Ognissanti di Arzignano

ai suoi emigrati

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Giugno 2000

A META' STRADA, NEL CUORE DEL GRANDE GIUBILEO

Carissimi,

il piccolo segno del nostro affettuoso ricordo si rinnova mentre il Grande Giubileo del 2000 è giunto a metà del suo corso. Papa Giovanni Paolo II ha definito il Congresso eucaristico internazionale tenutosi a Roma dal 18 al 25 giugno, in concomitanza con la solennità del Corpus Domini, il vero "cuore dell'Anno santo" così come l'Eucaristia è il cuore della fede e dell'esperienza cristiana, in ogni luogo e in ogni tempo. Le distanze geografiche e culturali non riescono a spezzare l'unità che deriva dal credere e dallo sperare nell'Unico Salvatore, Gesù Cristo risorto da morte.

Accanto ai numerosi altri appuntamenti giubilari, forse il più suggestivo sarà il fantasmagorico incontro dei giovani che da tutto il mondo (anche con rappresentanze arzignanesi) converranno a metà agosto nella Città Eterna, là dove il glorioso martirio degli apostoli Pietro e Paolo ha posto le fondamenta del cristianesimo. Sarà dunque uno straordinario "ritorno alle radici" da parte di coloro - i giovani appunto - la cui prospettiva è provvidenzialmente proiettata sul futuro.

La comunità parrocchiale di Ognissanti ha fatto l'esperienza del cammino giubilare sabato 3 giugno, quando circa un migliaio di persone, dai bambini agli anziani, si sono recate in pellegrinaggio a piedi (altre con mezzi di trasporto) da Arzignano alla Pieve francescana di Chiampo. Il passaggio della Porta santa e la celebrazione dell'Eucaristia alla Grotta di fra Claudio sono stati vissuti, a detta di tutti, con semplicità e intensità, aiutati anche dal clima familiare e dalle belle testimonianze portate da due animatori nel campo della catechesi e dell'impegno caritativo. Abbiamo riflettuto sul fatto che il pellegrinaggio non è un gesto fine a se stesso, ma è simbolo del muoversi per cambiare: significa che dobbiamo uscire da situazioni che ci imprigionano e ci impediscono di vivere pienamente la nostra umanità. Usciamo dunque dal pensare troppo e solo a noi stessi. Usciamo dall'idea falsa che quello che conta davvero è vivere nell'abbondanza. Usciamo dalla pigrizia che ci fa vedere come troppo arduo ogni impegno nella comunità per il bene di tutti. Usciamo dai nostri risentimenti verso qualche persona: vale proprio la pena coltivare odio nel cuore quando ci rende scostanti e infelici? Usciamo dall'indifferenza verso la sorte di altri uomini e donne che spesso giudichiamo inferiori a noi. Camminiamo senza pregiudizi verso una convivenza da veri fratelli in Cristo. Cerchiamo di essere cristiani presenti e vivi nella realtà di oggi e facciamo sentire la nostra voce in una società presuntuosa che non crede che la vera gioia è la pace del cuore, che solo Dio ci può dare.

Abbiamo poi pensato a uno slogan che dovrà ricordarci l'impegno - chiesto anche dal Vescovo Pietro Nonis, fresco di nozze d'oro sacerdotali, alla diocesi vicentina - di tradurre lo spirito giubilare in opere di carità e giustizia che rimangano come segni di condivisione e di speranza: "Fare famiglia con chi non ce l'ha". Vuol dire accorgerci di chi ha bisogno di affetto e di aiuto, vicino a noi; farsi "famiglie gemelle" che si affiancano con delicatezza e discrezione alla vita di altre famiglie che faticano nella gestione della quotidianità.

Il tempo che scorre inesorabile ci porta anche delle scadenze che non vorremmo che arrivassero. Dopo sei anni di intelligente, generoso e stimato lavoro, don Lorenzo Broggian (quasi trentasettenne, originario di Sossano) lascerà al termine dell'estate la nostra comunità per svolgere il suo servizio pastorale nella popolosa e impegnativa parrocchia di S.Lazzaro e S.Famiglia nella periferia ovest di Vicenza. Si dedicherà, ancora, specialmente ai giovani. Anche in questa estate don Lorenzo si è reso disponibile a guidare i campeggi estivi con i nostri ragazzi e con gli scout nel mese di luglio. A settembre avremo modo di ringraziarlo con tanto affetto, pregando perché lo Spirito lo accompagni nella nuova missione. A noi di Ognissanti il Vescovo manderà un altro sacerdote, don Vittorio Gnoato, 38 anni, di Mason Vicentino, ordinato prete nel 1997 e finora in servizio alla parrocchia di Novale (Valdagno).

Insieme con don Riccardo, don Michele, don Antonio e il neodiacono Gaetano porgo a tutti Voi e alle Vostre famiglie l'augurio fraterno di un'estate "da giubileo" che porti sollievo e ricarica interiore.

l'arciprete don Lucio Mozzo

 

Cara Arzignano…

L’aria era di ghiaccio quella domenica mattina del 16 gennaio scorso, a Castello.

Il freddo pungente, che ci ha accompagnato durante tutto l’inverno,non ha impedito però agli Arzignanesi e soprattutto ai Castellani di arrivare numerosi da porta Calavena e da porta Cisalpina fino alla chiesa della Visitazione della B. V. Maria, per partecipare alla solenne liturgia di inaugurazione della Rocca restaurata.

E’ stato un evento emozionante, sia durante la celebrazione presieduta dal nostro Vescovo Pietro Nonis, alla presenza del Parroco Don Alvidio Bisognin e delle molte autorità civili, sia, più tardi, durante la visita guidata dai responsabili del restauro, come l’architetto Renata Fochesato.

