SANTI di SARDEGNA

e breve storia della Chiesa sarda

Amatore, vescovo m. (1)
Anania,m. (2)
Andrea, m. (58)
Angela Carta (93)
Angela Marongiu (92)
Angelino Cuccuru (71)
Anna Bachis, clarissa (94)
Antero (3)
Antioco di Sulcis, m (4)
Antonia Mesina, v.m. (63)
Antonino Pisano, novizio (72)
Antonio Angioni (85)
Antonio Loi, sacerdote (84)
Archelao, m (5)
Avendrace, vescovo m. (6)
Barbara, m. (45)
Bertorio, m. (7)
Callisto. Papa (8)
Carolina Damele (80)
Cecilia, Suina e Ginia, m. (46)
Cesello, m. (9)
Edvige Carboni (81)
Efisio, m. (10)
Elia, anacoreta (11)
Elisabetta Sanna (69)
Emilio-Emiliano-Gemiliano, m. (12)
Errio (13)
Ernesto M. Piovella, vescovo (73)
Enedina (47)
Eusebio di Vercelli, vescovo (14)
Felice Prinetti, sacerdote (75)
Forzorio (15)
Francesco Ortolano (86)
Francesco Zirano, m. (74)
Fulgenzio, vescovo di Ruspe (16)
Gabino, Crispolo e Crescenziano, m (17)
Gavino, Proto e Gianuario, m. (18)
Gian Domenico Aresu (66)
Giorgio, Vescovo di Suelli (19)
Giovanni B. Manzella, sacerdote (77)
Giovanni Parenti (59)
Giovanni Soggiu (76)
Giovanni Solinas (87)
Giovenale, vescovo (20)
Giuliano, m. (21)
Giuseppe Monserrato (67)
Giuseppina Nicoli, religiosa (64)
Giusta, m (48)
Goffredo abate di Sorres (60)
Gonario II (61)
Greca di Decimomannu, m. (49)
Ignazio da Laconi, religioso (22)
Ilario, Papa (23)
Ildegarde Cabitza (95)
Imbenia, m. (50)
Ippolito Sacerdote, m. (24)
Leontina Sotgiu (82)
Liberato, m. (25)
Lucia Zatrullas (98)
Luciano, m (26)
Lucifero, vescovo (27)
Lussoria (51)
Lussorio, m. (28)
Maddalena Brigaglia (96)
Maria Cristina di Savoia (70)
Maria Gabriella Sagheddu, religiosa (65)
Mauro, m. (29)
Nazareno da Pula,religioso (88)
Nicola da Gestori, religioso (62)
Nicola da S.V. Milis, religioso (89)
Nicola e Trano, eremiti (30)
Olimpia, m. (52)
Palmerio, m. (31)
Pancrazio, diacono m. (32)
Paola Mazzeddu (97)
Paolo da Cuglieri, religioso (90)
Platano, m. (33)
Ponziano Papa m. (34)
Priamo, m. (35)
Prisca, m. (53)
Raffaele Melis (76)
Reparata, m (54)
Restituta, m (55)
Salvatore da Horta, religioso (36)
Salvatore Vico (91)
Saturnino di Cagliari,m. (37)
Simmaco Papa (38)
Simona Tronci (83)
Simplicio vescovo di Olbia, m. (40)
Sisinnio, m. (40)
Sperate, m (41)
Stefano di Maracalagonis, m. (42)
Teodoro, Acasio, Gennaro (43)
Tommaso Polla (79)
Vetrano, m. (44)
Virgilio Angioni (68)
Vitalia, m. (56)
Vittoria, m. (57)





ORIGINI DELLA CHIESA IN SARDEGNA

Quando l’annuncio del Vangelo giunse in Sardegna, l’isola era sotto il domino di Roma. Varie erano le religione presenti: le divinità romane, quelle fenice-cartaginesi, le divinità autoctone (specialmente nelle zone centrali). Tra le religioni un posto a sé aveva il giudaismo, portato dagli ebrei giunti nell’isola con la diaspora, o mandati in esilio. La comunità ebraica più numerosa si trovava a Cagliari (Kalaris). Il Vangelo giunse in Sardegna per mezzo di ebrei convertiti, commercianti, militari marinai, schiavi, esiliati. La fede cristiana si diffuse dapprima nelle città costiere (Cagliari, Nora, Sant’Antioco, Tharros, Olbia, Portotorres), poi nell’entroterra. Prima si ebbero comunità giudeo-cristiane, poi solo cristiani convertiti dalle religioni pagane. Ai primi cristiani indigeni si aggiunsero quelli mandati in esilio. Numerosi furono inviati nel 174 dall’imperatore Marco Aurelio. Fra questi s. Callisto futuro papa, il papa Ponziano, il sacerdote Ippolito, condannati “ad metalla “ ai lavori forzati nelle miniere. I cristiani furono perseguitati in Sardegna come in tutto il resto dell'impero romano, e anche i sardi ebbero i loro martiri: Simplicio, Gavino, Lussorio e Saturno, condannati a morte tra il III e IV secolo d.C., sotto Diocleziano. Un documento del 190 riferisce che l’imperatore Commodo, ordinò di dare la libertà ai cristiani condannati “ad metalla”. Intanto il Cristianesimo si andò lentamente diffondendo nel 2° secolo, aumentando nel 3° con la pace costantiniana (313). Verso la fine del 2° secolo alcune città avevano un Vescovo locale: Kalaris, Sulcis, Turris, Olbia, Fordongiano. La vita delle comunità cristiane si svolgeva come nelle altre del continente, poiché non mancavano i contatti specialmente con Roma. Fra il 315 ed il 371 d.C., due vescovi sardi furono particolarmente attivi nella predicazione del Cristianesimo: Eusebio e Lucifero.. Nel 314 il vescovo di Cagliari, Quintasio, è presente al Concilio di Arles (Francia).

Nel 455 i Vandali dopo aver saccheggiato Roma, occuparono la Sardegna, rimanendoci sino al 534. Un certo cambiamento si ebbe sul piano della religiosità, con la diffusione del Cristianesimo. Infatti i re vandalici, stabilitisi in Africa settentrionale, professavano l'Arianesimo, una dottrina ereticale dei primi secoli del Cristianesimo, combattuto dalla chiesa di Roma, e utilizzarono la Sardegna come terra di esilio per quei cristiani che si opponevano alle loro posizioni religiose. Così nell'Isola arrivarono numerosi vescovi e monaci che svolsero un'intensa opera di evangelizzazione nei confronti delle popolazioni sarde ancora legate a forme antiche di religiosità e a riti pagani. Durante il dominio dei vandali due sardi divennero papi: Ilario (461-468) e Simmaco (498-514)

Nel 534 Giustiniano, imperatore d'oriente, volendo riconquistare la parte occidentale dell'impero, entrò in lotta con i Vandali. Con la sua vittoria tutti i domini vandalici, e tra questi la Sardegna, entrarono a far parte dell'impero bizantino.Sotto il dominio di Bisanzio, la Sardegna conobbe un lungo periodo di pace. Il monachesimo orientale influì in Sardegna sul culto e sulla liturgia, specialmente per la devozione a santi. Fortunatamente non influirono in Sardegna le battaglie teologiche come accadeva in oriente. Nel 568 fuggitivo dai domini africani dei vandali, giunse in Sardegna san Fulgenzio Vescovo di Ruspe, che a Cagliari costituì una fiorente comunità monastica presso la basilica di san Saturnino. Tra il 590 e il 604 grande incremento alla diffusione della fede cristiana, specialmente nel centro-Sardegna, fu dato dall’invio di missionari da parte del papa san Gregorio Magno:il vescovo Felice e il monaco Ciriaco. Fu proprio grazie ad alcune lettere del papa che un capo tribù barbaricino, Ospitone, promosse la conversione della sua gente.

Nel corso dell'VIII e IX secolo la vita dei paesi del Mediterraneo fu sconvolta dall'espansione degli Arabi. La Sardegna, perso ogni contatto con Bisanzio, restò isolata di fronte agli attacchi dei musulmani: i centri costieri venivano continuamente saccheggiati, gli abitanti catturati e venduti come schiavi. Iniziò così lo spopolamento delle città e dei villaggi sulla costa, poiché le popolazioni si spostarono verso l'interno alla ricerca di luoghi più sicuri. Fu questa situazione che molto probabilmente sta alll'origine dei Giudicati. entità statuali autonome che ebbero potere in Sardegna fra il IX ed il XV secolo. Nacquero così i quattro Giudicati di Cagliari, Torres, Arborea, e Gallura. Dall'XI secolo arrivarono in Sardegna per richiesta della chiesa di Roma, i primi monaci. Per primi arrivarono i Benedettini di Montecassino (1064), poi i Vittorini provenienti da Marsiglia (1089), i Camaldolesi (1105), i Vallombrosani (1128), i Cistercensi, che ricevettero in donazione numerose chiese con tutti i loro beni terrieri e i servi. Le conseguenze economiche dell'attività dei monaci furono notevoli: le loro abbazie, circondate da vasti possedimenti lavorati dai servi e dotate di un gran numero di greggi e di mandrie, diventarono importanti centri di produzione agro-pastorale che contribuirono ad un rinnovamento delle colture e delle tecniche di lavoro. I monasteri, oltre ad essere centri di cultura, promossero la costruzione di chiese e basiliche che abbellirono ed arricchirono le campagne sarde. Alcune di esse, ancora esistenti, rappresentano veri gioielli dell'arte romanica. Tra questi edifici, uno dei più affascinanti è la chiesa della Santissima Trinità di Saccargia, a pochi chilometri da Sassari.

