Tuttavia possono riunirsi il sabato in assemblee di preghiera dando così avvio alla futura liturgia sinagogale. L'ascolto della parola, la preghiera e la lode al Signore prendono il posto dei sacrifici del tempio. Figure eminenti di questo periodo sono i profeti Daniele e Ezechiele. Daniele, (Dio è mio giudice) autore dell'omonimo libro, fu deportato a Babilonia durante il regno di Jehoiakim (Dan 13,45). Di lui parla il profeta Ezechiele (Ez. 14, 14-20). Con altri giovani ebrei fu ammesso tra i paggi della corte di Nabucodonosor. Si segnalò per l'avvedutezza nel giudicare e nell'interpretare i sogni; poi assunto nella corte fu chiamato Belshassar "), sino a raggiungere altissime cariche (Dn.6, 6,2; 2, 48; 5, 29; 14,1). La sua vita si prolungò sino al terzo anno di Ciro (Dn 10,1; I, 21). Famosa è la profezia delle settanta settimane riguardante la venuta del Messia (Dn.9). Ezechiele, (Dio fortifica) autore dell'omonimo libro, nacque nel 621 a.C. nel regno di Giuda apparteneva ad una famiglia di sacerdoti. Fu deportato in Babilonia nel 597 e cinque anni più tardi ricevette la chiamata alla missione di profeta: doveva rincuorare il popolo di Israele in esilio e quelli rimasti a Gerusalemme. La sua missione prova che Dio non ha abbandonato il suo popolo, ma che abita ancora in mezzo ad esso. Era una personalità dotata di una fervida immaginazione e possedeva la capacità di vedere i fatti che si verificavano a Gerusalemme.Vedeva sé stesso come pastore che doveva vegliare sul popolo. Si considerava come anticipatore del Messia. |
| I PROFETI |
Profeta deriva dal greco profetes che è la traduzione del termine ebraico "nabi': colui che proclama la Parola di Dio . I profeti hanno una convinzione irremovibile che sono mandati dal Signore (Ger 15,19). Un vero profeta dice soltanto le parole che il Signore mette sulla sua bocca (cf Dt 18,18; Ger 1,9 ecc.). Tutto ciò che è profetizzato si compie a suo tempo; altrimenti non è un vero profeta (cf Dt 18,21-22). Un vero profeta non parla per piacere agli uomini, come fanno i falsi profeti, ma solo per dire ciò che il Signore gli ispira. I profeti richiamano o condannano i re (cf 1 Sam 8,6; 2 Sam 12,1-14; 1 Re 11,29-39; 17,1; Am 7,10s.) e si scagliano contro il culto esteriore (Is 1,10-15; Am 5,21-27). Annunciano i castighi di Dio per le infedeltà del popolo Propongono le verità fondamentali dell'autentica religione. Esortano. Nell'epoca patriarcale Abramo per la sua amicizia con Dio è detto profeta (Gn 20,7). Maria (Es 15,20 è la prima profetessa), Aronne (Es 7,1). Mosè è il profeta per eccellenza (Dt 34,10) Epoca dei Giudici la profetessa Debora (Gdc4,4) Durante la Monarchia (XI_IX sec a.C.) con Samuele inizia l'età d'oro del profetismo. L'epoca monarchica fu un periodo di crisi profonda sia politica che religiosa e i profeti si fecero paladini e difensori della purezza della religione ebraica. Samuele condurrà le tribù d'Israele dalla confederazione alla monarchia consacrando i primo due re: Saul e David. Sotto la guida di Samuele si formano anche gruppi di profeti: nabismo (Sam 10,5s). Natan e Gad alla corte di Davide (2 Sam.7,1-17; 12,1-15; 14,1-16); Ahia di Silo all'epoca di Salomone e di Geroboamo (1 Re 12,22-24). Epoca dei due Regni Nel regno del nord (930-722 a.C.) operarono diversi profeti: Giona(2Re 14,25) inviato a predicare a Ninive fa resistenza alla volontà di Dio, poi si sottomette. Semeia(1Re 12) Jehu durante il regno di Baasa (1 Re16,),Elia (?liyy?h "Yahweh è il mio Dio") ebbe nella vita politica e religiosa una parte molto importante per fronteggiare la decadenza religiosa al tempo del re Acab(1Re 17-2Re 13); Eliseo discepolo di Elia, al tempo del re Ioram, operatore di miracoli (2 Re 5,1Naaman),e capo di un gruppo profetico; Michea (1 Re 22,) Amos profeta scrittore, denuncia le ingiustizie sociali; Osea profeta scrittore denuncia l'infedeltà d'Israele verso il suo "sposo JHWH ". Nel regno del sud (930-587a.C.) furono attivi i profeti: Azaria (2 Cron.20,14-17)al tempo del re Asa; Zaccaria ucciso per avere rinfacciato i vizi della corte di Joas e del popolo (2 Cron. 24,20-22); Isaia profeta scrittore; è presente in tutti gli aspetti della vita del popolo: quelli politici e quelli religiosi; come denunziatore delle ingiustizie sociali e di un culto senza anima. È il profeta del Messia, Figlio dell'uomo e Servo obbediente di Dio. Ulda, la profetessa, al tempo della riforma di Giosia (2 Cron.34,). Michea profeta scrittore contemporaneo di Isaia anch'egli denunziatore le ingiustizie sociali. Preannunzia la distruzione di Samaria e di Gerusalemme, se la sua popolazione non si convertirà; Nahum, profeta scrittore vanno ricordati li oracoli contro Ninive uno dei più feroci oppressori d'Israele; Sofonia profeta scrittore; Geremia profeta scrittore deve affrontare il momento più difficile e decisivo della storia della nazione giudaica, quello che conduce all'esilio in Babilonia; Baruc profeta scrittore, segretario diGeremia; Abacuc profeta scrittore vede in Babilonia lo strumento della giustizia di Dio . Durante l'esilio ( 587 al 538 a.C.) i profeti hanno il difficile compito di rincuorare gli esuli piuttosto inclini allo scoraggiamento invitandoli ad avere fiducia in Jahvè e ad attendere la liberazione e la restaurazione della nazione.; Ezechiele profeta scrittore; Daniele profeta scrittore. Dopo l'esilio i profeti collaborano efficacemente al rinnovamento religioso, morale e sociale della comunità giudaica e alla ricostruzione del Tempio di Gerusalemme: Abdia profeta scrittore; Aggeo profeta scrittore; Zaccaria profeta scrittore; Malachia profeta scrittore; Dal sec.5° a.C. i veri profeti vengono a mancare. I seguito alla riforma religiosa di Esdra e Neemia la religione non era più sottoposta a quei gravi pericoli che l'avevano minacciata e al posto dei profeti subentrano i "saggi" che con le loro meditazioni sulla Parola di dio svolsero la stessa missione dei primi. |
| SALOMONE E LA MONARCHIA DIVISA |
| Salomone
(ebraico Sh?l?m?h: il pacifico) terzo re d'Israele (970-930), figlio di
David e Betsabea. Le vicende di Salomone si trovano in 2 Sam.(12,24-25 la
nascita); 1 Re( 1-11)I; e Cronache. Visse alla corte di David in mezzo
agli intrighi dei varî figli del re, ma sotto la tutela della madre e del
profeta Nathan. Dio aveva promesso a David che Salomone gli sarebbe
succeduto sul trono d'Israele (1Cr. 22,9).Questo avvenne in occasione
della congiura di Adonia, il vecchio David per scongiurare la rivolta
diede ordine di proclamare re Salomone ancora giovanissimo(1 Re
1,5-53). Durante una manifestazione religiosa nel santuario di Gabaon, egli chiede a Dio il dono della sapienza per governare:" Ecco, ti concedo un cuore saggio e intelligente: come te non ci fu alcuno prima di te né sorgerà dopo di te. Ti concedo anche quanto non hai domandato, cioè ricchezza e gloria come nessun re ebbe mai." (1 Re 2-3). Il regno di Salomone non fu caratterizzato da notevoli fatti militari,egli fece buon uso della diplomazia:sposò una principessa egiziana, stipulò alleanze e contratti commerciali con i popoli confinanti. La sua politica pacifica portò il benessere della nazione e molti potenti di allora vollero conoscerlo, tra cui la regina di Saba (Etiopia). La tradizione gli attribuisce la composizione di alcuni Salmi, il libri biblici Qoelet, Cantico dei Cantici, Proverbi. Nel 976 a.C. Salomone iniziò la costruzione del Tempio (1Re 6,1), che terminò nel 969 a.C. (1Re 6,28). Esso era lungo 33 m., largo 11, e 16 di altezza. Era composto da due stanze:il Santo e il Santo dei Santi che custodiva l'Arca dell'Alleanza. Come ogni altro re di quel periodo, per dimostrare il proprio potere prese a circondarsi di mogli straniere, che introdussero divinità pagane portando la decadenza spirituale di Israele. Alla morte di Salomone le tribù del nord si organizzarono in regno indipendente con re Geroboamo. Mentre il figlio del re defunto, Roboamo rimase re a Gerusalemme con la tribù di Giuda e di Beniamino. A questa separazione politica ebbe seguito anche uno scisma religioso. Regno d'Israele o Regno Settentrionale (930-722 a.C.). Dopo la morte di Salomone le dieci tribù del nord si riunirono a Sichem per trattare con Roboamo una giusta distribuzione delle tasse, ma il duro atteggiamento del re fece scoppiare un'aperta rivolta che si concluse con l a costituzione del regno del nord e l'elezione di Geroboamo. (1 Re 12,1-25 e 2 Cron. 10 ). All'indipendenza politica ben presto subentrò anche quella religiosa, il re Geroboamo per impedire i pellegrinaggi al tempio di Gerusalemme diede impulso ai santuari di Bethel e Dan, favorì gli antichi culti cananei, fece erigere due vitelli d'oro, istituì una nuova classe sacerdotale, impose un diverso calendario religioso. Il Regno di Israele (o Regno Settentrionale) esisté come Stato indipendente fino al 722 a.C. circa, quando venne conquistato dall'Impero Assiro e circa trentamila furono deportati.(2 Re 14-17). Nel regno del nord furono diversi profeti: Elia; Eliseo; Amos e Osea. Regno di Giuda o Regno Meridionale (930-587a.C.). Una guerra fratricida contro ii ribelli del regno del nord fu evitata per l'intervento del profeta Semeia. In questo modo la scissione divenne un fatto compiuto. Il regno di Giuda ebbe sorte migliore del Regno di Israele: si contaminò in minor misura con i culti pagani, conobbe una maggior stabilità politica dovuta alla coesione intorno alla religione, alla dinastia davidica e al tempio di Gerusalemme. Il regno di Giuda entrò spesso in conflitto con le potenze vicine. Una prima fase della sua storia si concluse con la morte di Giosia, ultimo grande re riformatore religioso, nella battaglia di Meghiddo contro gli Egiziani(2 Re 22). Non dando retta alla voce dei profeti che sconsigliavano l'alleanza con l'Egitto, il regno di Giuda finisce per cadere vittima delle rappresaglie babilonesi. La prima deportazione babilonese (597 a.C.) avvenne al tempo del re Joachin( 2 Cron.36) La fine definitiva del regno fu però causata dalla rivolta del re Sedecia contro il dominio babilonese: Nabucodonosor intervenne: distrusse Gerusalemme e il tempio e deportò molti cittadini in Babilonia (2 Re 23; 2 Cron. 36). Il 587a.C è la fine del Regno di Giuda. Nel regno del sud furono attivi diversi profeti: Isaia; Michea; Naum ; Sofonia; Geremia; Ezechiele. |
| SAMUELE E LA MONARCHIA |
| Con il profeta Samuele la
storia del popolo eletto ha una svolta decisiva. Da "confederazione di
tribù", tenute insieme dal legame religioso dell'alleanza, esso diviene
una " nazione " unita da un legame politico: la monarchica. Gli avvenimenti sono narrati nei 2 libri di Samuele, nei 2 libri dei Re (entrambi redatti nel VI sec a.C.); e nei 2 libri dette Cronache risalenti al II sec a.C. L'intento dello scrittore non è di fare della " storia " nel senso di riferire solo degli avvenimenti. Esso fa anche della " teologia della storia ", perché vuoi mostrare la continuazione dell'opera divina a favore del suo popolo. Le promesse fatte ad Abramo ora passano attraverso Davide e la sua dinastia. Gli avvenimenti narrati vanno dal 1040 al 930 a.C Samuele (il suo nome è Dio) della tribù di Efraim. Ultimo dei Giudici d'Israele, vissuto verso la metà del sec. 11º a.C. Figlio di Elkana e Anna, Samuele nacque in risposta alle preghiere di sua madre (1 Sam. 1). Ancora bambino fu affidato alle cure del sacerdote Eli (1 Sam. 2:11; 3:1). Il Signore chiamò Samuele ancora in tenera età a diventare profeta (1 Sam. 3). Dopo la morte di Eli, Samuele divenne giudice di Israele in un periodo di grave crisi, quando Filistei riuscirono a catturare l'Arca dell'Alleanza. (1 Sam. 4-6). Samuele,fu un ottimo organizzatore religioso più che condottiero: ristabilì la legge, l'ordine e il regolare culto religioso nel paese. Molto anziano, con i propri figli Ioel e Abijiah che non seguivano le sue orme, determinando un malgoverno,spinsero il popolo a chiedergli di rinunciare alla carica e di nominare un re, che governasse e marciasse alla testa dei soldati contro i filistei. Dopo alcune reticenze e poi convinto da Dio, a cui si era rivolto con la preghiera, Samuele consacrò re Saul, che assunse il potere politico(1 Sam. 9-10), mentre Samuele. mantenne quello religioso. Venuto a contrasto con Saul, (1 Sam. 13,8-15). Samuele. consacrò in seguito re David; quindi si ritirò in Rama, dove morì verso l'età di novanta anni. (1 Sam. 15,25). Saul primo re d'Israele (1079-1007 a.C.),della tribù di Beniamino, figlio di Chis, acque a Gabaa.. Combatté gli Ammoniti e i Filistei, validamente aiutato dal figlio Gionata. Dopo aver condotto una guerra contro gli Amaleciti, Saul si rifiutò di distruggere totalmente la preda bellica in olocausto a Dio, procurandosi i rimproveri di Samuele, che gli tolse la consacrazione per darla segretamente al genero David. Abbandonato da Dio, fu sconfitto presso Afec dai Filistei sul monte Gelboè; e dopo aver visto la morte dei suoi figli e l'esito disastroso della battaglia, si uccise gettandosi sulla sua spada.(1Sam 8-31) Davide (1040-970 a.C. )figlio di Jesse, un efraitita di Betlemme di Giuda. Secondo re d'Israele. Le sue vicende sono raccontate in 1-2°libro di Samuele e nel 1 libro dei Re. Giovane pastore,musicista e poeta,(autore di molti salmi). Dopo che Dio ebbe revocato la sua predilezione a Saul, mandò il profeta Samuele a Betlemme a cercare il nuovo re tra i figli di Jesse e Davide il più giovane segretamente fu consacrato re. Poi entrò a servizio di Saul come citarista. Saul si affezionò a Davide, facendolo diventare suo scudiero. Famoso è l'episodio dello scontro con Golia, il gigante filisteo che terrorizzava e insolentiva gli ebrei, sfidandoli a duello. La vittoria rese Davide famoso presso gli ebrei e gli valse l'amicizia di Gionatan, figlio di Saul e in sposa Mikal, figlia del re. La crescente fama militare di Davide irritò talmente Saul che tentò di ucciderlo. Davide dovette fuggire. Visse alla macchia fino alla morte di Saul, dopodichè la tribù di Giuda lo proclamò re a Ebron. Ne seguì una guerra civile tra Is-Baal figlio di Saul e Davide, conclusasi con l'uccisione di Is-Baal. Con la fine della dinastia di Saul, tutti gli anziani di Israele si recarono a Ebron e Davide, all'età di 37 anni, fu unto re d'Israele (1010 a.C.). Sconfisse i Gebusei, che abitavano Gerusalemme, e la nominò capitale del suo regno. Davide portò l'Arca dell'Alleanza a Gerusalemme con l'intento di costruire un tempio. Ma Dio, per bocca del profeta Natan, gli proibì di farlo, dicendo che il tempio sarebbe stato costruito da generazioni future. Fece però un patto con Davide, promettendogli che egli avrebbe stabilito la casa di Davide in eterno: "... e il tuo trono sarà reso stabile per sempre". Davide morì e fu sepolto a Gerusalemme, dopo aver regnato per quarant'anni su Israele. Gli succedette il figlio Salomone. |
| LIBRO DEI GIUDICI |
Il libro dei Giudici, scritto in ebraico, prende nome dai protagonisti, i Giudici "shofetìm", capi militari carismatici scelti da Dio ad intervenire, in un periodo di totale anarchia, violenza, corruzione, degenerazione religiosa e morale, per ripristinare la legalità, amministrare la giustizia e guidare Israele alla salvezza, liberandolo anche dall'oppressione dei nemici. E' uno dei libri storici dell'A.T. ma non nel senso moderno di storia. La sua redazione definitiva è collocata al VI-V secolo a.C. È composto da 21 capitoli che raccontano la storia delle dodici tribù israelitiche in Canaan dalla morte di Giosuè alla nascita di Samuele. La parte centrale è occupata dalle le gesta dei Giudici. Il periodo descritto copre un arco di tempo di circa duecento anni dal 1200 al 1030 a.C. data d'inizio della monarchia. Dopo la morte di Giosuè le tribù d'Israele non erano ancora una nazione, ma formavano una federazione spesso in aspra contesa tra di loro e costantemente oppressi dai popoli vicini: Edominiti, Madianiti, Filistei. Il motivo delle loro tribolazioni e l'abbandono nelle mani dei nemici era l'infedeltà a Dio e all'Alleanza per servire Baal e Astarte (Gdc 2,1.13; 3,7; 10,6). Sarà proprio in questi momenti di crisi che il popolo grida pentito al Signore(Gdc 3,9.15; 4,3; 6,6;10,10) il quale risponde alla supplica, suscitando dei salvatori, animati dallo Spirito (Gdc 3,10; 6,34; 11,29; 13,25; 14,6.19; 15,14). Otoniel della tribù di Gida: libera il paese dal re arameo Cusan-Risataim e ottiene pace per 40 anni. Ehud della tribù di Beniamino: combatte contro il re di Moab e stabilisce la pace per 80 anni. Samgar libera dai Filistei. Debora (Gdc 4-5) è giudice e profetessa. Braccio armato di Debora è Barak, capo dell'esercito israelita che sconfigge il possente generale Sisara. Gedeone (Gdc 6-8), della tribù di Manasse, deve opporsi ai Madianiti, che distruggono le messi. Prima di accettare la missione, Gedeone invoca più volte un segno: la rugiada che bagna un vello, ma lascia asciutta tutta la terra circostante. Poi, con soli 300 uomini affronta e sbaraglia i Madianiti. Le tribù lo vorrebbero re, ma egli rifiuta l'elezione perchè solo " il Signore è il vostro capo " (Gdc 8, 23). Tila della tribù di Issacar. Jair di Galaad, giudice per 22 anni. Iefte (Gdc 11) è una delle più tragiche figure della Bibbia. Valoroso guerriero, fu chiamato a contrastare l'invasione degli Ammoniti. La vittoria di Iefte è piena e totale, ma egli ha commesso un errore: ha fatto voto a Dio di immolargli, in caso di vittoria, il primo essere vivente che gli sarebbe venuto incontro dalla porta di casa. Purtroppo la prima a corrergli incontro è la sua unica figlia:Egli non esita a sacrificarla per mantenere fede al patto con Dio. Ibzan di Betlemme governa per 7 anni. Elon o Aialon della tribù di Zabulon giudice per 10 anni. Abdon di Piraton presso Sichem governa per 8 anni. Sansone è il più famoso tra tutti i Giudici, (Gdc 13-16), apparteneva alla tribù di Dan, minacciata dai Filistei. Fu giudice per 20 anni. Un angelo annuncia a Manoach e a sua moglie, sterile, la nascita di Sansone. Il bimbo è consacrato a Dio e diventa Nazireo: non deve bere alcolici né radersi i capelli. Dotato di una forza sovrumana egli copie gesta straordinarie. Temuto dai Filistei per le sue rappresaglie (Gdc15,1-20), con l'aiuto di Dalila, che estorce a Sansone il segreto della sua forza e gli rasa i capelli, riescono a catturalo, lo accecano e lo mettono a girare la mola (Gdc 16,4-22). Durante la prigionia pentitosi, Sansone riacquista la sua forza, e durante una festa nel tempio del dio Dagon, l'eroe si prende la sua ultima rivincita facendo crollare l'edificio intero su di sé e su tutti i presenti " Furono più quelli che Sansone uccise morendo, di quelli che aveva ucciso durante la vita " (Gdc 16, 30) |
| LIBRO DI GIOSUE' |
| Il libro di
Giosuè (Gs) è scritto in ebraico e, secondo gli studiosi, la sua
composizione tra redazioni e aggiunte ad opera di autori ignoti, oscilla
