Ognissanti di Arzignano

ai suoi emigrati

NATALE 2000

 

in questo numero:

Nadale di Severino Chiarello Monforte
Cara Arzignano di Mariariosa Scolari
Rinasce il Clan Scout Pegaso dei giovani del Clan Scout
Vita del Mattarello: si vede poco

ma c'è molto: Epicentro Giovani

di Giuseppe Corato
Karibuni (benvenuti) di Daniele Concato
Carissimi amici del Sindaco Gianfranco Signorin
Il quartiere Mantovano di Claudio Spreggiero e Paola Frighetto
Libri pubblicati del bibliofilo arzignanese

Nadale

Festa grande, a Nadale.

Festa che mete ‘l mondo

in grande movimento;

che tuti sente drento

ne’ l’intimo, nel core,

de ogni rassa i sia,

o Stato, o de colore.

Pì vivo se fa ‘1 prete

in te ‘sto giorno belo

che usare ‘1 pol la rete

donà a lu dal çielo.

In te ‘sto giorno santo,

Natività de Dio

lu se tirava drio

le anime contente,

in pace tra de lore

che’l grande Salvatore

le ‘ndava là a pregare

zo messo drento un grepio

de un picolo presepio.

Par preparàr ‘sto giorno,

‘sta festa de Nadale,

pa’l prete de montagna

no’ ghèra che ‘ndar ‘torno;

vestire ben la cesa

co’ paramenti a festa:

candele nòve in gresta

ai marmi de l’altare

e lustri, PI de ieri,

i tanti candelieri;

cussì ogni altro oracolo

intorno al tabernacolo.

Le comuniòn, ze alquante!

Quel dì in tanti i crede

e grande ‘1 ze ‘1 dafare

a impastàr particole,

tajarle in tondo fora

par impostarghe sora

l’impronta de la fede;

a confessare tuti:

i mocoli, i cantori,

i tusi da dotrina,

i sposi, le sposete,

i veci e le vecete

e, dopo ‘sta fadiga

che far lo fa star male,

dire tre messe in fila

quel giorno de Nadale.

I giorni, lo se sa,

i scapa in pressa via,

cussì che drento in cesa,

o anca in sacrestia,

el prete col campanaro

o qualche dona pia,

el preparava ‘1 grepio:

un picolo presepio.

El çielo ‘1 lo faséa

de carta piturà

e co’ la carta stagna,

tacà una par una,

el ghe metéa le stéle

e, ben centrà, la luna.

Doprando un fil de revo

e penelà de cola,

a oriente e ocidente,

i angeli che vola

e drento ‘te la grota,

su ‘na brassà de paja,

fra ‘1 bò e l’asinelo,

la statua fata in gesso

del caro Bambinelo.

Vissìn, che i se lo tende,

el Bepi e la Madona

e ‘torno a la capana

na sparpajà corona

de òmini pastori

c’avèa vestiti antichi

dai tanti bei colori.

Pareva le slusesse

le stéle tacà via

e, a ben vardar la scena,

co’ un po’ de fantasia,

che i angeli volasse

sui fili picà via;

che tuto se movesse

in quela santa stia.

Presepio de l’amore,

do’ ‘torno a quel Signore

no’ ghéra ori e arzenti

o slùseghi pagani,

ma i ciari tremolà

de picoli mmmi;

po’, tanti oci, atenti,

de mame e de putini

che, inzenocià ‘t’i banchi,

co’ mezo fià pregava.

Davanti là ghe ‘ndava

sia ‘1 mondo straco e vecio

che ‘1 mondo ancor putelo

e sòto quel bel çielo,

in carta piturà,

rideva el Dio de amore

de questa umanità.

(Severino Chiarello Monforte da: “Vita da Prete” Ediz. Cora – Arzignano)

 

Cara Arzignano…

Pioggia battente… a catinelle, incessante, a dirotto, acqua che trascina, travolge, devasta, porta la morte.

Questo ci ha riservato l’autunno del 2000.

La pioggia, che ha coperto di nuvole basse e dense la Calvarina per due lunghi mesi, ha spento il colore acceso del bosco e lo ha ingrigito, intristito…

Non solo la bellezza è stata offuscata, ma grande è stato il danno.

I monti hanno franato, le strade sono state cancellate, le case abbattute, i raccolti distrutti…

Tutto il Nord ha sofferto; dalla Liguria al Trentino… Un po’ meno la nostra valle, dove gli argini hanno tenuto, le rogge sono defluite senza danni importanti.

Poi è arrivato l’inverno con le prime nebbie, le brine mattutine e qualche giornata di pallido sole.

Mettiamo da parte le malinconie metereologiche e lasciamoci contagiare piuttosto dai preparativi esteriori che il nostro Paese appronta per il Natale così vicino. La Piazza ha già il suo grande abete pieno di piccole luci bianche con la stella cometa sulla punta; le vie principali hanno riacceso tante stelle luminose; i negozi hanno allestito a gare le vetrine; è piacevole uscire verso sera e scoprire un centro accogliente e animato.