L’occasione del Giubileo ha permesso alla Parrocchia di Castello di usufruire dei fondi stanziati dallo Stato per creare un ostello, con costi contenuti, ai pellegrini di passaggio verso luoghi di spiritualità come Monte Berico e Chiampo.

I lavori sono iniziati nell’ottobre del 1998 ed hanno previsto la creazione di un ambiente di accoglienza per un centinaio di pellegrini divisi fra la Rocca, che in parte rimane la canonica per il Parroco, e l’ex convento di S. Maria (Casa Mistrorigo), recuperato parzialmente per ospitare piccoli gruppi anche familiari in cinque appartamenti con servizi e docce.

Il recupero della Rocca è stato invece totale, in quanto ha compreso le mura esterne, la loggia nel cortile interno, il mastio con il primo piano per l’accoglienza, l’appartamento del Parroco al secondo piano e più in alto, ancora camerate e sale per l’incontro, tutto nel rispetto di questo storico complesso scaligero. Terminato il suo servizio come ostello, sarà adibito ad uso culturale e pastorale, mentre la loggia avrà la funzione di museo.

E’ una ricchezza, un patrimonio, che i cittadini apprezzano e godranno ancor più negli anni futuri.

Già alcune volte gli scouts e gli animatori dell’A.C.R. di Ognissanti hanno trovato ospitalità presso gli ambienti restaurati per le loro "uscite" di gruppo.

Quando tornerai, caro amico, a visitare il tuo paese, ora sai che puoi salire a castello, suonare alla porta del Parroco, che con grande amabilità e competenza ti farà da guida nella scoperta di questo tesoro riconquistato in bellezza e funzionalità e dal balcone del torrione potrai ammirare la valle, le colline, il fiume, il campanile, la cupola… ed ogni angolo che ti è caro.

 

La Pasqua

Portiamo ancora nel cuore i frutti della Pasqua, la Speranza e la Gioia.

"Questa è una Pasqua straordinaria, dice il nostro Vescovo, nessuno di noi ne vivrà una uguale in futuro, situata com’è fra il secolo 20mo e il 21mo, fra il secondo e il terzo millennio cristiano".

La Quaresima è stato perciò il tempo più propizio per prepararci alla Pasqua, per verificare nel profondo l’autenticità della nostra fede e per compiere, guidati dalla Parola del Signore Gesù, scelte di conversione e di rinnovamento che ci riconciliano con Dio e con i fratelli vicini e lontani.

Il Consiglio Pastorale ha invitato ogni Gruppo parrocchiale a compiere, nella sua attività ordinaria, un cammino collegato ai temi dell’Anno Santo, quali la conversione, la riflessione sulla propria "storia", la riconciliazione, l’esercizio della giustizia e della carità.

Ecco le proposte che la nostra Comunità ha cercato di vivere in questo tempo:

Ascolto più assiduo della Parola di Dio

Preghiera più regolare e intensa

Partecipazione più fedele all’Eucarestia domenicale

Testimonianza più coerente della carità

Il punto di partenza è stato l’invito a un tenore di vita più sobrio, essenziale, per quanto sia possibile in questa società consumistica. L’offerta quaresimale "Un pane per amor di Dio" è stata destinata a beneficio dei 4 progetti di solidarietà propostici dal Gruppo Missionario Giovanile fin dall’inizio dell’Anno Santo e che sono stati richiamati uno per ciascuna domenica di Quaresima:

  1. Pastorale dell’infanzia nell’isola di Marajò in Brasile;
  2. Comunità dei Benjamins (preferiti) per strappare i ragazzi dalla strada in Brasile;
  3. Opera di p. G.B. Nicolato in Sierra Leone;
  4. Adozione a distanza di un bambino povero di Belém (Brasile)
  5. Giornata della Carità in favore del Gruppo S. Vincenzo che interviene in situazione di disagio economico e dell’Istituto San Giuseppe che rivolge il proprio servizio ai ragazzi delle elementari.

Il cammino che ci ha portato alla Settimana Santa è stato perciò carico di significato per ognuno di noi.

Le liturgie di quei giorni non sono state ripetizione di riti superati, ma un modo consapevole di condividere il dono d’amore del Figlio di Dio.

La notte di Pasqua, così ricca di simboli e di messaggi, è il "cuore" del Triduo Pasquale e di tutto l’anno liturgico.

io attendo con trepidazione che il drappo viola venga strappato all’intonazione del "Gloria" e provo sempre una sorpresa profonda riscoprendo il volto radioso del cristo.

Con la mano destra Eli indica il Cielo verso cui siamo diretti e con la sinistra abbraccia la croce come una bandiera gloriosa, la croce divenuta esile, leggera, proprio perché Egli ha vinto ogni sofferenza: ha vinto la morte.

Questa immagine, che sostituisce il crocifisso fino a Pentecoste, ci rassicura sulla sua vittoria e sulla nostra Speranza.

Durante la Veglia pasquale sono stati celebrati i Sacramenti dell’iniziazione cristiana (Battesimo – Cresima – Eucarestia) di tre adulti albanesi, immigrati ad Arzignano, che hanno percorso il cammino del catecumenato.

Sono stati accolti con commozione e gioia nella nostra famiglia parrocchiale.

Il Giubileo

Se il tempo forte della Quaresima ci ha richiamato al primo grande obiettivo del Giubileo, quello dello sforzo di rinvigorire la fede con la riflessione su Dio – Amore, nell’impegno di convertire il nostro cuore, altrettanto importante è la testimonianza dei cristiani nella condivisione alla sofferenza del mondo e nell’esercizio della carità.

Il Giubileo, nell’antico significato ebraico, era un anno sabbatico, di riposo e di liberazione: ognuno infatti recuperava la proprietà venduta e la libertà perduta a causa dei debiti contratti.