tra il VII e il II secolo a.C. È composto da 24 capitoli descriventi la storia della conquista della terra di Canaan ( Palestina) da parte delle dodici tribù guidate da Giosuè, successore di Mosè; la spartizione del territorio tra le varie tribù e i discorso di congedo di Giosuè. Tuttavia il libro non intende offrire un resoconto dettagliato della conquista di Canaan, il suo scopo è eminentemente religioso, cioè mettere in risalto la fedeltà di Dio alle promesse, è lui il vero conquistatore. Il periodo descritto si riferisce al 1200-1150 a.C. Vita di Giosuè, figlio di Nun, della tribù di Efraim,il suo nome (Yehoshùa )significa:"Dio salva". Nacque in Egitto al tempo della schiavitù. Partecipò all'uscita dall'Egitto degli Ebrei sotto il comando di Mosè. Si distinse come comandante militare quando le tribù ebraiche sono attaccate dagli Amaleciti a Refidim ( Es. 17,8-16). Accompagnò Mosè per un tratto nella salita al Monte Sinai dove Mosè riceve le tavole dei dieci comandamenti (Es. 32,17). È uno dei dodici esploratori che Mosè manda a perlustrare il paese di Canaan. Solamente Caleb e Giosuè portano notizie incoraggianti riguardo alla loro perlustrazione. Essi saranno dunque i soli di quella generazione ad entrare nella terra promessa dopo che il popolo ha errato per 40 anni nel deserto. Prima di morire sulla riva orientale del Giordano, Mosè designa Giosuè come suo successore e lo incarica di condurre il popolo alla conquista del paese di Canaan. Primo ostacolo il fiume. Giosuè fa avanzare l'Arca dell'Alleanza portata dai sacerdoti davanti al popolo. Il fiume arresta miracolosamente il suo scorrere e tutti lo possono attraversare. .(Gs.3.14-17) Giosuè erige un monumento di dodici pietre sulla riva ovest a Galgala (Gs.4,1-9). Poi celebrarono la prima Pasqua nella terra promessa (Gs.5,10-12). L'antica città di Gerico è la prima città conquista. Dio è il grande condottiero che guida alla vittoria:le mura di Gerico cadono dopo che i sacerdoti hanno girato sette volte per sette giorni attorno alla città suonando lo Shofar (Gs.6,1-27). La città viene rasa al suolo. Tutti gli abitanti sono uccisi, ad eccezione della famiglia di Rahab, la prostituta che aveva ospitato le spie ebraiche. In seguito Giosuè muove alla conquista del sud palestinese giungendo fino a Gaza ed Ebron Nella battaglia di Gabaon Dio stesso interviene" il Signore lanciò dal cielo su di essi come grosse pietre" e il sole e la luna si fermarono (Gs.10,10-13). Poi Giosuè diresse la campagna militare alla conquista del nord fino alla costa fenicia. (Gs.11-12) Dopo la conquista della quasi totalità del paese di Canaan, Giosuè dedica la sua opera alla ripartizione del territorio fra le tribù.(Gs.13) L'Arca dell'Alleanza è trasportata a Silo dove rimarrà fino al suo trasferimento a Gerusalemme da parte del re Davide. La tribù di Levi non partecipò alla spartizione, la loro eredità è Dio; però ricevettero 48 città così che il servizio religioso potesse essere presente su tutto il territorio. (Gs.21) Giunto al termine di una lunga vita, Giosuè non designa un successore ma convoca gli anziani e i capi delle tribù. Li esorta a non fraternizzare con la popolazione locale. Domanda pubblicamente al popolo di restare fedele a Dio, e a Sichem rinnova l'Allenza (Gs.24). Giosuè muore all'età di 110 anni e viene sepolto a Timnat Heres. Dopo la morte di Giosuè inizia per il popolo ebraico il periodo dei Giudici. |
| ALLEANZA |
| L'alleanza,
nel diritto umano, è un patto, tra due o più parti (persone o popoli) che
si accordano per aiutarsi reciprocamente, per regolare pacificamente l'uso
di beni comuni,esso comporta anche diritti e doveri. Nella Bibbia viene usato il termine Alleanza (Berith) per indicare che Dio vuole condurre gli uomini ad una vita di comunione con lui. Così si parla di alleanza di Dio con Noè (Genesi 9,8-17);.con Abramo (Genesi 15,1-18), e gli altri patriarchi (Isacco e Giacobbe). La più importante è quella avvenuta sul monte Sinai (1225 a.C. circa) con il popolo d'Israele. Dio aveva liberato il suo popolo dalla schiavitù dell'Egitto per condurlo nella terra di Canaan come aveva promesso ai Patriarchi (Gen.12,7,13,15) e al Sinai sancisce con lui una alleanza (Es.34,10-27) scegliendolo come popolo prediletto, oggetto di tutto il suo amore e di tutta la sua protezione, a condizione però che rimanga fedele e osservi le leggi del patto (Es.19,4-8). La stipulazione del patto avviene con un rituale ben preciso dove il sangue gioca un ruolo molto importante: Mosè innalza dodici stele per le dodici tribù ed un altare per il sacrificio; offre sacrifici, versa una parte del sangue sull'altare, e con l'altra asperge il popolo, per connotare l'unione che si stringe tra YHWH e Israele; da parte sua il popolo si impegna solennemente ad osservare le clausole dell'alleanza; dopodiché avviene il banchetto dei settanta anziani con Dio (Es. 24) Concluso il patto, esso sarà ricordato da diversi oggetti che attesteranno nei secoli l'impegno di Israele: l'arca dell'Alleanza,( una cassetta nella quale sono deposte le "tavole della testimonianza" cioè, della legge), l segno della presenza di Dio in Israele (Es 25,10-22; Nm 10,33-36) e la tenda in cui l'arca è posta, luogo d'incontro tra YHWH e il suo popolo (Es 33,7-11) Giosuè rinnoverà con il popolo l'Allenza a Sichem (Gs 8,30-35; 24,1-28). Nonostante ciò Israele non rimase fedele e infranse l'alleanza, ma Dio non ritirò le sue promesse: così i profeti annunciarono una "alleanza nuova", non più come patto bilaterale difficile da osservare, ma come gratuita promessa di predilezione di Dio per l'umanità intera. -Osea la evoca sotto i tratti del nuovo fidanzamento, che implicherà nella sposa amore, giustizia, fedeltà, conoscenza di Dio, e che ristabilirà la pace tra l'uomo e tutta la creazione (Os 2,20-24). -Geremia precisa che allora i cuori degli uomini saranno mutati, perché la legge di Dio sarà scritta in essi (Ger 31,33-34; 32,37-41). -Ezechiele annunzia la conclusione di un'alleanza eterna, di un'alleanza di pace (Ez 36,26), che rinnoverà quella del Sinai (Ez 16,60) e quella di Davide (Ez 34,23-24), e che implicherà il mutamento dei cuori ed il dono dello Spirito divino (Ez 36,26-27). Nel Nuovo Testamento la parola ebraica: Berith è tradotta con la parola greca: diathèke cioè testamento, con il quale si sottolinea l'atto gratuito e liberale con cui uno dispone dei propri beni. Nel Nuovo Testamento l'Alleanza (diathèke) è una gratuita e unilaterale iniziativa di Dio che superando la debolezza e i limiti delle sue creature lega a sé con un amore eterno. Dio sostituisce la vecchia alleanza del Sinai con la Nuova ed Eterna Alleanza sancita nel sangue di suo Figlio Gesù Cristo: "Questo è il mio sangue, il sangue dell'alleanza, che sarà sparso per una moltitudine" (Mc 14,24) La nuova alleanza annunciata nel Cenacolo prende vita sul Calvario con il sacrificio di Gesù e la sua resurrezione. Chiunque crede nell'opera di Gesù ottiene il perdono dei peccati e la salvezza, e può camminare in santità come un figlio di Dio. |
| DECALOGO o "LE DIECI PAROLE" |
| Decalogo (dal greco dèka, e
lògos,) " le dieci parole", è la legge donata da Dio al suo popolo per
mezzo di Mosè. Nel catechismo si usa anche: "dieci comandamenti". La
Bibbia ci sono due versioni del decalogo. La prima in Esodo 20,1-17
durante la manifestazione di Dio a Mosè sul monte Sinai. La seconda in
Deuteronomio 5,6-21, inserita nel contesto delle esortazioni rivolte al
popolo di Israele, perché "ascolti" e "custodisca" la Parola di Dio. Il testo del Decalogo, nelle due tradizioni comincia col ricordare l'azione liberatrice e salvifica di Dio: " Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d'Egitto, dalla condizione di schiavitù " su cui, risiede il fondamento di tutti e di ciascun comandamento. Sostanzialmente i comandamenti nelle due versioni sono simili; si differenziano a proposito del riposo festivo e del desiderio della donna. Esodo richiama il settimo giorno, quando Dio stesso "si riposò", dopo aver "lavorato per sei giorni"; Deuteronomio guarda l'aspetto sociale e umanitario verso gli schiavi. Esodo pone la donna tra le proprietà dell'uomo, accanto agli schiavi e agli animali domestici; in Deuteronomio la donna è posta in primo piano, superiore ad ogni altro bene materiale. Il decalogo esprime sostanzialmente la legge naturale che Dio ha impresso nella coscienza dell'uomo. Perciò non fa meraviglia trovare simili precetti anche presso altri popoli antichi:in Egitto (XII sec.a.C.) nel "Libro dei morti", nel rituale babilonese Shurpu. Tuttavia il Decalogo biblico dimostra la sua propria originalità, unica nel mondo antico, nel sintetizzare tutta la vita e la morale u mana in dieci parole e mettendo in risalto l'unicità e la spiritualità dell'unico Dio. Ciò può essere spiegato ammettendo un intervento positivo di Dio. La Chiesa Cattolica seguendo le indicazione di s.Agostino ha ridotto i Comandamenti in una forma sintetica come viene presentata nei catechismi. Dall'elenco manca il comandamento che proibisce le immagini in quando è una specificazione del 1° "non avrai altro Dio". S. Agostino per lasciate il numero decenario sdoppiò l'ultimo comandamento: 9° "non desiderare la donna degli altri" e il 10° "non desiderare i beni altrui" che riguarda la giustizia. I dieci comandamenti conservano nel N.T. il loro valore come testimoniano le parole di Gesù : " Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i profeti; non sono venuto per abolire, ma per dare compimento " (Mt 5,17). E il compimento della legge è il comandamento dell'amore Mt.22,36-40 "Maestro, qual è il più grande comandamento della legge?". Gli rispose: " Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. 40 Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti". |
| MOSE' |
| Mosè in ebraico: Moshé"salvato
dalle acque", nella lingua egiziana: Moses, " figlio di". Della tribù di
Levi, era figlio di Amram e Yochebed.. Aveva due fratelli: Aronne e
Miriam, di alcuni anni più grandi. La storia di Mosè si colloca
probabilmente nei primi anni del 13° secolo a.C. (1250). Ormai i
discendenti di Giacobbe vivevano in Egitto da oltre 450 anni, Erano stati
accolti favorevolmente con Giuseppe figlio di Giacobbe divenuto viceré
d'Egitto e abitavano la regione di Gosen come pastori. Divenuti molto
numerosi e considerarti una minaccia, con l'avvento al trono di Ramses II
(1290) si instaura una politica di repressione. Per ridurre poi il
crescente numero di Ebrei fu disposto che i loro neonati maschi fossero
affogati nelle acque del fiume Nilo. (Es. 1,15-22). La gioventù di Mosè coincise con la più dura repressione del popolo ebraico. La madre per salvarlo dalla morte lo nascose dentro un cesto presso la riva del fiume Nilo, dove fu trovato dalla figlia del faraone che lo raccolse e lo allevò come suo figlio e gli diede anche il nome: Mosè.(Es. 2,1-10 )Fino a quarant'anni Mosè visse alla corte del Faraone e non perse mai il contatto con i sui connazionali. In seguito all'uccisione di un egiziano in difesa di un ebreo fu costretto ad abbandonare la corte del faraone, per rifugiarsi nel deserto nel territorio di Madian, oltre il confine egiziano. (Es.2,11-15) Fu accolto da Jetro che gli diede in sposa la figlia Sippora. Nel frattempo il Faraone muore e gli Israeliti gemettero per la loro schiavitù, e Dio ascoltò il loro lamento, si ricordò della sua alleanza con Abramo e Giacobbe. (Es.2,23-25). Dio si rivelò a Mosè mentre stava pascolando, attraverso la visione del roveto ardente e gli affidò la missione di liberare il suo popolo. E' in questa occasione che Dio rivela il suo Nome "JHWH". .(Es.3.1-22) Tornato in Egitto, con l'aiuto del fratello Aronne,a nome di Dio si presenta al Faraone chiedendo la liberazione del popolo d'Israele. Al rifiuto, Dio mandò dieci flagelli o piaghe:acqua in sangue-rane-zanzare-mosconi-peste-pustole-grandine-cavallette-tenebre. Solo dopo la decima, la morte dei primogeniti, da cui gli Ebrei furono salvati dal sangue di un agnello, Mosè ottenne il permesso di partire col suo popolo. Alla vigilia della partenza celebrarono la prima Pasqua (Es.7-12). Il faraone pentitosi li fece inseguire all'esercito, furono raggiunti al Mar Rosso, ma alla preghiera di Mosè le acque del mare si aprirono per lasciar passare gli ebrei e si richiusero sopra gli inseguitori.(Es.13-15) Dopo aver attraversato il mare inizia il lungo viaggio aspro e faticoso attraverso il deserto, ma Dio assiste paternamente il suo popolo nutrendolo e proteggendolo.(Es.16-17) Dopo tre mesi di viaggio giunsero al Sinai. Mosè si ritirò sul monte, dove ricevette da Dio le tavole della Legge (Es.20,2-7) Poi le tribù discendenti dai dodici figli di Giacobbe suggellarono il dono della legge con l'Alleanza divenendo il popolo eletto di Dio.(Es.241-10) Ma durante il viaggio nel deserto il popolo rivela una riluttanza ad osservare gli impegni dell'alleanza. Una grave infedeltà è l'episodio del vitello d'oro.(Es.32) Mosè vinto dall'ira spezzò le tavole, ma che gli furono dettate da Dio una seconda volta, (Es.34) Per questa disubbidienza il viaggio nel deserto si protrasse per 40 anni, durante il quale gli ebrei si nutrirono con la manna. Poi Dio diede istruzioni per costruire l'Arca e i Tabernacolo quale segni della sua Presenza in mezzo al popolo.Ormai in vista della Terra Promessa, Mosè non vi poté entrare per non aver dato testimonianza della santità di Dio quando aveva provveduto miracolosamente dell'acqua. Ma prima di morire Mosè salì sul monte Nebo da dove poté vedere la Terra Promessa, Dopo la morte di Mosè, il comando fu preso da Giosuè. |
| LIBRO DELL'ESODO |
| E' il secondo libro del
Pentateuco. In ebraico è chiamato "Shemòt" (Nomi) dalla prima parola
iniziale; in greco "Exodus" (Uscita) in base al contenuto. E' scritto in
ebraico. Per tradizione è attribuito a Mosè. La sua composizione copre un
arco di tempo che va dal VI° sec. a.C. al II° sec. d.C. sulla base di
precedenti tradizioni orali e scritte: javista, elohista e
sacerdotale. È composto da 40 capitoli ed è' suddiviso in tre grandi sezioni, corrispondenti ai tre momenti della narrazione: 1^. capitoli 1,1-15,21, comprende il racconto dell'oppressione degli Ebrei in Egitto, la nascita di Mosè, la fuga del patriarca a Madian e la scelta divina, il suo ritorno in Egitto, le dieci piaghe e l'uscita dal paese. 2^. capitoli 15,22-18,27 narra del viaggio lungo la costa del Mar Rosso e nel deserto del Sinai. 3^. capitoli 19,1-40,38 riguarda l'incontro tra Dio e il popolo eletto, mediante le tappe fondamentali del decalogoe del codice dell'alleanza , seguito dall'episodio del Vitello d'oro e dalla costruzione del Tabernacolo. Esodo segna l'inizio della storia d'Israele, avendo come punto di partenza la morte di Giuseppe in Egitto. E' Dio che attraverso i protagonisti umani, dirige la storia. Il popolo attraverso il dramma della schiavitù e la gioia della liberazione fa esperienza della presenza di Dio fedele alle sue promesse. Al tempo stesso la fedeltà del popolo all'alleanza diventa per Israele condizione indispensabile per assicurarsi la benevolenza divina. Gli avvenimenti dell'Esodo si possono collocare tra il 1290 e il 1265 a.C., al tempo del faraone Ramses II. La conquista della terra promessa si svolge tra il 1250 e il 1220 a.C. |
| GIUSEPPE |
| Yohsèf, Giuseppe figlio del
patriarca Giacobbe, visse presumibilmente dopo il 1700 a.C . La sua
meravigliosa storia è narrata nel libro della Genesi nei capitoli 37-50 e
fa da ponte tra i patriarchi e l'Esodo. Nelle vicende travagliate della
propria vita rimarrà sempre ancorato a Dio con una fede salda e Dio non lo
lascerà mai solo. Anzi sarà l'uomo provvidenziale che permetterà la
prosecuzione delle promesse divine affidate ai patriarchi. Nacque durante la permanenza di Giacobbe ad Harran dalla moglie Rachele (Gen.30,22). E' il figlio prediletto di Giacobbe. Questa preferenza suscita la gelosia dei fratellastri ed è alimentata dal dono di una tunica e da alcuni sogni premonitori: undici covoni di grano e undici stelle, il sole e la luna si prostrano davanti a Giuseppe. (Gen.37,6-9). Un giorno avendo Giuseppe raggiunto i fratelli che pascolano le greggi, essi complottano per farlo morire. Ruben si oppone e propone che venga gettato in una cisterna vuota. Poi i fratelli vedendo una carovana di mercanti diretti in Egitto, per venti monete d'argento, vendono Giuseppe come schiavo. E al padre Giacobbe diranno, mostrando la tunica macchiata di sangue di capra, che Giuseppe è stato ucciso da una bestia feroce.(Gen.37,12-26) All'età di 17 anni Giuseppe è in Egitto e i mercati lo rivendono come schiavo a Potifar, consigliere del faraone. Ma il Signore fu con Giuseppe: a lui tutto riusciva bene e in pochi anni fece prosperare le attività del suo padrone guadagnandone la sua stima (39,1-4) Ma la sua posizione favorevole mutò completamente quando la moglie di Potifar, tentò di sedurlo, senza successo. Per vendicarsi dell'umiliazione subita, la donna accusò Giuseppe di aver tentato di usarle violenza e chiese che fosse rinchiuso in prigione. Ma Dio non lo abbandona e Giuseppe entra nelle grazie del comandante della prigione.(Gen.39,7-23). Tra i condannati conosce il coppiere e il panettiere del faraone che gli raccontano di aver fatto entrambi un sogno. Giuseppe li ascolta e interpreta le loro visioni. Al coppiere predice che sarà liberato e che tornerà a servizio del faraone; al panettiere invece annuncia che sarà condannato e impiccato. Tre giorni dopo i sogni si realizzano.(Gen.40,1-22) Passarono due anni,quando il Faraone fece due sogni: nel primo apparivano sette vacche grasse e sette vacche magre, nell'altro sette spighe piene e sette vuote. Interpellati i maghi nessun seppe dare una spiegazione. Il coppiere si ricordò di Giuseppe e suggerì al faraone di interpellarlo. Condotto alla presenza del faraone, Giuseppe spiega i sogni premonitori: ci saranno sette anni di abbondanti raccolti seguiti da sette anni di carestia. Giuseppe suggerisce di fare delle scorte negli anni di abbondanza per usufruirne in quelli di carestia. Il faraone favorevolmente impressionato dalla saggezza di Giuseppe lo libera dalla prigione e gli affida il ruolo di visir d'Egitto. Giuseppe aveva 30 anni quando si presentò al faraone. .(Gen,41). Giuseppe si sposa con un'egiziana di nome Asenat ed ha due figli: Efraim e Manasse. Durante i sette anni di abbondanza Giuseppe organizza la costituzione di riserve alimentari e quando la fame si abbatte sull'Egitto, è qui che tutte le popolazioni della regione e quelle confinanti, si riversano in cerca di approvvigionamenti. Tra quelli che arrivano ci sono anche i fratelli di Giuseppe. Giuseppe li riconosce senza essere riconosciuto. Per vendicarsi del male subito, li fa incarcerare ma poi, desideroso di rivedere il fratello minore e il padre, li libera, ma sottoponendoli a terribili prove. Vedendo come i suoi fratelli siano profondamente cambiati, Giuseppe, commosso, rivela la sua vera identità e li perdona Poi invita tutta la famiglia a stabilirsi in Egitto. Giuseppe muore all'età di 110 anni. Il suo corpo viene imbalsamato alla maniera egiziana e sarà riportato in terra di Canaan durante l'esodo (Gen.42-50) |
| GIACOBBE |
| Isacco aveva 60 anni quando
sua moglie Rebecca, malata di sterilità, dopo suppliche a Dio, partorì due
gemelli: il primo ad uscire fu Esaù (peloso), poi Giacobbe (soppiantatore)
che teneva in mano il calcagno del fratello (Gen.25, 26) . Nome profetico:
infatti Giacobbe, con l'inganno, soppiantò Esaù nella primogenitura.