Nel 1015 gli Arabi tentarono nuovamente di occupare l’isola, in soccorso dei Giudici vennero le Repubbliche marinare di Pisa e Genova e un secolo dopo la Sardegna passò sotto il loro dominio. Fu in questo periodo che nel 1220 giunsero i Francescani a Sassari, Oristano e Cagliari. E nel 1294 i Domenicani aprirono un convento a Cagliari nel rione di Villanova, divenendo molto popolari per la predicazione e la diffusione del Rosario.

Dal 1300 al 1700 la Sardegna passò sotto il dominio aragonese. Nel 1300 giunsero a Iglesias gli Agostiniani. Nel 1335 il re aragonese Alfonso IV donò ai Mercedari, che si trovavano nell’isola da qualche anno, il santuario della Madonna di Bonaria a Cagliari. Nel 1506 prima sul colle s. Elia poi nella zona della Marina a Cagliari i Carmelitani costruirono il loro convento. Nel 1540 i Servi di Maria fondarono conventi a Cagliari e Sassari. Nel 1583 giunsero a Cagliari i Trinitari e nel 1628 anche i Minimi di s. Francesco di Paola. Il clero diocesano era più che abbondante per le necessità dei fedeli. I chierici più promettenti erano inviati a studiare in Spagna. Purtroppo una delle principali preoccupazioni degli aragonesi fu il controllo della Chiesa sarda attraverso la nomina dei vescovi. Tuttavia nel suo insieme le tradizioni e le devozioni specifiche del popolo sardo riuscirono a tenere. Durante il Concilio di Trento (1545-1563) parteciparono alcuni vescovi della Sardegna tra i quali Domenico Pastorello (1534-47), Baldassarre de Heredìa (1548-58), mons. Parragues (1558-73). Tra i decreti del Concilio ci fu l’istituzione dei Seminari per la formazione del clero e a Cagliari si impegnò per tale scopo il vescovo Mons. Francesco Perez. (1574-77). Con il Concilio di Trento si ebbe una fioritura di nuovi ordini religiosi, cosi in Sardegna nel 1562 Sassari, Cagliari, Iglesias, Alghero videro giungere la congregazione religiosa dei Gesuiti e nel 1640 i reggenti del comune di Cagliari invitarono i padri Scolopi ad aprire un collegio per l’istruzione della gioventù. I Fatebenefratelli fondarono ospedali a Cagliari (1636) e a Sassari.

In conseguenza dei trattati di Londra (1718) e dell’Aia (1720) la Sardegna passò ai Savoia, iniziò così la dominazione sabauda che portò l’isola a unirsi al continente e a confluire infine nello stato italiano. Il passaggio dalla dominazione spagnola a quella sabauda, trovò la Sardegna in condizioni misere. Anche i sabaudi vollero mantenere il controllo sulla Chiesa. Nel suo insieme il clero si dimostrò obbediente. Ben presto dalla Francia giunsero i fermenti innovatori antifeudali che provocarono numerose agitazioni in tutta l’isola. Il clero sardo che proveniva da famiglie di contadini e pastori non rimase insensibile ed estraneo alle rivendicazioni della sua gente. Non mancarono le repressioni da parte del governo e il feudalesimo scomparirà dall’isola soltanto nel 1836 ad opera di re Carlo Alberto. Nel 1830 vi erano nell’isola 391 parrocchie, la diocesi di Cagliari ne contava 79. La cura d’anime era affidata ai parroci, detti anche rettori e ai viceparroci. Molti parroci sedevano nelle assemblee comunali, nelle quali erano membri influenti. Nuovi ordini religiosi giunsero nel frattempo: i Preti della Missione (1835), le Figlie della carità (1856), i Salesiani (1898) Frutto del liberalismo, tra i 1848 e il 1861 la Chiesa sardo-piemontese subì gli attacchi anticlericali che portarono alla espulsione dal regno di tutti i religiosi e alla confisca di conventi, collegi e proprietà. Furono sfrattati più di cinquemila tra uomini e donne. Dai provvedimenti rimasero esclusi i seminari e le chiese parrocchiali, e l’attività religiosa ebbe delle pesanti limitazioni. Si oppose a tali provvedimenti l’arcivescovo di Cagliari Giovanni Emanuele Marongiu Nurra il 13 novembre 1849 pubblicò un’ammonizione contro chi avesse osato attentare alle immunità della Chiesa.In risposta il magistrato in data 4 settembre 1850 pose i sigilli agli uffici della Curia di Cagliari e ne sequestrò le chiavi. Mons. Marongiu Nurra rispose scomunicando i responsabili, ma il Governo non revocò il suo operato e costrinse il presule all’esilio. L’arcivescovo partì da Cagliari il 23 settembre 1850 e si ritirò in esilio a Roma, dove restò 16 anni. Anche l’arcivescovo di Sassari, Domenico Alessandro Varesini, incorse nelle sanzioni dello Stato per essersi opposto alla legge Siccardi (9 aprile 1850).Fu condannato agli arresti domiciliari per un mese e alla multa di lire cinquemila. L’operato dei Vescovi fu sottoposto a censura. Molte diocesi rimasero senza vescovo: Bosa e Ozieri per 25 anni; Cagliari per 17; Nuoro per 15; Tempio 16; Oristano 11; Alghero 8; Sassari 7. Nel 1868 poterono partecipare al Concilio Vaticano I, solo tre vescovi . Niente visite pastorali e cresime durante gli anni di sede vacante. Quando a Ozieri giunse il nuovo vescovo, nel 1865, dovette amministrare ben 20.000 cresime! La Chiesa sarda visse in quel tempo uno dei suoi periodi di maggior decadenza nelle strutture e nella cultura. Con l’avvento dell’unita d’Italia la Chiesa sarda visse in piena sintonia con le vicende nazionali civili e religiose.






1. Sant’Amatore, vescovo martire
s. Amadu o Amadori, festa terza domenica d’ottobre a Gesico
Vescovo della Numidia, fu esiliato in Sardegna , durante l’invasione dei Vandali. Vi giunse con i vescovi Bertorio e Liberato, anch’essi africani. Nel 484 fu a Gesico ove organizzò una fiorente comunità cristiana. Subì il martirio per decapitazione. Le reliquie si conservano a Gesico (CA).



2. Sant’ Anania, soldato martire
Festa seconda domenica di giugno a Orgosolo
Funzionario romano nato ad Orgosolo. Convertito alla fede cristiana non volle sacrificare alle divinità, perciò venne decapitato (III sec.)



3. Sant’ Antero, papa martire
s. Anteru, festa 3 gennaio
Sembra che sia venuto in Sardegna al seguito di papa Ponziano e che poi gli sia succeduto come papa. E' morto martire al tempo do Massimino nel 236



4. Sant'Antioco, medico martire
s. Antiogu, festa 13 novembre
Medico durante l'impero di Adriano operava in Cappadocia ed in Galazia (Turchia) convertendo molte persone al Cristianesimo. Incarcerato per questo e sottoposto a tortura, fu quindi esiliato in Sardegna nell’isola di Plumbaria, in quanto fonte di rifornimento del piombo. Qui egli convertì il suo custode, il soldato Ciriaco. Divenne ben noto per le innumerevoli conversioni di pagani. Queste conversioni determinarono la sua condanna a morte Secondo secolo.



5. Sant’Archelao, sacerdote martire, patrono di Oristano
s. Grillau, festa 11 febbraio a Oristano
Nacque a Fordongianus (I° sec) da famiglia agiata pagana. Studiò a Cagliari e si converti alle fede cristiana. Fu ordinato sacerdote dal vescovo Avendrace. Predicò il Vangelo nella sua città natale ove venne martirizzato nell’anno 100.



6. Sant’Avendrace vescovo di Cagliari e martire
s. Tennera o Tenneru, festa 21 settembre a Cagliari
Nacque a Ippis. Divenne vescovo di Cagliari nel 70 d.C.. La tradizione agiografica vuole che dopo essere stato denunciato per essere cristiano, si sia rifugiato in una cavità non lontana dallo stagno di Santa Gilla di Cagliari. Dopo due anni passati all'interno della grotta, ne uscì per fare una visita pastorale nei vari paesi della propria diocesi; scoperto e arrestato, riuscì a evadere e si rifugiò nei monti, per poi tornare, dopo l'apparizione di un angelo, nel primo rifugio a Santa Gilla. Tuttavia il Santo venne scoperto, arrestato, quindi torturato, ucciso e sepolto nello stesso suo nascondiglio nell’ anno 77. Sul luogo del martirio venne successivamente costruita omonima la Chiesa di sant’Avendrace.



7.San Bertorio, vescovo martire
s. Bertulu, festa 20 maggio a Samatzai
Nacque aTelepte in Numidia, nel 452 fu esiliato in Sardegna durante le persecuzioni del Vandali. Nella Trexenta fondò una comunità religiosa. Morì nel 507. Venerato come martire.