"Liberiamo i Paesi poveri dalla schiavitù del debito pubblico". La proposta della remissione del debito ai Paesi sottosviluppati, sostenuta dal Papa, dalla Chiesa Cattolica e da tutte le organizzazioni umanitarie internazionali, sembra ora aver trovato ascolto.

Non si può pensare di risolvere la povertà del mondo senza rimettere il debito ai Paesi che l’hanno contratto negli anni ’70.

In questi decenni, l’economia liberista dei Paesi ricchi, il consolidarsi del dollaro, l’aumento conseguente dei tassi d’interesse, hanno reso impossibile il pagamento degli stessi interessi. Basti pensare che a fronte di 1 dollaro di aiuti ricevuti, l’Africa ne sborsa 3 per pagare gli interessi del debito.

La C.E.I. ha istituito un Comitato ecclesiale italiano che raccoglie fondi per acquistare dal nostro governo quote del debito estero pari a 100 miliardi circa, contratto da due nazioni in particolare: la Guinea Cona Kry e lo Zambia.

La stessa somma, pagata dalla Chiesa, servirà a finanziare progetti di sviluppo umano e sarà amministrata dalla Chiesa italiana assieme alla chiesa locale e ai responsabili civili dei due Paesi.

Con questa iniziativa la Chiesa italiana intende semplicemente provocare una reazione e spingere nel senso della cancellazione del debito.

Il buon esempio ci viene dai sacerdoti, che, il giovedì santo in cattedrale, hanno offerto un obolo straordinario personale in favore di questo progetto e dalla Diocesi di Vicenza che mette a disposizione 300 milioni; anche noi, ognuno secondo le proprie forze, siamo chiamati a imitarli. L’annullamento del debito è una soluzione di giustizia sociale, la sola che permetterà ai Paesi poveri di migliorare le proprie condizioni e riattivare una reale vita economica per poter affacciarsi in modo sufficiente al mercato mondiale.

Attività parrocchiali

Il foglietto giallo ci accompagna con fedeltà durante l’anno; ci ricorda gli appuntamenti settimanali, tiene aperto il dialogo con i parrocchiani; è anche una catechesi permanente che quest’anno ha approfondito le tematiche fondamentali del Giubileo.

Attraverso questo strumento il Parroco ci ha dato relazione sui momenti più importanti vissuti dalla Comunità. Fra i dati confortevoli è il numero apprezzabile di ragazzi e giovani presenti in Seminario.

Proprio domenica 14 maggio sono stati ordinati diaconi Paolo Zampiva, impegnato nei fine settimana presso la Parrocchia di S. Giuseppe al mercato nuovo di Vicenza e Gaetano di Recoaro che presta il suo servizio da un anno e mezzo nella nostra Parrocchia specialmente con gli scout, l’A.C.R., i chierichetti e nelle liturgie festive.

Siamo partecipi della loro gioia!

Il 6 gennaio la nostra comunità ha dato inizio in modo solenne al Grande Giubileo 2000.

I molti fedeli presenti si sono radunati in Campo Marzio per procedere in processione verso il Duomo.

La porta principale, opportunamente ornata di festoni floreali, ha simboleggiato Cristo, unica porta di accesso alla salvezza.

Altri appuntamenti giubilari sono stati:

il 28 maggio: "Giubileo dei bambini e dei ragazzi" presso il Parco dello Sport con S. Messa, giochi, attività varie e pranzo al sacco;

il 3 giugno: Pellegrinaggio giubilare parrocchiale alla Pieve di Chiampo. Appuntamento sul piazzale della piscina: preghiera d’inizio e partenza a piedi per via Marchetti e via Rancan (che costeggiano San Zeno), Sosta da "Valente" con lettura e canto e proseguimento per la strada provinciale fino alla Pieve, dove è stato proclamato il Vangelo; conclusione alla Grotta con le testimonianze, l’Eucarestia, il segno di solidarietà per i poveri e preghiere-impegno per la vita quotidiana. Grandissima la partecipazione!

Inoltre la Parrocchia parteciperà al pellegrinaggio giubilare diocesano a Roma (dal 30 settembre al 2 ottobre) in occasione della Canonizzazione di Madre Giuseppina Bakita, canossiana e a quello Vicariale l’8 ottobre a Castello.

Si sono svolte le attività consuete, ma non meno importanti, come:

Diamo uno spazio speciale al Gruppo U.N.I.T.A.L.S.I. che ha festeggiato il 13 febbraio scorso il 75° anniversario di fondazione. Nacque nel 1925 per volontà dell’ingegnere Ottavio Vignati, che insieme al Beato fra Claudio, scultore, realizzò la Grotta di Chiampo.

Il gruppo, che è appena ritornato da Lourdes (29 maggio – 4 giugno), è molto attivo non solo nell’organizzare i pellegrinaggi nei luoghi di culto mariano come appunto Lourdes, Loreto, Monte Berico, ma diffondendo la devozione a Maria e sensibilizzando l’attenzione verso le persone malate.

In occasione della Giornata del Malato, il Gruppo ha celebrato l’importante traguardo raggiunto con l’Eucarestia solenne giubilare, approfondendo il tema: "La Sofferenza è stata redenta – Dallo scandalo al mistero". Relatore, don Aldo De Toni, direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale della sanità.

Poi tutti insieme, ammalati e volontari, si sono ritrovati al ristorante "Ciclamino" per un doveroso momento conviviale.

- Il 28 febbraio scorso il Vescovo è venuto al teatro Mattarello per incontrare gli operatori pastorali, responsabili dei Gruppi parrocchiali, religiosi, catechisti, animatori…, della Valle del Chiampo, di Montecchio Maggiore, di Valdagno.