Questo capitò un giorno che Esaù arrivò dalla campagna stanco e affamato; a Giacobbe che aveva cotto una minestra di lenticchie; e disse : "Lasciami mangiare un pò di questa minestra perché sono sfinito" E Giacobbe: "Vendimi la tua primogenitura". Esaù per un piatto di lenticchie rinunciò con giuramento alla primogenitura. (Gen.25, 29-34). In seguito, essendo Isacco ammalato e cieco, Giacobbe, in assenza del fratello, con la complicità della madre, si presentò al padre per ricevere la benedizione prevista per Esaù. Per passare per il fratello, che era molto peloso indossò una pelliccia di animale.E Isacco lo benedì.(Gen.27,28-29) Questo suscitò l'ira di Esaù e Giacobbe dovette riparare presso lo zio Labano, fratello di Rebecca. Durante la fuga verso Harran, una notte Giacobbe vide in sogno una scala che da terra si protendeva sino in cielo e Dio gli stava davanti e gli disse:" La terra sulla quale tu sei coricato la darò a te e alla tua discendenza."(Gen.28,13-14). Ad Harran fu accolto dallo zio Labano con grande affetto. Egli aveva due figlie: Lia e Rachele. Essendosi innamorato di Rachele lavora per lo zio sette anni per ottenerla in moglie Ma Labano gli dà in moglie Lia la maggiore. Allora Giacobbe resta presso lo zio altri sette anni e sposa anche la figlia minore Rachele. (Gen.29,15-30). La famiglia di Giacobbe si arricchi di figli: da Lia nacquero Ruben, Simeone, Levi, Giuda, Dan, Neftali, Gad, Aser, Issacar, Zabulon e infine da Rachele: Giuseppe e Beniamino Passarono gli anni e intanto erano diventati difficili i rapporti con lo zio Labano e Dio parlò a Giacobbe e gli disse:" "Torna al paese dei tuoi padri,"."(Gen.31,3) Giacobbe partì con tutto il suo clan verso la terra di Canaan. Giunto nelle vicinanze di Seir, territorio del fratello Esaù, Giacobbe inviò messaggeri pace sperando nel suo perdono. Essi i tornarono con cattive notizie che spaventarono Giacobbe.(Ge.32,7) Passò la notte sullo Iabbok, un affluente del Giordano. Qui avvenne la lotta con l'angelo di Dio che durò tutta la notte. All'alba:" Quegli disse:: "Come ti chiami?". Rispose: "Giacobbe". Riprese: "Non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele, perché hai combattuto con Dio e con gli uomini e hai vinto!".(Gen.32,27-29)- Giacobbe acquistò il nuovo nome:Israele:Yisra'el, ( sciarah, "lottare" El "Dio"),) che vuol dire " ha combattuto con Dio ". Poi Giacobbe vide arrivare Esaù che gli corse incontro e lo abbracciò, (Gen.33,1-4) Esaù tornò a Seir e Giaconne si stabilì a Sichem. A Betel Dio rinnova a Giacobbe le promesse (Gen.35,27-29) Da questo momento in poi, Giacobbe "si stabilì nel paese dove suo padre era stato forestiero, nel paese di Canaan"(Gen.37,1). La storia di Giacobbe-Israele continua con i suoi figli e, in particolare, con Giuseppe, il figlio più amato che, venduto dai fratelli, riabbraccerà in Egitto come vicegovernatore."(Gen.46). Il patriarca Giacobbe aveva 130 anni quando giunse in Egitto. Il Faraone concesse a Giacobbe e alle famiglie dei figli di risiedere nella regione di Gosen dove continuare l'attività di allevatori di bestiame.(Gen.47). Morì che aveva 147 circondato dai suoi figli da lui benedetti (Gen.49,1-28) e secondo la sua volontà fu seppellito nella caverna di Macpela che Abram |
| ISACCO |
| Abramo aveva 100 anni quando
la moglie Sara. anziana e sterile, partorì il suo figlio primogenito."
Abramo lo chiamò Isacco " (Gen.21,3) come Dio gli aveva suggerito un anno
prima:"Sara, tua moglie, ti partorirà un figlio e lo chiamerai Isacco. Io
stabilirò la mia alleanza con lui come alleanza
perenne."Gen,17,19). Isacco (il Signore ha sorriso) è il segno della straordinaria bontà e fedeltà di Dio. Alla sua nascita aveva già un fratello, Ismaele figlio di Agar, anche lui erede di Abramo " Ma Sara vide che il figlio di Agar l'Egiziana, quello scherzava con il figlio Isacco. Disse allora ad Abramo: "Scaccia questa schiava e suo figlio, perché il figlio di questa schiava non deve essere erede con mio figlio Isacco"."(Gen.21,8-10) Qualche tempo dopo Isacco fu al centro di una particolare esperienza che egli probabilmente visse come una avventura di quelle che appassionano i ragazzi: partire col padre per un viaggio di sei giorni, verso un alto monte, per offrire a Dio, che già amava e pregava, un sacrificio." Abramo prese la legna dell'olocausto e la caricò sul figlio Isacco, prese in mano il fuoco e il coltello, poi proseguirono tutt'e due insieme. Isacco si rivolse al padre Abramo e disse: "Padre mio!". Rispose: "Eccomi, figlio mio". Riprese: "Ecco qui il fuoco e la legna, ma dov'è l'agnello per l'olocausto?". Abramo rispose: "Dio stesso provvederà l'agnello per l'olocausto, figlio mio!".(Ge,22, 6-8). L'agnello per l'olocausto era proprio lui. Ma la prova a cui Dio aveva sottoposto Abramo e Isacco si concluse felicemente "L'angelo disse: "Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli alcun male! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unico figlio".(Gen. 22, 1-12) Alla morte di Sara."(Gen.23,19) Abramo, sentendo che anche la sua ora è vicina, invia il fedele servitore Eliezer nel suo paese di origine per cercare una moglie per Isacco tra la sua parentela. Abramo è preoccupato che Isacco, conservi fedelmente la fede trasmessagli; cosa che un matrimonio con una donna cananea, adoratrice degli idoli, renderebbe senz'altro più difficile. Dio con la sua Provvidenza guiderà Eliezer perché la ricerca abbia un felice esito. "Non aveva ancora finito di pregare, quand'ecco Rebecca, che era nata a Betuèl figlio di Milca, moglie di Nacor, fratello di Abramo, usciva con l'anfora sulla spalla"(Gen.24,15). E Rebecca divenne la sposa di Isacco il quale continuò ad abitare nel "paese del sud" anche dopo la morte di Abramo. Da Rebecca nacquero due gemelli, Esaù, il favorito di Isacco e Giacobbe, il favorito di Rebecca. La siccità e la carestia costrinsero Isacco a dirigersi in Egitto, ma, ispirato dal Signore, si fermò a Gerar presso Abimelech re dei Filistei. Ma i Filistei invidiosi della prosperità di Isacco, iniziarono a perseguitarlo e il patriarca decise di riparare a Bersabea. Lì, Isacco ebbe una nuova visione dal Signore, "E in quella notte gli apparve il Signore e disse: "Io sono il Dio di Abramo, tuo padre; non temere perché io sono con te. Ti benedirò e moltiplicherò la tua discendenza per amore di Abramo, mio servo".."(Gen,26, 24-25) Durante gli ultimi anni della vita di Isacco, ormai cieco conferì la benedizione a suo figlio Giacobbe invece che al prevedibile Esaù per uno scambio avvenuto tra i due fratelli, del quale sua moglie Rebecca era al corrente. Isacco morì a Mambre, all'età di 180 anni e fu seppellito dai suoi figli nella Grotta di Malpela.. |
| ABRAMO (Gen.11-25) |
| TPrimo dei patriarchi e
capostipite del popolo eletto. Con lui ha inizio la storia della salvezza.
Il racconto biblico dell'esistenza di Abramo non è una semplice cronaca,
ma un racconto religioso che mette in rilievo l'amore elettivo di Dio e la
fede obbediente di Abramo. La storia di Abramo e dei patriarchi si colloca nel II° millennio a.C. dal 1850 al 1500 circa. Abram (Padre eccelso ), figlio di Terach, discendente di Sem, nacque a Ur nel sud della Mesopotamia (Iraq). Con il padre e il fratelli e la moglie Sarai migrano al nord, nella città di Arran (oggi città della Turchia). 1) Abram ha 75 anni quando Dio lo sceglie e gli parla per la prima volta:"Vàttene dal tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indicherò. Farò di te un grande popolo e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e diventerai una benedizione" Abramo con la moglie Sarai e il nipote Lot migra in terra di Canaan (Palestina-Israele) e si stabilisce presso la città di Sichen (Gen.12, 1-6). 2) A Sichem, Dio gli appare una seconda volta:"gli disse: "Alla tua discendenza io darò questo paese"" (Gen.12, 7-8). Venne una carestia nel paese e Abram prima si sposto nel deserto del Negheb poi scese in Egitto per soggiornarvi (Gen. 12,10) 3) Tornati in terra di Canaan per difficoltà di convivenza si separa dal nipote Lot e con la moglie Sarai si stabilisce a Ebron. dove Dio gli parla per la terza volta:" Renderò la tua discendenza come la polvere della terra" (Gen. 13,16) 4) In una quarta visione Dio:" concluse questa alleanza con Abram: "Alla tua discendenza io do questo paese" (Gen.15,18). Abram aveva 85 anni e Sarai essendo sterile dietro suggerimento della moglie, secondo le usanze del tempo, prende Agar l'egiziana, serva della moglie dalla quale nascerà Ismaele. (Gen.16) 5) Dio appare la quinta volta ad Abram che aveva 99 anni e di nuovo ripete le promessa poi gli cambia nome da Abram in:"Abraham perché padre di una moltitudine di popoli ti renderò." (Gen.17,1-8) E anche a Sarai cambia il nome in Sara (principessa) 6) Qualche tempo dopo mentre era fuori della tenda verso l'ora del pranzo Dio gli appare per la sesta volta in figura di tre misteriosi personaggi. Invitati a rimanere preannunciano che l'anno seguente:" Sara, tua moglie, avrà un figlio"." (Gen.18). Conosciuta l'imminente distruzione di Sodoma dai tre misteriosi personaggi ottiene la salvezza del nipote Lot. All'età di 100 anni Abramo ebbe finalmente da Sara il figlio promesso e fu chiamato Isacco ( sorriso di Dio). Da quel momento tra Sara e la serva Agar nacque un forte dissidio, così che Abramo fu costretto a cacciare Agar con il figlio Ismaele. 7) Qualche anno dopo Dio parla ad Abramo per la settima volta e lo mettere alla prova:gli chiede di sacrificare il figlio Isacco (Gen. 22) sul monte Moria (sul quale fu poi costruito il tempio di Gerusalemme). Pieno di fede e obbediente mentre sta per compiere il sacrificio, Dio ferma la mano di Abramo appena prima che uccida il figlio. Dio si compiace di Abramo. 8) Dio dopo la prova, gli parla per l'ottava volta e gli conferma tutte le benedizioni e le promesse fatte: moltiplicare la sua discendenza come le stelle del cielo e come la sabbia del mare, e nella sua discendenza saranno benedette tutte le nazione della terra (Gen. 22,15) . Sara morirà all'età di 127 anni e fu sepolta a Ebron.(Gen.23). Allora Abramo all'età di 140 anni si preoccupa di trovare una sposa per il figlio. Invia il servo più fidato dai suoi parenti ad Arran e tra essi trovò Rebecca, che accetta di diventare la sposa di Isacco (Gen.24). Abramo morì all'età di 175 anni e i figli Isacco e Ismaele lo seppellirono a Ebron vicino alla moglie Sara.(Gen.25) |
| BABELE Gen 10-11 |
| Dopo il diluvio il male è sempre in agguato. Non passa molto tempo che lo stesso Noè cade ubriaco:" Ora Noè, cominciò a piantare una vigna. Avendo bevuto il vino, si ubriacò e giacque scoperto" Il figlio Cam lo disonora deridendolo e Noè lo maledice :" "Sia maledetto Canaan! Schiavo degli schiavi sarà per i suoi fratelli!"" Intanto la terra comincia a ripopolarsi di nuovo: da Iafet derivarono i popoli europei; da Cam i popoli dell'Africa; i discendenti di Sem popolarono il Medio Oriente. " Tutta la terra aveva una sola lingua e le stesse parole." Regnava l'armonia . Ma il male è sempre in agguato. Non è più il singolo che pecca, ma è la società:" gli uomini capitarono in una pianura nel paese di Sennaar. Si dissero l'un l'altro: "Venite, facciamoci mattoni e cuociamoli al fuoco". Il mattone servì loro da pietra e il bitume da cemento. Poi dissero: "Venite, costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo e facciamoci un nome, per non disperderci su tutta la terra". Di fronte all'ambizione di rendersi autonomi da Dio e diventare signori della storia Dio interviene, come è intervenuto nel paradiso terrestre, in difesa delle sue prerogative di unico Signore:" Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua, perché non comprendano più l'uno la lingua dell'altro". Il Signore li disperse di là su tutta la terra ed essi cessarono di costruire la città. Per questo la si chiamò Babele, perché là il Signore confuse la lingua di tutta la terra e di là il Signore li disperse su tutta la terra." Il racconto della torre di Babele si riferisce alle grandi torri templari a gradini (ziqqurat) della pianura babilonese considerate un collegamento tra cielo e terra. L'autore sacro vede in questo la pretesa dell'uomo di avvicinare la divinità e di esercitare su di essa un potere. Per altri il racconto vorrebbe dare una spiegazione all'origine delle lingue e alla dispersione dei popoli sulla terra, ma anche una punizione della strapotenza umana. Il peccato ci divide prima da Dio poi tra noi. Così i costruttori della Torre di Babele col loro peccato si divisero prima da Dio poi fra loro. Ma per fortuna Dio non sta mai a guardare. Dopo la confusione e la dispersione dell'umanità Dio prende l'iniziativa e prepara la nascita di un nuovo popolo a lui fedele. "Questa è la discendenza di Sem: Sem aveva cento anni quando generò Arpacsad, due anni dopo il diluvio." Arpacsad generò Selach; Selach generò Eber; Eber generò Peleg; Peleg generò Reu; Reu generò Serug; Serug generò Nacor; Nacor generò Terach; Terach generò Abram, Nacor e Aran (che fu padre di Lot e morì nella città di Ur) Abram e Nacor si presero delle mogli; la moglie di Abram si chiamava Sarai (era sterile e non aveva figli) e la moglie di Nacor Milca, Poi Terach prese Abram, suo figlio, e Lot, figlio di Aran,, e Sarai sua nuora, moglie di Abram, e uscì con loro da Ur dei Caldei per andare nel paese di Canaan. Arrivarono fino a Carran e vi si stabilirono." |
| NOE' E IL DILUVIO Gen 6-9 |
| Il peccato dilaga." Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra." Dio non può lasciare impunito il peccato:" . e disse: "Sterminerò dalla terra l'uomo che ho creato: con l'uomo anche il bestiame e i rettili e gli uccelli del cielo". A questa distruzione universale scamperà solo Noè:" Ma Noè trovò grazia agli occhi del Signore…Noè era uomo giusto e integro e camminava con Dio" E' il nono patriarca nella linea dei Setiti, figlio di Lamech, e padre di Sem, Chan, Jafet. Egli sarà il capostipite della umanità nuova, depositario delle promesse divine concretizzate in un patto di salvezza. Allora Dio disse a Noè:"" Fatti un'arca di legno di cipresso" E gli indica come farla: tre piani, porta laterale, tetto con finestra, lunga 156m., alta 15m., larga 26m. E gli rivela il modo con cui l'umanità peccatrice sarà annientata:" Ecco io manderò il diluvio, sulla terra, per distruggere sotto il cielo ogni carne, in cui è alito di vita" . Poi Dio stabilisce:" Entrerai nell'arca tu e con te i tuoi figli, tua moglie e le mogli dei tuoi figli. Di quanto vive, introdurrai nell'arca due di ogni specie,maschio e femmina." Così ha inizio la terribile inondazione: le acque ricoprirono la terra superando le montagne di sette metri "Perì ogni essere vivente che si muove sulla terra." Si salvò solo Noè con la sua famiglia e gli animali imbarcati nell'arca che galleggiava sulle acque. Noè aveva 600 anni e Visse dopo il diluvio ancora 350 anni. "Il diluvio durò quaranta giorni" Terminate le piogge torrenziali:" Nel settimo mese,l'arca si posò sui monti dell'Ararat. Le acque andarono via via diminuendo fino al decimo mese. Nel decimo mese, apparvero le cime dei monti." Allora Noè fa dei tentativi per conoscere la situazione inviando prima un corvo poi delle colombe e allorchè:" la colomba tornò a lui, essa aveva nel becco un ramoscello di ulivo. Noè comprese che le acque si erano ritirate dalla terra." Dio steso si preoccupa di indicare a Noè il momento adatto per uscire dall'arca:" "Esci dall'arca tu e tua moglie, i tuoi figli e le mogli dei tuoi figlie. Tutti gli animali d'ogni specie perché possano diffondersi sulla terra, siano fecondi e si moltiplichino su di essa"." Il diluvio opera un taglio netto nella storia dell'umanità, un vecchio mondo è tramontato, con Noè ne inizia uno nuovo. Noè uscito dall'arca sente il bisogno di offrire a Dio un sacrificio di ringraziamento. Dio gradì il gesto di Noè e decide di deporre la sua ira verso l'umanità e di mutare i suoi sentimenti in quelli di comprensione e misericordia:" "Non maledirò più il suolo a causa dell'uomo, perché l'istinto del cuore umano è incline al male fin dalla adolescenza; né colpirò più ogni essere vivente come ho fatto." Noè diventa il nuovo Adamo, il nuovo padre dell'umanità :" Dio benedisse Noè e i suoi figli e disse loro: "Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite la terra.." E conferma la sua volontà con un'alleanza:" Io stabilisco la mia alleanza con voi: non sarà più distrutto nessun vivente dalle acque del diluvio, né più il diluvio devasterà la terra"." E l'alleanza avrà un segno, l'arcobaleno:" L'arco sarà sulle nubi e io lo guarderò per ricordare l'alleanza eterna tra Dio e ogni essere che vive sulla terra"." Il racconto del diluvio si rifà a antichi ricordi di alluvioni catastrofiche che sommersero la Mesopotamia. Esso fonde due tradizioni tra loro divergenti (javista e sacerdotale) poco curandosi della storicità dei particolari, in quanto il suo interesse è rivolto soprattutto al messaggio religioso: condanna del peccato; esigenza della giustizia divina; esaltazione della potenza di Dio e della sua misericordia. |