Grazie agli Assessorati alla Cultura e al Commercio, ognuno (dal bambino all’anziano) trova occasione per vivere lietamente il clima natalizio. L’accensione dell’albero, avvenuta il 3 dicembre, ha dato il via alle manifestazioni come la ritrovata stagione teatrale al Mattarello, i concerti prestigiosi nelle chiese del centro e delle frazioni, i “Crodaioli” immancabili all’appuntamento che assegna il Premio della Bontà e che augura il Buon Natale “Sotto l’Albero” il giorno della Vigilia. Non mancano i nostri giovani del Mattarello a portarci per le vie del paese i canti della Stella e a sostenere una tradizione così antica e cara agli arzignanesi: li ringraziamo profondamente.

E poi canti tradizionali, canti moderni sulle piazze e nelle vie, ritornate ad essere luogo di incontro e di cultura.

Non ci lasciamo però travolgere dalla frenesia delle feste da preparare solo esteriormente, ma abbiamo tanti momenti per la riflessone e per la preghiera. A ognuno di noi il desiderio e la buona volontà di non lasciarceli sfuggire!

Questo Avvento porta a compimento il Grande Giubileo del 2000. Perciò è un momento speciale ed unico per viverne la grande spiritualità che lo anima. Ogni domenica la Parola ci invita a raddrizzare i sentieri e a porci con impegno a vivere uno stile di vita più semplice e più sobrio.

E’ stata tenuta al Mattarello una serata di informazione per aiutarci a operare scelte e a usare strumenti solidali nei riguardi dei popoli impoveriti del Terzo Mondo. Espressioni come: consumo critico, mercato equo e solidale, bilanci di giustizia delle famiglie e delle comunità, autotassazione a favore di progetti di giustizia, Banca Etica…, devono diventare usuali per noi e creare una mentalità più aperta e consapevole dei doveri di giustizia che abbiamo verso l’umanità intera. Perché queste non siamo solo parole, ma si traducano in concreti gesti, sia pur piccoli, la Parrocchia insieme alla Diocesi e alla Chiesa italiana, propone di evitare gli eccessi consumistici, specialmente nel clima natalizio, per contribuire alla cancellazione del Debito Estero per i paesi poveri , in particolare a favore dello Zambia e della Guinea (come già vi dissi la scorsa volta).

A tale proposito il Consiglio Pastorale diocesano attraverso “La Voce dei Berici” ha pubblicato una nota sulle dimensioni che ha assunto il dramma della miseria nel mondo.

La nota si interroga sulle cause e trasmette i tentativi concreti di soluzione avvenuti (germi da coltivare); sollecita i credenti a non avere paura di mettere al centro delle proprie preoccupazioni la vita e le sofferenze dei poveri.

Il nostro Gruppo Missionario Giovanile, molto attento a questo problema, ha allestito all’inizio dell’Avvento un mercatino “equo e solidale”.

E’ di questo gruppo la proposta di condivisione, in questo anno giubilare, per quattro progetti a favore dei più poveri.

Ricordate?

  1. per la “Pastorale della Criança” nell’Isola di Marajò (Brasile)
  2. per la “Comunità dei Benjamins” a Belém (Brasile)
  3. per l’acquisto di riso a favore della Sierra Leone (Africa)
  4. per attivare 29 adozioni a distanza in Belèm (Brasile)

Fino al 20 dicembre scorso la Comunità di Ognissanti ha offerto oltre 53 milioni a favore di questi 4 progetti.

I beneficiari hanno ringraziato per la generosità e per la sollecitudine degli aiuti inviati.

Sempre in questo fine Anno Santo sono da sottolineare 2 pellegrinaggi giubilari:

L’8 ottobre scorso i gruppi di pellegrini provenienti da tutta la valle si sono incontrati, alcuni a Villaggio Giardino, altri ai piedi dell’ospedale, altri ancora lungo la Via Calpeda per confluire, a piedi, in preghiera alla Chiesa della Visitazione di Maria a Castello. Il Vescovo ha presieduto la solenne Eucarestia.

A tutti, in quell’occasione è stato chiesto di offrire un contributo corrispettivo di una rinuncia (divertimento o pranzo) allo scopo di contribuire alla riduzione del debito internazionale (sono stati raccolti circa 43 milioni di lire).

In preparazione a questo evento, nella settimana precedente, don Flavio Grendele, direttore dell’Ufficio Diocesano per la pastorale del lavoro, ci ha aiutati a saperne di più sul “debito estero dei paesi poveri” durante due incontri tenuti al Mattarello.