8. San Callisto, Papa martire
Festa 14 ottobre
A trent'anni fu condannato ai lavori forzati in Sardegna. Liberato dalla schiavitù ritornò a Roma dove fu eletto Papa nel 217. Morì nel 222



9. Ss. Cesello e Camerino, martiri
s. Sesselegu, festa 21 agosto
Giovani cagliaritani di famiglia cristiana, rimasero fermi nella fede e nel 305 furono decapitati



10. S. Efisio martire, soldato martire
s. Efis, festa 15 gennaio a Cagliari
Soldato dell’ imperatore Diocleziano, originaria di Antiochia, fu inviato in Sardegna per frenare le scorrerie dei barbaricini. Sbarcato a Tharros sconfisse i ribelli e giunto a Cagliari si convertì alla fede cristiana. Rifiutatosi di sacrificare alle divinità fu condannato alla decapitazione, eseguita a Nora, il 15 gennaio 303..



11. S. Elia, anacoreta martire
s. Elias , festa 28 gennaio
Del 3° sec. Visse a Cagliari in una grotta del colle al quale diede nome, colle sant’ Elia. Denunciato e condannato, venne torturato e poi ucciso sul colle dai soldati mandati dal governatore romano in gran segreto per evitare tumulti in città dove ere molto amato e stimato. Aveva circa novanta anni.



12. S. Emilio o Emiliamo o Gemiliano, martire
s. Millanu, festa 28 maggio
E’ uno dei più antichi martiri della Sardegna. Morì per la fede al tempo di Nerone. Sembra sia nato a Cagliari, da nobile famiglia romana, vescovo della città e martirizzato a Sestu (CA).



13. Ss. Errio e Silvano. martiri
ss. Erriu e Sirbanu, festa 13 settembre a Scano Montiferro
Silvano nacque a Scano Montiferro nel I sec, uomo colto e insegnante, annunciò il Vangelo convertendo il capitano romano Errio.Condannati a morte furono inviati nell’isola di mal di Ventre, poi a Ponza. Ritornati in Sardegna furono uccisi nel 90.



14. S. Eusebio vescovo di Vercelli
Festa 1 agosto
Il primo vescovo del Piemonte, nacque in Sardegna a Cagliari nel 286. Si trasferì a Roma per gli studi ecclesiastici e si fece apprezzare da papa Giulio I che verso il 345 lo nominò vescovo di Vercelli. Per 26 anni svolse il suo ministero episcopale conquistando i vercellesi alla fede cristiano. Stabilì per sé e per i suoi preti l'obbligo della vita in comune. Si attirò l'ostilità degli ariani e dello stesso imperatore Costanzo che lo mandò in esilio in Asia a Scitopoli insieme a Dionigi, vescovo di Milano. Venne torturato, soffrì la fame, ma nel 362 ebbe finalmente la fortuna di ritornare a Vercelli. Riprese l'evangelizzazione delle campagne, istituendo la diocesi di Tortona. Ma si spinse anche in Gallia, insediando un vescovo a Embrun. La tradizione lo considera anche fondatore di due noti santuari: quello di Oropa (Biella) e di Crea (Alessandria). Nel 371 la morte lo colse nella sua città episcopale, che ne custodisce tuttora le reliquie



15. S. Forzorio, martire
s. Frassori, ultima domenica d’agosto a Quartu S.E.
A Quartu S.E. sorge una chiesa a lui dedicata, ma di lui non si hanno notizie sicure. Forse era uno scavatore di tombe.



16. San Fulgenzio vescovo di Ruspe
Festa 1 gennaio
Nacque a Telepte in Numidia verso il 467. Fu Vescovo della Chiesa di Ruspe ( Tunisia). Trasamundo re dei Vandali lo esilia in Sardegna .A Cagliari, Fulgenzio fonda un monastero e diventa maestro di vescovi, di preti, di monaci, e consigliere e pacificatore tra i cittadini. Ma Fulgenzio è una personalità che nemmeno re Trasamundo può ignorare. Difatti lo richiama a Cartagine, lascia che predichi, e anzi gli chiede pareri, lo interpella su questioni di fede. Ma per calmare la fazione degli Ariani nuovamente fu esiliato in Sdegna nel 517 e costruì un nuovo monastero presso la tomba di s. Agostino. Con la elezione di re Ilderico potè rientrare a Ruspe ove morì nel 532.



17. Santi Gabino, Crispolo e Crescenziano, martiri
Festa 30 maggio
Originari di Portotorres, si convertirono alla fede cristiana a Cagliari. Denunciati e incarcerati furono condannati alla decapitazione al tempo dell’imperatore romano Adriano. Sono considerati i primi martiri della Chiesa Turritana.



18. Santi Gavino, Proto e Gianuario diacono, martiri
s. Aingiu, festa 28 ottobre a Porto Torres
Nacque a Portotorres verso il 260 da famiglia originaria di Gabium, antica località del Lazio. Fu probabilmente un soldato romano vissuto al tempo dell'imperatore Diocleziano. Incaricato di custodire in carcere due cristiani: il presbitero Proto e il diacono Gianuario, fu da loro convertito. Venne condannato alla decapitazione per la sua adesione alla fede cristiana su ordine del preside di Sardegna e Corsica, di nome Barbaro, nel 300 e dopo di lui subirono il martirio anche Proto e Gianuario.



19, San Giorgio di Suelli, Vescovo
Festa 24 aprile
Nacque a Cagliari nel 1050; i suoi genitori Lucifero e Vivenzia erano servi della gleba di una certa Greca, ma virtuosi e timorati di Dio. Già da bambino si dimostrò penitente e pieno di virtù; studiò latino e greco, che a quell’epoca era di grande importanza e considerazione e a soli 22 anni fu nominato vescovo di Suelli (Cagliari). Fu per la diocesi un vero pastore, amante dei poveri che aiutava; dedito alla preghiera e ai digiuni. Il Signore lo gratificò del dono dei miracoli .Morì il 23 aprile 1117 e sepolto nella sua cattedrale. La sua mitria è conservata nella cattedrale di Cagliari ed è invocato contro le carestie.



20. San Giovenale, vescovo di Cagliari
Fu Vescovo di Cagliari nel 4* sec. Durante le persecuzioni si rifugiò in una grotta sul colle sant’ Elia dove accorrevano i fedeli per essere istruiti e confortati. Arrestato e messo in carcere, fu liberato miracolosamente e potè continuare la sua missione.



21. San Giuliano, martire
s. Lianu, festa 7 giugno a Villanovatulo
Nato a Cagliari nel 3° sec., apparteneva alla nobiltà. Si converti in età avanzata. Fu condannato alla lapidazione verso i cento anni e venne sepolto nel cimitero di s. Saturnino.



22. Sant' Ignazio da Laconi, laico cappuccino
s. Iniassu, festa 11 maggio
Nacque a Laconi (Nuoro) il 17 novembre 1701, secondo dei nove figli di Mattia Peis Cadello e di Anna Maria Sanna Casu, genitori poveri ma ricchi di fede; al battesimo gli fu imposto il nome di Vincenzo.
Crebbe timorato di Dio e ancora adolescente già praticava digiuni e mortificazioni; non frequentò scuole e non imparò mai a scrivere, ma andava ogni giorno a Messa e faceva il chierichetto; di poche parole parlava appena il dialetto sardo.
A diciotto anni si ammalò gravemente e fece voto di entrare fra i cappuccini se fosse guarito; ma una volta risanato non mantenne il voto; due anni dopo il suo cavallo si mise a correre sfrenatamente senza controllo ai bordi di un precipizio, improvvisamente si bloccò e Vincenzo fu salvo per la seconda volta, allora ricordò la promessa fatta.
Aveva 20 anni quando il 3 novembre 1721, Vincenzo Peis Cadello si presentò al convento dei cappuccini di Buoncammino a Cagliari, non fu accettato subito, visto il suo gracile fisico, ma poi con la mediazione del marchese di Laconi Gabriele Aymerich, poté entrarvi e indossare l’abito dei Cappuccini il 10 novembre 1721, prendendo il nome di fra Ignazio da Laconi.
Dopo il prescritto anno di Noviziato, fu trasferito nel convento di Iglesias, dove fu dispensiere e nel contempo addetto alla questua nelle campagne del Sulcis.
Per quindici anni visse tra i conventi sardi di Domusnovas, Sanluri, Oristano e Quartu, poi fu richiamato al convento di Buoncammino di Cagliari e destinato al lanificio del convento, dove si confezionava il tessuto per i religiosi.
Nel 1741 a 40 anni venne impiegato come questuante nella città di Cagliari, considerato un compito di grande importanza e responsabilità.
Nel 1779 frate Ignazio divenuto cieco, venne dispensato dalla questua, ma per sua volontà volle continuare a partecipare alla vita comune dei frati, sottostando a tutte le regole e pratiche disciplinari, fino alla santa morte avvenuta a Cagliari l’11 maggio 1781 all’età di 80 anni; per due giorni una folla impressionante di popolo e persone importanti, sfilò davanti al feretro del cappuccino per rendergli omaggio.