| L'UMANITA' PRIMITIVA Gen 4, 1-26; 5 |
| Il racconto biblico sui discendenti di Adamo sono molto vaghi e non vanno presi né come storia né come miti. E' un modo, come le parabole di Gesù, per comunicare un messaggio religioso. Genesi ci dice che Adamo ed Eva ebbero molti figli (Gen 5,4), in primis Caino e Abele (Gen 4,1-2) e conosciamo anche la vicenda del fratricidio (Gen 4,3-16) che ha portato a una discendenza da Caino (malvagia e irreligiosa; Gen 4,17-24) e in parallelo la discendenza di Set (buona e religiosa; Gen 5,6-32), il figlio "scelto" da Dio (Gen 4,25-26 e 5,3-4) per sostituire Abele, da cui poi si arriverà fino a Noé e il diluvio. "Adamo si unì a Eva sua moglie, la quale concepì e partorì Caino … Poi partorì ancora suo fratello Abele. Ora Abele era pastore di greggi e Caino lavoratore del suolo." "Caino offrì frutti del suolo in sacrificio al Signore; anche Abele offrì primogeniti del suo gregge e il loro grasso. Il Signore gradì Abele e la sua offerta, ma non gradì Caino e la sua offerta." La gelosia entra nel cuore di Caino e Dio lo ammonisce perché non cada in preda al peccato. L'uomo anche se tentato al male, deve resistere. L'uomo di fronte al male è libero, non è predestinato al male. :" il peccato è accovacciato alla tua porta; verso di te è il suo istinto, ma tu dòminalo." Dio non fa mancare il suo aiuto, ma non sempre trova ascolto:" Caino disse al fratello Abele: "Andiamo in campagna!". Mentre erano in campagna, Caino alzò la mano contro il fratello Abele e lo uccise."Il male progredisce, dopo la rivolta dell'uomo contro Dio nell'Eden, ecco la lotta dell'uomo contro l'uomo. Con questo delitto la morte entra violentemente nel mondo. La storia di Caino e Abele ha un valore universale. Dopo il delitto, Dio interviene a vendicare l'ucciso. Di fronte a Dio che lo interroga sulla sorte di Abele, Caino nega il suo delitto con arroganza:" Sono forse il guardiano di mio fratello?" Dio non può lasciare impunito il delitto:" Ora sii maledetto… Quando lavorerai il suolo, esso non ti darà più i suoi prodotti: ramingo e fuggiasco sarai sulla terra" Ma nella sua misericordia Dio non abbandona Caino appena questi prende coscienza del crimine:" "Però chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte!". Il Signore impose a Caino un segno, perché non lo colpisse chiunque l'avesse incontrato" Discendenti di Caino. Caino prese moglie ed ebbe un figlio, Henok e fondò una città chiamandola col nome del figlio. I discendenti di Caino, i Cainiti rivolgono tutti i loro interessi alla terra e conseguono grandi progressi nella cultura profana. Ma questo progresso materiale è accompagnato da un decadenza morale e dalla negazione di Dio. Discendenti di Set. "Adamo si unì di nuovo alla moglie, che partorì un figlio e lo chiamò Set. "Perché - disse - Dio mi ha concesso un'altra discendenza al posto di Abele, poiché Caino l'ha ucciso".Anche a Set nacque un figlio, che egli chiamò Enos. Allora si cominciò ad invocare il nome del Signore." Abele il primo vero adoratore di Dio doveva avere dei continuatori. A 130 anni Adamo generò Set che darà origine ai Setiti che, in netta antitesi ai Cainiti, riporteranno sulla terra la pubblica adorazione di Dio. Patriarchi antidiluviani. Adamo(930a) Set(912a) Enos(905a) Kenan(910a) Maalaleèl (895a) Iared (962a) Enoch (365a) Matusalemme (969a) Lamech (777a) Noè(950a) |
| GIUDIZIO, CONDANNA E SALVEZZA Gen 3, 9-24 |
| Al peccato fa seguito una specie di istruttoria condotta da Dio, che ripercorre i gradini opposti a quelli del peccato: prima l'uomo, poi la donna, poi il serpente. " il Signore Dio chiamò l'uomo e gli disse: "Dove sei?". Rispose: "Ho udito il tuo passo nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto". Riprese: "Chi ti ha fatto sapere che eri nudo? Hai forse mangiato dell'albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?"". L'uomo, che sperimenta la paura e la vergogna, scarica la sua responsabilità su altri (Adamo sulla donna, e la donna sul serpente)"Rispose l'uomo: "La donna che tu mi hai posta accanto mi ha dato dell'albero e io ne ho mangiato". Il Signore Dio disse alla donna: "Che hai fatto?". Rispose la donna: "Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato"." Il peccato non solo allontana l'umanità da Dio, ma introduce opposizione fra gli uomini stessi. "Allora il Signore Dio disse al serpente: ..sii tu maledetto più di tutto il bestiame… Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno"". Tra i colpevoli l'unico ad essere maledetto è il serpente (diavolo): non ha nessuna attenuante. La punizione consisterà nell'essere osteggiato e vinto dalla sua stessa prima vittima: la donna e dalla sua discendenza. In questo modo Dio nella sua misericordia infinita fa brillare il primo, raggio di speranza sull'umanità decaduta. Poi Dio si rivolge alla donna:""Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli. Verso tuo marito sarà il tuo istinto, " ma egli ti dominerà"" Eva con tutte le donne è punita nella sua funzione di madre e sposa. Adamo e i suoi discendenti maschi invece nelle attività agricole: " maledetto sia il suolo per causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita". E alla fine la morte non come evento biologico, ma come conseguenza del peccato: il peccato produce una rottura del rapporto con Dio, e la morte fisica sancisce definitivamente questa rottura: " finchè tornerai alla terra, perchè da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere tornerai!" Poi Adamo impone alla moglie un secondo nome:Eva (Hawwah) che significa:madre di tutti i viventi. Ad addolcire la difficile situazione Dio, nonostante le offese, manifesta la sua bontà:" Dio fece all'uomo e alla donna tuniche di pelli e le vestì." E infine l'allontanamento dall'Eden e l'ingresso in un modo che diventa ostile:" Signore Dio lo scacciò dal giardino di Eden, perché lavorasse il suolo da dove era stato tratto" e perché non vi potessero più entrare:" pose ad oriente del giardino di Eden i cherubini e la fiamma della spada folgorante, per custodire la via all'albero della vita" Prima del peccato Adamo e Eva possedevano la grazia e la santità, un corpo immortale,il dono della scienza, erano immuni dal conflitto anima e sensi, dal dolore fisico. Questi doni li avrebbero trasmessi a tutta l'umanità, ma con il peccato perdono tutto e dopo di loro anche i discendenti. In mezza a questa tragedia spunta una luce di speranza: Dio annuncia la salvezza e la vittoria sul male; il demonio sarà sconfitto. Questa promessa si realizzerà alla venuta del Messia Salvato |
| PECCATO ORIGINALE Gen 3,1-6 |
| T"Il serpente era la più astuta di tutte le bestie selvatiche" Il serpente (simbolo preso dalla cultura mesopotamica) rappresenta un essere malefico nemico di Dio e dell'uomo (il demonio) che trama per la rovina dell'umanità. "Egli disse alla donna: "E` vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di nessun albero del giardino?"" Nel dialogo con la donna il serpente arriva per gradi al suo obiettivo: mette indubbio la proibizione divina e porta la donna a dubitare che il divieto di Dio possa essere legittimo:" Ma il serpente disse alla donna: "Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male"". Il tentatore insinua che il motivo del divieto è unicamente da attribuire alla gelosia. La donna si lascia trascinare dal gioco del serpente e cade nella trappola:" Allora la donna vide che l'albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per acquistare conoscenza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch'egli ne mangiò" Liberamente e consapevolmente la donna disobbedisce a Dio e induce anche Adamo a fare altrettanto. Prime conseguenze del peccato: "Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e si accorsero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture". Essi acquistano la conoscenza del bene e del male. L'equilibrio tra sensi e spirito fu distrutto. Assieme alla concupiscenza spuntò anche il pudore. "Poi udirono il Signore Dio che passeggiava nel giardino alla brezza del giorno e l'uomo con sua moglie si nascosero dal Signore Dio, in mezzo agli alberi del giardino".Cessa la familiarità con Dio e subentra il timore. La riflessione condotta in questo capitolo della Genesi, attraverso il racconto simbolico, prende in considerazione il male presente nell'umanità, e ne cerca la causa. Causa del male è il peccato commesso dai progenitori per istigazione esteriore disobbedendo alla volontà di Dio. Dio non è l'autore del peccato e della morte, Egli ha fatto tutto bene:. Spesso il "frutto proibito" viene rappresentato come una mela. Nel testo della Bibbia si parla di "frutto", senza ulteriori specificazioni. In latino la parola "malum", indica sia il male che la mela. Per questo motivo nel medioevo si sarebbe cominciato a rappresentarla come una mela. Secondo la Chiesa cattolica per effetto del peccato originale, l'uomo eredita, anzitutto, una colpa che, se non viene estinta con il sacramento del battesimo, preclude la salvezza. L'uomo eredita, inoltre, sempre per effetto del peccato originale, un'inclinazione verso il male, che il battesimo non può cancellare, e che è chiamata concupiscenza. Questa inclinazione, che accompagna l'uomo nel corso dell'intera sua vita non costituisce in sé un peccato, ma una debolezza di base dell'essere umano che è la causa dell'agire malvagio degli uomini nella storia dell'umanità. |
| CREAZIONE DI ADAMO E EVA |
| La creazione di Adamo viene narrata nel libro della Genesi in due brani distinti: 1° Gen.1,26-28.31 (appartenente alla tradizione sacerdotale V sec.a.C.), la creazione dell'uomo è inserito al sesto giorno ed è l'ultimo atto dell'opera di Dio. Mentre per piante e animali Dio dice:"la terra produca" per l'uomo usa la forma solenne:"facciamo". L'uomo è visto come il culmine e il coronamento della creazione: egli è creato a immagine e somiglianza di Dio "Facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza maschio e femmina li creò." Nell'uomo c'è qualcosa di divino: l'intelligenza e la volontà lo rendono simile a Dio. "Uomo" Adam designa la specie umana, e Dio la vuole distinta nei due sessi. "Dio li benedì e disse: prolificate e moltiplicatevi e riempite la terra e soggiogatela. Abbiate potere su tutti gli esseri viventi" La procreazione rientra nel progetto provvidenziale di Dio e dalla somiglianza a Dio deriva il potere dell'uomo sul creato. "Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona". L'uomo è al centro della creazione. 2° Gen 2,4-9.15-25 (più antico del primo appartiene alla tradizione jahvista X sec. a.C.). A differenza della prima, l'uomo non compare per ultimo, bensì per primo, quando ancora la terra appare spoglia e incolta. Adamo viene plasmato con la polvere della terra ( adamah: terra "ricordati che sei polvere") e riceve l'anima da Dio. "Allora Dio modellò l'uomo dal terreno, soffiò nelle sue narici l'alito della vita e divenne essere vivente" L'uomo esiste per un intervento speciale di Dio. E' composto da un elemento materiale che viene dalla terra e uno spirituale, l'anima che proviene da Dio stesso. E' la creatura più elevata Viene poi posto in un giardino, chiamato Eden, con il compito di custodirlo e coltivarlo, l'uomo è collaboratore di Dio:"lo collocò nel giardino per lavorarlo e custodirlo". Egli ha il permesso di cogliere i frutti di tutti gli alberi, ma gli viene vietato da Dio di accostarsi all'albero della conoscenza del bene e del male:" il giorno che tu ne mangiassi certamente perirai" La facoltà di stabilire ciò che è bene o male spetta solo a Dio. Il racconto biblico sottolinea la solitudine del primo uomo, cui Dio vuole affiancare un aiuto:"Non è bene che l'uomo sia solo" . Dopo aver passato in rassegna tutti gli animali, l'uomo non trova in essi quell'aiuto di cui ha bisogno. Allora, da una costola dell'uomo, Dio plasma la donna. "allora fece cadere un sonno profondo sull'uomo, prese una delle sue costole e costruì una donna" e al risveglio:" è osso delle mie ossa e carne della mia carne: si chiamerà donna (issah) perché dall'uomo (is) fu tratta". La donna è della stessa natura dell'uomo e ne è il complemento. "Per questo l'uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne." Il matrimonio ricostruisce l'unità corporale-spirituale originaria. "Ora tutti e due erano nudi, l'uomo e sua moglie, ma non ne provavano vergogna". I progenitori godono di un perfetto equilibrio tra ragione e sensi che però perderanno dopo il peccato. Il racconto biblico della creazione di Adamo e Eva non ha alcuna pretesa scientifica, lo prova il fatto della diversità dei due racconti e i riferimenti alle tradizioni della cultura mesopotamica e egiziana. Ciò che interessa è il messaggio di fede. |
| LA CREAZIONE |
| La creazione è l'atto
con cui Dio ha dato origine alle cose dal nulla. Non tutte le religioni
ritengono che il mondo e l'universo siano creati. Secondo l'Induismo tutto
è Dio, la realtà è emanazione di Dio (panteismo). La Bibbia descrive la
creazione (Genesi 1,1-2,3a) affermando innanzitutto la preesistenza di Dio
e che Dio "crea dal nulla" tutte le cose: " In principio Dio creò il cielo
e la terra." "Bereshit bara Elohim et hashamayim ve'et ha'arets" Il
racconto continua descrivendo il passaggio dal caos iniziale all'armonia e
alla bellezza e lo fa usando lo schema letterario dei sette giorni. " Ora
la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo
spirito di Dio aleggiava sulle acque. Dio disse: "Sia la luce!". E la luce
fu. Dio vide che la luce era cosa buona. E fu sera e fu mattino: primo
giorno"
Separazione 1° : Luce dalle tenebre 4° : Sole, Luna,
Stelle 2° : Acque superiori dalle
inferiori
Abbellimento 5° : Uccelli, Pesci 3° : Terre dalle acque
6° : Animali e uomo 7° : Dio cessa dal lavoro, e benedice e consacra il
settimo
giorno
Dal racconto biblico emerge che Dio ha dato origine all'universo da solo:
è l'unico Dio, senza intermediari, senza materia preesistente, con un atto
semplice della sua volontà: " Dio disse". Contrariamente a quanto
credevano i popoli antichi l'universo non è emanazione di Dio (panteismo),
non è della sua stessa natura (idolatria). Dio trascende infinitamente il
mondo; questo possiede una realtà propria , distinta da quella di Dio.
Tutto ciò che Dio ha creato è buono: "vide che era cosa buona", l'opera di
Dio non contiene nulla di male. Il male fisico è entrato nel mondo dopo il
male morale compiuto da Adamo. La settimana non è stata inventata dalla
Bibbia, essa era già in uso presso il popolo ebraico, ma la descrizione
della creazione in sette giorni ha uno scopo liturgico e sociale: si vuole
insegnare che l'uomo come Dio dopo aver lavorato sei giorni al settimo ha
diritto al riposo. La descrizione della creazione è un invenzione
artistica (parallelismo delle opere, delle formule), segue la concezione
della cosmografia antica ed esclude ogni intento scientifico.