Egli ha presentato le conclusioni della sua visita pastorale alla Diocesi e del Convegno ecclesiale diocesano, terminato lo scorso settembre. E’ stato un appuntamento importante, in cui è prevalsa la pacatezza del Pastore che offre delle indicazioni precise per il cammino comunitario futuro.

- In primavera la facciata del nostro Duomo ha dato dei segnali di emergenza. I gas, le vibrazioni del traffico, i funghi e i licheni annidatisi, la presenza critica dei colombi e… l’età, hanno reso pericolosi i cornicioni, le parti esterne. Urge di conseguenza un lavoro di restauro, affidato all’architetto Luciano Albiero che, come sapete, ha già brillantemente eseguito la sistemazione interna della nostra chiesa.

I lavori inizieranno al più presto, entro l’estate; la spesa complessiva è stimata intorno ai 200 milioni, un onere non indifferente all’indomani del ripristino interno del duomo.

Vogliamo sperare sulla generosità degli arzignanesi che non hanno mai lasciato solo il loro parroco con i problemi economici e sul contributo di Enti e di Istituzioni.

Attività culturali e ricreative

Prossimamente sono in programma:

Voglio lasciarvi con l’immagine spensierata dei nostri giovani che crescono nel loro Oratorio, esperimentando l’amicizia e l’impegno.

Abbiamo ricevuto con vero piacere le vostre lettere e ringraziamo di cuore per le parole di simpatia e di apprezzamento. Anzi, abbiamo riservato uno spazio speciale per questa vostra corrispondenza.

Vi salutiamo con affetto e vi ricordiamo che siete parte della nostra grande famiglia.

Mariarosa Scolari

  • Castello

     

    Ci hanno scritto

    DOPO QUASI OTTO ANNI DI ASSENZA

    TORNANO I "LUPETTI" AL MATTARELLO

    Una delle cose che per noi sono ormai vita settimanale, per voi sarà di sicuro una novità: e cioè, che dopo quasi dieci anni che ad Arzignano erano stati dichiarati "specie estinta", sono tornati i mitici LUPETTI

    Chi non ricorda questi piccoli cuccioli che la sempreverde Elena Viali ‘allattava’ sotto il teatro e che ogni tanto uscivano in branco verso l’avventura? Eh, sì… erano scomparsi con grande tristezza di tanta gente che avrebbe voluto far provare le emozionanti esperienze vissute nella sua infanzia anche ai propri figli.

    Incontro nel cortile del Mattarello una ragazza giovane, sorridente, logicamente agile, con piglio feroce quanto basta per definirla "AKELA"…

    Permetti che ti sottragga un po’ del tuo prezioso tempo per farti qualche domanda? So che non mi urlerà dietro come dovrebbe fare un lupo qualsiasi… lei è Akela, uno dei famosi personaggi del "Libro della giungla" che Baden Powell utilizza per il metodo scout. Essi non sono cattivi come ci ha fatto credere certa letteratura che vedeva, ad esempio, nel lupo l’arroganza, nella tigre la cattiveria, nel serpente l’inganno e così via. Elisa – questo è il vero nome della responsabile del branco - si ferma e gentilmente mi racconta.

    Ogni sabato vedo i lupetti radunarsi puntualmente alle 14.30 al comando "tenendoci per mano un bel cerchio noi farem": mi dicono che tre anni fa nessuno osservava tali scene, anzi non se le ricordavano nemmeno più. Da quanti anni mancavano i lupetti ad Arzignano?

    Da otto anni.

    Perché era scomparsa un’iniziativa così bella e, a detta di tutti, così educativa?

    Mancavano i capi che tenessero aperta questa branca.

    Ma ora, grazie al cielo, si è riaperta. Chi furono gli artefici?

    E’ presto detto: dopo la partenza ovvero finita la nostra esperienza di ‘animati’ , ognuno se n’è andato per la sua strada, conservando logicamente lo spirito scout. Alcuni di noi, Federica, Valeria, Mario, Alessandro ed io abbiamo pensato di svolgere un servizio facendo partire questa branca.

    Cosa vi ha spinto ad affrontare questo rischio, pardon! questa avventura?

    Innanzi tutto il desiderio di stare coi bambini che con la loro semplicità ci ricordano, anche senza grandi discorsi lo spirito che deve animare uno scout. Poi, come fanno tutti i grandi – vorrebbero che almeno i loro figli vivessero le esperienze che non hanno potuto fare loro, – anche noi abbiamo voluto comunicare ad altri il fascino della proposta che ci ha maturato, partendo da quel settore che noi non abbiamo avuto la fortuna di vivere.

    …complimenti! Che ricchezza di motivazioni!… e pensare che avete poco più di 20 anni…

    E’ vero, stiamo pensando come gli specialisti dell’educazione… Allora, scendendo un po’ dalla cattedra, ti posso dire che mi ha sempre incuriosito vedere ai raduni di zona questi ragazzini tutti uguali, con quei bei cappellini a spicchi… Quello che si vede fuori è il segno di ciò che c’è’ dentro. Perciò ho sempre pensato che se alcune proposte piacciono fin da piccoli, sarà facile viverle da adulti. Ad Arzignano non esiste un’associazione così piacevole, varia, alternativa, direi, come la nostra. Così ci siamo preparati e ci siamo buttati sapendo che avevamo un bel progetto educativo tendente a sviluppare la responsabilità dei bambini, il gusto della natura, il vivere con gioia, nell’essenzialità… e ci siamo messi in gioco per lasciare in loro qualcosa di grande.

    Com’è stata accolta la vostra proposta?

    Ci fu un grande entusiasmo fra i ragazzi. Arrivarono in 40. Eravamo nel ’98. Abbiamo dovuto sfoltire un po’ il gruppo: non ci potevano stare tutti e soprattutto non si potevano seguire bene tutti.