 

Bakhita

Il 1° ottobre a Roma, sotto un diluvio di pioggia, più di 5000 pellegrini vicentini (provenienti soprattutto da Schio, ma circa 200 anche da Arzignano) hanno assistito al rito solenne della canonizzazione di Madre Giuseppina Bakhita, la “madre moretta”, che visse la sua vocazione in Veneto, in particolare a Schio, ove morì nel 1947.

Nata nel Sudan (Africa), venne rapita a 7 anni e venduta schiava.

Subì la tortura, l’umiliazione, la paura fino a quando fu venduta all’agente consolare italiano che la portò con sé a venezia. La Provvidenza, che aveva per lei un grande disegno d’amore, la fece incontrare con la fede cristiana e con le madri canossiane.

Il suo motto fu “come vol el Paron” e la sua vita di consacrata fu un abbandono totale all’amore del Signore e una testimonianza di carità semplice.

Giovanni Paolo II ha definito Bakhita “modello di emancipazione femminile nella società contemporanea”, ove purtroppo un enorme numero di donne continua ad esser vittima della violenza.

Le celebrazioni in onore della nuova Santa, che noi vicentini sentiamo nostra, sono proseguite nella cattedrale di Vicenza, dove l’urna con il suo corpo è stata esposta dal 21 al 24 ottobre, prima di ritornare a Schio.

Bakhita, questa piccola e grande santa “moretta” ci fa pensare ai nostri missionari che si spendono con generosità pur fra mille difficoltà. Stiano certi del nostro sostegno nella preghiera e nell’aiuto concreto.

Siamo stati lieti di incontrare quest’estate Padre Sergio Boscardin, che nei tre mesi trascorsi in famiglia si è generosamente prestato ad aiutarci in parrocchia.

A novembre, quando è rientrato a Belém (Brasile), ha portato con sé il ricordo e il grazie di tutti noi.

Abbiamo incontrato anche Padre Giovanni Gentilin, missionario canossiano a Tondo, la popolosa e poverissima sona periferica di Manila nelle Filippine.

Proprio nella giornata delle migrazioni egli ha dato una forte testimonianza, illustrata con foto esposte in Duomo, sulla difficile realtà, anche politica, della sua gente.

Nel suo paese natale, da tempo, ha incontrato amici che lo incoraggiano e lo sostengono con numerose adozioni a distanza. Gli esprimiamo, con la nostra solidarietà, un grazie e un ricordo nella preghiera per l’opera che svolge.

Abbiamo avuto anche la gioia di incontrare, il 14 ottobre scorso, don Francesco Cunial, già cappellano in Ognissanti e ora missionario in Cameroun (Africa). Lo ringraziamo per aver trovato il tempo di venirci a salutare durante il breve rientro in famiglia. Lo ricordiamo sempre con affetto e siamo orgogliosi di saperlo così impegnato in una terra tanto bisognosa.

Sono giunti al termine i lavori di restauro della facciata del nostro Duomo, che mostrava la precarietà dei suoi 116 anni.

A settembre sono iniziati i lavori di rimozione di muschi e licheni; è stato dato un energico lavaggio a spazzola e sono state ripristinate le parti marmoree mancanti, la chiusura di crepe e fessurazioni con materiali adatti.

Sono appena state tolte le impalcature.

Per l’Epifania si spera di procedere con l’inaugurazione ufficiale.

Per affrontare la considerevole spesa di circa 176 milioni, il Consiglio Parrocchiale per gli affari economici ha idealmente suddiviso la facciata in 1746 tasselli (ognuno del valore di 100.000 lire) e ha chiesto alla comunità di “adottare” una piccola porzione di facciata.

Ogni settimana il tabellone esposto, che riproduce la facciata, viene aggiornato con la colorazione dei quadretti corrispondenti ai versamenti effettuati. Il lavoro di colorazione aumenta lentamente: siamo giunti alla metà circa della spesa complessiva. Come sempre la generosità degli arzignanesi saprà sollevare il nostro parroco, don Lucio, dalle preoccupazioni economiche.

Partenze e arrivi

La vita è fatta di arrivi, ma purtroppo anche di partenze (voi ne conoscete ogni profonda sfumatura). Direi che tutta la vita è un po’ come una partenza: dai luoghi cari, dagli affetti…

Quest’estate don Lorenzo Broggian, che è rimasto in mezzo a noi come cappellano dinamico e impegnato per sei anni, ha lasciato la nostra parrocchia. E’ stato assegnato dal Vescovo alla Comunità di Santa Famiglia e San Lazzaro in Vicenza.

E’ inutile dire l’amarezza del distacco per tutti noi che lo apprezzavamo, in special modo per gli animatori, per le catechiste e per i giovani con i quali ha lavorato con tanto entusiasmo e capacità.

La domenica 17 settembre don lorenzo ha presieduto l’Eucarestia animata dai ragazzi e dai giovani. Poi i saluti sono proseguiti durante il pranzo comunitario al Mattarello e nel Teatro per una simpatica rappresentazione in suo onore.