. |
| LIBRO DELLA GENESI |
| E' il primo libro della
Bibbia In ebraico è indicato con la parola iniziale: Berescit ("In principio"), in greco invece: Genesis"Origine,generazioni,genealogie") per indicarne il contenuto: origine del mondo, dell'umanità, d'Israele. Per antica tradizione il libro è attribuito a Mosè insieme agli altri libri del Pentateuco. In realtà è la confluenza di racconti, poemi, miti e leggende, tradizioni orali o scritte di più generazioni, raccolti in un unico libro durante o dopo l'esilio babilonese nel sec. VI o V a.C Genesi è suddivisa in due grandi parti: prima (1-11) narra le origini del mondo e dell'umanità, mettendo al centro nei primi tre capitoli la figura di Adamo; prosegue con il racconto della sua discendenza (4-6) per finire con la rappresentazione del diluvio universale, in cui diventa protagonista Noè (7-11). seconda parte (12-50), narra le vicende dei grandi patriarchi, Abramo (11,27-25,18), Giacobbe (25,19-31,7) e Giuseppe (37,2-50,26) allevatori semiti che migrano dalla Mesopotamia all'Egitto, passando nella vallata del Giordano alla ricerca di pascoli. Dio inizia la storia della salvezza chiamando il capo di uno di questi clan e stabilendo con lui un'alleanza La storia di Giacobbe e dei suoi figli, e di Giuseppe e dei suoi fratelli, fa da preludio agli eventi raccontati successivamente in Esodo e alla formazione del popolo d'Israele. Questi racconti coprono uno spazio storico che va, approssimativamente, dal 1850 al 1700 a. C. Genesi è un libro di fede che invita a leggere la realtà e gli avvenimenti non in una prospettiva storica o scientifica, ma come piano di salvezza di Dio signore dell'universo e della storia. Allora non c'è nulla di storico in questi racconti? La risposta potrebbe formularsi in questo modo: non il singolo avvenimento è storico, ma l'esperienza umana che vi è descritta (il creato, il rapporto uomo-Dio e uomo-donna, l'idolatria come sostituzione di Dio, il disfacimento dei rapporti...) è così vera che continua a capitare ancora oggi nella vita dell'umanità e dentro la vita di ognuno. . |
| DECALOGO DELLA QUOTIDIANITÀ DI PAPA GIOVANNI XXIII |
| 1) Solo per
oggi, cercherò di vivere alla giornata, senza voler risolvere il problema
della mia vita tutto in una volta. 2) Solo per oggi, avrò la massima cura del mio aspetto: vestirò con sobrietà; non alzerò la voce; sarò cortese nei modi; non criticherò nessuno; non pretenderò di migliorare o disciplinare nessuno, tranne me stesso. 3) Solo per oggi, sarò felice, nella certezza che sono stato creato per essere felice non solo nell'altro mondo, ma anche in questo. 4) Solo per oggi, mi adatterò alle circostanze, senza pretendere che le circostanze si adattino tutte ai miei desideri. 5) Solo per oggi, dedicherò dieci minuti del mio tempo a qualche buona lettura, ricordando che, come il cibo è necessario alla vita del corpo, così la buona lettura è necessaria alla vita dell'anima. 6) Solo per oggi, compirò una buona azione e non lo dirò a nessuno. 7) Solo per oggi, farò almeno una cosa che non desidero fare e, se mi sentirò offeso nei miei sentimenti, farò in modo che nessuno se ne accorga. 8) olo per oggi, mi farò un programma: forse non lo seguirò a puntino, ma lo farò. E mi guarderò da due malanni: la fretta e l'indecisione. 9) Solo per oggi, crederò fermamente, nonostante le apparenze, che la buona Provvidenza di Dio si occupa di me come di nessun altro esistente al mondo. 10) Solo per oggi, non avrò timori. In particolare, non avrò paura di godere di ciò che è bello e di credere alla bontà. Posso ben fare, per dodici ore, ciò che mi sgomenterebbe se pensassi di doverlo fare per tutta la vita. |
| DECALOGO PER LEGGERE CON PROFITTO LA BIBBIA |
| 1. Non
credere mai che siamo i primi a leggere la Sacra Scrittura. Molti,
moltissimi nel corso dei secoli l'hanno letta, meditata, vissuta,
trasmessa. I migliori interpreti della Bibbia sono i
santi. 2. La Scrittura è il libro della comunità ecclesiale. La nostra lettura, anche se effettuata da soli, non potrà mai essere solitaria. Per leggerla con profitto, bisogna inserirsi nella grande corrente ecclesiale condotta e guidata dallo Spirito Santo. 3. La Bibbia è "Qualcuno". Per questo si legge e si celebra allo stesso tempo. La migliore lettura della Bibbia è quella che si fa nella Liturgia. 4. Il centro della Sacra Scrittura è Cristo; per questo, tutto deve essere letto sotto lo sguardo di Cristo e compiuto in Cristo. Cristo è la chiave interpretativa della Sacra Scrittura. 5. Non dimenticare mai che nella Bibbia troviamo fatti e detti, opere e parole intimamente uniti gli uni con gli altri; le parole annunciano e illuminano i fatti, e i fatti realizzano e confermano le parole. 6. Un modo pratico e proficuo per leggere la Scrittura è iniziare con i santi Vangeli, proseguire con gli A tti e le Lettere e intervallare con qualche libro dell'Antico Testamento: Genesi, Esodo, Giudici, Samuele, ecc. Non voler leggere il libro del Levitico di corsa, ad esempio. I Salmi devono essere il libro di preghiera dei gruppi biblici. I profeti sono l'anima dell'Antico Testamento: bisogna dedicare loro uno studio speciale. 7. La Bibbia si conquista come la città di Gerico: circondandola. Per questo, è bene leggere i brani paralleli. E' un metodo che richiede tempo, ma dà un grande profitto. Un testo chiarisce l'altro, come diceva Sant'Agostino: "L'Antico Testamento si fa evidente nel Nuovo, e il Nuovo è latente nell'Antico". 8. La Bibbia deve essere letta e meditata con lo stesso Spirito con cui è stata scritta. Lo Spirito Santo è il suo autore principale ed è il suo principale interprete. Bisogna sempre invocarlo prima di iniziare a leggerla, e alla fine rendere grazie. 9. La Sacra Bibbia non deve mai essere utilizzata per criticare e condannare gli altri. 10. Ogni testo biblico ha un contesto storico in cui si è originato e un contesto letterario in cui è stato scritto. Un testo biblico, fuori dal suo contesto storico e letterario, è un pretesto per manipolare la Parola di Dio. Questo è pronunciare il nome di Dio invano. + Mario De Gasperín Gasperín Vescovo di Querétaro |
| L'ALFABETO DI DIO |
| A - Anche se
non sei corrisposto, ama lo stesso, mi assomiglierai. B - Benedici sempre, perché tu sei una benedizione di Dio. C - Chiamami Padre, solo così potrai chiamare tutti gli altri fratelli. D - Dona con gioia. I musi lunghi sono figli delle tenebre. E - Esci dal guscio del tuo egoismo: troverai un mondo che ti aspetta. F - Fa della tua vita una sinfonia di gioia; darai frutti saporiti. G - Gira l'ago della tua calamita sempre dove ti porta il cuore: sempre e solo a Dio. H - Hai un dono straordinario, per cui mi assomigli: l'amore; sfruttalo con gioia. I - Intorno a te c'è tanta morte, odio e tenebre; ma tu sii sole che illumina e riscalda. L - La terra non è la tua patria. Sei di terra, ma hai la mia vita: guarda allora in alto. M - Metti la tua vita nel cuore di mio Figlio e di Maria: sarai dono d'amore. N - Non permettere che il maligno deturpi la tua libertà. Aggrappati a me e sarai libero. O - Odia il peccato, ma ama il peccatore: impara a perdonare e ama chi sbaglia, lo conquisterai. P - Porta la pace di Dio col tuo sorriso: c'è bisogno di un raggio di sole e luce negli occhi. Q - Quadro stupendo ti ho dipinto col sangue dell'Agnello; sei il mio capolavoro. R - Resta un po' con me, figlio, quando si fa sera: io ti guardo e tu mi guardi ed è pace. S - Senza il tuo mattone, la costruzione è vuota. Sii strumento docile nelle mie mani. T - Tutto ho messo nelle tue mani, sei il signore della natura: conservala senza macchia. U - Unisci cuore e mente: con la mente progetti, ma è col cuore che salvi e realizzi. V - Vuoi essere felice? Sgombra tutto ciò che ti impedisce di volare e sciogli le vele. Z - Zaino di eucaristia, preghiera e servizio sarà il tuo compagno di viaggio: farai miracoli. (Gianni Fanzolato) |
| 10 RAGIONI PER FARE L'ADORAZIONE |
| 1. Perché solo Dio è degno di
ricevere tutta la nostra lode e la nostra adorazione. 2. Per dire grazie a Dio per tutto ciò che ci ha donato da prima che esistessimo. 3. Per entrare nel segreto dell'amore di Dio, che si rivela quando siamo davanti a lui. 4. Per intercedere per tutta l'umanità. 5. Per trovare riposo e lasciarci ristorare da Dio. 6. Per chiedere perdono per i nostri peccati e per quelli del mondo intero. 7. Per pregare per la pace e la giustizia nel mondo e l'unità tra tutti i Cristiani. 8. Per chiedere il Vangelo sia annunciato in tutte le nazioni. 9. Per pregare per i nostri nemici e per avere la forza di perdonarli. 10. Per guarire da ogni malattia, fisica e spirituale e avere la forza per resistere al male. |
| COSA E' L'ADORAZIONE |
| L'Adorazione Eucaristica è un
tempo trascorso in preghiera davanti al Sacramento dell'Eucaristia
conservato nel Tabernacolo delle chiese o esposto solennemente
sull'altare. Si può pregare in vari modi:con una preghiera di silenziosa e
personale o aiutandosi con un libro di meditazione. L'Adorazione è
riflettere sul mistero dell'Amore con cui Gesù ci ha amato, tanto da dare
la sua vita ed il suo Sangue per noi. Adorare è soprattutto lasciarsi amare da Dio per imparare ad amare gli altri… Imitiamo Gesù che: " andò sulla montagna a pregare e passò la notte in orazione.". Lc 6:12 CHI PUÒ ADORARE Chiunque è disposto a fare silenzio dentro ed intorno a sé. Chi vuole trovare un tempo da dare a Dio per stare con lui per il proprio bene e per il bene di tutta l'umanità che in quel momento rappresenta. "Il Padre cerca adoratori che lo adorino in spirito e verità". Gv 4:24 COME SI ADORA Facendo silenzio dentro ed intorno a sé, per permettere a Dio di comunicare col nostro cuore ed al nostro cuore di comunicare con Dio. Si fissa lo sguardo verso l'Eucaristia, che è il segno vivo dell'amore che Gesù ha per noi, si medita sul mistero della sofferenza, della morte e della risurrezione di Gesù, che nell'Eucaristia ci dona in modo reale e sostanziale. "Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo". Mt 28:20 DOVE SI ADORA In ogni chiesa ove nel Tabernacolo è custodita l'Eucaristia oppure dove è esposta pubblicamente sull'altare per l'adorazione dei singoli o della comunità. QUANDO SI ADORA Nella gioia , o nell' aridità.. Con la pace nel cuore, o nel colmo dell'angoscia. In qualsiasi età della vita. In salute, o malattia. Prima di decisioni importanti, o per ringraziare Dio di averle prese. Quando siamo forti, o quando siamo deboli. Nella fedeltà, o nel peccato. "Pregate incessantemente, con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito,"Ef 6,18 |
| DECALOGO DEL CATECHISTA |
| 1. Non separare la
catechesi dalla vita. Ricordava Paolo VI: "L'uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni". (EN 41) 2. Alimenta la tua catechesi alla Parola di Dio. "La fonte a cui la catechesi attinge il suo messaggio è la parola di Dio" (DGC 91). Gesù dice: "Io sono al verità" e Pietro: " Signore Tu hai parole di Vita eterna!". Leggi spesso il Vangelo 3. Ricordati che Gesù è il Centro della catechesi "Cristo è tutto per noi. Scriveva S. Ambrogio: "Se vuoi curare una ferita, egli è medico; se sei riarso dalla febbre, è fontana; se sei oppresso dall'iniquità, è giustizia; se hai bisogno di aiuto, è forza; se temi la morte, è vita; se desideri il cielo, è via; se fuggi le tenebre, è luce; se cerchi cibo, è alimento". Cosci e ama Gesù. 4. La catechesi è un Servizio Ecclesiale. Il catechista non agisce per conto proprio, né per proprio interesse. Egli agisce in nome e per conto della Chiesa. Egli è mediatore del vero Catechista: lo Spirito Santo. Il catechista semina e lo Spirito fa crescere. 5. Sostieni la tua catechesi con la Preghiera. Tutto è frutto della grazia di Dio. Gesù ha detto: "Senza di me non potete far nulla". Preghiera con-e-per il gruppo, personale, comunitaria. Il catechista ama Gesù nell'Eucaristia e lo fa amare. 6. Onora il padre e la madre Molti genitori hanno abbandonato la pratica religiosa sin da ragazzi. Spesso sono genitori giovanissimi e non dobbiamo perdere l'occasione di dialogare con loro. Dopo anni di distacco, potrebbero venire a conoscere una Chiesa più accogliente e credibile. 7. Una buona preparazione è garanzia di una buona lezione ! Oltre a essere testimone, il catechista deve essere maestro che insegna la fede. Ad ogni incontro chiedersi: a chi - che cosa - in che modo - perché ? 8. Cerca di unire il sapere e il saper fare E' necessario che le nozioni trovino i modi idonei ad essere trasmesse. Scopri il tuo metodo di comunicazione. Parti dalla situazione di vita dei tuoi ragazzi. Parti dalla tua esperienza di fede. 9. La catechesi serve la Verità. La catechesi deve mettere salde e chiari basi nella vita cristiana dei ragazzi. Il catechista sa che spesso parla al-e-nel deserto umano. Ma non desiste. La colpa non è dei ragazzi. 10. Ama la tua Missione di catechista: fa tutto per Amore. La credibilità e l'autorità del catechista sarà maggiore quanto più si fondano sulla sua testimonianza e il suo amore. Cerca di entrare in delicata e profonda relazione con i ragazzi. Conoscili, amali, ascoltali, interessati di loro, fai con loro un cammino di fede. |
| i MINISTRI STRAORDINARI DELLA COMUNIONE |
| I ministri straordinari della
Comunione sono una delle figure significative del volto missionario della
parrocchia. Essi costituiscono gli ambasciatori della parrocchia e portano
Cristo presso gli ammalati e gli anziani che non possono venire in chiesa.
Il Vangelo ci mostra Gesù che predica nelle sinagoghe, in riva al mare,
sulla montagna, per le strade. Ma anche Gesù che va in casa della gente:
di Simon Pietro, di Matteo, Zaccheo, Giairo, Simone il lebbroso, senza
dimenticare la casa di Marta, Maria e Lazzaro. In particolare ci mostra
Gesù che rimane nella casa dei Discepoli di Emmaus e si fa riconoscere
nello spezzare del pane. I ministri straordinari della Comunione, oltre ad aiutare in chiesa per la distribuzione della Comunione nelle grandi assemblee, sono mandati dalla parrocchia a portare Cristo nelle famiglie visitate dalla sofferenza e dal dolore, perché i malati possano riconoscere nel pane eucaristico la presenza di Dio che consola in ogni tribolazione (2Cor 1,3). Già nell'antichità, come ci racconta san Giustino nella sua Prima Apologià (cap, 67), la comunità cristiana mandava il pane eucaristico agli assenti. Dice infatti: "A ciascuno dei presenti si distribuiscono e si partecipano gli elementi (pane e vino) sui quali furono rese grazie, mentre i medesimi sono mandati agli assenti per mano dei diaconi". Questo bel testo si può leggere nella Liturgia delle Ore, Ufficio di lettura, voi. 2, p. 626. Il termine "diaconi" ha un significato tecnico liturgico, e dice che i veri ministri della comunione sono i Diaconi. Sono essi che assistono il vescovo e i presbiteri durante la celebrazione della Messa, e poi li aiutano a distribuire il pane e il vino eucaristici ai presenti. Ma "diaconi" vuoi dire anche "servi" o "ministri", persone di cui si può servire per portare l'Eucaristia agli assenti. E anche oggi, come nei primi tempi, la Chiesa manda l'Eucaristia per mano dei Ministri straordinari agli ammalati, che non possono partecipare alla Messa della domenica. Consapevole dell'importanza di questo ruolo ogni Ministro straordinario deve "ravvivare" e "non trascurare" il carisma che è in lui (cfr. lTm4,l4;2Tm 1,6). Egli ha il compito di facilitare e rendere possibile l'incontro di Cristo coi malati, gli anziani e i loro familiari. Deve percepire questa responsabilità e prepararsi per essere strumento adatto di questo incontro, un ambasciatore degno del messaggio di consolazione e di speranza che porta, un punto di contatto e collegamento tra il centro e la periferia della parrocchia. Deve perciò impegnarsi a migliorare la propria preparazione e a continuare la formazione che è richiesta dalla Chiesa. Nell'Istruzione Immensae Caritatis (Congreg. dei Sacramenti, 1973) che istituisce i ministri straordinari della Comunione si dice che ognuno di essi deve: coltivare lo spirito di fede e di preghiera, avere una vita cristiana e una condotta morale impegnata, onesta e corretta, distinguersi per la pietà eucaristica e la devozione al SS. Sacramento, nutrirsi della parola di Dio con l'assidua meditazione della Scrittura, impegnarsi nell'esercizio della carità fraterna, essere a servizio dell'unità e della pace, coltivare le virtù umane che rendono amabili e facilitano il contatto con le persone (Istruzione n. 6, e Rito di Istituzione). In particolare bisogna usare attenzione e rispetto, e conservare uno spirito di raccoglimento e preghiera quando si porta l'Eucaristia di casa in casa. Non si deve mai dimenticare che siamo alla presenza del Signore! Alcune di queste cose vanno fatte a livello personale, altre richiedono un'attiva partecipazione alle iniziative formative che si prendono in parrocchia o si organizzano in Diocesi. L'importante è offrire con generosità la propria persona al Signore Gesù, perché possa andare incontro ai fratelli nel bisogno e nella sofferenza. Il desiderio di facilitare questo incontro renderà più pronti e attenti a migliorare e continuare la propria formazione. Nell'Eucaristia è scritto tutto il mistero della sofferenza umana, perché è il sacramento della morte e risurrezione di Cristo. Chi porta la comunione agli ammalati deve avere una grande comprensione per le persone che soffrono, e deve aiutarle nella fede a sentire vicino a sé la presenza di Gesù che ha "compassione" di tutti. Confortato dalla vicinanza di Cristo, l'ammalato prende fiducia per continuare a lottare contro la malattia e trova la forza di unire le proprie sofferenze alla passione del Signore per la salvezza del mondo. Così il Ministro straordinario dell'Eucaristia, divenuto servo di Cristo, dei poveri e della Chiesa, collabora ad annunciare una delle Beatitudini più difficili e necessaria: "Beati gli afflitti, perché saranno consolati". |