23. San Ilario, Papa
Festa 28 febbraio
Nativo della Sardegna fu il 46° Papa della Chiesa cattolica, che lo venera come santo. Regnò dal 461 alla sua morte avvenuta nel 468. Della sua giovinezza non si conoscono particolari,tranne che venne mandato a studiare a Roma.



24. Sant' Ippolito, sacerdote e martire
Festa 13 agosto
Ippolito di Roma fu un teologo e scrittore cristiano: è stato il primo antipapa della storia della Chiesa, ma prima della morte si riconciliò con il papa legittimo, Ponziano, insieme al quale subì il martirio ed è venerato come santo dalla Chiesa cattolica e da quella ortodossa. Morì in Sardegna nel 235



25. San Liberato, vescovo martire
s. Liberau, festa 11 settembre a Escolca
Vescovo africano, esiliato in Sardegna, vi giunse nel 484 con Amatore e Bertorio. Annunciò il Vangelo e fondò comunità cristiane. Morì martire.



26. San Luciano, martire sardo
s. Xiamu. Non si hanno notizie.



27. San Lucifero, vescovo di Cagliari
Festa 15 maggio a Cagliari
Nacque a Cagliari nel 290 e fu Vescovo di Cagliari dal 350 al 370. E’ venerato come santo dalla Chiesa cattolica.
Difese l'ortodossia cristiana contro l'eresia di Ario e si oppose alla condanna di Atanasio di Alessandria al Concilio di Milano del 355 e per questo venne condannato all'esilio. Alla morte di Costanzo II, nel 361, l'imperatore Giuliano promulgò un editto (362) che consentiva a tutti i vescovi esiliati di rientrare nelle loro diocesi.



28. S. Lussorio, martire
s. Luxiori o Lussurgiu, festa 21 agosto
Nacque a Cagliari nel 270 da famiglia agiata, soldato romano. Si convertì leggendo i Salmi. Si ritirò in solitudine nel sassarese. Denunciato e catturato, subì il martirio mediante decapitazione nella città romana di Forum Traiani, Fordongiano probabilmente durante la quarta persecuzione di Diocleziano, il 21 agosto dell'anno 304.



29. San Mauro, martire
Festa 5 ottobre
Martire cagliaritano morto durante l’impero di Traiano fu sepolto nella omonima chiesa a Cagliari



30. Santi Nicolò e Trano, anacoreti
Anacoreti giunti in Sardegna nel sec. V si stabilirono nelle montagne della Gallura, vivendo santamente, amati e stimati come santi dalla popolazione.



31. San Palmerio, martire
s. Paraminu, festa a luglio a Bortigali
Nacque Bortigali da famiglia nobile. Fu ufficiale dell’esercito romano. Conobbe il Vangelo e si convertì. Lasciò la carriera militare e rifiutandosi di sacrificare agli dei, venne condannato alla decapitazione nel 303 al tempo dell’imperatore Diocleziano. Venne sepolto a Ghilarza



32. San Pancrazio, diacono e martire
s. Brancacciu
Nacque a Cagliari nell’anno 40, discepolo di san Pietro. Fu consacrato diacono. Denunciato, venne lapidato



33. San Platano, martire
s. Pardamu, festa ad agosto a Villa Speciosa
Originario della Mauritania, fratello di sant’ Antioco, fu martirizzato nel 120



34. San Ponziano, papa e martire
Festa 9 novembre a Carbonia
Venne eletto papa nel 230, durante l'impero del mite e saggio Alessandro Severo, la cui tolleranza in fatto di religione permise alla Chiesa di riorganizzarsi. Ma proprio in questa parentesi di pace avvenne nella Chiesa di Roma la prima funesta scissione che contrappose al legittimo pontefice un antipapa, nella persona di Ippolito, sacerdote, colto e austero, poco incline all'indulgenza e timoroso che in ogni riforma si celasse l'errore.
Intanto l'imperatore Alessandro Severo veniva ucciso in Germania dai suoi legionari e gli subentrava il trace Massimino, che rispolverò gli antichi editti persecutori nei confronti dei cristiani. Trovandosi di fronte a una Chiesa con due capi, senza pensarci su spedì entrambi ai lavori forzati in una miniera della Sardegna. Ponziano è il primo papa deportato. Era un fatto nuovo che si verificava nella Chiesa e Ponziano seppe risolverlo con saggezza e umiltà: perché i cristiani non fossero privati del loro pastore rinunciò al pontificato, e anche questa spontanea rinuncia è un fatto nuovo. Il gesto generoso di Ponziano deve aver commosso l'intransigente Ippolito che morì infatti riconciliato con la Chiesa nel 235.



35. San Priamo, martire
s. Pilimu
Nato a Cagliari, venne decapitato intorno al 125 nel rione di Villanova.



36. San Salvatore da Horta, laico francescano
Festa 18 marzo
Laico professo dell'ordine dei Frati Minori Osservanti, nacque a Santa Coloma de Farners, centro della Catalogna, nel dicembre 1520. I genitori, il cui cognome era Grionesos, lavoravano in un piccolo ospedale locale.
Rimasto orfano si trasferì a Barcellona e fece diversi lavori per mantenere se stesso e la sorella Blasia. Appena quest'ultima si sposò, il giovane poté attuare il desiderio di dedicarsi alla vita religiosa. Dopo un periodo trascorso nel monastero benedettino di Montserratt, il 3 maggio 1541 entrò nel convento francescano di Barcellona e assunse il nome di fra' Salvatore. Nel 1542 fece la professione religiosa e venne trasferito nel convento di Tortosa. In seguito fu trasferito più volte in diversi conventi, tra cui quelli di Bellpuig, Horta, dove rimase per dodici anni, Reus. Era sempre destinato a svolgere i lavori più umili e faticosi. Intanto la gente giungeva numerosa a visitare il frate, in quanto gli venivano riconosciute doti di taumaturgo e si diceva potesse compiere miracoli. Questa fama rese fra' Salvatore scomodo agli stessi confratelli, tanto da provocare i suoi continui trasferimenti. La sua ultima destinazione fu il convento di Santa Maria di Gesù a Cagliari, dove giunse nel novembre 1565. Qui morì, in fama di santità, in seguito a una malattia il 18 marzo 1567.



37. San Saturnino di Cagliari, martire, patrono della città di Cagliari.
s. Sadurru, festa 30 ottobre
Nato a Cagliari da genitori cristiani alla fine del III sec., il giovane Saturnino venne decapitato il 30 ottobre del 303 , durante le persecuzioni volute da Diocleziano per essersi rifiutato di offrire sacrifici agli dei pagani. Venne sepolto nella necropoli dove sorge la basilica a lui dedicata.
Il 12 ottobre 1621 le reliquie del santo vennero rinvenute e traslate nella cripta del duomo di Cagliari, il santuario dei Martiri, dove si trovano tuttora.



38. San Simmaco, papa
Festa 19 luglio a Simaxis
Nativo della Sardegna, forse a Cagliari, altri a Simaxis da genitori pagani, si convertì al cristianesimo e venne a Roma dove nel 498 fu eletto Papa. Fondò ospizi per i pellegrini e ospedali per i poveri. Aiutò con denaro i Vescovi esiliati in Sardegna . Morì nel 514



39. San Simplicio vescovo di Olbia e martire
Festa 15 maggio a Olbia
Nacque a Olbia e fu il primo vescovo della città. Morì martire al tempo di Diocleziano, sotto il preside Barbaro, trafitto da lancia nel 304.



40. San Sisinnio, martire
s. Sèsulu, festa 3 agosto a Villacidro
Nato nei pressi di Villacidro, dopo essersi convertito alla fede cristiana, predicò il Vangelo e compì molti miracoli. Morì martire nel 180.



41. San Sperate, vescovo
s. Sparau, festa 17 luglio a San Sperate
Vescovo africano le sue reliquie furono portate in Sardegna durante l’invasione dei Vandali



42. Santo Stefano di Maracalagonis, martire
s. Stevini, festa 5 luglio
Nato a Maracalagonis, si convertì alla predicazione del vescovo Avendrace. Morì diciottenne per la fede nel 105.

43. Ss. Teodoro, Acasio e Gennaro, martiri cagliaritani
s. Eru
Furono martirizzati assieme a s. Reparata, sotto l’imperatore Traiano



44. San Vetrano, martire
s. Vidranu
Martire nato in un villaggio, oggi scomparso, vicino a Quartu S.E.



45. Santa Barbara, martire
s. Barbara scabizzada o Avara, festa domenica dopo la ss.Trinità a Cappoterra
Nacque a Cagliari (III sec) insieme a s. Restituta si ritirò in una grotta a Stampace, pregando e aiutando i bisognosi. Denunciata, fu decapitata nella zona di Capoterra all’età di trent’anni.



46. Sante Cecilia, Suina e Ginia, martiri
s. Gilla o Igia, festa 15 aprile
Le loro tombe furono ritrovate nella chiesa di san Lucifero a Cagliari



47. Santa Enedina, martire
Nacque a Cagliari, convertitasi alla fede cristiana venne denunciata e condannata alla decapitazione, avvenuta nel rione di Villanova.



48. Santa Giusta, martire
Festa 14 maggio
Nacque nelle vicinanze di Oristano da una ricca famiglia pagana. Di nascosto si fece cristiana. I famigliari fecero di tutto perché lasciasse la fede. Rimasta orfana diede tutto ai poveri e si ritirò in solitudine, ma raggiunta dai soldati fu incarcerata e uccisa nel 2° sec. al tempo dell’imperatore Adriano.