    I più contenti furono forse i genitori che sapevano quanto fa bene essere scout. Eppoi mancavano da troppo tempo e se ne sentiva l’esigenza. La Parrocchia ci ha dato un grande appoggio. La gente in generale ci guardava con una certa curiosità, specie quando nel cortile iniziavamo le nostre attività, oppure nelle messe o nelle presentazioni del gruppo. Da quest’anno associativo 1999-2000 siamo ufficialmente riconosciuti come i lupetti dell’"Arzignano 1°": siamo nel cervellone della Dirigenza di Roma! Con tutti i diritti e doveri, agevolazioni e assicurazioni comprese…

    Parlaci delle attività che fate.

    Tutto, o quasi, ruota attorno al racconto del "Libro della giungla": prendiamo dei brani dal contenuto "forte" e li raccontiamo. Servono da traccia per ogni attività, giochi compresi. Il bambino dovrà mettere in pratica il messaggio di questo racconto udito dalla voce dei capi. Mi piace questa frase: il fanciullo, quando ascolta, dimentica. Quando vede, ricorda. Quando fa, impara.

    Noi raccontiamo e loro, attuando il gioco, capiscono e imparano. Puntiamo sulla progressione personale ovvero sulla promessa, l’essenzialità, il contatto con la natura, la scoperta delle cose, accontentarsi dell’essenziale, praticare la manualità, stare con gli altri… tutto è un grande gioco con la mediazione della giungla.

    Che bellezza! Chissà come saranno contenti i genitori:

    Certamente. Fin dall’inizio hanno avuto fiducia in noi. E’ stata questa la cosa più bella. C’è sempre stato un buon dialogo e tanta collaborazione anche se siamo molto giovani.

    Progetti per il futuro?

    Continuare a tenere aperto il gruppo, procedere per questa strada e fare del nostro meglio per crescere, noi come persone e tutti come gruppo.

    E per il futuro prossimo? Voglio dire per quest’estate. Si chiude per ferie?

    Ci mancherebbe! Stiamo organizzando il nostro primo campo estivo. Vero nome: vacanze di branco. E’ tutto in fase di allestimento. Pensiamo di far ruotare ogni attività attorno a un racconto fantastico, come lo era col "Libro della giungla" durante l’anno. Di sicuro abbiamo il posto: Carbonare di Folgaria, in provincia di Trento.

    E’ estate. State lavorando sodo. Come ogni bravo coltivatore raccogliete dei frutti. Quali?

    Tutti hanno fatto la promessa, in altre parole hanno deciso di entrare nella grande famiglia degli scout. L’hanno detto in un momento solenne, nel corso di un’uscita, dopo espressa richiesta scritta, in cui affermavano la loro fede nello stile proposto dalla nostra associazione.

    Mi pare di vedere un buon ottimismo…

    Mi sembra evidente, Partiti in sordina, in via sperimentale, quando non sapeva niente nessuno, ci troviamo a neanche due anni di lavoro con trenta ragazzi che hanno fatto la promessa. Abbiamo un gran numero di richieste. C’è un’ottima armonia fra capi. L’entusiasmo è palpabile fra i ragazzi. Tutto ci spinge a continuare. Il gioco funziona.

    Vuoi concludere in bellezza, anche se di brutto non ho trovato proprio niente?

    Penso sia giusto ringraziare la Parrocchia che ci è sempre stata molto vicina e ci ha incoraggiato, oltre ad aver messo a nostra disposizione ambienti e assistenza spirituale.

    Rivolgo un appello ai grandi che non dovrebbero limitarsi a guardare e godere di quel che si fa, ma mettersi in gioco. Abbiamo bisogno di tanta altra gente.

    a cura di Giuseppe Corato

    L’immigrazione ad Arzignano

    Con una valigia di cartone o un sacco di tela a custodire poche cose insieme alla tanta nostalgia di ciò che si lasciava e alla timida speranza per ciò che si trovava: così molti nostri concittadini agli inizi del secolo scorso e poi per molti anni ancora hanno intrapreso la dura strada dell‘emigrazione. Oggi, gli emigranti di allora hanno trovato nelle varie regioni del mondo una loro "seconda patria" ove si sono inseriti, ove hanno in qualche modo posto "radici" per sé, per i propri figli e nipoti, pur conservando nel cuore l’indistruttibile cordone ombelicale con la propria

    terra d’origine.

    Alle soglie del nuovo millennio questo esodo si porrebbe come improponibile stante il diffuso benessere che caratterizza il nostro territorio, ricco di attività produttive e di una economia forte e vitale. Tuttavia proprio questo benessere ci fa conoscere un altro tipo di "esodo", un esodo all’incontrario essendo diventata la nostra città terra di immigrati, attratti dalla possibilità di un lavoro e di una vita migliore. Ecco allora che ormai è un fatto quasi normale vedere lungo le nostre strade gente di colore, o di altre etnie con le loro tuniche variopinte, i loro turbanti, e sentirle parlare in molteplici lingue diverse.

    Seppur è cambiata l’epoca, in tantissimi casi questi "stranieri" giungono da noi addirittura senza quella valigia di cartone, bastando loro, nell’immediato, porre piede nella terra della speranza dove aiutati dalla solidarietà di chi li ha preceduti trovano poi un’occupazione e una sistemazione di fortuna, in attesa di una casa dignitosa e di un inserimento sociale a pieno titolo.

    Attualmente risultano ufficialmente residenti 2023 immigrati, con varie provenienze: 556 dalla Jugoslavia, 340 dal Ghana, 220 dallo Sri Lanka, 190 dall’India, 169 dall’Albania, 137 dal Marocco, 93 dal Senegal, 41 dalla Romania, 31 dalla Bosnia, 26 dal Burkina Faso, 19 dall’Algeria, 19 dalla Costa d’Avorio, 18 dal Benim, 16 dal Togo, 16 dalla Croazia, 15 dalla Macedonia, e da altre parti ancora per un totale, appunto, di 2023 persone.