| CHE COS'È LA MESSA |
| 1) E il più bel dono di
Dio agli uomini e la più ricca offerta degli uomini a Dio. Poiché qui è la
stessa persona che da e che riceve; e noi non possiamo offrirgli se non
ciò che abbiamo ricevuto. 2) È la più vera reliquia della Passione, la più autentica e la sola necessaria. Più preziosa del Sudario e della Sindone, della lancia e della Corona di spine. 3) È il testamento di Gesù, il dono squisito dell'ultima ora, il ricordo che teneva in riserva per il momento dell'addio, il regalo che deve richiamare l'amico scomparso e renderlo presente. 4) È il capolavoro del Figlio di Dio ed il suo più grande Miracolo, anzi è un cumulo di miracoli operati dal suo onnipotente amore. 5) È semplicità e profondità. .Semplice in ciò che ha di essenziale, semplice come la parola, come il pane e il vino. Profondo come l'atto creatore che essa eguaglia o sorpassa; come l' incarnazione che essa prolunga; come la Redenzione i cui frutti distribuisce. 6) E un carbone ardente posato sulla terra, opera dell'amore, predicazione vivente dell'amore, alimento dell'amore. E tuttavia segno di contraddizione, e oggetto di odio che in ogni persecuzione deve nascondersi nei boschi e nei sotterranei. |
| GRUPPO DEI LETTORI |
| Dovere del Lettore è essere
docile strumento nelle mani dello Spirito Santo, accogliere la Parola,
meditarla con assiduità ma soprattutto rendere testimonianza con la vita a
Gesù Cristo nostro Salvatore. Quello del lettore è un ministero molto
antico, che sin dalle prime comunità cristiane appare come un servizio
stabile, istituito e stimato: lo si affidava preferibilmente ad adulti che
dimostravano non solo conoscenza delle Scritture, ma pure esemplarità di
vita. Ben presto, tuttavia, il ministero del lettore fu riservato a coloro
che erano incamminati verso gli ordini sacri. Il servizio è stato pienamente recuperato con la riforma liturgica scaturita dal Vaticano II: al lettore istituito spetta leggere la Parola di Dio nell'azione liturgica. E' indispensabile curare la propria formazione. Quando si parla di formazione dei lettori occorre distinguere diversi piani di lavoro. Per prima cosa, ma non unica, occorre una preparazione tecnica che permetta di fare il salto dal "leggere le letture" alla "proclamazione" della Parola di Dio. Tale competenza si acquisisce con pazienza e costanza partecipando, per quanto è possibile, a corsi specifici. Non è infatti sufficiente saper leggere, ma occorre che il lettore presti la sua voce alla Parola, perché questa risuoni nelle orecchie, nella mente e nel cuore dei fedeli che partecipano alla celebrazione. È importante aver cura di individuare nuovi lettori, guardandosi intorno con "occhi nuovi" (il gruppo lettori non deve essere un gruppo chiuso di inamovibili): la celebrazione feriale potrebbe essere un primo momento per invitarli a provare e verificarne l'attitudine. 1. conoscere bene l'ordinamento delle letture e dei lezionari, almeno per quanto riguarda le domeniche e le feste degli anni A, B e C; i giorni feriali dell'anno I e II (anni dispari e anni pari); le messe dei santi (che offrono spesso varie possibilità di scelta). 2. sapere che tra i libri biblici e in uno stesso libro esistono generi letterari diversi: storia, lettere, profezia, poesia...; esistono diversi modi di esprimersi: affermazioni, professioni di fede, racconti, parabole 3. l'uso del microfono. Mantenere una distanza di 20 cm. Parlare direttamente nella sua direzione (regolare l'altezza e l'angolatura). Non troppo forte, in maniera chiara e disciplinata. 4. La preparazione è indispensabile: leggere ad alta voce a casa; approfondire il testo, renderselo familiare; pensare a quello che si legge; quello che non capisco non posso neppure comunicarlo in maniera comprensibile. 5. Fare le debite pause: la punteggiatura non è sempre un criterio attendibile. 6. Non accentuare troppo. Porre solo un accento principale nella proposizione. Non evidenziare gli aggettivi, le negazioni e la finale della frase. Vedere le connessioni e le relazioni. 7. Accedere con calma all'ambone. Aspettare che tutti si siano seduti e sistemati. 8. Non si legge in pubblico come si legge per proprio conto un giornale o un romanzo; non si parla in pubblico come si fa in una conversazione fra due o tre persone. 9. Lettore dovrebbe leggere i testi capirne il significato. 10. La lettura in pubblico si dovrebbe parlare con un volume più alto di quello che si usa nella comune conversazione: 11. si tende a leggere troppo in fretta. Ricordiamo che chi ascolta ha bisogno di tempo per poter organizzare i suoni che sente in una frase dotata di senso. Il lettore incomincia a leggere alla giusta velocità quando ha l'impressione di essere così lento. 12. Leggersi e prepararsi la lettura prima della messa (non durante) e chiedere al sacerdote chiarimenti se si trovano delle parole o dei nomi difficili da pronunciare (accenti,ecc.). La Preghiera del Lettore O Dio fonte di bontà e di luce, che hai mandato il tuo Figlio, parola di vita, per rivelare agli uomini il mistero del tuo amore, benedici noi lettori. Fa che nella meditazione assidua della tua parola ne siamo intimamente illuminati per diventare fedele annunziatori ai nostri fratelli. Per Cristo Nostro Signore. Amen. |
| DECALOGO DEL COMPORTAMENTO IN CHIESA |
| 1. Quando entri in
Chiesa, sii decentemente vestito; sei alla Presenza di Dio ! (Pantaloni
lunghi, gonna al ginocchio, mezze maniche.) 2. Quando entri in Chiesa, Casa del Signore, prendi l'Acqua Benedetta, fai devotamente il Segno di Croce, inginocchiati e prima di tutto fai le tue preghiere davanti a Gesù Sacramentato, poi le tue devozioni alla Madonna e ai Santi. Durante la Messa non andare ad accendere le candele, ma attendi che sia finita. 3. Quando entri in Chiesa, se porti con te il telefonino, ricordati di spegnerlo. 4. Quando sei in Chiesa, per rispetto alla Casa del Signore e di chi sta pregando, devi assolutamente osservare il Silenzio. 5. Quando devi soddisfare al Precetto Festivo, sii presente sin dall'inizio, non arrivare a Messa cominciata. Rispondi alle preghiere a voce alta e senza correre. Evita di recitare il s. Rosario, novene o altre preghiere, ma sii attento alle Letture e alle Preghiere della s. Messa. 6. Se vuoi ricevere la s. Comunione, muoviti dal posto e mettiti in fila appena il Sacerdote ha fatto la Comunione; sii raccolto, senza distrarti, senza salutare, né guardare a destra o a sinistra, e non mettere le mani in tasca. Non c'è bisogno di fare segni di croce prima o dopo la s. Comunione. 7. Quando desideri ricevere Gesù nella Comunione, libera le mani da oggetti vari; asciugale dal sudore; metti la mano destra sotto quella sinistra e presentale al Sacerdote con dignità e devozione, affinché vi possa deporre la Sacra Particola. Poi stando inchinato verso l'Altare, senza voltarti, porta la Sacra Particola alla bocca con la mano destra. Ricordati di non fare alcun segno di croce né prima, né dopo la Comunione, ma ritorna al posto con devozione, senza distrarti. 8. Ricordati che se vuoi fare la Comunione, sono necessarie tre condizioni: osservare il digiuno eucaristico, essere in grazia di Dio, cioè senza peccati gravi: altrimenti devi prima confessarti per non commettere un sacrilegio; partecipare fin dall'inizio alla s. Messa consapevole del mistero che si celebra. 9. Quando la s. Messa è conclusa, non andare subito via, non fermarti in Chiesa a chiaccherare, ma rimani al tuo posto per fare il ringtaziamento a Gesù che hai ricevuto. 10. Se il tuo bambino piange non sempre basterà il succhiotto, né cullarselo tra le braccia o passeggiare avanti e indietro. Portate a Messa i piccoli solo se siete sicuri che se ne staranno tranquilli. Comunque occupate sempre i posti vicino all'ingresso e in caso di necessità lo portate un pò fuori a distrarsi.. |
| RUOLO DEI PADRINI |
| Il padrino e la madrina sono
coloro che accompagnano all'altare il figlioccio,. 1)Nel caso del
Battesimo hanno il compito di pronunciare a nome del bambino le promesse
battesimali e di assisterlo nella sua formazione alla vita
cristiana. 2) Per la Cresima, il padrino o la madrina, hanno il compito di provvedere a che il ragazzo o la ragazza che riceverà il sacramento, si comporti da "vero testimone di Cristo" e di aiutarlo a seguire la fede cristiana, di incoraggiarlo nelle difficoltà che potrebbe incontrare nel vivere da buon cristiano. 3) Le prime notizie riguardo alla figura del padrino e della madrina dicono che non erano i familiari a sceglierli, ma era la comunità cristiana e erano dati come fratelli maggiori che dovevano accompagnarli i figliocci durante la vita. 4) Il ruolo dei padrini è diverso da quello dei genitori. I padrini infatti sono chiamati ad affiancare i genitori nell'educazione cristiana dei figli e rappresentano la comunità cristiana. Il can. 874 § 1,3° prescrive che il padrino sia cattolico, abbia ricevuto Battesimo, Eucarestia e Cresima e conduca una vita conforme alla fede e al compito che si assume. La natura stessa del compito del padrino, esige che nella scelta si seguano non tanto criteri di parentela, di amicizia o di opportunità sociale, ma di esemplarità nella vita cristiana. 5) Alla luce di questo criterio non possono svolgere il compito di padrini coloro che si trovano in situazioni matrimoniali irregolari (conviventi di fatto, cattolici sposati solo civilmente, divorziati risposati cf. CEI; Direttorio di pastorale familiare n. 218): tali situazioni, infatti, (al di là delle disposizioni soggettive dei singoli), impediscono oggettivamente quella pienezza di testimonianza cristiana che il compito di padrino esige. 6) Poiché è la Chiesa che ha stabilito la presenza dei Padrini al Battesimo e alla Cresima, essere padrino o madrina è un compito "ecclesiale": cioè viene dalla Chiesa, si rappresenta la Chiesa e non la famiglia, perciò è necessario che il parroco con il Nulla Osta convalidi questa missione. 7) E' Dio che chiede a voi Padrini e Madrine di collaborare con Lui ad essere strumenti visibili del suo Amore invisibile. Siete preparati a questo compito così importante ? La vostra vita cristiana è profonda, tanto da poter comunicare qualcosa di essa ad altri? Questo impegno durerà tutta la vita con l'esempio di una buona vita cristiana e con la preghiera. |
| COMMEMORAZIONE DEI FEDELI
DEFUNTI 2 NOVEMBRE |
| Halloween è, secondo il calendario anglosassone, la notte tra il 31 di ottobre e il 1° di novembre in cui gli spiriti e le streghe incontrano i Santi. Il termine inglese "halloween" ha origine nel Medioevo, nel Nordeuropa, allora dominio dei Celti, con il termine "All Hallows" cioè "tutti i santi". Diventa poi "All Hallows Eve", cioè la vigilia di Ognissanti, ed infine "Halloween". Così, dalle sue origini più antiche, si arriva alla tradizione e al folklore attuale che si è diffuso in molti Paesi del mondo - Italia compresa - e che vede protagonisti soprattutto i bambini che, nella tradizione americana, in questa notte vanno di casa in casa dicendo "trick or treat", cioè "dolcetto o scherzetto", cioè o mi dai qualcosa o ti faccio un maleficio, un sortilegio. Il simbolo di Halloween più conosciuto è senz'altro "Jack-o-lantern", una zucca svuotata e tagliata come una faccia malvagia con una candela all'interno. Nel mondo cattolico la quasi concomitanza di questa festa "pagana" con la Festa di Tutti i Santi (1 novembre) e, soprattutto, con la Commemorazione dei Defunti (2 novembre) crea un oggettivo contrasto visto gli aspetti carnevaleschi e macabri di Halloween che, ovviamente, si contrappongono con i sentimenti religiosi e personali di ciascuno circa la morte e il rispetto nei confronti dei defunti. COMMEMORAZIONE DEI FEDELI DEFUNTI La commemorazione dei fedeli defunti appare nel secolo IX in Francia per iniziativadell'abate benedettino sant'Odilone di Cluny. L'abate Odilone era molto devoto delle anime del Purgatorio, al punto che tutte le sue preghiere, sofferenze, penitenze, mortificazioni e messe venivano applicate per la loro liberazione dal purgatorio. Si dice che uno dei suoi confratelli, di ritorno dalla Terra Santa, gli raccontò di essere stato scaraventato da una tempesta sulla costa della Sicilia; lì incontrò un eremita, il quale gli raccontò che spesso aveva udito le grida e le voci dolenti delle anime purganti che invocavano il nome dell'abate Odilone. Costui, all'udire queste parole, ordinò a tutti i monaci del suo Ordine cluniacense di fissare il 2 Novembre come giorno solenne per la commemorazione dei defunti. Era l'anno 928 d. C. La Chiesa è stata sempre particolarmente fedele al ricordo dei defunti. Nella professione di fede del cristiano noi affermiamo: "Credo nella santa Chiesa cattolica, nella comunione dei Santi…". Per "comunione dei santi" la Chiesa intende la vita d'assieme di tutti i credenti in Cristo, sia quelli che operano ancora sulla terra sia quelli che vivono nell'altra vita in Paradiso ed in Purgatorio. In questa vita d'assieme la Chiesa vede lo scambio e l'aiuto reciproco tra i credenti in cammino sulla terra i i credenti viventi nell'aldilà, sia nel Purgatorio che nel Paradiso Il 2 Novembre è il giorno che la Chiesa dedica alla commemorazione dei defunti. Ma anche nella messa quotidiana, sempre riserva loro uno spazio, "ricordati, Signore…" e propone preghiere universali di suffragio alle anime di tutti i defunti in Purgatorio. La Chiesa, infatti, con i suoi figli è sempre madre e vuole sentirli tutti presenti in un unico abbraccio. Per questo possiamo dire che l'amore materno della Chiesa è più forte della morte. Nessuno può entrare nella visione e nel godimento di Dio, se al momento della morte, non ha raggiunto la perfezione nell'amore. Oltre che come le preghiere e le buone opere, la Chiesa offre lo splendido dono delle indulgenze, parziali o plenarie, che possono essere offerte in suffragio delle anime del Purgatorio. Le indulgenze offrono alla persona interessata o ai defunti una parziale o plenaria riduzione delle pene, dovute ai suoi peccati, che sono già stati perdonati. |
| AVVENTO |
| La parola Avvento che indica le quattro settimane con cui la Chiesa si prepara al Natale, deriva dal verbo latino advenio, cioè venire, anzi, venire verso… È Dio che ci viene incontro e che si fa bambino per incontrarci sul nostro stesso terreno. È lui che ci viene a cercare nei nostri deserti, nelle nostre vite… Ma chiede a noi di incam-minarci verso di Lui, di non lasciarci andare, di non lasciarci cadere le braccia. Facciamo dunque memoria della venuta di Cristo nella storia, ma ricordiamo anche la sua venuta futura, che attendiamo nella speranza. Egli tornerà per regnare per sempre. La nostra attesa deve essere vigilante al pari della sposa che attende lo Sposo. Solo Dio può dare risposta ai desideri più profondi del cuore. Tre grandi figure nelle quattro domeniche ci aiuteranno ad entrare nel clima di attesa luminosa e paziente: il profeta Isaia, che sette secoli prima previde la nascita del Salvatore, il profeta Giovanni il Battista, intrepido assertore della verità e della giustizia e la Madre di Gesù, Maria, che ci condurrà nel cuore dell'Avvento a riconoscere suo figlio nell'umiltà di Betlemme. Per vivere bene questo tempo dobbiamo meditare più attentamente la Parola di Dio. Più si conosce, più si ama. Questo tempo dell'attesa inizia con un invito forte: "Risollevatevi e alzate il capo...". Cioè guarda in avanti, sii sveglio, la "liberazione è vicina". Dio viene. Troppo comodo vivere la vigilanza cristiana stando alla finestra e guardando la storia. Dobbiamo essere nei flutti del fiume. L'Avvento è tempo di risveglio e di scelta. L'umiltà dell'Incarnazione diventa perno della coscienza che si fa certa che Dio ha vinto il mondo. Risorge la speranza di un futuro migliore. |
| MEDITARE LA PASSIONE DI GESU' |
| La "Via Crucis" è una
devozione tradizionale, presso i cattolici, sopratutto in
Quaresima. Luca ci invita a seguire Gesù come Simone di Cirene. In Occidente, nel XV secolo, si sparse l'abitudine di "pellegrinaggi spirituali" per coloro che non potevano recarsi nei luoghi santi. Fu così che nacque la pratica della "Via Crucis". C'era, allora., una grande varietà nel numero, nella scelta e nell'ordine delle "stazioni". Nella "Vetrata della Passione" fsec. XII) della Cattedrale di Char-tres, si comincia dalla Trasfigurazione e si finisce con Emmaus: 5 stazioni sulla Passione e 5 sulla Risurrezione. Nel secolo XVIII, ci si stabilizzò sulle quattordici stazioni attuali. La devozione si sviluppa grandemente nel secolo XIX. Le quattordici stazioni tradizionali hanno degli inconvenienti: - contengono episodi che non provengono dai vangeli; - mescolano i quattro vangeli; - sono molto "doloriste". In Francia è nata l'idea di proporre "Quattro Strade della Croce" secondo ciascun evangelista, scegliendo le scene più caratteristiche e proprie. La prima Via crucis italiana con 45 stazioni in cappella risale al 1491; sacro monte di Varaìlo. La più antica rappresentazione della passione di Gesù in 7 stazioni è quella scolpita dal tedesco Adam Kraff di Norimberga nel 1490. Papa Clemente XII fissò a 14 le stazioni nel 1731 e ne permise la collocazione in ogni chiesa. Rivalorizziamo la "Via Crucis" per una meditazione più vera degli Evangeli! |
| METODO AL CATECHISMO |
| Un argomento di importanza
fondamentale è la differenza tra metodo scolastico e metodo catechistico.