49. Santa Greca martire di Decimomannu
Festa 27 settembre
Nacque nel 284 a Decimomannu, da genitori cristiani originari della Grecia. Vissuta al tempo di Diocleziano al suo rifiuto di sacrificare agli idoli pagani, fu denunciata, torturata e uccisa di spada nel 304



50. Santa Imbenia, martire
Festa 3 gennaio
Nacque a Cuglieri da una famiglia cristiana e fu martirizzata al tempo dell’imperatore Diocleziano


51. Sante Lussoria e Giovina, martiri
Vissute a Cagliari in epoca non precisa.



52. Santa Olimpia, martire
Festa 17 dicembre
Nacque a Selargius. Con grande carità e pericolo visitava e portava conforto ai cristiani incarcerati. Scoperta venne arrestata e decapitata nel 304.



53. Santa Prisca, vergine e martire
Festa 5 maggio
Nacque a San Sperate, ove visse santamente e subì il martirio nel III sec.



54. Santa Reparata, vergine e martire
Festa 2 maggio
Nacque a Cagliari da nobile famiglia. Morì martire a cinquantasei anni con Acasio, Teodoro e Gennaro al tempo dell’imperatore Traiano



55. Santa Restituta, martire
Festa 17 maggio
Nacque a Cagliari, da genitori cristiani. Sposò un giovane di nome Cecilio di nobile famiglia e cristiano. Madre di sant’ Eusebio, vescovo di Vercelli e di Eusebia. Fatto prigioniero il marito e condotto a Roma, lo raggiunse con i figli. Lasciati poi i figli a Roma ritornò in Sardegna, ritirandosi nella zona di Stampace. Scoperta dagli idolatri subì il martirio nel 311.



56. Santa Vitalia, martire
s. Vida o Fida, o Ida o Seda, festa 14 novembre
Santa Vitalia nacque a Cagliari in data imprecisata nei primi anni del secondo secolo dopo Cristo. Sospettata insieme all’amica Lucifera di essere cristiana, durante il regno del imperatore Adriano. (117 – 138); venne condannata a morte il 14 novembre dell’anno 120 .
Assieme all’amica vennero condotte all’anfiteatro romano di Cagliari detto “Coliseum” per essere sbranate dalle fiere; ma le bestie si accovacciarono ai loro piedi. Allora, vennero sottoposte a terribili supplizi e decapitate.



57. Santa Vittoria, martire
s. Itroxia, festa 16 giugno
Nacque a Cagliari, morì martire a Sinnai sotto l’imperatore Adriano.



58. Beato Andrea. francescano di Sardegna martire
b. Andria o Uria
Di origine sarda , si recò nella Bosnia per convertire gli eretici Bogumili. Venne martirizzato nel 1349



59. Beato Giovanni Parenti, franncescano
Di origine umbra seguace di san Francesco, giunse in Sardegna nel 1237 a Bottida nel convento dei francescani ove morì nel 1250 venerato come santo dalla popolazione locale.



60. Beato Goffredo abate di Sorres, monaco cistercense
Nato in Francia , monaco cistercense di Clairvaux .Uomo di preghiera e di fede. Fu nominato vescovo di Sorres nel 1171.



61. Beato Gonario II de Lacon-Gunale
Nato a de Lacon-Gunale nel 1113 fu giudice del Giudicato di Torres dal 1127 al 1153. Quarantenne e rimasto vedovo, Gonario si mise alla ricerca di quella serenità e pace interiore che trovò nell' inconfronto avuto con San Bernardo. Gonario, pertanto, perse interesse per le cose di questo mondo e decise di abbandonare il potere ed il governo del giudicato. Dopo aver confermato le assegnazioni territoriali ai figli, abdicò a favore del primogenito Barisone. Con la madre Marcusa si recò in Sicilia e a Messina fondò l'ospedale di S. Giovanni d'Oltremare (dove Marcusa fu sepolta anni dopo). Quindi si diresse immediatamente a Abbazia di Chiaravalle (Clairvaux) per farsi monaco Cistercense. Si rifugiò in una grotta per fare penitenza prima di entrare nella casa madre dei cistercensi nel 1154, pochi mesi dopo la morte di San Bernardo. Gonario visse nel monastero a lungo. Morì vecchio, forse nel 1182, in fama di santità.
Secondo la tradizione la chiesa di Nostra Signora de Gonare, tra Orani e Sarule, apice meridionale del Giudicato di Torres, venne fatta edificare da Gonario II sulla vetta del Monte Gonare (1083 m s.l.m.) per sciogliere un voto alla Madonna. Al rientro dal viaggio in Terra santa, al largo del Golfo di Orosei, Gonario avrebbe rischiato di fare naufragio. Egli si appellò alla Vergine dopo di che gli apparse in miracolo la visione di un monte che gli servì per orientarsi verso la terra ferma salvandosi da morte certa. In quel monte (che si chiama Monte Gonare) il giudice fondò, come riconoscimento della grazia ricevuta, il santuario della Madonna di Gonare. Lo scampato naufragio ed il sogno sulla Madonna furono forse alla base della scelta monastica.



62. Beato Nicola da Gesturi, laico cappuccino
Il suo nome da laico era Giovanni Medda, nacque il 5 agosto 1882 a Gesturi (Cagliari) archidiocesi di Oristano, sesto dei sette figli di Giovanni Medda e Priama Cogoni Zedda, di umili condizioni sociali ma onesti e religiosi.
A quattro anni nel 1886, secondo le usanze del tempo, ricevette la Cresima; a 14 anni, il 18 dicembre 1896 Giovanni Medda ricevette la Prima Comunione e da allora prese a vivere tutto teso verso la virtù e la santificazione.
Aveva 29 anni quando nel marzo 1911, presentato da un’ottima relazione del parroco di Gesturi, entrò nel convento cappuccino di S. Antonio a Cagliari, come Terziario oblato.
Dopo due anni, il 30 ottobre 1913 vestì l’abito cappuccino prendendo il nome di fra’ Nicola; qualche mese dopo fu trasferito al convento di Sanluri, dove fece l’anno di noviziato ed emise la prima professione solenne. Fu altalenante fra il convento cappuccino di Sanluri (CA), quelli di Sassari, Oristano, Cagliari, e di nuovo a Sanluri. Nel 1924 venne trasferito a Cagliari, con l’incarico della questua in città.
E per 34 anni svolse questo delicato compito con tenacia e pazienza; sempre percorrendo a piedi con ogni tempo, pioggia, freddo, caldo, chilometri e chilometri; chiedendo la carità in nome di s. Francesco, sempre con le stesse parole, ricevendo l’offerta per i bisogni del convento e per la carità francescana, ma anche offese, ingiurie e prese in giro, da chi vedeva nel questuante un fannullone e un buono a nulla.
Man mano che gli anni passavano la sua figura divenne sempre più popolare per Cagliari e paesi vicini; molti lo avvicinavano per chiedere consigli, domandavano preghiere, lo invitavano ad entrare in casa e negli ospedali, per dare conforto agli ammalati; si verificarono guarigioni improvvise e aumentò così la sua fama.
Il silenzio fu la sua costante caratteristica, sia quando riceveva che quando dava, l’interrompeva soltanto per ricordare la volontà di Dio. Il 1° giugno 1958, stremato nel fisico, si presentò al Padre Guardiano e gli disse: “Padre non ne posso più” e chiese di essere esonerato dalla questua. Si spense serenamente l’8 giugno 1958 a 76 anni.



63. Beata Antonia Mesina, martire della purezza
Festa 17 maggio
Antonia, seconda dei dieci figli di Agostino Mesina e di Grazia Rubanu, nacque il 21 giugno 1919 ad Orgosolo in provincia di Nuoro. Fu battezzata nella parrocchia di S. Pietro,  e come si usava allora, venne cresimata il 10 novembre 1920 quando aveva nemmeno due anni; all’età di sette anni fece la Prima Comunione.
Antonia Mesina si formò alla scuola della Gioventù Femminile d’Azione Cattolica e dal 1929 al 1931 ne fece parte come ‘beniamina’ e dal 1934 al 1935 come socia effettiva, fu colma di pietà semplice e fervorosa, generosa nella dedizione alla sua famiglia, dando rispetto e carità verso tutti.
Di carattere riservato e deciso, tipico della personalità delle donne barbaricine, evitò tutto ciò che poteva offuscare il suo buon nome e la sua modestia.
Il 17 maggio 1935, dopo aver partecipato alla celebrazione della Messa nella parrocchia di S. Pietro e ricevuta la S. Comunione, si recò nel bosco circostante per raccogliere la legna, secondo le consuetudini per le necessità della famiglia; quando venne trovata da un giovane compaesano, il quale tentò di abusarne, ma lei  resisté alla insana passione di lui; il giovane accecato dal rifiuto, l’aggredì con violenza massacrandola con colpi di pietra, si contarono 74 ferite.
Così morì difendendo la sua purezza Antonia Mesina di soli 16 anni.
Papa Giovanni Paolo II ha beatificata questa figlia di Sardegna il 4 ottobre 1987.