    Per "gestire", per quanto possibile, questo flusso migratorio e soprattutto per favorire, sempre per quanto possibile, una serena convivenza tra i nostri cittadini e i nuovi arrivati in un clima di reciproco rispetto e ordinato sviluppo demografico, l’Amministrazione Comunale ha voluto istituire uno specifico Assessorato all’immigrazione al quale mi sto dedicando ormai da oltre cinque anni. In questa veste sto scrivendo queste righe a Voi, che siete stati i protagonisti o siete i figli di un andar oltre confine che niente e nessuno potrà mai cancellare. Penso quindi che Voi, più di altri, possiate capire la delicatezza e l’importanza di un compito che inevitabilmente incide sulle persone, sulle vicende

    familiari, sulla storia di tanta gente e sulla storia della nostra Città. Non Vi apparirà quindi strano se, attraverso il mio servizio, quasi quotidianamente, mi ritrovo a pensare a Voi, al distacco dalla vostra terra natia, alla nostalgia che invade non di rado i vostri cuori. Per questo mi siete ancor più cari nel ricordo e negli affetti. Con questi sentimenti Vi saluto e Vi auguro di non perdere mai la vostra identità, di "dar casa" alla nostra Città in ogni stagione della vostra vita e in ogni parte del mondo, ovunque siate.

    Paolo Cassan

    METTERSI NEI PANNI DEGLI ALTRI:

    L’UFFICIO INFORMAZIONI IMMIGRATI

    Cosa vuoi dire emigrare?

    La gente di Arzignano, che ha nonni, zii, cugini e fratelli sparsi in ogni parte del mondo non lo sa più.

    E non lo sa più chi oggi sta bene proprio grazie alle rimesse di quei coraggiosi che, nell’arco di appena cent’anni, sono andati lontano a guadagnare il pane per se e per chi restava.

    E non lo sanno i politici, troppo occupati a giocarsi i consensi sulle nuove paure, né i legislatori, che si inventano leggi impossibili da capire, da attuare, da rispettare.

    Cosa vuoi dire emigrare? Vuoi dire amare e sacrificarsi. Vuoi dire ricevere umiliazioni e, al tempo stesso, essere capaci di speranza. E vuol dire anche immensa solitudine e nostalgia, malattie da cui non si guarisce più.

    "Se la Storia non può essere maestra di vita, ci insegni almeno a metterci nei panni degli altri" ha detto deciso Emilio Franzina, uno tra i più importanti studiosi dell’emigrazione italiana, che di recente ha tenuto una conferenza in città.

    Invece chi è straniero, seppure lavori e abiti da tempo ad Arzignano, dalla gente del posto continua ad essere trattato come un forestiero, un "foresto". Complice una legge discriminatoria e infarcita di burocrazia, per il cui fatto ogni semplice documento, per l’immigrato, si concretizza in file interminabili davanti alla Questura, o in circoli viziosi dove si rimbalza di sportello in sportello, d’ufficio in ufficio, senza fine.

    Soprattutto per questo l’associazione Gruppo Accoglienza, che da dieci anni gestisce il centro di accoglienza comunale (all’attivo oltre ventimila pernottamenti garantiti), ha istituito l’Ufficio Informazioni Immigrati. Un punto di consulenza, ma anche di concreto aiuto nella continua necessità presente negli immigrati di aggiornare, rinnovare, ottenere documenti, di richiedere il ricongiungimento dei propri familiari rimasti in patria, o di essere indirizzati con certezza agli specifici servizi che gli enti pubblici devono garantire.

    La parrocchia di Ognissanti offre la propria collaborazione fornendo all’Ufficio la sede nei locali del Palazzo Mattarello, mentre il personale volontario è coadiuvato dalla competente cooperazione degli operatori dell’Ufficio Accoglienza di Vicenza. Il servizio è totalmente gratuito.

    Giovanna Consolaro

    CAMPANE: UNA STORIA DI FEDE

    di Bepi De Marzi

    Campanili e campane. Ad Arzignano, alto sul Duomo di Ognissanti, è stato ampliato il Concerto. Ma oggi hanno ancora senso i "segni" di campane? Scandivano le opere dei giorni e chiamavano alla messa. Ma chi va più a messa? Il campanile di Ognissanti è stato restaurato quindici anni orsono. I "mastri muratori" che l’avevano innalzato cento anni fa avevano impostato alcune pietre con la venatura sbagliata, in verticale. Se n’è accorto don Angelo Bonente, l’arciprete dei recenti anni Ottanta. E la torre dei Barichella con pretese giottesche è ora solidissima, rinforzata da colle e resine che resistono a tutte le minacce del tempo. Ma le campane...

    C’è ad Arzignano un giovanotto elegante e sereno, dal parlare sommesso e deciso, Andrea Consolaro, che delle campane sa tutti i segreti. Ha il senso dell’armonia ama le melodie solari tra i voli delle rondini o nel soffiare del vento e accompagna i ritmi dei giorni di festa. Forma squadre campanarie e le conduce pazientemente a quell’autonomia che prelude alla maturità e alla certezza della tradizione. È un maestro di campane che va ancora a messa, tra i pochi perciò che credono e praticano.

    Ma abbiamo il coraggio di raccontarle fino in fondo queste storie bellissime?

    Quand’ero piccolo cantore restavo ammutolito davanti ai tenori e ai bassi della Schola cantorum che durante le prediche andavano all’osteria per tornare di corsa a cantare il Credo un poco distratti, con olezzi di trippa in brodo, di sigaro e vino grosso.