o A scuola si privilegia l'argomentazione; al catechismo si privilegia la narrazione. Ecco una delle prime differenze tra il metodo scolastico e quello catechistico. Sia ben chiaro: al catechismo non si rifiuta l'argomentazione (anche al catechismo si cerca di rendere ragione della nostra fede), ma è indubbio che si preferisce la narrazione. La si preferisce perché la teologia narrativa è la più adatta ai ragazzi, soprattutto ai ragazzi d'oggi sempre più visivi e sempre meno uditi vi. La narrazione, poi, è la più adatta al cristiane simo che racconta la storia concreta di Gesù. o A scuola si usa il linguaggio scientifico-razionale; al catechismo ci si affida al linguaggio simbolico che è il linguaggio tipico della religione e che non ha minore validità del linguaggio della scienza e della filosofia ("II simbolo da da pensare", diceva l'esperto Paul Ricoeur). o A scuola si mira a convincere; al catechismo si tende a persuadere. Le due finalità sono ben d iverse: la "convinzione" coinvolge la mente, la "persuasione" coinvolge tutta la persona: mente e cuore, ragione e sentimento. Un esempio. Chi dice: "E vero, ma non ci credo", è convinto, ma non persuaso. o L'insegnante di scuola si ritiene soddisfatto se ha influito sul cervello dell'alunno; il catechista vuole anche influire sulla sua vita. o Nella scuola la significatività dell'insegnante può anche non influire sul rendimento; al catechismo la personalità del catechista è fondamentale per non vanificare ogni cosa. o A scuola l'insegnante si preoccupa di più per lo svolgimento del programma; al catechista interessa dì più la formazione dell'alunno. " A scuola l'insegnante poggia il suo successo sulle sue competenze culturali, psicologiche e metodologiche; il catechista si affida anche a un'altra risorsa: l'aiuto di Dio. o A scuola si fanno verifiche, si danno voti e giudizi si assegnano compiti,al catechismo niente di tutto ciò, al catechismo ciò che conta è che il ragazzo faccia una vera e gradita esperienza di stile di vita cristiana. o Fare scuola è comunicare saperi; fare catechismo è comunicare sé stessi. o Scopo primario della scuola è offrire adultità mentale; scopo del catechismo è educare alla fede. o A scuola il ragazzo è valutato per quello che sa, al catechismo è considerato per quello che è. o All'insegnante interessa non solo seminare, a anche raccogliere; al catechista basta semi nare bene, non raccogliere tanto. o L'insegnante ha (giustamente!) motivazioni economiche; il catechista offre il suo servizio in modo simpaticamente gratuito. |
| LA PORTA DELLA CHIESA |
| In occasione del 50° della parrocchia B.V. del Carmine in Assemini (15-12-1958), il 20 dicembre del 2008 è stato inaugurato il nuovo portone della chiesa a ricordo di questa data significativa. Ha impartito la benedizione l'Arcivescovo mons. Giuseppe Mani, che ha messo in evidenza la giusta scelta della Porta con l'Anno Giubilare della parrocchia. Per una chiesa la porta non è solo un utensile, sia pur necessario, ma un vero arredo liturgico, dalla simbologia complessa, che richiama addirittura Cristo. Infatti in alcune celebrazioni liturgiche e in determinati giorni dell'anno liturgico il popolo di Dio entra processionalmente nella chiesa stessa.. Per questo è opportuno che la porta della chiesa, nella sua struttura e nelle sue opere d'arte, sia come il segno di Cristo che disse:"Io sono la porta del gregge" (Gv.10,7) Questo è quanto abbiamo fatto per la Chiesa Parrocchiale del Carmine in Assemini, dotandola di un artistico portale in bronzo, opera della DomusDei di Roma. Da un punto di vista dell'esperienza umana-religiosa,la porta della chiesa intesa come soglia tra spazio esterno e spazio interno, assume, con il suo attraversamento un atto importante del vissuto religioso, per cui diventa facilmente un rito di separazione tra sacro e profano. Nella tradizione biblica, varcare la soglia del tempio diventa segno dell'incontro con il Dio irraggiungibile e il suo Popolo pellegrino. Ma all'uomo viene concesso di varcare la soglia a condizione di aver percorso un cammino di penitenza e di preghiera che ristabilisce la fedeltà all'alleanza. La porta della chiesa-edificio ha pertanto una valenza funzionale e mistica. Passando attraverso la porta-Cristo il fedele entra a far parte del grande gregge che è la Chiesa sotto la guida di un solo pastore (Gv.10,16), così che da individuo isolato si trasforma membro della comunità. La porta mistica ci ricorda anche la sala del banchetto alle nozze del re al quale possiamo accedere solo con l'abito nuziale (Mt. 22,1-14). Poiché la porta è un segno importante, i fedeli vengono stimolati alla percezione del sacro anche dalle sacre rappresentazioni in essa scolpite. Così la porta invita alla contemplazione dei misteri in essa rappresentati, alla preghiera, al raccoglimento. E' una vera e propria catechesi. La scelta iconografica del Nuovo Portone è una sintesi della Storia della Salvezza con accentuazione mariana, essendo la chiesa dedicata alla Madre di Dio. L'ingresso all'edificio è costituito da una porta centrale (2x3,70) sulla quale è raffigurata una sintesi della Storia della Salvezza. Nella parte alta le mani del Padre che con lo Spirito santo operano la creazione. In basso l'Albero della vita dell'Eden e il sepente-dragone origine del male. Al centro campeggia la Donna dell'Apocalisse con i braccio il Figlio che con le potenze angeliche combatte e respinge il dragone. Nella porta laterale sinistra è raffigurato il Mistero dell'Incarnazione del Figlio di Dio che scende verso l'umanità attraverso Maria ( Annunciazione-Natività-Epifania). Nella porta laterale destra è raffigurato il Mistero dell'Umanità che attraverso Cristo e Maria ritorna a Dio compiendo così la Nuova Allenaza (Risurrezione-Ascensione-Pentecoste). |
| AVVENTO |
| LE DUE VENUTE
DI CRISTO Noi annunziamo che Cristo verrà. Infatti non è unica la sua venuta, ma ve n'è una seconda, la quale sarà molto più gloriosa della precedente. La prima, infatti, ebbe il sigillo della sofferenza, l'altra porterà una corona di divina regalità. Si può affermare che quasi sempre nel nostro Signore Gesù Cristo ogni evento è duplice. Duplice è la generazione, una da Dio Padre, prima del tempo, e l'altra, la nascita umana, da una vergine nella pienezza dei tempi. Due sono anche le sue discese nella storia. Una prima volta è venuto in modo oscuro e silenzioso, come la pioggia sul vello. Una seconda volta verrà nel futuro in splendore e chiarezza davanti agli occhi di tutti. Nella sua prima venuta fu avvolto in fasce e posto in una stalla, nella seconda si vestirà di luce come di un manto. Nella prima accettò la croce senza rifiutare il disonore, nell'altra avanzerà scoriate dalle schiere degli angeli e sarà pieno di gloria. Perciò non limitiamoci a meditare solo la prima venuta, ma viviamo in attesa della seconda. E poiché nella prima abbiamo acclamato: " Benedetto colui che viene nel nome del Signore " (Mt 21, 9), la stessa lode proclameremo nella seconda. Così andando incontro al Signore insieme agli angeli e adorandolo canteremo: " Benedetto colui che viene uri nome del Signore" (Mt 21, 9). san Cirillo di Gerusalemme |
| IL SEGNO DI CROCE |
| Romano Guardini nel suo classico "I santi segni" a proposito del segno di croce dice: "Quando fai il segno della croce fallo bene. Non così affrettato, rattrappito, tale che nessuno capisce che cosa debba significare. No, un vero segno della croce giusto, cioè lento, ampio, dalla fronte al petto, da una spalla all'altra. Senti come esso ti abbraccia tutto? Raccogli in questo segno tutti i pensieri e tutto l'animo tuo... Allora lo senti: ti avvolge tutto, corpo e anima, ti raccoglie, ti consacra, ti santifica. Perché? Perché è il segno della totaiità ed è il segno della redenzione. Sulla croce nostro Signore ci ha redenti tutti. Mediante la croce egli santifica l'uomo nella sua totalità, fino nelle ultime fibre del suo essere". Il segno di croce con il quale segniamo le nostre persone indica la nostra appartenenza alla Trinità una e indivisa; è la nostra carta d'identità. |
| CONDIZIONI PER OTTENERE LE INDULGENZE |
| È concessa l'indulgenza plenaria in favore dei vivi e dei defunti a quei fedeli, che recitando il Padre nostro e il Credo, entro i 15 giorni precedenti o seguenti adempieranno le tre solite condizioni: Confessione e Comunione sacramentale e preghiera (un Pater e Ave o altra a scelta) secondo l'intenzione del Sommo Pontefice. |
| LA MADONNA DEL CARMINE |
Il 15 dicembre 1958, Mons. Paolo Botto Arcivescovo di Cagliari, istituiva nel Rione " Carmine" di Assemini, dove già esisteva una Cappella, la Parrocchia dedicata alla Madonna del Carmine. ( 'nsì si confermava un' antica devozione che si riallaccia al monte Carmelo, in Palestina, dove, Fui dal tempo dei Fenici (chiamati Filistei nella Sacra Bibbia) fu meta di anacoreti; lassù si ritirarono, dopo la morte dì Gesù, alcuni cristiani aspiranti alla perfezione dei consigli evangelici e sul Carmelo dedicarono il primo Tempio alla Vergine che perciò si chiamò Madonna del Carmelo o del Carmine. Ma ìl Carmelo divenne insufficiente a contenere tutti quelli che si raccoglievano intorno ai primi Carmelitani e si ebbero cosi molti eremiti devoti alla Vergine sparsi in Palestina prima, e poi in Egitto ed in tutto l'Oriente. Verso il 1150 finalmente sì organizzarono a vita comune e si ebbero dei monasteri carmelitani che, col ritorno dei ( Crociati, si moltiplicarono anche in occidente e precisamente in Sicilia ed in Inghilterra. I' approvazione dell' Ordine fu concessa dal Papa Onorio III nel 1226 ed una conferma più solenne veniva data nel 1273 con il Concilio di Lione che aboliva tutte le nuove Congregazioni, facendo però rimanere in vita solo Domenicani, Francescani, Carmelitani e Agostinianì. E importante ricordare due fattori prodigiosi. Il 16 luglio 12S1 appariva la Vergine Santa a San Simone Stock d'origine inglese, che da qualche anno reggeva le .sorti dell'ordine carmelitano e, porgendogli lo Scapolare, segno distintivo della mia Confraternita. Ecco un segno di salute, di salvezza nei pericoli, di alleanza e di pace con voi in sempiterno. Chi morrà vestito di questo abito, non soffrirà il fuoco eterno". Queste parole della Madonna non ci dispensano dal vivere secondo la legge di Dio, promettono soltanto l'intercessione della Vergine per una santa morte. Un secolo dopo l'apparizione a S.Simone Stock, la Vergine SS. del Carmine appariva al Pontefice Giovanni XXII e , dopo avergli raccomandato l'Ordine del Carmelo, gli prometteva di liberare i suoi confratelli dalle fiamme del Purgatorio il sabato successivo alla loro morte. Questa seconda promessa della Vergine porta il nome di Privilegio Sabatino che ha origine dalla Bolla Sabatina dello stesso Pontefice Giovanni XXII e datata in Avignone il 3 marzo 1322. Sua Santità Pio X con decreto della S. Congregazione del S. Ufficio del 16 dicembre 1910 concesse che lo Scapolare si potesse sostituire con una medaglia che portasse da una parte la effige del S. Cuore e dall' altra quella della Madonna (preferibilmente del Cannine). Per usufruire della Grande Promessa (fatta a S. Simonc Stock), bisogna ricevere lo Scapolare da un sacerdote autorizzato, portarlo sempre addosso devotamente e iscriversi nei registri della Confraternita. Per usufruire del Privilegio Sabatino bisogna inoltre osservare la castità del proprio stato e recitare alcune preghiere che il sacerdote determina nell'atto di consegnare lo Scapolare. |
| I PAPABOYS |
| Ma chi sono i giovani
protagonisti della Giornata Mondiale della gioventù? Studenti, operai,
ragazzi "da oratorio", o giovani curiosi che vogliono sentire un messaggio
diverso dai soliti? Don Mcolò Anselmi, responsabile del servizio nazionale
della pastorale giovanile della Cei, conosce bene il popolo della Gmg. E
allora la domanda la giriamo a lui. Chi sono i giovani che decidono di intraprendere lunghi viaggi per ascoltare la parola del Papa? "Alla Gmg - spiega don Anselmi - partecipano varie tipologie di giovani. Si va dagli adolescenti (dal secondo o terzo anno delle scuole superiori) fino ai 35 anni. È un popolo variegato... E anche gli accompagnatori: ci sono sacerdoti, religiosi o, semplicemente, adulti con la passione educativa. Ma chi partecipa sono i classici ragazzi da oratorio o giovani che provengono da altri contesti? "C'è un po' di tutto... certo, il grosso è dato da chi frequenta la comunità cristiana... ma è facile che vengano invitati anche degli amici "esterni" e che ci sia quindi un coinvolgimento di altri giovani". I ragazzi di oggi sono attratti dalla religione? "Oggi si avverte molto forte il bisogno di spiritualità, di avere un riferimento alto, di essere capiti, di avere sicurezza, un bisogno di profondità e indagine interiore... e loro vanno a cercare la soddisfazione di queste loro necessità. Purtroppo non sempre cercano le loro risposte nella Chiesa cattolica. A volte alcune persone in certi periodi della vita, magari per via di esperienze infelici, hanno un rapporto difficile con la Chiesa... ma questo bisogno di spiritualità c'è sempre, è radicato". Rispetto ai mega raduni di Wojtyla, il primo che ha deciso di celebrare la Gmg, c'è differenza oggi, con Papa Benedetto XVI? "Diciamo che Papa Ratzinger ha un carisma diverso da quello di Giovanni Paolo II. Ha semplicità e profondità, uniti a mitezza. È un carisma diverso ma altrettanto attraente di quello di Papa Wojtyla. "Non c'è una flessione nella partecipazione alla Gmg. E anche come passione e come vicinanza dei giovani al Papa, è allo stesso livello di prima". Quali sono le aspettative dei giovani verso la Gmg? Che cosa può offrire loro Sydney? "La Gmg offre un'esperienza di fede e fraternità insieme ad altri ragazzi. Ma è anche un'avventura, un modo per vedere e conoscere posti nuovi, e condividere fede e gioia". Quante adesioni ci sono dall'Italia? "Contiamo di arrivare a quota 10 mila. Per chi non va a Sydney per motivi di prezzo o per mancanza di tempo ci sono molte iniziative anche in Italia: incontri in contemporanea all'evento di Sydney, meditazioni e riflessioni... Inoltre sarà possibile seguire in diretta l'evento via Sat2OOO |
| DECALOGO PER L'ESTATE |
| Riposati e recupera le
forze. Anche Dio lo fece al termine della creazione. Impara a pregare con naturalezza. Nell'aggressività delle onde, nella dolcezza della spiaggia, nella fermezza della montagna, nella contemplazione del cielo azzurro, perché anche qui c'è Dio. Riempi la tua borsa di sorrisi. Distribuiscili lungo tutto l'arco della giornata, dal mattino alla sera. Collabora con la tua famiglia. Nelle vacanze è sempre necessario far fronte agli imprevisti ed esser sempre pronti a dare una mano. Fatti degli amici. Così contribuirai alla tua e alla loro felicità. Non farti vedere per quel che non sei o non hai. Così ti apprezzeranno per davvero. Non parlare molto. Sii più pronto ad ascoltare. Nei momenti liberi pensa che Dio ti ama. Questo quarto d'ora tra un'occupazione e l'altra rinfrescherà la tua vita e le darà tono. Fà compagnia a chi si sente solo. Sarai il suo "cireneo". Guarda tutti con amore. Ricordatene sempre. Questi suggerimenti ci aiuteranno a trascorrere una buona estate, a essere più fratelli e a sentirci più felici. |
| SULLE ORME DI SAN PAOLO |
TARSO Saul, per i romani Paulus, era un ebreo di Tarso di Cilicìa, città oggi al confine con la Siria. La famiglia, della tribù di Beniamino, originaria di Ghishala, in Galilea, vi era emigrata. La Tarsus dei tempi di Paolo era uno snodo commerciale cosmopolita tra Cilicia e Oriente. Mostrava i monumenti edificati da Marco Antonio per Cleopatra, a cui il triumviro aveva offerto la Cilicìa come dono di nozze nel 41 a.C. {una arco trionfale, detto 'la porta" è ancora visibile). Per decreto dì Antonio, gli abitanti di Tarso non erano sudditi dell'impero, ma 'cittadini romani'. E tale sarà Paolo. Com'era d'uso tra gli ebrei, aveva due nomi: Saul, quello della circoncisione, e la forma grecizzata 'Saulos' o 'Paulus', che con la prima aveva una certa assonanza. Come in età romana, anche oggi Tarso è un importante centro tessile; e Paolo fu un tessitore di tende (skenòpoios), mestiere che non abbandonerà mai durante l'apostolato per non gravare sulle Chiese e "non creare ostacoli al Vangelo di Cristo" {1Cor 9,12). GERUSALEMME La formazione di Saulo fu ebraica ed ellenistica, e lui parlava sia ebraico sia greco. Un vantaggio culturale, che ampliò da subito il suo modo di esprimersi e di pensare. Conosceva lo stoicismo, ma il suo stile netto è considerato dagli studiosi eredità rabbinica. La famiglia lo inviò a perfezionarsi nella legge mosaica da rabbi Gamaliele, a Gerusalemme. Li il giovane divenne un 'fariseo' (Fi) 3,5) istruito alla predicazione in sinagoga. Il suo radicalismo lo mise presto in luce. Sarà tra i più temuti dai primi cristiani per i suoi metodi contro i seguaci dei nuovo 'cammino' (come si diceva all'epoca): ebrei che negavano il primato della Legge, riconoscendolo invece a Gesù, crocifisso e risorto, capace di rimettere i peccati. E' accertato che Stefano, il primo dei martiri, venne lapidato sotto i suoi occhi: era Saul, neanìas (cioè giovane tra i 20 e i 30 anni, si legge in Atti 7,58), a tenere i mantelli degli esecutori della sentenza di morte. Era l'anno 36. DAMASCO La sua azione di sradicamento dei seguaci di Gesù venne richiesta anche fuori Gerusalemme. Ma prima che Saulo arrivi a Damasco per i! nuovo incarico, come lui stesso attesta, fu "ghermito da Cristo" (Fil 3,12). La visione, misteriosa e travolgente, poi la cecità, ne fanno un 'apostolo per volontà di Dio. (2 Cor 1,1; Et 1,1; Col 1,1}, come dirà lui stesso, a sottolineare che la sua vita è cambiata non per maturazione personale ma per intervento divino. Con Cristo al centro, tutto il resto divenne 'perdita' (Fil 3,7-10). Da subito il suo servizio ai Vangelo fu universale, rivolto anche ai 'gentili', i non ebrei. Oggi, il luogo presunto della conversione dell'apostolo è in Siria: una "grotta di san Paolo" sì trova accanto alla chiesa francescana, voluta da Papa Paolo VI. Sono visibili anche i resti della romana 'Via recta' nel deserto siriano verso Damasco, che Saulo percorreva al momento della visione. E' infine storicamente confermata, nella capitale siriana, la 'Casa di Anania' (oggi una cripta), il giudeo-cristiano che battezzò Paolo e gli diede i primi rudimenti della nuova fede. ANTAKYA (ANTIOCHIA) Da Damasco Paolo dovette fuggire perché ormai inviso alla comunità ebraica locale: la prima volta in Arabia (Gai 1,17) e poi, rientratovi, a Gerusalemme, grazie ad un' evasione: fu calato in una cesta fuori dalle mura della città, perché le porte erano sorvegliate (At 9,23-25; 2 Cor 11,30-33). Da Gerusalemme, ancora in fuga, riparò a Tarso e poi ad Antiochia. All'epoca dell'arrivo dì Paolo, nel 47, Antiochia era un crocevia commerciale e culturale, dove annunciò il Vangelo ai 'greci' e ai non ebrei. Qui per la prima volta i seguaci della nuova fede vennero chiamati 'cristiani'. A visitare la comunità di Antiochia vennero, oltre a Paolo -che secondo la tradizione alloggiava e pregava in uno grotta poco fuori città- anche Barnaba e Pietro (è visibile la grotta-cappella dove avrebbe celebrato). Da qui Paolo partì e rientrò nei primi 3 dei suoi 4 viaggi, com'è registrato da Luca negli Atti. DEMRE (MYRA) Affacciata sul Mediterraneo, all'epoca di Paolo era capitale della Licia. Dal suo porto Paolo iniziò il viaggio verso Cesarea e Roma. La città divenne celebre nei secoli successivi per un santo vescovo, Nicola, tuttora venerato nella chiesa omonima (foto sopra). Il furto delle sue reliquie trasportate a Bari nel 1087 contribuì a diffonderne ulteriormente il culto oltre il Mediterraneo. EFESO (SELCHUK) È una delle principati tappe dei cristiani in Turchia. Qui Paolo soggiornò tre anni, dal 54 al 57, scrivendo ai Calati, ai Filippesi e la prima Lettera ai Corinzi, e subendovi anche una dura prigionia, in cui pensò di morire (2Cor 1,8-10). Nel tempio di Artemide, famoso in tutto i) Mediterraneo, predicò contro gli idoli, provocando la sommossa degli orefici che guadagnavano sulla vendita dei simulacri della dea. A Efeso le vicende della predicazione paolina sì intrecciano con quelle di Maria, la madre del Signore, che qui alloggiò, secondo una tradizione cristiana, negli ultimi anni della vita. Sul luogo della sua abitazione, in cima al monte Bubul Dagì, sorge il santuario dedicato alla Vergine, venerato dai pellegrini ma anche dai musulmani della regione. Qui Maria avrebbe vissuto con Giovanni, l'apostolo a cui Cristo l'aveva affidata sotto la croce. Evangelizzatore dell'Asia Minore, il giovane fu in seguito arrestato e condotto a Roma, torturato nel luogo dove oggi sorge la basilica di San Giovanni a Porta Latina, e infine nel 95 relegato da Domiziano nell'isola greca di Patmos. L'anno dopo, morto l'imperatore, Giovanni rientrò ad Efeso. fi discepolo prediletto di Gesù vi fu anche sepolto, nella cripta sotto la chiesa oggi a lui dedicata, sull'Acropoli. Nei pressi si venera anche il luogo dove Giovanni scrisse il Vangelo. Efeso oggi è una magnifico sito archeologico per le sue strade e il teatro romano da 25 mila posti, fino alla basilica del Concilio