64. Beata Giuseppina Nicoli, religiosa Figlia della carità
Festa 16 ottobre
Giuseppina Nicoli nacque a Casatisma (Pavia), in una famiglia molto religiosa, il 16 novembre 1863. La giovane studiò a Voghera e a Pavia, conseguendo con ottimi voti il diploma di maestra e coltivando nel cuore il desiderio di dedicarsi all'istruzione dei poveri. Attratta dal carisma vincenziano, divenne una Figlia della Carità. Giunse a Torino, nella casa centrale di S. Salvario, il 24 settembre 1883. Aveva solo ventuno anni quando fu inviata in Sardegna Il suo primo incarico fu quello di insegnare al Conservatorio della Provvidenza di Cagliari; così diede inizio alla missione che avrebbe contraddistinto la sua vita: istruire i giovani, diffondendo la conoscenza del Vangelo. Cominciò con gli studenti e gli operai che chiamò “Luigini” (protetti da S. Luigi). La comunità di Sassari, nel 1899, necessitava di una superiora (detta suor servente) e la scelta cadde su suor Nicoli. L'apostolato di suor Giuseppina fu straordinario. Tanto terreno fertile fu lasciato nel 1910, quando tornò nella capitale sabauda, a S. Salvario, con il compito di coordinare come economa provinciale un centinaio di comunità locali e alcune migliaia di suore. Nel 1914 ritornò in sardegna e fu mandata all’Asilo della Marina di Cagliari. Si era all'inizio della Grande Guerra e nei locali dell’Asilo si allestì un ospedale per i feriti. Superata l'emergenza suor Nicoli diede vita ad una serie eccezionale di opere: fondò le Damine di Carità che riparavano e cucivano abiti per i poveri, curavano l'assistenza domiciliare del quartiere e la colonia estiva per i bambini rachitici. Diresse le Figlie di Maria tra cui nacquero numerose vocazioni religiose, fece conoscere in città l'opera della Propagazione della Fede e della Santa Infanzia, aprì il Circolo di S. Teresa, primo nucleo della futura Azione Cattolica femminile cittadina. Fondò i Giuseppini (protetti da S. Giuseppe), ragazzi che provenivano da quelle famiglie borghesi che per pregiudizio impedivano ai figli di frequentare il catechismo con i poveri. Si preoccupò delle giovani che dalle campagne andavano a servizio dei signori della città, le "Zitine", (protette da s. Zita); riunì per ritiri spirituali migliaia di operai che lavoravano alla Fabbrica dei Tabacchi. Si interessò delle giovani della borghesia, che chiamò Dorotee (protette da S. Dorotea), tra le quali alcune divennero ottime maestre. Un'attenzione tutta particolare fu rivolta ai ragazzi di strada, spesso orfani, che presso il porto e il mercato sbarcavano il lunario facendo i facchini. Ne accolse a centinaia senza allontanarli dal loro ambiente, li istruì, preparandoli ad un lavoro dignitoso. Erano conosciuti come i “marianelli”, i monelli di Maria.
Si contraddistinse sempre per una santa allegria . Fu grande la sua devozione mariana. Suor Giuseppina fu guida per molte sue consorelle.
Aveva poco più di sessant'anni quando una broncopolmonite la costrinse a letto. Spirò alle 9 del mattino del 31 dicembre 1924.



65. Beata Maria Gabriella Sagheddu, monaca trappista
Maria Sagheddu (1914-1939) nacque a Dorgali, in Sardegna, da una famiglia di pastori.
Le testimonianze del periodo della sua infanzia e adolescenza ci parlano di un carattere ostinato, critico, contestatario, ribelle, ma con un forte senso del dovere, della fedeltà, dell'obbedienza pur dentro apparenze contraddittorie: "Obbediva brontolando, ma era docile". "Diceva di no, tuttavia andava subito", dicono di lei.
Ciò che tutti notarono fu il cambiamento che avvenne in lei a diciotto anni: a poco a poco si addolcì, scomparvero gli scatti d'ira, acquistò un profilo pensoso e austero, dolce e riservato; crebbero in lei lo spirito di preghiera e la carità; comparve una nuova sensibilità ecclesiale ed apostolica; si iscrisse all'Azione Cattolica.
A ventun anni scelse di consacrarsi a Dio e, seguendo le indicazioni del suo padre spirituale, entrò nel monastero della trappa di Grottaferrata.
In noviziato aveva il timore di essere rimandata, ma dopo la professione, vinto questo timore, prese spazio un abbandono tranquillo e sicuro, che generò in lei la tensione al sacrificio totale di sé: "Ora fa Tu", diceva semplicemente.
Alla conoscenza della divisione dei cristiani, Suor Maria Gabriella si sentì coinvolta e spinta ad offrire la sua giovane vita per l’Ecumenismo.
La tubercolosi si manifestò nel corpo della giovane suora, sino ad allora sanissimo, dal giorno stesso della sua offerta, portandola alla morte in quindici mesi di sofferenza.
La sera del 23 aprile 1939 Gabriella concluse la sua lunga agonia, totalmente abbandonata alla volontà di Dio, mentre le campane suonavano a distesa, alla fine dei vespri della domenica del Buon Pastore, in cui il Vangelo proclamava: "Ci sarà un solo ovile e un solo pastore".



66. Ven. Padre Gian Domenico Aresi o Aresu, martire
Nato a Tertenia nel 1605 entro diciassettenne dai Gesuiti. Sacerdote, maestro dei novizi, fu missionario nelle Filippine. Venne ucciso mentre predicava in chiesa a Cabalian nel 1645.



67. Ven. Giuseppe Monserrato, sacerdote francescano conventuale
Visse quasi sempre nel convento dei padri francescani conventuali di Castelsardo, dove fu guardiano e commissario del Terz'Ordine. Di vita santa e maestro di perfezione per le anime, operò prodigi, scrutò i cuori, predisse il futuro. Morì a Castelsardo nel 1716. La sua immagine è tra i venerabili dell'ordine. È chiamato "beato Giuseppe" dai castellanesi, che ancora accendono lumi sulla sua tomba.



68. Ven. Mons Virgilio Angioni, sacerdote fondatore
Nacque a Quartu Sant'Elena, il 14 novembre 1878. Sacerdote di Cagliari svolse l'apostolatocome parroco di san Giacomo. Fondò il settimamale: Il lavotatore e il quindicinale: Il bollettino dei parroci.Fondò l'Opera  delle Figlie di Maria Santissima Madre della Divina Provvidenza e del Buon Pastore di Cagliari per provvedere ai bambini, agli handicappati e agli anziani. Morì il 3 settembre 1947. È stato proclamato venerabile nel 2004.



69. Ven Elisabetta Sanna
Nata il 23 aprile 1788 a Codrongianos (Sardegna), non aveva tre mesi quando il vaiolo la lasciò così rattrappita nelle braccia che mai più poté alzar le mani alla fronte per il segno della Croce, nè lavarsi o vestirsi da sola: a stento portava il cibo alla bocca. Desiderava consacrarsi a Dio in perpetua castità ma, obbedendo alla madre, sposò Antonio M. Porcu Sini col quale visse diciotto anni in perfetta armonia, restando nel 1825 vedova con cinque figli.
Iscrittasi al Terz’Ordine francescano nel 1829, dal 1830 s’accostò quotidianamente alla mensa eucaristica. Con l’approvazione del confessore intraprese l’anno 1831 il pellegrinaggio in Terrasanta ma, giunta a Genova sprovvista di passaporto, decise di visitare almeno i santuari di Roma.
Qui peggiorando la sua salute, un medico dichiarò che il viaggio di ritorno l’avrevve esposta a grave pericolo. Elisabetta espose il caso a San Vincezo Pallotti il quale comprese essere volontà di Dio che rimanesse nell’Urbe e la rassicutò dicendole che dei suoi figlioli avrebbero preso cura il fratello sacerdote e la mamma.
Stabilitasi in Roma e rinunciato a quanto possedeva in patria, condusse una vita santa d’orazione e d’opere di pietà. Sopportate con eroica fortezza le tante sofferenze inviatele dal Signore, passò agli eterni riposi il 17 febbraio 1857 e, come aveva desiderato, venne sepolta a S. Salvatore in Onda. Leone XIII introdusse la causa di beatificazione di questa fulgida gloria del popolo sardo, e tutti sperano di vederla sugli altari.



70. Beata Maria Cristina di Savoia
Cagliari, 14 novembre 1812 - Napoli, 31 gennaio 1836
Maria Cristina di Savoia, figlia del re Vittorio Emanuele I e di Maria Teresa d’Asburgo, ricevette dai pii genitori una solida formazione cristiana. Nel 1832 sposò Ferdinando II, re delle Due Sicilie, e nel duplice stato di moglie e di regina fu modello luminoso di ogni virtù. Vera madre dei poveri, seppe farsi carico delle sofferenze del suo popolo, la cui promozione ideò ardite opere sociali. Morì ancora giovane, dopo aver dato alla luce il primogenito Francesco, tra l’unanime compianto della famiglia reale e del popolo napoletano. Fu sepolta nella basilica di Santa Chiara in Napoli. Il 6 maggio 1937 papa Pio XI dichiarò eroiche le sue virtù. Il 25 gennaio 2014 è stata proclamata beata.