    Campanili e campane: la Chiesa dovrebbe riabilitare il "segno", magari per arrivare a scuotere l’indifferenza. E mi piacerebbe tanto che alla fine delle suonate si alzasse dai nostri paesi, dalle nostre parrocchie, un applauso ammirato e riconoscente.

    Utopie, che alla mia amica Maria Vardesio, sacrestana benemerita di Ognissanti, debbo spiegare come grandi illusioni.

    Proprio a Ognissanti, sono arrivate tre nuove campane a completare in acuto il già poderoso concerto in Si bemolle grave della rinomata e indimenticabile Fonderia Cavadini di Verona. Mario Rigoni Stern, che ad Arzignano ha passato un anno a guerra finita, ne ricorda con emozione il suono "profondo e armonioso". Offerte dagli arzignanesi, fuse a Vittorio Veneto nella Fonderia De Poli, sono state benedette in Duomo dall’arciprete don Lucio Mozzo lo scorso settembre e, proprio per la festa patronale, "tirate su" e installate nella capiente "cella" alta sulla città. La campana settima, La naturale, è stata offerta dai fratelli Santo e Bruno Mastrotto. L’ottava, Si bemolle, è dono della Banca Popolare di Verona, che ad Arzignano ha inglobato e ampliato dieci anni orsono la Banca Popolare. La nona campana, Do naturale, è dono di un devoto del venerabile don Giuseppe Ambrosini. Le iscrizioni, fuse sapientemente in latino, racconteranno alle generazioni che verranno questa bellissima storia.

    Ma allora, hanno ancora un senso le campane? Ad Arzignano pare proprio di sì.

    Francesco Noro: un maestro

    della pittura vicentina

    Se molti conoscono Achille Beltrame, il famoso illustratore della "Domenica del Corriere", pochi forse conoscono un altro illustre concittadino e suo coetaneo il pittore Francesco Noro ( 1871 — 1947 ), al quale è stata dedicata una mostra retrospettiva delle più belle opere nella

    stupenda cornice di Villa Brusarosco. E’ stata una proposta culturale che ha inteso valorizzare giustamente un maestro della pittura vicentina del novecento", sinora offuscato nella fama e nel ricordo dal più celebrato e conterraneo Beltrame.

    Francesco Noro — riportando ciò che di lui scrive Antonio Lora nella presentazione biografica dell’artista - nasce in Arzignano il 28 luglio 1871 da Angelo e Lucia Santa Non in contrada San Gaetano. La casa dei Noro era situata sulla parte destra dell’attuale giardino delle Scuole Elementari e fu infatti demolita dal Comune proprio per dare spazio a questo edificio quando furono costruite le ali laterali. Il padre Angelo esercitava la pittura, come peraltro altri membri della famiglia, ma attualmente non conosciamo a quale livello, né abbiamo notizia di qualche sua opera. Secondo la testimonianza della nipotina Bruna, figlia di Francesco "era anche maestro di clarinetto e virtuoso nell’ocarina". La madre, chiamata "Santina", proveniva da una famiglia di Castello. Il nonno paterno Antonio era tessitor de la tela, la nonna Anna Morelli sartora. Anche lo zio Sante Noro ( 1828 — 1885 ) esercitava l’arte della decorazione murale di stanze nonostante l’invalidità permanente ad un braccio, dovuta alle ferite riportate quale eroico combattente garibaldino. Francesco si iscrive a Milano all’Accademia di Brera e poi alla Accademia di Pittura e Scultura e Scuola Brenzoni di Verona. Nel 1906 risulta emigrato a San Gallo in Svizzera con altri membri della famiglia con i quali si applica in lavorazioni di decorazione e pittura. Il primo luglio del 1907 si unisce in matrimonio con Giuditta Remor e l’anno seguente nasce la sua prima figlia Nerina, dopo di che rientra in Italia nel novembre del 1908 per ritornare nella casa dei Noro ad Arzignano.

    A questo periodo arzignanese ( 1908 — 1912 ) sono ascrivibili i lavori presso la Parrocchiale di Pugnello, la pala di S. Antonio dei Mistrorighi di Chiampo e la decorazione della sala del rinnovato teatro del Palazzo Mattarello.

    Dopo alcuni anni trascorsi in varie località per esercitare la sua attività di pittore e decoratore, torna alla terra natia ove attende ai poderosi impegni, quasi contemporanei, presso le Chiese di Montebello, di San Bortolo d’Arzignano e di Castelgomberto, lavorando anche alla decorazione della cappella Suppiey a Creazzo e quella del complesso Bonazzi in Arzignano (Asilo ed edifici connessi).

    Continua quindi la sua attività di restauratore e di ritrattista sino all’autunno del 1947 quando si spegne serenamente a Vicenza nella sua villetta del quartiere di San Bortolo. A distanza di due anni, nel 1947 l’Associazione degli Artisti delle Arti figurative di Vicenza, organizzerà una mostra di giovani talenti dedicando a tre artisti scomparsi, Carlo Potente, Ubaldo Oppi e Francesco Noro, una piccola retrospettiva.

    Poi, sulla sua opera subentra l’oblio (o quasi ), destato da questa recente mostra, promossa dall’Amministrazione Comunale, che ha avuto il merito di rivalutare un valente artista, di riscoprire aspetti dimenticati della cultura locale specialmente arzignanese, di lanciare un messaggio alle giovani generazioni perché sappiano riconoscere e ricordare l’amore per l’arte dei propri avi.

    Egidio Motterle

    Piazza Libertà

     

    Un’interessante conferenza del prof. Luigi Grezzana agli anziani

    VUOI VIVERE SANO? SII OTTIMISTA

    Il prof. Luigi Grezzana di Verona ha tenuto il 25 maggio scorso una interessante conferenza agli anziani di Arzignano sul tema. "L’ottimismo fa salute".