dei 431, in cui Maria venne riconosciuta come Theòtokos', cioè 'Madre di Dio'. ICONIO (KONYA) Tra gli abitanti di questa città che si convertirono ascoltando le parole di Paolo, secondo gli Atti, c'era anche Teda. La donna sfuggì alle persecuzioni, ritirandosi sulla città costiera di Silifke (l'antica Seleucia). Il culto di questa prima santa cristiana di (conio si diffuse in tutto il Mediterraneo, fino a Milano, dove giunsero le sue reliquie, su cui il santo vescovo Ambrogio edificò il battistero, e i suoi successori i! duomo. LE SETTE CHIESE Paolo visitò di persona, da testimone di Cristo, anche Listra, Oerbe, Mileto, Antalia, Perge, Izmir (Smirne). Diverse di queste sono ie stesse 'sette chiese' a cui è indirizzata l'Apocalisse di Giovanni (Efeso, Smirne/Ezmir, Pergamo, Tiatiri/Akhissar, Sardi, Filadelfia, Laodicea). Dove Paolo non arrivò, giunsero le sue 13 lettere: in tutto 2.003 versetti sui 5.621 dei Nuovo Testamento. Per gli esegeti, 7 sono certamente sue, le altre riferibili alla tradizione a lui collegata. Una miniera teologica fondamentale, scritta in greco, che con lui divenne la lingua del primo annuncio evangelico. Tra ie parole greche decisive, chàris e pìstis. La prima (alla base delle nostre parole 'carità' o 'carezza') indica la 'grazia', cioè l'amore di Dio che per primo si mette sulla strada dell'umanità ferita dai peccato. Scrive Paolo citando Isaia: "lo, il Signore, mi sono fatto trovare anche da quelli che non mi cercavano, mi sono rivelato anche a quelli che non mi invocavano". Solo dopo appare la pìstis, la fede, la risposta dell'uomo che liberamente può accogliere o rifiutare l'amore di Dio. I VIAGGI NEL MEDITERRANEO Con Paolo nel primo viaggio, a Cipro, nelle greche Salamina e Pafo, poi di nuovo in Asia Minore (l'attuale Turchia), si imbarcarono Barnaba e il giovane evangelista Marco. In questo primo itinerario toccarono anche Gerusalemme per il primo Concilio (49 d.C.), in cui fu stabilito che la sottomissione alla circoncisione non era indispensabile per farsi cristiani. Nel 50 Paolo partì per il secondo viaggio, fino al 52: fondò le chiese della Galazia, oggi nell'attuale provincia turca dell'Anatolia, e della Macedonia greca (a Filippi e Tessalonica). Ad Atene tenne il celebre 'discorso dell'Aeropago' (At 17, 22-34), Passò un anno e mezzo a Corinto. Qui il proconsole romano Junio Gallio, fratello del filosofo Seneca, respinse le accuse a suo carico, ritenendo la giustizia romana non dovesse interessarsi a questioni religiose. Dal 53 al 58 il terzo viaggio: Paolo rivisitò tutte le comunità dell'Asia minore, fermandosi 3 anni ad Efeso, poi in Macedonia e nella Troade. Poi dì nuovo Corinto, dove progettò di partire per la Spagna. Passò prima a Gerusalemme per consegnare la colletta per quella comunità, ma lì fu arrestato, flagellato e condannato a due anni di carcere, che scontò a Cesarea Marittima. Appellatosi ad un tribunale romano, a motivo della sua cittadinanza, fu imbarcato per Roma, scortato dal centurione Giulio. FINO A ROMA La navigazione verso la capitale dell'impero fu fitta di pericoli. Per una tempesta naufragò a Malta, dove poi sostò tre mesi. Toccò la Sicilia (Siracusa, Palazzoio Acreide), Reggio Calabria e Pozzuoli, dove fu ospitato per una settimana da alcune famiglie cristiane. Da qui raggiunse a piedi, lungo fa via Appia, Roma. Era la primavera del 61. Fu messo agli 'arresti domiciliari' per due anni, fino al 63: in una casa, legato ad una catena, poteva tuttavia ricevere visite ed evangelizzare. Scrisse le 'lettere della prigionia' agli Efesini e ai Colossesi. Secondo la tradizione della Chiesa, assolto nel 64, era già partito quando l'incendio di Roma segnò l'avvio della prima persecuzione dei cristiani. Tornò in Asia Minore, poi a Creta e Corinto. Di nuovo arrestato, fu ricondotto a Roma prigioniero, e qui decapitato, nello stesso anno di Pietro. Era il 67 dopo Cristo, sotto l'impero di Nerone. La crocifissione gli fu risparmiata in quanto cittadino romano. Il martirio avvenne fuori città, alle palude 'Salviae'. Sul luogo oggi sorge la basilica delle Tre Fontane, così detta dai tre zampilli sgorgati -secondo la tradizione- quando la testa rimbalzò tre volte a terra. I cristiani lo seppellirono sulla via Ostiense, dove oggi sorge la basilica di san Paolo fuori Le Mura. Sotto l'imperatore Valeriane (253-260) le salme di Pietro e Paolo furono riunite e nascoste entrambe nelle catacombe di San Sebastiano. E solo dopo l'editto di Costantino (313) sui luoghi della sepoltura originaria di entrambi vennero edificate le due basiliche omonime. In particolare nella cripta di quella dedicata a san Paolo, di recente è stato ritrovato il sarcofago che conterrebbe i resti mortali dell'apostolo. Di Paolo dirà San Giovanni Crisostomo, nel IV secolo: "Come la fiamma, che si abbatte tra le canne e il fieno, trasforma nella propria natura ciò che arde, così Paolo tutto invade e tutto trasporta alla verità, torrente che tutto raggiunge superando ogni ostacolo". LE LETTERE DI SAN PAOLO Nel Canone cristiano, sotto il nome di Paolo, sono elencate quattordici lettere. Di queste la cosiddetta "Lettera agli Ebrei" non è più attribuita a Paolo, neppure nella lettura liturgica. Delle altre tredici lettere attualmente sette sono considerate autentiche; le restanti sei le si ritiene scritte da discepoli di Paolo alle Chiese che si collocano nella sua tradizione, II primo gruppo di lettere può essere distribuito in un ordine di successione cronologica diverso da quello seguito nel Canone: 1- la Prima lettera ai Tessalonicesì, scritta da Corinto nel 50/51; 2- la Prima lettera ai Corinzi, scritta da Efeso nel 53/54; 3- la Lettera ai Filippesi, scritta da Efeso nel 54/55; 4- la Lettera a Filemone, scritta da Efeso nel 54/55; 5- la Seconda lettera ai Corinzi, scritta da Filippi nel 55/56; 6- la Lettera ai Galati, scritta da Filippi (Macedonia) nel 56/57; 7- la Lettera ai Romani, scritta da Corinto nel 57/58. Le altre sei lettere, chiamate "deuteropaoline", che non sono attribuite concordemente a Paolo, ma fanno parte della sua tradizione, in un ipotetico ordine cronologico sono: 1- la Lettera ai Colossesi, scritta da Efeso verso gli anni 80; 2- la Lettera agli Efesini, lettera circolare inviata dopo quella ai Colossesi; 3- la Prima lettera a Timoteo, scritta nell'ambiente di Efeso alla fine del primo secolo; 4- la Lettera a Tito, nello stesso ambiente e tempo; 5- la Seconda lettera a Timoteo, nello stesso ambiente e tempo; 6- la Seconda lettera ai Tessalonicesi, dell'ambiente di Tessalonica, alla fine del primo secolo. |
| PROMESSE DI GESU' A S. MARGHERITA |
per i devoti del suo Sacro Cuore 1. Darò loro tutte le grazie necessarie al loro stato 2. Porterò soccorso alle famiglie che si trovano in difficoltà e metterò la pace nelle famiglie divise. 3. Li consolerò nelle loro afflizioni. 4. Sarò il loro sicuro rifugio in vita e specialmente in punto di morte. 5. Spargerò abbondanti benedizioni sopra tutte le loro opere. 6. I peccatori troveranno nel mio Cuore la fonte e l'oceano della Misericordia. 7. Le anime tiepide si infervoreranno. 8. Le anime fervorose giungeranno in breve a grande perfezione. 9. Benedirò i luoghi dove l'immagine del mio Sacro Cuore verrà esposta ed onorata. 10. A tutti coloro che lavoreranno per la salvezza delle anime darò loro il dono di commuovere i cuori più induriti. 11. Il nome di coloro che propagheranno la devozione al mio Sacro Cuore sarà scritto nel mio Cuore e non ne verrà mai cancellato. 12. Io ti prometto, nell'eccesso della Misericordia del mio Cuore, che il mio Amore Onnipotente concederà a tutti coloro che si comunicheranno al Primo Venerdì del mese per nove mesi consecutivi, la grazia della penitenza finale. Essi non moriranno in mia disgrazia, né senza ricevere i Sacramenti, e il mio Cuore sarà il loro asilo sicuro in quell'ora estrema. |
| IL CULTO EUCARISTICO |
| * La messa centro
della vita cristiana La celebrazione dell'Eucaristia è il centro di tutta la vita cristiana, sia per la Chiesa universale che per le comunità locali. Infatti tutti gli altri sacramenti, come pure tutti i ministeri ecclesiali e le opere di apostolato, hanno uno stretto rapporto con l'Eucaristia e sono ad essa ordinati. Nella ss. Eucaristia è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa, cioè lo stesso Cristo, nostra Pasqua e pane vivo, che, mediante la sua carne vivificata dallo Spirito Santo e vivificante, da vita agli uomini: questi sono in tal modo invitati e indotti a coinvolgere con quella di Cristo l'off erta, di se stessi, del loro lavoro e di tutte le cose create. * Vari modi della presenza di Cristo Nella celebrazione eucaristica sono gradualmente messi in evidenza i modi principali della presenza di Cristo nella Chiesa: - nell'assemblea dei fedeli riuniti in suo nome; - nella sua Parola letta e commentata; - nella persona del ministro che agisce a nome di Cristo; - sotto le specie eucaristiche: una presenza unica, sostanziale, ininterrotta, chiamata "reale" non per esclusione, come se le altre non fossero tali, ma per antonomasia. * Disposizioni per ricevere la comunione 1. Confessione. L'Eucaristia è fonte di ogni grazia e di purificazione, tuttavia richiede di accostarvisi con purezza di coscienza e buone disposizioni spirituali. La Chiesa prescrive che nessuno, consapevole di essere in peccato mortale, per quanto si creda contrito, si accosti all'Eucaristia senza premettere la confessione sacramentale. Coloro che si comunicano ogni giorno o frequentemente, è bene che a congrue scadenze si accostino al sacramento della penitenza. I fedeli considerino l'Eucaristia anche come antidoto, per il quale sono liberati dalle colpe quotidiane e preservati dalle mortali. Sappiano debitamente valorizzare le parti penitenziali della liturgia che sono numerose in ogni celebrazione. 2. Digiuno. Si richiede di essere digiuni da almeno un'ora da cibi e bevande. Si eccettuano l'acqua e le medicine. Gli anziani, i malati e coloro che li assistono possono ricevere la comunione anche se entro l'ora precedente hanno assunto qualcosa. 3. Ringraziamento. Per prolungare l'unione con Cristo e il rendimento di grazie in modo eminente innalzato a Dio nella messa, è raccomandato, dopo la comunione, di sostare per qualche tempo in preghiera. * II culto eucaristico . Anche fuori della messa, sia pubblico, sia privato è vivamente raccomandato: il sacrificio eucaristico è infatti sorgente e culmine di tutta la vita cristiana. I pii esercizi eucaristici devono però tenere conto dei tempi liturgici, armonizzarsi con la liturgia, da essa trarre ispirazione e ad essa condurre. Venerando Cristo nel sacramento si ricordi che questa presenza deriva dal sacrificio e che tende alla comunione, sacramentale e spirituale. La pietà che spinge a prostrarsi in adorazione dinnanzi all'eucaristia conduce a partecipare più profondamente al mistero pasquale e a rispondere con gratitudine al dono di colui che con la sua umanità infonde incessantemente la vita divina nelle membra del suo corpo. Trattenendosi presso Cristo Signore, i fedeli godono della sua intima familiarità, a lui aprono il loro cuore per se stessi, per i loro cari e pregano per la pace e la salvezza del mondo. Offrendo la loro vita con Cristo al Padre nello Spirito santo, attingono da questo mirabile scambio un aumento di fede, di speranza e di carità. Intensificano così le disposizioni per celebrare con la debita devozione il memoriale del Signore e ricevere frequentemente quel pane che è dato. Con la preghiera a Cristo presente nel sacramento prolungano l'unione raggiunta nella comunione, rinnovano l'alleanza che spinge ad esprimere nella vita ciò che si compie nella celebrazione. Sostenuta dalla forza del cibo celeste, la vita diventa un continuo rendimento di grazie. Partecipi della morte e risurrezione del Signore, i credenti si fanno solleciti nel compiere opere buone, nell' animare il mondo di spirito cristiano e nel rendersi testimoni di lui in ogni situazione. * L'esposizione eucaristica L'esposizione mira a far riconoscere la mirabile presenza dì Cristo e invita alla comunione, soprattutto sacramentale. Per questo l'esposizione è in stretto rapporto con la messa. Dinanzi al ss. esposto si accendano alcuni, ceri, si può usare l'incenso, si genuflette con un solo ginocchio. L'esposizione prolungata richiede un'adeguata affluenza di fedeli. Non è più ammessa, come lo era un tempo, un'esposizione fatta unicamente per impartire la benedizione. Si richiede sempre un momento di ascolto della Parola, uno spazio per la preghiera, il canto e il silenzio, L'esposizione mira a far riconoscere la mirabile presenza dì Cristo e invita alla comunione, soprattutto sacramentale. Per questo l'esposizione è in stretto rapporto con la messa. Dinanzi al ss. esposto si accendano alcuni, ceri, si può usare l'incenso, si genuflette con un solo ginocchio. L'esposizione prolungata richiede un'adeguata affluenza di fedeli. Non è più ammessa, come lo era un tempo, un'esposizione fatta unicamente per impartire la benedizione. Si richiede sempre un momento di ascolto della Parola, uno spazio per la preghiera, il canto e il silenzio, |
| IL SINODO DIOCESANO
Alcune informazioni |
| IL SINODO
DIOCESANO secondo quanto stabilito dal canone 460 del nuovo
codice di diritto canonico, è l'assemblea di sacerdoti e di fedeli della
Chiesa particolare scelti per prestare aiuto al vescovo per il bene di
tutta la comunità diocesana. Il Concilio Vaticano II ha espresso
l'auspicio che venisse dato nuovo vigore all'istituto del Sinodo
diocesano. Il Sinodo infatti è considerato come un organo giuridico della
diocesi, in cui il vescovo, avvalendosi dell'ausilio e del consiglio dei
diversi componenti della comunità diocesana, cura di procurare il bene del
gregge di cui è pastore, sulla base delle situazioni particolari della sua
Chiesa particolare. Il Sinodo è considerato un vero e proprio evento di
grazia nella vita della diocesi, in cui si sollecita la partecipazione di
tutte le componenti della comunità diocesana, al fine di raccogliere le
informazioni e i dati utili relativi alla vita ed alle necessità della
Chiesa locale, su cui poi riflettere per l'elaborazione dei decreti e
degli altri atti sinodali. Il Sinodo è assemblea consultiva del vescovo diocesano: l'ambito delle sue funzioni è esteso a tutte le questioni relative alla diocesi. In considerazione del suo carattere ausiliare, è ancora il vescovo diocesano a valutare l'opportunità di convocare il Sinodo, dopo aver sentito il consiglio presbiterale, indicando come devono svolgersi le varie fasi sinodali, determinando le tematiche e le questioni da trattare. E' il vescovo che convoca il Sinodo diocesano e lo presiede. L'esortazione apostolica Pastores gregis, a proposito del Sinodo, ricorda che "la comunione eccle-siale nella sua organicità suppone la partecipazione di tutte le categorie di fedeli, in quanto corresponsabili del bene della Chiesa particolare che essi stessi formano". Il vescovo, che ha di diritto il potere legislativo nella sua diocesi, sottoscrive le dichiarazioni e i decreti sinodali e li comunica alla Conferenza episcopale. I membri del Sinodo dispongono di voto consultivo, per questo i risultati delle sessioni devono essere sottoposti al vescovo, che è l'unico legislatore diocesano: è a lui quindi che compete di promulgare le disposizioni e i decreti elaborati durante il Sinodo. |
| LO SPIRITO SANTO Spunti di riflessione per la Pentecoste |
| Lo Spirito Santo compie
secondo le promesse di Gesù una duplice opera:
1. nell'interno della comunità lo Spirito mantiene vivo e interpreta il messaggio di Cristo (Gv. 14,26); 2. all'esterno da sicurezza al fedele nel suo confronto col mondo aiutandolo a decifrare il senso della storia nonostante le apparenze disarmanti. Lo Spirito alimenta, quindi la fede e la speranza. Lo Spirito è il segno della presenza del Cristo nella sua Chiesa. È indispensabile aprire le porte della comunità e dei cuori all'azione dello Spirito donato dal Cristo pasquale. Col peccato l'uomo "spegne lo Spirito" (1 Ts. 5,19), tacita la fonte della sua vita. Con lo Spirito, principio di qualificazione della Chiesa, la comunità cristiana si espande nella splendida pluralità dei suoi doni. Cristo, lo Spirito, il Padre e il fedele sono vincolati da un legame d'amore. Nella Bibbia domina il tema dell'incontro, dell'alleanza, della comunione: essa è come un seme fecondo che cresce perforando la crosta della solitudine, del silenzio, dell'odio. Le virtù cristiane che fluiscono dall'amore sono la speranza, che vince il pessimismo, la dolcezza e il rispetto, che piegano l'odio e il fanatismo, la coerenza, che permette di ''rispondere a chi ci chiede ragione della speranza che è in noi", la costanza, che sa sostenere lo spirito anche nelle oscurità della prova. |
| RIFLESSIONE PER IL MESE DI MAGGIO |
Santa Maria Madre di DioSanta Maria, tu appartenevi a quelle anime umili e grandi in Israele che, come Simeone, aspettavano il conforto d'Israele e attendevano, come Anna, la redenzione dì Gerusalemme. Tu vivevi in intimo contatto con le sacre Scritture di Israele, che parlavano della speranza, della promessa fatta ad Abramo e alla sua discendenza. Così comprendiamo il santo timore che ti assalì, quando l'angelo del Signore entrò nella tua camera e ti disse che tu avresti dato alla luce colui che era la speranza di Israele e l'attesa del mondo. Per mezzo tuo, attraverso il tuo sì, la speranza dei millenni doveva diventare realtà, entrare in questo mondo e nella sua storia. Tu ti sei inchinata davanti alla grandezza di questo compito e hai detto sì: eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto. Quando piena di santa gioia attraversasti in fretta i monti della Giudea per raggiungere la tua parente Elisabetta, diventasti l'immagine della futura Chiesa che, nel tuo seno, porta la speranza del mondo attraverso i monti della storia. Ma accanto alla gioia che, nel tuo magnificat, con le parole e col canto hai diffuso nei secoli, conoscevi pure le affermazioni oscure dei profeti sulla sofferenza del servo di Dio in questo mondo. Sulla nascita nella stalla di Betlemme brillò lo splendore degli angeli che portavano la buona novella ai pastori, ma al tempo stesso la povertà di Dio in questo mondo fu fin troppo sperimentabile. Il vecchio Simeone ti parlò della spada che avrebbe trafitto il tuo cuore, del segno di contraddizione che il tuo figlio sarebbe stato in questo mondo. Quando poi cominciò l'attività pubblica di Gesù, dovesti farti da parte, affinché potesse crescere la nuova famiglia, per la cui costituzione egli era venuto e che avrebbe dovuto svilupparsi con l'apporto di coloro che avrebbero ascoltato e osservato la sua parola. Nonostante tutta la grandezza e la gioia dei primo avvio dell'attività di Gesù tu, già nella sinagoga di Nazaret, dovesti sperimentare la verità della parola sul segno di contraddizione. Così hai visto il crescente potere dell'ostilità e del rifiuto che progressivamente andava affermandosi intorno a Gesù fino all'ora della croce, in cui dovesti vedere il salvatore del mondo, l'erede di Davide, il figlio di Dio morire come un fallito, esposto allo scherno, tra i delinquenti. Accogliesti allora la parola: "Donna, ecco il tuo figlio". Dalla croce ricevesti una nuova missione. A partire dalia croce diventasti madre in una maniera nuova: madre di tutti coloro che vogliono credere nel rito figlio Gesù e seguirlo. La spada del dolore trafisse il tuo cuore. Era morta la speranza? Il mondo era rimasto definitivamente senza luce, la vita senza meta? In quell’ ora, probabilmente, nel tuo intimo avrai ascoltato nuovamente la parola dell'angelo, con cui aveva risposto al tuo timore nel momento dell'annunciazione: "Non temere, Maria!". Quante volte il Signore, il tuo figlio, aveva detto la stessa cosa ai suoi discepoli: non temete! Nella notte del Golgota, tu sentisti nuovamente questa parola. Ai suoi discepoli, prima dell'ora del tradimento, egli aveva detto: "Abbiate coraggio! Io ho vinto il mondo". Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore". "Non temere, Maria!". Nell'ora di Nazaret l'angelo ti aveva anche detto: "Il suo regno non avrà fine". Era forse finito prima di cominciare? No, presso la croce, in base alla parola stessa di Gesù, tu eri diventata madre dei credenti. In questa fede, che anche nel buio del sabato santo era certezza della speranza, sei andata incontro al mattino di Pasqua. La gioia della risurrezione ha toccato il tuo cuore e ti ha unita in modo nuovo ai discepoli, destinati a diventare famiglia dì Gesù mediante la fede. Così tu fosti in mezzo alla comunità dei credenti, che nei giorni dopo l'ascensione pregavano unanimemente per il dono dello Spirito santo e lo ricevettero nel giorno di Pentecoste. Il regno di Gesù era diverso da come gli uomini avevano potuto immaginarlo. Questo regno iniziava in quell’ ora e non avrebbe avuto mai fine. Così tu rimani in mezzo ai discepoli come la loro madre, come madre della speranza. Santa Maria, madre di Dio, madre nostra, insegnaci a credere, sperare ed amare con te. Indicaci la via verso il suo regno! Stella del mare, brilla su di noi e guidaci nel nostro cammino! Dalla lettera enciclica Spe Salvi |