71. Servo di Dio Angelino Cuccuru
Nacque a Sindia, Nuoro, 6 dicembre 1920. Frequentò la scuola elementare del suo paese con buon profitto. Nei suoi coetanei restò impresso il ricordo della sua condotta esemplare e del suo interesse per le materie scolastiche, in particolare per l’Insegnamento della Religione Cattolica. Degna di memoria da parte di compagni ed amici fu anche la sua particolare pietà: non mancava infatti mai all’Eucaristia domenicale ed alla Comunione. In certi periodi dell’anno era poi solito frequentare la chiesa anche nei giorni feriali, cosa non comune tra i ragazzi ed i giovani del paese. Particolare giovamento gli portò l’essere nato in una famiglia dai sentimenti profondamente cristiani.
Richiamato alle armi, ai primi di marzo del 1940 partì per San Remo e partecipò alle azioni di guerra contro la Francia. Nel luglio 1941 si mise in viaggio per il Fronte Russo. Il 10 giugno 1942 nella zona di Plasky, nei pressi del fiume Don, venne colpito fatalmente alla testa. La notte successiva, verso le due morì nell’Ospedale da campo di Rikowo, in Ucraina. Era il 11 giugno 1942.
Il ritratto spirituale del giovane Angelino traspare dai suoi scritti, consistenti in 150 lettere scritte durante il servizio militare tra il 1940 ed il 1942. La famiglia Cuccuru fu sempre concorde nell’affermare l’eccezionalità del suo comportamento, la preghiera prima del lavoro in campagna e dei pasti, la recita del Rosario in famiglia ogni sera sempre in ginocchio come suo padre Giovanni, la fiducia in Dio, l’assiduità nel duro lavoro di agricoltore, la grande disponibilità verso gli altri, un’allegria sempre composta con coetanei e parenti, uno spiccato interesse verso la Parola di Dio che il padre era solito ripetere o leggere direttamente dalla Bibbia. Il parroco monsignor Giuseppe Masia decise dunque di pubblicare una breve biografia, intitolata “Angelino Cuccuru. Il Caporale santo”.



72. Servo di Dio Antonino Pisano, novizio mercedario
Antonino Pisano, figlio di Stefano Pisano e di Raffaella Monni, nacque a Cagliari il 19 marzo 1907 e fin da piccolo dimostrò una grande devozione alla Madonna, venerata nel famoso Santuario di Bonaria; inoltre per la devozione verso il Ss. Sacramento fece parte del circolo ‘San Luigi’.
A 13 anni, il 23 ottobre 1920, entrò come aspirante alla vita religiosa, nel convento mercedario di Bonaria ; a causa di una forte miopia fu costretto però ad uscirne, ma tenace e perseverante appena migliorò in salute volle rientrarvi, iniziando il noviziato il 5 marzo 1922.
Emise i voti semplici l’8 dicembre 1923; si applicò con grande serietà ed impegno agli studi per sacerdote, ma anche nella perfetta osservanza della Regola dell’Ordine.
Nel mese di maggio del 1926 cominciò la sua Via Crucis con il manifestarsi di un male polmonare, da lui accettato con ammirabile serenità, che con alterni alti e bassi, lo condusse alla morte avvenuta a 20 anni, il 6 agosto 1927 a Cagliari.



73. Servo di Dio Mons Ernessto M. Piovella, vescovo
Nato a Milano 30 ottobre 1867 entrò tra gli Oblati di san Carlo. Fu Vescovo di Alghero, di Oristano infine a Cagliari il 28 mar. 1920 dove morì in fama di santità nel 1948. Notevole figura di pastore, attento alla religiosità popolare.



74. Servo di Dio Francesco Zirano, religioso francescano martire
Nato a Sassari nel 1564 entrò tra i francescani conventuali. Fu sacerdote pieno di carità, questa lo portò in Africa a redimere schiavi cristiani di Algeri, preoccupato che la lunghezza e la durezza della schiavitù non li inducesse a rinnegare la fede. Condannato come spia ad essere scorticato vivo, pur potendo evitare la morte facendosi maomettano preferì la morte, che affrontò pregando e chiedendo la luce della fede per gli stessi uccisori nel 1603. È in corso a Roma la causa di beatificazione per martirio.



75. Servo di Dio Felice Prinetti, sacerdote
Nacque a Voghera il 14 maggio 1842. Religioso oblati di Maria. Nel 1881 giunse a Caglairi cone segretario dell’Arcivescovo Mons Berchialla.Fu rettore del Seminario e fondatore delle Suore di san Giuseppe di Genoni. Nel 1892 ritornò in Piemonte. Morì a Pisa nel 1916



76. Servo di Dio Giovanni Soggiu, Vescovo e martire
Nasce nel 1883 a Corbello, Oristano si laurea in legge ad appena 22 anni. Prende però tutti in contropiede perché, a dispetto di chi già gli prevede una brillantissima carriera, a 25 anni va a farsi frate. Sacerdote nel 1912, parroco della cattedrale di Bosa appena due anni dopo, nel 1915 si trova al fronte con il ruolo di cappellano ufficiale della Brigata Sassari. Ritorna al suo amato saio nel 1918, a fare il maestro dei novizi e poi il Guardiano del convento di Oristano, ma che altrettanto prontamente fa bagaglio nel 1925 per andare missionario in Cina, in una distesa povera e montuosa di 25 mila chilometri quadrati con 2 milioni di abitanti. Guerre, guerriglie e scorribande di briganti agitano la zona e il padre Giovanni con i confratelli, tentata di pacificare gli animi e rincuorare i poveri cristiani. Lo conoscono come il missionario sempre sorridente, dall’affabilità inalterata, che aiuta senza far distinzioni e così imparano a volergli bene tutti, anche i non cristiani, Tre anni dopo, la missione viene eretta in prefettura apostolica autonoma e il padre Giovanni, è nominato prefetto apostolico. Furti di provviste, uccisioni per futili motivi, case ed uffici devastati e spesso incendiati sono all’ordine del giorno. È il 12 novembre 1930 la missione è assalita e devastata. Padre Giovanni viene torturato e ucciso.



77. Servo di Dio Giovanni Battista Manzella, sacerdote vincenziano
Religioso Vincenziano nacque a Soncino il 21 gennaio 1855. Nel novembre 1900 fu trasferito in Sardegna, al Seminario Tridentino di Sassari, in qualità di Direttore Spirituale. Nel 1927 fondò l’istituto delle Suore del Getsemani attorno alla confondatrice Madre Angela Marongiu. Grande predicatore delle Missioni al popolo. Muore a Sassari in concetto di santità il 23 ottobre 1937



78. Servo di Dio Raffaele Melis, sacerdote
Raffaele Melis nacque a Genoni nel 1886. Dopo aver frequentato con profitto le scuole elementari del paese, a 14 anni entrò nel Collegio-seminario dei Padri Oblati a Giaveno (Torino). Completò gli studi teologici a Roma all' Università Gregoriana. Il 10 aprile 1909 fu ordinato sacerdote nella Basilica di San Giovanni in Laterano. Nei suoi primi anni di sacerdozio fu impegnato nella direzione dei collegiali dell'Istituto. Nel 1915 venne chiamato alle armi come cappellano militare, svolgendo un'attività di apostolato negli ospedali militari come aiutante di un capitano medico.
Nel 1936 venne nominato parroco della chiesa di sant'Elena a Roma, dove la sua attività pastorale tornò ad emergere fino alla morte. La sua opera toccò il culmine durante i durissimi bombardamenti di Roma. Il 13 agosto 1943, durante il secondo bombardamento sulla città di Roma, venne colpita anche la zona del Pigneto. In quel momento passava un trenino dell'allora ferrovia Roma-Fiuggi-Alatri-Frosinone, pieno di rimpatriati dall'Africa, nelle immediate vicinanze della chiesa di Sant'Elena. Padre Raffaele Melis, accorse subito in soccorso ai feriti e per impartire l'estrema unzione ai morti, ma rimase vittima di una seconda ondata di bombe. Venne trovato con il volto squarciato dall'esplosione, con l'Olio santo nella mano sinistra, e la mano destra rimasta nell'atto di amministrare il sacramento ai feriti e ai morti.



79. Servo di Dio Tommaso Polla, religioso francescano
Francescano conventuale, versato per la musica. Nacque a Cagliari nel 1615. Fu nei conventi di Firenze, Napoli. Lasciata la musica si ritirò a Vietri conducendo una vita austera. Per la fama di santità molti accorrevano a lui e fu trasferito a Giffoni ove si prodigò eroicamente durante la peste. Poi fu inviato ad Amalfi e dopo quattro anni a Cagliari. Si rinnovò la fama di santità anche con dei miracoli, perciò si ritirò nel convento di s. Barbara a Capoterra. Morì nel 1663.



80. Serva di Dio Carolina Damele
Carloforte 27 maggio 1883- Gaeta 25 marzo 1952. Catechista, attiva nell’apostolato parrocchiale. Nel 1952 entrò come laica dalle Suore Compassionarie di Roma dedicandosi ai poveri, agli ammalati e agli orfani.