Ciao, caro don Lorenzo, ti auguriamo di trasmettere fiducia intorno a te e serenità come hai fatto in mezzo a noi.

La stessa domenica è giunto don Vittorio Gnoato da Novale di Valdagno, sua prima parrocchia.

Ora, a più di tre mesi dal suo arrivo, egli si è inserito nel mondo giovanile e in quello degli adulti; tutti piano piano stiamo imparando ad apprezzarlo. Lo abbiamo accolto con simpatia e speriamo che si senta già come a casa sua.

Anche a lui auguriamo ogni bene.

Siamo alla fine della nostra chiacchierata. Pur avendo sorvolato le attività consuete, sappiamo che esse sono la base preziosa e costruttiva della nostra vita parrocchiale. Grazie ad ogni gruppo.

Ecco, è la notte di Natale. Ci affrettiamo a prendere posto in chiesa per ascoltare i canti e le melodie natalizie, preparate dal nostro coro parrocchiale. Alle 23 inizia la celebrazione della S. Messa.

Al termine ci scambiamo gli auguri, anche con un caldo brindisi davanti al Mattarello, sotto la neve, venuta apposta per creare un’atmosfera perfetta. Il primo brindisi è per voi, cari amici, che siete presenti nel nostro cuore.

Buon Natale! E Buon Anno!

Mariarosa Scolari

 

RINASCE IL CLAN SCOUT PEGASO

Come una piccola scossa di terremoto, sommessa, è nata la nostra comunità.

Siamo in 12, 13 con don Vittorio, il nostro “assistente ecclesiastico”, come si dice in gergo scout. Quattro capi e otto rover e scolte, giovani maschi e femmine di 17-19 anni.

La nostra comunità del “Clan Pegaso” non è normale. Abbiamo cominciato subito l’attività con un’esperienza fuori dall’ordinario: una settimana di convivenza, tutti assieme nelle nostre quotidianità nell’ex convento di S. Maria sotto il Castello. Un po’ di rodaggio, per diventare più amici, per scoprire cosa c’è dentro la vita di ognuno, cos’è importante per me, per lui, per lei… Ogni sera, nella nostra cappellina, portavamo un segno: sale, seme, incenso, luce, fiori, pane e ci ritrovavamo a condividere quello che aveva lasciato una traccia nella nostra giornata. Pregando così, semplicemente, come siamo capaci, fin dove arriva il nostro cuore giovane.

Qualcuno dice che i giovani non sanno amare. Non è vero. Noi amiamo come respiriamo, come sogniamo. Siamo stati tre giorni a Firenze, per dare un nome, un senso alla nostra voglia di fare. Don Lorenzo Milani, a Barbiana, ha lasciato un motto: I Care m’interessa mi sta a cuore. Non sappiamo ancora bene cosa o chi ci interessa, ci sta a cuore ma per qualche cosa che assomigli all’amore rovesceremo istituzioni e sposteremo montagne.

Per una giornata siamo stati a servire in una mensa della Caritas: lavori umili, umilissimi come pulire i cessi. Azioni certo discutibili ma a noi che importa? Dateci un motivo, un fine che valga la pena e faremo di peggio.

Poi due chiacchierate importanti: un’associazione, Pax Christi, che vive e lavora per la pace ci ha raccontato di come la gente vive e muore per costruire la pace. Un uomo impegnato per la liberazione degli oppressi e per un mondo di giustizia ci ha aperto gli occhi sugli squilibri tra ricchi e poveri, tra nord e sud: è proprio vero che non possiamo vivere diversamente? E’ proprio necessario consumare così tanto?

Domande aperte che ci stuzzicano l’appetito per la vita.

Vedere, giudicare, agire sono tre fasi del metodo scout. Ci siamo appena mossi, cominciamo a renderci conto, tante idee come piccole palle di neve che rotolano piano giù per la china, rischiando davvero di diventare valanga.

Anche a Firenze le preghiere serali e le simpatiche messe sono state un momento di sintesi. Davanti agli amici, davanti a Dio, fermarci un attimo per raccogliere i pensieri più belli, per lasciar fluire la preghiera dalla nostra vita, con i nostri dubbi, con la difficoltà di crescere ma con la fiducia e la speranza che non si cammina invano.

E poi siamo tornati ad Arzignano, con un treno dove sembrava che non saremmo potuti salire. Alle volte sembra che anche una vita degna d’essere vissuta, ricca di amore e di avventura sia un treno troppo pieno o già partito, impossibile da salire. Come una profezia quel treno ci ha fatto posto, spingendo un po’, a fatica certamente, e siamo arrivati anche noi a casa, per ritrovarci qui a camminare insieme.

Buona strada Clan Pegaso, buona strada a tutti!