    L’elemento più importante dopo i 70 anni, ha detto, è il movimento delle gambe e della testa. Anche il Papa, con tutti i suoi disturbi, è pienamente lucido perché è costretto molto spesso a mettersi a confronto con tante persone. Siate curiosi, ha affermato il professore. Non serve andare spesso in farmacia a controllare la pressione arteriosa o il colesterolo: uno dei fattori di rischio, ad una certa età non è il colesterolo, ma la depressione. Quante volte la mancanza di difese del nostro organismo provoca la depressione! La delusione affiora quando l’anziano, rivedendosi, si sente inutile. La delusione assale quando si riscontra che l’esperienza acquisita negli anni non serve più a niente. La depressione nell’anziano è sottostimata, poco trattata. Quando gli anziani vengono messi in casa di riposo, la depressione sale dal 2-5 % al 15-26 %.

    Nell’anziano si registrano perdite fisiche, sociali, cognitive e psicologiche. Ad una certa età la tristezza è una risposta normale; la depressione è una risposta anormale, è la tristezza cristallizzata. La personalità depressa deriva dalla bassa stima di sé. E’ di importanza enorme che la persona abbia una grande stima di sé. Esiste anche la depressione mascherata, provocata dall’uso o abuso dei farmaci. Gli antidepressivi, i tranquillanti, i betabloccanti, l’alcool, gli antiparkinsoniani possono provocare la depressione o anche la demenza senile.

    molti sembrano dementi mentre invece sono depressi. Un deficit cognitivo può colpire tutti ma quello che è importante è di non sbagliare diagnosi. Gli anziani che possono rimanere in casa loro hanno meno problemi di deficit cognitivi che peggiorano dopo l’entrata in istituto.

    Che fare? L’ottimismo non si compra al supermercato poiché è l’arte del vivere. L’anziano è l’acrobata del vivere. Quando stiamo bene, cerchiamo di capire chi ha bisogno. La depressione mascherata può portare al suicidio. E’ più facile la depressione nell’uomo, più rara nelle donne.

    Bisogna dunque piacersi, volersi bene, prendere la vita come viene, accettarla con filosofia. Non dobbiamo trovarci nella condizione di depressi, ma dobbiamo trovare un motivo di vita.

    Lina De Bernardini Stecco

  • LIBRI PUBBLICATI

  • Continuiamo la nostra rubrica dei libri locali pubblicati negli ultimi mesi segnalando tre volumi, tutti in vario modo interessanti sia per aggiornare che per ricordare.

    Il primo è stato consegnato il 16 gennaio 2000, giornata che ha visto l’apertura ad Arzignano dell’anno giubilare con una grande e partecipata cerimonia religiosa svoltesi a Castello in presenza del Vescovo mons. Pietro Nonis. In questa occasione sono stati anche presentati i restauri eseguiti nella Rocca Scaligera e nell’ex Convento di S. Maria delle Grazie, oggi dimora privata della famiglia Mistrorigo, la quale però ora ha concesso in uso pubblico per 30 anni la parte recuperata al fine di alloggiare i turisti e i pellegrini che visiteranno il nostro territorio. Il libro intitolato "Il castello di Arzignano, storia, progetto e cantiere" accoglie i seguenti principali capitoli: Vicende storiche scritto dal parroco don Alvidio Bisognin e Stefano Frighetto, Le presenze nobiliari di Otello Bullato, Lettura storica dell’esistente, Il progetto e Il cantiere dell’arch. Renata Fochesato, La Canonica di Bepi De Marzi, ecc. Il volume è riccamente illustrato e si compone di 220 pagine. Può essere richiesto al Parroco di Castello don Alvidio, che lo potrà inviare a seconda delle disponibilità.

    Il secondo volume che Vi segnaliamo è "Scherzi della memoria – Un po’ per ridere, un po’ per capire…" di da Pier Antonio Trattenero. L’autore vive a San Bortolo di Arzignano ed ha già un buon curriculum narrativo avendo pubblicato anche: "A cuore sincero", "Piccole storie di Papà Toni", "Adagio cantabile". Scrive inoltre articoli per vari giornali ed in particolare per il mensile locale "Punto Ovest" del quale è Capo Redattore. In questo volumetto di 144 pagine elenca numerosi modi di dire locali o massime molto in uso tra i nostri Nonni, ma oggi in parte obsoleti, fornendo anche una spiegazione della loro probabile origine. Si va dal poco noto "El Menego de la contrà dei Storti el ga panto prima de morire" all’ancora usato tra i sempre tanto disperati tifosi di calcio arzignanesi. "Gavemo el portiere che va a pissacan!". E a quello oggi ancor più attuale per la presenza di tanti benestanti consapele: "L’è pien de schei come on buso de ave". Il libro può essere richiesto all’autore, oppure alla Casa Editrice Inedita Veneta, Corso Matteotti, 90 –36075 - Montecchio Maggiore. Costa £ 20.000.

    La terza opera che segnaliamo, limitandoci però semplicemente a questo data l’assenza di spazio, è: "Roasan (Flora cimbra) – I nomi dimenticati di erbe piante e fiori" scritto dall’ormai famoso erborista e scrittore concittadino Fernando Zampiva. Il libro conta 80 pagine ed è edito dal Curatorium Cimbricum Veronense. Importante alla fine una nota bibliografica con le altre opere di Zampiva sull’argomento.

    Tutti coloro che vogliono saperne di più possono scriverci.

    Il bibliofilo arzignanese

     

    BUON LAVORO, AMICO LINO !

    Il nostro collaboratore Lino Nori è stato eletto console per il Vicentino dall’Associazione Maestri del Lavoro.

    Gli esprimiamo vive felicitazioni e cordiali auguri.

    le pagine dei giovani