81. Serva di Dio Edvige Carboni
Pozzomaggiore (SS) 3 maggio 1880- Roma-Albano 17 febbraio 1952
Tutta la sua vita fu preghiera; pregava mentre lavorava, quando riassettava la casa, quando ricamava; non conosceva l’ozio e si recava in chiesa solo dopo aver terminato i suoi doveri.
Fu stimata ed apprezzata da molti sacerdoti come il Servo di Dio P. G. Battista Manzella, Mons. Ernesto Maria Piovella, il Beato Don Orione, P. Felice Cappello, Padre Pio da Pietrelcina e il Passionista Ignazio Parmeggiani, suo ultimo confessore.
I fenomeni mistici nella sua vita furono numerosissimi (bilocazioni, estasi, visioni di santi, persecuzioni diaboliche, misteriosi profumi) e culminarono quando, all’età di trent’anni circa, ricevette le stimmate mentre pregava davanti a un crocifisso ligneo regalatole dal parroco don Carta. Gesù le chiese se voleva soffrire con Lui; Edvige accettò per suo amore ed ebbe impressi nelle mani, nel costato e nei piedi, i segni della Passione del suo Signore. Lei li custodì in segreto come un tesoro prezioso; era qualcosa più grande di lei.
Dopo la morte della madre, nel 1929, insieme al vecchio padre, dovette lasciare il suo paese natale per trasferirsi nel Lazio con la sorella Paolina insegnante. Dopo essere state in diverse località si stabilirono a Roma nel 1938.



82. Serva di Dio Leontina Sotgiu
Sassari 13 genn 1882 – Iglesias 28 sett 1957
Vita intensa di preghiera, unione a Cristo Crocifisso, si fece vittima per i peccatori.



83. Serva di Dio Simona Tronci
Cagliari 13 ott 1960-18 apr 1984
Fu battezzata nella parrocchia di s. Paolo a Cagliari. Compì regolarmente gli studi di indirizzo classico con ottimi risultati.. Si iscrisse in un primo momento a Giurisprudenza per poi passare nel 1979 alla facoltà teologica dei Gesuiti di Cagliari. Insegnò religione nelle scuole statali, si dedicò allo sport, era fidanzata. Amava la musica, era vivace, allegra, battaglietra e innamorata della vita. Insoddisfatta cercò qualcosa di più frequentando un gruppo di spiritualità chiamato “primavera”. A 22 anni inizia il calvario della malattia che dopo innumerevoli cure interventi e ricoveri accettati con amore e fede si concluderà il 18 aprile 1984. Il dolore non le impedì di amare Dio per il dono della vita e a Lui rese grazie per tutto ciò che aveva: dalle cose materiali agli affetti, dai famigliari agli amici e al fidanzato e diceva:"Tutto è dono di Dio".



84. Don Antonio Loi, sacerdote
Decimoputzu 1936-1965. Fu ordinato sacerdote nel 1963. Affetto da tumore, si spense nella preghiera, profondendo a quanti lo andavano a trovare serenità, luce e senso cristiano della vita.



85. Mons Antonio Giuseppe Angioni , Vescovo
Bortigali 1910-Pavia 1991, Seguì la vocazione al sacerdozio e fu ordinato nel 1933. Svolse la mansione di Vicerettore del Seminario di Ozieri. Dopo due anni fu incaricato come direttore spirituale. Nel 1945 fu chiamato a svolgere lo stesso ministero nel Seminario regionale di Viterbo. Nel 1950 in quello di Bologna. Nel 1962 fu consacrato Vescovo prima a Pisa, poi a s.Miniato in fine a Pavia.Solerte pastore diede impulso alla collaborazione con le Missioni. Sostenne in particolare la diocesi brasiliana di Rio Preto.



86. Francesco Ortolano, religioso
Cagliari 1544. Attratto dalla vita religiosa entrò dai Gesuiti. Rimase umile fratello laico, di vita interiore profonda. Fu a servizio pei poveri e dei sofferenti. Ricco di doni spirituali. Morì in concetto di santità a Cagliari 1623




87. Padre Giovanni Antonio Solinas, gesuita martire

Oliena 1643. A vent’anni entrò dai Gesuiti di Cagliari. Fu ordinato sacerdote a Siviglia nel 1673 e l’anno seguente partì per il Brasile come missionario. Imparò la lingua degli indios. Nel 1683 durante una missione nella foresta amazzonica venne trucidato.



88. Fra Nazareno da Pula, laico appuccino
Nacque a Pula 21 gennaio 1911 da una famiglia di agricoltori. Si chiamava Giovanni Zucca. Aiutava nel lavoro dei campi, Nel 1936 aprì un’attività in Africa Orientale. Con la guerra fu arruolato e poi fatto prigioniero in Kenia fino al 1946. Ritornato in Italia tormentato dall’ aver trascorso la vita senza senso, decise di andare a trovare P.Pio L’incontro fu decisivo, di ritorno in Sardegna chiese e ottenne di entrare nel convento dei cappuccini di Cagliari: era il 1950. Passò da un convento all’altro fino a quanto dopo la morte di fra Nicola, fu incaricato della questua a Cagliari. Uomo di preghiera e di doni spirituali fu amato e ricercato dalla gente. Negli ultimi anni si ritirò a Pula dove riceveva in continuazione tanti fedeli. Si adoperò per la costruzione di una chiesa. Morì a Cagliari il 29 febbraio 1992. Traslato a Pula nel 1993.



89. Fra Nicola da s.Vero Milis, cappuccino
Nacque nel 1631. A vent’anni entrò dai cappuccini di Cagliari. Era devotissimo della Passione di Cristo. Ebbe doni e carismi. Si prodigò per i poveri e gli ammalati.. Morì nel 1707.



90. Fra Paolo Perria da Cuglieri, cappuccino
Nacque nel 1650 a Cuglieri. Nel 1672 si fece cappuccino laico. Fu religioso di grande preghiera , penitenza e carismi.
Come questuante cerco di portare carità e consolazione alla povera gente. Morì nel 1727



91. Don Salvatore Vico, sacerdote fondatore
Nacque a La Maddalena (Sassari) il 12 agosto 1896 . Seguì la vocazione sacerdotale entrando nel seminario di Tempio.
Fu incaricato della formazione spirituale dei seminaristi e nel 1919 divenne sacerdote. Nella sua sensibilità verso i poveri nel 1922 aprì un orfanotrofio. Quando nel 1923 divenne parroco della Cattedrale di Tempio diede impulso all’Azione Cattolica e fondò l’istituto religioso “Figlie di Gesù Crocifisso” per l’istruzione religiosa dei pastori, l’assistenza agli handicappati, e l’aiuto alle missioni.. Morì a 95 anni



92. Madre Angela Marongiu, fondatrice
Nacque a Sassari 1954 . Fin da piccola coltivò intensamente la vita spirituale. Dall l’incontro con Padre Manzella nacque il progetto di fondare un istituto di suore con la missione catechistica e caritativa: le Suore del Getsemani.
Nel 1927 a Sassari aprì la prima casa con 12 suore. Morì nel 1936



93. Angela Carta
Sassari 1931-1985. Trentacinque anni di croci e sofferenze. Anima orante e sofferente. Durante i lunghi anni di malattia divenne madre e consigliera di tanti che andavano a trovarla.



94. Anna Bachis, suora clarissa
Siliqua 1924- Montagnana1985. Dopo i primi anni della fanciullezza vissuti nella normalità, a 14 anni sentì il fascino della vita religiosa. Ma fu ostacolata dai familiari. Nel frattempo conobbe le Suore Missionarie Saveriane di Parma e a 34 anni finalmente potè coronare il suo sogno. Un’esperienza di tre anni, perché il Signore la chiamava alla vita contemplativa. Così entrò nel monastero dalle Clarisse di Fano (Modena) percorrendo una via di intensa vita spirituale e contemplativa.



95. Madre Ildegarde Cabitza, monaca benedettina
Nacque a Gonnosfanadiga nel 1905 conseguì la laurea in Lettere e Filosofia a Roma. Nel suo cuore si fa vivo il desiderio di consacrarsi a Dio e nel frattempo opera attivamente nell’ Azione Cattolica di Roma. Conosce il padre benedettino Emanuele Caronti e sotto la sua guida spiritale nel 1930 entra nel Monastero Benedettino di Eboli.
Divenne abbadessa del monastero di Rosano (FI) ove morì nel 1959 all’età di 54 anni.



96. Madre Maddalena Brigaglia
Tempio 1900-1970. Impegnatissima nelle opere pastorali e assistenziali caritative. Insieme a Mons Vico collaborò alla fondazione delle suore “Figlie di Gesù Crocifisso”. Si dedicò totalmente al prossimo sofferente.



97. Madre Paola Mazzeddu, fondatrice
Nacque ad Aggius nel 1913, frequentò regolarmente la scuola e la parrocchia. Si iscrisse all’Azione cattolica. Nel 1943 la Madonna le manifestò la fondazione delle “Figlie di Mater Purissima”, le celestine con lo scopo di predicare il vangelo Muore a Tempio nel 1972.



98. Lucia Zatrillas
Nacque a Cuglieri da genitori spagnoli. Fin dalla giovinezza si dedica alla preghiera, alle opere di carità. Si iscrisse al Terzo Ordine dei Servi di Maria. Morì nel 1550.