Chiara, Paola, Davide, Giampaolo, Filippo, Monica, Enrico, Mario, Alessandro, Annachiara, Luca, Elisa


VITA DEL MATTARELLO

SI VEDE POCO, MA C’E’ MOLTO: Epicentro Giovani

Quando mi è stato chiesto di scrivere qualcosa sulle attività del Mattarello, ho pensato a quali novità potevo proporre ai cari amici emigrati.

Ho pensato, visualizzando gruppi più o meno numerosi, al doposcuola per i figli degli emigrati, all’ ACR esperienziale, in altre parole l’Azione Cattolica ragazzi che si propone anche come catechismo e cammino di fede, ora anche in prima media… al recital che stanno preparando i ragazzi della cresima…

Tutte belle iniziative e tutte relativamente nuove e con tanta gente che ci gira attorno! Ma alla fine sentivo che non si trattava di vere novità.

Lo spunto per scrivere qualcosa che fosse davvero interessante mi è venuto una sera che mi servivano con urgenza delle fotocopie per la mattina dopo. “Vado all’epicentro” – mi sono detto – “lì è aperto fino alle undici…” E così mi salvai in corner.

Già. Dove trovi una cartoleria aperta alle dieci di sera? Dove puoi andare a parlare con qualcuno di cose diverse dalle solite quattro chiacchiere da bar? Dove trovare una rivista che non sia quella del parrucchiere o del dentista con gli ultimi amori di Leonardo Di Caprio?

E così voglio parlarvi dell’EPICENTRO GIOVANI che fra due mesi compirà due anni. Nato ufficialmente sabato 6 marzo 1999 per opera di un instancabile ispiratore, Davide Zorzanello, coadiuvato da un affiatato gruppo di animatori, più che una realtà statica, è un punto di partenza, un crocevia d’iniziative, un luogo di incontri, una sala del 2000, multimediale come si dice oggi, una ricchezza per i giovani che ne vogliono approfittare.

Nei dettagli si tratta di una sala aperta ogni sera dal lunedì al venerdì dalle 20 alle 23 e ogni sabato pomeriggio, ricca di servizi quali:

Bello, no? Però il bello davvero dell’epicentro è il significato che si prefigge. Una volta gli oratori o i patronati servivano per togliere i ragazzi dai pericoli che c’erano in giro, dalle brutte compagnie… Oggi si tenta tutti insieme, parrocchia, comune, famiglie, scuola, di fare delle proposte che si integrino e siano corrette per la formazione dei giovani. L’epicentro è una di queste agenzie educative: più che l’ambiente che raggruppi decine di ragazzi ai quali proporre delle iniziative, vuole essere il punto d’incontro che favorisca una partecipazione attiva dei giovani alle attività di informazione e di consulenza loro destinate.

L’epicentro si pone come una naturale continuazione del servizio svolto dalla Biblioteca Civica e Informagiovani, con le quali esiste una collaborazione fitta e continua. Se queste offrono una prestazione diurna, il centro parrocchiale invece è aperto la sera e il sabato pomeriggio.

Vorrebbe inoltre essere un sensore dei bisogni giovanili, punto di aggregazione dei giovani stessi che diventino protagonisti nel proporre, nel gestire e nel continuare iniziative partite da loro e per il bene loro.

Sono i giovani stessi che hanno ideato dei “forum” attuati periodicamente in questi due anni in collaborazione con enti pubblici e privati: quattro incontri sulle guerre nei Balcani, il forum con Massimo Cacciari, l’organizzazione di mostre come “Novembre ‘89-99’: Berlino oltre il muro”, rassegne di film d’autore, cinema con temi legati al sacro, libroforum…

Saranno certamente ancora i giovani che proporranno altre novità per il futuro di cui vi terremo informati.

Quanto tempo ci vuole perché una nuova idea diventi realtà? E quanto tempo ci vuole perché tale realtà diventi tradizione?

Ecco perché dicevo nel titolo che si vede poco, ma c’è molto: il neonato epicentro sicuramente renderà “epicentrici” molti giovani, ma ci vorrà del tempo. Si tratta di quelle cose che non fanno molto rumore, ma come la linfa fa crescere e germogliare la foresta, così speriamo possa fare il nostro epicentro.

Il poco sono una decina di ragazze e ragazzi che mediamente lo frequentano ogni sera. Il molto è il generale apprezzamento per i servizi proposti e le molte visite ricevute al nostro sito all’indirizzo www.parrocchie.it/arzignano/ognissanti/mattarello/

Ora aspettiamo che la voce passi da ragazzo a ragazzo e che le voci, unite, non siano solo chiacchiere, ma fatti, che diano vero protagonismo ai giovani che pare contino così poco nella società ‘progredita’ del terzo millennio.

Corato Giuseppe

KARIBUNI (benvenuti)

Karibuni, in swahili, che è lingua di cultura e di scambio in vaste zone dell’Africa, significa benvenuti. Lo dicono in Tanzania ed in Kenia, in Burundi e nello Zaire ma lo si capisce in tutto il continente nero e perfino in talune parti dell’Asia.

E Karibuni è il nome che si è data l’associazione di volontariato che da sei anni, al Mattarello, cura il doposcuola ed il centro ricreativo per figli d’immigrati stranieri. Prima in due stanze un po’ strette ed ora in tre ampie sale messe a disposizione proprio dalla parrocchia di Ognissanti.

Per quattro pomeriggi la settimana, dalle 14 alle 17, bambini africani, slavi ed asiatici con gli occhi dolci ed i nomi pieni di poesia sono aiutati a svolgere i compiti, perfezionando la conoscenza dell’italiano ed imparando a stare insieme giocando.

Tutto si sviluppa grazie al volontariato: 28 persone ruotano attorno a quest’iniziativa che per le famiglie di lavoratori extracomunitari è importante anche sotto il profilo della custodia dei figli.

Luciana Fracasso, Silvana Marchesini e Dania Ruffoni sono le responsabili di Karibuni e con loro collaborano varie volontarie : maestre in pensione e non. Un impegno non semplice che richiede, tra l’altro, formazione ed aggiornamento

“Siamo soddisfatte dei passi compiuti ma vorremmo poter fare di più, accogliendo un maggior numero di ragazzi” spiegano. Intanto, la grande novità di quest’anno è un bel pulmino giallo per il trasporto dei bambini (nella foto), acquistato con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Verona, Vicenza e Belluno.

Prima di Natale, l’ampliamento degli spazi ha dato lo spunto per organizzare una piccola festa con le famiglie dei 42 bambini.

Ed allora ecco un allegro girotondo rallegrato dagli sgargianti costumi e da canti multilingue, sotto l’occhio divertito del parroco don Lucio Mozzo.

Programmi?

Star vicini ai ragazzi anche durante l’estate (Grest, campeggio), accoglierne possibilmente un maggior numero e magari trovare qualche nuovo contributo economico, perché l’impegno è sostenuto da un unico sponsor privato.

“E’ importante quel che riusciamo a fare per questi bambini ma è ancor più quello che riceviamo da loro” spiegano le responsabili di Karibuni.

E ritornano in mente le parole, che ormai hanno duemila anni, di un certo Gesù di Nazareth.

“Chi accoglie nel mio nome un bambino come questo accoglie me”.

Daniele Concato

nella foto : bambini di Karibuni sul pulmino che li porta in Parrocchia per il doposcuola. .

Carissimi amici,

che conservate sempre nel cuore la nostra Arzignano in ogni latitudine del mondo, desidero portarvi il saluto e l’auuurio più sincero da parte di tutta l’Amministrazione cittadina in occasione di queste festività che ci introducono al nuovo anno. Ringrazio don Lucio e la Comunità di Ognissanti che mi hanno dato questa possibilità di giungere a Voi attraverso il tradizionale bollettino parrocchiale.

Sembra appena ieri quando nelle nostre case e nelle nostre piazze salutavamo con trepidazione il fatidico anno 2000, e già incalza una nuova stagione. Il rapido trascorrere degli eventi ci sorprende e talvolta ci sgomenta, avendo sempre mille cose da fare, avendo sempre mille preoccupazioni che assillano le nostre giornate l’importante é comunque avere la consapevolezza di agire sempre per il meglio dando spazio anche ai valori e agli affetti che danno reale spessore al nostro vivere quotidiano.

In quest’anno la nostra città e l’intera vallata hanno avuto diverse occasioni di pensare ancor più ai propri concittadini emigrati, ai loro figli e nipoti, di vivere significativi momenti di incontro, di riannodare contatti con tante persone lontane. Penso in particolare alla “festa dell’emisgrante” svoltasi nel luglio scorso nella nostra Valle percorsa dalle emozioni, dai ricordi, dai sentimenti di un’appartenenza alla propria terra mai sopiti é stata veramente una festa di tantissime persone convenute da ogni dove a riscoprire e ad alimentare le proprie radici. Penso ai vari incontri avuti con tanti giovani studenti provenienti dall’Argentina e dal Brasile ospiti in città per scambi culturali con i nostri Istituti superiori dai loro cognomi risulta chiara l’origine italiana e dalle loro parole si sente una particolare predilezione verso il nostro Paese. Da tutti emerge la voglia” di sapere, di conoscere com’é la realtà nella nostra città, come va l’economia, quale grado ha raggiunto il benessere sociale: in una parola come si vive.

Certamente la nostra Arzignano é diversa da quella di mezzo secolo fa le attività produttive sono proliferate e con esse si é raggiunto un invidiabile traguardo economico che si riflette con positive conseguenze sul nostro territorio la disoccupazione di fatto non esiste, i giovani trovano abbastanza facilmente lavoro, il tenore di vita è soddisfacente e la città sta rispondendo appieno a questo continuo progresso in termini di opere e di servizi. Ha attratto anche manodopera da terre lontane, specie per certi faticosi lavori nelle concerie e nell’edilizia, tanto da diventare una Comunità multietnica dove si incontrano lingue, costumi e religioni un tempo sconosciute. Tutto questo però porta con sé alcuni problemi che appartengono ormai ad una società cosmopolita dove bisogna ripensare in termini nuovi alla propria storia, alla propria identità, alle proprie tradizioni culturali e dove il benessere induce inevitabilmente ad accrescere fenomeni di piccola o grande criminalità. Ci si sta adoperando perché la qualità della vita non sia depauperata ma avvalorata dal processo di integrazione con i nuovi immigrati e difesa dalla illegalità. Sono indubbiamente momenti difficili quelli che la storia oggi ci chiede di vivere ed affrontare, da noi come in tante altre parti del mondo sempre più espressione di un villaggio globale impensabile anni addietro.

Ecco allora che noi, cittadini di Arzignano e del mondo, dobbiamo trovare dentro di noi i valori autentici cui ispirarsi, essere segno e testimonianza, qui come altrove, delle peculiarità che fanno onore alle nostre radici da coniugare nella solidarietà con chi vuole crescere insieme a noi, nella dignità e nel rispetto di ciascuno, da uomini liberi e consapevoli della propria storia. E la storia, anche quella con la esse maiuscola, è fatta da noi, dalla somma dei nostri impegni, dalle nostre azioni quotidiani, dai nostri atteggiamenti, dalla nostra fedeltà agli ideali che da sempre fanno grande ogni persona. Con questo augurio, con la fiducia che ognuno di noi possa essere il positivo anello di una storia di pace, di giustizia, di libertà, senza mai sentirsi un’isola sperduta, vi porgo il mio saluto e quello di tutta Arzignano, auspicando per tutti un nuovo anno ricco di soddisfazioni e di tanta serenità.

il sindaco Gianfranco Signorin


Il Quartiere Mantovano

Noi non siamo nati in questo quartiere, ma vi abbiamo trascorso gran parte della nostra giovinezza, e di questo periodo vogliamo raccontarvi i nostri ricordi. Ora è zona residenziale quella che un tempo era una vasta area di campagna, racchiusa tra la collina sovrastata dal Castello e la collina di Costeggiole, quella dell’Ospedale Nuovo. Si accedeva dalla “strada nova” (via Castellana)e si percorreva una “cavesagna”, come la chiamerebbe Vittoriano Nori, che molto ha scritto su Arzignano e sulla valle, originario di Castello ma trapiantato poi in Quartiere Mantovano; il sentiero si inoltrava in mezzo a campi di granturco ed “erbaspagna” finchè raggiungeva un’ ansa del Riotorto che si slargava in un laghetto, attrazione e vero spasso per i ragazzi di quarant’anni fa e sicuramente anche per le generazioni precedenti. Qui i ragazzi delle Medie, accompagnati dal prof. “Fofo” (Luigi Verlato), andavano a fare educazione fisica all’aperto. Erano i famosi campi di “Dantin” e di Codiferro; ed è appunto la proprietà di quest’ultimo che ora ospita il Parco, polmone verde del paese, che offre svago, riposo, gioco, relax e una sana attività sportiva a tutti. A partire dagli anni sessanta qui, al Mantovano, è iniziata la costruzione della prima zona residenziale di Arzignano. Ricordiamo la preoccupazione dei nostri genitori quando avevano da “comprar la tera” per la futura abitazione: a loro sembrava di essere troppo lontani dal centro…Pensate! A quell’epoca con qualche amico o vicino di casa si andava spesso a fare dei pic-nic proprio nella zona che attualmente è occupata dalle eleganti ville che sorgono lungo le strade del Quartiere dedicate ai musicisti: e partivamo poco lontano dalla “Crosara”…. Le premesse di sviluppo urbano sono sempre state buone, si parlava che la zona avrebbe avuto addirittura una chiesa, proprio come un vero paese! La chiesa non è stata fatta, ma grazie all’attività del Gruppo Promotore del quartiere le celebrazioni religiose, anche se all’aperto, si svolgono in occasione dell’annuale festa con molto seguito della gente del posto… e non solo di quella!. Questo Comitato, sorto nel 1981, ha sempre operato in favore del quartiere collaborando con il Comune per risolvere varie situazioni di disagio: allagamenti per insufficiente canalizzazione delle acque, mancanza di un ripetitore per la ricezione dei segnali televisivi, asfaltatura e illuminazione delle strade, scarsità di insediamenti commerciali, disponibilità di un campetto da calcio con spogliatoi ed illuminazione, ecc. Il Comitato si è anche dedicato molto ad organizzare numerose manifestazioni, tra cui due diventate una tradizione: la festa del Quartiere a Settembre ed il Babbo Natale a Dicembre per i Bambini del quartiere.

 

La festa di Settembre, inizialmente di tre giorni ma nelle ultime edizioni si prolunga per quasi due settimane, coinvolge gran parte degli abitanti e propone molteplici iniziative: sportive, gastronomiche, musicali, culturali e popolari. La Festa ha rinnovato e ripreso una ‘Sagra’ che si svolgeva nell’adiacente Contrà Riotorto nel mese di Maggio in onore della Madonna alla quale è dedicata la Cappellina di Riotorto. Accanto ai responsabili del Comitato Promotore (“Mister Lancetta” Emilio Erminelli, Angelo Lovato “Menegale”, Angelo Albiero “Ferrero”) operano altre persone che si sono distinte anche per altre importanti iniziative che continuano a seguire: Paola Carradore Calati ed Augusto Carradore per l’accoglienza ai bambini di Cernobyl ed il campeggio parrocchiale, Alberto Barchiesi, instancabile animatore di pubblici intrattenimenti con poesie e musica, Bepi Zarantonello organizzatore di giochi tradizionali popolari e custode attento del nostro dialetto. Certamente dimenticheremo qualche altra persona che meriterebbe una citazione ma, prima di chiudere, il pensiero va ad altre due persone che abitano nel Quartiere: il poeta scrittore Leo Fabris ed il giornalista Tiberio Azzolini.

Questi sono alcuni dei nostri ricordi legati al quartiere, che oggi conta circa 700 famiglie residenti; un quartiere ordinato e tranquillo popolato da persone operose e generose, come lo sono gli Arzignanesi, capaci di impegnarsi in qualcosa di utile per tutta la collettività.

 

Claudio Spreggiero e Paola Frighetto

 

LIBRI PUBBLICATI

Nella seconda metà del Duemila non si è fermata l’attività editoriale nella nostra Arzignano con due autori ed un editore che si sono messi in particolare rilievo.

Il primo libro, uscito nel mese di luglio, è stato quello di Fernando Zampiva: La farmacia del buon Dio, che, come è esplicitato già nel sottotitolo, tratta Della vita e altro del Prete da Sprea, cioè Don Luigi Zocca (1877-1954). Infatti riporta le ricette del famoso erborista e un elenco descrittivo e ragionato delle 33 principali erbe - tutte facilmente reperibili- che venivano da lui utilizzate. Alcune di esse compaiono anche in belle illustrazioni a colori tratte da testi antichi. Precedono la parte botanica alcuni saggi e ricordi del Prete di Sprea scritti da altri illustri studiosi della Lessinia, tra i quali un piacevole intervento di Bepi De Marzi. E’ insomma un libro molto ben congegnato, composto e stampato con cura dalla Casa Editrice Mazziana di Verona per conto della Comunità Montana della Lessinia. Le pagine sono 112 e non vi è indicazione di prezzo.

Il secondo libro è Arciso di Alvese scritto a due mani da Bepi De Marzi e dalla moglie Cecilia Petrosino. E’ un libro importante che non si può commentare in poche righe: quindi riportiamo quello che, sinteticamente ma efficacemente, è spiegato nel risvolto della copertina “Qui si racconta di Arciso Mastrotto, saggio e sapiente contadino sulle colline della Valle del Chiampo, prima del suo illuminato e coraggioso impegno nel mondo dell’imprenditoria conciaria”. E’ anche un libro di grande impegno perché è noto che ricostruire -con un criterio storico sia pure con qualche libertà romanzata- avvenimenti trascorsi da poco implica un vasto lavoro di ricerca testimoniale con la consultazione di tante persone. Ognuna delle quali fornisce sul medesimo tema una versione personalizzata, filtrata attraverso ricordi e modi di vita particolari. Bisogna quindi saper capire e scegliere quanto più si avvicina alla realtà. Non per nulla gli autori hanno impiegato ben 4 anni per completare la loro ricerca. Che è certamente molto ben riuscita perché ha riportato in luce non soltanto le vicende di una persona e di una famiglia, ma tutto un mondo di gente, che era quella che viveva sulle nostre colline nei primi 50 anni del Novecento. Il libro è quindi interessante anche perché, indirettamente, parla di tutti i nostri nonni arzignanesi. Per raggiungere lo scopo gli Autori hanno usato un linguaggio molto particolare: in parte utilizzando parole dialettali desuete, in parte creando neologismi ispirati a suoni del parlare comune. Arciso di Alvese è edito dalle Edizioni Cora; è composto da 284 pagine e costa £ 25.000.

Dello stesso editore Cora (Roberto Conzato) di Arzignano segnaliamo anche un volume di grande formato: La corona della Madonna di Monte Berico, stampato con criteri e grafica di volume d’arte in occasione del restauro dei quei splendidi gioielli devozionali (pp. 174, £. 80.000).

Il bibliofilo arzignanese

 

le pagine dei giovani